redazione il torinese

Opel Astra sperona vigile e fugge

polizia municipale 33Posto di blocco forzato

 

Un agente motociclista della polizia municipale è stato speronato da un’auto che poi è fuggita. Il vigile urbano è stato portato all’ospedale Gradenigo, dove gli è stata riscontrata la frattura della clavicola. L’episodio è avvenuto ieri a Porta Palazzo. La vettura era una Opel Astra di colore verde,  priva di assicurazione, che ha forzato un posto di blocco. Il conducente, per evitarlo,  ha speronato la motocicletta che lo stava inseguendo. E’ stato preso il numero di targa del veicolo.

 

(Foto: il Torinese)

Corsi e ricorsi (respinti): la Regione e Chiamparino sono salvi. Il Pd ancora non si sa

BANDIERE REGIONEchiamp consiglioE’ stata resa pubblica la sentenza del Consiglio di Stato sulle elezioni regionali. I giudici, in via definitiva, hanno respinto i ricorsi della Lega Nord

 

Nella vicenda sulle presunte firme tarocche per la candidatura di Sergio Chiamparino alle ultime Regionali il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Lega Nord  Il legale del Pd, Vittorio Barosio, dichiara all’Ansa che è stata confermata la sentenza del Tar  dello scorso luglio, che già aveva dato ragione a Chiamparino, accogliendo le motivazioni presentate.

 

Soddisfatto il segretario regionale Davide Gariglio: “E’ stata resa pubblica la sentenza del Consiglio di Stato sulle elezioni regionali. I giudici, in via definitiva, hanno respinto i ricorsi della Lega Nord. La legittimità delle elezioni regionali del 2014 non è più in discussione: la legislatura durerà fino al 2019. Sono molto soddisfatto. Abbiamo atteso questo momento per un anno e mezzo senza mai gridare ai complotti e nell’assoluto rispetto della autonomia della magistratura. Ora la questione è chiusa. Voltiamo pagina e continuiamo a lavorare per il nostro Piemonte”. Gariglio sorvola sul fatto che – sempre per possibili irregolarità all’esame della magistratura- la vicenda delle firme potrebbe mettere in discussione l’elezione di 8 consiglieri regionali del suo partito.

 

Questo il commento sulla sentenza da parte del presidente Chiamparino: “La sentenza odierna del Consiglio di Stato conferma la legittimità formale della mia candidatura e di conseguenza quella della mia elezione, peraltro mai messa in discussione a livello politico. Desidero ringraziare il prof. Barosio e i suoi collaboratori per la professionalità con cui hanno seguito l’intera vicenda.”

Premi San Giovanni a Christillin e Comoglio

Megolo, il dovere della memoria

megolo2Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale

 

Domenica si celebra il 72° anniversario della battaglia di Megolo. Ad Omegna interverrà lo storico Gianni Oliva che, senza dubbio, saprà trovare le parole più appropriate per ricordare i dodici caduti del Cortavolo. Ma, quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944, cosa sono in grado di trasmettere oggi? La battaglia di Megolo non è  riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta , a tutti gli altri dieci – dopo più di sette decenni, non sono diventati muti. Si avverte che, in qualche modo, parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci  senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo ed il nazismo.

 

Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani ed i tedeschi affiancati dalle brigate nere. Sull’altura delmegolo3 Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il  bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda  è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo.

 

megolo1Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie  del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora  perché  oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e  per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha  bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più –  a rendere migliore e più giusta quest’Italia.

 

Marco Travaglini

Romanticismi musicali con l'Orchestra Polledro al Circolo dei Lettori

circolo lettcircollo lett2Tre compositori, Haydn, Rolla e Schumann, in tre ritratti tra ragione e sentimento

 

 

Il Romanticismo musicale tra Italia e Germania è il tema del primo salotto musicale in programma oggi al Circolo dei Lettori, nella Sala Grande, alle 17.30, promosso dall’Orchestra Polledro. Si tratta della preziosa occasione di ascolto, e non solo, intorno a alcuni ritratti musicali, tra Italia e Germania, di compositori quali Franz Joseph Haydn, Alessandro Rolla e Robert Schumann, attraverso il dialogo tra il maestro Federico Bisio, direttore Stabile dell’Orchestra Polledro, e la musicologa Benedetta Saglietti. Vi saranno ascolti dal vivo di tre duetti per flauto e violino di Alessandro Rolla, eseguiti da Danilo Putrino al flauto, da Giuseppe Locatto al violino e dagli strumentisti della Polledro.

 

Alessandro Rolla fu un compositore quasi contemporaneo a Haydn, nato a Pavia nel 1757, eccezionale violista e primo insegnante di viola e violino al Regio Conservatorio di Musica di Milano, a partire dalla sua fondazione nel 1808. Compose molta musica cameristica, anche duo per archi, e solistica per violino e viola nello stile del belcanto, scrisse musiche per balletto per le stagioni scaligere. A lui si deve il merito, come direttore fino a tarda età, di aver diffuso in Italia la musica del suo quasi coetaneoMozart, di cui fece per la prima volta eseguire in Italia “Le Nozze di Figaro”, e del più giovane Beethoven, di cui curò, nel 1823, la prima esecuzione di una sua Sinfonia alla Scala di Milano.Haydn, di poco precedente a Rolla (nacque a Vienna nel 1732), è considerato il padre della sinfonia e del quartetto d’archi, e fu maestro di cappella in Austria presso la Famiglia Esterhazy.

 

Il secondo appuntamento è in programma il 18 febbraio prossimo al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, con l’esecuzione della Sinfonia n. 44 in mi minore Hob I: 44 “Trauer” e la Sinfonia n. 45 in fa diesis minore Hob I: 45 “Gli addii” di Franz Joseph Haydn. Seguiranno la Sinfonia in si bemolle maggiore BI 540 di Alessandro Rolla e la Sinfonia n. 29 in la maggiore K 201/186a di Mozart.  A dirigere il concerto sarà il maestro Fabrizio Rossi. Ritornerà sul podio il maestro Federico Bisio nel concerto in programma il prossimo 17 marzo, sempre al Conservatorio Giuseppe Verdi alle 21, con l’esecuzione dell’Ouverture “Die Zauberharfe” dalla Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore di Franz Schubert, e della Sinfonia n. 4 in re minore di Robert Schumann. 

 

 

Mara Martellotta

All’Erba “Doppio sogno” da Schnitzler, un tradimento solo fantasticato

DOPPIO SOGNO TEATROTratto da un racconto breve scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima

 

Il regista Giancarlo Marinelli così spiega la nascita del progetto: “Dopo il grande successo delle due stagioni di repliche di “Elephant Man”, cercavo un testo che possedesse una caratteristica: darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme”. Così è nato Doppio sogno, che debutta stasera all’Erba (repliche sino a domenica). Tratto da un racconto breve di Arthur Schnitzler, scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima. Il protagonista riceve un giorno la confessione della moglie Albertine, il ricordo dell’estate passata, la presenza di un giovane uomo sulla spiaggia, “se mi avesse chiamato non avrei potuto oppormi, sarei stata pronta a sacrificare te, la nostra bambina, il nostro futuro…”. Un tradimento solo fantasticato, che fa breccia dolorosamente nella vita di una coppia, di un uomo e di una donna che si ritroveranno come smarriti ma altresì innamorati più di prima. Il testo è ancora l’occasione, sottolinea Marinelli, per raccontare i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia, per mettere in scena la follia di quanti sono convinti che il dolore che subiamo altro non sia che la meritata punizione per l’abbandono e il tradimento di chi ha scelto di appartenerci per sempre. Con le scene curate da Andrea Bianchi e le musiche di Roberto Fia, in palcoscenico Ruben Rigillo, Caterina Murino (ex Bond girl di “Casino Royal” a fianco di Daniel Craig), Ivana Monti nelle vesti di una possessiva quanto saggia figura materna e Rosario Coppolino.

 

(el. ra.)

La locomotiva di Pietro Rigosi

locomotiva guccini trenoIl fuochista anarchico Pietro Rigosi, 28 anni, sposato e padre di due bambine di tre anni e dieci mesi, poco prima delle 5 pomeridiane del 20 luglio 1893 si impadronì di una locomotiva sganciata da un treno merci nei pressi della stazione di Poggio Renatico e si diresse alla velocità di 50 km/h, che per quei tempi era notevole, verso la stazione di Bologna. Il personale tecnico della stazione deviò la corsa della locomotiva su un binario morto, dove si schiantò contro sei carri merci in sosta

 

 

“..E che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva come una cosa viva, lanciata a bomba contro l’ingiustizia”. Così termina “La locomotiva”, la più popolare delle canzoni composte da Francesco Guccini, compresa nell’album “Radici” del 1972.  In tantissimi l’hanno cantata, ritmandone le strofe,  ma è difficile stabilire in quanti davvero sanno che questa ballata si riferisce ad un fatto realmente accaduto che vide protagonista il ventottenne anarchico bolognese Pietro Rigosi. Era il 20 luglio 1893 quando Rigosi,aiuto macchinista(per l’esattezza,fuochista) delle Ferrovie del Regno d’Italia, impadronitosi di una locomotiva in sosta, la mise in moto, lanciandola sui binari alla velocità di 50 chilometri all’ora che ,per quei tempi, era davvero notevole. La locomotiva era la “3541”, una delle centotrenta unità della Rete Adriatica; e trainava un treno merci. Quel giorno, durante una sosta nella stazione ferrarese di Poggio Renatico ( attualmente sulla linea Padova-Bologna, ndr)  approfittando della momentanea assenza  di Carlo Rimondini, macchinista titolare, Rigosi – che lavorava in quella stazione- salì sulla locomotiva e la portò a tutta velocità verso Bologna.

 

Venticinque minuti dopo l’allarme la “macchina pulsante  che sembrava fosse cosa viva” entrò alla stazione felsinea e, agli attoniti responsabili della linea ferrata, non rimase che deviarla su un binario morto. Rigosi, passando sugli scambi, comprese la situazione: smise di spalare il carbone, uscì dalla cabina e si arrampicò sul muso della macchina, proprio sotto il fanale, come per prepararsi al sacrificio. Lo schianto contro la vettura di prima classe e i sei carri merci che si trovavano in sosta sul binario tronco fu tremendo, ma l’uomo si salvò: evidentemente l’urto lo fece schizzare via prima che i due veicoli si incastrassero l’uno nell’altro. “Il disastro di ieri alla ferrovia. L’aberrazione di un macchinista“, titolò il quotidiano bolognese “Il Resto del Carlino” del 21 luglio 1893. Nell’articolo si leggeva: “Poco prima delle 5 pomeridiane di ieri, l’Ufficio guccini1Telegrafico della stazione (di Bologna, ndr) riceveva dalla stazione di Poggio Renatico un dispaccio urgentissimo (ore 4,45) annunziante che la locomotiva del treno merci 1343 era in fuga da Poggio verso Bologna. Lo stesso dispaccio era stato comunicato a tutte le stazioni della linea, perché venissero prese le disposizioni opportune per mettere la locomotiva fuggente in binari sgombri dandole libero il passo in modo da evitare urti, scontri o disgrazie. […] Capo stazione, ingegneri e personale del movimento furono sossopra e chi diede ordini, chi si lanciò lungo la linea verso il bivio incontro alla locomotiva che stava per giungere. Non si sapeva ancora se la macchina in fuga era scortata da qualcuno del personale; e solo i telegrammi successivi delle stazioni di San Pietro in Casale e Castelmaggiore, che annunziavano il fulmineo passaggio della locomotiva, potevano constatare che su di essi stava un macchinista e un fuochista. Ma la corsa continuava e la preoccupazione alla ferrovia cresceva […]“.

 

A Rigosi venne amputata una gamba, il viso rimase deformato dalle cicatrici, dovette sopportare una lunga degenza all’ospedale, ma dopo circa due mesi fece ritorno a casa. Nessuno seppe mai il vero motivo del suo folle gesto, ma un cronista della “Gazzetta Piemontese”( che l’anno successivo cambiò nome in “La Stampa”) riportò che, dopo il ricovero, l’uomo si lasciò sfuggire la frase “Che importa morire? Meglio morire che essere legato!”. Queste sue azioni , essendo un anarchico, vennero da molti interpretate come un disperato gesto di protesta contro le difficilissime condizioni di vita e lavoro dell’epoca e contro l’ingiustizia sociale che, a quel tempo, si manifestava in forme inaccettabili. Accadeva così anche nel mondo del trasporto ferroviario, dove le carrozze e i convogli di prima classe erano di gran lusso, mentre per le “classi” inferiori c’erano carrozze completamente fatiscenti e scomode.  La stessa vita dei macchinisti, tra fine ottocento e primo novecento, era durissima. Turni ininterrotti fino a trenta o quaranta ore, esposizione alle intemperie su macchine senza alcuna protezione, disciplina militare. Un lavoro pesante, da rompersi la schiena: una corsa da Venezia a Bologna costringeva il fuochista a spalare anche quaranta quintali di carbone. E la mortalità era altissima: i macchinisti che raggiungevano la pensione erano appena il 10% del totale. Rigosi,in più, si era segnalato per l’indole ribelle e insofferente alla disciplina ferrea che a lui e agli altri  veniva imposta .treno locomotiva guccini

 

La conferma si trova nei registri ferroviari dell’epoca che riportano le “sanzioni” che gli furono comminate in ragione di questa insofferenza all’ambiente lavorativo: “…multa di lire 5 per aver risposto con modo sconveniente al Capo Deposito di Piacenza mentre questi faceva delle giuste osservazioni al suo macchinista;sospensione per tre giorni dal soldo e dal servizio per essere venuto a diverbio col macchinista Baroncini Federico, per futili motivi, tra Mestre e Marano;sospensione dal soldo e dal servizio per giorni tre per aver preso in mala parte una frase detta per ischerzo da un macchinista del Deposito di Milano e non a lui rivolta, provocando così un diverbio, seguito da vie di fatto, in stazione di Piacenza;sospensione dal soldo e dal servizio per giorni due per aver preso parte a un deplorevole alterco sotto la pensilina della stazione di Padova;assente alla partenza del treno 1008 del 7 agosto sebbene avvisato, il giorno prima e avanti alla partenza, dallo svegliatore”. Per il suo gesto, il “ pazzo che si è lanciato contro al treno” non ricevette nessuna pena giudiziaria, ma soltanto un esonero dal servizio in ferrovia per motivi di salute (e non un licenziamento in tronco) e la corresponsione di un sussidio non particolarmente elevato. Però quando, al ritiro del sussidio, lesse il motivo dell’esonero (“buona uscita”), cambiò idea e si rifiutò di firmare. Accettò di ritirare la somma solamente dopo che la motivazione venne sostituita con “elargizione”. Dopotutto, testardamente, era convinto di quella grande forza che “spiegava allora le sue ali”, con  “parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali“, fino al punto di compiacersi se, contro ai re e ai tiranni,  “scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l’ aria la fiaccola dell’ anarchia”. Quindi, la “buona uscita” equivaleva ad un’inaccettabile offesa.

 

Marco Travaglini

Dal fondo nazionale boccata d'ossigeno da 80 milioni per la Sanità piemontese

molinette2“Il Governo – dice l’assessore – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

Una vera e propria boccata d’ossigeno per il Piemonte che,  quest’anno,  avrà 80 milioni in più da impiegare per la sanità. Tra debiti pregressi e prospettive incerte non sarà molto, ma a caval donato…A permetterlo è il riparto del fondo nazionale 2016, approvato il 4 febbraio dalla Conferenza delle Regioni, che passa da 107 miliardi e 302 milioni a 108 miliardi e 440 milioni.

 

“Le Regioni – commenta l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta – hanno lavorato bene e concordato un riparto del fondo sanitario in tempi rapidissimi, come da anni non capitava. E sapere le risorse sui cui contare a inizio febbraio significa poter programmare. Daremo così certezze alle nostre aziende sanitarie, e non appena saremo fuori dal piano di rientro volteremo davvero pagina”.

 

“Il Governo – aggiunge – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

(Foto: il Torinese)

Tutti i film nelle sale di Torino

LE TRAME AL CINEMA A cura di Elio Rabbione

 

INDAGINE FILM1981: Un’indagine a New York – Thriller. Regia di J.C. Chandor, con Oscar Isaac e Jessica Chastain. Il regista dell’apprezzato “Margin Call” racconta le spirale di violenza che poco a poco avvolge Abel Morales, proprietario di una compagnia di trasporti petroliferi, che sta per firmare l’affare più importante di tanti anni d’attività. Mentre la concorrenza cerca in ogni modo di fermarlo, un detective indaga su presunte sue irregolarità fiscali. Mentre Abel continua ad avere una incrollabile fiducia nella giustizia, la moglie, da parte sua, vorrebbe che rinunciasse alla propria integrità morale. Durata 125 minuti. (Classico)

 

L’abbiamo fatta grossa – Commedia. Regia di Carlo Verdone, con Carlo Verdone e Antonio Albanese. Albanese è un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione della moglie, non ricorda più le battute, Verdone è un investigatore privato squattrinato, che vive in casa della zia, cui lui chiede aiuto. Ma non ne fa una giusta. Un dialogo proibito e una valigetta con un milione di euro costringerà la coppia a rocambolesche avventure e improbabili travestimenti. Durata 116 minuti (Due Giardini sala Nirvana, Ideal, Lux, Massaua, Reposi, The Space, Uci).

 

BLANCHETT CAROLCarol – Tra commedia e melodramma. Regia di Tod Haynes, con Kate Blanchett e Rooney Mara. Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith (pubblicato nel 1952 con lo pseudonimo di Claire Morgan), è la narrazione della passione tra una donna newyorkese, alle prese con la fine di un matrimonio e l’affidamento della sua bambina, e una giovane impiegata. Grande gara di bravura fra le due attrici (Mara ha vinto il Palmarès all’ultimo festival di Cannes), con certezza in prossima area Oscar. Durata: 118 minuti  (Greenwich 3).

 

La corrispondenza – Drammatico. Regia di Giuseppe Tornatore, con Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Amy, una giovane studentessa universitaria, che sbarca il lunario facendo la stuntwoman per la televisione e il cinema, ha una relazione con il suo professore di astrofisica. Improvvisamente, lui scompare e quell’amore diviene l’immagine di quelle stelle che non esistono più ma che noi continuiamo a vedere nel cielo. Solo la tecnologia li tiene legati, sms, skype, dvd, e ancora lettere e fasci di fiori: a raccontarci la speranza dell’eternità di un amore. Durata 116 minuti. (Romano sala 3)

 

Dio esiste e vive a Bruxelles – Commedia. Regia di Jaco Van Dormael, con Benoît Poelvoorde. Un Dio cattivo e antipatico che vive nella capitale belga, ben intenzionato a far digerire all’uomo dispetti e catastrofi, una figlia ribelle che distribuisce ad ognuno di noi la data della propria morte. Uno sberleffo piuttosto scomodo. Durata: 113 minuti (Massimo 2)

 

Doraemon il film: Nobita e gli eroi della vita – Animazione. Regia di Yoshihiro Osugi. Il successo di una saga, questa volta un film da girare tra supereroi dello spazio e alieni che temono per il loro pianeta minacciato dai Pirati dello Spazio. Durata 100 minuti. (The Space, Uci)

 

Il figlio di Saul – Drammatico. Regia di Laszlo Nemes, con Géza Roehring. Nell’ottobre del 1943, nel campo di concentramento di Auschwitz, l’ebreo ungherese Saul fa parte del Sonderkommando, un gruppo di uomini incaricato di accompagnare i deportati appena arrivati ai forni crematori. Quando in un cadavere riconoscerà suo figlio, egli farà di tutto per dargli una onorata sepoltura. Opera prima premiata a Cannes, vincitore del Globe e probabile Oscar quale migliore film straniero. Durata 107 minuti. (Nazionale 2, F.lli Marx sala Chico e Harpo)

 

La grande scommessa – Commedia drammatica. Regia di Adam McKay, con Christian Bale, Ryan Gosling e Brad Pitt. Tratto dal libro “The big short” del giornalista Michael Lewis, il film racconta la storia di alcuni operatori finanziari che avevano compreso la fragilità dei mutui bancari già anni prima della grande crisi del 2008. Un piccolo capolavoro di satira creato con intelligenza di attori e regista, sceneggiatura sovraffollata di parole, relativamente “facile” per quanti con il mondo delle banche hanno poca dimestichezza. Durata: 130 minuti. (Reposi, The Space)

 

joy filmJoy – Biografico, drammatico. Regia di David O. Russell, con Jennifer  Lawrence, Bradley Cooper e Robert De Niro. Una storia vera, la vita di Joy Mangano, i figli e l’ex marito, la madre teledipendente, i parenti, la sua vita a Long Island. Tra ribellioni e intraprendenza, costruisce un impero che vive ancora oggi, nel cui centro sta l’invenzione del “mocio”, comodo straccio/scopa per le pulizie della casa. Il potere della televisione che annuncia urbi et orbi il prodotto determinerà l’enorme successo. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo blu, Massaua, Reposi, Romano sala 1).

 

Il labirinto del silenzio – Drammatico. Regia di Regia di Giulio Ricciarelli. Opera prima di un autore italo/tedesco finora soltanto attore e produttore, è la storia, ambientata a Francoforte, del procuratore Radmann che a tredici anni dalla fine del conflitto cerca una sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa le colpe e le responsabilità dei tedeschi durante la guerra, immergendosi nella ricerca di quanti avevano operato nel campo di Auschwitz. Candidato all’Oscar per il miglior film straniero. Durata 124 minuti. (Nazionale 2)

 

BATTISTON FILMPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Valerio Mastandrea. Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’elisse di luna, qualcuno decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Eliseo rosso, Ideal, Lux 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Point Breack – Azione. Regia di Ericson Core, con Edgar Ramirez e Luke Bracey. Remake del non dimenticato film della Bigelow, è la storia di un uomo dell’FBI che riesce a entrare in un gruppo di atleti dello sport estremo, ritenuti essere una pericolosa banda di criminali. Adrenalina allo stato puro, di tutto e di più per chi ama il genere: lanci dal cielo all’interno di caverne, motocross, surf senza se e senza ma, lanci dalla funivia. Durata 116 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci).

 

ponte spieIl ponte delle spie – Drammatico. Regia di Steven Spielberg, con Tom Hanks e Mark Rylance. A cavallo tra i 50 e i 60, in piena guerra fredda, l’avvocato Donovan è incaricato di trattare il rilascio di Gary Powers, abbattuto con il suo aereo U-2 durante un’operazione di sorvolo dell’Unione sovietica. Alla sceneggiatura hanno collaborato i fratelli Coen. Durata: 140 minuti. Papabile agli Oscar. (Lux sala 2)

 

Ppz – Pride and prejudice and zombies – Horror. Regia di Burr Steer, con Lily James e Sam Riley. Tratto dal romanzo di Seth Grahame-Smith che rivisita “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austin. Qui, l’Inghilterra del XIX secolo è atterrita dai non morti: contro di essi combatterà Elisabeth Bennet con le sue sorelle. A un certo punto sarà costretta a decidere se continuare a difendere quelli che ama o seguire l’indimenticabile colonnello Darcy. Durata 108 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)

 

La quinta onda – Fantascienza. Regia di J Blakeson, con Nick Robinson e Chloë Grace Moretz. Basato sul primo libro della trilogia firmata da Rick Yancey, narra di Cassie e della ricerca del fratellino scomparso durante un attacco degli “Altri”, alieni che stanno invadendo il mondo. Dovrà cercare un aiuto in Ben, suo compagno di scuola, oppure in Evan, dalle sembianze umane ma misterioso nei suoi comportamenti che parrebbero avere un qualcosa di stranamente anomalo? Durata 112 minuti. (The Space, Uci)

 

Quo vado – Comico. Regia di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone. Da impiegato nell’ufficio provinciale di caccia e pesca a precario: Checco dovrà accettare più di un trasferimento, nazionale o lontano all’estero, per non dover rinunciare al posto fisso. Durata: 86 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

FILM 2Remember – Thriller. Regia di Atom Egoyan, con Christopher Plummer, Martin Landau e Bruno Ganz. Zev, vecchio ebreo ospite di una clinica e affetto da demenza senile, viene spinto da Max a ricercare e ad uccidere il nazista, arrivato anni prima negli States, che nel campo di Auschwitz ha trucidato le loro famiglie. Il vecchio condurrà a termine il proprio compito: ma non mancheranno sconvolgenti quanto dolorose sorprese. Grande successo all’ultima Mostra di Venezia. Durata 95 minuti. (Romano sala 2)

 

Revenant  – Avventuroso/drammatico.  Regia di Alejandro Gonzales Iňàrritu, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Tratto da una storia vera. L’America dei grandi paesaggi e delle pianure sterminate, i pionieri alla ricerca di nuovi confini e delle pelli degli orsi. Uno di questi, Hugh Glass, nel 1823, viene attaccato da un grizzly mentre i suoi compagni lo abbandonano senza armi né cibo: il perfido Fitzgerald (Tom Hardy) gli uccide il figlio che ha avuto da una donna indiana. Di qui la sete di vendetta del protagonista, le imboscate, le uccisioni, gli stenti superati. Di Caprio, finalmente, in odore di Oscar, dopo essersi di recente già assicurato il Globe. Durata 156 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Single ma non troppo – Commedia. Regia di Christian Ditter, con Dakota Johnson e Alison Brie. Cuori nella tormenta, tutti a caccia dell’anima gemella, in una New York che offre mille occasioni. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 2, The Space, Uci)

 

Steve Jobs – Biografico. Regia di Danny Boyle, con Michael Fassbender e Kate Winslet. Con la sceneggiatura di Aaron Sorkin (vincitrice di un Globe ma non entrata nella cinquina dei futuri Oscar) basata sulla biografia autorizzata di Walter Isaacson, capace di rimodellare il personaggio in ogni sua sfaccettatura, cogliendo l’essere grande e meschino, impietoso e ambizioso, deluso e pieno di successo, il film è il ritratto, tra il 1984 ed il ’98, dell’uomo che con computer, iPod, iPhone e iPad ha rivoluzionato la storia del mondo. Fassbender (DiCaprio dovrà soprattutto vedersela con lui) e Winslet sono con le loro perfette interpretazioni candidati all’Oscar. Durata 122 minuti. (Ideal)

 

The end of the tour. – Commedia drammatica. Regia di James Ponsoldt, con Jason Segel e Jesse Eisenberg. Lo stato è quello dell’Illinois, era il 1996, David Lipsky, giornalista agguerrito della rivista “Rolling Stone”, passa cinque giorni in compagnia dello scrittore David Foster Wallace in occasione dell’uscita del suo romanzo “Infinite Jest”. Ne dovrebbe nascere un profilo d’autore. L’intervista non fu mai pubblicata, ma dall’incontro di quelle due personalità nacque “Come diventare se stessi”, fedele trascrizione dei dialoghi, delle impressioni e delle confessioni del viaggio di quei giorni. Grande prova d’attori e precisa immagine di un’epoca. Durata 106 minuti. (Nazionale 1)

 

HATEFUL FILM2The hateful eight – Western. Regia di Quentin Tarantino, con Kurt Russell, Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth. All’indomani della Guerra di Secessione, tra le montagne del Wyoming, una tempesta di neve blocca in una stazione di posta una diligenza e nove persone, un cacciatore di taglie con la sua prigioniera da condurre alla forca ed un collega di colore un tempo arruolato a servire la causa dell’Unione, un generale sudista, un boia e un cowboy, un messicano e il conduttore della diligenza, il nuovo sceriffo di Red Rock. Tensioni claustrofobiche mentre qualcuno non è chi dice di essere, sino alla violenza finale. Musiche di Ennio Morricone, già vincitore del recente Globe e prossimo (?) a salire sul podio più alto degli Oscar. Durata 180 minuti. (Ambrosio sala 1 e 3, Centrale v.o., Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo sala grande, F.lli Marx sala Groucho e Harpo, Ideal, Massimo 1, Reposi, The Space, Uci)

 

TRUMBO FILML’ultima parola – La vera storia di Dulton Trumbo – Drammatico. Regia di Jay Roach, con Bryan Cranston, Helen Mirren, Diane Lane. Negli anni della Hollywood colpita dalla “caccia alle streghe” del senatore McCarthy, lo sceneggiatore Dulton Trumbo è inserito nella “black list” che raggruppa famosi nomi della Mecca del cinema. Perderà il lavoro, vincerà due Oscar lavorando sotto falso nome, verrà riabilitato solo anni più tardi, anche grazie ad attori come Kirk Douglas e a registi come Otto Preminger. Un pezzo di storia americana da vedere e ripensare. Eccellente protagonista Bryan Cranston, candidato all’Oscar. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Il viaggio di Norm- Animazione. Regia di Trevor Hall. Le avventure di un simpatico e combattivo orso, vegano e ballerino, che tra le strade e i grattacieli di New York vuole fermare un bieco costruttore che ha tutte le intenzioni di edificare al Circolo Polare Artico. Durata 86 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Una volta nella vita – Drammatico. Regia di Marie Castille Mention, con Ariane Ascaride. In una classe di una piccola città alle porte di Parigi, si parla di Olocausto e di società attuale attraverso l’invito che l’insegnante fa ai suoi alunni a partecipare ad un concorso nazionale di storia che ha appunto per oggetto gli anni bui del secondo conflitto. Durata 105 minuti. (Massimo 2)

 

Zoolander 2 – Commedia. Regia di Ben Stiller, con Ben Stiller, Owen Wilson e Penelope Cruz. Sequel da molti attesissimo del cult anno 2001, questa volta la coppia di supermodelli bellissimi deve indagare su una serie di morti misteriose. C’è anche Anne Wintour, la ferrea direttrice di “Vogue”, alias Meryl Streep nel “Diavolo veste Prada”. Durata 104 minuti. (Greenwich sala 1, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Il Rotary Torino Lagrange all’Automotoretrò

rotaryParteciperà alla Fiera con l’esposizione di diverse auto d’epoca a pedali accuratamente restaurate, quali ad esempio una Rosca F1 del 1966, una Ferrari Dino 156 passando per una Citroen Ds del 1958

 

Il Rotary Torino Lagrange sarà presente ad Automotoretrò, il Salone dell’auto d’epoca, giunto ormai alla sua trentaquattresima edizione. Dal 12 al 14 febbraio presso il Lingotto Fiere di Torino, le vetture che hanno fatto la storia del design automobilistico del secolo scorso saranno l’attrazione del fine settimana torinese. La partecipazione del Club al Salone, che ogni anno attira oltre 65 mila visitatori e coinvolge più di 700 espositori, segna un ulteriore importante passo nel percorso iniziato lo scorso ottobre volto al sostegno della Fondazione “Crescere insieme al Sant’Anna Onlus”, attiva nella raccolta fondi per supportare, tra le altre cose, la ristrutturazione e l’ampliamento del Reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva dell’ospedale nonché lo studio scientifico nel campo della Neonatologia.

 

Il Rotary Torino Lagrange parteciperà alla Fiera con l’esposizione di diverse auto d’epoca a pedali accuratamente restaurate, quali ad esempio una Rosca F1 del 1966, una Ferrari Dino 156 passando per una Citroen Ds del 1958 e, grazie alla partnership con la Ziccat, esporrà al pubblico deliziose composizioni di cioccolato. 

 

Jonathan Bessone, Presidente del Club Rotary Torino Lagrange: “È per noi motivo di grande soddisfazione ed orgoglio poter partecipare adrotary l2 un evento internazionale di così grande rilievo con l’obiettivo di sostenere la Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna Onlus nel suo progetto più importante di ristrutturazione del reparto di neonatologia dell’ospedale Sant’Anna di Torino uniti dal desiderio di contribuire al bene comune.”

 

Dott. Daniele Farina, Presidente della Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna e Direttore del Dipartimento di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale Sant’Anna di Torino: “Questa collaborazione con il Rotary Club Torino Lagrange continua con grande successo verso gli importanti obiettivi che ci siamo posti. Grazie alla presenza di uno stand dedicato a questo importante evento inter- nazionale riusciremo a dare ancora più visibilità al nostro comune progetto Cresciamo Insieme, volto a sostenere la Fondazione nella ristrutturazione della nuova Terapia Intensiva Neonatale che vedrà la luce nei prossimi mesi”.

 

Lo Stand del Rotary Torino Lagrange si trova nel Padiglione 2. L’intero ricavato sarà destinato alla Fondazione “Crescere insieme al Sant’Anna Onlus”.

 

Per ulteriori informazioni: www.rotarytorinolagrange.it