Giugno 2016- Pagina 27

Annalisa Chirico presenta l'anticonformista Veronesi

La giornalista ospite del Rotary Torino Crocetta

CHIRICO

A Torino ospite d’eccezione Annalisa Chirico, giornalista e scrittrice. La serata, organizzata dal presidente  del Rotary Torino Crocetta, avvocato Irma Ciaramella, si è svolta nella prestigiosa sede della Fondazione degli Avvocati Fulvio Croce. Con l’avvocato  Ciaramella, al tavolo dei relatori, erano presenti il prof. Mario Airoldi, primario di oncologia delle Molinette e il dottor Franco Maria Botta in qualità di moderatore. Annalisa Chirico ha presentato il libro “Confessioni di un anticonformista” scritto insieme al prof. Umberto Veronesi (Marsilio Editore).

“Ho voluto raccontare la vita di Umberto Veronesi come non è mai stato fatto prima ha esordito la scrittrice la storia di uomo dalle origini contadine che grazie al suo talento e alla voglia di sgobbare riesce a realizzare durante la sua esistenza linimmaginabile e impossibile, per i tempi in cui inizia la professione di medico, sfida contro il cancro al seno”. Ma il libro oltre alla storia della moderna concezione che Umberto Veronesi riesce con determinazione a far prevalere grazie all’aiuto di tanti nel campo scientifico e medico è anche la storia privata della sua vita. E’ un dialogo tra la giovane autrice e l’anziano professore sui grandi temi dell’esistenza, l’amore, le passioni, la pace, gli avvenimenti della storia. A tratti sembra di leggere un romanzo… invece è una vita vera e vissuta di un grande personaggio italiano che ha saputo farsi apprezzare dalla comunità scientifica internazionale. C’è voluto tempo naturalmente per affermare la sua idea rivoluzionaria: “il seno non va amputato, il seno si può conservare”.

“La lezione che si ricava, soprattutto per le giovani generazioni spiega Annalisa Chirico è di non cedere mai all’autocompatimento, ma lottare senza sosta per diventare ciò che si desidera”. Prima di concludere la serata Annalisa Chirico ha illustrato la sua nuova iniziativa: “Fino a Prova Contraria” (www.finoaprovacontraria.it ) un’associazione di cittadini che crede nello stato di diritto. L’associazione nasce dalla consapevolezza che in Italia non esiste ancora un sistema giudiziario equo ed imparziale e che troppo spesso assistiamo a casi di giustizia negata, sia in ambito civile che penale.

Il prossimo appuntamento con la presidente di “Fino a Prova Contraria” Annalisa Chirico è il 19 luglio a Roma a Palazzo Wedekind con ospiti illustri e con alcune vittime della giustizia.

Informazioni intermittenti all'Inps e la coda è inutile

inps33STORIE DI CITTA’ 
di Patrizio Tosetto

3 di giugno molti hanno fatto il ponte. Scuole aperte ma poco traffico. Paola riceve un messaggio dal suo datore di lavoro che ha deciso di chiudere l’ufficio. Bene, ottima occasione per un po’ di lavori in casa e poi recarsi all’Inps  di via XX settembre. Non ha percepito gli assegni familiari avendo la figlia a carico.

Dopo un anno di disoccupazione la nuova assunzione la mette in condizione di recuperare gli arretrati. Come diceva l’omino della pubblicità della Bialetti….sembra facile…ma, purtroppo, non è così semplice.

Primo round, via internet : prima pratica andata a buon fine, seconda pratica ci si incasina. Nulla peròtosetto è perso. I patronati a cosa servono? Appuntamento all’Inca. Risposta: ora non possiamo fare nulla. Consiglio: vai all’ Inps di zona.E Paola, diligentemente, sfruttando la forzata e giornaliera vacanza si presenta all’ Inps, ufficio informazioni, spiegando e chiedendo. Con aria un po’ tediata arriva la precisa indicazione : prenda il numero.

30 persone davanti e due ore di coda. Paola per ingannare l’attesa usa il telefonino. Messaggi e internet. Dopo un’ora constata che molti vanno via arrabbiati. Finalmente arriva il proprio turno. La speranza e la pazienza sono state premiate. All’impiegata viene rispiegato il tutto e si “tuffa” nel computer. L’attesa non è latrice di buone notizie. Mi sa che la pazienza non è stata premiata.

“Mi dispiace non posso fare nulla la pratica è stata archiviata e i colleghi a cui rivolgersi non ci sono perché hanno fatto il ponte.” Scusi? Dunque? Deve ritornare sperando di trovare la collega giusta. Sperare? Tornare? Non può essere più precisa? “Se ritorna un altro giorno sono sicuramente rientrati i colleghi in ferie. Se fortunata. visto che turniamo li trova direttamente allo sportello, viceversa la mandiamo all’ufficio preposto”.

Prima d’uscire una capatina all’ufficio informazioni. “Perché non me l’ha detto subito?” Un eloquente silenzio conferma che era l’ufficio è d’informazione….ad intermittenza.

Sia ben chiaro,  “nessuno è morto”, dunque il tutto è rimediabile; ma, diciamocel,o questa inefficienza è assolutamente fastidiosa. Comunque grazie a Paola per aver mantenuto la calma. Ma non tutti sono come Paola.

Da Caselle verso Sardegna e Sicilia

AEREOVOLOTEA SPIEGA LE ALI E FA ROTTA DA TORINO A LAMPEDUSA E OLBIA”

 Doppia novità per Volotea dall’Aeroporto di Torino! Riparte oggi, infatti, la rotta Torino-Olbia, mentre domani, 28 maggio, decollerà il primo volo del nuovo collegamento verso Lampedusa. Due rotte pensate appositamente per i viaggiatori che vogliono sfruttare l’inizio della bella stagione per raggiungere due tra le più affascinanti località turistiche in Italia.

“Siamo davvero entusiasti di inaugurare la nuova rotta alla volta di Lampedusa e ripristinare, dopo i successi delle scorse estati, il collegamento per Olbia – commenta Valeria Rebasti, Commercial Country Manager Volotea in Italia –. Dall’avvio delle nostre operazioni a Torino, crediamo di essere riusciti a costruire un network di destinazioni in linea con le esigenze di viaggio dei passeggeri torinesi. Grazie ai nostri collegamenti comodi e veloci, i piemontesi avranno la possibilità di raggiungere, durante i mesi più caldi, destinazioni di grande richiamo come Olbia e Lampedusa”.

Per l’estate 2016, l’offerta di Volotea da Torino si articola in 830 voli (+53% vs 2015) verso 7 destinazioni: 4 in Italia (Cagliari, Lampedusa, Olbia e Palermo), 1 in Spagna (Palma di Maiorca) e 2 in Grecia (Corfù e Skiathos: operative rispettivamente dal 18/7 e dal 5/7).

 

Volotea, operativa in Italia dall’aprile 2012, ha recentemente celebrato un altro importante traguardo, raggiungendo quota 7 milioni di passeggeri trasportati a livello internazionale. Un risultato che premia l’obiettivo della compagnia di collegare tra loro solo aeroporti di medie e piccole dimensioni e che fa ben sperare per la futura crescita della low cost.

 

Un milione e mezzo di euro contro miliardi di zanzare

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Parte il programma di lotta alle zanzare per il 2016:  la Regione spenderà 1,5 milioni di euro
per sostenere i progetti urbani presentati dagli enti locali e il progetto unitario di informazione e contrasto alla diffusione dei vettori di patologie umane ed animali trasmessi dalle zanzare. L’Ipla – Istituto per le piante da legno e l’ambiente si occuperà del coordinamento e della gestione. Sono coinvolti i Comuni dell’area metropolitana torinese, di Torino, dell’Alessandrino, di Casale Monferrato, Castello di Annone, Montalto Dora, Novara, Pinerolo, San Mauro, Torrazza Piemonte, Verbania, Veruno e Vercelli, Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie.

Storia della “terra degli slavi del sud”

Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti

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Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Cronaca postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide”. Così s’intitola il bel libro scritto da  Bruno Maran, fotoreporter di Stampa Alternativa che ha firmato importanti reportage dalle zone più “calde” del pianeta, e pubblicato da Infinito Edizioni con  prefazione di Riccardo Noury e un’importante introduzione dello scrittore Luca Leone. La Jugoslavia – che dopo la prima guerra mondiale si chiamava Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi Regno di Jugoslavia – è stata un’originalissima esperienza socialista e federale per oltre quarant’anni, dal 1945 al 1991. Il Paese, composto da sei repubbliche  e due  province autonome – nell’ordine: Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Vojvodina -, dopo esser passato attraverso una tremenda guerra di liberazione dagli invasori nazi-fascisti, che provocò molti lutti e sparse rancori mai sopiti,  venne così delineato da Josip Broz Tito e da Edvard Kardelj, il teorico e costituzionalista sloveno.  La “terra degli slavi del sud” si basava sulla politica della Fratellanza e Unità (Bratsvo i Jedinstvo) fra i diversi popoli jugoslavi, garantendo a ciascuno, comprese le minoranze nazionali, dignità, autonomia decisionale e rappresentatività istituzionale. Tito era infatti riuscito a bilanciare le rappresentanze etniche e a placare antichi odi in un equilibrio che appariva stabile, grazie probabilmente anche al “cemento” dell’ideologia socialista rinnovata in chiave antistalinista e per alcuni versi filo-occidentale. L’originalità del progetto jugoslavo iniziò il suo declino nei primi anni ottanta, con la morte del maresciallo Tito.

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Nel 1991 scoppiò la guerra, che portò nell’Europa della fine del XX secolo i crimini contro l’umanità, lo stupro etnico, il genocidio, l’urbicidio, la fuga di milioni di profughi, per concludersi con una pace ingessata, cui è seguita una guerra “umanitaria”. Questa è la storia di quel Paese, anno per anno, giorno per giorno. Un lavoro paziente, di ricerca, con il quale Maran ha realizzato un libro per alcuni versi  fondamentale per chi vuol conoscere questa parte della storia europea contemporanea, dove – secondo i più – è iniziato ed è finito  nel sangue il “secolo breve”. Un libro di storia, dunque. Da leggere, come meritano i libri, con calma.  “Questo libro ci aiuta a comprendere il presente facendoci conoscere settant’anni e più di passato e ci consente di immaginare, o quanto meno, di auspicare, un futuro possibile”, ha scritto  Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Un futuro che, per quanto mi riguarda, deve comprendere, perché sia tale, due concetti fondamentali: giustiziaTITO JUGO MARAN e diritti”. Temi ricorrenti, spesso violati, a volte dimenticati che si accompagnano al bisogno di ricostruire storie e vicende partendo dai fatti.   “La lettura del lavoro di Maran dimostra come gli eventi tragici verificatisi nei Balcani non affondino le loro ragioni in un atavismo tribale, bensì in “semplici” e fin troppo evidenti scontri tra gruppi di potere interni allo spazio jugoslavo e sostenuti da potenti alleati stranieri”, sottolinea Luca Leone, autore dei più importanti libri sulla Bosnia. Che aggiunge come “a restare stritolati, sfregiati, dilaniati, alla fine sono sempre i popoli, la giustizia e la verità”.  Soprattutto in questi paesi dove la storia è passata come un vento impetuoso nel corso dei secoli, tanto da far dire a Winston Churchillche “gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”.

Marco Travaglini

80 anni dopo le Topolino alla conquista di Torino

Anche Moncalieri, Pralormo, Revigliasco, Pecetto saranno teatro del raduno storico delle storiche vetture
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Dal 16 al 19 giugno 2016 Torino e la sua provincia saranno teatro dello storico raduno delle Fiat 500 Topolino, a 80 anni dalla loro nascita, avvenuta nel 1936. La piccola vettura creata dall’ingegner Giacosa venne prodotta fino al 1955. A dieci anni di distanza dallo storico raduno della 500 che riuscì a affrontare la difficile salita della Sassi Superga, Torino torna a rendere omaggio alla mitica Topolino. E questa sarà l’occasione per far confluire a Torino circa 300 equipaggi di appassionati collezionisti provenienti da tutta Europa, Svezia, Olanda, Norvegia, Ungheria, Polonia, Germania, Svizzera, Francia e Belgio. Il quartier generale sarà il Lingotto, dove nacque la Topolino, stabilimento di grande prestigio architettonico citato anche da Le Corbusier. Il Comitato organizzatore è denominato “Ling 80 anni dopo”; è nato dalla volontà di due importanti Club presenti nel mondo del collezionismo storico, il Topolino Aeroclub Italia e il Club Topolino Fiat, che hanno promosso l’evento internazionale nell’ambito della Fondazione Europea Topolino Club, nata nel 2006, sull’onda delle celebrazioni per il settantesimo anniversario, svoltosi a Torino.

“Ottant’anni per un’automobile potrebbero sembrare tantissimi – spiega Laura Laurenti Garavoglia del “Comitato Ling80annidopo” – ma in realtà la Topolino è una vettura che si mantiene sempre giovane, per la sua capacità di percorrere ancora le strade del mondo, conquistando i cuori di tutti, bambini compresi. Lo scrittore Paolo Rumiz, di recente ospite al Salone del Libro, ha scritto ” La leggenda dei monti naviganti”, da cui sarà tratta la piece che verrà rappresentata al teatro Matteotti di Moncalieri venerdì 17 giugno alle 22, dal titolo ” Il poema dei monti naviganti”.

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Il romanzo di Rumiz è un libro di viaggi, per l’esattezza di due viaggi compiuti nel 2003 e nel 2006, attraverso le due maggiori catene montuose italiane, le Alpi e gli Appennini. Un viaggio di 7 mila km a bordo della Topolino dal golfo di Quarnaro, presso Fiume, al punto più meridionale della penisola, Capo Sud. I due libri presentano cadenze e metriche diverse. Le Alpi sono raffigurate come monoliti illuminati, costituiti di grandi strade, gli Appennini come catene arcane, spopolate. Su tutto domina la Topolino che, secondo lo scrittore, “semplifica la vita e facilita i contatti umani”.

“Un momento cruciale di questi 4 giorni di eventi – aggiunge Laura Laurenti – sarà sabato 18 giugno, quando le Topolino saranno esposte nella storica piazza Vittorio, la piazza porticata più grande in Europa. Ma prima tutto inizierà all’ 8 Gallery del Lingotto, giovedì 16 giugno, quando verrà inaugurata una mostra ex libris che raccoglie le incisioni dedicate all’ingegner Giacosa e alla Topolino da artisti di respiro nazionale e internazionale. Dopo la mostra i partecipanti al raduno potranno visitare il Museo Egizio, quello del Cinema e anche palazzo Bricherasio, dove avvenne la firma dell’atto costitutivo della Fiat. Oggi è sede della Banca Sella, nostro sponsor. Dopo il benvenuto ai partecipanti alle 18, seguirà la Lectio magistralis dal titolo “Back to the future”, che terrà Roberto Giolito, responsabile brand di FCA, a lungo designer della Fiat. A lui si deve anche la linea della Multipla. Seguirà la cena al Museo dell’Automobile”.

“Venerdì 17 giugno le Topolino saranno sulla pista del Lingotto- spiega Laura Laurenti – e poi si avvieranno lungo un tragitto che toccherà le principali residenze sabaude, Stupinigi, Racconigi e Pralormo, con sosta per il lunch e visita guidata del castello, per poi proseguire verso Moncalieri. Qui nella piazza del Municipio si esibiranno le due Filarmonichee di Gassino e Moncalieri, che come Comune ha dato il suo patrocinio al raduno storico. Diverse Topolino sosteranno, quindi, sulla piazza, mentre una cinquantina entreranno nel giardino del castello, dove alle 19.30 avrà luogo la sfilata di moda dello stilista Walter Dang. Quindi alle 22 lo spettacolo teatrale aperto al pubblico al Matteotti di Moncalieri”.

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Sabato 18 giugno le tappe per le Topolino saranno, dal Lingotto, le colline torinesi, Moncalieri, Pecetto e Revigliasco, via Villa della Regina e poi l’approdo finale in piazza Vittorio, dove le Topolino saranno in esposizione e dove si potrà salire anche sulle vetture di tram storici. Quindi seguiranno la partenza per lo Juventus Stadium alle 16.30, la visita al museo e la cena di gala.

La 500, detta poi simpaticamente Topolino, fu una vettura capace da subito di ispirare la fiducia e la simpatia da parte delle famiglie italiane. Comparve in varie versioni, tra cui la splendida “Belvedere”, la Giardinetta metallica in grado di trasportare gli attrezzi del mestiere del capofamiglia e i componenti delle celebri gite domenicali delle famiglie italiane degli anni Cinquanta. Nel 1948, dodici anni dopo la sua nascita, fu la volta della versione della 500 B con motore a valvole in testa, capace di 100 km orari, poi la volta della giardiniera, in versione station wagon; quindi, nel 1949 della 500 C con carrozzeria in stile americano, disponibile nelle versioni berline a due posti, con e senza tettuccio apribile in tela, o Giardiniera in legno.

Mara Martellotta

Apre a Torino la "Casa della Solidarietà", per 12 universitari stranieri

studenti giovaniApre a Torino la “Casa della Solidarietà”, per 12 universitari stranieri che, in cambio, aiuteranno anziani e inquilini in difficoltà che vivono nello stesso edificio. Il progetto è finanziato dalla Chiesa Valdese nella zona di a Barriera di Milano e ha comportato la riqualificazione di un palazzo dell’ Atc. I ragazzi al secondo anno di università, in regola con gli esami e in difficoltà economica, possono essere ospitati, non a costo zero, ma senza il pagamento di un affitto, bensì con attività di supporto a vicini di casa che non possono uscire: fare la spesa, pagare le bollette, curare il giardino condominiale. Il progetto è stato reso possibile attraverso i fondi dell’otto per mille e al Comune di Torino.

Il fuoco e il gelo sui monti della Grande guerra

ALPINI FUOCOCent’anni dopo il primo anno della “Guera Granda”, rileggendo le storie di vita e di guerra raccolte da Enrico Camanni in Il fuoco e il gelo. La Grande Guerra sulle montagne  – crude e vere perché narrate dai protagonisti in prima persona attraverso le lettere e i diari – si scopre un mondo d’insospettata complessità e ricchezza

GUERRA ALPINI

Si uccidevano nella bellezza assoluta della montagna, nella vertigine delle Dolomiti, sui deserti degli altipiani e nel gelo dei ghiacciai. Combattevano per pezzi di roccia così impervi che talvolta le valanghe si portavano via i vincitori. Era la guerra più assurda, nei posti più incantati”. Cent’anni dopo il primo anno della “Guera Granda”, rileggendo le storie di vita e di guerra raccolte da Enrico Camanni in Il fuoco e il gelo. La Grande Guerra sulle montagne  – crude e vere perché narrate dai protagonisti in prima persona attraverso le lettere e i diari – si scopre un mondo d’insospettata complessità e ricchezza. E di speciale umanità. Per tre anni e tre terribili inverni la Grande Guerra scaraventa migliaia di uomini sul fronte che dallo Stelvio e dall’Ortles scende verso l’Adamello, le Dolomiti, il Pasubio e Asiago. In quegli anni di fuoco, su 640 chilometri di ghiacciai, creste, cenge, altipiani e brevi tratti di pianura cadono circa centottantamila soldati. Le Alpi diventano un immenso cimitero a cielo aperto, sfigurate da una devastante architettura di guerra che scava strade e camminamenti, costruisce città di roccia, legno e vertigine, addomestica le pareti a strapiombo e spiana le punte delle montagne.Alpini e soldati del Kaiser si affrontano divisi tra l’odio imposto dalla guerra e l’istinto umano di darsi una mano, invece di spararsi, ALPINI GUERRA6per far fronte alla tormenta e alla neve. Si ingaggiano battaglie anche a tremilaseicento metri, ma la vera sfida è sempre quella di resistere per rivedere l’alba, la primavera, la fine della guerra, prima che la morte bianca si porti via le dita di un piede, o la valanga si prenda un compagno. Intanto, l’isolamento, il freddo, i dislivelli bestiali, le frane, le valanghe, la vita da trogloditi, la coabitazione tra soli uomini producono risposte sorprendenti, insolite collaborazioni umane, geniali rimedi di sopravvivenza e adattamento. “La guerra – racconta Camanni – trascina il popolo contadino sulle montagne e lo obbliga a scoprire un mondo severo e ignoto, astrusa frontiera nel cuore dell’Europa rurale e industriale. I soldati si accorgono all’improvviso che tra l’Italia e l’Austria ci sono le montagne, che lassù passano i confini delle nazioni, che bisogna morire per delle rocce dove i ricchi andavano a divertirsi”. In questa guerra assurda  si rafforza il mito del legame degli alpini con la montagna. Serve a dare un senso al nonsenso, aiuta a sopravvivere. I valori di eroismo e altruismo legati al sacrificio dei soldati-alpinisti che si vanno a immolare sull’altare della ALPINI GUERRA 14Patria per difenderne i confini. “La leggenda delle penne nere, il cameratismo montanaro, gli stereotipi del fiasco di vino e del vecchio scarpone – scrive l’autore –  segneranno tre generazioni perché metà delle famiglie italiane perderà un padre, un marito, un figlio al fronte, o lo vedrà tornare invalido, oppure pazzo. Il mito dell’Alpe insanguinata conquisterà un ruolo indelebile nel Novecento e offuscherà il ricordo romantico dell’alpinismo dei pionieri”.  E’ la Guerra Bianca a consacrare una montagna tragica e austera, “la Madre che non perdona i propri figli ma dona loro l’immortalità”. A quell’immagine e a quella memoria il fascismo si appiglierà per fortificare la coscienza nazionale, lodando le gesta esemplari degli alpini-alpinisti. “Pochi miti della storia moderna hanno impiegato tanto tempo a sbiadire e a perdere forza, senza mai abbandonarci del tutto – dice Camanni –  anche se si tratta di un racconto di sofferenza e morte (o forse proprio per quello), anche se è la cicatrice di un sacrificio che lasciò sui ghiacciai e sulle creste del fronte orientale una processione di ragazzi innocenti”. In centottantamila non tornarono dalle Alpi, e un terzo se li prese la montagna stessa.

Marco Travaglini

SOTTOPASSO MARONCELLI, APPROVATO IL PROGETTO

E’ stato approvato dalla Giunta Comunale, su proposta dell’Assessore alla Viabilità e Infrastrutture della Città di Torino, nella seduta di oggi, il progetto di fattibilità tecnica ed economica per il sottopasso della Rotonda Maroncelli.

maroncelli sottopasso

Il nuovo sottopasso ha l’obiettivo di decongestionare uno dei più trafficati nodi cittadini situato all’incrocio tra i corsi Maroncelli, Unità d’Italia e Trieste, sul confine con Moncalieri.

Questa nuova opera, disposta sull’asse nord-sud, è stata infatti progettata per separare i due flussi di traffico che percorrono c.so Unità d’Italia – c.so Trieste e c.so Maroncelli, in modo tale da alleggerire e velocizzare l’ingresso e l’uscita verso le zone a sud della Città.

Il tunnel, al di sotto dell’attuale rotonda Maroncelli, avrà una lunghezza di 75 metri con due rampe di accesso e uscita sulla direttrice di c.so Unità d’Italia – c.so Trieste di circa 140 metri.

Completati i lavori, sulla superficie verrà mantenuta l’attuale viabilità con la rotatoria nella zona di incrocio e con la presenza di una corsia per senso di marcia nel tratto di c.so Unità d’Italia – c.so Trieste interessato dalle rampe del sottopasso.

Per tutta la durata dei lavori sarà comunque sempre garantita la percorribilità veicolare dei tratti dei corsi Unità d’Italia, Trieste e Maroncelli con momentanee deviazioni della circolazione veicolare.

www.comune.torino.it

Da Torino alla Grande Mela, il sogno targato USA

New York, il crollo di Wall Street (2008), l’intraprendenza italiana, il sogno targato U.S.A, il successo; poi il capitombolo nell’aula di un tribunale, con dosi di amore e qualche tragica amarezza. Sono gli ingredienti principali del romanzo “Ai nostri desideri” (Marsilio) del torinese Enrico Pellegrini, brillante ed estroso avvocato d’affari 45enne che da anni vive e lavora nella Grande Mela, nella mecca del denaro, a Wall Street. Ergo, sa bene di cosa parla.

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Nell’ultima sua fatica letteraria ritroviamo alcuni personaggi del suo romanzo rivelazione (“La negligenza” Premio Selezione Campiello 1997); primo fra tutti il protagonista, Rosso Fiorentino, che ora non svolazza più di festa in festa, ma è comunque ancora inconcludente. Sogna di scrivere e intanto si barcamena tra lavoretti vari, incluso fare da chaperon (gratis) in India a uno scrittore di successo che gli indica un piano B di larghissimo respiro “ricordati, fa qualcosa di bello e di grande”. Ed ecco la folgorante idea: esportare la focaccia genovese in America. L’improbabile progetto parte lento…ma di negozio in negozio finisce per essere quotato a Wall Street e procurare soldi a palate. Poi tutto precipita, la società del Rosso si schianta al suolo, trascina nel vuoto le principali banche americane e sfracella un milione di posti di lavoro. Tonfo notevole che lo porta dritto davanti al giudice, a rischiare una condanna che, in anni di carcere, sconfina nell’eternità. Negligenza o truffa? Demente, profeta delirante o il più grande filibustiere 27enne di tutti i tempi? Come andrà a finire? Ai lettori l’ardua sentenza e il gusto di avventurarsi in questa favola moderna sospesa tra ironia, divertimento e… riflessioni serissime.

Sei un avvocato imprestato alla letteratura o uno scrittore ferrato anche in giurisprudenza e finanza?

«Credo nessuno dei due. Di giorno faccio l’avvocato e rappresento l’establishment, quindi i poteri forti, e di notte scrivo romanzi raccontando le storie degli “underdogs” che sono quelli che faticano».

Come mai 20 anni tra un libro e l’altro? E in che lingua scrivi?

«Scrivo sia in inglese che in italiano. 20 sono gli anni che ho impiegato per scriverlo. Forse mi è mancato il talento; ma è anche vero che la struttura del libro è particolarmente difficile e complicata. Un grande scrittore americano mi ha detto che se Manzoni ha sciacquato i panni in Arno, io ho sporcato i miei nell’East River, fiume particolarmente lercio attorno a Manhattan»

Sbaglio o c’è una buona dose di autobiografia? Dove inizia e dove finisce Enrico Pellegrini nel romanzo?

«Mi piace molto una frase che dice “questa storia è vera perché l’ho inventata io”».

Il protagonista Rosso Fiorentino a chi si ispira?

«Nel mio secondo romanzo “La negligenza” il protagonista era Enrico Celestri. Qui è sempre lui, ma ha cambiato nome all’anagrafe per far perdere le sue tracce. Sceglie di chiamarsi Rosso Fiorentino, come un pittore maledetto del Rinascimento».

Quando, perché e com’è stato passare da Torino a New York?

«Intanto è vero che l’Italia è ancora più bella vista da lontano. Dopo l’università a Torino, ho fatto un Master a Chicago e lì ho ricevuto un’offerta da uno degli studi più importanti di Wall Street che non era rifiutabile. Ecco come sono arrivato a New York».

Tu ce l’hai fatta, che consigli daresti a chi ha il tuo stesso sogno e deve ancora partire?

«A New York tutto è possibile e non c’è alcun limite all’immaginazione. Ma bisogna sapere che è una città molto tosta in cui ogni cosa è basata sul rapporto di forza. Quando ci arrivi da single tutte le candeline sono accese per te e sei un predatore. Poi improvvisamente, quasi senza accorgertene, quando magari incominci a mettere su famiglia e a comprare casa, diventi una preda nella pancia della balena dove tutti cercano di spolparti».

In Italia riscuotono molto successo i legal thriller che trasmettono l’idea di una vita frenetica, aggressiva, competitiva al massimo dove puoi guadagnare tantissimo ma se non vinci non sei nessuno. E’ un’immagine che corrisponde alla realtà?

«Assolutamente si. Quando arrivi ti rendi conto che le tue possibilità sono infinite; però proprio perché tutto è possibile, accade anche di trovarsi in un legal thriller vero, dove la realtà in realtà è finzione e dove tutti sono contro tutti».

Racconti un crack finanziario che travolge le banche, te ne sei occupato?

«Si dal crack Enron in poi mi sono occupato di alcuni momenti della storia finanziaria americana».

La domanda ti sembrerà ingenua, ma sono davvero tutti lupi a Wall Street?

«Si, anche se secondo me il vero lupo è il sistema. E’ la sua pressione che spinge la gente ad essere lupi».

In un’intervista hai detto che in America ogni famiglia si indebita al punto di correre rischi incalcolabili pur di mantenere il suo standard di vita. E’ ancora così dopo la lezione del 2008 o si sono ridimensionati?

«E’ ancora così. I pre asili costano 50mila dollari all’anno, le case vengono comprate con il 20% in contante e l’80 % a debito, ovvero con un mutuo. Quindi tutto il sistema è basato sull’avere quello che non si ha».

E’ vero che abitavi vicino a Bernard Madoff?

«Si e le mie bambine gli correvano in braccio come se fosse Babbo Natale. E siccome i bambini hanno un grande istinto, questo ovviamente dice molto delle sue capacità di riuscire a presentarsi come uomo prodigo».

Conosci altri lupi di Wall Street?

«Ricordo che quando vivevo in Italia era chiara la distinzione tra buoni da una parte e cattivi dall’altra; invece a New York è tutto un grigio perla dove persone che ti sembravano moralmente integerrime, le ritrovi il giorno dopo sul giornale accusate di truffe da milioni di dollari».

Conosci davvero Jonathan Franzen? E altri scrittori?

«Franzen ha la mia stessa agente americana e, anche se qualcuno sostiene che abbia un caratteraccio, invece è molto simpatico e piacevole, sebbene non ami esporsi e difenda la sua privacy. Poi John Irving che invece ama molto le feste, o almeno questa è la mia opinione.

Tra l’altro il suo libro “Vedova per un anno” è stato adattato per il cinema da un mio amico ed è diventato il film “The door in the floor” con Kim Basinger e Jeff Bridges».

Come sono i rapporti tra scrittori?

«Non c’è concorrenza, ce n’è molta di più a Wall Street dove appena tiri su il telefono il lunedì mattina alle 10 inizia il linciaggio».

Dove e come vivi a New York? Nel libro scrivi che tutti la amano, meno quelli che ci vivono. C’è qualcosa che chi sogna di stabilirsi nella Grande Mela dovrebbe sapere e ancora non sa?

«Vivo a Manhattan tra la 62° e Park Avenue, nell’Upper East Side. Quando abitavo in uno studio di 50mq stavo come un papa. Il segreto a New York è non possedere nulla».

Quando sei fuori dall’ufficio cosa ti piace fare? I tuoi hobby?

«Amo scrivere. Poi avendo tre bambini ovviamente loro rappresentano la mia agenda. Mi piace vivere la città scoprendo sempre angoli nuovi; giocare a tennis a Central Park dove ci sono dei campi meravigliosi che almeno giustificano le tasse così alte; andare a mangiare nel Queens ad Astoria nei ristoranti greci; camminare giù per Lexington Avenue fino a Gramercy il sabato mattina».

Da dove arriva l’ispirazione per i tuoi romanzi?

«Dai sentimenti. Io spero sempre nell’innamoramento; invece a New York, città molto dura, purtroppo il più forte è quello della sopravvivenza».

Laura Goria