STORIA- Pagina 110

Un pinerolese alle Crociate

C’era anche un pinerolese sulle galee salpate da Venezia e dirette a Costantinopoli in quella sciagurata avventura passata alla storia come la Quarta Crociata del 1204.

Lungo la riva degli Schiavoni, a pochi passi da Palazzo Ducale, Amedeo Buffa s’imbarcò con Bonifacio I, marchese di Monferrato, capo dei crociati e comandante militare della spedizione che, diretta a Gerusalemme per liberare la città santa, cambiò improvvisamente percorso e puntò sulla capitale bizantina conquistandola dopo un orrendo massacro.
Un Buffa di Pinerolo, forse un Buffa di Perrero, che viene citato in vari documenti dell’epoca e da molti storici. Non esistono però testi scritti che comprovino la sua parentela con i Buffa di Perrero ma, come osserva lo storico torinese Francesco Cordero di Pamparato, “pensare che nella Pinerolo del 1200 vi fossero due famiglie di nome Buffa che non fossero imparentate tra di loro sembrerebbe molto azzardato. È quindi molto più probabile che si tratti della stessa famiglia”. Comunque sia, nella primavera del 1202, secondo gli studiosi delle crociate, raggiunse Venezia e partecipò in San Marco alla solenne cerimonia presieduta dal doge Enrico Dandolo. Poi 17.000 veneziani e oltre 30.000 crociati si imbarcarono sulla grande flotta cristiana che l’8 novembre partì per la quarta crociata che nel 1204 cacciò i bizantini da Costantinopoli. Nello stesso anno Amedeo Buffa prese parte anche alla conquista del regno di Tessalonica (oggi Salonicco) insieme a Bonifacio, fondatore del regno e suo primo sovrano, che ringraziò Amedeo concedendogli la baronia di Domokòs nella Grecia centrale. La morte del marchese del Monferrato nel 1207 in battaglia contro i bulgari aprì la crisi del regno che fu subito cavalcata da un gruppo di nobili italiani che puntavano alla separazione del regno di Tessaglia dall’impero latino di Costantinopoli. Con l’appoggio di un nutrito gruppo di cavalieri italiani tentò di consegnare il regno di Tessalonica al figlio di Bonifacio, Guglielmo IV del Monferrato, e magari portarlo sul trono a Bisanzio. L’imperatore Enrico di Hainaut corse ai ripari e dichiarò guerra agli insorti. Il conte Uberto di Biandrate e Amedeo Buffa furono i capi di una vera e propria rivolta che costrinse Enrico di Hainaut ad intervenire in Tessaglia. Fu proprio Buffa a organizzare la resistenza ma circondato dalle truppe dell’imperatore fu costretto alla resa. Unico tra i rivoltosi, Buffa fece la pace con Enrico che nel frattempo aveva stroncato la rivolta. Il pinerolese si sottomise e da allora rimase fedele all’imperatore il quale gli conferì la carica di connestabile, comandante dell’esercito, una delle più alte cariche dell’Impero. Poco tempo dopo, nel 1210, alla testa di cento cavalieri, cadde in un’imboscata e fu catturato dal tiranno dell’Epiro Michele Angelo Comneno, arcinemico del nuovo Impero latino, che lo fece crocifiggere. Una morte atroce per il pinerolese Amedeo Buffa, il cui supplizio è citato in una bolla di papa Innocenzo III.
Filippo Re

“La forza dei luoghi”, corso in videoconferenza promosso dall’ISRAT

La forza dei luoghi al tempo del Covid 19. Storie,territori,patrimoni culturali”. S’intitola così il corso in videoconferenza promosso dall’Istituto Storico della Resistenza di Asti e dalla Casa Memoria di Vinchio insieme al Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale. Il corso di aggiornamento, gratuito e rivolto ai docenti di scuole e istituti di ogni ordine e grado, prevede sette incontri di due ore ciascuno e undici ore di attività di autoformazione per un totale di venticinque ore tra novembre e dicembre.

Il progetto è partito l’11 novembre con l’intervento della storica Nicoletta Fasano sul tema  “La forza dei luoghi. Il luogo come fonte per la storia tra memorie, silenzi, invenzioni della tradizione”. La pandemia del Covid 19 ha costretto a periodi di isolamento forzato, a cambiare significativamente le abitudini sociali e il modo di comunicare.

Può quindi sembrare fuori luogo organizzare momenti di riflessione sul tema del territorio e del paesaggio”, affermano all’Israt. “In realtà mai come in questo momento si avverte l’urgenza di offrire strumenti di riflessione e di analisi su questi temi perché il web consente di viaggiare oltre i confini materiali e temporali senza limiti, offrendo utilissimi spunti per una didattica diversa, anche a distanza. In attesa di poter visitare nuovamente i luoghi della memoria e della storia”.

Gli incontri di questo corso di formazione saranno strutturati in due parti: una narrativa, che ricostruisca la genesi e la struttura del luogo, e l’altra metodologica, di approccio didattico al luogo stesso. Dai siti della prima guerra mondiale (non solo italiani) si giungerà a quelli della contemporaneità e dell’attualità, offrendo strumenti critici di analisi per utilizzare al meglio i documenti della storia e soprattutto i loro silenzi, le dimenticanze, le memorie divise, il loro uso pubblico. Dal paesaggio di Verdun al museo di Ustica, passando per la Casa della Memoria di Vinchio e il Piccolo Museo del Diario di Pieve di Santo Stefano (Ar),  verrà utilizzato questo patrimonio per fare formazione, didattica della storia e della geostoria, per la costruzione di una cittadinanza attiva e consapevole.

Tutti gli incontri si terranno dalle 17,00 alle 19,00 secondo questo calendario:

18 novembre 2020I luoghi della prima guerra mondiale e del fascismo. Redipuglia, Verdun, Predappio…solo per fare alcuni esempi. Intervento di Nicoletta Fasano. Laboratorioscegliere un luogo di memoria riguardante la Grande Guerra o il fascismo sul proprio territorio e ipotizzarne l’utilizzo o la sua “trasformazione” in un luogo di didattica della storia.

25 novembre 2020: I luoghi della Resistenza: la rete nazionale di Paesaggi della memoria. Interventi di Maria Cleofe Filippi (Presidente di Paesaggi della memoria; Camilla Brunelli (Museo e centro di documentazione della deportazione e Resistenza di Prato); Mirco Carrattieri (Istituto Nazionale Ferruccio Parri); Elena Monicelli (Scuola di Pace di Monte Sole, Marzabotto); Marzia Luppi (Fondazione Fossoli).
Laboratoriodal sito web di Paesaggi della memoria scegliere un luogo tra quelli citati e provare a progettare un percorso didattico. Provare anche a trovare elementi comuni, magari al proprio territorio, e attraverso questi approfondire un tema preciso.

2 dicembre 2020I luoghi della Resistenza in Piemonte. Interventi di: Daniele Borioli (Associazione Memoria della Benedicta); Pierluigi Garelli (Isr Cuneo – Memoriale della deportazione di Borgo San Dalmazzo); Mario Renosio e Nicoletta Fasano (Casa della Memoria di Vinchio e Museo Excelsior di Vesime); Beatrice Verri (Fondazione “Nuto Revelli” – Rifugio Paralup). Laboratorioutilizzando il sito www.casamemoriavinchio.it scegliere i materiali (documenti, fotografie, interviste, ecc) a disposizione e provare ad ipotizzare un percorso didattico.

9 dicembre 2020I luoghi della Resistenza. I luoghi delle memorie divise, un luogo virtuale: L’Atlante delle stragi. Interventi di Gianluca Fulvetti (Università di Pisa) e Isabella Insolvibile (Rai Storia). Laboratorioutilizzando l’Atlante delle stragi provare ad individuare un percorso didattico che parta dal proprio territorio e ricostruisca le dinamiche dell’occupazione nazifascista e del movimento partigiano. Cercare di trovare delle figure che sono state significative in questa realtà territoriale: ci sono notizie sul web? Si può ricostruire la storia della persona?

16 dicembre 2020Alla scoperta di luoghi altriInterventi di René Capovin (Fondazione Micheletti di Brescia): Il patrimonio controverso del XX secolo: un panorama museale europeo; Giacomo Benedetti, Memorie al museo: Il Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano; Nicoletta Fasano e Mario Renosio (Israt).
Laboratorioprogettare un percorso didattico che abbia come obiettivo l’individuazione di un tema, di un evento, di una o più parole-chiave intorno ai quali “costruire” con la propria classe un luogo di storia e di memoria (anche virtuale). Ipotizzare la costruzione di una pagina web per condividere il vostro luogo della memoria.

23 dicembre 2020: discussione sui momenti di laboratorio, valutazioni e considerazioni sul percorso affrontato. Considerazioni e questionario finale.

Sant’Agostino luogo del cuore

La Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola è tra “I luoghi del cuore” del FAI e può essere votata online entro il 15 dicembre per portare a termine il suo progetto di recupero e di riapertura al pubblico

 

Scheda informativa e voto online a questo indirizzo sino al 15 dicembre:

www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc

 

Sito internet del Comune: www.comune.carmagnola.to.it

Pagina facebook: https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino

 

Rimane poco più di un mese di tempo per votare la Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale di sensibilizzazione sui luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Votandola online sino al 15 dicembre 2020, il Comune di Carmagnola potrebbe ottenere un importante sostegno per il progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese attualmente inaccessibile per motivi di sicurezza.

 

 

L’amministrazione comunale di Carmagnola, città di circa 29000 abitanti situata 30 chilometri a sud di Torino, nel mese di gennaio 2020 ha avviato la campagna di civic crowdfunding “Riapriamo insieme Sant’Agostino” per sostenere il progetto di recupero della bellissima chiesa, monumento nazionale inaccessibile dal 2014 per motivi di sicurezza.

In seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, le energie sono state totalmente impegnate in attività che potessero aiutare la cittadinanza e la campagna di crowdfunding è stata abbandonata.

 

Terminata la proima fase di grande emergenza, il Comune ha deciso di portare avanti il suo progetto iscrivendo la Chiesa di Sant’Agostino a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

È il più importante progetto di sensibilizzazione sul valore del patrimonio del nostro Paese che permette ai cittadini di segnalare al FAI, attraverso un censimento biennale, i luoghi da non dimenticare. Dopo il censimento il FAI sostiene una selezione di progetti promossi dai territori a favore dei luoghi che hanno raggiunto una soglia minima di voti.

 

Andando direttamente all’indirizzo www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc si trova la scheda informativa ed è possibile esprimere il proprio voto sino al 15 dicembre 2020.

In alternativa, ci si può recare online all’indirizzo www.iluoghidelcuore.it, digitare “Chiesa di Sant’Agostino” in cerca un luogo, scegliere la chiesa di Carmagnola e cliccare clicca su “vota con 1 clik”.
È necessario registrarsi al sito in maniera molto semplice, utilizzando direttamente il proprio profilo facebook o inserendo il proprio nome e il proprio indirizzo di posta elettronica.

 

Votare la Chiesa di Sant’Agostino è un modo concreto di aiutare il Comune di Carmagnola ad ottenere un importante sostegno per il suo progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese.

 

L’edificio storico si affaccia sull’omonima piazza e insieme al convento è il complesso monumentale più rappresentativo della Città, fulcro della vita sociale della comunità sotto ogni aspetto, religioso, artistico e storico, luogo in cui vennero emessi i voti alla Vergine dell’Immacolata Concezione in seguito alle epidemie di peste del 1522 e del 1630 e nel quale si sono svolti innumerevoli importanti fatti storici.


La chiesa e il suo campanile sono stati dichiarati Monumento Nazionale attraverso il vincolo monumentale attribuito con nota Ministeriale del 6 aprile 1910.
Edificata tra il 1406 ed il 1437 con abside, lato est e campanile di marcata connotazione gotica, presenta all’interno sovrapposizioni barocche, affreschi del ‘400 e del ‘500, iscrizioni, stemmi nobiliari, un organo del ‘500 con registri a funzione timbrica, un’elegante bifora a sesto acuto, un coro ligneo del 1457 rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, una stele funeraria romana del I secolo d.C. e una lastra tombale del ‘400 scolpita da Amedeo di Francesco da Settignano, detto anche Meo del Caprino.

Il convento venne popolato dagli agostiniani sino al 1858, anno in cui l’intero complesso venne acquistato dall’amministrazione comunale che lo chiuse al culto per ricavarne uno spazio espositivo nel totale rispetto della sua integrità e del suo valore artistico.

 

Il progetto di recupero non prevede che la Chiesa venga adibita al culto, non vuole limitarsi al recupero di un patrimonio artistico e storico, ma vuole recuperare uno spazio da vivere, nel rispetto della memoria storica della città. Sono cominciati nel mese di luglio 2020 i lavori per il restauro della facciata e i prossimi passi prevedono la messa in sicurezza degli interni e il restauro del tetto, con opere che hanno ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza per i Beni culturali.

 

 

La pagina facebook:

In https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino si trova la pagina facebook che era stata creata per il lancio della campagna di crowdfunding e che viene ora utilizzata per promuovere la campagna “I luoghi del cuore”

 

 

Video della Chiesa

Su YouTube all’indirizzo https://youtu.be/G__9QYeBz9Y è possibile vedere un bellissimo video che descrive la Chiesa nel suo stato attuale.

 

Un tricolore al balcone per il 4 Novembre

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Se la festa del IV novembre, giornata della Vittoria, delle Forze Armate e dell’Unità nazionale è stata da  molto tempo bistrattata ed eliminata dalle feste nazionali, quest’anno essa per volontà del ministro della Difesa sarà di fatto annullata in gran parte delle città. Lo comunica una circolare del ministro degli Interni Lamorgese. Per la Regione Piemonte è stata scelta Torino, mentre a Cuneo non si terranno manifestazioni.

.
Tuttavia sono tanti i comuni della cintura torinese  che faranno qualcosa per ricordare una delle poche  date della nostra storia meritevoli di essere ricordate e celebrate. Certamente il COVID costringe a limitare e contenere  la partecipazione perché i livelli di guardia raggiunti non consentono assembramenti o almeno li sconsigliano. La manifestazione nefasta di piazza Castello degenerata in violenze inaudite e quella tranquilla di piazza Vittorio si sono fatte, malgrado il divieto di assembramento. Scegliendo una piazza di grandi dimensioni tutto resta possibile purché sia mantenuto il distanziamento sociale. Se fosse per il 25 aprile tutte queste restrizioni quasi sicuramente non ci sarebbero state. Il IV novembre e’ estraneo a chi ci governa e dobbiamo esserne orgogliosi. Loro la storia non la conoscono. Ma oggi non dobbiamo discutere e dobbiamo con disciplina obbedire. Così ci hanno insegnato i soldati della Grande Guerra caduti per l’ Italia. Così ci hanno insegnato i nostri nonni che hanno combattuto nelle trincee del Piave e che oggi nessuno più ricorda. Il 4 novembre  1918 si è compiuto il sogno del Risorgimento con Trento e Trieste italiane. Ma questi signori stanno disfacendo l’Italia. Non ci vorrebbe molto per leggere il bollettino della Vittoria del generale Diaz e non certi messaggi di circostanza che non dicono nulla e sono pieni di parole melensi , anzi  eunuche, come diceva il Baretti, parlando dell’ Arcadia. Ma l’idea migliore l’ha avuta il Comune di Cavour, invitando i cittadini ad esporre il Tricolore. Il Tricolore non crea assembramenti ,ma esprime dei sentimenti veri. Io quando vedo un Tricolore garrire al vento sento i brividi di quando eravamo  soldati e portavo le stellette E’ un gesto che rivela patriottismo e senso della storia ,cose molto distanti dall’Italia dello sfascio di oggi che non sa trovare valori nazionali che unifichino un paese allo stremo. Oggi esporre il tricolore ha un senso ben diverso dalla primavera scorsa quando le movide  e gli aperitivi si combinavano con le bandiere e le canzoni di Modugno. Il Tricolore del IV novembre è quello che sventolò  a Trieste sulla Torre di San Giusto e diede orgoglio di grande Nazione all’Italia. Non dimentichiamolo mai.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Barbero torna sul grattacielo: “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”

 In diretta streaming dalla cornice dell’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino 5 – 12 – 19 novembre 2020, ore 18.00 Diretta streaming sul sito group.intesasanpaolo.com

 

 Le lezioni-conferenza di storia di Alessandro Barbero, organizzate da Intesa Sanpaolo nell’ambito delle attività culturali svolte al grattacielo di Torino, sono realizzate quest’anno esclusivamente in streaming dalla suggestiva cornice dell’Auditorium. Il ciclo, curato da Giulia Cogoli, sarà dedicato al tema “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”: la religiosa Santa Caterina da Siena, la profetessa Giovanna d’Arco e la poetessa Anna Achmatova. Le lezioni si svolgeranno giovedì 5, giovedì 12 e giovedì 19 novembre, alle ore 18, e potranno essere seguite sul sito di Gruppo Intesa Sanpaolo e da grattacielointesasanpaolo.com.

Lo storico e scrittore, professore di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, noto al pubblico per la sua straordinaria capacità divulgativa, tratterà di cruciali momenti in cui queste donne esemplari hanno lottato con coraggio per cambiare i loro destini e gli stereotipi legati alla figura femminile, influenzando anche l’andamento della storia.

Le lezioni verranno pubblicate come nuovi episodi del podcast “Alessandro Barbero. La storia, le storie” di Intesa Sanpaolo On Air, che già raccoglie tutte le lezioni del prof. Barbero dei cicli precedenti al grattacielo. Una novità molto apprezzata dagli ascoltatori, tanto da aver raggiunto al suo lancio i vertici delle classifiche di Spotify, Google Podcast e Apple Podcast. Intesa Sanpaolo On Air è l’innovativa piattaforma di contenuti audio della banca che raccoglie voci, storie e idee su futuro, sostenibilità, inclusione, cultura.

GLI APPUNTAMENTI DI “DONNE NELLA STORIA: IL CORAGGIO DI ROMPERE LE REGOLE”:

Giovedì 5 novembre, ore 18

Santa Caterina da Siena o il coraggio di scegliere la propria vita

In una società dove è la famiglia a decidere il destino di una ragazza, Caterina da Siena appena adolescente lotta per poter fare quello che vuole lei: avere una stanza tutta per sé, rifiutare il matrimonio combinato, dedicarsi alla vita religiosa che sogna fin da quando era bambina. Un destino che ad altre veniva imposto, per lei è una scelta perseguita con ferrea forza di volontà, e che la renderà famosa in tutto il mondo cristiano.

Giovedì 12 novembre, ore 18

Giovanna d’Arco o il coraggio di fare quello che alle donne è vietato

Nella società della sua epoca si accettava l’idea che una donna potesse avere capacità profetiche e diventare il tramite della voce di Dio. Ma nessuna profetessa aveva dichiarato, come Giovanna, che la volontà di Dio era di vederla vestita da uomo, con i capelli corti, e a cavallo con la spada in pugno, a combattere i nemici della Francia. Una missione che riuscirà a compiere, anche se alla fine sarà proprio il suo rifiuto dei ruoli e degli abiti femminili a costarle la vita.

Giovedì 19 novembre, ore 18

Anna Achmatova o il coraggio di scrivere versi in mezzo all’orrore della Storia

Una delle voci più alte della poesia del Novecento, e del suo secolo ha attraversato tutti gli orrori. Ha guardato in faccia la guerra mondiale e la rivoluzione, la fucilazione del marito e l’arresto del figlio, il terrore staliniano e l’invasione nazista. E ha scritto versi non per sfuggire a tutto questo, ma per descriverlo, sapendo che il suo destino era di essere la voce di un popolo e di un’epoca.

Alessandro Barbero, storico e scrittore, è professore ordinario di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. È autore di numerosi saggi in particolare sulla storia medievale e militare. Nel 1995 ha pubblicato il suo primo romanzo storico, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori, Premio Strega 1996). Nel 2001 ha vinto il Premio Isola d’Elba con L’ultimo rosa di Lautrec (Mondadori) e il Premio Cherasco Storia con Carlo Magno. Un padre dell’Europa (Laterza). È noto al pubblico oltre che per i suoi saggi e romanzi, per la sua straordinaria capacità divulgativa in particolare nella trasmissione Superquark nelle trasmissioni di RAI Storia a.C.d.C. e Il tempo e la storia. Collabora con La Stampa. È stato insignito nel 2005 del titolo Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese. Tra i suoi libri più recenti: Storia del Piemonte (2008) per Einaudi; Dietro le quinte della Storia. La vita quotidiana attraverso il tempo (con P. Angela, Rizzoli, 2013); Costantino il vincitore (Salerno, 2016); Il divano di Istanbul (2011), Federico il Grande (2017) per Sellerio Editore; Gli occhi di Venezia (2011), Le ateniesi (2015) per Mondadori; Lepanto. La battaglia dei tre imperi (2010), Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali (2013), Caporetto (2017), Dante (2020) per Laterza.

Incontro di storia pubblica in videoconferenza il 28 ottobre a Chieri

Il 28 ottobre 2020, alle ore 21, la Sala conferenze della biblioteca “Nicolò e Paola Francone” di Chieri ( in via Vittorio emanuele II,1) ospiterà la conferenza  del prof. Bruno Maida, storico dell’ Università di Torino, dal titolo Marcia su Roma e dintorni.

L’evento, introdotto e moderato dallo storico Enrico Manera, fa parte degli incontri del ciclo Il rosso e il nero a cura dell’Istoreto in collaborazione con l’Archivio Storico e la Biblioteca della città di Chieri. L’iniziativa ha ottenuto il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.

A partire dalla recente pubblicazione del volume La nascita del fascismo a Torino (Adduci, Berruti e Maida, Edizioni del Capricorno 2019) l’incontro si propone di approfondire storia e interpretazioni dell’avvento e del consolidamento del regime fascista in relazione alla crisi dello stato liberale e alle profonde trasformazioni del dopoguerra, con particolare attenzione alla questione della violenza.

Il programma riprende il progetto sospeso durante l’emergenza Covid della primavera scorsa e si svolgerà senza pubblico, in modalità di videoconferenza.

Ecco di seguito il link per collegarsi alla conferenza tramite la piattaforma zoom (https://www.comune.chieri.to.it/biblioteca/marcia-roma).

MarcoTravaglini

Il lungo week-end dei Musei Reali tra mostre e visite speciali

Alla  scoperta delle sale più belle della prima reggia d’Italia

 

A seguito del DPCM 18 ottobre 2020, i Musei Reali osservano una nuova modalità di apertura.

Il Palazzo Reale, l’Armeria e la Cappella della Sindone restano aperti dal martedì alla domenica in orario 9-19.

La Galleria Sabauda è visitabile martedì, mercoledì, sabato e domenica in orario 9-19.

Il Museo di Antichità è visitabile da giovedì a domenica compresi in orario 9-19.

Per tutto il mese di ottobre prosegue comunque la variegata proposta di attività ed eventi dei Musei Reali, alla scoperta dell’affascinante itinerario di storia, arte e natura del complesso museale.

 

 

                     VENERDÌ 23 OTTOBRE                     

 

DALL’ANTICO AL CONTEMPORANEO. CONVERSAZIONI SULL’ARTE PER RIFLETTERE SU UN FUTURO SOSTENIBILE

Venerdì 23 ottobredalle 17.00 alle 18.30. Cinque storici dell’arte e archeologi responsabili delle collezioni museali invitano il pubblico a condividere una riflessione sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile individuati dall’ONU con l’Agenda 2030.

Le opere d’arte e i reperti archeologici scelti nel ricchissimo patrimonio dei Musei Reali saranno il punto di partenza per approfondire alcuni dei 17 Global Goals:

Goal 5 Parità di genere – Annamaria Bava, Donna e artista: Sofonisba Anguissola

Goal 3 Salute e benessere – Giorgia Corso, La Madonna che allatta: valori antichi e attuali di un gesto universale

Goal 2 Sconfiggere la fame – Franco Gualano, La tavola del re e il pane per i poveri

Goal 6 Acqua pulita e igiene per tutti – Gabriella Pantò, L’acqua nella civiltà romana: testimonianze dal Museo di Antichità

Goal 6 Acqua pulita e igiene per tutti – Sofia Villano, La dea Latona e il poeta Ovidio: l’acqua come bene comune

L’incontro avverrà in videoconferenza, fino a esaurimento dei posti disponibili, collegandosi al link: https://museireali.my.webex.com/museireali.my-it/j.php?MTID=m80b6b906210ea90f8873a12adb985747

 

                     SABATO 24 E DOMENICA 25 OTTOBRE                   

 

YOGA NEI GIARDINI REALI. UN RISVEGLIO DEI SENSI

Sabato 24 ottobre – ore 10. Nell’ariosa cornice dei Giardini Reali, è possibile praticare yoga con una lezione all’aria aperta della durata di un’ora. Un’occasione unica per riscoprire sé stessi, riconnettendosi con la terra e l’ambiente circostante. In caso di maltempo la lezione si sposterà nella Sala da Ballo del secondo piano di Palazzo Reale. Ultimo appuntamento del mese di ottobre.

Costo: € 15

Per prenotazioni e informazioni, 011 19560449 oppure info.torino@coopculture.it

 

BENVENUTO A PALAZZO! SCOPRI I MUSEI REALI

Sabato 24 e domenica 25 ottobre – ore 12 e ore 15. Itinerario Benvenuto a Palazzo! alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale, con l’Armeria, la Cappella della Sindone e il restauro “a vista” dell’altare.

Percorso della durata di un’ora per gruppi di massimo otto persone.

Costo: € 7, oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Per la visita individuale, è possibile scaricare “MRT”, l’app ufficiale dei Musei Reali, con l’audioguida completa di oltre 35 ascolti. Per saperne di più si può acquistare al Museum Shop la guida a stampa I Musei Reali di Torino pubblicata da Allemandi Editore e realizzata in collaborazione con CoopCulture.

 

TRA IL SALOTTO E LA CUCINA

Sabato 24 e domenica 25 ottobre – ore 10-11-12 e 15-16-17. Visite guidate alle Cucine Reali e all’Appartamento della Regina Elena, al piano terreno di Palazzo Reale, condotte dai volontari dell’Associazione “Amici di Palazzo Reale”. I percorsi durano un’ora, con biglietto acquistabile alla cassa dei Musei Reali il giorno stesso.

Costo: € 7, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18.

 

ARTOO E LE MERAVIGLIE DEI MUSEI REALI

Domenica 25 ottobre alle 10.30 e alle 15.30. È arrivato un orso ai Musei Reali! Si chiama Artoo (https://artoobear.com/), ama l’arte e gli piace ascoltare i racconti dei bambini. Artoo ha bisogno del loro aiuto per comprendere le meravigliose opere dei Musei Reali. Il 25 ottobre li aspetta per un percorso esperienziale unico: un’occasione ideata appositamente per le famiglie per conoscere l’arte attraverso la voce dei più piccoli.

Attività per bambini da 4 a 8 anni, accompagnati da un adulto

Costo: attività gratuita, ingresso gratuito per i bambini, ingresso speciale a 10 € per gli adulti, gratuito per possessori di Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card

Prenotazione obbligatoria: artoo@artoobear.com

 

 

 

                     MOSTRE IN CORSO                     

 

CAPA IN COLOR

Nelle Sale Chiablese, fino al 31 gennaio 2021, si potrà visitare Capa in color, la mostra monografica dedicata al fotografo di fama mondiale Robert Capa, nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione al Centro Internazionale di Fotografia di New York. La mostra, che presenta oltre 150 immagini a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate, intende illustrare il particolare approccio dell’autore verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli Anni ‘40 e ‘50 del Novecento.

L’esposizione è aperta dal martedì al venerdì dalle 10 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10 alle 21 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). I biglietti possono essere acquistati in cassa oppure online sul sito www.capaincolor.it. Prenotazioni e informazioni al numero 338 1691652 o via e-mail info@capaincolor.it.

È possibile prenotare percorsi e laboratori destinati alle scuole e ideati da CoopCulture: le attività, con un occhio attento alle connessioni tra la straordinaria mostra e le collezioni dei Musei Reali, si svolgono dal martedì al sabato nella fascia oraria 9.30-10 per un accesso a mostra chiusa e in tutta sicurezza per le classi. Prenotazioni e informazioni al numero 338 1691652 o via e-mail info@capaincolor.it

 

BEYOND WALLS – OLTRE I MURI

Dopo il Champ de Mars di Parigi, le tappe di Andorra, Ginevra, Berlino, Ouagadougou e Yamoussoukro, l’artista franco-svizzero Saype ha scelto Torino come settimo sito della sua monumentale opera di Land Art ecologica dedicata alla fratellanza universale e alle connessioni tra uomini e culture. Una gigantesca catena di mani intrecciate è comparsa sui prati del giardino della Porta Palatina, dipinta con pigmenti eco-compatibili appositamente brevettati. Un messaggio di solidarietà e di fratellanza per un’opera che unisce idealmente Torino al resto del mondo. In parallelo, i Musei Reali sostengono il progetto nella volontà di connettere il patrimonio delle arti classiche alle espressioni artistiche contemporanee, contribuendo a realizzare uno dei più importanti interventi artistici su scala globale degli ultimi anni. Il progetto comprende anche Beyond Walls. Torino 2020, la prima mostra personale dell’artista allestita al primo piano della Galleria Sabauda, per ricostruire poetica, carriera e tecnica dei Foot Murales che hanno reso celebre Saype in tutto il mondo. L’esposizione è visitabile fino al 17 gennaio 2021 con il biglietto ordinario del museo.

 

INCĒNSUM

L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Per Fumum, illustra con opere che si datano a partire dal III millennio a.C., il percorso delle Vie dell’Incenso. Le fonti antiche riportano l’itinerario compiuto dalle lacrime del deserto, il frankincenso o olibano, prodotto principalmente in Oman e Yemen, che dall’antica Arabia Felix risaliva verso le terre dei Nabatei, giungendo fino al Mediterraneo, attraversando Israele o spingendosi fino ad Alessandria d’Egitto. Questo è da sempre legato alla creazione di pregiate essenze profumate che verranno ricreate lungo il percorso. La mostra conta sui prestiti del National Museum di Mascate (Sultanato dell’Oman), del Museo Egizio e del Museo d’Arte Orientale di Torino, del Museo delle Civiltà di Roma, del Museo Etnoarcheologico Castiglioni di Varese.

Aperta fino al 10 gennaio 2021 e visitabile ogni venerdì dalle 10 alle 13, sabato e domenica dalle 14 alle 17 con ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali.

 

TOWARD2030. WHAT ARE YOU DOING?

Fino al 17 gennaio il pubblico potrà visitare l’esposizione dedicata al progetto TOward2030. What are you doing? Ideato da Lavazza e dalla Città di Torino per diffondere la cultura della sostenibilità attraverso il linguaggio della street art, il progetto ha previsto la realizzazione di 18 opere murali ispirate ai Sustainable Development Goals elaborati dall’ONU, 17 obiettivi di sviluppo sostenibile più il Goal Zero, pensato da Lavazza per divulgare gli obiettivi stessi. La mostra, curata da Roberto Mastroianni e Filippo Masino, presenta nello Spazio Confronti della Galleria Sabauda fotografie e filmati degli artisti al lavoro, mentre nel Boschetto dei Giardini Reali sono riproposti gli scatti delle 18 opere d’arte urbana presenti a Torino, oltre ai lavori di alcuni artisti dei collettivi Il Cerchio e le Gocce, Monkeys Evolution e Truly Design, realizzati durante il live painting inaugurale con il coordinamento di MurArte Torino.

 

 

***

MUSEI REALI TORINO 

museireali.beniculturali.it

 

Orari

Dal martedì alla domenica: 9 – 19 Orario biglietteria: 9 – 18 Ultimo ingresso ore 18

Il Palazzo Reale, l’Armeria e la Cappella della Sacra Sindone restano aperti dal martedì alla domenica in orario 9-19.

La Galleria Sabauda è visitabile martedì, mercoledì, sabato e domenica in orario 9-19.

Il Museo di Antichità è visitabile da giovedì a domenica compresi in orario 9-19.

La Biblioteca Reale è aperta da lunedì a venerdì in orario 9-13 e 14-18; sabato 9-13; domenica chiuso (solo consultazione con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it).

 

Biglietti

Dal martedì al venerdì

Intero: € 10

Ridotto: € 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni)

Gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Sabato, domenica e festivi

Intero: € 15

Ridotto: € 13 per partecipanti a visite guidate e per soci FAI

Ridotto: € 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni)

Gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Visite ed appuntamenti speciali

Gli appuntamenti sono inseriti nel fine settimana e secondo un calendario consultabile sul sito museireali.beniculturali.it e sulla pagina dedicata www.coopculture.it/heritage.cfm?id=284

Nel rispetto delle norme vigenti, negli spazi interni i gruppi saranno formati da un numero massimo di 8 partecipanti.

La biglietteria presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1, è aperta dalle 9 alle 18.

 

Informazioni e prenotazioni dal lunedì al venerdì (9-13) al numero 011 19560449

Prenotazione Scuole: 848 082408, edu@coopculture.it

Prenotazione Gruppi: 06 39967450, tour@coopculture.it

Informazioni e prenotazioni guide autorizzate: info.torino@coopculture.it

Informazioni: info.torino@coopculture.it

Acquisto on-line: www.coopculture.it/heritage.cfm?id=284

Web: Coopculture.it

 

Borgone di Susa: Maometto o Giove?

Quel bosco di acacie che costeggia la strada secondaria tra Borgone di Susa e San Didero custodisce un mistero, mai del tutto risolto da storici e studiosi.

Conficcato in una nicchia di un grande masso compare il volto di un personaggio dell’antichità. Si parla di Maometto, il profeta dell’Islam, o di un Giove romano o forse di qualcun altro. In bassa Val di Susa, a una quarantina di chilometri da Torino, i colori dell’autunno e le prime nebbie d’ottobre rendono quel luogo ancora più incantato e anche un po’ fiabesco. Ma intorno a quella figura maschile persiste la disputa, ormai vecchia di decenni, tra borgonesi e storici. I valsusini non hanno dubbi: quel volto scolpito nella roccia è quello di Maometto ma gli studiosi la pensano molto diversamente. Maometto non c’entra nulla, sostengono i ricercatori, si tratta piuttosto di una divinità romana. Eppure quel gigantesco masso caduto in valle a ridosso di una stradina accanto al bosco è rotolato per centinaia di metri dall’alto di una montagna dove i saraceni musulmani passavano, stazionavano e poi scendevano in valle per uccidere e distruggere paesi e borgate. Chissà che non siano stati proprio loro a incidere su quella roccia il volto del fondatore della religione islamica? Vale comunque la pena passare da queste parti quando si va in alta valle a sciare o a visitare Susa e la Novalesa o a mangiare la polenta in qualche rifugio. Si lascia l’auto dove è possibile e dopo una brevissima camminata eccolo lì, è talmente piccolo nell’enorme masso che quasi non si vede ma poi, avvicinandosi, emerge una piccola nicchia a forma di tempietto a quattro-cinque metri dal suolo. I borgonesi lo chiamano “il Maometto di Borgone”. Indossa una tunica e un mantello, ha le braccia sollevate verso l’alto e ai piedi si scorge un animale mentre sul frontone compare un’iscrizione, quasi cancellata dal tempo, con lettere latine. Per la tradizione popolare della zona quella figura rapresenta Maometto e molte leggende antiche si fanno risalire alle invasioni dei Mori che oltre mille anni fa devastarono la Valle di Susa lasciando terribili ricordi nella gente, poi tramandati per generazioni. Ma allora chi è rappresentato in quel bassorilievo? Le ipotesi avanzate sono diverse ma il Profeta avrebbe poco a che vedere con quel ritratto. Si tratterebbe invece, secondo gli storici, del volto di Giove Dolicheno, una divinità anatolica venerata dai soldati romani nel II-III secolo. Gli arabi arrivarono in Val di Susa alcuni secoli dopo la morte di Maometto. Valicate le Alpi marittime i predoni musulmani giunsero in Liguria e in Piemonte e nell’anno 906 furono avvistati per la prima volta nelle grotte dell’alta Val di Susa che furono usate come basi per assaltare e depredare i borghi valsusini, saccheggiando e uccidendo gli abitanti del luogo. La stessa celebre Abbazia di Novalesa, all’epoca uno dei più importanti centri culturali e religiosi del Piemonte, fu incendiata nel 912 dai saraceni e i monaci furono costretti a fuggire a Torino mettendo in salvo codici e manoscritti della biblioteca. Ma il mistero in bassa valle resta e la domanda se la pongono in molti: quel volto misterioso è di Maometto o di un Giove? Gli studiosi, come detto, non hanno più dubbi, si tratta di una divinità romana, ma per i borgonesi l’uomo misterioso resta Maometto. Lasciamo quindi a Borgone il suo “Maometto” in bella mostra su quella rupe che attira turisti e gitanti diretti in alta valle. Una capatina da Maometto è sempre gradita ai borgonesi.
Filippo Re

Una gita Fai al Castello della Manta

Un weekend al Castello della Manta, nel saluzzese, con i volontari del Fai, il Fondo Ambiente Italiano

I colori dell’autunno lo rendono ancora più affascinante. L’edera rampicante dipinge le facciate del castello con lunghi fasci colorati che si intrecciano e danzano attorno a finestre, grate, portoni e balconi mentre gli splendidi affreschi delle sale interne sono una preziosa testimonianza della cultura galante e cortese del tempo.
L’intero castello della Manta sembra uscito dalle pagine di un poema cavalleresco ma prima di entrare nell’antica dimora si possono ammirare, rimanendo seduti sulle panchine dell’ampio giardino, le colline della Val Varaita, il Monviso e la catena delle Alpi Cozie che, imbiancata dalla prima neve, fa da cornice alla mole del castello, a una quarantina di chilometri da Torino. E prima di varcare la soglia del maniero gestito dal Fai, i rigidi protocolli anti-Covid richiamano all’ordine i visitatori: misurazione della temperatura e visite con piccoli gruppi nei saloni interni guidate dai volontari del Fai. Guarnigione militare nel XII secolo, fortezza nel Duecento, castello nel Quattrocento con il casato dei Saluzzo della Manta guidato da Valerano, figlio illegittimo del marchese di Saluzzo Tommaso III, l’edificio che vediamo oggi è il risultato di ampliamenti e ristrutturazioni eseguiti nel corso dei secoli dai discendenti della dinastia dei Saluzzo della Manta. Colto e raffinato, Valerano arricchì la sala baronale con affreschi che rappresentano la cultura cavalleresca del tempo, opera di un anonimo pittore del Quattrocento diventato il Maestro del castello della Manta. Nello stesso salone appaiono nove eroi e nove eroine dell’antichità classica che, ritratti in abiti quattrocenteschi, raffigurano gli ideali del mondo cavalleresco. E poi compare il mito dell’eterna giovinezza rappresentato da una fontana con il dio Amore. Le cantine, la grande cucina, gli immensi camini, la chiesa del castello con le scene della Passione di Gesù dipinte sulle pareti completano la visita. A metà Cinquecento il maniero è stato sottoposto a nuove trasformazioni con i discendenti di Valerano. Con Michele Antonio I, luogotenente del saluzzese per i francesi e poi per i Savoia, e con il cugino Valerio Saluzzo della Manta le sale di rappresentanza vengono ornate da grottesche, stucchi e da un ciclo di allegorie mentre gli affreschi del Seicento esaltano il legame con i Savoia. Alla fine del Settecento si estingue il ramo dei Saluzzo della Manta e il castello viene lasciato in disparte per un lungo periodo. Nell’Ottocento i Radicati di Marmorito lo acquistano e lo restaurano prima di darlo in eredità nel 1985 alla contessa Elisabetta de Rege Provana che a sua volta lo dona al Fai. Le giornate Fai d’autunno, dedicate quest’anno alla fondatrice del Fondo, Giulia Maria Crespi, scomparsa a luglio, proseguono sabato 24 e domenica 25 ottobre. Il castello è aperto dalle 10.00 alle 18.00 e la visita guidata dura circa un’ora.
Filippo Re

Il valore dei “patti” di Saretto

1944, l’antifascismo europeo tra i monti della valle Maira

Il 31 maggio 1944, a Saretto di Acceglio (Cn), si svolse un cruciale incontro tra la resistenza italiana e francese

L’incontro tra italiani e francesi fu organizzato per firmare gli accordi che sancivano rapporti di solidarietà, intesa, collaborazione e lotta contro la dominazione nazifascista. Queste intese rivestirono un importante valore storico, rappresentando la comunanza politica tra i due movimenti in lotta, il reciproco desiderio di stabilire relazioni e ricercare collaborazioni di tipo militare. All’appuntamento si giunse grazie alle relazioni politiche avviate da Costanzo Picco, sottotenente della IV armata rimasto in territorio francese dopo lo sbandamento dell’8 settembre 1943, che stabilì i contatti fra la resistenza francese e italiana tramite Detto Dalmastro, comandante del III settore del Comitato di Liberazione Nazionale. Un primo incontro avvenne il 12 maggio 1944 in alta montagna, al bivacco sul Colle Sautron, per iniziativa della Brigata “Giustizia e Libertà della Valle Maira”, al quale presero parte in rappresentanza dei partigiani italiani Detto Dalmastro, Costanzo Picco, Luigi Ventre — comandante della brigata Valle Maira — e Giorgio Bocca, comandante della brigata Valle Varaita. I francesi erano rappresentati da Jacques Lecuyer, del Comité de Libération National, e da diversi comandanti delle formazioni di maquisards. Al Colle del Sautron ci si accordò per un secondo incontro da tenersi a Barcelonnette, nella valle dell’Ubaye, a una trentina di chilometri dal confine italiano. Al rendez vous del 20 maggio presenziarono Duccio Galimberti, Detto Dalmastro e Giorgio Bocca. L’occasione servì a concordare l’intensificazione dei collegamenti tra le formazioni partigiane dei due versanti del confine, scambiandosi armi, munizioni e due ufficiali che si sarebbero stabiliti presso i rispettivi comandi per concordare azioni comuni: Costanzo Picco e Jean Lippmann. Si giunse così all’incontro decisivo, fissato per il 30 e 31 maggio, per sancire gli accordi anche sul versante italiano con l’arrivo dei maquis francesi attraverso il Colle delle Munie; inizialmente l’intesa doveva essere firmata ad Acceglio, dove si erano ritrovate le due delegazioni passando la notte in paese, ma un improvviso rastrellamento tedesco nella mattinata del 31 costrinse i partigiani a riparare più a monte, nella borgata di Saretto. Parteciparono all’incontro i partigiani Dante Livio Bianco, Ezio Aceto e Luigi Ventre, mentre i francesi vennero rappresentati dal comandante Max Juvenal (Maxence) e dal suo vice Maurice Plantier. L’importanza degli accordi si distingue per il valore dell’enunciazione di una solidarietà tra i popoli oppressi, la volontà di cooperare per la sconfitta del nazifascismo e la costruzione di una nuova Europa democratica e libera da guerre fratricide. Dal punto di vista politico si riconobbe che non vi era ragione di risentimento fra i popoli italiano e francese per le passate vicende belliche in quanto la responsabilità risaliva ai rispettivi governi e non ai popoli; dal punto di vista militare i Patti di Saretto, preso atto della fratellanza fra i combattenti dei due movimenti partigiani, evidenziò la necessità di unire le forze nella lotta contro i nazisti nella fascia alpina, stabilendo contatti continui per creare obiettivi comuni nelle azioni di guerriglia. Il testo, coinciso e denso di significati, rappresentò una delle dichiarazioni più rilevanti della Resistenza europea, di fondamentale importanza nei rapporti tra Italia e Francia dopo la fine della guerra. Leggerlo aiuta a comprenderne il rilievo storico: “Dando seguito a cordiali conversazioni avvenute in un quadro di mutua comprensione; esprimono, a nome delle organizzazioni che rappresentano, la soddisfazione per una ritrovata base comune di intesa; dichiarano che tra i popoli francese e italiano non vi è alcuna ragione di risentimento e di urto per il recente passato politico e militare, che impegna la responsabilità dei rispettivi governi e non quella dei popoli stessi, tutti e due vittime di regimi di oppressione e di corruzione; affermano la piena solidarietà e fraternità franco — italiana nella lotta contro il fascismo e il nazismo e contro le forze della reazione, come necessaria fase preliminare per l’instaurazione delle libertà democratiche e della giustizia sociale, in una libera comunità europea; riconoscono che anche per l’Italia, così come in Francia, la forma migliore di governo per assicurare il sostegno alle libertà democratiche e la giustizia sociale, è quella repubblicana; si accordano per impegnare le forze delle rispettive organizzazioni per il conseguimento dei fini suddetti, in uno spirito di piena intesa e su un piano di ricostruzione europea”. Poche righe dove riecheggia potente lo spirito del “Manifesto di Ventotène” (originalmente intitolato “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”), uno dei testi fondanti dell’Unione Europea, redatto dagli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il confino sull’isola di Ventotene, nel mar Tirreno.In quelle indimenticabili giornate passate sui monti fra l’alta Valle Maira e la Val d’Ubaye, sprofondando nella neve, combattendo contro il gelo e attraversando di nascosto le postazioni tedesche a presidio delle terre di confine, si consolidò tra quegli uomini l’ideale di un’Europa dei popoli come traguardo della lotta di Resistenza e di liberazione. Il loro pensiero si rivelò così audace che quanto scrissero nei Patti di Saretto venne criticato dai comandi italiani, poiché i concetti espressi andavano ben oltre i confini dell’idea monarchica ponendo le basi per una fase preliminare di costituzione delle libertà democratiche e della giustizia sociale in una comunità europea libera.

Marco Travaglini