redazione il torinese

Fusione Itedi-Espresso, Elkann: "Una grande operazione"

stampa rep giornali“Mio nonno che, essendo un editore era interessato al futuro dei giornali, l’avrebbe condivisa”

L’operazione Itedi-L’Espresso, che sancisce di fatto la fusione tra La Stampa e La Repubblica “E’ una grandissima operazione per i giornali. Mio nonno che, essendo un editore era interessato al futuro dei giornali, l’avrebbe condivisa perché va in quella direzione. Già la fusione tra La Stampa e Il secolo XIX  ha dato grandi risultati economici, con la nascita di una società molto forte e di un prodotto migliore come si vede dalla soddisfazione dei lettori “. Lo ha detto il nipote dell’avvocato Agnelli, John Elkann, presidente di Itedi, a proposito dell’accordo tra i due gruppi.

(Foto: il Torinese)

L’antifascismo di Piero Chiara e il racconto del "povero Turati”

L’Italia, alla metà degli anni ‘30, era ormai sotto la dittatura fascista e il narratore luinese, da tempo, per il suo spirito aperto e liberale, aveva fama di antifascista e , accusato di essere un “mormoratore”, subì intimidazioni e vessazioni , al punto da essere deferito alla commissione per il confinoed espulso dal Partito, cui era stato iscritto d’autorità in quanto dipendente statale, con grave pregiudizio per la sua carriera

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Piero Chiara fu un atipico antifascista. Un “liberale storico”, in campo ideologico come in quello politico, con una spiccata vena anticlericale. Nei suoi racconti, spesso ambientati negli anni del ventennio, a cavallo tra le due guerre mondiali, Chiara narra un antifascismo pigro e colto; anche in questo rappresenta un mondo a parte all’interno della letteratura italiana che, spesso, ha privilegiato l’antifascismo militante. Prima di approdare alla narrativa, diventando un maestro “della misura breve”, Chiara aveva lavorato nell’amministrazione della Giustizia , come aiutante di cancelleria, assegnato nel 1932 alla pretura di Pontebba e successivamente ad Aidùssina, al confine iugoslavo, a Cividale del Friuli e infine alla pretura di Varese. L’Italia, alla metà degli anni ‘30, era ormai sotto la dittatura fascista e il narratore luinese, da tempo, per il suo spirito aperto e liberale, aveva fama di antifascista e , accusato di essere un chiara1“mormoratore”, subì intimidazioni e vessazioni , al punto da essere deferito alla commissione per il confinoed espulso dal Partito, cui era stato iscritto d’autorità in quanto dipendente statale, con grave pregiudizio per la sua carriera. Venne infatti “congelato nel grado e nello stipendio”. Si prese però la sua rivincita il 26 luglio 1943, alla caduta del fascismo, quando staccò dai muri del tribunale di Varese i ritratti del duce e li radunò nella gabbia degli imputati, esponendoli al ludibrio. Dopo l’8 settembre a trattenerlo dall’espatrio fu il timore di lasciare soli gli anziani genitori. Così descrisse quei giorni: “ L8 settembre ha sorpreso me come tutti i varesini di allora, in una giornata bellissima di autunno. Ero seduto al caffè e vedevo arrivare degli autocarri militari: chiedevano a noi la strada per la Svizzera. Era una fuga: l’esercito italiano si stava dissolvendo. Venivano mandati a Ponte Tresa, Laveno, Gaggiolo e molti di questi militari trovarono rifugio sul monte San Martino.Mi toccò vedere da Luino le bombe che cadevano sulla vetta del San Martino e polverizzavano l’antica, millenaria chiesetta e snidavano quegli eroici soldati che si erano lasciati assediare sulla cima del monte. Una buona parte riuscì a penetrare in Svizzera: fu la prima colonna che si inoltrò nella nazione neutrale, seguiti da borghesi, in gran parte israeliti, politici, antifascisti e militari sbandati”. Qualche mese dopo, il 23 gennaio 1944, per sottrarsi a un ordine di arresto emesso tre giorni prima dal Tribunale speciale provinciale di Varese “per atti di ostilità verso il Partito Fascista Repubblicano”, è costretto ad attraversare clandestinamente il confine e cercare riparo in Svizzera. Quel giorno si presentò alle autorità di Lugano, che avviarono le pratiche per riconoscergli lo stato di rifugiato politico. Dal verbale di interrogatorio, redatto in francese, risultaronochiara2 quelle le “colpe” di cui si era macchiato. Nel verbale, infatti, Piero Chiara, dopo aver dichiarato di avere sempre nutrito sentimenti antifascisti, affermava, tra le altre cose, che dopo la caduta del fascismo si era impegnato, in quanto cancelliere, a “far sparire dal Tribunale di Giustizia di Varese tutti i ritratti di Mussolini” e di aver preso posizione contro “il giudice Michele Poddighe, membro del Tribunale fascista provinciale”. Pochi giorni dopo, grazie all’intervento del vescovo di Lugano, Chiara venne accettato come rifugiato dalla Confederazione. Ai primi di febbraio fu trasferito a Lugano e, successivamente, nel campo di Büsserach, nella Svizzera tedesca e ancora, a marzo, in quello di Tramelan, nella Svizzera francese: e fu lì che lo raggiunse la notizia della condanna, comminatagli in contumacia dal  Tribunale speciale di Varese, a 15 anni di reclusione, “per aver, in epoca successiva al 26 luglio 1943, messo il ritratto del Duce nella gabbia degli imputati del Tribunale di Varese, esponendolo alla berlina, derisione e furore popolare”. Nell’agosto del ‘44, riconosciuto colpevole di aver promosso uno sciopero dalle attività lavorative tra gli internati, venne assegnato al campo di punizione di Granges-Lens. Nel settembre, scontata la pena, passò nella casa per rifugiati di Loverciano, ma ottenuta la liberazione, nel febbraio 1945, andò a Zug, al Knaben-Institut Montana, a chiara4sostituire l’amico Giancarlo Vigorelli, come insegnante di lettere, fino alla fine dell’estate del 1945, quando fece  ritorno in Italia. Nonostante queste vicissitudini, coerentemente al suo carattere e allo stile della sua narrativa, l’avversione di Piero Chiara al fascismo e a ciò che rappresentò non si espresse mai in un’invettiva forte, diretta, quanto piuttosto in una sottile ironia , dissacratoria e con una vena persino comica. Un esempio illuminante lo si trova nel racconto Il povero Turati , uno dei ventitre racconti che compongono la raccolta “L’uovo al cianuro e altre storie”, scritti da Chiara fra il 1963 e il 1969, apparsi singolarmente in giornali o riviste e successivamente rielaborati come capitoli di un unico romanzo. Una storia in cui si narra di un’adunata nei pressi di Varese per ascoltare il discorso del gerarca AugustoTurati, segretario del Partito Nazionale Fascista in visita nel capoluogo. Una vicenda che ha inizio nel clima solenne dell’evento, con il folto pubblico assiepato lungo il pendio erboso del Monte Màrtica ( “montagna nuda e liscia come un ginocchio, all’inizio della Valganna”) e, in fondo, il palco per le autorità. Cosa accadde?  “Suonò una squilla e si fece silenzio su tutta la montagna. Era arrivato Turati. Il palco si animò e nel mezzo, isolato, con le mani appoggiate a un drappo di velluto nero, apparve il segretario del Partito. Alzò il braccio nel saluto romano e lo tenne in alto un paio di minuti. Subito scoppiarono le acclamazioni ripercosse dai monti circostanti”. Quando Turati era sul punto di iniziare il suo discorso, accadde un sorprendente imprevisto, che la felice penna di Chiara descrive così: “Si udirono improvvisamente delle grida sopra la nostra testa, proprio in vetta alla montagna. Un’anguria era sfuggita di tra le gambe di un camerata e scendeva a grandi balzi in un crescendo di velocità. Qualche coraggioso aveva tentato di fermarla o di deviarla gettandosi sulla sua strada, ma l’anguria era passata come una palla di cannone ed era ormai volata sopra di noi, sfiorando a tratti il terreno e diretta verso il palco. Un urlo la seguiva da tutta la montagna. […] Augusto Turati l’aveva vista. Allontanò il federale che voleva farli scudo col suo petto, e con le mani puntate sul piano dov’era steso il drappo nero, aspettò..Preso l’alzo sull’ultima balza del prato, l’anguria entrò come un tiro di rigore nel palco e andò a colpire nel mezzo la traversa superiore, proprio sopra la testa del segretario del Partito. Crollò un trofeo di bandiere, tremò tutta l’impalcatura, e una doccia di sugo scese sopra il gruppo delle autorità schierate in prima fila. Turati, che stava per riprendere la parola, ne ebbe la maggior parte; e subito si videro i fazzoletti bianchi del federale e del prefetto che lo asciugavano. Fu la prima scossa al regime, il primo colpo andato a segno; benché la stampa non lo registrasse e la storia solo oggi possa metterlo, se non tra i fatti decisivi, almeno tra i presagi sicuri”. Come si è lett
o, nessun’indulgenza all’invettiva ma un esercizio d’ironia pungente al punto da sfociare nello sberleffo sarcastico, senza sottacere un sottile ma fermo giudizio sul fascismo e  le sue esaltazioni di virilità  maschilista e militaresca.

Marco Travaglini

“Allenamenti Quotidiani: intervistando si impara”

lapucciPromosso da Osservatorio Permanente Giovani-Editori e Fondazione CRT

 Si è tenuta  a Torino  la cerimonia di premiazione del concorso “Allenamenti Quotidiani: intervistando si impara”, promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e dalla Fondazione CRT in Piemonte e Valle d’Aosta, nell’anno scolastico 2015/2016, per l’iniziativa “Il Quotidiano in Classe” nelle scuole partecipanti al progettoDiderot.

Alla premiazione, giunta alla seconda edizione, hanno partecipato oltre 260 studenti delle scuole secondarie superiori di Piemonte e Valle D’Aosta che, per più di due ore, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con quattro giornalisti, inviati in alcune delle zone più importanti del mondo: Guido Santevecchi da Pechino per il Corriere della Sera, Paolo Mastrolilli da New York per La Stampa, Davide Frattini da Tel Aviv per il Corriere della Sera e Beda Romano da Bruxelles per Il Sole 24 Ore, uniti in collegamento skype ognuno dalla propria sede di corrispondenza. Una sorta di grande studio virtuale che, grazie alle tecnologie odierne, ha permesso di unire luoghi diversi, agli estremi del globo, in un’unica sala, per dialogare a tu per tu con i giovani. osservatorio_giovani_editori

La cerimonia condotta e moderata dal Vice Direttore de La Stampa Luca Ubaldeschi, ha visto intervenire in apertura il rappresentante dell’Osservatorio Permanente Giovani – Editori il Consigliere di Amministrazione Aligi Cioni che ha dichiarato: “E’ la ”dimensione culturale” delle interviste degli studenti piemontesi ai corrispondenti all’ estero di grandi giornali italiani la ”cifra” che contraddistingue questa edizione del concorso. Dei vari tipi di professionalità che spesso il mondo accademico ha distinto in professionalità ”tecnica” (saper scrivere secondo le tecniche apprese nelle redazioni e a livello scolastico), professionalità ”politica” (saper attivare e relazionarsi fonti istituzionali, sociali ecc.) e professionalità ”culturale” (la capacità di interpretazione della realtà per spiegare i cambiamenti e dare un senso a processi sociali, eventi di cronaca, mutamenti economici e politici), è quest’ ultima che prevale  nelle interviste realizzate dalle classi che hanno preso parte con entusiasmo al concorso. Probabilmente molto del merito va agli insegnanti che hanno fatto da tutor ai loro studenti (ed infatti ci sono istituti nei quali più di un concorrente avrebbe dovuto essere premiato), ma molto anche a quegli studenti che hanno compreso il profondo significato della ”mission” dell’Osservatorio: quella di rendere domani i giovani di oggi cittadini più responsabili e critici nella società complessa nella quale si troveranno a vivere”.

 

È stata poi la volta del Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci, che ha ricordato come il percorso didattico ‘AllenaMenti Quotidiani’ sia stato definito ‘un’eccellenza unica in Italia’ durante l’incontro tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’Osservatorio Permanente Giovani Editori nel 15° anniversario dell’organizzazione. “Attraverso la lettura dei quotidiani in classe – ha detto Massimo Lapucci – la Fondazione CRT offre l’opportunità a circa 20 mila studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta di avvicinarsi all’informazione di qualità e di rafforzare il proprio senso critico di fronte alle notizie. Nell’era digitale, la linea ‘AllenaMenti Quotidiani’ del progetto Diderot è una sorta di bussola, capace di orientare i giovani nel vortice di messaggi generati dai media”.

 

I vincitori del concorso sono 20 ragazzi provenienti da 4 scuole: la quarta IV A.F.M. sezione B  dell’ Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci” di Borgomanero (NO) accompagnata dalle docenti Donatella Traina e Laura Chironi che ha vinto per l’intervista a Paolo Mastrolilli, la quarta B dell’Istituto Amministrazione Finanza e Marketing “Leonardo da Vinci” sez. associata “Carlo Barletti” di Ovada (AL) accompagnata dalla docente Gisela Campagnolo per l’intervista a Davide Frattini, la seconda  G sezione elettronica dell’Istituto Tecnico Industriale “Mario Delpozzo” di Cuneo accompagnata dal docente Giorgio Bonadies per l’intervista a Guido Santevecchi e la quarta CS del Liceo Scientifico Statale “Giorgio Spezia” di Domodossola (VCO) per l’intervista a Beda Romano. Tutti loro hanno avuto modo di porre le loro domande ai corrispondenti in collegamento.

CHE COSA E’ IL CONCORSO “ALLENAMENTI QUOTIDIANI: INTERVISTANDO SI IMPARA”

La finalità del contest è stata quella di aiutare gli studenti a capire come cambia il ruolo dell’informazione fra globalizzazione e digitalizzazione: tale attività si è ben collocata nella mission dell’Osservatorio di avvicinare i giovani all’informazione di qualità per supportarli nel distinguere quest’ultima dal resto delle notizie.Nell’ambito del progetto le classi hanno lavorato in aula studiando e documentandosi sul giornalismo e sul ruolo dell’inviato all’estero; l’approfondimento ha preso spunto dalle pagine dei quotidiani che le classi hanno ricevuto a scuola e dai materiali didattici formativi e informativi digitali realizzati ad hoc per questo contest.Tali strumenti didattici sono stati utili per orientare il lavoro in classe finalizzato alla creazione delle interviste che i ragazzi, lavorando in team sotto la guida dei docenti, hanno realizzato pensando di rivolgerle a giornalisti inviati all’estero. A conclusione di questa attività l’incontro di oggi, nel corso del quale i ragazzi hanno interagito “a distanza” con gli inviati e posto le loro curiosità, toccando con mano come la globalizzazione della comunicazione e la diffusione dell’informazione, grazie a mezzi di comunicazione come Internet, siano in grado di abbattere le frontiere nazionali e temporali.

foto di Michele D’Ottavio

Soccorso alpino, 82 vittime di incidenti in montagna nel 2015

In tutto 13 gli interventi su valanga, con 28 soggetti coinvolti e sei vittime (erano 4 nel 2014)

soccoros alpino elicotteroOltre 1600 gli eventi di soccorso gestiti dal Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese durante il 2015. Il totale delle missioni effettuate è di 1.374 e sono state impiegate squadre operative a terra e personale a bordo di elicotteri. Il 33% degli interventi riguarda attività legate all’escursionismo, l’11,9% allo sci su pista e il 6,1% all’alpinismo. 82 Le vittime per incidenti in montagna, rispetto alle 66 del 2014. In tutto 13 gli interventi su valanga, con 28 soggetti coinvolti e sei vittime (erano 4 nel 2014).  76% delle persone soccorse sono uomini, mentre  il 24% donne. Gli  infortuni in montagna riguardano quasi in toto attività del tempo libero (93%), soltanto il 3,1% quelli relativi ad attività lavorative e 3,9% a persone residenti in alpeggio.

Con APE soggiorni linguistici e formazione su misura!

APE2Il soggiorno alla pari (Au Pair) è un modo molto economico e sicuro per vivere qualche mese all’estero presso una famiglia ospitante ricevendo dalla stessa vitto e alloggio gratuiti (oltre ad una paghetta) in cambio di 25-30 ore settimanali di baby sitting . Perché l’esperienza abbia successo è molto importante che entrambe le parti affrontino i rispettivi impegni con serietà e rispetto

 
Oggi incontriamo la dott.ssa Marina Filippi, 38 anni, imprenditrice torinese titolare di APE Au Pair & Education.
 
 

Come nasce APE Au Pair & Education?

L’idea di APE Au Pair & Education risale al 2012 quando, a seguito della nascita del mio secondo figlio, iniziai ad ospitare regolarmente au pairs inglesi. In quegli anni, complice la mia insoddisfazione professionale, decisi di voltare strada e di unire le   competenze maturate in ambito legale e nelle risorse umane al desiderio di offrire ai giovani italiani (sempre restii a partire!) l’opportunità di fare esperienze all’estero in modo economico e sicuro. Studiai il modello di “Au Pair Agency” anglosassone e strinsi le prime partnership con agenzie inglesi interessate a collaborare con l’Italia. Successivamente allargai l’offerta anche ad altri paesi e, ad oggi, APE organizza soggiorni alla pari in Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Nuova Zelanda e Cina. Da settembre 2016 probabilmente saremo operativi anche in Germania!

In cosa consiste il “soggiorno alla pari” e come lo organizza APE?APE1

Il soggiorno alla pari (Au Pair) è un modo molto economico e sicuro per vivere qualche mese all’estero presso una famiglia ospitante ricevendo dalla stessa vitto e alloggio gratuiti (oltre ad una paghetta) in cambio di 25-30 ore settimanali di baby sitting . Perché l’esperienza abbia successo è molto importante che entrambe le parti affrontino i rispettivi impegni con serietà e rispetto. Per questo motivo APE, prima di accettare la candidatura di una potenziale au pair, effettua un incontro conoscitivo gratuito volto a verificare la sussistenza dei requisiti necessari (es. esperienza con i bambini, conoscenza della lingua…). Successivamente inizia la ricerca di una famiglia ospitante (tramite i colleghi all’estero), mette le parti in contatto via skype, prepara la documentazione, il contratto (letter of Invitation) e, soprattutto, fornisce assistenza durante tutto il soggiorno, sia dall’Italia sia in loco (tramite un referente).

Oltre ai soggiorni alla pari, quali servizi offre APE?

Nell’ambito dell’Education, APE promuove soggiorni linguistici a Cambridge ed in Irlanda. In particolare, su Cambridge, collaboro con una società inglese – gestita da una professionista italiana – in grado di creare percorsi formativi personalizzati sulle specifiche esigenze del cliente, studente o manager, spaziando da corsi di “general English” volti ad ottenere una particolare certificazione linguistica, a settori specifici quali, ad esempio: il legal, finance, engineering, fashion… A ciò, inoltre, si possono aggiungere attività opzionali nel tempo libero (ad esempio serate a teatro, personal trainer, corsi di disegno… ecc..) concordate precedentemente con il cliente e volte a rendere più piacevole il proprio soggiorno a Cambridge!APE4

Qual è il punto di forza di APE Au Pair & Education?

L’obiettivo principale di APE è la valorizzazione del cliente. I servizi non si acquistano direttamente dal sito internet ma ogni cliente viene contattato personalmente,   consigliato sul percorso formativo o linguistico più adatto alle sue esigenze e monitorato durante tutto il programma. Penso che la personalizzazione dei servizi unita ad un’attenzione al cliente dal punto di vista umano sia il   punto di forza di APE.

Cosa consiglia ai giovani, per prepararsi efficacemente al mercato del lavoro?

Oltre ai titoli di studio, consiglio sicuramente di effettuare esperienze all’estero, sia per perfezionare le lingue sia per sviluppare le proprie capacità di autonomia, responsabilità e adattamento. Consiglio, inoltre, di curare particolarmente anche la propria immagine professionale imparando piccoli accorgimenti che possono fare la differenza in un colloquio di lavoro. Anche su questo punto APE Au Pair & Education si sta attivando, preparando una serie di incontri volti ad approfondire queste tematiche.

http://ape-aupaireducation.it/home/

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Ogni cosa alla sua stagione

Sono i luoghi e tempi che, nell’esperienza diretta di Bianchi,  attraversano gli anni, segnano il ritmo delle gioie e degli incontri per diventare – riassunti nell’insieme – una vita intera.  Scusate se è poco

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Ci sono quattro grandi “stagioni” della vita”  e il priore della Comunità monastica di Bose, Enzo bianchi, nel suo “Ogni cosa alla sua stagione “ le ha riassunte in altrettanti capitoli del suo libro: i giorni degli aromi e quelli del focolare, i giorni del presepe e quelli della memoria. Un libro agile ma denso, per lo stile con il quale è stato scritto e per la profondità degli argomenti. «Ogni cosa alla sua stagione», dice un vecchio proverbio, e qui le stagioni raccontate sono quelle dell’uomo. Sono i luoghi e tempi che, nell’esperienza diretta di Bianchi,  attraversano gli anni, segnano il ritmo delle gioie e degli incontri per diventare – riassunti nell’insieme – una vita intera.  Scusate se è poco. Un uomo che ha scelto la vita monastica guarda il mondo dalla sua cella, un luogo dove s’abitua ad “abitare con se stesso” (“abitare secum”) , dal quale la riflessione spazia, oltrepassa i muri e viaggia con la memoria. “Ora che avverto quotidianamente l’incedere della vecchiaia – scrive Bianchi – la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto o dove sono passato nei miei numerosi viaggi e che hanno suscitato affetti e sentimenti diversi: il Bric’d Zavèri, quella collina del mio paese in Monferrato dove nella bella stagione salivo quasi ogni giorno per trovare solitudine e pace, oppure via Po a Torino, con i suoi caffè dove trascorrevo qualche pausa dopo il pranzo o la cena nei mieiBIANCHI anni universitari, o ancora l’impareggiabile luce del Mediterraneo contemplata a Santorini. Ma se c’è un luogo cui ancora oggi ricorro per trovare rifugio e possibilità di quiete per pensare a me stesso e alla comunione con gli altri, questo è la mia cella”. Ed ecco i racconti dei falò nelle notti di vigilia  del 24 giugno ( San Giovanni) o di ferragosto (l’Assunta), la lode al vino come gratuità, gioia, piacere anche se “richiede misura, esige responsabilità, il raccogliersi attorno alla tavola dove il cibo è un dono. L’autunno, con la vendemmia, la torchiatura e l’odore del mosto che sconfina nella stagione dei morti, nei lunghi inverni e nella notte dell’attesa. E l’epifania che “tutte le feste porta via” ma che accende anche la speranza e ne fa una festa larga, generosa. Scrive Bianchi: “Non ci sorprende,allora, se perfino i fautori della laicissima rivoluzione francese ripresero le tradizionali galettes des Rois che addolcivano l’Epifania e disposero – con decreto del 4 Nevoso dell’anno III (il 24 dicembre 1792) – che i cittadini condividessero le galettes de l’égalité , semplici biscotti capaci di far assaporare il gusto dell’umanità che ci accomuna allo straniero, che ci fa sentire tutti uguali:quel sapore di cui resta impregnata la festa dell’Epifania”. La madre (“debole di cuore”) persa quand’era ancora bambino , Cotto ed Etta le “maestre” e poi Pinèn, il padre Giuseppe, socialista e burbero, polemico,  ma generoso come sanno esserlo le persone che conoscono la fame. Bianchi ricorda come amasse ripetere, con rispetto e mai con cinismo “a ciascuno il suo mestiere. Quello che devi fare, fallo bene. Poco importa quello che uno fa:l’essenziale è che, se ne è convinto,lo faccia bene. Questo è il suo dovere!”. Ogni cosa alla sua stagione” è una lettura controcorrente, un caldo invito a ricercare un’esistenza densa e preziosa , in un mondo assordante come quello in cui viviamo oggi, in cui il silenzio costituisce una creatura in via d’estinzione. Tutti dicono di volere il silenzio anche se poi, una volta faticosamente raggiunto, questo incute paura, desta angoscia come se fosse vuoto, assenza. Enzo Bianchi lo propone come la quiete delle ore del ricordo e della meditazione, dove il suo tempo presente ( quello della vecchiaia ) insegna a gustare ogni giorno. E, in fondo, a gustare la vita.

Marco Travaglini

Cosa mangiavano il re e la regina?

Per tutto marzo visite guidate alle Cucine Reali

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Chi non si è mai domandato cosa mangiassero il re e la regina ogni giorno? Oppure quale fosse il cerimoniale da seguire per servire a tavola un sovrano? I Musei Reali offrono l’opportunità di soddisfare queste e molte altre curiosità con le visite alle Cucine Reali guidate dai volontari dell’Associazione Amici di Palazzo Reale. Per il visitatore sarà quasi come intrufolarsi tra i fornelli un attimo prima dell’arrivo degli chef di corte, pronti ad armeggiare con luccicanti pentole e forme per budini da favola.Le cucine, situate nei sotterranei dell’ala di levante, sono state restituite al pubblico nel 2008 in seguito a un accurato lavoro di restauro che ha permesso di recuperare ambienti, arredi e utensili originali, tra i quali circa duemila pezzi in rame, dalle grandi pesciere agli stampi per dolci e biscotti. Le sale, suddivise per il servizio dei diversi componenti della famiglia reale, a partire dagli Anni Trenta del Novecento furono ripartite in Cucine Reali, per Vittorio Emanuele III ed Elena del Montenegro, e Cucine dei Principi di Piemonte, Umberto e Maria Josè. Il percorso permette di conoscere alcune curiosità legate al cerimoniale della tavola e degli Uffici di Bocca (incaricati di sovrintendere le cucine e le preparazioni dei pasti), comprese ricette, mode e regole del cerimoniale del Palazzo che fu cuore del regno d’Italia. L’iniziativa prosegue fino a fine marzo ed è realizzata nell’ambito di A Palazzo c’è di più, volta a offrire l’opportunità di scoprire ambienti fuori dal normale percorso di visita. Le visite sono quotidiane e non è necessaria la prenotazione; gruppi di massimo 30 persone, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Grimaldi (Sel): "Referendum, il voto consapevole è un diritto"

“Sul 17 aprile gli organi di informazione facciano il loro mestiere”

 

GRIMALDIL’Assessora Pentenero ha risposto in aula all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi in merito al monitoraggio dell’informazione sul referendum del 17 aprile. Il 19 gennaio la Corte costituzionale ha dichiarato infatti ammissibile uno dei sei referendum proposti da nove Regioni italiane in merito ad alcune norme contenute nell’Art. 38 della Legge n. 133/2014 (decreto “Sblocca Italia”) e nell’Art. 35 della Legge n. 83/2012 (“Decreto sviluppo”). Si tratta delle norme che riguardano l’uso di trivelle in mare entro le 12 miglia dalla costa e la scadenza dei permessi e concessioni già rilasciati. Dall’indizione del referendum a oggi, le emittenti televisive e radiofoniche, anche locali, non stanno informando adeguatamente la cittadinanza in merito all’appuntamento referendario e al suo oggetto. Con l’interrogazione si è chiesto alla Giunta di impegnarsi affinché i cittadini siano nelle condizioni di partecipare al voto consapevolmente, nonché di far presente al Co.re.com (Comitato Regionale per le Comunicazioni del Piemonte) che è suo compito analizzare i calendari delle trasmissioni e dei programmi di informazione delle emittenti radiofoniche e televisive locali in periodo elettorale e referendario, e vigilare affinché forniscano una piena, corretta e imparziale informazione.

Fleurs de Musettes per la serata inaugurale del rinnovato Jazz Club

Apollinaire e Aragon sono i poeti francesi i cui versi accompagneranno le note jazz di un concerto organizzato in collaborazione con l’Alliance Francaise di Torino

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Un quartetto inedito sarà l’anima della serata inaugurale, venerdì 18 marzo prossimo, del rinnovato Jazz Club di Torino, in piazzale Valdo Fusi. Alle 21.30 lo spettacolo musicale intitolato “Fleurs de Musettes” , nato dalla collaborazione tra il Jazz Club e l’Alliance Francaise di Torino, vuole celebrare con sonorità di ispirazione francese la riapertura di un locale che è ormai uno storico punto di riferimento non soltanto nazionale per gli amanti della musica jazz e swing, fondato nel 2009 da Gianni Basso e Fulvio Albano, a sua volta fondatore dei Festival jazzistici di Avigliana e Briancon. L’evento si iscrive nell’ambito della programmazione proposta a Torino dall’ Alliance Francaise in occasione delle celebrazioni internazionali promosse dal ministero della Cultura e della Comunicazione della Repubblica Francese, per la XIV settimana della lingua francese e della Francofonia, dal 12 al 20 marzo. La voce narrante della serata sarà Giorgia Cerruti della Piccola Compagnia della Magnolia, per la lettura di testi poetici, che scandiranno le tappe di un affascinante viaggio che, partendo dalla Parigi di inizio Novecento, approderà all’Italia del secondo dopoguerra. Si susseguiranno lo swing, i valzer Musettes tradizionali francesi, in accordo con gli accenti jazz del celeberrimo Django Reinhardt, capaci di raccontare il trascorrere del tempo, gli amori, la nostalgia, in un fluire musicale attraverso brani di Koger, Renard & Scotto, Bernie & Pinkard, Edith Piaf, Charles Trenet e Fred Buscaglione. A sospendere i ritmi swing e a introdurre il pubblico alle quattro epoche diverse, con le rispettive differenti atmosfere, saranno i versi di Guillaume Apollinaire di “Pont Mirabeau” e quelli di Louis Aragon, tratti da ” Tu n’en reviendras pas “, ” L’Affiche rouge” e ” Blues”. Il tema principale del ” Pont Mirabeau “, che fa parte della raccolta Alcools, scritta nel 1912, è il rapporto tra il fluire dell’acqua, così lento e stanco, e lo scorrere di un tempo senza ritorno. Su di esso padroneggiano gli sguardi eterni degli innamorati. È anche presente la figura del poeta, che si afferma contro lo scorrere dell’acqua. Da qui nasce l’importanza nella lirica del verbo “demeure”, letteralmente traducibile con “farsi casa”, di cui il traduttore Giorgio Caproni ha messo ben in luce la musicalità. Le poesie dello scrittore francese Louis Aragon, che aderì, insieme a alcuni membri del gruppo surrealista, al Partito Comunista francese, furono ispirate all’amore per la moglie Elsa Triolet, poetessa di origine russa.

Mara Martellotta

IL PROGRAMMA

Le Pont Mirabeau (Guillaume Apollinaire) – voce: Giorgia Cerruti
 
1        La Java bleue (valse, Koger, Renard & Scotto)
2        Chez Jacquet (valse, Django)
3        Sweet Giorgia Brown (swing, Bernie & Pinkard)
4        Minor Swing (Django & Grappelli)
5        Venez donc chez moi (swing, Féline & Paul Misraki)
6        September Song (med swing, Kurt Weill)
 
Tu n’en reviendras pas (Luois Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
7        Artillerie lourde (swing, Django),
8        Je suis seul ce soir (med swing, Noel, Casanova & Durand)
9        J’attendrai (med swing, Dino Olivieri)
10      Que reste-t-il de nos amours? (med swing, Charles Trenet)
11      Nuages (med swing, Django)
 
L’Affiche Rouge (Louis Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
12      La Marseillaise (swing, version Django)
13      Padam… Padam (valse, Edith Piaf)
14      La Vie en Rose (med swing, Edith Piaf)
15      Ménilmontant (swing, Charles Trenet)
16      Coquette (swing, Green & Lombardo)
 
Blues (Aragon) – voce: Giorgia Cerruti
 
17      Django’s Tiger (swing, Django)
18      Troviamoci domani a Portofino (med swing, Fred Buscaglione)
 
…et encore un peu de swing s’il n’est pas trop tard!
 
Fleurs de Musette

SMASHED al Teatro Concordia

Domenica 20 marzo ore 16
concordia smashing
È il 1992 quando Sean Gandini e Kati Ylä–Hokka Gandini Juggling. Con le prime creazioni, International Performancepreis e Septuor, ottengono subito premi importanti e iniziano un tour internazionale. È del 1998 un’installazione site-specific al Circus Space di Londra, del 2001 una fortunata tournée negli USA, nel 2006 a Berlino prende vita una prestigiosa collaborazione con il Cirque Roncalli per la messa in scena al Greenwhich et Docklands Festival di un adattamento della Dolce Vita di Fellini. Intanto gli spettacoli Downfall, Stop Breaking My Balls, The Cube sono applauditi in tutta Europa e in Asia. Nel 2010 inizia la residenza al National Theatre di Londra per la creazione di Smashed e si sviluppano anche prestigiose collaborazioni con la BBC, con il Cirque du Soleil e con l’Ecole Nationale de Cirque de Montréal, dove Sean e Kati sono chiamati ad insegnare. Gandini Juggling diventa così una delle compagnie di giocoleria più acclamate al mondo, e arriva a Venaria Reale con un omaggio a Pina Bausch e al suo Tanztheater. In Smashed, eleganza e poesia raccontano al pubblico in forma di tableaux vivants l’immaginario di una delle coreografe più geniali di tutti i tempi, facendo incontrare armoniosamente coreografia, teatro e giocoleria.