Sassoli e l’eredità dei cattolici democratici e popolari

Un anno fa se ne andava Franco Marini. Un esponente di primo piano del sindacato, della politica e delle istituzioni del nostro paese.

Pochi giorni fa ci ha lasciato David Sassoli. Un leader politico, una figura autorevole e qualificata del cattolicesimo democratico e popolare del nostro paese, e soprattutto, una persona stimata e ben voluta da tutti. Amici e avversari politici; cittadini comuni e uomini e donne impegnati nelle istituzioni; persone che seguivano la sua conduzione giornalistica e televisiva al Tg1 e persone che lo hanno seguito in tutti questi anni del suo impegno associativo, culturale, politico e istituzionale. Il giudizio è sempre lo stesso: era una persona perbene e semplice, capace di trasmettere una speranza e un futuro a tutte le generazioni partendo dalla proprie radici culturali ed etiche.

Ecco, ho voluto ricordare questi due grandi uomini, queste due grandi figure umane e politiche dei nostri tempi per arrivare ad una riflessione: Marini e Sassoli hanno rappresentato un universo valoriale, politico e culturale che non può e che non deve essere archiviato. Certo, persone diverse – come ovvio e scontato – ma con talenti simili che affondavano le radici nell’umanesimo cristiano e popolare e che hanno contribuito, attraverso il loro magistero concreto, a segnare in profondità la presenza, laica, dei cattolici nella società contemporanea. Italiana ed europea.
Ma, per fermarsi a David Sassoli scomparso pochi giorni fa, credo sia doveroso farsi una domanda. Semplice ma altrettanto impegnativa. E cioè, possiamo fare a meno di ciò che ha rappresentato concretamente David nel suo campo di impegno? Ovvero l’associazionismo cattolico, i gruppi cattolici, la politica, il partito, le istituzioni? A questa domanda va data una risposta. Non burocratica e protocollare o emotiva ma politica, culturale ed umana. Certo, David aveva uno stile – il suo stile era garbato, sobrio ed umile ma determinato e coraggioso nel riaffermare le sue ragioni e le sue convinzioni – ma dentro lo stile c’era un modo essere culturale e politico nella società contemporanea. Inconfondibile. l’Italia di oggi, ma l’Europa tutta, non possono fare a meno di questo filone ideale, di questo pensiero costituente, di questa cultura che ha ricostruito le sorti democratiche del nostro paese e dello stesso vecchio continente. Il dibattito, come ovvio, non può ridursi alla sola modalità organizzativa con cui si può tradurre questo insegnamento profondo e profondamente ancorato ai tempi in cui ognuno di noi vive. Perchè la sola dimensione politica ed organizzativa è importante e decisiva per chi non si limita ad una presenza puramente testimoniale ma, al contempo, dobbiamo prendere atto che il magistero di uomini come David Sassoli era riconoscibile anche e soprattutto per il suo “esempio”. Cioè, detto in altri termini, una presenza da “testimoni” nella concreta attività politica ed istituzionale. Cosa nè semplice nè dettata da ragioni politiciste ma percepibili, appunto, attraverso l’esempio e lo stile che venivano indirettamente e inconsapevolmente trasmessi ma immediatamente percepiti dai cittadini e dalla pubblica opinione. Di tutte le fedi politiche di tutti e da tutti gli orientamenti culturali.
Ecco, ho voluto ricordare all’inizio due persone, due cattolici democratici, popolari e sociali, due testimoni, due maestri, due leader che ci hanno lasciato ma che qualcuno – cioè noi cattolici democratici e popolari e sociali – ha semplicemente il dovere di proseguire quello che hanno concretamente segnato in anni di impegni a favore dei ceti popolari e degli ultimi. E lo dovremmo fare con umiltà, con un profondo senso del limite e, soprattutto, con la convinzione e la consapevolezza che abbiamo solo da imparare da quello che loro hanno trasmesso con l’esempio, con lo stile e con la proposta.
E la lezione, lo stile, l’esempio e la forza della testimonianza incarnate ad interpretate con umiltà e tenacia e con un coraggio inaudito da David Sassoli in questi anni e in questi ultimi mesi non possono e non devono essere cancellati o ridimensionati nella cittadella politica italiana. Non per il bene dei cattolici democratici, popolari e sociali ma per il futuro della nostra democrazia e per il destino del nostro paese e delle stesse istituzioni democratiche.

Giorgio Merlo

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Il consumista Andy Warhol e un palazzo della Torino barocca

Articolo Successivo

A Quaglieni il premio “Penna d’oro”

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta