redazione il torinese

“Imu ridotta per chi abbassa gli affitti dei negozi”

saldi intimissimi vetrinaIl Comune di Torino confermi anche per il 2017 la riduzione delle aliquote Imu per i proprietari di locali commerciali che, per andare incontro alle richieste degli affittuari, decideranno di ricontrattare e abbassare l’importo del canone di locazione: è questa la richiesta che Ape Torino Confedilizia con il sostegno di Confesercenti rivolge all’Amministrazione comunale. Si tratta di uno sconto sull’aliquota Imu dal 10,6 al 9,6 per mille, nel caso di una riduzione del canone annuo compreso tra il 10 e il 20 per cento, che sale a due punti percentuali, dal 10,6 all’8,6 per mille, se la riduzione del canone è superiore al 20%; tale sconto dovrebbe essere riconosciuto per l’intero periodo di riduzione del canone concordata fra le parti. Secondo le due associazioni, questa misura contribuirebbe a rilanciare entrambi i settori, particolarmente colpiti in questi anni di crisi economica.“ Ape Torino Confedilizia ha ottenuto – evidenzia Erasmo Besostri presidente Ape vetrina14Confedilizia Torino – che l’Amministrazione comunale nel 2016 abbia ridotto l’Imu, per i contratti commerciali e abitativi (4+4) per quei proprietari che abbiano diminuito il canone agli inquilini in difficoltà. Analoga riduzione si chiede per il 2017,; la misura favorisce non soltanto la proprietà immobiliare, ma anche tutto il sistema che ruota attorno alla casa”   “Dal punto di vista dei commercianti – dice Giancarlo Banchieri presidente di Confesercenti – la riduzione del canone rappresenterebbe una boccata d’ossigeno non indifferente: in un periodo di riduzione dei consumi come questo, il costo fisso rappresentato dall’affitto pesa sempre di più per chi è già in attività e rappresenta una barriera d’ingresso talvolta insormontabile per chi intende iniziare. In questi anni il commercio ha perso posizioni, con la chiusura di migliaia di aziende (oltre il 6% fra il 2009 e il 2016) e  alcune zone specialmente periferiche rischiano la desertificazione dal punto di vista commerciale. Il commercio svolge anche una funzione sociale di contribuire alla vivacità e alla sicurezza di vie e quartieri; evitare o limitare altre chiusure, inoltre, significa inoltre garantire posti di lavoro. Dunque, il valore della misura che chiediamo al comune di confermare ha un significato non solo settoriale”.

(foto: il Torinese)

Smog, Legambiente: “Il blocco dei diesel Euro3 è soltanto il primo passo inevitabile”

NEBBIA3Legambiente va dritta al punto: “I dati di inizio 2017 non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ai peggiori livelli di smog degli ultimi 4 anni. Le famigerate polveri sottili e ultra sottili, PM10 e PM2.5, hanno raggiunto nei capoluoghi piemontesi valori non solo oltre i limiti di legge ma superiori anche di due o tre volte”. Una situazione che riguarda Torino, Asti, Alessandria, Vercelli e Novara, ma anche le tradizionalmente meno critiche Cuneo, Biella e Verbania dove i valori hanno segnato comunque un’inversione di tendenza negativa.

 

A Torino la centralina Arpa che ha fatto registrare a gennaio le peggiori prestazioni per le PM10 è Grassi, all’incrocio tra via Reiss Romoli e via Veronese, con 26 superamenti NEBBIA2giornalieri, consumando così in appena un mese i due terzi del “bonus annuale” di 35 giornate previsto per legge. Allarmanti anche il valore medio di 82 mg/mc e il picco registrato il 9 gennaio di 151 mg/mc, a fronte dei 50 mg/mc di media giornaliera consentiti e dei 20 mg/mc indicati dall’OMS come riferimento per la tutela della salute pubblica. Confrontando questi valori con quelli registrati negli ultimi anni è evidente l’inversione di tendenza: nel 2014 i superamenti erano 23, 10 nel 2015 e 20 nel 2016, il valore medio si attestava invece a 67 mg/mc nel 2014, 57 mg/mc nel 2015 e 69 mg/mc nel 2016. In netta crescita anche le polveri PM2.5 misurate dalla stazione di piazza Rebaudengo che nel giro di 4 anni passano da 30 mg/mc a 70 mg/mc.

 

 

Secondo l’associazione ambientalista “L’evidente inversione di tendenza negativa mette in luce come negli anni non siano state adottate politiche strutturali efficaci per combattere l’inquinamento, soprattutto quello causato dal traffico. Quest’anno è stato sufficiente il mese di gennaio a far bruciare NEBBIA1a gran parte delle città della nostra regione i due terzi del bonus annuale dei 35 giorni previsto per le PM10, con valori superiori anche di due o tre volte ai limiti di legge, tutto ciò con pesanti conseguenze sulla salute pubblica”, afferma Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. I valori registrati non fanno altro che confermare l’urgenza di importanti politiche antismog su cui Regione e Comuni non possono più prendere tempo. Il blocco generalizzato dei diesel Euro3, già adottato dall’Emilia Romagna, non è più rinviabile e deve essere solo il primo di una serie di provvedimenti che puntino ad una forte riduzione del traffico privato nei centri urbani, che vada oltre le categorie d’omologazione delle auto, e che sappia offrire alternative competitive nel trasporto pubblico e nella mobilità non motorizzata. Una strada segnata, intrapresa da gran parte delle città europee che si sono poste l’obiettivo di liberare le città dalle automobili”.

 

Prosegue Legambiente: “per limitare l’ingresso nei centri abitati di veicoli inquinanti e per favorire la mobilità dolce e l’uso di veicoli più efficienti e a zero emissioni, per Legambiente è fondamentale istituire zone a pedaggio urbano (sul modello dell’AreaC milanese) e implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. I ricavi ottenuti devono essere interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale e di forme sostenibili di mobilità. Bisogna rendere così le auto l’ultima NEBBIAdelle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi il Piemonte continua ad avere invece il record di auto per numero di abitanti: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti a Torino o ai 69 di Cuneo e Biella, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra”. Per l’associazione ambientalista occorre ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici e moltiplicare le zone 30, in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 km/h. Centri urbani completamente sicuri e rinnovati, in grado di tornare a respirare anche grazie alla creazione di nuovi spazi verdi e alla piantumazione di nuovi alberi in città, nelle vie del centro e delle periferie, ma anche sugli edifici e sui tetti perché le alberate svolgono un’altra funzione importante: riparano gli edifici dal calore e dal freddo con un risparmio stimato del 10% dell’energia necessaria per regolare la temperatura di un edificio e quindi di emissioni. Tutte misure che per Legambiente devono essere portate avanti dai Comuni e trovare spazio nel nuovo Piano antismog regionale promesso dall’assessore all’Ambiente Valmaggia per la prossima primavera.

 

(foto: il Toriense)

 

 

Oggi al Cinema

sfumature filmLe trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Allied – Un’ombra nascosta – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. Nella Casablanca in pieno conflitto mondiale, già tanto cara a Ingrid Bergman e a Humphrey Bogart, s’incrociano Marianne Beausejour, legata alla resistenza francese e avvenente spia pronta a fare l’occhio dolce al perfido tedesco, e Max Vatan, comandante d’aviazione di origine canadese e al servizio dell’Intelligence inglese.

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Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Classico, Lux sala 3, Reposi, Uci)

 

ARRIVAL FILMArrival – Fantascienza. Regia di Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner. Louise Banks, linguista di chiara fama, guida con il fisico Donnelly un gruppo di studiosi per instaurare un linguaggio, attraverso simboli scritti, e un rapporto con gli alieni occupanti di un oggetto misterioso proveniente dall’universo e atterrato nel Montana. Successo a Venezia, la Adams in odore di Oscar: e il regista è uno dei migliori nomi in circolazione nel panorama cinematografico di oggi, qualsiasi generi tocchi (“La donna che canta”, “Prisoners”, “Sicario”, in attesa di “Blade Runner 2049”). Insomma, una garanzia. Durata 116 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Nazionale, Uci)

 

A united kingdomL’amore che ha cambiato la storia – Drammatico. Regia di Amma Asante, con David Eyelowo e Rosamund Pike. Già compagno di Nelson Mandela negli studi universitari compiuti a Johannesburg, poi proseguiti in Inghilterra, Seretse Khama, principe del futuro Botswana, incontrò sposò a Londra alcuni anni dopo la fine della guerra Ruth Williams, una donna bianca. In un periodo di dieci anni, dal ’47 al ’57, che vede la perdita dell’India e il Ghana diventare il primo stato indipendente dell’Africa britannica, è facile pensare come questa unione provocasse scandalo, quanto i disegni di un Regno Unito che non voleva inimicarsi un Sudafrica e una Rodhesia segregazionisti e chiaramente le opposizioni interne al giovane pretendente al trono abbiano fatto tutto quanto in loro possesso per far naufragare ogni cosa. Durata 111 minuti. (Romano sala 2, Uci)

 

La Battaglia di Hacksaw Ridge – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Andrew Garfield, Sam HACK FILMWorthington e Vince Vaughn. Tornando dopo dieci anni dietro la macchina da presa dall’ultimo “Apocalypto”, Gibson narra la vicenda pacifista di Desmond Doss, cresciuto secondo la fede degli Avventisti del Settimo Giorno, che all’indomani di Pearl Harbor decise di arruolarsi, con il netto rifiutare di imbracciare le armi. Insultato e osteggiato e umiliato fisicamente e moralmente dall’opinione pubblica come dai propri compagni, Doss riuscì sulle scogliere di Okinawa a far prevalere le proprie convinzioni, mettendo in salvo in una sola notte 75 tra i suoi commilitoni. Grandi emozioni, un credo senza se e senza ma, guardando a Hawks e a Kubrick, a Eastwood e a Malick. Sei candidature che guardano agli Oscar, in primo luogo al Garfield già ammirato in “Silence” di Scorsese. Durata 131 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

milligrammi film150 milligrammi – Drammatico. Regia di Emmanuelle Bercot, con Side Babett Knudsen e Benoit Magimel. Tratto da una storia vera. Nell’ospedale di Brest dove presta servizio, una pneumologia scopre che tra le morti sospette di alcuni pazienti e l’impiego di un farmaco commercializzato da oltre trent’anni ci sarebbero dei legami. È una lotta sempre più in crescita, da sostenere ogni giorno da parte di un gruppo di medici contro il Ministero della Salute francese e contro la casa farmaceutica che ha prodotto il farmaco. Durata 128 minuti. (Romano sala 1)

 

Cinquanta sfumature di nero – Erotico. Regia di James Fooley, con Jamie Dornan, Dakota Johnson e Kim Basinger. Sono cambiati sceneggiatore e regista per questo secondo capitolo della sfumature filmsaga erotica inventata ad onor del proprio portafoglio dalla signora E.L. James, continua la ginnastica erotica di Christian e Anastasia, si preannuncia un nuovo grande successo grazie alle resse degli aficionados, tutto un gran mercato assai redditizio sulla scia dell’exploit dei 125 milioni di copie vendute del romanzo. In attesa delle sfumature di rosso. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Salas i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Uno spunto interessante, uno svolgimento condotto con partecipazione: spiace per la grande povertà della forma, la regia scarna, i luoghi comuni, e il presepe di piccoli personaggi chiusi in macchiette in troppe occasioni. Coppa Volpi veneziana al protagonista (di certo sopravvalutata). Durata 118 minuti. (Classico)

 

cliente-film2Il cliente – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti. Due coniugi, Emad e Rana, sono costretti a abbandonare il loro appartamento a causa di un cedimento strutturale dell’edificio. Nella ricerca di una nuova abitazione, vengono aiutati da un collega che con loro recita in una messa in scena di “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller, un dramma di sogni e di disfacimenti morali e familiari. Nel nuovo alloggio, in precedenza abitato da una donna di dubbia reputazione, Rana subisce un’aggressione: se la donna ne esce duramente colpita non soltanto nel corpo ma soprattutto nello spirito per poi poco a poco quietamente rappacificarsi, da quel momento per Emad inizia una ricerca dell’aggressore, una esplicita vendetta in cui non vuole coinvolgere la polizia. Un capolavoro di ferma scrittura, di analisi, di descrizione dei piccoli, impercettibili fatti quotidiani, delle emozioni positive e negative che possono attraversare l’animo umano. Premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura e l’interpretazione maschile. Durata 124 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Dopo l’amore – Drammatico. Regia di Joachim Lafosse, con Berenice Bejo e Cédric Kahn. Dopo 15 anni di vita in comune, Marie e Boris si stanno separando. La casa dove vivono con le loro due bambine è stata acquistata da lei, ma è lui che l’ha interamente ristrutturata. Sono costretti alla convivenza, dal momento che Boris non può permettersi un’altra sistemazione. E quando arriva la resa dei conti, nessuno dei due è disposto a mediare sul contributo che ritiene di aver dato alla vita coniugale. Durata 100 minuti. (F.lli Marx sala Harpo)

 

fallen filmFallen – Fantasy. Regia di Scott Hicks, con Addison Timlin, Harrison Gilbertson e Jeremy Irvine. La diciassettenne Lucinda è accusata di un crimine che non ha commesso e per questo è rinchiusa in riformatorio. Qui incontra due giovani mentre inizia ad avere strane visioni che le faranno scoprire il suo passato e la vera natura dei due ragazzi. Durata 91 minuti. (Massaua, Uci)

 

Florence – Commedia. Regia di Stephen Frears, con Meryl Streep e Hugh Grant. Nella New York anni Quaranta, la storia vera di Florence Foster Jenkins, del suo appartenere all’altoborghesia americana, delle sue ricchezze, della sua passione per il bel canto. Ma la signora era alquanto stonata: tuttavia gli amici fidati presenziavano ai suoi concerti in stato di estasi, i critici venivano zittiti dal marito-manager. L’apoteosi avvenne al Carnagie Hall, con un pubblico in visibilio. Sguardo del cinema hollywoodiano su un personaggio toccato con (ben altra) grazia e humour da quello francese, con “Marguerite”, nella scorsa stagione. Dal regista di “Philomena” e “The Queen”. Prodotto di tutto rispetto, con qualche pennellata di limpido divertimento, gradevole nella descrizione di una società immersa nei tanti vizi e nelle piccole virtù: ma ogni cosa sembra essere presentata e detta sopra le righe, a cominciare dall’interpretazione della Streep, per una volta priva di certe minime sfaccettature che l’hanno sempre resa grande, donna affetta senza mezze misure da protagonismo, macchietta a tutto tondo, folle ed eccessivamente sognatrice. Se dovessimo scegliere la punta di diamante dell’intero film indicheremmo senz’altro il ritrattino del suo accompagnatore al pianoforte, l’eccellente, sbalordito e divertito Simon Helberg, dimenticato dalla cinquina degli Oscar. Durata 111 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Incarnate – Horror. Regia di Brad Peyton, con Aaron Eckhart e David Mazou. Il dottor Seth Ember possiede la capacità di esorcizzare le menti di persone possedute. Quando gli è affidato il caso di un ragazzo posseduto, comprende che dentro di lui si nasconde lo stesso spirito maligno che ha causato la morte di suo figlio e di sua moglie. Durata 91 minuti. (Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due la la filmragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho e Chico, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci anche in 3D)

 

Life, animated – Drammatico. Regia di Roger Ross Williams, con Ron e Owen Suskind. All’origine è un libro che ripercorre i fatti, le ansie, i dolori, i miglioramenti di una malattia, pubblicato negli Stati Uniti tre anni fa. Ron è un giornalista del Wall Street Journal, sposato, due figli. Felice. Un giorno, all’età di tre anni, il secondogenito Owen cessa all’improvviso di parlare. È autistico. Ci vorrà del tempo perché il bambino riprenda a riformare parole e frasi, questo grazie ai personaggi dei cartoni della Disney e ai loro dialoghi, in primis grazie a Iago, il pappagallo di Iafar di “Aladin”, e poi ad altri con cui un giorno Ron tentò di ricostruire un suono. Durata 92 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

lion2-filmLion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 3)

 

Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua, Uci)

 

L’ora legale – Commedia. Interpretazione e regia di Ficarra e Picone, con Leo Gullotta e Tony Sperandeo. Votazioni per l’elezione del sindaco a Pietrammare. Ma le cose vanno davvero male seORA LEGALE FILM quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Qua la zampa! – Commedia. Regia di Lasse Hallstrom, con Dennis Quaid. Tratto dal romanzo di W. Bruce Cameron “Dalla parte di Bailey”, il mondo e gli umani visti dall’universo canino, ovvero attraverso una serie di reincarnazione un cane viene in contatto con più persone riuscendo a migliorare il loro sguardo sulla vita. Nell’edizione sui nostri schermi la voce del simpatico amico dell’uomo è di Gerry Scotti. Durata 120 minuti. (Uci)

 

Sing – Animazione. Regia di Garth Jennings. Una esausta porcellina, madre di 25 maialini, un gorilla, un topo, un timidissimo elefante, tutti partecipano ad un debuttanti allo sbaraglio, un nostrano X Factor per intenderci, messo in piedi dal koala Buster Moon al fine di mettere in salvo dal fallimento il proprio teatro. Durata 110 minuti. (Massaua, Ideal, Uci)

 

Sleepless – Il giustiziere – Trhiller. Regia di Baran Ob Odar, con Jamie Foxx e Michelle Monaghan. sleeplessVincent Downs, poliziotto sotto copertura a Las Vegas, è coinvolto nella sparizione di una partita di droga ai danni del proprietario di uno dei tanti casinò. Il quale per accelerare decisioni e tempi gli rapisce il figlio mentre un’agente degli Affari Interni è convinta che il nostro protagonista stia facendo il doppio gioco. Rifacimento del franco-belga “Notte bianca” firmato bel 2011 da Frédéric Jardin. Durata 95 minuti. (The Space, Uci)

 

Smetto quando voglio – Masterclass – Commedia. Regia di Sidney Sibilia, con Edoardo Leo, Lorenzo Lavia, Valeria Solarino e Pietro Sermonti. Seconda puntata per le avventure della banda di precari universitari volti per necessità alla produzione della droga. In attesa di una terza già messa in cantiere a furor di popolo, per adesso il gruppo di antropologi, latinisti, archeologi, chimici e quant’altro stringe un patto con una ispettrice di polizia al fine di stroncare il traffico di smart drug, non ancora illegali e non ancora perseguibili. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Blu, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

split filmSplit – Thriller. Regia di M. Night Shyamalan, con James McAvoy. La storia di Kevin, uno psicopatico che unisce in sé 23 diverse personalità, che si alternano nella mente e nel corpo, in cura da una psicologa che non ha compreso come in lui stia sempre più prendendo importanza la ventiquattresima, la Bestia, la più pericolosa, che tende a sovrastare ogni altra. Un giorno Kevin rapisce tre ragazze. L’autore del “Sesto senso” e di “The village” gioca con i differenti generi, dal thriller al soprannaturale, dal dramma psicologico allo studio medico, non dimenticando Lynch o il viso e la risata del Nicholson di “Shining”. Durata 116 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

The Founder – Commedia. Regia di John Lee Hancock, con Michael Keaton e Laura Dern. Con un passato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei fratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger film founderconfezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Un re allo sbando – Commedia. Regia di Peter Brosens e Jessica Woodworth, con Peter van de Begin, Lucie Debay e Titus de Voogdt. Le avventure di un immaginario sovrano del Belgio che, in visita ufficiale in Turchia, apprende come la Vallonia abbia dichiarato la propria indipendenza. Il viaggio di ritorno in patria svelerà a tutti la sua vera personalità e a lui il piacere di vivere. Durata 94 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

Spara alla madre maneggiando una pistola. E si scopre un arsenale

carabinieri-autoHa sparato  alla madre, un  operaio di 48 anni di Saluzzo, mentre stava maneggiando una pistola I carabinieri lo hanno denunciato per lesioni colpose e importazione illegale di armi. Infatti in  casa aveva addirittura 41 tra fucili, carabine e pistole ad aria compressa. Proprio armeggiando incautamente con una di questa, ha accidentalmente sparato un colpo che ha colpito la mamma di 72 anni, che è stata costretta a ricorrere alle cure ospedaliere. Ha riportato ferite guaribili in 7 giorni. E da questo episodio è iniziata l’indagine dei carabinieri.

A tutto vintage

balon2Ogni settore, da quello delle passerelle a quello automobilistico, dal trucco alla musica e all’arredamento, passando per l’abbigliamento, è soggetto alla tendenza vintage, andando a rispolverare vecchi brand arricchendoli del valore aggiunto apportato dalla tecnologia

 

Di Paolo Pietro Biancone*

 

 

In ambito economico aziendale ogni fenomeno è spiegabile a partire dal bisogno che soddisfa. Anche il business del vintage ha il suo perché. Perché si resta affascinati irrimediabilmente dai richiami del passato e da tutto ciò che è ormai in disuso? Che ci si trovi di fronte ad un’auto d’epoca, ad un indumento o ad un oggetto di arredamento, l’interesse e la curiosità scatenano i nostri sensi verso un immediato desiderio di possesso. il termine vintage è diventato sinonimo dell’espressione d’annata dopo essere stato inizialmente usato per definire i vini invecchiati. Oggi il concetto vintage si è allargato fino ad abbracciare vari aspetti della nostra cultura – dalle auto, ai vestiti, ai dischi, balon1all’arredamento. Il messaggio che si vuol far passare è sostanzialmente: Vintage è bello, vintage è cool e moderno. Il fenomeno economico aziendale del vintage rappresenta cosa hai vissuto e sognato da bambino. Quando assumono valore i pezzi vintage? Quando chi le sognava raggiunge età di eccesso di reddito. Ecco il motivo per cui vanno a ruba le barbie e i robot giapponesi degli anni ’70; mentre i giochi e gli oggetti degli anni ‘80 non suscitano ancora particolare interesse: gli acquirenti potenziali, i trentenni di oggi, che le hanno vissuto oggetti e giochi anni ’80 non ha ancora maturato l’eccesso di reddito, che consenta loro di “possedere” i sogni e ritrovare ricordi.

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Vintage”, “d’antan”, “come una volta”: la merce invecchiata dal tempo ha sempre fascino sui consumatori. Tanto che il mercato dell’usato si conferma in espansione in Italia nel 2016 con un 1,5% in più rispetto all’anno precedente. Roma (10,9%), Milano (7,8%) e Torino (5,7%) sono le tre provincie più floride, contando rispettivamente 378, 272 e 200 attività. Torino è anche antiquariatocapoluogo del vintage: è presente, ogni seconda domenica del mese, la Fiera del C’era una volta, chiamata anche Gran Balon. Più di 200 espositori presenti e centinaia di capi d’abbigliamento e accessori sia per gli adulti che per i più piccoli, puramente vintage e retrò. Per chi ama la moda in ogni sua declinazione è senz’altro da visitare. Anche Roma, la città eterna, ha il suo mercatino dell’usato: ogni domenica del mese, ad esempio, in Zona Casilina apre il Circolo degli Artisti, per chi è in cerca di oggettistica vintage di ogni tipo. Infine, a Bari, non si può non visitare La Fiera del Catapano che si tiene ogni prima domenica del mese ed è visitato da migliaia di persone. Un mercatino dell’usato da vedere per chi si trova a Milano è senz’altro quello relativo alla Fiera di Senigallia: si svolge ogni sabato lungo i navigli in zona Porta Genova, ed è un piccolo mercato nel quale è possibile trovare veramente di tutto.

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Dai vestiti alternativi, a oggetti vintage di ogni tipo fino ad arrivare a dischi e vinili introvabili. È uno dei più antichi della città e nasconde sempre delle piccole perle. A Napoli, invece, è sempre presente la Fiera antiquaria, ormai divenuta un vero e proprio luogo di ritrovo per tantissimi appassionati. Sono infatti molte le riviste di settore che spesso se ne occupano. Ogni settore, da quello delle passerelle a quello automobilistico, dal trucco alla musica e all’arredamento, passando per l’abbigliamento, è soggetto alla tendenza vintage, andando a rispolverare vecchi brand arricchendoli del valore aggiunto apportato dalla tecnologia: è il caso ad esempio della MINI o della Cinquecento, riesumate dal boom mercatino casaleeconomico automobilistico e perfettamente adattate alle esigenze qualitative ed estetiche dei giorni nostri. Ma è soprattutto nell’ambito dell’abbigliamento che gli amanti del sapore antico possono sbizzarrirsi sganciandosi dall’obbligo modaiolo dell’abito monomarca o perfettamente abbinato e lasciarsi andare alle più sfrenate rappresentazioni della propria fantasia ricorrendo ai tanti mercatini o negozi di vintage diffusisi a macchia d’olio in ogni città o più semplicemente curiosando tra i bauli di mamme e nonne ripescando piccoli tesori perduti. Rievocare articoli di ‘seconda mano’ è il modo più simpatico ed eccentrico per rendersi unici tra tradizione e innovazione, anche attraverso semplici dettagli, affiancando autentici pezzi di design alle evoluzioni del gusto.

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*Professore Ordinario di Economia Aziendale e coordinatore del Corso di Dottorato in Business & Management

(foto: il Torinese)

 

 

Al via le Commissioni di quartiere

comune municipioIl 1 gennaio dello scorso anno è entrato in vigore il Regolamento del decentramento del Comune di Torino che ha istituito le Commissioni di Quartiere. Si tratta di strumenti di coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi decisionali e nella realizzazione delle politiche di territorio. Dopo l’ultima tornata amministrativa, le otto Circoscrizioni cittadine stanno ora provvedendo a renderle operative. La Commissione che riguarda il Quartiere Centro della Circoscrizione 1 viene presentata venerdì 10 febbraio, alle ore 19, al Centro San Liborio, via Bellezia 19, al Centro San Liborio – FabLab Pavone. Interviene la coordinatrice Eleonora Averna

Massimo Iaretti

(FOTO: IL TORINESE)

Il pericolo del terrorismo internazionale in Italia

Al di fuori di guerre combattute tra eserciti di nazioni o coalizioni, non si è mai parlato, sino ad un certo punto, di terrorismo, o meglio, di attacchi terroristici commessi dolosamente contro cittadini. E quando tale neologismo ha fatto breccia nella nostra società, più che altro si ‘limitava’ a compagini autoctone contro il sistema di quel Paese

 

Di Alessandro Continiello *

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“Ci sono tanti tipi di guerre. Fin dai primi passi l’uomo ne ha inventate e praticate tante. E si può dire, riassumendo, che le ha considerate secondo i tempi e le ideologie, tribunali dei principi, continuazioni della politica con altri mezzi, patologie sociali [….] Secondo gli studiosi dell’antico fenomeno ci sono gli ultra-conflitti (armi di distruzione di massa), gli iperconflitti (guerre mondiali), i macro-conflitti (guerre internazionali o civili localizzate), i medio-conflitti (Algeria negli anni ’90, Irlanda del Nord, Palestina), i micro-conflitti (guerriglia o terrorismo limitati nello spazio e nel tempo) e gli infra-conflitti (rivalità armate, guerra fredda)[1]“. Questo l’incipit di un interessante articolo sulla genesi della guerra in Iraq, sempre attuale. Conflitti armati che, per lungo tempo, pur con qualche eccezione come visto, sono stati combattuti in modo “convenzionale” o “simmetrico”: sostanzialmente ci si affrontava ‘a viso aperto’ e l’esercito più forte – o tatticamente meglio schierato (Roma docet) – risultava vincitore. Gli stessi Romani erano soliti rispettare dei vinti non solo gli usi e costumi, tollerandoli, ma anche la religione. I Romani non hanno mai lottato per affermare i loro Dei. Questo, a contrario, il detto latino che imperava in epoca romana nei confronti degli altri conquistatori: “Barbari iura gentium iuriumque humanorum principia quoque ignorat” [2].

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Così ebbe a dire alla Costituente, saggiamente ed in modo altresì tagliente, Benedetto Croce nella seduta del 24 luglio del 1947: “La guerra è una legge eterna del mondo, che si attua di qua e di là da ogni ordinamento giuridico, e in essa la ragion giuridica si tira indietro lasciando libero il campo ai combattenti, dall’una e dall’altra parte intesi unicamente alla vittoria, dall’una e dall’altra parte biasimati o considerati traditori se si astengono da cosa alcuna che sia comandata come necessaria o Moro Brconducente alla vittoria. Chi sottopone questa materia a criteri giuridici, o non sa quel che dica o lo sa troppo bene”[3]Numerosi testi hanno avvalorato la tesi su un concetto‘standard’ di combattimento. Basti richiamare “L’arte della guerra” (Bingfa), scritta dallo stratega e filosofo cinese Sun Tzu, ove si è disquisito della “vitale importanza della guerra e della sua preparazione in modo rigoroso, secondo un tatticismo preciso” non a caso è considerato il più antico manuale strategico); o “Della guerra” (Von Kriege), un altro trattato di pura strategia militare, scritto dal generale prussiano Von Clausewitz, in cui si è considerata l’attività bellica quale “prosecuzione della politica con altri mezzi”. Quello che si vuol significare, con tale prologo, è che i conflitti armati, pur aberranti, avevano delle “regole”: si combatteva tra soldati e le vittime civili, quantomeno in apparenza, dovevano risultare dei “danni collaterali”.[4] 

 

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Cosa sta accadendo negli ultimi anni[5]? Quale ulteriore paura attanaglia la società e il nostro comune vivere, tale da modificare le nostre abitudini? Il terrore di azioni indiscriminate, per mezzo di armi da guerra utilizzate tra la folla “alla cieca”, di bombe fatte scoppiare intenzionalmente nelle ore di punta o in luoghi affollati, di camion usati come arieti contro la folla inerme ed inerte. Il tutto perpetrato “in ragione di una dottrina integralista”, sotto l’egida di un fanatismo religioso-militante, cioè non di una matrice politica così come eravamo abituati a conoscere. Atti commessi per la sola ‘colpa’ di essere membri della società con un credo religioso differente (kafir). La storia, in un certo senso, si ripete. E così, nostro malgrado, se prima si è imparato a conoscere Al Qaida,

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movimento islamista sunnita terroristico, promotore di un fondamentalismo islamico con a capo Osama Bin Laden, ora siamo stati costretti a non ignorare l’Isis (o Is o Daesh) o l’autoproclamatosi Stato Islamico, anch’esso predicante il jihad, il fanatismo religioso-militare inteso come chiara violenza indirizzata a Stati e organizzazioni internazionali mediante l’uso di kamikaze, di veri e propri ordigni umani. Cita una recente sentenza penale del Tribunale di Milano che, nel caso dell’Isis, “dietro l’apparenza di uno Stato legittimo perfettamente organizzato […] si cela un “progetto politico” portato avanti con metodi terroristici, il cui scopo ultimo è il sovvertimento degli Stati democratici a cui le truppe con il vessillo nero vogliono sostituire la rigida applicazione della legge islamica[6]“. Ecco che il brocardo latino citato torna di attualità. Al di fuori di guerre combattute tra eserciti di nazioni o coalizioni, non si è mai parlato, sino ad un certo punto, di terrorismo, o meglio, di attacchi terroristici commessi dolosamente contro cittadini. E quando tale neologismo ha fatto breccia nella nostra società, più che altro si ‘limitava’ a compagini autoctone contro il sistema di quel Paese: nel nostro caso, in Italia, si dice che siamo più preparati contro il terrorismo, stante la nostra pregressa esperienza avverso il brigatismo, poi debellato a caro prezzo, e i sodalizi associativi di stampo mafioso.

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In questo particolare momento storico l’attenzione dei nostri Servizi di Intelligence – e di tutti gli altri Paesi – è focalizzata a (cercare di) prevenire avvenimenti di natura terroristica di matrice islamica. Questa situazione di insicurezza acutizza vecchi sentimenti di odio e rancore o, quantomeno, di diffidenza: si tende, erroneamente ma inesorabilmente –pur non giustificabilmente- a guardare con sospetto tutti coloro che professano una religione differente dalla nostra, ritenendoli potenzialmente pericolosi, dimenticando, però, che l’Isis ha preso di mira anche le stesse popolazioni, nel mondo musulmano, di una corrente differente (gli sciiti, ad esempio[7]) o sterminando e riducendo in schiavitù gli yaziti (perché seguaci di una fede pre-islamica considerandoli, in tal guisa, miscredenti dai fondamentalismi dello ‘Stato islamico’).

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Una continua violazione dei diritti umani, ma non l’unica purtroppo. D’altronde lo stesso termine ‘proselitismo’ sta a significare, etimologicamente parlando, l’opera o l’attività volta alla ricerca di nuovi adepti (per una religione, ad esempio): in tal caso non vi sarebbe nessuna condotta illecita. Ma, sempre per ‘proselitismo’, si può altresì intendere la ricerca nel convertire una persona non solo a una religione, ma anche a una dottrina. Orbene, se tale ‘dottrina’ (integralista, non tout court il credo religioso) è ritenuta per stessa ammissione di chi la professa contra legem – nel senso che i mezzi per raggiungere lo scopo prevedono l’uccisione di persone e la distruzione di res attraverso modalità terroristiche – e la ‘promozione’ funge da indottrinamento proprio per perpetrare delitti ‘nel nome di’ terrorismo2o ‘a favore della causa’, non sarebbe da ritenersi in se stessa come reato? Il nostro ordinamento è corso ai ripari, come si suole dire, per non creare un pericoloso vuoto normativo (c.d. horror vacui), cercando di coprire a più ampio spettro tutte quelle condotte associative di ‘promozione, costituzione, organizzazione, direzione e finanziamento’ (art. 270 bis c.p.), ma anche la mera ‘assistenza agli associati’ (art. 270 ter), ossia la condotta ‘esterna’ di favoreggiamento a tutti i livelli (rifugio, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione); e, altresì, le ulteriori attività finalizzate ad ‘arruolare’ soggetti ‘”per il compimento di atti di violenza o sabotaggio con finalità di terrorismo” (art. 270 quater).

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E ancora, risultano contra ius, “l’organizzazione, il finanziamento ed il propagandare’”, viaggi in territorio estero ‘per il compimento di condotte con finalità di terrorismo’ (art 270 quater.1), così come ‘”’addestramento o il fornire istruzioni sulla preparazione o l’uso di materiali esplosivi ed armi da fuoco, sostanze chimiche e batteriologiche, nonché altra tecnica per il compimento di atti di violenza o sabotaggio’” ( art. 270 quinques), sempre con finalità di terrorismo.

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Attualmente, accanto alla preoccupazione per il rientro dei combattenti stranieri nei territori dell’Isis (foreign fighters), si è creato un nuovo timore nel nostro Stato: il pericolo che si annidino nelle carceri soggetti detenuti di religione musulmana che abbiano abbracciato la ‘causa dell’Isis’ e che compiano proselitismo all’interno delle stesse. Trattasi del (nuovo) pericolo di radicalizzazione nelle carceri. “Sono 19 i detenuti di fede islamica radicalizzati e ristretti in apposite sezioni, mentre circa 200 sono gli ‘attenzionati’[8]”, questi i dati dell’anno precedente contro gli attuali: “Sono 170 i detenuti sottoposti a specifico monitoraggio, a cui se ne aggiungono 80 attenzionati e 125 segnalati, isis mosulper un totale di 375 individui a vario titolo radicalizzati[9]”. Quindi il pericolo ‘terrorismo internazionale’ non è assolutamente debellato, dovendosi necessariamente ‘tenere alta la guardia’. Come tutelarsi? Personalmente ritengo che a questa domanda non esista una risposta univoca, ma sicuramente attraverso una peculiare attività di prevenzione dei nostri apparati di intelligence, un controllo capillare del territorio da parte delle Forze dell’Ordine – come accaduto con l’arresto del terrorista un mese fa -, e una attenzione particolare negli istituti di pena e alle frontiere (ovvero nelle località ove sbarcano persone bisognose di aiuto –all’interno delle quali potrebbero sempre annidarsi soggetti con intenzioni bellicose).

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Ed ancora, un controllo accurato delweb ed una politica, pur difficile, che eviti situazioni di emarginazione da parte di queste persone giunte e stabilizzatesi nel nostro territorio o di ‘seconda generazione’, relegandole in zone o quartieri, così come accaduto in Francia o in Belgio, e così fomentando, indirettamente, una avversione per lo Stato ospitante o comunque di nascita, dove il potenziale proselitismo finalizzato al jihad potrebbe trovare un terreno fertile. Risultano oggi più che mai attuali le parole pronunciate dall’ex magistrato Ferdinando Imposimato, nel corso di un’intervista nel lontano 1986, contro il terrorismo: “Quali rimedi? A mio avviso occorre elaborare una risposta diversa da quella ideata ed attuata per il terrorismo negli anni ’70: in questa fase occorre una strategia differenziata a seconda che si tratti di terrorismo interno o terrorismo internazionale. Per il terrorismo interno […] Una diversa azione s’impone per il terrorismo internazionale, specie di matrice mediorientale. Occorre riconoscere che l’arresto e anche le dure condanne dei terroristi non hanno alcun potere deterrente […] I militanti di questi gruppi mediorientali prevedono e spesso desiderano di morire nell’azione terroristica […] Allora che fare? Occorre cercare di risolvere il problema sul piano politico agendo politicamente ed economicamente sui Paesi che alimentano il terrorismo [..][10]”.

 

*Alessandro Continiello,

Avvocato del Foro di Milano e Presidente del comitato locale della LIDU

(esperto in diritto penale, criminologia forense, analisi della scena del crimine; intelligence, relazioni internazionali, terrorismo)

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[1] Tratto da: “Iraq, una guerra senza faccia” di B. Valli, sul sito www.repubblica.it 08/02/2007

[2] Trad.: I barbari ignorano il diritto delle genti e anche i fondamenti dei diritti umani. Tratto da “La civiltà romana” sul sito www.romanoimpero.com

[3] Tratto da: “Ancora considerazioni sui rapporti fra terrorismo e giurisdizione”, in Difesa Penale, ed. Bucalo, Latina, anno IV, gennaio-marzo 1986, di G.V. Mura

[4] Il discrimen può esser dato con l’utilizzo della bomba A (o bomba atomica/nucleare) nell’agosto del 1945 da parte degli Americanilibia

[5] Si potrebbe dire dalla fatidica data dell’11 settembre 2001 con l’attacco alle Torri gemelle

[6] Tratto da: “Terrorismo e indottrinamento. Anatomia della fattispecie alla luce di una recente pronuncia della Corte di Cassazione” di A. Continiello, sul sito www.giurisprudenzapenale.com del 26/01/2017

[7] Per un approfondimento: “Qual è la differenza tra musulmani sunniti e sciiti?” sul sito www.internazionale.it del 05/01/2016

[8] Tratto da: “Carceri. Antigone: In italia 19 detenuti radicalizzati..” sul sito www.ilfattoquotidiano.it del 15/02/2016

[9] Tratto da: “Mettere al centro i diritti per combattere la radicalizzazione in carcere” di P. Gonnella sul sito www.openmigration.org del 25/01/2017

[10] Tratto da una intervista al Corriere della Sera del 27/03/1986 in Difesa Penale cit.

Mario Soldati, pioniere del gusto. Conferenza al “Pannunzio”

Mario_Soldati_02Sabato 11 febbraio alle ore 17, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Monica Mercedes Costa, premio “Mario Soldati” 2016, autrice di un importante saggio su “Letteratura e cibo nel Novecento: Mario Soldati”, terrà una conferenza, integrata da proiezioni, sul tema: ALLA RICERCA DEI CIBI GENUINI E DEI VINI SINCERI SULLE ORME DI MARIO SOLDATI. Interverrà Giorgio Soldati. Un omaggio al giornalista – scrittore Mario Soldati che ebbe per primo  l’ardire di promuovere il cibo ed il vino al ruolo di protagonisti, dettando i fondamenti di quella cultura del territorio di cui molti gli sono debitori.

L’Istituto Artusi vola in Brasile

L’Artusi vola Oltreoceano. L’Istituto Alberghiero di Casale Monferrato, proseguendo nel percorso di ampliamento delle proprie attività didattiche ha da qualche mese avviato il progetto “L’Artusi va al mare” che – partito con la festività dell’8 dicembre all’Hotel Regina Mundi di Pietra Ligure (in Provincia di Savona) – entrerà a pieno regime la prossima primavera consentendo alle brigate di cucina e di sala, formate dagli allievi e coordinate dai docenti dell’Istituto, di maturare una notevole esperienza sul campo.

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Oltre a questa innovativa sperimentazione unica in Italia, a confermare la crescita dell’Istituto, ci sono i risultati pubblicati negli ultimi due anni sul portale Eduscopiolavoro della Fondazione Agnelli e i successi professionali ottenuti nel mondo del lavoro dagli ex allievi, alcuni dei quali lavorano presso chef stellati o in strutture alberghiere di prestigio in Italia e all’estero. Per tutti questi risultati l’Istituto è stato valutato ed individuato come modello d’eccellenza tra le scuole alberghiere Italiane, e di conseguenza è stato coinvolto in un progetto Internazionale. Il Dirigente dell’Istituto Artusi, Claudio Giani ed il docente di cucina Paolo Pozzuolo, si recheranno in Brasile dal 12 al 20 febbraio, nello stato federale del Paranà, per partecipare allo studio di fattibilità ed alla progettazione di un Istituto Alberghiero in terra Brasiliana. Nell’occasione verrà, dunque, messo a frutto in termini di consulenza il know – how che è stato acquisito nel corso degli anni da parte dell’Istituto Alberghiero, grazie alle esperienze didattiche maturate in aula, nei laboratori, nei servizi esterni, nei programmi sperimentali, a dimostrazione che la scuola è ormai apprezzata per la sua attività a livello non solo nazionale, ma anche Internazionale.

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L’Istituto Alberghiero Artusi è a Casale Monferrato in corso Valentino 95.

Per informazioni telefonare 014273722 oppure tramite mail segreteria@istitutoartusi.it