ARTE Archivi - Il Torinese

ARTE

“Flashback Habitat” Due mostre in cui s’intrecciano arte e vita

Talk, laboratori e installazioni inaugurano la nuova stagione dell’hub culturale di Borgo Crimea

Fino al 28 maggio e al 23 luglio

Due grandi mostre in contemporanea: “Una vita migliore. Frammenti di storie dell’‘Istituto Provinciale per l’Infanzia’ della Provincia di Torino” (fino al 23 luglio) e “Sironi disegnatore furioso. Opere e cenacoli 1901-1961” (fino al 28 maggio). Con queste due allettanti rassegne (preludio a un ricco programma primaverile), “Flashback Habitat. Ecosistema per le Culture Contemporanee” ha riaperto i cancelli della sua sede al civico 75 di corso Giovanni Lanza a Torino. L’obiettivo resta immutato dal novembre 2022, allorché, dopo anni in disuso, l’ampio complesso, immerso nel verde, di Borgo Crimea (sede dagli anni ’50 a fine anni ’80 dell’“Istituto Provinciale per l’Infanzia”) venne riportato a nuova vita con il progetto “Flashback Art Fair”: quello di “far entrare l’arte – spiegano i responsabili Alessandro BulginiGinevra Pucci e Stefania Poddighe – nella quotidianità di ciascuno e ridare vita a quanto di dimenticato e trascurato, siano esse opere, luoghi o persone”.

La mostra “Una vita migliore. Frammenti di storie dell’ ‘Istituto Provinciale per l’Infanzia’ della Provincia di Torino”, curata dal direttore artistico Bulgini, vuole  raccontare quella moltitudine di “piccoli” e “grandi” mondi che si sono intrecciati nelle sale della struttura, ex brefotrofio torinese, attraverso scorci di storie di alcuni dei protagonisti che, in prima persona, hanno vissuto quel luogo come i bambini, ora adulti, le tate e i dipendenti della struttura. Storie intime, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso documenti (fotografie, ritratti, audio-video) recuperati negli archivi storici della “Provincia di Torino” e testimonianze dirette tese a valorizzare le vite di ognuno “rendendole opera d’arte, nello spirito e nella poetica di ‘Flashback Habitat’”.

Con la mostra antologica“Sironi disegnatore furioso. Opere e cenacoli 1901-1961”, si dà invece il via al progetto continuativo “SOLOSHOWGALLERY”, attraverso il quale permettere alle “Gallerie” aderenti di presentare una specifica “mostra personale” nelle sale di “Flashback Habitat”. La prima mostra del ciclo dedicata a Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) nasce dalla collaborazione con la Galleria di Roma “Aleandri Arte Moderna” e con l’“Archivio Mario Sironi”, nato a Roma nel ’95 per volontà della nipote ed erede dell’artista, Romana Sironi. La mostra (articolata su dodici stanze del “Padiglione B”) ripercorre l’avventura artistica di Mario Sironi, figura centrale del Novecento italiano, attraverso una suggestiva panoramica di oltre 200 opere, fra disegni a matita, chine, tempere e grafiche, che coprono l’intero arco temporale della sua prolifica ed eclettica produzione; dalla giovanile stagione simbolista ai ferventi anni del Futurismo, dalla singolare adesione alla “Metafica” al momento classico del Novecento italiano, passando dalla “crisi espressionistica” del ’29-’30 alla “pittura monumentale” degli anni ’30 fino al secondo dopoguerra e alle tenebrose essenziali introspezioni dell’ultimo Sironi. Per la prima volta, la città di Torino ospita una mostra antologica dell’artista che pure ebbe con la città ripetuti ed importanti punti di contatto, attraverso la ventennale collaborazione con la FIAT per la quale realizzò illustrazioni e locandine, tempere fruibili all’interno della stessa mostra.

E gli eventi messi in pista da “Flashback” non si fermano qui. Nell’ambito di “Vivarium”, progetto partecipato volto ad adottare le opere che gli artisti danno in affido all’“Ecosistema” di corso Lanza, si può oggi ammirare, nell’ampio Parco esterno, l’enigmatica spettacolarità della scultura “Serie Zero” (2018) dell’artista torinese Paolo Grassino, mentre già si prepara un ciclo di incontri “I Martedì Critici”, che da maggio vedranno coinvolti artisti della scena piemontese, da Luigi Mainolfi a Giulio Paolini e altri, in dialogo con il critico d’arte Alberto Dambruoso. E ancora, nell’agenda di primavera – estate, le attività didattiche del “Flashback Lab” dedicate ai bimbi e ai nonni e ispirate al tema della “Periferia”, accanto a “DONNE 20/80+”, per “dar voce e far incontrare donne dai 20 agli 80 anni e favorire un proficuo scambio di esperienze”. Oggi più che mai importanti.

Gianni Milani

 

“Una vita migliore” e “Sironi disegnatore furioso”

Flashback Habitat, corso Giovanni Lanza 75, Torino; tel. 011/19464324 o www.flashback.to.it

Fino al 23 luglio e 28 maggio

Orari: ven. sab. dom. 11/19; mart. merc. giov. solo su prenotazione

Nelle foto:

–       “Una vita migliore”, foto d’Archivio

–       Mario Sironi: “Studio per Impluvium”

–       Paolo Grassino: “Serie Zero”, 2018

Al castello di Casale Monferrato in mostra Maria Vittoria Backhaus

L’artista  si è  occupata anche di moda in maniera assolutamente innovativa

 

Al castello di Casale Monferrato  gli scatti di Maria VittoriaBackhaus hanno conquistato il pubblico tanto che la mostra a lei dedicata verrà prorogata  fino al 25 giugno prossimo.

Aperta il 31 marzo scorso, l’esposizione si è  rivelata una vera e propria sorpresa per i visitatori che hanno scoperto lo stile e l’universo creativo della grande fotografa milanese.

Si tratta di una grande mostra antologica frutto di una ricerca all’interno di un archivio ricco e articolato.

Le immagini rispecchiano interpretazioni nuove e controcorrente realizzate per la moda, il design e la ritrattistica, con una fantasmagorica produzione di Still Life e di costruzioni artistiche che esprimono la versatilità di una grande artista.

Si tratta di una mostra che rende omaggio alla versatilità di una mente estrosa.

Attraverso una rilettura inedita dell’archivio, la mostra prende in esame i vari temi che compongono la genialità multiforme  di Maria Vittoria Backhouse, che si è espressa in ambito editoriale e nelle pubblicità.

“La creatività artistica ci unisce e per me aver potuto studiare la mostra con Maria Vittoria – spiega il curatore Luciano Bobba – è  stato come seguire la linea parallela  di uno scambio naturale e spontaneo,  senza barriere, in un fluire di pensiero e di accordi estetici immediati, che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica”.

“L’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria – spiega Angelo Ferrillo – è  stato “immaginifico”. Conoscendola a fondo e vivendo la produzione, approfondendo il suo pensiero, ho potuto comprendere quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività  e metodo”.

Il percorso espositivo  mette in risalto i temi cari all’artista, sottolineandone il suo passo rivoluzionario; molti gli scatti in bianco e nero e a colori, dove Maria Vittoria Backhaus rivela uno studio approfondito sull’uso delle diverse macchine fotografiche, avendo lavorato con tutti i formati possibili delle macchine fotografiche analogiche, dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20×25.

Una sua peculiarità  è  stata il suo essere sempre un passo avanti rispetto alla classicità delle immagini imperanti nelle campagne pubblicitarie che si sono susseguite dagli anni Settanta a oggi.

‘Mi è  sempre interessato il contesto in cui le persone vivono – afferma la stessa artista Maria Vittoria Backhaus – Le ballerine si facevano fotografare pettinate, tiratissime, pronte per la scena e mai in prova. Quando realizzai nel 1965 il servizio per Carla Fracci, non volle che lo pubblicassi. Desideravo mostrare la fatica di una ballerina, non l’aspetto da fatina perfetta”.

“Quando ho iniziato non avevo un libro di fotografia quale riferimento – aggiunge Maria Vittoria Backhaus – tranne un catalogo, dal titolo “The family of Men”, che sarebbe diventato la mia vera e propria Bibbia, contenente 500 immagini di una mostra che Edward Steichen ideò e fece realizzare al Moma di New York.

Bruce Chatwin realizza molte expertise di opere d’arte utilizzando la lente di ingrandimento  e ha avvertito la necessità  di andare in Patagonia. Analogamente io sento la necessità  di allontanarmi dalle cose e nella moda applico lo stesso concetto, in quanto non considero il vestito il centro della mia attenzione, ma il contesto. Sono una ritrattista che non fa ritratti”.

Nelle sale Chagall del castello di Casale Monferrato si incontrauna galleria caleidoscopica di immagini curate da Luciano  Bobbae Angelo Ferrillo, per la direzione artistica di Maria Teresa Cerrettelli.

L’artista in mostra è esplosiva, sperimentale e rivoluzionaria per i suoi tempi, animata da un’attenzione quasi maniacale per l’estetica e la finezza delle fotografie. Temi portanti sono la moda, gli accessori, gli still life, la natura, le statuine, i collage e le composizioni scenografiche costruite con pupazzetti e miniature di edifici.  Un ampio spazio è  dedicato in mostra ai ritratti, che si completano con racconti dedicati agli abitanti di Filicudi e più  recentemente alla gente monferrina e di Rocchetta Tanaro.

Orari di apertura fino al 25 giugno prossimo sabato, domenica e festivi 10-13; 15-19.

Nei giorni feriali visita su prenotazione 0142444330.

MARA MARTELLOTTA

 

Art FLaw dove l’arte si sposa con il collezionismo e la divulgazione artistica

Nasce un nuovo progetto artistico 

 

Art FLaw è il nome del progetto conduttore sia della mostra di arte contemporanea promossa da FolLaw Avvocati a Torino, studio legale multidisciplinare operativo nel settore del diritto dell’arte, sia il titolo della mostra di arte contemporanea da loro promossa.

Legalità e diritto, unito alla passione dell’Avvocato Maurizio Marangon, collezionista, amante dell’arte e studioso dello stesso mercato, sono sfociate e confluite in un progetto di divulgazione artistica.

Le opere di questa prima edizione di Art FLaw sono state selezionate dalla curatrice Giulia Turati e sono di altissimo livello, avendo la peculiarità, che taluni forse considerano un difetto, di essere nuove.

Presentano il pregio della fatalità verso un futuro promettente e quotazioni calibrate rispetto al percorso di Art Market intrapreso dagli autori.

Con Art FLaw diventa fruibile l’arte, rimane intatta, pulita e non speculativa.

Pittura, grafica, scultura e installazione sono i linguaggi interpretati da Alma Gianarro, nella pittura contemporanea e grafica, Bianca Mancin artista grafica e Graphic Designer editor di Art FLaw Massimiliano Salvi, scultore, pittore, titolare e creatore delle opere all’interno del laboratorio d’ingegno “Lo Yeti felice”, e Orma il Viandante, alias Manuele Mannisi, street artist unico nel suo stile per la realizzazione di opere da esposizione oltre che di murales, Sara Francesca Molinari, artista multidisciplinare e accademica, pittura, performance e installazione, e 7 Apo, Fabio Desantis, pittore con la peculiarità di realizzare tele artistiche con la resina per pavimenti spatolata.

Le opere sono presentate al vernissage da esperti d’arte come la dottoressa Vanessa Carioggia, la professoressa Patrizia Scaglia e hanno tra i loro sponsor Italia Arte, Museo MIIT, Madama srl, Howden- Assiteca, lo Studio Srl, 4 house, Sax the bit e lo Yeti Felice Laboratorio.

La mostra viene presentata il 22 maggio e sarà visitabile, previo appuntamento, presso la sede FolLaw Avvocati, tramite gli artisti stessi e attraverso gli avvocati Marangon, Federica Cresto e la curatrice d’arte Giulia Turati.

MARA MARTELLOTTA

“SolidArte” per il Sermig. Venti “grandi” nomi dell’arte contemporanea alle OGR

A sostegno dei progetti rivolti ai bambini

Da mercoledì 24 a venerdì 26 maggio

Arte e solidarietà vanno “a braccetto” nello Spazio “Foyer 2” delle OGR di corso Castelfidardo 22, a Torino. A guidarne il percorso è la mostra (da lode piena) promossa da “OAF-I Onlus” – “Organizzazione di Aiuto Fraterno” della Diocesi di Torino – e dal “Sermig – Arsenale della Pace” di Ernesto Olivero, dal titolo “SolidArte”, curata da Michela Frittola e finalizzata a sostenere i progetti del “Sermig” rivolti ai bambini. “Collettiva di beneficenza” che ha trovato la piena adesione di venti importanti nomi, fra i più rappresentativi del contemporaneo panorama artistico italiano ed internazionale, cui sarà possibile aderire per soli tre giorni, da mercoledì 24 (dalle ore 18, dopo la presentazione del critico d’arte Francesco Poli) a venerdì 26 maggio, formulando offerte destinate al sostegno dei molti progetti – non solo a Torino e non solo in Italia – portati avanti dal “Sermig” a favore dei minori. Venti, si diceva, gli artisti che hanno aderito all’iniziativa. E bastano i loro nomi per capire il reale spessore della rassegna, dove si troveranno esposte opere di alcuni dei più iconici protagonisti dell’Arte Povera fino alle più recenti sperimentazioni legate alle post-avanguardie e formulate attraverso molteplici cifre ed espressioni operative che vanno dalla pittura alla scultura alla fotografia al collage. Dall’enigmatica celebre opera del genovese (ma torinese d’adozione”) Giulio Paolini, “citazione” dei non meno enigmatici “Tre filosofi”, opera cinquecentesca di Giorgione (Zorzo da Castelfranco) e già esposta nel 2021 in occasione della mostra “Além de 2020. Arte italiana na pandemia” al “Museu de Arte Contmporànea da Universidade de Sao Paulo”, al napoletano Mimmo Jodice, fra i grandi protagonisti della storia della fotografia d’avanguardia italiana, presente con “Senza titolo”, vintage su carta baritata ai sali d’argento stampata a mano dallo stesso Jodice, che nei prossimi mesi sarà ospitato con una sua personale alle “Gallerie d’Italia” di piazza San Carlo. Accanto a loro, una bella sfilza di nomi, tutti di grande interesse. Eccoli: il canavesano Giovanni Anselmo (con una litografia di impronta “concettuale” della serie “Particolare”, portata avanti dal 1972 al 2019), Giorgio Griffa (con il suo essenziale “Movimento viola”), Paolo Icaro e un altro grande della Fotografia sperimentale come Paolo Mussat Sartor con la sua “Laguna di Venezia”, stampa fotografica b/n al bromuro d’argento.

 

E ancora: il pavese Mario Airò e il suo intervento con acrilici su “Le città bianche” di Joseph Roth; il veneziano Giorgio Andreotta Calò e il brindisino Francesco Arena con i suoi “numeri che prendono forma”; la romana Elisabetta Benassi e il suo “Safari”, frottage su carta del 2019 , accanto al “Noli me tangere” realizzato con fogli di carta di riso, cera, foglie e pigmento dal napoletano (romano d’adozione) Gregorio Botta; Monica Carocci presente con una stampa fotografica su carta baritata, mentre il torinese Manuele Cerutti firma una “sospesa” “Conduttività (potenziale di terra)”, olio su tela del 2022. E infine il modenese Roberto Cuoghi, provocatorio manipolatore di mezzi espressivi fra i più eterogenei e il pescarese Ugo La Pietra, architetto e designer, accanto all’avellinese Luigi Mainolfi artista di “nuove figurazioni” mai disgiunte dalle locali tradizioni del territorio.  Fantasioso ed immaginifico, per concludere, il “Chiaroscuro” in bronzo (2006) di Giuseppe Maraniello, non meno del “Pastello su carta” dell’aquilano Nunzio, accanto al “Progetto per compagni e angeli” e alla scultura “Portrait Of An Artist Sleeping”del cosentino Alfredo Pirri e del milanese (già protagonista nel 2017 alle OGR con l’installazione “Tutto infinito”) Patrick Tuttofuoco. Adesioni eccellenti, al di là delle quali “quello che colpisce  – sottolinea la curatrice Michela Frittolaè la forza e l’importanza dei lavori con cui gli artisti hanno voluto aderire a questo evento di beneficenza”. “Ancora una volta – aggiunge da parte sua Fulvio Gianaria, presidente OGR – l’arte si conferma una grande opportunità di incontro e riflessione: espressione creativa dei nostri valori, immancabile sostegno per l’analisi e l’interpretazione del presente, e fulcro intorno al quale possiamo unire le forze per affrontare le molte sfide del nostro tempo. Questo è lo spirito che ispira il lavoro delle OGR Torino da sempre, e che riconosciamo in ‘SolidArte’ “.

Per info: “OAF-I”, corso Marconi 7, Torino; tel. 366/5848457 o www.oafi.org

g. m.

Nelle foto:

–       Giulio Paolini: “Senza titolo”, inchiostro rosso e collage su riproduzione fotostatica applicata su carta nera, 2015

–       Mimmo Jodice: “Senza titolo”, vintage su carta baritata ai sali d’argento, stampata a mano dallo stesso artista, 2005

Fino al 26 maggio: Sabrina Poli, lo Sguardo Diagonale. Santafrika a Torino

A cura di Marcella Pralormo

 

L’esposizione, a cura di Marcella Pralormo, presenta la mostra itinerante Santafrika, attraverso un nuovo taglio curatoriale dove le fotografie di Sabrina Poli raccontano la bellezza, la libertà e l’autenticità del processo creativo, nello spazio di 515 Creative Shop.

Dal 3 al 26 maggio 2023

515 Creative Shop, Via Giuseppe Mazzini 40, Torino

Dopo la tappa in Kenya al Blue Empire Cottage, le fotografie di SantAfrika tornano in Italia a Torino nella settimana dedicata alla fotografia.

 

Dal 3 al 26 maggio 2023 negli spazi di 515 Creative Shop di Torino sarà ospitata la mostra fotografica SantAfrika ideata da Sant’Era, con le fotografie di Sabrina Poli, e sotto la curatela di Marcella Pralormo, storica dell’arte, già Direttrice della Pinacoteca Agnelli di Torino e ideatrice del progetto curatoriale Arte, Benessere e Colori.

 

SantAfrika si presenta al pubblico attraverso questo nuovo e innovativo taglio curatoriale che vede al centro il rapporto tra Arte e Benessere, dove si legge una celebrazione della libertà e una visione di bellezza spontanea e inconsueta. Le fotografie di Sabrina Poli rappresentano donne keniote, che indossano abiti senza tempo di stilisti nordici provenienti dalla collezione di Sant’Era. Scatti che raccontano la libertà di chi ha posato, donne normali, che di solito lavorano in un albergo o in un ristorante, che lo sguardo di Sabrina Poli che, in collaborazione con Sant’Era, le trasforma in donne padrone di sé stesse e del proprio corpo.

 

L’artista-fotografa ci racconta, attraverso l’arte, la sua esperienza di vita anche dolorosa e conduce lo spettatore in un viaggio intimo e personale dove l’arte rappresenta una vera e propria cura sia per l’artista che la crea che per lo stesso spettatore che la osserva. Nel suo testo la curatrice scrive: “Come una contemporanea Frida Kahlo, Sabrina mostra a noi oggi come da una ferita fisica e psicologica possa nascere l’arte”. Una ferita che si è trasformata in pura bellezza, la stessa bellezza che ritroviamo negli scatti della mostra.

Proseguendo, la curatrice osserva che: “Sabrina ha uno sguardo ‘diagonale’, riprende le modelle dal basso verso l’alto attraverso una traiettoria inclinata che esprime la ferita di un lungo percorso di cura che l’ha segnata profondamente e ancora oggi influenza il suo modo di vestirsi e di portarsi nel mondo. Il suo corpo ha bisogno di libertà. E la libertà e la bellezza sono il tema di questa mostra […] Sabrina si rivolge d’istinto alla tecnica del ritratto di profilo perché la visione di una sola parte del volto le permette di sintetizzare la forma senza soffermarsi sull’indagine psicologica che non le interessa. L’artista vuole rappresentare quella solennità ancestrale che percepiamo immediatamente quando guardiamo queste donne dalla bellezza antica. Il genere del ritratto di profilo risale infatti all’antichità classica: gli Egizi e i Greci lo utilizzavano per conferire regalità e solennità alle figure ritratti con la tecnica del bassorilievo e nelle pitture”.

 

I colori che prevalgono in SantAfrika sono il Bianco della luce e il Nero dei corpi, simbolo del maschile e del femminile, dello Yin e lo Yang, ossia due opposti che si attraggono e si completano. In alcuni scatti compare il Rosso, il colore della terra e del radicamento. Questi sono i colori del continente africano che rappresentano la luce, la terra e le persone. All’interno dell’esposizione sarà inoltre presente un percorso audio dedicato al benessere e ai colori a cura di Marcella Pralormo; la curatrice condurrà inoltre delle meditazioni come momento di benessere per i visitatori.

 

Questo nuovo modo di vivere e sperimentare l’arte si ricollega anche alla scelta dello spazio, per nulla casuale: 515 Creative Shop non è una galleria tradizionale ma è un luogo dove diverse arti, visive, performative e ludiche, dialogano tra di loro; proprio questa trasversalità si abbina all’idea che sta dietro l’esposizione.

 

SABRINA POLI

Sabrina Poliart director e visual designer, lavora nella comunicazione crossmediale. Formatasi presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e l’Università del Progetto a Reggio Emilia, si dedica da sempre all’arte, design e alla fotografia.

Durante la formazione, master UDP, sviluppa progetti fotografici col maestro Luigi Ghirri, il progetto “Poesie Terapeutiche” con lo scrittore Ermanno Cavazzoni. In seguito collabora a progetti di design con lo studio di architettura Stefano Giovannoni a Milano. Progetta per diversi brand di moda, design e cosmetica tra cui Diego dalla Palma, Fendi Casa e Accademia Bizantina Orchestra.

 

MARCELLA PRALORMO

Marcella Pralormo ha diretto per vent’anni la Pinacoteca Agnelli di Torino. Si occupa di Progetti su Arte, benessere e salute. È una storica dell’arte, curatrice, esperta di tecniche artistiche e di storia dei colori e creativa. Lavora con l’arte e con la creatività come fonte di benessere per le persone attraverso progetti e percorsi privati nelle opere d’arte e negli studi degli artisti e attraverso workshop di acquerello e di creatività in natura.

Marcella è autrice, insieme a Monica Tomiato, del libro “L’acquerello in Piemonte dall’800 a oggi”, edito da Daniela Piazza Editore.

 

SANT’ERA

Sant’Era muove i primi passi nel mondo della moda e del beauty negli anni Ottanta, collaborando con aziende leader nel settore cosmetico per capelli. Si trasferisce a Roma, dove lavora con grandi maestri tra cui John Santilli art director di Vidal Sasson: esperienza fondamentale per apprendere le basi e le geometrie del taglio, l’anatomia, il trucco, lo styling.

È punto di riferimento per il mondo cinematografico e quello dello spettacolo. Negli anni Novanta apre il suo primo spazio nasce così Sant’ECARTEra, a Cesenatico: un ambiente pieno di energia che ospita mostre d’arte, presentazioni di prodotti, eventi per clienti, ospita inoltre amici e chiunque voglia avvicinarsi al suo mondo.

 

515 CREATIVE SHOP

515 Creative Shop è uno studio creativo che sviluppa idee in maniera trasversale in diversi ambiti e settori. Da sempre un laboratorio di ricerca con una grande attenzione per il mondo dell’arte.

 

 

INFO UTILI

TITOLO: SANTAFRIKA – Sabrina Poli, lo Sguardo Diagonale

DI: SABRINA POLI E SANT’ERA

A CURA DI: MARCELLA PRALORMO

DOVE: 515 CREATIVE SHOP, VIA GIUSEPPE MAZZINI 40, TORINO

QUANDO: DAL 3 AL 26 MAGGIO 2023

 

 

“Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli”

Partendo da Torino e da una recente mostra tenuta a Palazzo Madama, la rassegna toccherà in questo mese di maggio i cinque Continenti

Insieme, in occasione della “Giornata dell’Europa” (che si celebra ogni anno il 9 maggio) il “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale” e la “Fondazione Torino Musei” hanno presentato la mostra “Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli” in 42 sedi della “Rete diplomatica-consolare” e degli “Istituti Italiani di Cultura nel mondo”, per illustrare attraverso il linguaggio universale delle immagini i valori fondanti dell’ “Unione Europea” e del “Consiglio d’Europa”.

Prendendo avvio dal progetto espositivo realizzato dalla “Fondazione Torino Musei” a “Palazzo Madama” in occasione della 132ma Sessione del “Comitato dei Ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa”, svoltasi a Torino a maggio 2022, il “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale” ha fatto propria questa iniziativa commissionando due nuove illustrazioni: la prima (realizzata dall’illustratrice romana, Rita Petruccioli) dedicata al “concetto di comunità”, ispirata ai “Trattati di Roma” del 1957, e la seconda (opera dell’illustratore e fumettista napoletano Gio Quasirosso, al secolo Giovanni Esposito) al “Manifesto di Ventotene”.

È nata così una mostra che rende omaggio all’Europa e ai suoi valori con esposizioni ed eventi, nel mese di maggio in corso, nei cinque continenti, dall’Arabia Saudita allo Zimbabwe. Per elenco sedi espositive: https://bit.Iy/GIORNATA_EUROPA

Gli illustratori coinvolti e i temi affrontati sono: Matteo Berton, “Palazzo Madama”Rita Petruccioli, “I Trattati di Roma”; Gio Quasirosso, “Ventotene”; Camilla Falsini, “Libertà”; Elisa Seitzinger, “Rispetto della dignità umana”; Andrea Serio, “Uguaglianza”;Anna Parini, “Democrazia”; Francesco Poroli, “Stato di diritto”; Irene Rinaldi, “Rispetto dei diritti umani”; Lucio Schiavon, “Fratellanza”;Ale Giorgini, “Lavoro”; Emiliano Ponzi, “Cultura”; Bianca Bagnarelli, “Pace”; Marina Marcolin, “Ambiente”; Gianluca Foli, “Scienza”; Giulia Conoscenti, “Inclusione”.

Obiettivo: fare luce, rischiarare, spiegare. Ripartendo proprio dal significato latino del verbo “illustrare”, ogni artista si è impegnato a raffigurare e a divulgare a qualsiasi pubblico (di ogni età e formazione), a modo suo ma in maniera sempre semplice e chiara, il concetto e il messaggio più vero e profondo dell’“essere Europa” e del “sentirsi Europei”. Con pochi segni e colori “si sono riassunti fiumi di parole o di azioni nella semplicità iconica di immagini che possano restare impresse nella memoria di ciascuno di noi”.

Una memoria che risale a quel lontano 9 maggio 1950, quando l’allora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman proponeva la creazione di una “Comunità europea del carbone e dell’acciaio”, con quella sua storica dichiarazione considerata l’atto di nascita di quella che oggi è, per l’appunto, l’“Unione Europea”: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. E undici anni dopo, il 18 ottobre 1961, proprio in “Palazzo Madama” a Torino “viene firmata quella ‘Carta Sociale Europea’ che apre alla piena integrazione dei diritti nel continente. Diritti che con il linguaggio universale delle immagini – afferma Giovanni Carlo Federico Villa, curatore della mostra –  grandi illustratori italiani hanno saputo narrare in modo del tutto originale, dimostrandosi pieni eredi della tradizione dell’Umanesimo e veri interpreti di un nuovo Rinascimento visivo”.

g.m.

Nelle foto:

–       Rita Petruccioli: “I Trattati di Roma” (Proprietà “Fondazione Torino Musei”)

–       Gio Quasirosso: “Ventotene” (Proprietà “Fondazione Torino Musei”)

“FOTOcamere”Libertà e identità sociale negli scatti esposti alla “metroquadro”

Fino al 23 giugno

Inaugurata il 5 maggio scorso, nella settimana tradizionalmente dedicata dalle Gallerie torinesi alla fotografia ( in bell’evidenza soprattutto la quarta edizione di “The Phair” a “Torino Esposizioni” e l’“Art Night”  di “TAG – Turin Art Galleries”), proseguirà fino a venerdì 23 giugno prossimo la “Collettiva a tre” ospitata da Marco Sassone nella Galleria “ metroquadro” di corso San Maurizio, a Torino. In parete gli scatti di tre artisti di caratura internazionale, per i quali la fotografia non è mai “racconto” di immediata e superficiale espressione visiva, ma continua sperimentazione e ricerca di tecniche e cifre stilistiche assolutamente personali, cui affidare “viaggi di anima e corpo” come pagine urlate e scavo profondo nell’intimità di pensieri e idee su cui dare forma al “castello” delle proprie vite. Steve Sabella, Erwin Olaf e Christophe Von Hohenberg, i “magnifici” tre in mostra.


Il primo, Steve Sabella (classe ’75, dal 2010 residente a Berlino) è un palestinese della Città Vecchia di Gerusalemme ed è stato (come inviato del “Programma di Sviluppo” delle Nazioni Unite) uno dei pochi fotografi  provvisti di libertà d’accesso completo alla Cisgiordania, alla Striscia di Gaza e a Gerusalemme, durante la “Seconda Intifada” (2000-2005), che aveva drasticamente limitato la mobilità dei Palestinesi. Oggi l’artista “sebbene abbia ancora il privilegio– è stato scritto – di poter tornare in Palestina, ha scelto l’esilio, che l’arte gli insegna a cogliere nelle sue conseguenze distruttive”, ma anche incitandolo a “mantenere il sentiero e a formare un ponte”. L’arte, la fotografia sono per lui il“ponte”. Su cui è pur lecito sperimentare e giocare, fino ad approdare all’installazione o ai collage, composti da sottili trame compositive meditate in camera oscura o attraverso l’avventura senza rete del mezzo digitale e, in parte, segnate dalla continua stratificazione di immagini fotografiche, come in “Metamorphosis” (2012) o in “On Earth”(2018), fortemente improntate al mezzo pittorico “usando la macchina come un pittore usa il suo pennello”.

Residente ad Amsterdam dagli inizi degli anni ’80, con studio fotografico ricavato all’interno di una vecchia chiesa sconsacrata, Erwin Olaf(classe ’59) è invece olandese di Hilversum. “Vero genio della moderna fotografia di ritratto”, i suoi scatti suscitano da sempre “grandi consensi o forti rifiuti”, in quanto scatti che raccontano, in piena e nitida libertà, la volontà di superare qualsivoglia disinibizione e di frantumare senza vincolo alcuno tutti i tabù e gli insopportabili schemi dettati dalla doppiezza morale. I lavori esposti in mostra – “Hope”, “Grief”, “Rain” e “Hotel” – affrontano direttamente ed esplicitamente questioni come il sesso, il desiderio, la bellezza, la libertà e la frivolezza del tempo. Olaf ama in modo particolare la dimensione privata, gli interni silenti in cui mettere in posa i protagonisti di creazioni sospese, attori d’anima e di forte tratto poetico. E ciò gli permette qualsiasi trasgressione. Anche perché, afferma lui stesso, “la trasgressione di un artista sta nel conoscere le regole del gioco e rifiutarle”.

Le fotografie dello statunitense Christophe Von Hohenberg (classe ’52, oggi residente fra New York e Caraibi) ci riportano invece al 1° aprile 1987, giorno della commemorazione funebre di Andy Warhol a New York e giorno in cui Christophe ricevette il suo primo incarico da “Vanity Fair” per fotografare “minigonne a lutto nella Cattedrale di St. Patrick”. Più di 200 furono le fotografie in bianco e nero da lui scattate quel pomeriggio alle più celebri personalità che avevano frequentato la “Factory” di Warhol e lo “Studio 54”, ma nessuna di loro aveva indossato minigonne e le foto vennero dimenticate. Fino al 2007, anno del ventesimo anniversario della scomparsa di Warhol, quando gli scatti furono ripescati e raccolti in una pubblicazione curata dallo scrittore Charlie Scheips, dal titolo “Andy Warhol: The Day the Factory Died”, attraverso la quale Von Hohenberg si aggiudicò diversi Premi, consolidando così la sua carriera e la sua celebrità.

E proprio una selezione di quelle fotografie troviamo oggi esposte alla “metroquadro”. Scatti che  “ci permettono di assistere all’estremo saluto a una star del mondo dell’arte e di riconoscere le più eccentriche personalità dell’underground newyorkese (Debbie Harry, Yoko Ono, Raquel Welch, Bianca Jagger e altre ancora) presenti per esprimere il loro cordoglio ma  inconsapevolmente anche al funerale di un’epoca, la loro”.

Gianni Milani

“FOTOcamere”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino

Fino al 23 giugno

Orari: giov. sab. 16/19

Nelle foto:

–       Steve Sabella: “Metamorphosis”, 2012

–       Erwin Olaf: “Hotel –Feline Prtraits”

–       Christophe Von Hohenberg: “Andy Warhol: The Day the Factory Died – Bianca Jagger”, 2010

Alla Galleria Malinpensa by Telaccia  la mostra fotografica di Gianalberto Righetti

Informazione promozionale

“Quattro alberi”, opera fotografica ispirata alla magica poesia di Emily Dickinson

Si intitola ‘Quattro alberi’ la mostra fotografica personale dedicata all’artista Gianalberto Righetti, fotografo e ingegnere genovese, ospitata dal 16 al 27 maggio prossimo alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia.

La rappresentazione fotografica dell’artista Gianalberto Righetti vive di un processo dialettico particolarmente espressivo, che comunica una carica emotiva e una coerenza interpretativa ricca di sensibilità intimistica, che va oltre la resa formale. Il gioco di luci, di colori, di linee e di forme costituisce una dimensione altamente suggestiva e dirompente.

L’evoluzione dinamica della natura, che muta al mutare del soggetto, sviluppa una profonda analisi e un pensiero capace di sorprendere il fruitore con una potenza introspettiva e con un linguaggio vibrante di simbolismo.

La tematica che ci propone l’artista Gianalberto Righetti, ispirata dalla poesia di Emily Dickinson, si rivolge al rapporto tra l’uomo e l’ambiente, in cui gli alberi sono assoluti protagonisti e occupano un ampio spazio di indagine sull’ energia e di chiarezza evocativa e lirica, raggiungendo risultati notevoli sia dal punto di vista estetico sia da quello contenutistico. Le sue sono opere che raggiungono l’anima, suscitando immediate sensazioni perché la veridicità fotografica, l’autenticità poetica e l’aspetto scenografico evidenziano un percorso autonomo, in cui l’artista presentato in mostra ne conosce l’importanza espressiva.

“Natura è tutto ciò che vediamo – affermava la poetessa Emily Dickinson – il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone, o meglio la natura è il paradiso”. E così è per Gianalberto Righetti, di cui sono in mostra anche stampe su tela, tra cui quella intitolata “Il sottobosco”, ispirata all’Appennino Ligure, una dedicata alla pioggia in Vermont e una a un prato fiorito a Salice d’Ulzio, risalente al 2018. Sono stati i viaggi, soprattutto quelli in California, ma anche i soggiorni alla Cinque Terre, forieri di ispirazioni per l’artista fotografo. Questi ha ricevuto il Premio Dante Alighieri nel 2012 con la migliore opera fotografica delle Cinque Terre.

Una gamma incantevole di alberi e di taglia compositivi dalla magistrale capacità tecnica e dal sapiente dinamismo cromatico regalano un’atmosfera ben definita dove i mille riflessi dei valori tonali si specchiano in un’immagine di assoluta potenza narrativa con immediatezza visuale all’insegna di una vera padronanza del mezzo fotografico utilizzato.

La descrizione degli alberi, imponenti nell’atto della loro tensione espressiva, si movimenta di un’essenza intima e di un’eleganza dei volumi; dimostra un valore artistico di tipo concettuale e intellettuale che si pone in relazione ad un impianto personale e originale sia di ideazione sia di realizzazione.

È per l’artista Righetti di estrema importanza convertire l’immagine in sentimento; nel silenzio della natura i suoi alberi parlano di una propria verità interiore dove la memoria tra spazio e tempo e i ricordi del vissuto si stabilizzano nelle opere con un descrittivismo attento e originale.

L’immobilità, lo spazio, la solitudine e l’essenza del reale evocate dall’immagine dei “Quattro alberi” – spiega l’artista Gianalberto Righetti – fanno eco ai versi della poesia della Dickinson e mi regalano una forte energia creativa. Da sempre volgo lo sguardo e l’obiettivo della mia fotocamera agli alberi e all’ambiente in cui sono immersi e io con loro. Radicato nel campo, nel bosco o nella grande foresta, l’albero apre uno spazio di esistenza reale sia per sé stesso sia per ciò che lo circonda e con cui interagisce. Crea un suo mondo in cui si pone in connessione con l’uomo che osserva la natura, gli esseri che passano o stazionano nei suoi pressi, tutte cose di cui è testimone.

Nel realizzare questo tipo di relazione l’albero è cosa viva e, pur radicato e stabile, alimenta uno slancio generatore di vita”.

“In questa esposizione personale – aggiunge l’artista – il mio intendimento è quello di restituire questa essenza dinamica dell’albero evidenziandone la connessione con le cose. A tal fine ho definito i titoli delle opere connotandone, oltre al luogo e anno di scatto, ciò di cui l’albero è testimone, nel tentativo di creare un’opera significativa di questo poetico messaggio”.

MARA MARTELLOTTA

 

Galleria d’arte Malinpensa by Telaccia, corso Inghilterra 51. 10138 Torino

Tel 5628220

Sito web www.latelaccia.it

Malinpensa by Telaccia, in mostra Gianalberto Righetti: “Quattro alberi”

 Opera fotografica ispirata alla magica poesia di Emily Dickinson

 

Si intitola ‘Quattro alberi’ la mostra fotografica personale dell’artista Gianalberto Righetti, ospitata dal 16 al 27 maggio prossimo alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia.

La rappresentazione fotografica dell’artista Gianalberto Righetti vive di un processo dialettico particolarmente espressivo, che comunica una carica emotiva e una coerenza interpretativa ricca di sensibilità intimistica, che va oltre la resa formale. Il gioco di luci, di colori, di linee e di forme costituisce una dimensione altamente suggestiva e dirompente.

L’evoluzione dinamica della natura, che muta al mutare del soggetto, sviluppa una profonda analisi e un pensiero capace di sorprendere il fruitore con una potenza introspettiva e con un linguaggio vibrante di simbolismo.

La tematica che ci propone l’artista Gianalberto Righetti, ispirata dalla poesia di Emily Dickinson, si rivolge al rapporto tra l’uomo e l’ambiente, in cui gli alberi sono assoluti protagonisti e occupano un ampio spazio di indagine sull’ energia e di chiarezza evocativa e lirica, raggiungendo risultati notevoli sia dal punto di vista estetico sia da quello contenutistico. Le sue sono opere che raggiungono l’anima, suscitando immediate sensazioni perché la veridicità fotografica, l’autenticità poetica e l’aspetto scenografico evidenziano un percorso autonomo, in cui l’artista presentato in mostra ne conosce l’importanza espressiva.

“Natura è tutto ciò che vediamo – affermava la poetessa Emily Dickinson – il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone, o meglio la natura è il paradiso”.

Una gamma incantevole di alberi e di taglia compositivi dalla magistrale capacità tecnica e dal sapiente dinamismo cromatico regalano un’atmosfera ben definita dove i mille riflessi dei valori tonali si specchiano in un’immagine di assoluta potenza narrativa con immediatezza visuale all’insegna di una vera padronanza del mezzo fotografico utilizzato.

La descrizione degli alberi, imponenti nell’atto della loro tensione espressiva, si movimenta di un’essenza intima e di un’eleganza dei volumi; dimostra un valore artistico di tipo concettuale e intellettuale che si pone in relazione ad un impianto personale e originale sia di ideazione sia di realizzazione.

È per l’artista Righetti di estrema importanza convertire l’immagine in sentimento; nel silenzio della natura i suoi alberi parlano di una propria verità interiore dove la memoria tra spazio e tempo e i ricordi del vissuto si stabilizzano nelle opere con un descrittivismo attento e originale.

L’immobilità, lo spazio, la solitudine e l’essenza del reale evocate dall’immagine dei “Quattro alberi” – spiega l’artista Gianalberto Righetti – fanno eco ai versi della poesia della Dickinson e mi regalano una forte energia creativa. Da sempre volgo lo sguardo e l’obiettivo della mia fotocamera agli alberi e all’ambiente in cui sono immersi e io con loro. Radicato nel campo, nel bosco o nella grande foresta, l’albero apre uno spazio di esistenza reale sia per sé stesso sia per ciò che lo circonda e con cui interagisce. Crea un suo mondo in cui si pone in connessione con l’uomo che osserva la natura, gli esseri che passano o stazionano nei suoi pressi, tutte cose di cui è testimone.

Nel realizzare questo tipo di relazione l’albero è cosa viva e, pur radicato e stabile, alimenta uno slancio generatore di vita”.

“In questa esposizione personale – aggiunge l’artista – il mio intendimento è quello di restituire questa essenza dinamica dell’albero evidenziandone la connessione con le cose. A tal fine ho definito i titoli delle opere connotandone, oltre al luogo e anno di scatto, ciò di cui l’albero è testimone, nel tentativo di creare un’opera significativa di questo poetico messaggio”.

Mara Martellotta

 

Galleria d’arte Malinpensa by Telaccia, corso Inghilterra 51. 10138 Torino

Tel 5628220

Sito web www.latelaccia.it

Artisti lettoni in Accademia

Tra le molte mostre che offre la capitale sabauda in questo periodo, c’è n’è una frutto dello scambio   tra Accademie. Nell’ipogeo dell’Accademia Albertina di Torino – via Accademia Albertina 6 orario 10-18 eccetto il mercoledì,giorno di chiusura- si possono ammirare le opere allestite dagli studenti dell’Art Academy di Latvia  – Riga ” Circle of Arts”.

Accompagnati da docenti e ambasciatrice,nel salone d’onore della storico istituto di Belle Arti torinese è stato presentato il frutto di uno scambio culturale che va al di là del confronto scolastico, ma un vero scambio artistico che si realizzerà quando gli allievi italiani andranno ad esporre nella capitale Lettone.Progetto fortemente voluto dal  direttore Salvo Bitonti e dalla presidente Paola Gribaudo dell’ ‘Accademia Albertina di Torino.

Ai cittadini non resta che andare ad ammirare  l ‘ esposizione di   opere originali, per soggetti, fantasia e colori.
GABRIELLA DAGHERO