Primo maggio, tensione per gli antagonisti in piazza Castello

Momenti di tensione alla festa dei lavoratori

Un corteo dell’area antagonista e del movimento No Tav ha tentato  di sfondare il cordone della polizia per raggiungere il Municipio dove era in corso  la cerimonia  dei sindacati con la sindaca e l’arcivescovo in occasione della festa dei lavoratori. La polizia ha respinto  i manifestanti con una carica di alleggerimento.

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La testimonianza del fotoreporter Marco Boscato

Sono le ore 9:30 in Piazza Castello dove, sotto l’acqua, si sono riuniti i manifestanti per celebrare la festa di un primo maggio decisamente diverso rispetto a quelli degli anni precedenti. Il gruppo dell’Unione dei sindacati, gli studenti di Noi Restiamo Torino, i No Tav e i militanti del centro sociale di Askatasuna.

Sotto l’acqua, a far sentire le loro voci, il grido strozzato di chi cerca e pretende diritti e tutele che lo Stato sembra non voler ascoltare. Dopo circa un’ora dove i manifestanti si sono passati a turno il microfono per esprimere la loro opinione con fermezza, per dire “io ci sono”, “caro Stato io esisto”. Polizia antisommossa rigorosamente schierata per evitare che la situazione sfuggisse di mano e, ad un certo punto, il disastro sembrava inevitabile. Un duro faccia faccia tra alcuni manifestanti e la polizia sembrava potesse scatenare una rissa in pieno centro, davanti al Palazzo della Regione. Tutto però fortunatamente si è risolto con un nulla di fatto. E i manifestanti, carichi di striscioni, iniziano un corteo guidati da un furgoncino tappezzato da uno striscione anti TAV. Bene, fin qui tutto ok. I manifestanti attraversano tutta via Po, passano davanti a Palazzo Nuovo e proseguono la loro marcia a suon di musica. Ed è proprio dietro all’università che, i ragazzi (presumibilmente appartenenti al Centro Sociale Askatasuna e del Movimento No Tav) che tanto parlano di libertà e di diritti per i più deboli, iniziano a lanciare delle uova contro un vigile, il quale inizia ad inseguire uno di questi ragazzi. Viene però ostacolato da altre uova lanciate da altri militanti. Non ho avuto modo di vedere l’epilogo della vicenda, perché un diversi manifestanti, con in testa un cappuccio, mi hanno circondato. Avevo filmato tutta la vicenda dell’inseguimento che ha visto come protagonista il vigile e i manifestanti e a loro non andava bene. Mi hanno preso con forza la macchina fotografica e mi hanno cancellato il video. Volevano cancellarmi anche tutte le altre clip e le foto che avevo fatto durante la mattinata. “Non ti cancelliamo le altre foto, ma se domani esce un articolo sui giornali o se parli con la polizia di quanto hai visto ti veniamo a prendere sotto casa e ti ammazziamo”. Queste le parole di un giovane militante incappucciato, che ad occhio e croce avrà avuto la mia età, e che poco prima in Piazza Castello insieme ai suoi compagni parlava di diritti, dignità, uguaglianza. Bene, inutile soffermarsi sulla stupidità e poca coerenza di queste persone. “Fai il tuo lavoro e non rompere le palle”. Altra affermazione che mi è stata rivolta da uno dei militanti. Bene, allora mi chiedo, fino a che punto la libertà si può considerare come diritto inalienabile e fin dove invece si dovrebbe iniziare a parlare di soppressione, violenza, brutalità? È ora che, anziché scendere in piazza, si inizi a parlare di rispetto, anche verso i giornalisti che  più volte sono stati  apostrofati durante la manifestazione come terroristi. Io documento la realtà dei fatti attraverso la fotografia e i video, essere circondato e minacciato brutalmente da degli individui che predicano dei diritti universali, ma che di fatto lo fanno solo a parole perché in pratica ti impediscono con la forza di fare il tuo mestiere, ecco questo per me è un attentato contro ogni forma di democrazia

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