Un bel libro-guida da sfogliare e leggere per visitare il Piemonte nella stagione dei grandi colori.
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In provincia di Alessandria, a metà strada tra Casale e Valenza, sorge il castello di Giarole fondato in seguito a un diploma concesso da Federico Barbarossa a quattro cavalieri della nobile famiglia Sannazzaro. L’attuale conte Sannazzaro, previo appuntamento, guida i visitatori nelle sale del maniero attraverso otto secoli di storia. Raggiungiamo il paese medievale di Rocca Grimalda, nell’Ovadese, dove il castello è diventato un’oasi fiorita. Furono i Grimaldi piemontesi, ramo collaterale della famiglia del Principato di Monaco, a trasformare nel Settecento il castello militare nella splendida dimora attuale con giardini all’italiana, medievali e romantici. Anche qui è possibile vedere il castello con una visita guidata condotta dai proprietari. Nel biellese ampio spazio al Ricetto medievale di Candelo, uno dei borghi più belli d’Italia, con le mura fatte di ciottoli di fiume, costruito dagli abitanti del paese per ripararsi dalle incursioni dei briganti. Il Ricetto, dal latino “receptum”, ossia un rifugio difeso da fortificazioni, veniva utilizzato come deposito di prodotti agricoli e come luogo per difendersi in caso di pericolo o di guerra.
Entrarci significa fare un salto indietro nel tempo di 700 anni. A Dronero, nel cuneese, il famoso Ponte del Diavolo con i suoi merli a coda di rondine. L’opera fu costruita nel 1428 sul torrente Maira, grandioso intervento per quei tempi, così come è molto suggestiva la leggenda sul diavolo, tutta da leggere. A Monticello d’Alba, 2000 abitanti sulle colline del Roero, si trova il castello delle favole, “per le torri potenti e i camminamenti ricchi di merli”, voluto mille anni fa dai vescovi di Asti per difendere il territorio dalle invasioni dei Saraceni, come quella distruttiva del 920 dopo Cristo.
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Le cronache medioevali narrano di almeno due grandi assedi al castello tra il 1187 e il 1300. E che dire dell’Abbazia fortificata di San Nazzaro Sesia nel novarese? Ben pochi la conoscono, eppure è uno dei complessi monastici più significativi della nostra regione. Il comune, 700 abitanti, fa parte del Parco naturale delle Lame del Sesia e la sua fondazione risale forse all’età Longobarda, al tempo della regina Teodolinda. Oppure l’affascinante chiesa romanica di San Michele a Oleggio nella campagna novarese, a 15 chilometri dal capoluogo, tra Bisanzio e il Romanico lombardo, con un ciclo pittorico straordinario, di gusto bizantino, risalente all’anno Mille. Investigatore a caccia di opere d’arte: Ponga scova preziosi gioielli quasi perduti, di cui si sa ben poco, e uno di questi si trova vicino a Ivrea. È la piccola pieve di Santa Maria di Vespiolla, nel comune di Baldissero Canavese. Ricca di affreschi risalenti al Quattrocento la chiesa fu eretta forse già prima del X secolo ed era il centro del potere spirituale del territorio circostante. La prima data in cui viene citata in un documento è comunque il 1122. In provincia di Torino citiamo ancora l’antica Abbazia di Santa Fede, vicino a Cavagnolo, in Val Cerrina, dimenticata e da riscoprire, di
origine longobarda ma rifatta nel XII secolo e nominata dal Barbarossa in un documento dell’epoca. Nel Verbano-Cusio-Ossola un’attenzione particolare viene riservata alla chiesa monumentale di San Gaudenzio, a Baceno, in Valle Antigorio, adagiata su uno sperone roccioso, con la facciata romanica in pietra e e il portale cinquecentesco. Nel vercellese spiccano le rovine dell’antico castello di Vintebbio e la sua lunga storia iniziata nell’Alto Medioevo e il castello-monastero di Lenta tra misteri, abbandono e uomini di buona volontà. C’è ovviamente molto altro nel volume di Paolo Ponga, un invito quindi a leggerlo e a viaggiare per il Piemonte nella stagione più incantevole dell’anno. Tutte le informazioni per le visite ai siti si trovano alla fine del libro.
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Filippo Re
Nelle foto la Chiesa San Secondo di Cortazzone, il castello di Sannazzaro di Giarole, il ricetto di Candelo
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