Maggio 2019- Pagina 9

“Ho perso e me ne vado”. La scelta di Chiamparino

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Quando in serata pare ormai certa la vittoria di Alberto Cirio, lo sfidante uscente, Sergio Chiamparino  dichiara: “Mi sono sentito di combattere questa ultima battaglia e l’ho persa. E quando si perde è sempre il comandante dell’esercito che si assume la responsabilità. Valuterò le modalità con cui lasciare il seggio in Consiglio in modo che si trovino soluzioni che aiutino a portare energia nuova”. Lasciando il seggio che gli spetta di diritto come candidato alla presidenza, subentrerà un altro consigliere e Chiamparino potrebbe lasciare la politica. Cirio esprime apprezzamento per la figura dello sfidante. “E’ Una persona perbene, ci siamo sentiti e nei prossimi giorni avverrà il passaggio delle consegne. Io mi metterò subito al lavoro”,  dice il nuovo presidente del Piemonte.

Le due chiese di Montmartre

Una è conosciuta e fotografata, eletta tra i simboli di Parigi per chi visita la città e sale sulla “butte” di Montmartre, la collina prescelta da pittori come Renoir,Toulouse-Lautrec, Suzanne Valadon e Maurice Utrillo

L’altra è una delle più antiche della “ville lumière”, molto amata da chi abita nel quartiere, luogo di culto dove si respira una profonda spiritualità. C’è differenza, e non poca, tra l’imponente e bianca basilica del Sacré Coeur e la più riservata chiesa di Saint Pierre, a fianco della place du Tertre, un tempo ritrovo degli artisti che ne varcavano la soglia per venerare la loro patrona, Notre Dame de Beauté. Su questa collina un tempo simbolo di ardenti passioni e spiriti liberi e ancor oggi, nonostante la pacifica invasione di vocianti comitive di turisti, ricca di fascino e di poesia, i due luoghi di culto sorgono uno vicino all’altro. Al culmine della lunga scalinata o, risparmiando fatica, al termine del tragitto della funicolare, la candida sagoma del Sacro Cuore domina Parigi, essendo il luogo più alto della città dopo la Tour Eiffel. Zola, nel suo “Paris”feuilletons pubblicato su Le Journal dall’ottobre 1897 al febbraio 1898, raccontava così la vista che si gode dalla Basilica: Parigi immensa si stendeva ai suoi piedi, una Parigi limpida e leggera nella chiarità di una sera di primavera precoce. Il mare senza fine dei tetti si stagliava con così singolare nettezza che si sarebbero potuti contare i camini e i trattini neri delle finestre, a milioni. Nell’aria calma i monumenti sembravano navi alla fonda, una squadra fermata nel suo cammino le cui alte alberature brillavano nell’addio del sole”. La basilica, costruita tra il 1875 e il 1914, consacrata cinque anni dopo, nel 1919 (quest’anno ricorre il centenario) è il frutto di un “voto nazionale” promosso dalla chiesa cattolica per “espiare i crimini della Comune di Parigi” e proprio per questo fu edificata nel cuore del quartiere dal quale erano partiti i moti rivoluzionari del marzo 1871. Quello che viene considerato come il primo esempio di potere democratico e socialista nell’Europa del nascente capitalismo, durò poco più di due mesi e finì nel sangue. Quella sorta di “ex-voto”, inaugurato in pompa magna, venne però snobbato dagli abitanti di Montmartre che continuarono ad andare a messa nella chiesa di Saint Pierre.Edificata sui resti di un antico tempio gallo-romano dedicato a Marte tra il 1133 e il 1147 nel luogo in cui, secondo la tradizione, Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù (l’ordine dei Gesuiti) la chiesa di Saint Pierre de Montmartre faceva parte della grande abbazia benedettina di Montmartre fondata nel 1133 da Adelaide di Savoia, madre del Re Luigi VII, la cui pietra tombale si trova all’interno della chiesa. L’aspetto esterno di questo luogo di culto è di foggia medievale anche se la facciata è barocca, costruita nel ‘700, mentre linterno è in stile gotico. Dove sorgeva l’abbazia, ora c’è il giardino del Calvario, con i resti della Via Crucis realizzata per Richelieu. Di fianco alla chiesa il più piccolo dei cimiteri parigini – dove, tra le 87 tombe sono sepolti il cuore dell’esploratore Louis Bougainville (le cui spoglie sono ospitate al Panthéon) e lo scultore Jan Baptiste Pigalle – , aperto solo un giorno all’anno, il 1° novembre in occasione della festa dei morti. Due chiese, due epoche e due storie diverse, dove la meno nota dimostra di non essere la meno importante. E non solo per l’affetto, mai venuto meno, di chi ha vissuto sulla collina più alta a nord di Parigi, come i bohémien della rive droite durante la Belle Époque.

Marco Travaglini

Littizzetto e Fazio chiudono l'anno di Unitre

Grande festa di chiusura dell’Anno Accademico per l’Unitre Torino, l’Università della Terza Età con oltre 4 mila associati, martedì 28 maggio alle ore 16 all’Unione Industriale in via Fanti 17 a Torino. Ospiti d’onore del pomeriggio saranno la celebre comica Luciana Littizzetto e il conduttore Fabio Fazio. (Ingresso libero sino ad esaurimento posti presentando la tessera Unitre Torino). Fino al 29 maggio presso la sede Unitre di Corso Trento 13, ci sarà inoltre la mostra d’arte dei lavori svolti durante l’anno nell’ambito dei corsi di Arte Calligrafica, Ceramica, Decoupage (decorare con la carta e piccolo restauro), Fantasie di Carta, Fotografia base e avanzata, Arte incontra la Poesia, Pigotte, Origami, Pittura (acquarello, ad olio, con l’acrilico, disegno, copia dal vero, ritratto e tecniche pittoriche). La mostra sarà aperta con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 11.30 e dalle ore 15 alle 17.30.

Una donna libera

“Rita Levi– Montalcini, una donna libera” è il titolo del libro della giornalista Carola Vai (Rubbettino editore) che viene presentato martedi’ 28 maggio alle ore 18.00 a Palazzo Ceriana-Mayneri – Circolo della Stampa, in Corso Stati Uniti 27 a Torino. Partecipano all’evento: Marco Francalanci, Giornalista, vicepresidente del Circolo della Stampa Dario Giobbe, Neurologo, Presidente ALICE Piemonte, Sergio Scamuzzi, Vice Rettore dell’Università di Torino.  Rita Levi-Montalcini, torinese, unica donna italiana Premio Nobel per la medicina, nonostante la grande notorietà resta un personaggio misterioso. Per scoprire cosa ha condotto questa straordinaria figura a contrastare con successo dogmi ritenuti insuperabili, la giornalista e scrittrice Carola Vai si è cimentata in una biografia dettagliata. Nel volume, trecento pagine, in vendita a 18 euro, l’autrice che nel suo ruolo professionale ha avuto l’opportunità di conoscere la scienziata, analizza le principali caratteristiche motrici di un successo mondiale non solo scientifico, ma pure di immagine. Rita Levi Montalcini dopo la tragica esperienza vissuta nella seconda guerra mondiale ha voluto dare una totale svolta alla propria vita emigrando in America. Lei che già aveva cambiato in parte la propria esistenza con la decisione di laurearsi in medicina, ha scelto di sfidare l’ignoto per costruirsi una realtà più vicina ai propri desideri. Carola Vai nel volume narra dalla “culla alla morte” la vita della scienziata immersa nella trasformazione di una società che nel 1909 nulla aveva a che fare con quella del 30 dicembre 2012, ultimo giorno della lunga esistenza di Rita Levi-Montalcini. Si scopre così che nella sua battaglia contro “principi indiscutibili” la Levi Montalcini ha cominciato pretendendo di andare all’università, facoltà di medicina, quando alle donne italiane era consentita al massimo un’educazione superiore per essere brave mogli, mamme, nonne. Diventata medico e poi ricercatrice scientifica, ha lottato per dimostrare che nulla è statico nel corpo umano, fino vincere il Premio Nobel per la medicina. Ha anche dimostrato che una donna impegnata nello studio e nella scienza può, anzi deve, coltivare la propria vanità femminile per essere il più possibile elegante, soprattutto per se stessa. Nel libro ci sono pagine dedicate ai famigliari, agli amici, agli amori, ai conoscenti e alle polemiche.

Samp – Juve, amichevole di fine stagione

 Game over sul campionato; in quest’ultima giornata le attenzioni erano tutte rivolte ad altri campi (ad esempio Milano e Firenze), mentre a Genova si è giocata una vera e propria amichevole, giacchè le due squadre non avevano proprio più nulla da dire, se non cercare di far divertire il pubblico di Marassi, magari con qualche bella giocata da entrambe le parti

A proposito, Fabio Quagliarella festeggia il titolo di Capocannoniere, a 36 anni suonati e 26 reti, giù il cappello. Non se ne abbia a male CR7, che in ogni caso, escludendo i rigori di entrambi, ha segnato appena un gol in meno di Quagliarella, ma avendo giocato ben 6 partite in meno (31 presenze Cristiano, 37 Fabio)
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La Juventus parte senza molti big, in vista degli impegni con le Nazionali, con un 4-4-2 in cui Dybala torna trequartista e Kean prima punta; in difesa, Chiellini affianca De Sciglio, Rugani e Caceres, in mezzo la novità è Pereira (esordio da titolare).L’avvio di gara è tranquillo, la Juve prova a fare la partita con Cuadrado e Bentancur molto propositivi; anche Kean scambia spesso con Cuadrado, si vede che ha voglia di far bene, ma l’uomo più pericoloso della Juve nel primo tempo è Bentancur, che ci prova da tutte le posizioni, ma il portiere blucerchiato ci mette sempre una pezza.Al 33′ primo tiro di Quaglia in porta, finisce alto sulla traversa, ma la Samp subisce le incursioni bianconere e aspetta il contropiede giusto; a centrocampo non si gioca molto, la due squadre sono lunghe e preferiscono le fasce oppure i lanci lunghi.Nel finale del primo tempo, la Samp osa un po’ di più, al 44′ Ramirez spreca una buona occasione.La ripresa vede una Juve inizialmente più aggressiva, tanto che Kean, Pereira e Dybala ci provano in sequenza (47′ st, 49′ st e 51′ st), ma nulla di fatto. Esce al 5′ st Emre Can per infortunio alla caviglia ed entra Portanova, giovane interessante, che si dà subito da fare.Il prosieguo della gara vede man mano le due squadre rallentare i ritmi, soprattutto la Juve, che quindi lascia più manovra alla Samp, e si vede: più pressione dei blucerchiati a centrocampo, infatti Pinsoglio blocca un bel tiro di Quagliarella al 76′ st. Kean va in rete al 79’st, ma il VAR annulla per fuorigioco; alla fine gli sforzi della Samp vengono premiati, perchè all’84’ st Pinsoglio forse non vede partire la palla, e DeFrel lo batte: 1-0 Sampdoria.Ora i bianconeri sono decisamente in difficoltà, dunque la Samp ne approfitta e Caprari realizza una punzione splendida, all’incrocio. Game over a Marassi, dove peraltro la Juve aveva già perso con il Genoa, sempre 2-0, confermando di essere un campo decisamente ostico per la Signora. Adesso si attende il nome del nuovo allenatore bianconero, il resto si vedrà.
Ovunqueecomunque.#finoallafine
 

Rugiada Gambaudo

 
 

Lega boom in Piemonte. Pd primo a Torino, crollo M5S

In Piemonte sono definitivi  i risultati delle elezioni europee, che vedono la Lega primo partito, con il 37,1% dei voti. Il carroccio è seguito dal Pd: con il 23,9% dei consensi supera il Movimento 5 Stelle, precipitato al 13,2%. Forza Italia si ferma al 9,08%, Fratelli d’Italia il 5,98%. +Europa – Italia in Comune conquista il 3,3% d, il 2.31% Europa Verde e l’1,5% La Sinistra. Sotto  l’1% Partito Comunista (0,94%), Partito Animalista (0,81%), Popolo della Famiglia (0,57%), Casapound (0,36%), Popolari per l’Italia (0,26%), Partito Pirata (0,26%), Forza Nuova (0,15%) e Autonomie per l’Europa (0,14%). Il Pd a Torino è il primo partito, con  il 33,47% dei voti. I 5 Stelle, il partito della sindaca Chiara Appendino non va oltre il 13.33%.

Irregolare da due anni presto sarà espulso

Gli era stato notificato il rifiuto del permesso di soggiorno ed intimato di lasciare il territorio nazionale entro 15 giorni dalla Questura di Cuneo, questo a marzo di due anni fa, ma continuava a restare in Italia.
Tutto almeno sino a pochi giorni fa, quando una pattuglia Polfer del Nucleo Scorte, inviata nello scalo di Carmagnola per servizi di prevenzione e vigilanza, lo ha identificato sulla banchina: al seguito, un passaporto marocchino scaduto e null’altro. Accompagnato al Gabinetto di Polizia Scientifica per il fotosegnalamento, è risultato essere tuttora irregolare e i due ricorsi che aveva presentato contro il decreto di rigetto del permesso di soggiorno, entrambi rigettati. L’uomo, marocchino 30enne, domiciliato in Fossano, è stato posto a disposizione dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino ove sono state avviate le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale.

Un'analisi storica, non ideologica, sul fascismo. Ma ignora De Felice

Di Pier Franco Quaglieni
Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve
Ha fatto bene il “Corriere della Sera” a riproporre il volume  di Pierre Milza e di Serge Bernstein “Storia del fascismo” edita in Italia nel 1980 E’ un ‘opera che mantiene una sua validità perché soprattutto Milza e’ stato uno storico importante, anche se pochissimo conosciuto in Italia.  Lo storico italo- francese non è assimilabile alla storiografia  gobettian- gramsciana che vide nel fascismo l’autobiografia della nazione e una dittatura di classe che stroncò la classe operaia.  Milza ha visto nel fascismo una complessità che sfugge ai grossolani manicheismi di cui molta parte della storiografia italiana si fece  invece portavoce. Milza non amava le semplificazioni e l’opera riproposta consente un’analisi storica non ideologica, distante dalle vulgate italiane, tanto fastidiose quanto incapaci di riflettere in termini storici,  e  non solo meramente  politici in senso stretto, sul fascismo. Il volume analizza il fascismo dal suo atto di nascita del 1919 in piazza San Sepolcro  a Milano alla sua fine – vergognosa soprattutto per gli antifascisti – a piazzale Loreto sempre a Milano nel 1945 . L’inizio e la fine coincidono con la stessa città e questo è un dato che meriterebbe  un approfondimento perché Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve . Tuttavia l’opera di Milza  e Bernstein si rivela anche datata ed abbastanza di parte  perché cita una sola volta Renzo De Felice ,lo storico del fascismo più importante in assoluto che fu oggetto di infami  ed astiose polemiche da parte di certa storiografia. E lo cita per l’” Intervista  sul fascismo” e non per la colossale opera  su Mussolini iniziata nel 1965 ed ultimata con la pubblicazione postuma e incompleta dell’ultimo volume  nel 1997 .
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Nel volume l’opera defeliciana  è citata nella bibliografia ,ma viene ignorata del tutto, anche eventualmente per confutarla , nei capitoli  del lavoro, pur pregevolissimo, ripubblicato. Io avevo saputo direttamente da Felice dei non buoni rapporti con Milza che pure non si  deve assolutamente collegare  alla storiografia marxisteggiante. So  bene che due storici che si occupano dello stesso tema sono rivali  difficilmente sono disposti a dialogare tra i loro. Nel campo storico ,come in tutti gli altri campi, ci sono antipatie e rivalità e questo è un tipico caso nel quale si evidenzia il rifiuto quasi aprioristico del grande storico  italiano del fascismo. Il volume riproposto dal “Corriere “ e’ comunque sicuramente ancora molto  fruibile dal grosso pubblico che non l’ha letto o sentito, malgrado sia  uscito quasi quarant’anni fa. L’iniziativa editoriale del “Corriere” merita comunque un plauso perché affronta il tema del totalitarismo ,dedicando volumi a Fidel Castro ,a Pol Pot ed altri dittatori di sinistra.  L’unico ragionamento storico sostenibile e’ infatti quello che riguarda i regimi totalitari ed autoritari del secolo scorso, senza limitarsi al fascismo e al nazismo, come troppo spesso si è fatto in passato. Sarà  decisivo ,per valutare a pieno  l’opera ,leggere i volumi su Lenin e Stalin che ci auguriamo escano presto e che siano stati affidati a storici di valore e non sia riproposizioni di vecchi libri. Soprattutto sarà decisivo, se ci sarà,quello dedicato a Lenin il cui furore giacobino, sanguinario e liberticida non fu meno forte di quello staliniano. Anche Trotsky meriterebbe un volume, perché la sua idea di rivoluzione permanente era  altrettanto terribile ,forse persino peggiore di quella di Stalin di cui pure  Trotsky fu vittima . Se confrontiamo le iniziative editoriali con quelle di altri giornali, non possiamo non apprezzare il lavoro che sta facendo il gruppo Cairo rispetto alle corte vedute e al fiato cortissimo del gruppo De Benedetti che si diletta a pubblicare  libretti sui proverbi piemontesi, in verità abbastanza  provinciali.
 

scrivere a quaglieni@gmail.com

Chiamparino: "Attendo i risultati, ma vittoria Cirio pare netta"

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino twitta dopo la mezzanotte: “Un commento sul voto regionale sarà possibile solo sulla base dello spoglio reale, ma è evidente che se gli exit poll venissero confermati, la vittoria di Cirio e del cdx sarebbe netta. In attesa dei risultati ufficiali, ringrazio chi mi ha votato e chi mi ha sostenuto ed aiutato”.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Ed Sanders “La famiglia” – Feltrinelli – euro 25,00
 
Fu una notte maledetta quella tra 8-9 agosto 1969 in cui la moglie di Roman Polanski, l’attrice Sharon Tate, incinta di oltre 8 mesi, ed altre 4 persone furono massacrate dai seguaci della setta satanica di Charles Manson, in una villa di Cielo Drive, a Bel Air (Olimpo delle star hollywoodiane). La carneficina è ricordata non solo nel film “Once upon a time in Hollywood” (“C’era una volta a Hollywood”) che Quentin Trantino ha portato al Festival di Cannes, ma è anche al centro del libro di Ed Sanders “La famiglia”, pubblicato un anno fa ed ora più attuale che mai. Se volete saperne di più è nelle oltre 600 pagine del volume che trovate la ricostruzione perfetta e particolareggiata della vita e degli orrori di Charles Manson, di come stregò e manipolò i suoi seguaci. Avvertenza per l’uso: maneggiare con cura perché è decisamente crudo, diretto e non tralascia nulla. Ma è forse il modo migliore per sapere come andarono le cose. Sanders per anni ha fatto approfondite ricerche, intervistato persone e consultato monumentali documenti giudiziari per ricostruire i drammatici fatti che gettarono nel panico la California. Il clima è quello di fine anni 60, con “figli dei fiori”, droghe, freedom, peace and love; ma cosa ha trasformato una banda di hippie squinternati in un’orda di assassini assatanati e privi di rimorsi? Dietro a tutto c’è’ il mefistofelico Charles Manson: criminale perverso e fuori di testa che si credeva un grande cantautore, viveva di espedienti, rapine, razzie dei patrimoni dei suoi discepoli, e si autoproclamava “l’incarnazione di Gesù e Satana”. In realtà, era il male allo stato puro. Occhi demoniaci e strafatto di droghe iniziò quasi adolescente ad entrare ed uscire di prigione: è proprio dietro le sbarre che inizia ad interessarsi di magia, Scientology, negromanzia e tutto quanto di più nero, oscuro e buio può annidarsi nella mente di un uomo. Sanders ricostruisce le modalità con cui Manson adescava e irretiva i suoi seguaci, e li manovrava all’interno della cosiddetta “famiglia” nel Topanga Canyon. Erano per lo più giovani vagabondi, uno più sbandato dell’altro, molto più che borderline, che si dilettavano tra orge, festini e sette sataniche. Il peggio del peggio. Ricostruisce anche passo per passo i loro più efferati omicidi, soffermandosi sulla mattanza di Bel Air, compiuta da 4 seguaci di Manson; lui non partecipò ma fu l’ispiratore e il perverso mandante. Rimase in attesa che gli assassini tornassero grondanti di sangue e poi andò a fare il sopralluogo del macello. Il piano prevedeva che le vittime venissero appese alle travi, poi sventrate e squartate, però nella fretta non tutto andò secondo i piani. Sanders ricompone frammento per frammento l’orrore. Il commando degli spietati carnefici inseguì, braccò e dilaniò le 5 vittime con un totale di 102 coltellate in 30 minuti: una ogni 20 secondi. Una delle fantasie di Manson era uccidere qualcuno sotto gli occhi di qualcun altro e toccò a Sharon Tate morire per ultima, dopo aver implorato inutilmente pietà per la creatura che portava in grembo. I membri della famiglia furono arrestati dopo tre mesi di indagini serrate e condannati per la strage Tate e altri 2 delitti commessi in seguito. Nel 1971 furono condannati a morte, pena poi commutata in ergastolo dopo che la Corte Suprema della California abolì la legge sulla pena di morte. Il mostro Charles Manson è morto in prigione nel 2017.La bellissima Sharon Tate, interprete di “Per favore non mordermi sul collo” e “La valle delle bambole”, aveva solo 26 anni quando fu uccisa; oggi ne avrebbe 76. Non ha fatto in tempo a sapere che aspettava un maschietto, ma ora riposa con lui tra le braccia, nella Holy Cross Cemetery. A Culver City, in California.
 
 
Ivy Compton Barnett   “Più donne che uomini” – Fazi Editore – euro 19,00
 
Bravissimo l’editore Fazi che ripubblica questo romanzo di una delle voci più interessanti della letteratura degli anni 30 del 900. La scrittrice inglese Ivy Compton Barnett, nata a Londra nel 1884 e morta nel 1969, sesta di dodici figli di un medico omeopata -2 sorelle si suicidarono, un fratello morì giovane-, ebbe trascorsi familiari infelici che diventarono spunti per i suoi libri. 20 romanzi, tutti di matrice autobiografica, nei quali mette a nudo i complicati legami tra uomini e donne, le dinamiche complesse e il dispotismo familiare, prendendo chiaramente posizione a favore del mondo femminile. Molto apprezzata da Virginia Woolf, anche la Barnett era lesbica: non lo sbandierò, ma visse 32 anni con una donna e si divertì non poco a “scioccare” i benpensanti dell’epoca attraverso i suoi romanzi. Le sue pagine sono piene di sense of humour, di lucida e a tratti spietata analisi dei rapporti umani. “Più donne che uomini” è ambientato in una scuola femminile dove la sproporzione tra allieve e insegnanti in gonnella da un lato e presenze maschili dall’altro è lampante, come annunciato dal titolo. E’ stata fondata in una ricca cittadina inglese, a inizi 900 dall’austera Josephine Napier che ne è la direttrice. Ha 54 anni “…qualche ciocca grigia tra i capelli ramati, un viso regale, alta e con le mani sorprendentemente ingioiellate, vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli…” E’ sposata con Simon, uomo dimesso e silenzioso che lavora nella scuola: non hanno avuto figli, ma hanno cresciuto il nipote Gabriel, figlio del fratello di Josephine, Jonathan, indolente omosessuale rimasto vedovo ed ora innamorato del giovane sfaccendato Felix. Poi ci sono altri personaggi femminili di rilievo: a partire da Elisabeth Giffard (in gioventù è stata con Simon ed ora è amica di Josephine) che viene assunta come governante ed arriva con la figlia Ruth. Sullo sfondo di un apparentemente tranquillo tran tran quotidiano, scandito da rituali tipici dell’epoca, meticolosamente organizzati, si scatenano antichi rancori, amori contrastati, gelosia possessiva, morte e malattia. Irrompono e sono tanti colpi di scena, perché dietro la patina perbenista di epoca vittoriana …nessuno è davvero chi dice di essere e i segreti sono tanti ….tra pettegolezzi, silenzi e sospetti.
 
 
Maurizio De Giovanni “Le parole di Sara” – Nero Rizzoli – euro 19,00
 
E’ destinata a diventare una fiction televisiva la seconda avventura della poliziotta “invisibile” (ha lavorato per i Servizi Segreti) Sara Morozzi, uscita dalla penna e dalla dirompente fantasia dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Lui è uno dei più quotati giallisti del momento, autore delle serie best seller del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, che ha riscosso successo anche nella fiction tv con Alessandro Gassman. Dopo la precedente avventura in “Sara al tramonto”, ora ritroviamo la protagonista alle prese con una trama noir che le impone anche di fare i conti col suo passato difficile. Sara era stata un abilissimo elemento di un’unità segretissima dei Servizi segreti, esperta in linguaggio non verbale, un talento prodigioso. Aveva lavorato insieme a Teresa Pandolfi, detta la bionda, e le due erano state più che colleghe: avversarie leali che avevano condiviso giorni e notti alle prese con le indagini sotto traccia. Se mai poteva esserci amicizia nella sezione, loro due erano amiche, anzi Teresa era l’unica amica che Sara aveva avuto nella sua vita. Due donne diverse, entrambe affascinanti, per certi aspetti complementari, bravissime nel loro lavoro. Sara è la mora, con i capelli precocemente striati di grigio, corpo morbido ed occhi profondi, decisamente refrattaria a gioielli e trucco. Ha abbandonato tutto per amore – lavoro, un marito e un figlio- per vivere insieme al capo della sezione Massimiliano e curarlo durante la malattia che lo porterà nella tomba. Teresa è la bionda stupenda, capelli d’oro, occhi azzurri segnati da qualche ruga, figura snella; zero mariti e zero figli, in compenso sesso a volontà, ma sempre rigorosamente occasionale. Ha messo la carriera innanzi a tutto ed ora è la prima donna a capo di un’unità per la sicurezza dello Stato. Però ha commesso un errore: si è innamorata di Sergio, un giovane ricercatore che è improvvisamente scomparso. La vicenda inizia quando in gran segreto ricontatta l’ex collega Sara per farsi aiutare a ritrovare il ragazzo. Senza raccontarvi troppo …..preparatevi a colpi di scena, ritrovamenti di cadaveri, e un corollario di altri personaggi, a partire dalla giovane Viola che cresce da sola il suo piccolo bimbo e in qualche modo è collegata al passato di Sara che scoprirete leggendo a suon di flash back.