I negozi di vicinato sono insostituibili. Lo dicono i consumatori. Secondo l’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con SWG, il dato è chiaro: i cittadini vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi rafforzano le comunità (per il 64% degli intervistati), fanno sentire più sicure le persone (57%) e aumentano il valore delle abitazioni (fino al 26% in più).
«I desideri espressi dai cittadini contrastano con una progressiva desertificazione commerciale, che preoccupa non solo gli imprenditori del settore, ma anche le amministrazioni che vedono le città perdere in attrattività – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa –. Da tempo lamentiamo l’aumento di serrande abbassate, che non riaprono più. La trama del film è sempre la stessa: il commerciante è sopraffatto da tasse, costi e spese, le banche non offrono soluzioni percorribili, dalla concorrenza sleale del web e l’attività chiude. E con essa, svaniscono servizi per la comunità e posti di lavoro».
Lo studio rivela che la chiusura dei negozi non solo ‘preoccupa’, ma ‘intristisce’ i cittadini, soprattutto al Nord e nelle grandi città come Torino. Secondo i dati, l’83% degli intervistati prova un senso di tristezza di fronte alla chiusura dei negozi, e il 74% ritiene che questo fenomeno incida negativamente sulla qualità della vita. « Torino è, purtroppo, inserita negli elenchi delle città ad alto rischio di desertificazione – evidenzia la presidente Coppa –, con una variazione delle unità locali del commercio al dettaglio del -17,1% in 10 anni. Ormai l’elenco è noto: da via Viotti a via Nizza, da via XX Settembre a piazza CLN, solo per citare qualche caso del centro. Ma anche nelle periferie e in provincia il fenomeno continua a crescere. Negli ultimi nove anni in provincia di Torino sono andate perse quasi 5 mila attività di commercio. Basta fare un giro per strada: a Chivasso, ad esempio, i negozi e le attività commerciali in vendita sono 45. A Ivrea il numero sale addirittura a 71».
La presenza dei negozi di prossimità influisce anche sul valore degli immobili. Un immobile situato in una zona commerciale ben servita può vedere il proprio valore aumentare del 20%, mentre in quartieri afflitti dalla desertificazione commerciale il valore può diminuire del 15%.
Oltre all’aspetto economico, i negozi di prossimità svolgono un ruolo cruciale per la coesione sociale. Per il 64% degli intervistati rappresentano un luogo di incontro che rafforza il senso di appartenenza alla comunità, e per il 59% forniscono un servizio attento alle persone fragili. Inoltre, il 57% li considera un presidio di sicurezza, mentre il 54% li vede come una garanzia per la cura dello spazio pubblico e il 49% come un facilitatore dell’integrazione sociale.
«Per contrastare la desertificazione commerciale – commenta la presidente Coppa – collaboriamo con la Regione Piemonte sui Distretti del Commercio DUC, che ci consentono di lavorare con le amministrazioni. Stiamo lavorando anche con il Comune sulle iniziative per valorizzare i negozi di quartiere, con la campagna Torino Compra Vicino, e per tutelare le attività storiche e di qualità con l’istituzione dell’albo Epic. Chiaramente le campagne da sole non bastano; chiediamo perciò di ragionare su defiscalizzazione, rapporto con le banche, armonizzazione delle regole e contrasto alla concorrenza sleale a all’abusivismo. Stiamo anche lavorando, a più livelli, su progetti che possano portare il commercio nel turismo, in modo che i nostri negozi possano ampliare il bacino di clientela. Lo ha sottolineato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: i negozi di quartiere sono l’elemento generativo della società moderna; le luci dei negozi sono preziose per la sicurezza, danno vita ai centri storici, concorrono all’identità dei quartieri anche periferici, sono luoghi di socialità e garantiscono un servizio fondamentale per la qualità della vita quotidiana dei cittadini e sono indispensabili per l’accoglienza dei turisti».
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