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L’impatto culturale italiano sulla società argentina

Ricordo quanto ero confusa quando una cara amica, vedendomi fare il famoso gesto della mano di pigna o tulipano, mi disse: “Amore, sei già una vera italiana”.

In quel momento non capivo nemmeno cosa volesse dire. Succede che sono tanti i gesti, le parole, i cibi e le abitudini che noi argentini abbiamo preso come parte della nostra cultura, ma che in realtà abbiamo ereditato dalla comunità italiana. Anche se non vorrei cadere nel cliché di riferirmi automaticamente al cibo italiano, mi vengono subito in mente mia nonna e la sua bagna cauda a quella tavola enorme con tutta la famiglia presente, come piace a lei. Così faceva sua nonna ma anche tanti suoi vicini e amici, ognuno con una piccola variazione a seconda della regione dell’Argentina in cui si trova. La “pizza di buenos aires”, il “vitel toné” e il ”turron” (torrone) . Con le sue varianti, protagonisti delle tavole di Natale e della festa del 25 in cui si continua a mangiare tutto il giorno. Si finisce sempre per bere un amaro, tradizione che molti amici piemontesi mantengono quando vado a mangiare fuori con loro.

Succede che gli italiani ci hanno lasciato in eredità non solo la gastronomia, ma anche il culto, la festa che si fa attorno al cibo. Anzi , i nostri nonni si sono presi la responsabilità di spiegarci il motivo, di renderci più grati e di non dimenticare la storia. Tornando sull’argomento precedente, trovo interessante approfondire l’impatto che ha avuto la lingua italiana parlata e i suoi gesti, proprio come ha modificato la nostra lingua. É il caso del Lunfardo ( proveniente dall’italiano parlato in Lombardia)e del Cocoliche (una fusione tra lo spagnolo e i dialetti parlati dagli immigrati del nord e del sud) usati ancora oggi nel linguaggio colloquiale.

Anche le espressioni artistiche come la musica e l’architettura portate dagli immigrati hanno lasciato il segno. Vale la pena ricordare che all’inizio del 1917, durante il mandato dell’ex presidente Yrigoyen, l’insegnamento dell’italiano fu decretato come obbligatorio negli ultimi due anni delle scuole superiori.

È grazie a quella ricettività da parte di entrambi gli Stati e alla componente storica, certamente, che oggi entrambi i paesi hanno tali relazioni bilaterali e un legame fraterno.

Bernardita Feldman

 

“Complimenti, prof.! Lei non cambia mai!”

Diario minimo urbano…vedere e ascoltare per credere

Gianni Milani

Mi capita spesso. E, devo essere sincero, per un verso mi rallegra e mi fa il “pieno” di narcisistico piacere. Per un altro, però… però però. Mi dà anche un po’ di fastidio. Eh, la fate semplice voi. Perché? Ve lo dico subito. Perché mi costringe, qualche minuto dopo l’avvenuto “complimento” a fare i conti con la nuda e cruda verità. Il tempo passa e, per chi è vissuto ben bene a cavallo fra la metà del secolo breve e il terzo millennio  in corso, con i piedi ormai saldamente piantati a molte miglia dalla giovinezza e, in numero considerevole, dalla mezza età (non quella dantesca del mezzo del cammin di nostra vita che ai tempi del Sommo Poeta equivaleva pressappoco alle trentacinque primavere)  il conto degli anni sul groppone si fa un tantinino pesante. Di solito rispondo ma quindi ero già vecchio allora! Dai, a quanti di voi sarà capitato. E per voi mi riferisco a quelli che si ritrovano a par mio nello spazio temporale problematico (per vari motivi che vi lascio immaginare) di cui prima parlavo. Però, complimenti! Li porta proprio bene i suoi anni! In tanti ce lo siamo, almeno una volta nella vita (confessatelo!) sentito dire all’esplicita dichiarazione della nostra età. E, perbacco, l’ho detto, fa pure piacere. Ma significa anche quanto sei vecchio! E questo, confessiamocelo, fa un po’ meno sorridere. Diciamo pure pane al pane e vino al vino! Qualche mattina fa l’ennesima riprova. Solita sgranchiatina di gambe per rodare e oliare le giunture. Il giardino a due passi da casa. Imbocco via Rosta (che ancora oggi lo scemotto che l’ha trasformata con un geniale colpo di pennello in “via Crosta” non s’è ancora deciso – o chi per lui – a cancellare), allungo, si fa per dire, il passo fino al solito bar per il solito caffè, quand’ecco, all’angolo con via Bianzé, un ciuffo scatenato di capelli ricci affrontare su una vecchia (anche lei!) due ruote la curva – direzione corso Francia con la grinta e l’abilità di uno spavaldo trapezista voleggiante e pienamente a suo agio a dieci metri d’altezza. Manco fosse Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Ci guardiamo. Gli occhi si cercano nella memoria. Una frazione di tre, dico, tre secondi. Martina, gridacchio (grido e ridacchio). Prof., ma allora mi ha riconosciuta! Battuta ben comprensibile. Sarà passata una ventina abbondante d’anni, dall’ultima volta che ci eravamo visti. Terza (non ricordo più la sezione) alla media “Pascoli” di piazza Bernini. Allora lei avrà avuto un tredici anni, oggi ne ha trentasei. Insegna per una cooperativa che si occupa (mi pare d’aver capito) di disagio minorile alla vicina media “Nigra”. Bravissima alunna, intelligente, socievole, sveglia, perspicace. Ottimo elemento. Sarà anche, non ne ho dubbi, un’ottima insegnante. Salutoni, baci (io con tanto di fedele mascherina al naso) e abbracci. E mamma? E il fratellone? Gira che ti rigira si arriva al (solito) dunque. Ma, prof., sa che lei è sempre uguale! Non dimostra proprio i suoi anni! E solita, amara risposta. Sarà che già vent’anni fa dimostravo più anni di quelli che avevo! Grazie, comunque, Martina. E’ stato bello rivederti. E bello anche l’immediato riconoscerci a vicenda. Al primo colpo d’occhio. Oggi i miei primissimi alunni, se conto anche quelli delle prime supplenze ante-laurea, saranno tutti fra i 40 abbondanti e i 50. Quelli della “Pascoli” li vedo abbastanza di frequente. Compresi i loro genitori, più o meno miei coetanei. Abitiamo tutti in zona. Un abbraccio ancora e poi Martina scappa, vola, sempre alla Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Deve correre a lezione. Io mi avvio per il solito caffè. Mi sento felice. Felice di aver visto Martina. Felice, penso, di aver seminato per strada, negli anni, parole e parole che hanno in fondo lasciato buoni segni. Certo, rimane il doppio rimbombo nel cuore di quel solito “complimento” – “avvertimento”. Complimenti, prof., lei proprio non dimostra la sua età! Ma quanti anni sono passati? Quanti ne porto sulle spalle! Hai un bel dire – a parte i soliti inghippi alla schiena, alle spalle, alle gambe che quando mi alzo da una sedia ci vanno dieci minuti per fargli riprendere il giro – mi sento ancora lo spirito dei ven’anni! Lo spirito, sì! Ma tutto il resto? E via! Mi vengono in mente le parole del caro vecchio Mark Twain La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all’età di ottant’anni e gradualmente avvicinarci ai diciotto. Non male. Ma a queste preferisco pur sempre la bizzarra genialità di quelle della grandissima Alda Merini  Ci sono adolescenze che si innescano a novant’anni. Mitica Alda! Lo volesse il Cielo!

Gianni Milani

Tornano le Giornate Fai d’autunno

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022

Visite a contributo libero in 700 luoghi inaccessibili o poco valorizzati di 350 città italiane. Alla scoperta di un patrimonio sorprendente e inaspettato, che è in ogni angolo del Paese

Elenco dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it

TANTI LUOGHI APERTI IN PIEMONTE

 

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.

I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italianila ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.

Sono oltre 700 le proposte in 350 città d’Italia, in tutte le regioni: meraviglie da scoprire, nascoste in luoghi poco conosciuti e solitamente inaccessibili, che raccontano storia e natura dell’Italia, spaziando dall’archeologia all’architettura, dall’arte all’artigianato, dalla tradizione alla memoria, dall’antico al moderno, dalla città alla campagna. Dai palazzi delle istituzioni alle architetture civili ospedali, carceri, scuole e università, e perfino porti da chiese e conventi a dimore private, ville e castelli, da siti archeologici a moderni centri di ricerca, dai borghi immersi nella natura a parchi, giardini e orti in città, dai villaggi operai ai laboratori artigianali e alle industrie del made in Italy: tutto questo, e molto altro, è il patrimonio culturale dell’Italia che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento e sensibilizzazione.

Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI (l’elenco dei luoghi aperti e le modalità di partecipazione all’evento sono consultabili sul sito www.giornatefai.it). Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure con l’iscrizione annuale, sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento (box sotto per dettagli).

Le Giornate FAI d’Autunno si svolgono nell’ambito della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” che il FAI organizza nel mese di ottobre e si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Sarà possibile inoltre sostenere la Fondazione con l’iscrizione annuale, online o in piazza in occasione dell’evento, un gesto concreto in difesa del patrimonio d’arte e natura italiano. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutte le aperture e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Per l’elenco completo dei luoghi visitabili e le modalità di partecipazione consultare il sito www.giornatefai.it.

Con le Giornate FAI dAutunno 2022 si avvia la collaborazione tra FAI e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani nell’ambito di un Accordo recentemente firmato, volto a sviluppare e diffondere buone pratiche e a sensibilizzare i Comuni Italiani sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Tra le aperture e gli itinerari più interessanti proposti in PIEMONTE:

TORINO

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verranno aperti 5 luoghi che custodiscono importanti biblioteche:

Campus Einaudi e la sua biblioteca storico-economico-giuridica

Il Campus Luigi Einaudi dell’Università degli Studi di Torino, progettato dall’archistar Norman Foster, è stato inaugurato nel 2012 e inserito dalla CNN tra i 10 edifici moderni più spettacolari del mondo.Ospita la biblioteca Norberto Bobbio, la seconda più grande del Piemonte e una delle più importanti in Italia in ambito accademico, nata dalla fusione di 4 grandi biblioteche: Ruffini, Patetta, Solari e Cognetti. A questo nucleo storico si è aggiunta nel 2016 la biblioteca europea Gianni Merlini. È collocata su 4 piani e le collezioni sono interamente a scaffale aperto, salvo i libri antichi e rari conservati in 8 stanze climatizzate; possiede più di 28.000 libri antichi e numerosi fondi di persona.

Curia Maxima con la sua biblioteca storico-giuridica

Fin dal 1879 il Comune di Torino, proprietario del complesso della Curia Maxima, ha concesso locali a titolo gratuito per la sede del Consiglio dell’Ordine Avvocati e per la costituenda biblioteca. Negli anni il piccolo nucleo librario iniziale è stato ampliato grazie a lasciti e donazioni di enti e autorità e grazie all’impegno del Consiglio che lo ha implementato con collane, riviste giuridiche e monografie. La proposta del FAI verrà completata dalla visita alle aule già sedi delle Assise che ospitarono storici processi come quello per i Martiri del Martinetto e quello alle Brigate Rosse.

Accademia di Agricoltura con la sua biblioteca storico-naturalistica

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Antica dimora nell’Ottocento di Eleonora dei conti Massel, il palazzo è stato ceduto da Sofia di Cacherano di Bricherasio, ultima erede, all’Istituto Salesiano per le Missioni, il quale ne vendette una parte nel 1951 all’Accademia di Agricoltura. La sua biblioteca possiede circa 6.000 volumi, 20.000 opuscoli e 900 testate di periodici, delle quali 50 ancora correnti, di argomenti che spaziano dalle scienze agrarie e naturali alla veterinaria, all’economia, alla giurisprudenza, alla meccanica agraria, etc. e che provengono da varie donazioni e collezioni raccolte nel tempo, oltre a circa 500 libri antichi, di cui 8 cinquecentine.

Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione con la sua biblioteca storico-militare

Il Palazzo Arsenale è uno dei più imponenti edifici torinesi e ospita oggi il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. La biblioteca del Comando, nonché Biblioteca militare del Presidio di Torino, su determinazione dello Stato Maggiore dell’Esercito, trae le sue origini da quella sorta presso la Reale Accademia Militare di Torino, nata nel 1678 per volere di Madama Maria Giovanna Battista di Savoia–Nemours. Il suo patrimonio librario comprende un fondo antico (1483 – 1829) e uno più moderno (1830 – nostri giorni). È presente, anche, una cospicua dotazione di materiale archivistico legato all’attività della Regia Accademia Militare, dal 1816 al 1943, tra cui alcune pagelle dell’Allievo Camillo Benso Conte di Cavour.

Biblioteca “Silvio Curto” del Museo Egizio

Il primo nucleo librario da cui ebbe origine la Biblioteca risale al 1824 in concomitanza con la nascita del Museo stesso; si tratta però di poche opere anche se di gran pregio, come la Description de l’Egypte della spedizione Napoleonica, i Denkmaeler di Lepsius e i Monumenti dell’Egitto e della Nubia del Rosellini. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento grazie a doni da parte di studiosi, ma soprattutto a una massiccia campagna di acquisti, la Biblioteca divenne un importantissimo e imprescindibile strumento di lavoro per tutti coloro che studiavano la collezione museale, nonché una delle uniche biblioteche egittologiche in Italia. La collezione è specialistica e tratta argomenti quali egittologia, papirologia, museologia e studi più approfonditi sul patrimonio culturale in generale.

CIRIÈ (TO)

Cappella di Robaronzino

Tra le molte cascine sorte nei secoli scorsi nelle campagne che circondano il centro abitato di Devesi (frazione di Ciriè), quella di Robaronzino è una delle più antiche e delle più belle. La struttura originale del complesso, che ancora oggi è circondato su tre lati dall’antico muro di cinta in pietra e mattoni, risale al XVII secolo. I primi documenti che citano Robaronzino come cascina risalgono a fineSeicento, ma questo complesso visse le più importanti vicende della sua storia nella prima metà del Settecento, quando il banchiere Antonio Faccio di Carignano ne acquisì la proprietà (1735) e costituì una cappellania presso la chiesa della cascina (1741). La Cappella, che all’esterno si presenta semplice e lineare, è all’interno un vero gioiello barocco: l’altare, attribuibile a Bernardo Vittone, è coronato da candelabri e putti lignei; pregevolissimi stucchi di maestri luganesi ornano la chiesa; l’abside è decorata da una tela che raffigura l’Immacolata Concezione; le pareti laterali presentano quattro grandi tele, opera del pittore Pietro Francesco Guala.

RUBIANA (TO)

Pinacoteca Comunale Francesco Tabusso

Allestita nel 2016 nelle sue forme attuali, la Pinacoteca Comunale sorge nel centro di Rubiana. Nei locali dell’antica cappella di ciò che fu un convento di suore, oggi l’arte contemporanea fornisce una lettura unica del territorio della Valle di Susa attraverso le opere dei più rilevanti artisti contemporanei piemontesi. La visita darà modo di approfondire la conoscenza dell’opera del pittore Francesco Tabusso e leggerla in dialogo con molti altri artisti che con il Maestro hanno condiviso importanti percorsi comuni.

Villa Tabusso

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Villa Tabusso sorge in una borgata del Comune di Rubiana, sulle pendici del Colle del Lys. Circondata da un bel parco, è ancora oggi luogo di villeggiatura della famiglia del pittore Francesco Tabusso, che qui trascorse gli anni della sua adolescenza, iniziando a dipingere nello studio dell’ultimo piano. L’edificio di tre piani, progettato nel 1906, è un tipico esempio di Liberty alpino di inizio Novecento. Acquistata da Alfredo Tabusso – nonno del Maestro – nel 1927 è sempre stata luogo di riferimento della famiglia, che qui sfollò durante la guerra. La villa, normalmente chiusa al pubblico, verrà aperta in occasione delle Giornate FAI d’Autunno con un percorso che comprende gli spazi pubblici e lo studio del terzo piano, nel quale l’artista iniziò il proprio cammino artistico.

ALESSANDRIA

Casa del Mutilato

La Casa del Mutilato della Provincia di Alessandria è stata progettata dall’Architetto Venanzio Guerci e commissionata dall’allora presidente dell’associazione Vittorio Nicola. I lavori presero avvio nel 1938 e venne inaugurato nel 1940. Si tratta di un esempio assai rappresentativo di arte razionalista dell’epoca; le finestre della facciata, in particolare, sono squadrate nel pieno rispetto dei canoni dello stile allora in voga, ma alleggeriscono la visuale le tre finestre della balconata con arco a tutto sesto. Il modernismo dell’edificio è evidente soprattutto nell’illuminazione della scala interna, assai imponente, ricoperta all’interno di marmo bianco di Carrara. Nel complesso il progetto riflette la solennità, la grandiosità e la commistione tra funzionalità e magnificenza tipici dell’edilizia pubblica di quel periodo. Di grande pregio la decorazione della sala delle adunate nella cui abside compare una grande pittura murale dedicata al sacrificio dei mutilati ad opera di Alberto Caffassi. All’interno del bene, solitamente chiuso al pubblico, si potrà ammirare anche una mostra dal titolo NATURA MIRABILE.

Chiesa di San Giacomo della Vittoria

La Chiesa di San Giacomo della Vittoria è un gioiello storico-artistico, simbolo architettonico per la città di Alessandria dell’epoca rinascimentale. L’edificio primitivo, iniziato nel 1392, venne dato agli agostiniani nel 1405 dopo breve officiatura dei preti secolari. Agli agostiniani si devono i lavori di riplasmazione architettonica e ridecorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX. La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale, mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50-’60 dell’Ottocento. Degno di particolare nota è ciò che rimane dell’originaria decorazione trecentesca ad affresco: la Madonna del latte del 1395 attribuito al pittore lodigiano detto ‘Maestro di Ada Negri’.

MORANO SUL PO (AL)

La Grangia di Pobietto e il Museo della Civiltà risicola

Frutto di aggregazioni e rifacimenti che si sovrappongono nell’arco dei secoli, la grangia di Pobietto, fondata nel 1185, è una grande tenuta agricola organizzata secondo il modello delle grange monastiche. Storicamente parte di un sistema di tenute dipendenti dall’Abbazia di Lucedio, è un organismo in continua evoluzione e nel corso dei secoli ha subito modificazioni e ampliamenti determinati dall’evoluzione delle tecniche e dei processi agricoli. Aveva una struttura a corte chiusa fortificata, protetta da un alto muro perimetrale con l’ingresso difeso da una torre-porta. Il complesso posto al centro delle aree coltivate, era formato da una serie di edifici che comprendevano le stalle, le officine, i magazzini, il mulino, la cappella e l’abitazione del “grangerius”. Nel Novecento, quando il riso diventò la coltivazione principale, furono costruiti fuori dalla corte i dormitori che ospitavano le mondine e i lavoratori stagionali delle risaie, dove oggi è collocato il Museo della Civiltà risicola e dell’ambiente di pianura, che contiene una ricca collezione di attrezzi e macchine relativi alla coltivazione e al trattamento del riso, iniziata nel 1989 già a cura del comune di Morano sul Po, e successivamente implementata dalla famiglia Canepa, tuttora affittuaria.

MASIO (AL)

Castello di Redabue

Posto in una zona teatro per secoli di lotte per il possesso del Monferrato, il Castello di Redabue venne edificato nel XIII secolo. Oggetto di scontri e saccheggi tra le famiglie dei Paleologo e dei Visconti, nel 1440 fu distrutto da Facino Cane, assoldato da Teodoro II di Monferrato. Nuovamente nel Seicento il castello costituì uno dei punti nevralgici durante due guerre di successione del Monferrato provocate dalle ambizioni dei Savoia. Più volte perduto e ripreso dagli spagnoli contro i franco savoiardi di Vittorio Amedeo II, subì grossi danneggiamenti fino al Settecento quando il Monferrato divenne di casa Savoia. Oggi al suo interno rimangono, alcuni archi di tufo alternati a mattoni databili intorno al XIII secolo, le torri merlate e una torre quadrata scostata dal corpo principale. Dal 1830 l’edificio e tutta la tenuta vennero acquistati dalla famiglia Doria Lamba che vi stabilì la sua residenza estiva. Completamente restaurato all’inizio dell’Ottocento e solitamente non visitabile, è ricco di spazi particolarmente scenografici: quelli completamente ristrutturati dell’antica cantina, l’adiacente chiesa disegnata dallo Juvarra, alcuni saloni del Castello, il giardino antistante, il bellissimo parco di circa dieci ettari caratterizzato da lunghi viali e grandi prati.

OVADA (AL)

Palazzo Spinola e Chiesa Santa Maria delle Grazie

Palazzo Spinola, costruito nella seconda metà del XVII secolo, è parte di una grande struttura che comprende un’area delimitata da via San Paolo, Piazza San Domenico, Vico Oratorio e via Ripa. In quest’area, oltre al palazzo signorile, si trovano cortili, porticati, locali di servizio, scuderie e cantine. L’ingresso all’edificio immette in spaziosi locali di rappresentanza da cui si sale al piano nobile, dove si trovano ambienti luminosi dai soffitti decorati. La Chiesa Santa Maria delle Grazie, oggi San Domenico (più conosciuta come Chiesa dei padri Scolopi), realizzata nel 1481 sulla struttura di una precedente chiesa romanica a sua volta eretta sui resti di un nucleo protocristiano, subì diversi interventi di restauro al termine dei quali vennero riportate a vista le originali strutture romaniche. All’interno diverse tele, tra cui una attribuita al Fiasella. L’imponente austerità del palazzo unitamente alla facciata della chiesa formano una spettacolare e scenografica quinta alla piazza su cui si affacciano.

FRINCO (AT)

Castello di Frinco

L’abitato di Frinco ha origini probabilmente nel IX secolo a seguito dell’invasione dei Franchi prima dell’anno 800, ma è documentato solo dal 1117 mentre il castello dal 1288. Dopo diverse vicissitudini storiche e passaggi di proprietà, intorno al 1960 inizia il degrado del castello,quando viene acquistato da un’azienda agricola che vi impianta un allevamento di pollame. Conseguente al suo fallimento, l’edificio viene sequestrato, posto all’asta e acquistato da privati nel 1992. Inizia così un travagliato iter di investimenti mancati e speculazioni che ritardano fondamentali lavori di restauro. Nel 2011 una frana ne mette a rischio la sicurezza e a febbraio 2014 si verifica il crollo di una porzione significativa dell’edificio che precipitata sull’abitato. Nel 2019 viene acquistato dal Comune che nel 2020 inizia i lavori di ripristino. In occasione delle Giornate FAI si visiteranno diverse aree e sale messe in sicurezza dopo i primi restauri e la collaborazione con il Politecnico di Torino, che ha dato una svolta per il rilancio del castello.

SOSTEGNO (BI)

Percorso tra le chiese

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verrà proposta una passeggiata, con partenza dal Municipio, alla scoperta di cinque importanti chiese e oratori del borgo di Sostegno, di epoche differenti e con caratteristiche particolari. Tra questi, la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, con impianto delle chiese barocche, a un’unica navata e con cappelle e altari laterali, in cui l’altare maggiore è dedicato a San Lorenzo, patrono del paese. La sua cupola subì un parziale cedimento strutturale nel 1923: ciò determinò il suo rifacimento qualche anno dopo e affrescata dal pittore Giuseppe Ferrero, che già aveva decorato la precedente. Sono rappresentati momenti della vita di San Lorenzo: i personaggi sono stati raffigurati traendo spunto da alcuni abitanti di Sostegno.

ROSAZZA (BI)

Alla scoperta del borgo di Rosazza

In occasione delle Giornate FAI verrà proposta una camminata durante la quale si potranno ammirare le bellezze di Rosazza, definito da molti il borgo più misterioso d’Italia, che sorge lungo una stretta striscia di terra tra la Valle del Lys e la Valsesia, circondata dalle Alpi Pennine. Ciò che colpisce di questo borgo sono le sue eccentriche strutture, prima fra tutte il Castello, fatto erigere dal Senatore Federico Rosazza. Questo luogo, oltre le singolari apparenze, è custode di tradizioni e mestieri legati alla vita della valle, usanze che vanno via via scomparendo.

Municipio e Torre Ghibellina, Castello e Casa Natale di Federico Rosazza

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Gli iscritti FAI potranno visitare le due torri, del Castello e civica, e la stanza natale del senatore Federico Rosazza. Progettato da Giuseppe Maffei, il Municipio spicca per il colonnato che arricchisce il portico antistante l’edificio. Le colonne, trattate con acido nitrico, si alternano, formando una pregevole bicromia, a quelle costruite in sienite grigia. Il campanile della vecchia chiesa fu trasformato in torre civica con l’aggiunta di una merlatura ghibellina e di un terrazzino circolare. Il Castello, anch’esso progettato da Giuseppe Maffei e oggi di proprietà privata, ha chiari riferimenti all’Esoterismo e alla Massoneria. Colonne, architravi e statue richiamano gli antichi templi di Paestum. Alcuni di questi manufatti furono travolti dall’alluvione del 1916, portati a valle dalle acque del torrente e posizionati in seguito nel Parco Comunale. La torre, a pianta circolare, è sormontata da una merlatura guelfa e una scala di 100 gradini in pietra conduce alla cima. Nella casa natale di Federico Rosazza sarà visitabile la sua stanza da letto con l’affresco che rappresenta la volta stellata in cui una stella è stata dipinta al contrario come da tradizione legata alla Massoneria.

GARESSIO (CN)

Laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Visita eccezionale, riservata agli iscritti FAI, della bottega-laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro – mai aperta al pubblico – dove il noto designer di auto ha iniziato a disegnare, apprendendo i segreti dell’arte dell’affresco dal padre. Il luogo è inserito nel cuore di Garessio, suo paese natale e splendido borgo medievale, tutto da scoprire.

ALBA (CN)

Chiesa S.S. Cosma e Damiano

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Costruita su resti di mura e pavimentazioni romane, la Chiesa barocca dei Santissimi Cosma e Damiano (due medici fratelli vissuti tra III e IV secolo d.C.) è di origine molto antica e la si trova già menzionata in documenti del XII secolo. Verrà poi completamente ricostruita nel Settecento a partire dalle fondamenta e verrà aggiunto negli stessi anni il campanile. Il corpo della chiesa presenta un planimetrico schema longitudinale a unica navata, intervallato simmetricamente da due cappelle laterali. L’altare maggiore presenta solo parte delle sua conformazione settecentesca, in marmi policromi a colori tenui, essendo stato smembrato. In questo periodo l’edificio è chiuso per lavori di restauro; in occasione delle Giornate d’Autunno gli iscritti FAI potranno eccezionalmente visitare, su prenotazione, i lavori di cantiere, in fase di ultimazione, con la guida di esperti.

SALUZZO (CN)

Storie di sogni e sognatori al cimitero di Saluzzo
Il percorso cimiteriale proposto dalla Delegazione FAI di Saluzzo trova le sue origini nel passato del territorio del marchesato di Saluzzo. Infatti, nella città quattrocentesca, nell’attuale Chiesa della Consolata è ancora visibile un affresco dell’antica Danza della Morte, soggetto iconografico ricorrente nella decorazione dei luoghi di sepoltura. In un vortice inarrestabile, gli scheletri dei trapassati trascinano con sé vescovi, sovrani, dame, nobili, guerrieri, mercanti, prelati, contadini, artigiani, bambini, ciascuno con i segni distintivi della propria condizione umana. La storia della civiltà ha però insegnato un modo diverso per superare la tragicità della danza: la visione del futuro tramite l’arte, la medicina, la musica, la filantropia, in poche parole la condivisione dell’esperienza maturata. Per ricordare alcune figure di uomini e donne eccezionali, i luoghi del loro ultimo riposo sono stati abbelliti con vere e proprie opere d’arte, solitamente trascurate dai visitatori. Con la regia di Anna Maria Faloppa riscopriremo la bellezza di un’arte commissionata a raccontare un sogno oltre la vita, con la visita a una serie di tombe monumentali/semplici sul filo del recupero della cultura otto/novecentesca.

NOVARA

Scurolo della Basilica di San Gaudenzio

Lo scurolo di San Gaudenzio si trova nell’omonima Basilica, al di sotto della nota Cupola antonelliana. Non vi sono elementi per connettere il progetto della Basilica di Pellegrino Pellegrini (anni 60 del Cinquecento) con qualche idea di cripta o altro. Per la realizzazione dello scurolo si attesero circa 100 anni e dopo diverse proposte progettuali si giunse dal 1673 al 1692 al completamento della costruzione e della splendida decorazione pittorica di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino. Si hanno due scale di accesso ai lati, utili per un più regolato flusso dei devoti, ma anche spettacolari nell’impianto spaziale. La soluzione in alzato, garantisce una visibilità maggiore della custodia del santo lasciando inalterato lo spazio della liturgia nella chiesa. Le visite proposte durante le Giornate FAIpermetteranno di ammirare un ambiente eccezionale, solitamente interdetto al pubblico. Lo scurolo con la sua pianta ottagonale dominata dal marmo nero e dal marmo giallo costituisce infatti una vera e propria eccellenza artistica del territorio, che colpisce non solo per il suo grande apparato scenico, ma anche per la grande solennità di cui è permeato.

BORGOSESIA (VC)

Industrie Toscanini

Immerse tra i boschi e i torrenti della Valsesia, l’Industria Toscanini, fondata nel lontano 1920, era una piccola azienda che produceva coltelli dai manici in legno destinati a essere venduti nei mercati locali. A questo primo prodotto si aggiunsero col tempo: assi da bucato, spazzole, taglieri, sedie e, infine, i portabiti che determinarono la prima vera svolta produttiva e creativa. L’industria si ampliò, l’innovazione dei macchinari si accompagnò con l’evoluzione dei materiali e il concetto di un moderno design alla ricerca della perfezione estetica nella funzionalità del prodotto. Oggi nello stabilimento situato nella piccola frazione Isolella di Borgosesia si producono portabiti in legno e plexiglass – frutto di anni di studio, brevetti e di accurata esecuzione – per i più importanti nomi della moda globale. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno i visitatori avranno l’eccezionale possibilità di visitarne l’interno e assistere al modernissimo ciclo produttivo realizzato con macchinari di ultima generazione.

Elenco completo dei luoghi aperti in PIEMONTE,

giorni e orari di visita e modalità di partecipazione su:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/i-luoghi-aperti/?regione=PIEMONTE

IMPORTANTE: Verificare sul sito eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse

La Giornata nazionale dell’Afasia

Sabato 15 ottobre 2022

Promossa da
Fondazione Carlo Molo onlus, Torino
ALICe Nazionale e A.IT.A. Piemonte ODV
Con il patrocinio di
 

Con la collaborazione di
   

Come ogni anno la Fondazione Carlo Molo onlus, assieme ai partner istituzionali, promuove la Giornata Nazionale dell’Afasia giunta alla sua XV edizione.
Alcune azioni sono partite dai primi di ottobre. Si rinnova la collaborazione con GTT e il nuovo spot “L’Afasia ti lascia senza parole” è diffuso sino al 15 ottobre sui monitor delle linee di superficie e su quelle della Metropolitana.
Torna, dopo il periodo COVID, la proiezione dello stesso spot nei maggior cinema torinesi: Ambrosio, Romano, Nazionale, Eliseo, Greenwhich, Empire, Lux (e circuito MoviePlanet), Centrale, Due Giardini, F.lli Marx e CineTeatro Baretti. Grazie al circuito MoviePlanet lo spot verrà lanciato sul territorio ragionale con uscite anche in alcune province lombarde. Il CineTeatro Baretti si è aggiunto al circuito.
Il clou degli eventi, grazie alla collaborazione con i Musei Reali di Torino, si svolge anche quest’anno a Palazzo Reale. Sabato 15 ottobre sono previsti due appuntamenti: alle ore 15 (Sala Conferenze Museo d’Antichità – Corso Regina Margherita 105) un incontro dal titolo Musica e Cervello svilupperà il tema facendo riferimento alle attività di musicoterapia e danzaterapia organizzate da AITA ormai da alcuni anni. A seguire alle ore 16.00 ai Giardini Reali (tempo permettendo, altrimenti si continua in Sala Conferenze) – ingresso da Piazza Castello, performance del Coro “La voce dell’Afasia. Quest’anno è prevista la presenza anche del coro di Biella. Le attività sono a ingresso gratuito. Dalla mattina sarà possibile contribuire alle attività di AITA con l’acquisto di una piantina di erica (simbolo dell’Afasia)
Infine prosegue la galoppata italiana di “Luci per l’Afasia. I monumenti simbolo di alcune città si illuminano di rosso (colore dell’afasia). Oltre Torino con la Mole Antonelliana le città sono: Livorno (2 sedi), Firenze, Perugia, Aosta, Genova, Terni, Torino, e le new entry di Volterra, Bologna Ascoli Piceno, Candelo (Biella).

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Lode della manualità

Non sono un nostalgico dei tempi andati, ma spesso nel confronto tra ieri e oggi quest’ultimo esce perdente su molti aspetti.

Uno di questi sono gli effetti del periodo del boom economico, del benessere degli anni ’60 che ci hanno portato ad uno stile di vita al quale non eravamo preparati, con il risultato che ora non siamo più abituati alle restrizioni attuali.

Mi riferisco, per esempio, alle riparazioni domestiche sia intese come interventi su impianto elettrico ed idraulico, serrande e serramenti, sia come riparazione di elettrodomestici o mobili e tinteggiatura.

Un tempo era molto più comune di ora mettere le mani quando qualcosa non andava, salvo chiamare l’artigiano se proprio era un problema irrisolvibile da noi: nella mia famiglia, sia da parte di mamma che di papà, tutti tinteggiavano le pareti di casa, sostituivano un interruttore, montavano un lampadario o sostituivano lo scarico del lavandino. E se proprio non potevano (assenza, impedimento fisico, urgenza) c’era, comunque, qualcuno degli amici in grado di farlo. Non parliamo poi di traslochi: si noleggiava un furgone (e prima ancora lo si chiedeva al fruttivendolo o al meccanico) e ci si organizzava, magari impiegandoci il triplo del tempo.

L’avvento dell’elettronica nelle automobili (che rende impossibile il 90% delle riparazioni se non sei un ingegnere e soprattutto se non hai le apparecchiature adatte), la costruzione di elettrodomestici che non si riparano più (provate ad aprire un TV attuale), le norme che quasi ogni anno rendono le apparecchiature in tuo possesso energeticamente obsolete (fra un po’ dovranno allungare le etichette per farci stare tutte i + della lettera A) hanno reso le riparazioni domestiche una pratica per pochi addetti ai lavori. Per le riparazioni che ancora potremmo fare, invece, non abbiamo più tempo perché tra ufficio, prendere i figli a scuola, andare in palestra e poi il calcetto alla sera siamo stravolti. Tanto c’è l’artigiano che, entro 15-20 giorni arriverà.

Ma la manualità porta con sé due importantissimi fattori: da un lato realizzare o aggiustare qualcosa (che ci appartenga o no) contribuisce ad aumentare la propria stima ed aumenta la creatività. Quanti di noi si lamentano perché il proprio lavoro non è tangibile? Immaginate un informatico che crea pagine web, programmi per PC o app, ma fisicamente non c’è traccia del suo impegno. Certo, riceverà la giusta ricompensa (o, almeno, dovrebbe) per il lavoro svolto ma presto il suo lavoro verrà sostituito da nuove versioni, da upgrade, o abbandonato.

Altro fattore non meno importante è il contatto con l’oggetto creato, la scelta del materiale, la rifinitura, la colorazione: pensate alla Pietà del Bernini, o al Davide di Michelangelo o al Perseo che decapita Medusa del Cellini o, molto più modestamente ma non per questo immeritatamente, ai lavori di ebanisteria che il falegname in paese realizza su richiesta.

Personalmente sono convinto che trasporre in un oggetto ciò che si sente, ciò che si vuole comunicare predisponga l’individuo verso toni più dolci, verso disposizioni d’animo migliori. Concentrarsi per trasformare un pensiero, un concetto in un oggetto aiuta a migliorare anche se stessi, in un gesto quasi catartico.

Lasciare una traccia, piccola o grande che sia, del proprio passaggio in questo mondo, da una casa realizzata bene ad una scultura che testimonia a distanza di secoli le fattezze di un eroe, da una cassapanca intarsiata alla riparazione della carrozzeria di un’automobile sono, ognuno a modo suo, piccoli gesti che migliorano un po’ il nostro mondo.

Non è insolito vedere persone fragili migliorare il proprio handicap se adibiti a lavori creativi manuali, dalla riparazione di biciclette alla costruzione di bambole, dal restauro di mobili e oggetti antichi e moderni alla pittura su vetro, ceramica o altro materiale ma è altrettanto vero che negli ultimi anni più di prima cerchiamo tutti un passatempo, un hobby per quando andremo in pensione o per i momenti di stress: dal bricolage, al giardinaggio, al collezionismo vedere crescere sotto i nostri occhi ciò che abbiamo contribuito, giorno dopo giorno, a creare è una soddisfazione impareggiabile.

Se, in più, abbiamo risolto subito il problema senza aspettare per giorni che l’artigiano fosse libero ed abbiamo risparmiato cifre non indifferenti abbiamo quasi raggiunto il nostro ikigai.

Sergio Motta

Il mental coaching approda a Palazzo Lascaris

Incontro  con le mental coach Irma Battista e Amanda Gesualdi

 

Il mental coaching può diventare uno strumento molto utile in questa fase post pandemica.

Hanno illustrato l’importanza della disciplina del mental coaching, a Palazzo Lascaris, in Sala Viglione, nell’ambito di un evento patrocinato dal Consiglio Regionale del Piemonte e dall’associazione AZIMUT, giovedì 13 ottobre scorso, due mental coach professioniste, Irma Battista e Amanda Gesualdi. All’incontro ha anche partecipato Fabrizio Vespa, alla guida dell’Associazione Azimut, che si occupa di trovare spazi espositivi e gallerie, promuovendo un lavoro di tutoraggio nei confronti dei giovani che si affacciano sul versante dell’arte.

 

Il mental coaching si propone di portare un contributo fondamentale in sostegno al mondo adolescenziale,  dopo i due anni bui della nostra storia umana, dovuti al Covid 19.

“L’adolescenza oggi risulta un lasso di tempo che va dai dodici ai venti anni – spiega Amanda Gesualdi – e la stessa pubertà sta anticipando sempre di più la sua comparsa.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di “trauma collettivo da Covid 19”, vale a dire l’emergenza sanitaria ha provocato traumi di natura psicologica soprattutto negli adolescenti, costretti al lockdown e a rimanere per ore di fronte agli schermi del pc”.

“Il 30% dei genitori – aggiunge Amanda Gesualdi – ha riscontrato nei figli un uso eccessivo dei social network e la stessa organizzazione ‘Save the children’ ha elaborato un rapporto dal titolo ’Riscriviamo il futuro’. I giovani adolescenti hanno mostrato una difficoltà crescente nella concentrazione e nel far ritorno a una vita sociale normale; solo il 59% di essi comunica queste sensazioni negative in famiglia. Un adolescente su 4 presenta i sintomi tipici della depressione e dell’ “ essere costantemente sotto tono”. Risulta fondamentale intercettare il disagio mentale nei ragazzi e intervenire utilizzando strumenti adeguati”.

“Un altro fenomeno estremamente preoccupante rilevato nel 51 per cento dei bambini e adolescenti – ha precisato Amanda Gesualdi – è stato quello del bullismo, diffuso anche a scuola.

La scuola non è soltanto sede di didattica, ma deve svolgere un importante ruolo educativo, ma non sempre riesce in questo delicato compito. Il mental coaching può essere uno strumento fondamentale per far riaffiorare e educare gli adolescenti alle emozioni”.

“Ogni epoca ha avuto bisogno di supereroi – spiega Irma Battista, che ha scelto di specializzarsi in questa disciplina perché appassionata dallo studio della mente e dei rapporti umani anche a seguito della sua storia personale – ma spesso questi hanno mostrato traumi e hanno conosciuto una caduta. Sono gli “Avengers”.

“Ogni Avenger presenta delle problematiche molto rappresentative del mondo adolescenziale – aggiunge Irma Battista – Doctor Strange, un medico che resta vittima di un tragico incidente, viene aiutato da uno stregone che lo inizia alle arti magiche, grazie alle quali riesce a redimersi e combattere le forze oscure che minacciano l’umanità. Questo è simbolo della nausea, insonnia, sbalzi d’umore, senso di tristezza e perdita del piacere. Non è raro che la paura di sbagliare possa portare alla immobilizzazione. Collaboriamo con loro per entrare nella logica delle loro paure e dar spazio alle loro emozioni. Un altro Avenger che può ben rappresentare le problematiche degli adolescenti è Hulk, alter ego di Robert Bruce Banner, personaggio immaginario dei fumetti, creato nel 1962, simbolo della propensione degli adolescenti per l’alcool e la droga.

L’abuso di alcool rappresenta una dipendenza e risulta fondamentale non interrompere il dialogo genitore-figlio. Un altro Avenger è rappresentato da Loki, un antieroe che vuole con sé un esercito per sopraffare i più deboli, individuando il tipico atteggiamento del branco. La migliore strategia per combattere il bullismo risulta la prevenzione. Risulta fondamentale aumentare la loro autostima e spingerli a sviluppare caratteristiche positive, tali da incoraggiarli a non isolarsi dalle relazioni con i coetanei.

Black Widow, la Vedova Nera, individua la depressione e il suicidio. Il suicidio di Natasha rappresenta un evento tragico che lascia un vuoto dentro a tutti i suoi amici. È il simbolo dei disturbi del sonno e dell’appetito, del rallentamento del pensiero, della difficoltà  di concentrazione e dei pensieri di morte e di suicidio. Fondamentale risulta il dialogo costante tra genitori e figli e la richiesta di aiuto a un professionista, per agire su quei blocchi che devono essere eliminati”.

I quindici e venti anni rappresentano un salto generazionale. Dal 2010 sono sette le generazioni che convivono su questo pianeta, con stili di comunicazione e linguaggi diversi gli uni dagli altri.

La prossima generazione sarà figlia della pandemia, dei cambiamenti climatici e gli adolescenti saranno più  ossessivi e compulsivi, mostrando un pericoloso blocco delle emozioni”.

Il mental coach è un professionista che aiuta le persone a raggiungere i propri obiettivi, portando alla luce le potenzialità migliori e migliorando le loro performance.

Il mental coaching risulta un metodo  moderno e di avanguardia per migliorare anche le difficoltà  e problematiche della comunicazione, in famiglia, nelle relazioni interpersonali.

Nel caso degli episodi di bullismo spesso la famiglia preferisce allontanare i figli dalla scuola e, quando capita ciò, è il branco che è risultato vincitore.

Mara Martellotta 

Nursing up, infermieri: “Servono nuove assunzioni”

Nursing Up: oggi il convegno regionale di Piemonte e Valle d’Aosta del sindacato di categoria che sta facendo la grande differenza

 

Il segretario Piemontese Nursing Up, Claudio Delli Carri: “Una massiccia campagna di nuove assunzioni è vitale per le sfide che ci attendono”

 

 

Si è tenuto oggi, a Cascina Ranverso, a Buttigliera Alta, in provincia di Torino, il convegno regionale per il Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, punto di riferimento nazionale per la categoria.

L’evento ha radunato gli iscritti, i dirigenti sindacali, gli eletti Rsu e gli attivisti del sindacato, che si sono trovati per confrontarsi sulle sfide affrontate da infermieri, professionisti della sanità e operatori, in questi difficilissimi anni.

La riunione, che ha visto gli interventi qualificati degli esponenti del Nursing Up del territorio, è stata presieduta dal Segretario Regionale Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta, Claudio Delli Carri.

Durante i lavori è stata effettuata un’analisi della situazione nelle varie realtà delle due regioni, nelle quali permane la necessità urgente di provvedere a nuove assunzioni di infermieri, professionisti della sanità e personale di supporto, assieme alla necessità non negoziabile di rinnovo di tutti i contratti in scadenza o a termine in tutte le aziende sanitarie piemontesi.

Il problema della carenza di personale, e il conseguente continuo sacrificio in termini di carichi di lavoro e orari impossibili di chi è in servizio, non può avere altra soluzione se non una immediata, grande campagna di nuove assunzioni, che possa stabilizzare gli organici per avere turni accettabili e di conseguenza personale più efficiente e non sempre portato al limite personale e fisico.

 

Cuore della discussione, poi, è stata l’analisi sul percorso di rinnovo del Contratto Nazionale di categoria, che proprio in questi giorni ha compiuto passi avanti significativi con il via libera del Mef.

 

Altro punto focale degli interventi a Cascina Ranverso, sono stati i primi 25 anni di storia del Nursing Up, dalla sua nascita alla sua crescita costante, sia come iscritti sia come battaglie vinte, dai risultati ottenuti a quelli futuri che verranno: un sindacato agile e moderno che ha saputo maturare e progredire al fianco di una professione che, anch’essa, è cresciuta ed è cambiata profondamente.

Spiega il segretario Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta Claudio Delli Carri “Se il quadro generale del Contratto della nostra categoria è stato ridefinito, con un contratto nuovo nel suo genere e innovativo nei contenuti, purtroppo manca ancora parte della concretizzazione economica che permetta di dare benzina all’accordo. Senza un chiaro quadro delle risorse a disposizione che verranno destinate, come si potrà provvedere al massiccio piano di assunzioni di infermieri e professionisti della sanità necessario sia alla nostra realtà, sia a livello nazionale? Va tenuto bene a mente che il contratto non è solo un accordo economico, ma è uno strumento fondamentale per valorizzare le competenze e le responsabilità, quantificando anche il disagio del professionista. E i soldi per la sua concretizzazione sono indispensabili anche su base regionale per rendere adeguati gli organici.

Tra le sfide da affrontare, ricordiamo la questione della medicina territoriale, dell’infermiere di famiglia, che pare sia stato del tutto dimenticato perché in nessuna azienda o realtà territoriale è stato attivato. E poi la reinternalizzazione delle attività sanitarie nelle varie aziende. Ma, soprattutto, ripeto, vanno dati corpo e gambe ad un Contratto che senza l’adeguata copertura economica è come una scatola vuota”.

“Alla luce di tutto ciò – ha proseguito Delli Carri – è chiara la grande utilità e necessità di compattezza che il nostro sindacato sta dimostrando, portando avanti le nostre giuste rivendicazioni e argomentazioni nelle battaglie vinte nell’ultimo anno, pensiamo ad esempio alle aperture ottenute nei confronti avuti con i governi regionali sui rinnovi dei contratti in scadenza. Si tratta della stessa compattezza che oggi abbiamo dimostrato con la grande partecipazione al nostro convegno.

Incontrarsi e confrontarsi sui temi della nostra professione, dialogando con tutti, dai sostenitori e militanti ai dirigenti, è la dimostrazione del patrimonio costruttivo che la nostra realtà sindacale rappresenta e mette ogni giorno in campo in ogni struttura sanitaria dove è presente un nostro iscritto, sempre a disposizione dei colleghi, di tutti i colleghi, e, indirettamente, di chi fruisce i servizi della sanità.

La grande partecipazione di oggi mi inorgoglisce e mi fa guardare con fiducia alle battaglie che ci attendono, sempre dalla parte di tutti gli infermieri e di tutti i professionisti e operatori che ogni giorno si dedicano con coraggio e abnegazione al loro lavoro, per una sanità più efficiente, moderna, adeguata alle sfide che la nostra epoca ci pone, a tutto vantaggio dei pazienti”.

“100: 1922 – 2022. Dalla Marcia su Roma alla crisi delle democrazie”. Al “Polo del ‘900”

Un secolo di storia italiana. Dal “Ventennio” a un’attualità assai poco confortante

Dal 15 al 31 ottobre

L’immagine – guida del progetto è una proposta simbolica di alto impatto visivo ed emozionale, firmata da Silvio Giordano, celebre creativo e visual artist di origini potentine, che così la descrive: “Una colonna romana, simbolo di cultura e valori, di equilibrio e stabilità, che si infrange contro un urto quasi invisibile causato da una forza sconosciuta. La colonna bianca in questo caso è spezzata da un’altra forza nera. L’immagine è la metafora dell’arrivo a Roma del Partito Nazionale Fascista. Un evento eversivo che segnò Roma e l’Italia in maniera radicale. Un attacco frontale che non ha avuto paura di infrangere colonne portanti della democrazia e della non violenza”. 28 – 30 ottobre 1922: la “Marcia su Roma”, prologo della “rivoluzione fascista”, al termine della quale Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo. Parte di qui, ma fa una lunga galoppata fino ai giorni nostri, il progetto speciale promosso, in occasione dei 100 anni dalla “Marcia su Roma”, dal torinese “Polo del ‘900”, su iniziativa della “Fondazione Carlo Donat Cattin”, e che si terrà fra il sabato 15 e il lunedì 31 ottobre prossimo. Patrocinato dal “Ministero della Cultura”, dal “Consiglio Regionale del Piemonte–Comitato Resistenza e Costituzione”, dal “Comune di Torino” e dall’“Ateneo” torinese, il progetto propone una serie di eventi ed iniziative, divisi in tre sezioni (Edu Stories, Cinematografo e Conferenze) per riflettere sul “Ventennio” e ha il pregio di aprirsi con uno sguardo attento e critico sull’attualità. Tutti gli eventi si svolgeranno al “Polo del ’900” (via del Carmine 14, Torino), mentre l’inaugurazione si terrà nell’Aula Magna della “Cavallerizza Reale” (via Giuseppe Verdi 9, Torino) di “UniTo”. Sette talk con importanti storici nella fascia oraria pomeridiana, un cineforum al mattino riservato alle classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado e un cineforum preserale compongono un’offerta ricca e variegata rivolta ad un ampio pubblico. La serata di inaugurazione del programma (sabato 15 ottobre, ore 21, alla “Cavallerizza Reale”) è affidata ad Ezio Mauro, già direttore de “La Stampa” e de “La Repubblica”, che terrà una lectio intitolata “22, l’ultimo anno di libertà”.

Particolarmente dettagliata l’agenda delle “Conferenze” (tutte al “Polo del ‘900”, alle ore 18) attraverso un percorso ideale che, partendo dalla lectio “La marcia su Roma e gli inizi del fascismo in Italia” tenuta dal professor Marco Palla dell’“Università di Firenze”, approderà alla riflessione su “Crisi dei partiti e della partecipazione democratica” in un dialogo tra Valentina Pazè, dell’“Università di Torino”, con Lorenzo Pregliasco, fondatore di “YouTrend” (il portale italiano che racconta le tendenze socio-politiche del nostro tempo), passando per le “Interpretazioni del fascismo” con Rosalia Peluso, Marco Revelli e Marco Scavino, fino (solo per citarne alcune) alla tavola rotonda conclusiva “Crisi delle democrazie: consenso, rappresentanza e istituzioni” con Gianfranco Morgando, Dario Tosi, Cristopher Cepernich, Silvano Belligni, Francesco Lo Grasso e moderata da Alberto Sinigaglia, presidente del “Polo del ‘900”.

Per quanto riguarda la sezione Cinema, verrà proposto (sempre al “Polo del ‘900, alle 18) un percorso filmico su tre autentici capisaldi del cinema sul fascismo: “Dalla Marcia su Roma a piazzale Loreto” (19 ottobre), “Il delitto Matteotti” (22 ottobre) e “Cronache di poveri amanti” (29 ottobre) Il primo film, girato da Paolo Gobetti, si compone di due lezioni filmate sui cinegiornali fascisti, con l’inclusione di alcuni cinegiornali tedeschi e dell’intera sequenza del cadavere di Mussolini girata a Piazzale Loreto. “Il delitto Matteotti”, di Florestano Mancini, è la cronaca minuziosa del delitto del segretario del Partito Socialista Unitario e delle ricerche che non condurranno mai ai veri colpevoli.  Chiude il trittico selezionato “Cronache di poveri amanti” di Carlo Lizzani, premiato a Cannes e vincitore di due “Nastri d’argento”.

Due infine gli incontri pensati per il progetto scuole e che –  dopo la visione dei film “La marcia su Roma” di Dino Risi e “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti a cura dell’“Ordine dei giornalisti del Piemonte”, dell’“Associazione Stampa Subalpina” e di Cgil, Cisl e Uil – avranno come oggetto della discussione “Le libertà”. Dalla libertà di stampa alla libertà di associazione e sindacale. Proprio Torino, il 18 dicembre del 1922, fu infatti teatro di un episodio fra i più efferati del regime con la tristemente nota “strage”, l’aggressione ad un gran numero di operai e sindacalisti (14 le vittime e 26 i feriti), l’assalto alla “Camera del Lavoro” cittadina – data alle fiamme, insieme al “Circolo Anarchico” dei ferrovieri e al “Circolo Carlo Marx” – e la devastazione della sede di “Ordine Nuovo”.

Per info e programma dettagliato: “Polo del ‘900”, via del Carmine 14, Torino; tel. 011/0883200 o www.polodel900.it o www.fondazionedonatcattin.it

g.m.

Clochard, design e solidarietà sociale

Conferenza, sabato 15 ottobre, ore 9,30/12.00 in Biblioteca civica Centrale, via Della Cittadella 5, Torino. Il convegno si affianca alla mostra ClocharDesign.

A cura di CAUS – Centro Arti Umoristiche e Satiriche, moderatore Raffaele Palma.

Intervengono: Cristian Campagnaro (Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico), Anna Arcudi (Liceo Artistico Statale Aldo Passoni), Barbara Giaccone (Euro stamp 1 s.r.l. Settimo Torinese), Alfredo Zanellato Vignale (progettista), Signor Rinaldo Canalis per Re.Te. – Restituzione Tecnologica – SERMIG

Mentre molti designer progettano nuove barriere anti-clochard (divisori su panchine, piani inclinati, spunzoni, dissuasori, recinzioni, ecc.), l’iniziativa del Caus vuole proporre alla società civile, progetti dal design non ostile ma potenzialmente utili a queste vite in difficoltà. La conferenza verte proprio a questo: dibattere e proporre nuove soluzioni (molti concept sono esposti fino a sabato 22 ottobre nel foyer della Biblioteca Civica Centrale ad ingresso libero con orario Biblioteca) che possano diventare proposte concrete, restando in linea con la tradizione della solidarietà sociale, del design e dell’innovazione, peculiarità che da sempre caratterizzano l’anima del capoluogo subalpino.

Anche per questa iniziativa il Caus si mantiene distante dal cliché del “poverty porn”, cioè dal voyerismo a volte scabroso e perverso verso l’estrema indigenza su cui una certa cultura contemporanea sembra insistere. Scopo dell’evento è semplicemente quello di accendere i riflettori (quel tanto che basta) sugli homeless, senza perseguire retoriche politiche o religiose, prendendo anche le distanze da quel piacere freak ed elitario di scimmiottamento della vita da miserabili, ancora tanto in voga oggi presso una frangia della società.

Il Papa parla dei migranti e dell’Ucraina

Un messaggio di inclusione

“Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare”.
Questo il primo importante monito di Papa Francesco rivolto alla Chiesa durante l’omelia per la canonizzazione dei beati Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti.
Com’è sua consuetudine, abbiamo imparato a conoscerlo, il Papa non fa sconti a nessuno, né alla Chiesa Cattolica né al mondo intero.
“I due Santi oggi canonizzati ci ricordano l’importanza di camminare insieme e di saper ringraziare” dice il Papa.
Ricordando Giovanni Battista Scalabrini, vescovo cattolico italiano che nel 1887 ha fondato la congregazione dei missionari di san Carlo Borromeo – conosciuti come scalabriniani – e nel 1895 la congregazione delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo e il beato Artemide Zatti, religioso italiano, fratello laico salesiano che “dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza”, il Pontefice scaglia il suo secondo monito: “è scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi”. Con veemenza, prosegue: “così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale, non aprire le porte a chi ha bisogno”. Papa Francesco, tuttavia, non lascia che le sue parole cadano nel vuoto. Al contrario, indica la centralità del problema:
“No, non li escludiamo, li mandiamo via, ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto”. Ai fedeli rivolge un accorato appello, invitando alla comunione di intenti: “per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti.“
Il pensiero del Papa, quindi, va alla martoriata Ucraina che ancora non vede l’ombra di un ramoscello d’ulivo.
“C’è una migrazione, in questo momento, qui in Europa, che ci fa soffrire tanto e ci muove ad aprire il cuore: la migrazione degli ucraini che fuggono dalla guerra. Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina!”
Ecco, non facciamo l’errore di dimenticare perché, l’esperienza insegna, la memoria umana sa essere debole.
Giangiacomo Nichols