redazione il torinese

Torino: Conapo, più uomini per sicurezza eventi, modificare decreto

Antonio Brizzi, segretario generale Conapo sindacato autonomo dei vigili del fuoco afferma in una nota: “I fatti di Torino facciano riflettere tutti coloro che si occupano di sicurezza a partire dal Ministro dell’Interno che ne è l’autorità nazionale. Riteniamo di fondamentale importanza aumentare il numero dei vigili del fuoco presenti sul posto nei servizi di vigilanza durante eventi e manifestazioni ad alta affluenza. Non è possibile che per un evento ad alto afflusso come quello di Torino, con oltre 30 mila persone assembrate, siano previsti per decreto solo 10 vigili del fuoco in servizio dedicato sul posto. Tutti abbiamo visto quanto sono stati provvidenziali sia come soccorritori sia per evitare peggiori conseguenze. Per questo, in aggiunta alle varie contromisure, chiediamo al ministro Minniti di modificare il decreto e aumentare il numero minimo obbligatorio di vigili del fuoco nei servizi di vigilanza, non siamo più in tempo di pace almeno dal punto di vista emotivo e non c’e’ spesa o spending review che possano giustificare una insufficiente sicurezza dei cittadini Italiani”.

 

(foto: il Torinese)

 

 

 

Piazza San Carlo, colpa del panico? Anche, ma bisogna saperlo prevenire

L’OPINIONE

di Pier Franco Quaglieni

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La Sindaca Chiara Appendino sui fatti  di piazza San Carlo del 3 giugno ha letto,  davanti al Consiglio comunale,   una relazione piuttosto concisa ed incerta  in cui non c’è spazio per l’autocritica;una relazione che non fa che recepire il resoconto del comandante dei Vigili urbani, tanto apparentemente  puntigliosa quanto giocata tutta in difesa. Appare chiaro che qualcosa non ha funzionato. O magari parecchie cose non hanno funzionato. Sarà la Magistratura a valutare e noi attendiamo che essa svolga il suo lavoro in serenità. Forse una Commissione comunale  d’inchiesta,sotto altri punti di vista doverosa e forse anche utile,potrebbe intralciare il lavoro dei magistrati. E’ meglio attendere. Sotto un profilo politico, però, il giudizio che si può dare,fatte salve le eventuali conseguenze giudiziarie,è necessariamente negativo. Da oggi sarà più difficile organizzare grandi eventi a Torino e già questo è un arretramento.Questa è la città delle Olimpiadi invernali,delle Ostensioni della Sindone,delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, degli incontri oceanici con i papi in piazza Vittorio. L’immagine della sicurezza e dell’accoglienza della città è stata gravemente vulnerata. Le piazze auliche vanno in futuro preservate :i venditori di cioccolata non possono pretendere di usare piazza San Carlo, la stessa invasione della città da parte del Salone del gusto appare discutibile. Piazza Vittorio è stata storicamente l’unica piazza che si presti per molti eventi. Piazza San Carlo e piazza Castello non sono idonee. Prevedere anche solo il semplice sfollamento ordinato  di 30mila persone da piazza San Carlo  diventa un problema,al di là dei cocci di bottiglia e dei venditori abusivi che qualcuno non ha controllato in modo adeguato,vista la vendita di un numero altissimo di bottiglie.

 

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Il ministro Minniti ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza del compito,come spesso dimostrano i vecchi comunisti che hanno appreso fin da piccoli i rudimenti della politica che è anche arte di governo. Il “nuovo”  non sempre coincide con il meglio o anche solo con il buono. Mi è sembrata fuori luogo la “predica” accorata di Mons. Nosiglia che anche in questa circostanza ha voluto dire la sua,senza aggiungere una riflessione di particolare rilevanza. Il tentativo di colpire il Prefetto Saccone mi sembra piuttosto spregiudicato e, allo stato, privo di fondamenti.Saccone è uomo delle istituzioni con una grande esperienza alle spalle,sempre vigile ed attento nell’esercizio delle sue funzioni.Meglio di tanti suoi predecessori. Appare anche fuori luogo cogliere l’occasione per cercare di dare una spallata alla Giunta Appendino che però non può non assumersi le sue responsabilità. Il solo fatto che la sindaca  intenda lasciare la delega alla sicurezza evidenzia un disagio.Molto importante sarà  vedere a chi la delega verrà affidata. Nella squadra attuale pochi, pochissimi sembrano all’altezza.  La tesi secondo cui il panico è il solo responsabile non regge  perché semmai, in epoca di terrorismo,è indispensabile prevenire il panico.Non è cosa da poco,ne conveniamo,ma il futuro non può riservarci la tranquillità dell’ordinaria amministrazione. Torino ha bisogno di ben altro.

 

(foto: il Torinese)

Ecco come rinasce il Movimento per la Pace

A colloquio con i promotori Giampiero Leo, Walter Nuzzo e Paolo Candelari: “riteniamo che il nostro lavoro debba andare in profondità nelle coscienze e, grazie a un impegno sia educativo che di testimonianza, creare e produrre, finalmente, una mentalità e una politica di pace e giustizia, nella sicurezza. In questo senso, oltre alle guerre, condanniamo e ci opponiamo senza riserve al terrorismo”

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Giampiero Leo, i giornali scrivono che è “rinato il movimento per la Pace”, ma anche che ha caratteristiche molto diverse dal passato. Lei, che è uno dei principali protagonisti di questa rinascita, può illustrarci meglio la situazione?

 

Premesso che ho una grande stima per tutti coloro che, in buona fede, si sono battuti in passato nei movimenti pacifisti, è indubbio che il quadro complessivo è molto cambiato. Oggi, il movimento, almeno come si sta configurando in Piemonte, è sicuramente e convintamente pluralista e trasversale, nel senso che non è guidato da una cultura egemone, ma è animato da donne e uomini con storie convinzioni e sensibilità diverse, ma altresì molto convinte della necessità di un percorso unitario, di un “camminare insieme”. A proposito di questo ultimo motto, bisogna infatti sottolineare che, ovviamente nel pieno rispetto delle posizioni di tutti, oggi vi è una forte presenza di una componente religiosa. Per “componente” non si intende una corrente o una Chiesa specifica, ma l’apporto che, per esempio, è dato dal nostro coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”. Questa realtà, lo ricordo, comprende decine di associazioni e rappresentanti di praticamente tutte le confessioni religiose presenti in Piemonte. In dialogo, e in sintonia con esperienze simili, (come l’autorevole “Comitato interfedi”, le varie esperienze di dialogo

interreligioso, da quello bilaterale a quelle multilaterali ecc. ) cerchiamo di dare un contributo di non violenza, rispetto, amore alla vita e al bene comune. Per esplicitare meglio questi concetti, provo a ricorrere ad alcuni esempi: se negli anni 70 gran parte del movimento pacifista era tendenzialmente anti americano e anti occidentale, ed aveva riferimenti in leaders “terzo mondiali”, fra i quali anche Castro, oggi, invece, l’atteggiamento non vuol essere assolutamente partigiano, e come massime figure di ispirazione contemporanea, pensiamo a Papa Francesco, al Maestro Daisaku Ikeda, al Dalai Lama. In un certo senso, quindi, ci ricolleghiamo, superando – la fase ideologica degli anni 70 –   ai grandi maestri storici come Ghandi e Marthin Luter King. Se dovessimo, poi pensare a qualche figura italiana, mi verrebbero da citare personalità quali Capitini, La Pira, Chiara Lubich e Mons. Luigi Giussani. Concludendo, penso che il nostro lavoro debba andare in profondità nelle coscienze e, grazie a un impegno sia educativo che di testimonianza, creare e produrre, finalmente, una mentalità e una politica di pace e giustizia, nella sicurezza. In questo senso, oltre alle guerre, condanniamo e ci opponiamo senza riserve al terrorismo. Coerentemente – anche se questo può sembrare un aspetto molto minore – auspichiamo un metodo e una prassi non violenta e aggressiva, anche nelle relazioni sociali e politiche, rigettando il sistema della denigrazione, delegittimazione, insulto dell’avversario o del diverso, perché sappiamo che la prima rivoluzione deve avvenire nelle coscienze e nei cuori delle persone.

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 Walter Nuzzo, l’appello che state lanciando è rivolto al Governo Italiano, affinché decida di partecipare ai lavori ONU del prossimo 15 Giugno, per un trattato che porti all’abolizione totale delle armi nucleari nel mondo. Lei, che rappresenta un movimento particolarmente – e da lungo tempo – impegnato su questo tema, può descriverci le ragioni e gli obiettivi della vostra mobilitazione?

 

 

Per quanto riguarda le ragioni, il movimento Senzatomica, promosso dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, si ispira alle Proposte di Pace, inviate ogni anno alle Nazioni Unite, dal terzo presidente della Soka Gakkai, Daisaku Ikeda. Per questi motivi è nato in Italia il movimento “Senzatomica-trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, che sta attualmente lavorando, di concerto con le Istituzioni cittadine e regionali, – in primis con il “Comitato diritti umani della Regione Piemonte – per portare a Torino la mostra multimediale “Senzatomica” nei mesi di Ottobre e Novembre prossimi.Il nostro auspicio è che l’Italia diventi uno dei paesi leader dei negoziati ed esprima tutto il suo potenziale di creatività e capacità diplomatica nella ricerca di un nuovo paradigma di sicurezza globale che promuova la comprensione reciproca e si lasci alle spalle la logica obsoleta della deterrenza nucleare fondata sulla sfiducia reciproca. L’Italia ha già mostrato, in importanti occasioni, capacità di leadership, guidando e partecipando attivamente ad azioni politico-diplomatiche quali la moratoria sulla pena di morte, la messa al bando delle mine antiuomo e delle bombe a grappolo: qui stanno la cultura e la storia di cui andiamo fieri. Ora c’è la possibilità di scrivere un’altra grandiosa pagina di Storia, nella quale l’Italia può manifestare il senso più alto della propria tradizione umanistica, ponendo al centro della propria azione l’essere umano e contribuendo in modo significativo a porre fine alla negazione della dignità della vita perpetrata tramite le armi nucleari (anche quando non vengono usate).

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Chiediamo infine a Paolo Candelari, Walter Nuzzo e Giampiero Leo:

Il vostro movimento, molto più pluralista, unitario e trasversale, rispetto a quello degli anni 70 del secolo scorso, come si pone di fronte alla politica e alle istituzioni?

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PAOLO CANDELARI:

Il mio movimento (MIR – Movimento internazionale della Riconciliazione MN – Movimento Non violento) è stato positivamente sorpreso dall’iniziativa di alcuni Paesi di andare oltre il trattato di non proliferazione delle armi nucleari e di proporre di metter al bando le armi atomiche, così come lo sono già le armi chimiche, le mine antiuomo ed altre. Tale proposta è stata votata da 139 Paesi all’assemblea generale dell’O.N.U. ed oggi ci stiamo avvicinando al traguardo. Ciò che ha sorpresi, è stata la posizione del governo Italiano di votare contro ad ottobre e di non partecipare al tavolo dei negoziati adesso. E’ stato per questo che ci siamo chiesti cosa potevamo fare, e abbiamo proposto l’appello alle nostre autorità, che poi ha avuto il sostegno di tante associazioni della società civile.Da sempre abbiamo un rapporto positivo e di partecipazione nei confronti delle istituzioni. I movimenti e le persone che si ispirano alla non violenza hanno sempre avuto come valore fondamentale quello della   partecipazione attiva alle vicende politiche e sociali: basti pensare al fondatore del MN Aldo Capitini e le sue numerosissime iniziative “politiche”. Come movimento ci teniamo però a mantenere la caratteristica si soggetto della società civile. Nel caso in questione noi ci rivolgiamo alle istituzioni, alle forze politiche, che sono presenti e determinanti nei processi decisionali, evitando le recriminazioni, ma suggerendo le modifiche che riteniamo indispensabili.Possiamo pertanto definirci un movimento non politico, ma tutt’altro che antipolitico. Speriamo, con questo nostro appello, di essere ascoltati, perché pur piccoli, siamo coscienti di rappresentare, in questo caso, le esigenze profonde dell’umanità e di larga parte dell’opinione pubblica.

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WALTER NUZZO:

 Credo che il nascente “Movimento per la pace”, possa prendere a paradigma l’esempio fornito dal Movimento interconfessionale “Noi siamo con voi”. Questo coordinamento è nato con l’intento di lavorare in strettissima collaborazione con il Comitato dei Diritti Umani della Regione Piemonte e con tutte le Istituzioni cittadine e regionali, al fine di realizzare iniziative di pubblica utilità, tentando di fornire un’informazione corretta o esprimendo forme di solidarietà su vari problemi che affliggono la società contemporanea. Ricordo a questo proposito che, oltre alla petizione al Governo Italiano sul tema delle armi atomiche, sono moltissime le iniziative realizzate. Solo per citare le più recenti : la marcia a sostegno delle vittime di persecuzioni religiose, la “preghiera per la pace” del 1 Gennaio scorso al Sermig che ha visto la partecipazione della Sindaca Appendino, il convegno “Lo Straniero”, presentato dal Pres. Laus nella sala del Consiglio Regionale. Stiamo altresì lavorando, in collaborazione con il Comitato dei Diritti Umani e con l’assessore alle Pari Opportunità Dott. Giusta, alla realizzazione del convegno “Islam contro Islamismo” nel quale verranno trattati i temi del fondamentalismo islamico e della radicalizzazione, con l’impegno in prima persona dei punti di riferimento delle comunità musulmane della nostra città. Quanto qui descritto esprime con assoluta chiarezza la nostra concezione, completamente positiva, del rapporto che desideriamo avere con la politica e le istituzioni. Infine voglio testimoniare che il lavoro fin qui svolto ha permesso di stringere sinceri legami di amicizia con tutti i componenti del movimento, dimostrando che si possono promuovere insieme gli stessi valori anche con modalità, credo religioso e convinzione politica diversi.

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GIAMPIERO LEO:

Le affermazioni fatte, e le iniziative citate dagli amici Nuzzo, Candelari e da me, credo rappresentino la migliore risposta.Tutti noi riteniamo che il ruolo della politica e delle istituzioni sia fondamentale, e per questo cerchiamo con loro un rapporto corretto e sinergico. Ho anche il piacere di poter sottolineare che il nostro convincimento è stato, a Torino e in Piemonte, rafforzato dalla attenzione riscontrata a vari livelli, da quello istituzionale a quello di esponenenti politici. In particolare è doveroso citare l’operato del Presidente del Consiglio Regionale Mauro Laus, che ha personalmente voluto la nascita del “Comitato per i Diritti Umani”, ed ha fatto di questo un esempio per il Paese ed un volano per le realtà civili e sociali – la nostra, come tante altre – che si battono per un mondo più giusto e più umano.

 

 

 

 

Ciao, Piemonte: la biblioteca Dionisotti finisce a Lugano

Di Pier Franco Quaglieni

Carlo Dionisotti  ( 1908 – 1998) è stato uno dei maggiori storici della Letteratura italiana del secolo scorso. C’è chi lo considera il Francesco de Sanctis del ‘900 e certamente i suoi libri sono dei  pilastri della storiografia letteraria,oltre che opera di raffinatissima erudizione filologica . È stato un piemontese di Romagnano Sesia  che è anche vissuto ed ha insegnato a Torino. Fu forse la vittima più illustre dei giochi accademici che non gli riconobbero i titoli per una cattedra in una università italiana. A Torino e a Roma aveva insegnato nelle scuole superiori, come capitò a Sapegno e a Momigliano che poi ebbero la cattedra universitaria. La mediocrità di Pastonchi non permetteva a studiosi come Carlo di emergere.

Dovette emigrare a Londra dove insegno’ per tanti anni al Bedford College.Fu una grande ingiustizia. In parte motivata da ragioni politiche che lo portarono ad essere un isolato in Italia. Gobettiano fin da giovanissimo , seppe vedere i limiti di Gobetti e l’evidente ossimoro della “Rivoluzione liberale “: i rivoluzionari sono quasi sempre illiberali ,mentre i liberali non sono per loro natura rivoluzionari ,ma riformisti. Antifascista per profonda convinzione, discepolo ideale di Benedetto Croce e della sua “Religione della libertà ” , milito’ nella Resistenza e nel partito d’azione di cui però vide e denuncio’ tutti gli errori e i limiti. Il giacobinismo non poteva trovare in lui consenso e tanto meno Carlo  poteva seguire molti  suoi amici  nella loro fuga  interessata verso il partito comunista.

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Dionisotti non poteva seguire Luigi Russo o Natalino Sapegno nel loro tentativo di coniugare insieme Croce e Gramsci. Lascio’ la casa editrice Einaudi  per dissensi con i marxisti Salinari e Muscetta . Dionisotti si allontanò da Croce per aprire nuove strade alla storiografia letteraria ,ancorandola alla geografia, come indica il suo titolo più importante: “Geografia e storia nella letteratura italiana “.  In tempi più recenti ,negli anni della contestazione, fu fermissimo nel condannare l’estremismo di sinistra che sfociò nel terrorismo, denunciando i cedimenti di uomini come Guido Quazza che vollero vedere nei contestatori i continuatori di una Resistenza tradita. Pur vivendo a Londra,fu consapevole di quanto accadeva in Italia e stette dalla stessa parte di Franco Venturi e di Aldo Garosci nell’ evidenziare costantemente  i pericoli antidemocratici  e illiberali insiti  nel ’68. Furono quegli uomini e maestri a far capire a me ,giovane universitario ,da che parte stare. Ogni anno durante le vacanze tornava nella vecchia casa di Romagnano Sesia ,a Torino e a Varigotti nella villa della famiglia della moglie, Marisa Pinna Pintor. La mia amica Jole Pinna Pintor ,donna intelligente e bizzarra, sua cognata, fece  spesso da tramite nel nostro rapporto .Ricordo le grandi cene di pesce alla” Muraglia “di Varigotti in cui il taciturno maestro si animava e parlava di tante storie italiane senza  filtri.

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La sua intransigenza morale  e il livello altissimo della sua cultura gli consentivano di parlare liberamente  di uomini e avvenimenti spesso  meschini che hanno purtroppo  costituito parte della storia intellettuale italiana . Mario Soldati che fu suo compagno di scuola, era uno dei  pochi con cui  Carlo era rimasto in contatto e partecipai ad alcuni incontri a Tellaro  nella villa di Mario  che restano davvero indimenticabili. Si vedeva cosa significasse lo sfavillio dell’intelligenza  supportata dalla cultura e dall’amore vero  per la libertà. Tra i professori, solo Bianca Montale e Raimondo Luraghi  si sono rivelati così lontani dalle convenienze accademiche come lo fu Dionisotti  .Invitato a Torino da Loris M. Marchetti, tenne anche una lectio  magistralis al centro “Pannunzio”  su Benedetto Croce. Lui la definì una “conferenzina” ,ma era molto di più. Il sindaco Zanone, su mia proposta ,gli conferì il Sigillo civico di benemerito della Città. Fu l’unico riconoscimento italiano che il grande studioso ebbe in Italia. Era davvero un isolato che metteva in imbarazzo i nuovi baronetti rossi che avevano conquistato una cattedra per meriti  più politici che scientifici. La  famiglia, alla  morte dì Dionisotti decise di donare la sua biblioteca (diecimila volumi) all’università del Piemonte  orientale  di Vercelli , un’istituzione che non mi ha mai  molto convinto anche per alcuni suoi docenti che  altrove, forse ,non avrebbero mai avuto una cattedra.

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Ovviamente Vercelli non è un’anomalia perché tante  città di provincia hanno avuto una sede universitaria per pressione degli enti locali, degli industriali, della politica e dello stesso mondo accademico e gli immeritevoli e i mediocri in cattedra ci sono purtroppo in ogni ateneo italiano e  non italiano . Sarebbe un discorso lungo che ci porterebbe ad analizzare il decadimento dell’istituzione universitaria, divenuta sempre più simile ad un liceo. Ebbene ,l’università di Vercelli non ha accolto, malgrado gli impegni precedentemente assunti, la donazione della famiglia Dionisotti perché avrebbe voluto spezzettare la biblioteca del maestro: una vera assurdità. Non ci risulta che la Regione Piemonte  abbia fatto un passo per difendere il  patrimonio librario  di un grande piemontese che pago’ in vita il non allineamento alle vulgate. Così  la biblioteca è finita a Lugano nella locale Università  accolta con tutti gli onori. Un’ultima offesa  da parte italiana e piemontese,  per l’esule Dionisotti che aveva seguito a Londra un altro illustre piemontese, controcorrente e dimenticato  , Giuseppe Baretti .  Anche la sua biblioteca ha trovato ospitalità all’estero. Come già era accaduto a due altri” irregolari” come Prezzolini e Flaiano. A Lugano trovavano rifugio in passato gli anarchici, oggi trovano  accoglienza  i lasciti di grandi italiani ,non riconosciuti in patria. Che tristezza !

Donna Allegra Agnelli Socio Onorario del Rotary Club Torino Lagrange

Il Rotary Club Torino Lagrange conferisce a Donna Allegra Agnelli l’onorificenza di Socio Onorario. La cerimonia di consegna del riconoscimento avverrà mercoledì 7 giugno 2017, nel corso di una cena di gala presso il Ristorante “Del Cambio” di Torino. Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Vice Presidente nazionale dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e Presidente del Royal Park i Roveri, si dedica da sempre ad attività filantropiche, prima tra tutte la lotta contro le malattie tumorali. Nel 2004 ha ricevuto la laurea honoris causa in medicina veterinaria, per l’intensa attività svolta a favore della tutela del benessere degli animali. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’ha premiata nello stesso anno con la Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica, in occasione della Giornata Mondiale della Sanità, e nel 2005 con il Premio della Pace. “Siamo onorati di conferire a Donna Allegra Agnelli questo importante riconoscimento – afferma Riccardo Ruscalla, Presidente del Rotary Club Torino Lagrange – per la dedizione e l’impegno pragmatico che da sempre caratterizzano il suo operato, messo in campo a favore delle diverse attività filantropiche, della ricerca sanitaria e della pace, e che rispecchiano a pieno i valori del Rotary.” Il Rotary Club Torino Lagrange è un Club dinamico e i suoi soci, con età media di 33 anni, si sono già distinti nelle rispettive professioni. Il Club si pone obiettivi importanti di service ed ha realizzato negli ultimi anni concrete attività a favore del territorio: è sponsor del Premio Nazionale Certamen, sostenuto anche da Oxford e Cambridge University, Unipol Assicurazioni e dal Ministero dell’Istruzione; ha sostenuto l’ampliamento del reparto di Neonatologia dell’Ospedale Sant’Anna di Torino; ha inoltre finanziato borse di studio per studenti meritevoli del Politecnico di Torino, nonché la prima borsa di studio su Torino con la Fondazione Mike Bongiorno. Per ulteriori informazioni: www.rotarytorinolagrange.it

“Forza Kelvin, siamo con te”. L’affetto dei compagni di classe

Un gesto di affetto e solidarietà. I compagni di classe del bimbo di sette anni ferito sabato sera in piazza San Carlo hanno scritto questo messaggio alle finestre della II B della scuola:  “Forza Kelvin, siamo con te”. L’istituto è la primaria Maria Montessori di Borgo San Pietro, frazione di Moncalieri, dove il piccolo studia e abita con la famiglia.

“Evanescenze liquide”

In occasione del bicentenario della Fondazione della Diocesi di Nicosia (Enna), Nadia Presotto presenta la sua  mostra personale “Evanescenze liquide” acquarelli e oli che ritraggono delicati e suggestivi angoli del Piemonte ed in particolare del Monferrato.

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Palazzo Riggio, Nicosia (Enna) dal 10  al 18 giugno 2017.

Orari 10-12,30 —– 16,30-20,30

Piazza San Carlo, l’intervento volontario della Croce Verde Torino

La Croce Verde Torino sente l’obbligo di relazionare autorità e cittadini in merito all’intervento volontario attuato nella notte del 3 giugno 2017, nella piazza San Carlo, gremita da cittadini che assistevano alla trasmissione della finale della Uefa Champions League fra la Juventus ed il Real Madrid.


L’assistenza sanitaria sul posto era stata affidata ad Associazione non aderente all’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), presente con quattro autoambulanze, implementate da P.M.A. (postazione medica avanzata composta da tenda presidiata da medico ed infermiere), con il supporto di venti volontari della Protezione Civile, istituzionalmente non adibiti all’assistenza sanitaria. Alle ore 22,30 circa, per ragioni da accertare, la folla occupante la piazza iniziava a muoversi scompostamente al fine di sottrarsi a potenziale pericolo poi rivelatosi inesistente, travolgendo persone e cose, prima fra tutte la postazione medica avanzata, con un fuggi-fuggi generale che provocava la caduta al suolo di numerosissime persone, molte delle quali vittime di fenomeni di schiacciamento e di ferite da taglio causate dai cocci delle bottiglie di vetro presenti nella piazza. Sul posto era presente volontario soccorritore della Croce Verde di Torino, nell’occasione adibito al coordinamento della Protezione Civile come Funzionario della Polizia Municipale, il quale si poneva immediatamente in contatto con il Direttore della Centrale operativa 118, con il Direttore dei Servizi della Croce Verde Torino e con il Delegato della Croce Rossa Italiana, segnalando la gravità della situazione e l’opportunità di attivare i protocolli previsti per le maxi emergenze 118. Nel frattempo personale volontario della Croce Verde Torino affluiva spontaneamente presso la sede di via Dorè, consentendo l’immediato invio sul posto di cinque autoambulanze nonché la prestazione di adeguato soccorso presso la sede stessa della Croce Verde Torino ad oltre cento feriti lievi, lì giunti con propri mezzi. In seguito, superate le prime difficoltà di liberare le vie di accesso ad entrambi i lati della piazza San Carlo, giungevano sul posto numerosissimi mezzi della Croce Verde Torino, di altre pubbliche assistenze Anpas e della Croce Rossa che, coordinati dal medico della postazione avanzata, effettuavano mirati servizi di ricovero degli infortunati.I dati in nostro possesso confermano il transito presso i vari ospedali di: 6 codici rossi; 35 gialli e circa 1.200 tra codici verdi e bianchi. Con la presente comunicazione s’intende fornire elementi di valutazione a chi di competenza e non già sollecitare riconoscimenti, rientrando l’opera prestata dai volontari nella loro istituzionale attività di soccorso ed assistenza socio-sanitaria.

 

 Torino, 5 giugno 2017

Paolo Romagnoli – Consigliere Croce Verde Torino Delegato alla comunicazione

(Foto di Claudio Benedetto – www.fotoegrafico.net)

Inchiesta per lesioni plurime. Appendino: “Stretta sugli abusivi”. Opposizioni all’attacco

Un procedimento penale per lesioni plurime e  anche per  possibili “omissioni” è stato aperto ufficialmente dalla procura di Torino, mentre la sindaca Chiara Appendino riferiva in Sala Rossa  sulla drammatica notte in piazza San Carlo: “Siamo rimasti profondamente colpiti – ha detto ai consiglieri –  non solo perché un momento di festa si è trasformato in terrore e sofferenza, ma perché la ragione, che in un primo momento era stata collegata ad atti scellerati di pochi incoscienti perpetrati in un clima di incertezza globale, ora resta ancora ignota”. Poi la sindaca affronta il tema dei venditori abusivi che, a causa dei cocci delle bottiglie da loro vendute in piazza, sono stati la causa principale di tanti feriti. Un problema, dice la prima cittadina  che deve “essere affrontato soltanto con ulteriori azioni di prevenzione e repressione, che devono essere condivise da tutte le forze dell’ordine”. Intanto scoppia la polemica politica. “E’ necessario chiarire tanti aspetti ancora oscuri: il diffuso abusivismo di bevande fin dal mattino, l’assenza di un’ordinanza di divieto del vetro, aspetti di pubblica sicurezza e il ruolo della polizia municipale”. Lo dichiarano i segretari regionale e provinciale del Partito democratico, Davide Gariglio e Fabrizio Morri, al termine di una riunione avvenuta con i parlamentari piemontesi presso la sede del PD in via Masserano a Torino. “Quello accaduto in Piazza San Carlo – continuano – è una pagina drammatica per Torino, resa possibile da una somma di errori gravissimi. Le responsabilità della sindaca Appendino sono evidenti: a partire dalle sue deleghe, sia quella alla polizia municipale e sicurezza sia quella ai grandi eventi. La Sindaca – rimarcano – avrebbe potuto invocare i nuovi poteri che il decreto Minniti prevede sulla sicurezza urbana, sarebbe bastato porre la priorità al Comitato per l’ordine e la sicurezza che la stessa Sindaca presiede insieme al Prefetto di Torino”. Secondo Piero Fassino, predecessore della Appendino: “la gestione della piazza per la finale Champions è stata affrontata con superficialità, richiamandosi solo all’ordinarietà, quando invece erano necessarie misure straordinarie”. “Ciò che è successo dimostra che Sindaco, Questore e Prefetto non sono in grado di fare il proprio mestiere”, sostiene invece il leader leghista Matteo Salvini ai microfoni di Radio Cusano Campus. Per il capogruppo di Forza Italia, Osvaldo Napoli “bisognerà attendere gli sviluppi della vicenda giudiziaria per trarre le giuste conclusioni”. In un post su Facebook la sindaca ha poi scritto:voglio ancora una volta esprimere a nome mio e della Città di Torino tutta la vicinanza ai feriti, in particolare ai più gravi ancora in ospedale. E, ovviamente, un profondo ringraziamento a tutte le forze dell’ordine, al personale sanitario, ai taxisti, agli autisti GTT e a tutti i cittadini che hanno dato supporto per affrontare l’emergenza. La Questura è al lavoro per determinare l’esatta dinamica dell’accaduto”

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(foto: il Torinese)

PIAZZA SAN CARLO, PD: “ANCORA ASPETTI OSCURI, APPENDINO EVIDENTI RESPONSABILITA'”

“E’ necessario chiarire tanti aspetti ancora oscuri: il diffuso abusivismo di bevande fin dal mattino, l’assenza di un’ordinanza di divieto del vetro, aspetti di pubblica sicurezza e il ruolo della polizia municipale”. Lo dichiarano i segretari regionale e provinciale del Partito democratico, Davide Gariglio e Fabrizio Morri, al termine di una riunione avvenuta con i parlamentari piemontesi presso la sede del PD in via Masserano a Torino. “Quello accaduto in Piazza San Carlo – continuano – è una pagina drammatica per Torino, resa possibile da una somma di errori gravissimi. Le responsabilità della sindaca Chiara Appendino sono evidenti: a partire dalle sue deleghe, sia quella alla polizia municipale e sicurezza sia quella ai grandi eventi. La Sindaca – rimarcano – avrebbe potuto invocare i nuovi poteri che il decreto Minniti prevede sulla sicurezza urbana, sarebbe bastato porre la priorità al Comitato per l’ordine e la sicurezza che la stessa Sindaca presiede insieme al Prefetto di Torino. Riempire una piazza di persone – sottolineano – senza vietare la vendita di bottiglie di vetro, indirizzando le persone verso un solo maxischermo, non come nel 2015 che erano due, e senza prevede adeguate vie di fuga hanno rappresentato le condizioni peggiori per creare una situazione drammatica. Fare copia incolla di delibere del 2015, senza una dovuta valutazione delle circostanze attuali, non assolve l’amministrazione attuale anzi la rende ancora più colpevole. Amministrare – rimarcano – vuol dire assumersi le responsabilità, soprattutto nei momenti difficili; invece, in questa situazione, l’amministrazione si è più preoccupata di trovare qualcuno su cui scaricare la colpa. Un Sindaco è il primo cittadino sempre e non solo per le inaugurazioni. A poche ore dalla peggiore pagina degli eventi pubblici a Torino, continueremo a chiedere chiarezza a tutti i livelli istituzionali dove siamo presenti; lo dobbiamo – concludono i segretari e i parlamentari dem – a chi sta lottando in condizioni critiche negli ospedali torinesi e alle tantissime persone testimoni di una serata che nessuno potrà più dimenticare”.