Novembre 2018- Pagina 3

“RIDE” DI VALERIO MASTANDREA AL TFF

Nelle sale italiane il 29 novembre e in 110 copie, distribuito da 01 Distribution, Ride è l’unico film italiano in Concorso al 36° TFF. Ci rivela un Mastandrea inedito, non più attore ma regista. In realtà, come ha ricordato egli stesso durante la conferenza stampa del TFF, il debutto come regista è stato con il cortometraggio “Trevirgolaottantasette”, nel lontano 2005. Il corto, interpretato da Jasmine Trinca ed Elio Germano, si aggiudicò un prestigioso Nastro d’argento al 62°Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Il tema, quello delle morti bianche. Il titolo, particolarmente significativo, corrisponde alla media delle persone che ogni giorno, secondo i dati del 2004, morivano in seguito ad un incidente sul lavoro. Come lo stesso regista ebbe a dire all’epoca, “ Il mio non è un film di denuncia. E’ uno sguardo dal basso su chi fa lavori socialmente utili, ma molto precari per quanto riguarda la sicurezza e le condizioni contrattuali”. E a chi gli chiese a quel tempo se si trattasse di una prova generale per il debutto al lungometraggio, rispose : “ No, non ancora. C’è un tempo giusto per fare le cose e non è ancora arrivato. Però sono molto tentato”. Ed eccoci qui, dunque, con questo film. A chi gli chiede se la tematica delle morti bianche rappresenta per lui una sorta di ossessione, risponde che “ il tema delle morti bianche non è la mia ossessione, ma soprattutto è da anni che su questa tragedia non è cambiato nulla, anzi qualcosa è cambiato in peggio. So che la stampa è in buona fede, ma spesso si occupa di una morte del genere per tre-quattro giorni, poi la notizia scompare. E poi voglio dire che il lavoro non va festeggiato come si fa per il 1 Maggio, ma va reclamato”.

 

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La storia di “ RIDE “ è ambientata nelle ventiquattr’ore che precedono il funerale di un giovane operaio, morto in fabbrica. Gli sono sopravvissuti la moglie e il figlio di dieci anni , mentre tutto attorno crescono l’attesa e il raccoglimento per il giorno del funerale. Amici, conoscenti ed estranei si aspettano un certo modo di portare il lutto, un modo stereotipato che non appartiene a chi soffre per davvero. “ Lasciatemi libera di non piangere” dice Carolina nel film. E’ una richiesta di indipendenza, culturale, intima, politica. Molti hanno parlato di una regia che rispecchia “leggerezza, impegno, dolenza e umorismo”, ma è un film profondamente tragico, anche se qualche “scappatoia “ comica alleggerisce la tematica sostanziale. “ Non riesco a piangere, non posso sentirmi in colpa , lasciatemi in pace” : è un “ grido metaforico di sincerità e autonomia intellettuale”, come l’ha definito qualche critico. E gli fa eco lo stesso regista : “ Sì, è un film sincero,spontaneo, che rispecchia il mio modo di essere. Si gioca come si vive, come ebbe a dire un calciatore. Di me c’è il tono, le mie contraddizioni umane e professionali . E’ difficile entrare in contatto con la naturalezza delle nostre emozioni. Bisognerebbe dare la colpa a quanto la società ci condiziona, impedendoci di vivere in maniera autentica anche il nostro dolore. La morte bianca diventa così il simbolo dell’ipocrisia .Negli anni della ricerca costante della felicità dobbiamo anche chiedere il permesso per stare male come si deve. A pensarci bene è logico. Solo abitando davvero il buio possiamo farci accecare dall’amore per la vita “. Nel cast : Chiara Martegiani ( Carolina ) , compagna nella realtà di Mastandrea; Renato Carpentieri ( il padre); Arturo Marchetti ( il figlio ); Stefano Dionisi; Milena Vukotic .

Helen Alterio

Una Montagna di Fuoriclasse

29 Novembre 2018 Orario 9-13
Laboratori Didattici presso:
Istituto Comprensivo A. Peyron
Re Umberto I
Via Ventimiglia 128/Via Valenza 71 
Soggetti proponenti:
Decathlon, AICR, Summer Camp Terre
Alte, Val di Fassa Running, CAI Uget,
Museo Nazionale della Montagna
Ore 14-18
Incontro con Alberto Tomba
presso il Centro Sportivo 2D Lingotto
Via Ventimiglia 195/A 

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Come si diventa un Fuoriclasse: Alberto Tomba lo spiega ai Bambini delle Elementari a Torino
Fuoriclasse Network, società che si occupa di intrattenimento “extra scolastico” di bambini e
ragazzi in età scolare in Italia, organizza presso l’Istituto Comprensivo A. Peyron-Re Umberto I di Torino in data 29 Novembre 2018 l’evento “Una Montagna di Fuoriclasse”, giornata all’insegna dello Sport e della Montagna, con l’obiettivo di promuovere i valori sportivi e la cultura della montagna in tutti i suoi aspetti (naturalistici, salutistici, sportivi ed etnografici). Le attività inizieranno in mattinata con laboratori incentrati sull’attività all’aria aperta e sui corretti stili di vita che è bene i bambini imparino ad adottare fin da piccoli. I laboratori coinvolgeranno circa 700 bambini, tutte le classi della scuola primaria Re Umberto I e le classi prime della scuola secondaria A. Peyron. Il Museo Nazionale della Montagna, il CAI Uget e la Val di Fassa Running si focalizzeranno sulle tante attività all’aria aperta che è possibile svolgere in montagna (sport e montagna sono infatti binomio d’eccellenza, l’Italia vanta da sempre campioni illustri in questo ambito). Summer Camp Terre Alte impegnerà i bambini in attività ludiche in lingua inglese mentre Decathlon completerà il quadro facendo toccare con mano ai ragazzi le attrezzature e i materiali più adatti per svolgere le attività viste nei laboratori precedenti.

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Grande importanza nella giornata è altresì data ai corretti stili di vita e alle sane abitudini alimentarile cui basi devono essere gettate fin dalla giovane età per cercare di prevenire e limitare piaghe quali, ad esempio, l’obesità infantile, fenomeno in costante crescita negli ultimi anni in particolar modo nei ragazzi tra i 6 e i 17 anni. In questo contesto, molto importante sarà l’intervento dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione, Onlus nata nel 2016 che si occupa, tra le altre cose, della promozione, del sostegno e della gestione di iniziative rivolte ad informare esensibilizzare il mondo della scuola e i giovani sulla diffusione delle malattie cardiovascolari. Verranno date ai bambini infomazioni sui corretti stili di vita e su come questi influenzino in maniera sensibile la nostra salute, si spiegherà come attivare i soccorsi in caso di emergenza e come intervenire in caso di arresto cardiaco, conoscendo ed utilizzando il defibrillatore su cui i bambini saranno formati (con attività adatte alla loro età). Nel pomeriggio, presso il Centro Sportivo 2D Lingotto, la giornata entrerà nel vivo con l’evento più atteso: ospite d’eccezione sarà infatti Alberto Tomba che parlerà ai ragazzi dei valori che lo hanno accompagnato nella sua incredibile carriera di atleta e fuoriclasse. Nello sport, come nella vita, i risultati sono frutto di lavoro, impegno e sacrifici: vittorie, cadute, la ripresa, la gloria…un vero fuoriclasse non si arrende mai e Tomba cercherà di spiegare proprio questo concetto ai bambini. “Quando mi hanno proposto questo incontro ho accettato immediatamente, perché anch’io da bambino ho avuto l’opportunità di praticare sport diversi e di potermi dedicare a quello che preferivo con il supporto della mia famiglia. Non bisogna mai dimenticare che la pratica dello sport è sacrificio ma anche divertimento, ed è questo mix mi ha permesso di raggiungere grandi risultati. Sono felice di poter trasmettere la mia passione e la mia energia a questi giovani, parlerò anche di come la sconfitta serva a correggersi e migliorarsi, e di come non ci si debba mai arrendere di fronte alle difficoltà, nello sport, come a scuola o nella vita, ed ad avere sempre aver fiducia in se stessi.

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Davanti a lui i più piccoli faranno il loro “giuramento” (in stile “giuramento dell’atleta” alle
Olimpiadi), promettendo solennemente di impegnarsi a seguire il motto “mens sana in corpore sano”: esercizio fisico, alimentazione, determinazione e soprattutto..voglia di provarci sempre e non arrendersi mai di fronte alle difficoltà o ai piccoli/grandi insuccessi della vita (a partire da un brutto voto a scuola!). “Tomba è il Fuoriclasse dello Sci per eccellenza, incarna pienamente i valori nei quali anche noi crediamo” racconta Sara Canavesi, organizzatrice dell’evento e responsabile di www.ScuolaSci.org “Alberto è stato scelto per questo evento non solo per i suoi grandi risultati sportivi, ma anche (e soprattutto) per i valori che lo hanno sempre contraddistinto durante tutta la sua carriera, per la sua capacità di non darsi mai per vinto, di rialzarsi, di continuare a rimanere in vetta per tanti anni trovando sempre nuovi stimoli e superando mille difficoltà. Tutte qualità queste che lo portano ad essere un esempio anche per le generazioni che sfortunatamente non hanno assaporato le emozioni di vederlo gareggiare e vincere di persona”. “Una montagna di Fuoriclasse” è un’interessante iniziativa che coinvolge pubblico e privato, per una giornata che si spera possa diventare un appuntamento annuale nelle Scuole con altre tematiche da sviluppare.

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Tanti i partner che hanno aderito all’iniziativa: SKYWAY Monte Bianco, Mediares, Fiat Auxilium (presente con la Mascotte AX e un giocatore della squadra), Bounce, Viviparchi, il Museo
Nazionale dell’Automobile, La Mole, il Regno del Sale , Linea Azzurra, Natale è Reale, Parco
Avventura Fontainemore e Leolandia (oltre a tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione dei
laboratori) formano il Team dei “Fuoriclasse” che ha messo gratuitamente a disposizione visite
guidate, laboratori, gite, ingressi omaggio o altre esperienze di “squadra” per le classi dell’Istituto
Comprensivo A. Peyron. Un modo per far ulteriormente conoscere realtà che si impegnano per la
diffusione della cultura della montagna, dello sport e dei suoi valori e dei corretti stili di vita
(alimentari e di comportamento) secondo il principio “mente sana in corpo sano”.

Torna la mediazione?

Di Giorgio Merlo

Dunque, anche i giallo/verdi scoprono la mediazione. Cioè quella “cultura della mediazione” che è stata la cifra distintiva dei cattolici democratici impegnati in politica. Quella mediazione che ha permesso alla politica italiana, dal secondo dopoguerra in poi, di salvaguardare il pluralismo, di rafforzare ed estendere la democrazia, di valorizzare le autonomie locali e, soprattutto, di comporre gli interessi contrapposti. Insomma, con la “cultura della mediazione” la politica italiana ha evitato derive autoritarie e sbandate peroniste. E questo grazie, in modo prevalente se non esclusivo, alla cultura del cattolicesimo politico e ai suoi migliori interpreti che si sono succeduti nelle diverse fasi storiche. Certo, poi la politica italiana e’ cambiata profondamente e la radicalizzazione ha preso il sopravvento con un carico demagogico, propagandistico e qualunquista che ha travolto quel modo di fare e di essere in politica che per svariati decenni ha permesso all’Italia di poter essere fedele ai principi costituzionali.

 


Ora, anche l’attuale governo – e nello specifico la Lega e i 5 stelle – riscopre la mediazione attorno
ad un provvedimento centrale per un paese: la tradizionale legge finanziaria. Dopo un muro contro
muro con l’Europa fatto per rivendicare le proprie buone ragioni, e anche per cercare di restare
fedeli ai rispettivi elettorati, si è arrivati alla conclusione che occorre “mediare” per evitare una
sostanziale delegittimazione con pesantissime ricadute di natura economica e finanziaria. Certo,
un metodo che può scontentare pezzi di elettorato dei rispettivi partiti ma che, lo dobbiamo pur
riconoscere, introduce nell’attuale dialettica politica quel minimo di cultura di governo che resta
indispensabile e necessaria per qualunque forza politica che si candida a guidare pro tempore gli
italiani. E’ altrettanto indubbio che cultura delle mediazione, cultura di governo e senso delle istituzioni non possono essere a lungo declinate da forze e movimenti che sono in parte estranei a quel bagaglio culturale e politico. Ed è questo il motivo decisivo per far tornare protagonista nello scenario politico italiano quella cultura cattolico democratico, popolare e sociale che resta l’unica vera novità capace di qualificare e rafforzare il tessuto democratico del nostro paese e dare forza e qualità a quell’afflato riformista altrettanto necessario ed indispensabile. Perché, come sempre capita, e’ meglio l’originale della copia. Anche e soprattutto quando si parla di “cultura di governo” e “cultura della mediazione”.

Quei giorni in piazza Statuto preparando la rivoluzione

Claudio Bolognini è un uomo innamorato della sua città, di Torino. Claudio Bolognini è specializzato nel raccontare piccole storie che fanno la Storia. Innamorato della nostra città e in particolare legato alla sede della Barriera di Milano, fondamentale per la storia del PCI, dove riformisti e rivoluzionari convivevano e trovavano sintesi nelle lotte operaie. Dove il padrone era sempre il padrone.Ora si è cimentato nella ricostruzione degli scontri tra manifestanti e polizia nel luglio 1962.E la tecnica di racconto è fondamentale ed estremamente accattivante. Tra ricerca documentale e personaggi talmente verosimili che diventano reali grazie alla penna dell’autore. Le testimonianze come piccoli fiumi ricostruiscono le vicende. La precisione fino alla tignosità del ricercatore storico fanno il resto. Il quadro d’ insieme è fatto da nitide fotografie di ciò che è successo: i fatti sono noti. Dopo quasi un decennio non si scioperava alla Fiat. La faceva da padrone il Sindacato Sida, denominato sindacato giallo perché direttamente finanziato da Fiat, un  non sindacato. Cgil Cisl e Uil indicono per la prima volta lo sciopero unitario.  Ma la Uil molla subito e firma un accordo separato. Tre giorni di scontri tra operai e polizia in difesa della Sede Uil. Per decenni questi scontri furono una icona degli estremisti di sinistra come prova generale di una possibile rivoluzione.  Perché? Le masse superarono partito e sindacato con i dirigenti nettamente contrari agli scontri di piazza.  Si cominciò nel dire che le masse sono più a sinistra degli iscritti ai partiti comunisti e la base degli iscritti più a sinistra dei dirigenti.Fu sicuramente vero che molti picchettanti si arrabbiarono molto con la Uil. Come è verissimo che dirigenti sindacali e del PCI buttarono acqua sul fuoco.

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Telefono a Claudio : quali sono i personaggi inventati?Mi risponde: tutti. Talmente reali che prendono corpo nel racconto. Io a Barriera di Milano ci sono nato. Ho sentito i racconti di chi ha partecipato. E leggendo ho riconosciuto nei personaggi il reale. Dal sottoproletario teppistello all’operaio in cerca della sua emancipazione. Persino la violenza diventa cosa naturale, la rivoluzione è solo rinviata, è dietro l’angolo. Non era allora così come non è così oggi. Ma a noi piaceva pensarlo.  Il racconto è talmente accattivante che ti fa ” vivere bene ” la violenza, che non è un buon viatico . Almeno per i nostri tempi. Claudio parteggia palesemente per i manifestanti. Direi forse esagerando un po’, che parteggia per i rivoltosi.O quasi. I fatti di Piazza Statuto sono divenuti negli anni ’60 una icona delle cosiddette forze extraparlamentari che accusavano il PCI di essere diventato un partito revisionista e riformista. Grande insulto per allora. Diventa naturale presentare il libro giovedì sera alla libreria Comunardi di via Bogino. Altra icona e punto di riferimento di quella sinistra che fino all’ultimo ha sperato nella rivoluzione. Magari rivoluzione meno violenta e più democratica possibile. Usciamo falla politica e dalla ideologia per planare negli annali della storia, una storia per i diritti dei lavoratori.  Una storia da capire. Forse da non condividere fino in fondo. Ma pur sempre da capire, con una sua dignità e forza morale.

Patrizio Tosetto

Il “Pannunzio” ricorda Marisa Bellisario

Venerdì 30 novembre alle ore 18, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, verrà ricordata, a 30 anni dalla scomparsa, Marisa Bellisario donna e imprenditrice di grande successo e notorietà. Partecipano: Valeria Ferrero, referente per il Piemonte della Fondazione “Marisa Bellisario”, Bruna Bertolo, Marina Rota,Nino Boeti, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte. Modera Emanuela Truzzi.

Un aiuto per i bimbi abusati

“Curare i bambini abusati”è il titolo della giornata di studi che si svolge martedì 4 dicembre a partire dalle ore 9 nell’Aula magna della Cavallerizza Reale di via Verdi 9, a Torino. Organizzata dalla garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza Rita Turino in collaborazione con il Coordinamento italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia (Cismai), l’iniziativa si propone di fare il punto sui percorsi riparativi e di cura a favore dei minori vittime di abuso sessuale. Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari, della consigliera regionale Valentina Caputo e dei presidenti degli Ordini degli Assistenti sociali e degli Psicologi del Piemonte Barbara Rosina e Alessandro Lombardo, prendono il via le relazioni degli specialisti, introdotti e moderati dal referente regionale Cismai Enrico Quarello.

Intervengono la neuropsichiatra infantile Marinella Malacrea, il professor Claudio Longobardi del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, la presidente Cismai Gloria Soavi, la psicologa della Cooperativa Paradigma Elisabetta Novario, la direttrice del dipartimento materno infantile dell’Asl Città di Torino Maria Rosa Giolito, responsabile dell’Equipe multidisciplinare Cappuccetto Rosso. La garante regionale dell’Infanzia e dell’adolescenza Turino concluderà i lavori.

Chance Festival, la terapia della scrittura

La scrittura come forma terapeutica, come antidoto alle insicurezze e alle difficoltà della vita quotidiana

Chance Edizioni, in collaborazione con LM Productions, darà vita a Torino allo Chance Festival: quattro giorni dedicati alla letteratura con tanti eventi ospitati da circoli Arci di Torino: La Cadrega, in via Principessa Clotilde 23, l’Ultima Thule di via Cigna 39 e il B-Locale di via Bari 22. Tra le varie iniziative in programma, particolare risalto sarà dato al progetto #scriverecura, un workshop dedicato alla scrittura introspettiva e strutturato in tre singoli incontri durante i quali i partecipanti saranno accompagnati in un percorso di emersione e ricerca profonda delle proprie emozioni attraverso vari esercizi composti da domande, scrittura e riflessioni. Alla base di #scriverecura, l’idea che la scrittura possa essere un’utile alleata per   esternare sogni e timori, insicurezze e difficoltà, coscienza e fiducia; per indagare dentro al proprio vissuto in maniera istintiva, evocando quelle parti che si vogliono tenere nascoste, che si ignorano, o sulle quali non ci si sofferma per ragioni di frenesia o di distaccamento emotivo. Addentrarsi in queste zone d’ombra permette di avere un approccio più spontaneo e coinvolto nei confronti della propria quotidianità. Ogni singolo incontro avrà la durata di un’ora e mezza circa e sarà così strutturato: 15 minuti di introduzione e di illustrazione del testo che si scriverà, 45 di esercizi pratici e mezzora di lettura e confronto. Il festival proporrà altri tre eventi serali: giovedì 29, alle 21.30, la Chance Edizioni presenterà al B-Locale i suoi progetti editoriali e anticiperà le prossime pubblicazioni. Interverranno alcuni giovani autori come Lorenzo Moffa, Stefano Re, Davide Tarò e Andrea Stella. Seguirà un live acustico di Giniswild. Sabato 1 dicembre alle 21.30 all’Ultima Thule chi vorrà potrà sottoporre il proprio manoscritto agli esperti della casa editrice e partecipare alla selezione per la collana di racconti Caleidostorie 2019. La serata sarà poi dedicata a un dibattito sul mondo editoriale curata dal collettivo artistico Le Rumate e arricchita dalla performance Another world di Elena e Martina Cappai e dal live acustico degli Afu.Lo Chance Festival si chiuderà al Circolo La Cadrega con una serata dedicata a Fabrizio De Andrè e la presentazione del libro Una storia di ieri di Ludovico Salemi.

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Per consultare il programma completo e per l’iscrizione al workshop è possibile visitare il sito www.chanceedizioni.com o visitare la pagina Facebook di LM Productions.

 

Nuoto, atleti piemontesi in partenza per Riccione

www.federnuoto.piemonte.it

La stagione del nuoto è giunta al suo primo grande appuntamento nazionale: il Campionato Italiano Invernale Open in vasca corta, in programma a Riccione tra venerdì 30 novembre e sabato primo dicembre. Palcoscenico dell’evento sarà naturalmente lo Stadio del Nuoto della cittadina romagnola, che accoglierà quasi 450 atleti di 125 società, per un totale di 1021 presenze gara e 66 staffette. Il programma di gara è diviso in quattro turni: due mattutini dalle 9.30 alle 11.30 e due pomeridiani dalle 16.30 alle 18.30, tutti trasmessi in diretta su Rai Sport + HD. Le gare sono a serie con classifica finale in base al tempo.

– venerdì a partire dalle 9.30: 400 stile libero M, 50 dorso F, 50 farfalla M, 200 stile libero F, 50 rana M, 100 rana F, 400 misti M, 100 farfalla F, 4×50 stile libero M
– venerdì a partire dalle 16.30: 200 farfalla M, 200 dorso F, 200 rana M, 50 stile libero F, 100 dorso M, 800 stile libero F, 100 misti M, 200 misti F, 100 stile libero M, 4×50 misti F
– sabato a partire dalle 9.30: analogo a venerdì mattina scambiando gare maschili e femminili
– sabato a partire dalle 16.30: analogo a venerdì pomeriggio scambiando gare maschili e femminili e con i 1500 stile libero maschili al posto degli 800 femminili

Sono sette le società di Piemonte e Valle d’Aosta rappresentate agli imminenti Assoluti. Guida la spedizione il Centro Nuoto Torino, con 13 atleti e una quarantina di presenze gara comprese le quattro staffette; presenti a Riccione anche Dynamic Sport (6 atleti), Rari Nantes Torino (4), CSR Granda (4), Sisport, Libertas Nuoto Novara e NC Montecarlo Casale Monferrato. Piemontesi in gara a Riccione saranno anche Alessandro Miressi, tesserato per Fiamme Oro e Centro Nuoto Torino, Luisa Trombetti e Aurora Petronio, portacolori di Fiamme Oro e Fiamme Gialle rispettivamente ed entrambe della Rari Nantes Torino. Ai blocchi di partenza Erica Musso, atleta delle Fiamme Oro che da inizio stagione si allena all’Aquatica Torino, oltre a un paio di atleti piemontesi tesserati per società di altre regioni.

Per il campione europeo e primatista italiano dei 100 stile libero Alessandro Miressi e per Erica Musso gli Assoluti Invernali saranno un buon banco di prova in vista dei Mondiali in vasca corta, cui parteciperanno dall’11 al 16 dicembre a Hangzhou. La composizione della nazionale italiana (32 atleti divisi in 22 uomini e 10 donne), il punto del DT Cesare Butini, il programma e i link utili per seguire l’evento sul sito della FIN a questo link.

Oltre agli atleti già citati voleranno a Riccione tutti i più forti nuotatori del nostro comitato regionale. Tra questi Matteo Senor (Centro Nuoto Torino), bronzo agli Assoluti Invernali del 2016 (nei 200 stile libero in vasca lunga); le compagne di squadra Francesca Fresia e Roberta Calò, azzurrine agli Europei Junior 2017; e tutti i ragazzi convocati agli Eurojunior dell’estate scorsa: Alessandro Fusco (Swimming Club Alessandria), Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa), Cecilia Chini Balla (Centro Nuoto Torino), Helena Biasibetti e Carola Valle (Dynamic Sport), insieme a Giulia Borra, piemontese e oggi tesserata per il Team Insubrika.

Link utili per seguire l’evento su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20181127102526&area=1&menu=agonismo&read=nuoto

L’infinita attesa. Il silenzio del mondo musulmano su Asia Bibi

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Mentre l’Occidente sta facendo di tutto per salvare Asia Bibi, la donna cattolica pakistana, madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia, un reato in realtà mai commesso, spingendosi anche a colorare di rosso sangue i più importanti monumenti europei in segno di protesta, nel mondo musulmano si tace. Silenzio di tomba. Nessuno commenta la sorte della donna, ancora bloccata in Pakistan nonostante sia stata assolta dall’accusa di blasfemia. Silenzio anche da illustri personalità pakistane come il Premio Nobel Malala Yousafzai e il sindaco di Londra Sadiq Khan che per ora tacciono. La sorte di Asia Bibi, la cui vicenda risale al giugno 2009, è simile a quella che nei Paesi islamici subiscono cristiani, ebrei, atei e musulmani poco ortodossi. Riprendiamo dall’Agenzia “Asia News” l’intervento di un giovane insegnante musulmano algerino che vive a Parigi. L’autore racconta il dramma di Asia Bibi, condannata a morte, poi assolta e ora in attesa di una revisione della sentenza della Corte Suprema, chiesta dai partiti islamisti pakistani a cui il nuovo governo guidato da Imre Khan non è riuscito ad opporsi o non ha voluto farlo. In Pakistan il reato di blasfemia viene punito spesso con la pena di morte.

Il testo:
Il mondo musulmano pare essere accecato dalla sua fede! Esso è sordo e muto quando si tratta di un cristiano, un ebreo, o un non musulmano che subisce ingiustizia. Vi è altra spiegazione? Asia Bibi resta una sconosciuta, anche se gran parte del mondo musulmano era al corrente della sua condanna da parte delle autorità pakistane. Una condanna paragonabile a quella emessa da Daesh contro i cristiani e gli Yazidi in Iraq. Nessuno si è indignato; nessun musulmano ha manifestato davanti all’ambasciata di quel Paese. È un silenzio complice o solo indifferenza? Sorgono tante domande legittime. Evidentemente, non si domanda chissà cosa, solo un minimo di solidarietà verso una donna che continua a subire ingiustizie, nonostante sia stata scagionata. Asia Bibi è solo uno dei tanti casi sofferti dalle minoranze religiose in Pakistan, un Paese la cui costituzione e giustizia sostengono la sharia sunnita. Un Paese che è affondato nell’estremismo religioso, uno Stato islamista che detiene delle armi nucleari. In pratica, un Daesh riuscito, come l’Iran e l’Arabia saudita. Un Paese dove gli islamisti pesano davanti alle decisioni della Corte suprema pakistana.


Torniamo a quello che è successo a questa cristiana, lavoratrice a giornata, nel giugno 2009: si è scatenata una disputa fra lei e le sue colleghe musulmane, mentre raccoglievano insieme delle bacche. Le musulmane le hanno detto che in quanto non musulmana, Asia Bibi aveva sporcato un recipiente da cui tutti bevevano, rendendolo inutilizzabile. La disputa è continuata, e ognuna delle donne accusava l’altra di aver insultato la propria religione. Qualche giorno più tardi, Asia Bibi è stata battuta e portata in prigione. Durante il suo processo, essa ha insistito sulla sua innocenza e ha negato di aver fatto alcuna dichiarazione ostile all’islam. La giustizia pakistana, ispirata alla sharia, l’ha condannata a morte nel novembre 2010. Una sorte riservata a tutti coloro che sono “blasfemi”, anche per i musulmani che hanno una visione religiosa differente da quella sunnita. Otto anni più tardi, dopo sforzi erculei da parte dei suoi avvocati difensori, la giustizia pakistana decide di rivedere la sentenza e finisce per riconoscere l’innocenza di questa cristiana. Mentre gli umanisti del mondo intero si aspettavano che il popolo pakistano benedicesse questa decisione salutare da parte della Corte suprema, alcune voci integriste di islamisti si oppongono a questa decisione e alcuni giorni dopo finiscono per ottenere una procedura che la impedisce di lasciare il Paese [volendo rivedere la sua sentenza di innocenza]. Che significa: gli islamisti vogliono la sua impiccagione, nient’altro!


Ciò che è ancora più aberrante è che nonostante la sua domanda di asilo in Gran Bretagna, le autorità inglesi non le hanno accordato questo diritto. Giorni prima, tre imam e eminenti personalità musulmane del Regno Unito scrivono una lettera al ministro degli interni Sajid Javid. Nella lettera essi domandano di dichiarare in maniera “chiara e pro-attiva” che la Gran Bretagna “sarebbe felice di ricevere la domanda di asilo” da parte di Asia Bibi. Questo fa capire fino a che punto gli islamisti fanno paura: se le autorità britanniche sono contrarie a ricevere Asia Bibi sul loro suolo, è perché hanno paura di attacchi terroristi. E questo è comprensibile in parte. Ma dico questo perché non capisco come mai questo Paese sia contraria all’esilio di una donna cristiana minacciata di morte e d’altro canto, lo stesso Paese sia favorevole ad accogliere islamisti egiziani, algerini, sauditi, pakistani. È un grande punto interrogativo.  Pertanto voglio denunciare questa ingiustizia, questo integrismo e l’inferno che si fa subire nel mondo musulmano a cristiani, ebrei, atei, e perfino musulmani non sunniti. Gli Stati cosiddetti musulmani sono oggi in modo implicito degli Stati che incarnano l’intolleranza verso le minoranze religiose. Sono deluso da questa decadenza e integrismo che colpisce il mondo musulmano di cui l’interpretazione dei testi religiosi sono purtroppo la benzina e il motore. Per questo molti imam chiedono una riforma religiosa seria, come quella compiuta a suo tempo dal cattolicesimo in Europa.

Cosa fai a Natale? Diventa volontario Cesvi!

Cesvi cerca volontari per confezionare pacchetti regalo presso diversi punti vendita in Italia. Durante il periodo natalizio, Cesvi ha bisogno del tuo aiuto per realizzare un’importante raccolta fondi a sostegno dei progetti di tutela dell’infanzia che, da oltre 30 anni, l’organizzazione porta avanti nelle aree più critiche del mondo, dove la salute, il benessere e la sicurezza dei bambini sono fortemente a rischio.Un lavoro che si concretizza ogni giorno all’interno delle Case del Sorriso, le strutture create dall’organizzazione per fornire servizi e accoglienza a orfani, minori che vivono in strada o in stato di abbandono, e bambini vittime di sfruttamento e violenza anche in ambito familiare. Le strade di Harare, capitale dello Zimbabwe, sono popolate da migliaia di bambini e ragazzi di stradaAd Harare, nel 2004 Cesvi ha costruito una Casa del Sorriso dove bambini e ragazzi, spesso costretti a vivere in strada, possono essere accolti in un luogo sicuro che offre loro cibo, cure mediche, servizi igienici e la possibilità di frequentare corsi di formazione e laboratori artistici.Il problema della condizione dei bambini riguarda sempre di più anche il nostro Paese: per questo, dal 2017, Cesvi ha deciso di intervenire anche in Italia con un programma per il contrasto ai fenomeni di trascuratezza, maltrattamento e abuso ai danni di bambini e adolescenti. Attraverso la rete “IoConto”, Cesvi interviene in quattro città (Bergamo, Napoli, Rieti e Bari), che ha l’obiettivo di facilitare la condivisione di idee e buone pratiche tra operatori di territori differenti per realizzare un programma d’impatto nazionale.I fondi raccolti grazie alla preziosa opera dei volontari a Natale sono destinati alla Casa del Sorriso di Harare,  e alla campagna #LiberiTutti, contro il maltrattamento infantile in Italia.Cesvi cerca volontari anche a Torino, per confezionare pacchetti regalo presso diversi punti vendita della città.Per scoprire i punti vendita coinvolti, basta consultare la mappa.È possibile candidarsi per tutti i giorni del mese di dicembre. In particolare, abbiamo bisogno di volontari durante il fine settimana e i giorni immediatamente precedenti il Natale.Per info e candidature chiamare 035/2058058 oppure inviare una mail all’indirizzo  volontari@cesvi.org, indicando nome, cognome e numero di cellulare.