Novembre 2018- Pagina 5

Un calcio al razzismo

Il Centro per l’UNESCO di Torino e Juventus Football Club s.p.a. indicono la IX edizione del Bando “Un Calcio al Razzismo”

 

DUE CONTRIBUTI LIBERALI DELL’IMPORTO DI 5.000 € LORDI CIASCUNO PER 

a. Associazioni di volontariato ONLUS, operanti nella Regione Piemonte e iscritte al Registro Regionale del volontariato

b. Associazioni di volontariato ONLUS, operanti in Italia e iscritte al Registro Regionale del volontariato di riferimento

 

DOMANDE DA PRESENTARE ENTRO IL 31 GENNAIO 2019. 

 

Scarica il bando qui 

Vincent, che disegnava le stelle

 

Nessuno aveva idea da dove venisse quell’uomo allampanato, magro come un chiodo. Il volto, incorniciato da una rada barba grigia, era illuminato da due vivaci occhi neri, che luccicavano al riparo dalle folte sopracciglia. Parlava poco ma in quel poco  dava prova di una grande padronanza della lingua che usava con una dizione praticamente perfetta, da accademico. Un fatto, questo, che rendeva ancor più stridente il contrasto con la sua figura dimessa, infagottata nella lunga e lisa marsina con le grandi tasche sformate dall’uso. A tracolla portava una piccola cassetta di legno con colori e pennelli e , sottobraccio, un seggiolino pieghevole e alcune tele. Sul lago apparve sul finire dell’estate che, come capitava spesso dalle nostre parti, tra un temporale e l’altro, aveva ceduto ben presto il passo ad un anticipato autunno. Nell’aria si avvertiva già quel sapore d’ottobre quando nelle ore del meriggio l’aria rinfrescava portando in giro quei profumi di terra bagnata, muschio e funghi che s’accompagnavano all’arcobaleno di  colori morbidi e caldi che si confondevano nel giallo e nell’arancio, nel marrone e nel rosso delle foglie.

barca pennelli

Vincent si soffermava a guardare la natura e i giochi di luce, sedendosi al margine di un bosco oppure su una panchina del lungolago, guardando le isole e oltre, dalla parte opposta dov’era la “sponda magra” del Maggiore. A Vincent piaceva quel lago dall’anima volubile, simile in tutto e per tutto a quella di una donna di carattere e spirito. Amava quei colori pastello  che salivano dalle morbide e azzurre onde al verdazzurro dei dorsi di monti alle spalle di Luino, Laveno e più in giù, tra l’’Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro e  la rocca Borromea di Angera. Colori che, all’improvviso, potevano mutare in tinte scure e minacciose sotto i venti impetuosi, mugghianti delle tempeste. Era un mondo che lo incuriosiva, popolato da gente di frontiera, battelli che solcavano le acque  e orizzonti racchiusi tra le montagne. Era un solitario e apprezzava i silenzi e quella riservatezza fatta di sguardi complici e di parole annodate alle brezze della tramontana e dell’Inverna. Ma Vincent, più di ogni altra cosa, amava le stelle. Le dipingeva quando comparivano e prima che sparissero. Per ogni alba che schiariva il cielo, accompagnando gli ultimi astri al riposo o per ogni firmamento pieno di lucenti stelle, Vincent aveva occhio e cuore nel trasferirne l’emozione sulla tela, in colori e delicati colpi di pennello.

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Il fornaio, Degrande, guardando i quadri, sospirava ogni volta, ripetendo : “Se esiste il pan di stelle, qualcuno l’ha sbriciolato in cielo. Guarda come pulsano vive, brillano luminose. Mamma mia, che belle!”. E assestava una manata di compiacimento sulle spalle di Vincent, lasciandogli la sua infarinata impronta sulla giacca.Prima di arrivar lì, in primavera si era fermato sulle colline del Monferrato per non perdere l’appuntamento con le Liridi che ogni anno, a metà aprile, sciamavano per il cielo con la loro cascata di stelle cadenti. “Quel nome strano”, diceva a chi lo ascoltava incuriosito,”lo prendono dalla costellazione della Lira, dove appaiono, tra Ercole e il Cigno. Uno spettacolo di piccoli frammenti luminosi che, entrando nell’ atmosfera, si disintegrano in spettacolari fiammate”. Poi, più per onorare  la tradizione che per altro, causa il brillare della luna piena,  il 10 agosto – la notte di San Lorenzo –  erano saliti fino all’alpeggio della Scèrea per osservare lo sciame meteorico delle Perseidi. Nonostante fossimo stati graziati dal tempo in quell’estate che pareva un autunno, il cielo era così luminoso da rendere quasi impossibile vedere qualche scia di stella cadente. Infatti, solo l’Audenzio Marchelli, ad un certo punto, gridò “Ne ho vista una! Un bolide! Grossa!”. Ma la vide solo lui e forse quel litro di Barbera che si era scolato da solo alla  Casa del Popolo aveva contribuito più del dovuto a far sì che vedesse ciò che non apparve agli sguardi degli altri. Ad ogni modo la traccia lasciata dalle Perseidi che attraversano i nostri cieli si poté vedere, in misura minore, fino a oltre la metà di agosto. Ma furono poche, isolate apparizioni. E siccome era noto che è meglio essere sdraiati piuttosto che seduti, armandosi di pazienza poiché gli occhi hanno bisogno di un po’ di tempo per adattarsi al buio e vedere meglio ciò che accade nell’oscurità del cielo, ai due fratelli Sgranocchi capitò di finire nel prato delle vacche del Carlin.

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Lunghi e diritti, distesi in mezzo ai “boasc”, le “boasse”, le cacca delle mucche. E ci vollero un bel bagno nel Selvaspessa e un paio di “giri” nel mastello con la lisciva – loro e i loro vestiti – per togliersi di dosso quel “profumo” che non era certo di violetta. Intanto Vincent, notte dopo notte, dipingeva. E di giorno, s scriveva sul suo quaderno nero dalla copertina di cartone sottile, con l’etichetta appiccicata, bianca e rossa, dai bordi frastagliati come quelli delle fotografie di un tempo. Ci scriveva ogni cosa e serviva a tante cose. Lo usava come “segna conto”, dove il signor Lipelli riportava la spesa che avrebbe dovuto pagare alla fine della settimana o del mese; vi riportava le impressioni dei suoi viaggi e degli incontri che gli capitava di fare, fissandoli sui fogli per non disperderne la memoria. E, soprattutto, riportava alcune frasi che l’avevano colpito. Una più delle altre. Questa: “…guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?”. Queste parole, scritte da Vincent Van Gogh in una delle famose lettere al fratello Theo, rappresentavano  un’ulteriore conferma del fascino che quei “puntini luminosi” esercitavano anche sul “nostro” Vincent.

barca pennelli2

Molti quadri di quell’artista straordinario e maledetto erano  costellati di quei  “puntini luminosi” sospesi nel blu e nel nero della notte che solo all’occhio inesperto potevano sembrare messi lì a caso dalla fantasia del pittore olandese  quando invece erano frutto di una scelta ben precisa. E qui Vincent s’infervorava, dimenticandosi d’essere taciturno. Raccontava ,ad esempio, com’era nato la Notte stellata sul Rodano, uno dei suoi quadri più celebri. Quando iniziò a lavorarci nel 1888, cioè prima di incontrare Paul Gauguin, Van Gogh si trovava già nella città di Arles, dove tra le sponde del fiume Rodano scoprì un punto adatto per rappresentare un soggetto che lo rende particolarmente felice. «Sto lavorando […] a uno studio del Rodano, della città illuminata dai lampioni a gas riflessi nel fiume blu. In alto il cielo stellato con il Gran Carro, un luccichio di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato, laddove le luci della città e i suoi crudeli riflessi sono oro rosso e verde bronzeo…», scrisse infatti il pittore.

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Ma c’era di più. “Un astronomo è persino riuscito a stimare l’esecuzione del quadro in una notte compresa tra il 20 e il 30 settembre 1888 alle ore 22;30 grazie a un a ricerca accurata della posizione dei “puntini luminosi“, disse Vincent. Incuriosendoci,aggiunse: “E notò persino un piccolo errore: la costellazione dell’Orsa Maggiore, rappresentata sopra le luci della città, appare infatti deformata, cosa che farebbe supporre una pausa di almeno quaranta minuti nell’esecuzione dell’opera, essendo il cielo notturno mutato col trascorrere del tempo. Forse il pittore si è dedicato ad altro, per poi riprendere il lavoro e fissare “erroneamente” le rimanenti stelle in una posizione diversa. Non è incredibile,eh?”.Scuotendo la testa, sedendosi su una vecchia pietra miliare, sospirò: “Non avremo mai certezze sulla ragione che spingeva Van Gogh a rappresentare su tela quei “puntini luminosi” incisi, appunto, come su di una cartina geografica in cielo, ma a giudicare dalla passione con cui noi artisti e pure gli scienziati scrutano il cielo potete almeno intuirlo anche voi”. Non lo disse ma s’intuì il suo pensiero su Van Gogh, alla ricerca di Dio nel cielo stellato, tormentato dal “male di vivere” tant’è che, in una lettera, scrisse “Se prendiamo il treno per andare a Rouen o a Tarascona, possiamo prendere la morte per andare in una stella”. Così, scacciati i pensieri,  ci siamo dati appuntamento per la notte del 14 dicembre, nella parte alta della “Tranquilla”, a nord di Oltrefiume, in vista della cava di granito. Lì, con gli sguardi rivolti al cielo, a rincorrere le traiettorie delle stelle cadenti d’inverno, le Geminidi. Si sarebbe potuti venire anche qualche giorno più avanti, aspettando il rientro di Paolo dal nord Africa dove si era recato ( mi pare in Algeria)  sei mesi prima per ragioni di lavoro, ma il rischio era alto. Lo sciame era visibile fino al 19 dicembre ma occorreva evitare che venisse penalizzato dalla Luna molto ingombrante. E già ad agosto eravamo rimasti con un palmo di naso, a guardar per aria quel cielo illuminato a giorno. ”Le Geminidi in genere non deludono mai, sono le stelle cadenti più belle dell’anno, più suggestive delle Perseidi di agosto per intensità, luminosità, colori”, diceva Vincent.

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E lo spettacolo  fu davvero memorabile. Una straordinaria  cascata di stelle che disegnarono traiettorie da una parte all’altra del cielo. E andò avanti per tre notti, visibile anche in riva al lago, dove stavamo lì tutti: noi a guardare, Vincent a dipingere. Tutti infagottati per ripararci dal freddo pungente. Ogni tanto si “riparava” nel bar dell’Imbarcadero. Dalla radio accesa del bar udimmo una canzone “..l’estate prendeva una piega di nuove speranze.. cadevano stelle come fosse l’ultima notte felice del mondo.. l’ultima notte importante per dimenticare di essere soli..di essere soli da sempre”. Il titolo, che l’annunciatrice aveva quasi sospirato, era poesia pura: “Le stelle cadono nella notte dei desideri”.  Ci scoprimmo a farci delle strane domande. “Ma dove cadono, le stelle? E che rumore fanno? Forte? O solo un fiato di vento, leggero, leggero? Dove cadono le stelle?”. Franco Splolito, l’amico poeta, non perse l’occasione. Fece un lungo respiro. Socchiuse gli occhi e allungò il braccio destro, aprendo la mano.

notte rodano

E declamò. “ Cadono le stelle e non fanno rumore, affascinanti scie luminose che solcano il cielo, in attesa di essere raccolte per dar luce ai nostri desideri …Fiammelle tenuti  nella nera notte,illusioni fatue  per chi speranza più non ha e per chi alla speranza non rinuncia…Lucciole  che brillano, indistinto chiarore di un sogno cercato, voluto, sperato. Stelle luminose, che nell’universo sono le gioie più preziose..”. Alvaro, con le lacrime agli occhi per la commozione, applaudì. E anche Ugo, Filiberto e Giovanni batterono le mani. Jolanda, invece, nascondendo il volto in un fazzoletto, sospirò un appena percettibile “ grazie, Franco”. Lui, dopo un rapido inchino, guardò Vincent e disse: “Amici miei, è questo nostro artista che va ringraziato. E’ lui che, con pennelli e colori, da corpo ai nostri sogni”.  Qualche mese dopo, ai primi annunci di primavera, una mattina, passando davanti all’osteria del Gallo Nero, non lo vedemmo seduto sulla panchina dov’era solito riordinare la sua borsa degli attrezzi. Chiedemmo dove fosse, ma nessuno sapeva la risposta. Forse se n’è andato giù al lago a dipingere.. Forse è dall’Ugo, a scegliere dei colori.. O dalla Maria dell’Osteria dei Gabbiani, dai. Si è sempre saputo che per la Maria aveva un debole, no? .. Ma lui non era in nessuno di questi posti e nessuno l’aveva visto o incontrato. Solo il vecchio Samuele disse che gli era parso di vederlo andar via, a notte inoltrata, sulla strada verso Stresa. Ma lo sapevano tutti che a Samuele piaceva bere e che la sera era talmente “carburato” da scambiar lucciole per lanterne.. Fatto sta che passo l’intera giornata e verso sera di lui non s’era vista nemmeno l’ombra. Vincent non c’era più. Se n’era andato, In silenzio. così com’era arrivato quasi un anno prima. Erano solo rimaste, in cielo le stelle. Tante, belle ma meno luminose del solito. Quasi fossero tristi. Ma le stelle, possono essere tristi? Vincent avrebbe risposto che forse sì. O forse no. Alzando un poco le spalle, inarcando le sopracciglia, abbozzando un sorriso. Ma Vincent era ormai lontano.

 

Marco Travaglini

 

Ecco il nuovo “Lingotto cinese”

Il Politecnico di Torino ha vinto, nel settembre 2017, il concorso internazionale nell’ambito della trasformazione della ex fabbrica di Pianoforti Pearl River Piano Group nella città cinese di Guangzhou (Canton)

 

Ispirandosi al Lingotto, l’architetto torinese Michele Bonino e i suoi collaboratori trasformeranno questa area in un parco della musica e del cinema aperto alle start up e all’innovazione.Il nascente Pearl River Piano Cultural Park, soprannominato dalla stampa italiana il “nuovo Lingotto Cinese”, si presenta in effetti con una struttura dalla straordinaria capienza di 133.000 mq, capace di ospitare 7 macro aree funzionali: industria musicale, cinematografica, museo didattico, scuola musicale, incubatore per imprese, servizi e creazioni di eventi culturali e d’intrattenimento. L’operazione della Pearl River Piano Cultural Park si pone inoltre come uno dei maggiori futuri centri attrattivi nella città di Guangzhou, stimando circa 5mila presenze giornaliere di persone impegnate in attività lavorative e oltre 3mila visitatori giornalieri.In questi giorni una delegazione di Guangzhou, coordinata dalle Relazioni Internazionali della Città di Torino, è in visita a Torino per presentare questa importante trasformazione urbana. A Palazzo civico è stato illustrato il progetto agli assessori Francesca Leon, Alberto Sacco e Marco Giusta e, con un video, a Lucia Pasqualini Console di Italia a Guangzhou, e al sistema imprenditoriale torinese.Successivamente è stata sottoscritta una proposta di collaborazione fra la Città di Torino, la Città di Guangzhou e il Politecnico.La giornata è stata quindi l’occasione per aprire un confronto tra operatori nei campi del cinema e della musica, ma anche nel settore dell’innovazione e del food & beverage, sulle opportunità imprenditoriali e di collaborazione tra istituzioni cinesi e torinesi. Il confronto è stato finalizzato ad aprire un ponte istituzionale tra i due territori, nell’ottica di apportare benefici e facilitazioni in termini di investimenti e trasferimenti culturali, all’interno del futuro Pearl River Piano Cultural Park.

 

Nel pomeriggio la delegazione visiterà il Politecnico di Torino, con il quale la Pearl River Cultural Management Park coopera in maniera frequente ormai da diversi anni. Ad accogliere la delegazione, il Rettore Guido Saracco e il professor Michele Bonino, Delegato del Rettore per le Relazioni con la Cina. Infine, nella mattinata di mercoledì 28 novembre si terrà nella sede della Film Commission Piemonte, un workshop operativo finalizzato a creare opportunità di collaborazione tra la Pearl River Piano Cultural Management Park e il sistema di imprese e istituzioni torinesi che operano nei settori della produzione musicale e cinematografica.

Melegatti. Il ritorno

Il ritorno in scena e quindi sulle tavole italiane, della Melegatti ci riempie di gioia. Quasi un modo per festeggiare, in anticipo il Natale

A Verona, la Melegatti ha riaperto, seppur a ranghi ridotti, lo stabilimento dolciario, ridando lavoro a 35 addetti. Dopo 124 anni di onorata attività, anche questo storico marchio rischiava di chiudere e si spera che altri ne vengano assunti. Tutti si aspettavano che, dopo il via libera del Tribunale di Verona all’azienda Melegatti per l’autorizzazione alla produzione, in tempo utile, per le festività pasquali della linea dolciaria, l’acquisto avvenisse da parte del Gruppo Hausbrandt Trieste 1892, operativo nei settori di caffè, birra, vino e alta pasticceria: 500 addetti, 98 milioni di fatturato nel 2017.  Le offerte ventilate facevano l’ ipotesi di ristrutturazioni del debito con un assegno proposto a garanzia di 1 milione di euro. Somma ovviamente insufficiente al risanamento dell’industria dolciaria, ma sufficiente indizio di intenzioni serie da parte del Gruppo estremamente solido della Famiglia Daniele Zanetti. Non è stato così anche se l’apertura è avvenuta, ma bensì da parte dell’imprenditore veneto Roberto Spezzapria e suo figlio Giacomo. La riapertura in tempo per la scorsa Pasqua non c’è stata e quella per le festività natalizie, sono arrivate tardi, ma ancora quasi in tempo. Auguri alla Melegatti e, se non siete a dieta, mangiate il suo panettone.

Tommaso Lo Russo

 

Sformato di funghi porcini

Ottobre tempo di sagre in tutto il nostro bel Piemonte…Proprio alla sagra del fungo ho assaggiato questo sformato che vi invito a  provare

 

Ifunghi sformatongredienti per 6 persone:

300gr. di funghi porcini freschi
30gr. di funghi porcini secchi
300gr. di ricotta
50ml. di panna da cucina
30gr.di parmigiano grattugiato
1 piccola cipolla
1 ciuffo di prezzemolo
olio, sale, pepe

 

 

Ammollare i funghi secchi in acqua tiepida. Nel frattempo, pulire i funghi, tagliarli a pezzi e farli saltare in padella con cipolla e prezzemolo tritati, olio. Dopo 5 minuti, unire i funghi ammollati, strizzati e tritati, aggiustare di sale e lasciare insaporire per qualche minuto. Quando freddi, frullarli nel mixer (tenerne qualcuno da parte per guarnire) con le uova, la panna, la ricotta, il parmigiano ed il pepe. Imburrare uno stampo (o 6 stampini individuali), versare il composto e cuocere a bagno-maria in forno caldo per 30 minuti a 200 gradi (fare prova stecchino).Togliere dal forno, sformare e guarnire con i pezzi di funghi rimasti e qualche foglia di prezzemolo. Un successo garantito.

Paperita Patty

Cinque compagnie piemontesi in giro per il mondo

Move! è il nuovo fondo annuale ideato da Piemonte dal Vivo, per il sostegno alla mobilità internazionale degli artisti piemontesi o residenti in Piemonte, con l’obiettivo di creare nuovi legami ed opportunità oltre confine

 

Move! è un esempio concreto di come sia possibile per i nostri artisti creare nuovi legami ed opportunità oltre confine – dichiara Matteo Negrin, direttore di Piemonte dal Vivo –. Allo stesso tempo, sviluppare relazioni internazionali, in uno scambio virtuoso tra l’Italia e gli altri paesi, contribuisce a rafforzare l’immagine del nostro territorio e delle eccellenze che lo abitano.

Nella prima annualità di azione del bando sono state selezionate cinque realtà e altrettanti progetti: la Piccola Compagnia della Magnolia partecipa con una propria creazione all’ international Theatre Festival a Szczecin Polonia e allo SKUPI International Theatre festival a Skopje in Macedonia. L’Asia è invece meta dell’Associazione Didee arti e comunicazioni, ospitata nell’ambito dell’Indonesian Dance Festival con il progetto Le Foglie e il Vento. Sempre nell’ambito della Danza si sviluppa la proposta del BTT Balletto Teatro Torino che anche grazie al Sostegno di Move! Porta sul Palco del festival de Ballet Internacional Havana de Cuba/ fabrica de Arte la nuova creazione di Laura Domingo Agüero. Tornando in Europa la Cooperativa Italiana Artisti beneficerà di un contributo per un periodo di residenza in Belgio, mentre La Società Reale Ginnastica di Torino avrà l’opportunità di partecipare al Festival Arena di Praga. Per un settore naturalmente votato alla mobilità qual è quello dello spettacolo dal vivo, l’internazionalizzazione rappresenta un ambito strategico, necessario per garantirne la crescita e lo sviluppo – dichiara Antonella Parigi, assessore alla Cultura della Regione Piemonte – Non posso quindi che accogliere favorevolmente questa nuova misura di Piemonte dal Vivo, che potrà certamente essere implementata in futuro.

 

piemontedalvivo.it

Quale futuro per Fca a Torino?

Per riportare l’attenzione sull’automotive, sono in corso diverse iniziative a Torino e in Piemonte, che vedono protagonisti i sindacati. Una delegazione del sindacato Fiom-Cgil è stata ricevuta in Consiglio regionale dal presidente Nino Boeti, dal consigliere segretario Giorgio Bertola e dal presidente della terza Commissione Raffaele Gallo. Erano presenti numerosi consiglieri e consigliere. Il sindacato in questi giorni ha distribuito più di 20 mila volantini nei luoghi principali della città. Inoltre sabato 17 novembre si è svolto un presidio in piazza Castello per rimettere al “centro dell’attenzione” la situazione economica di Torino e in particolar modo quella del più grande e storico settore industriale. “Abbiamo chiesto un incontro con i gruppi consiliari presenti in Regione e in Comune in vista dei consigli congiunti aperti previsti il 13 dicembre per esprimere le nostre preoccupazioni e le nostre proposte, intanto continuiamo a parlare con i cittadini” hanno spiegato. “C’è bisogno di avere un’idea di sviluppo economico. Noi pensiamo che si debba partire dal non perdere e rilanciare ciò che già abbiamo. Vogliamo porre la questione economica e occupazionale come una priorità assoluta per Torino e il benessere economico della collettività” ha affermato Edi Lazzi, segretario provinciale della Fiom-Cgil. Nel suo intervento, il sindacalista ha più volte sottolineato come Torino stia attraversando un periodo di profonda crisi economica e di prospettiva sul suo futuro. Il settore industriale più importante, che è quello automobilistico, ha visto in questi anni calare drasticamente il numero delle auto prodotte e di conseguenza gli occupati.

Salone del Libro: la Regione non partecipa all’asta

La Regione Piemonte non parteciperà all’asta per l’acquisizione del marchio Salone del libro. È  quanto annunciato in aula dall’assessora alla Cultura, Antonella Parigi  rispondendo al question time del consigliere di Liberi e Uguali, Marco Grimaldi

“La Regione è intervenuta per salvare tutto quello che era nelle sue possibilità, ma come enti pubblici siamo impossibilitati a sanare debiti di qualsiasi società o fondazione – ha puntualizzato l’assessora Parigi – Nel frattempo abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con la Fondazione Circolo e la Città di Torino per dare avvio e seguito alla manifestazione nei i prossimi tre anni, le risorse necessarie sono già state deliberate. Accogliamo con favore tutte le iniziative portate avanti dai cittadini e dai comitati spontanei poiché dimostrano quanto la cultura rappresenti ancora uno dei pilastri di questa città. Sarebbe bello che questo interesse dei cittadini si rivolgesse anche ad altre realtà, penso ad esempio al  teatro Regio”. La base d’asta da cui si partirà è di circa 500.000 euro, composti dal marchio e i suoi collegati (ad esempio Portici di carta) per 355.000, 117.000 euro per le strutture e gli allestimenti del Lingotto, 20.000 per i restanti beni dell’ex Fondazione del Libro. I creditori del Salone hanno più volte ricordato che salvare il marchio però non basta “la Fondazione in liquidazione ha 10.753.000 euro di debiti, di cui 7.000.000 con persone o aziende torinesi. Lo scarto tra crediti esigibili e debiti denunciati dovrebbe ammontare a circa 4.500.000”. Negli ultimi giorni si è attivata una proposta di crowdfunding da parte di liberi cittadini per la partecipazione all’acquisizione del marchio. “Un grave errore che Regione e Città non partecipino all’asta per l’acquisizione del marchio del Salone del Libro, dovrebbero al contrario essere in prima fila – dichiara il consigliere Grimaldi – “Gli stessi enti dovrebbero essere i primi interessati a mettere insieme risorse e attori diversi, invece continuiamo a sperare che siano ‘altri soggetti’ del territorio a farlo. Non si dica che questa è una strada obbligata. Non partecipare all’asta è una scelta perché lascia campo aperto ai privati, con il rischio che, acquisito il marchio, facciano il Salone che vogliono, dove vogliono e come vogliono”. Durante la sessione del question time è stata data risposta anche alle interrogazioni di Benito Sinatora (Lega Nord) su lavori manutenzione Accademia di medicina di Torino; di Nadia Conticelli (partito democratico) sul disservizio trasporto disabili con scuolabus; di Elvio Rostagno (partito democratico) sulla variante est di Carmagnola; di Daniele Valle (partito democratico) sul servizio assistenza alla comunicazione per studenti sordi nella zona di Moncalieri; di Francesco Graglia (Forza Italia) sull’incremento posti letto CAVS; Giuseppe Policaro (Fratelli d’Italia) sul nuovo complesso scolastico Erminio Maggia di Stresa; Valter Ottria (Liberi e Uguali) su tutela collegamenti ferroviari tra la stazione di Alessandria e le dorsali ferrovie tirreniche e adriatica; di Giorgio Bertola (Movimento 5 Stelle) su approfondimenti indagine epidemiologica nei territori adiacenti discarica di Chivasso e Montanaro; di Davide Bono (Movimento 5 Stelle) sul mancato accantonamento dei fondi per il rinnovo contratto dei medici e dirigenti dipendenti del SSR.

(foto: il Torinese)

 

Testimonianza di una vittima di violenza. Convegno alle Molinette

Molto si parla di violenza di genere, spesso con l’intento di pubblicizzare o denunciare.Molto poco si parla di chi lavora di nascosto senza farsi pubblicità, ma fattivamente opera per sostenere e finanziare anche l’Ente pubblico con donazioni e lasciti per favorire l’assistenza alle vittime senza voce.

Questo è il tema del Convegno “Quello che sulla violenza e sul maltrattamento non viene mai detto”, che si terrà dalle ore 9 alle ore 17,30 mercoledì 28 novembre 2018, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, presso l’Aula Magna dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (corso Bramante 88), con la partecipazione dei Direttori dell’Azienda dottor Silvio Falco e dottor Giovanni La Valle

Verrà data voce alle Associazioni che nel silenzio in questi anni hanno messo a disposizione dell’ospedale risorse per finanziare attività e Borse di studio. Una Borsa verrà presentata nel corso del Convegno per un medico che si applichi allo studio ed all’assistenza alle vittime in Pronto soccorso ed in particolare presso il Centro DEMETRA (diretto dal dottor Patrizio Schinco). Altre risorse sono state destinate a generi di conforto per le vittime: KIT sopravvivenza per le pazienti che scappano di casa senza mezzi o risorse). FIDAPA, ZONTA, Soroptimist, Forze di Polizia, Ordini professionali, Pastorale della Salute: tutti insieme per aiutare la Città della Salute ad assistere vittime di violenza. Nel corso del Convegno (ore 10) ci sarà la testimonianza di una vittima che vuole raccontare come il ricorso al Pronto soccorso dell’ospedale ed al Centro DEMETRA abbia cambiato la sua vita: oggi può dire: “DOTTORE NON MI RICONOSCE? IO SONO CRESCIUTA…”. Alla fine del Convegno il Gruppo musicale “Generazioni” porterà la sua testimonianza di artisti nell’ospedale.