Il messaggio universale del Papa piemontese

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Ero al santuario di Vicoforte a rendere omaggio alla Regina Elena insieme al principe Sergio di Jugoslavia, ma non ho resistito e subito dopo mi sono precipitato a Portocomaro e poi ad Asti per la visita del Papa ai suoi famigliari e alla sua terra di origine. Un grande e semplice fatto: riandare alle sue radici piemontesi da parte del Papa argentino che parla in piemontese con i suoi parenti ed ama mangiare agnolotti e bere il grignolino. E’ arrivato su una 500 bianca usata in altre occasioni.  Può sembrare un tocco di demagogia fuori posto, come e’ stato detto, ma non lo è. Il Papa e’ infatti in visita privata e quel tornare a casa in 500 e’ in piena sintonia con una famiglia umile di emigranti.  A Portocomaro non c’è il  papa gesuita, ma l’uomo anziano che sente la precarietà della vita come qualsiasi altro uomo. Chi scrive ascolto’ il suo grande discorso di Torino in piazza San Carlo e vide il pontefice entrare nella chiesa valdese,  un atto che i vertici valdesi non seppero comprendere. Il Papa si umilio’ davanti a loro, ma non venne capito. Allora nel 2015 scrissi un articolo che ho riletto e nel quale non mi ritrovo più se non parzialmente. Il ritorno alla fede della mia giovinezza mi ha trasformato e mi ha consentito di vedere le cose in modo diverso. Questo papa è destinato a passare alla storia per il suo coraggio, per il titanico tentativo di migliorare radicalmente la Chiesa, per la sua profonda umanità. E’ il Papa che ha pregato con noi e per noi durante il Covid in una piazza San Pietro drammaticamente deserta. E’ il Papa che testimonia il valore della pace come valore supremo, condannando la guerra a partire da quella di Putin ,ma denunciando da tempo una terza guerra mondiale strisciante . Ma è anche il Papa che andò al Sacrario di Redipuglia nel 2014 a rendere omaggio ai caduti della I Guerra mondiale, a tutti i caduti, onorandoli. Oggi riprende il colloquio con la sua gente piemontese aperto in piazza Vittorio con i versi di Nino Costa sulla “razza piemontese“ fatta anche di emigranti. L’altro ieri, ricordando Benedetto Croce a Torino, abbiamo riletto, sotto la guida di Luca Badini Confalonieri, il “Perché non possiamo non dirci cristiani “, un piccolo, grande saggio che il filosofo scrisse a Pollone nel 1942. Proprio le parole del laico Croce servono a comprendere il significato davvero ecumenico del Cristianesimo di questo Papa non incentrato sui dogmi e sulle cerimonie religiose, ma sui valori dell’uomo predicati da un Cristo, resosi a sua volta uomo.  Questa Humanitas Cristiana e’  il grande messaggio del Papa argentino e piemontese.   Nel secolo scorso fui tra i pochissimi intellettuali “laici” ad accogliere all’Universita’ di Torino papa Wojtyla. Rimasi colpito dal suo carisma, presi le distanze vigorosamente da chi non voleva il Papa all’Università ( i vari Firpo e laicisti vari ) ma non condivisi pienamente il suo discorso che proponeva un’idea di Università non compatibile con il pluralismo delle idee.  Papa Francesco e’ riuscito davvero ad essere universale, aperto a tutti, nessuno escluso. E questo, a mio parere, resta l’essenza più vera del Cristianesimo.

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1 Comment

  1. Ho capito solo tardivamente la grandezza del papa polacco, che seppe dare nuovo vigore alla Chiesa e coopero’ non poco alla caduta dell’URSS e del comunismo nell’est europeo. Ho apprezzato la chiarezza e il coraggio di papa Ratzinger, nutrendo molti dubbi sulle sue dimissioni. Ho avuto inizialmente piacere di avere nuovamente, dopo quasi 500 anni, un papa parzialmente piemontese (l’ultimo era stato San Pio V, il papa della lega cristiana vittoriosa a Lepanto e della condanna per la corrida spagnola). Conservo dubbi sulla posizione papale su alcune questioni, ma la sua trasferta ad Asti me lo ha fatto amare: è la religione foscoliana degli affetti familiari, del legame con la terra d’origine e con gli avi da cui discendi. Alcuni troveranno da ridire sul menu del pranzo papale, ma proprio la dimensione umana del pontefice mi è piaciuta. Anche per questo, caro prof., ho apprezzato il tuo articolo.

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