Al terzo giorno dell’ #OrangeisthenewRed, la Torino arancione fa i conti con una situazione forse non troppo calcolata
Nonostante i vari escamotage utilizzati da qualche azienda per fronteggiare un nuovo lockdown, che seppur breve, rischia di nuovo di mettere in ginocchio il settore terziario italiano, la scorsa domenica di riapertura “inaspettata” ha dato i risultati tanto desiderati a tutti quei commercianti che per volere o volare (eccezioni permettendo) hanno dovuto attenersi alle normative dettate dall’ultimo DPCM.
Ma la medaglia, come sempre avviene, ha una doppia faccia e se da una parte c’è il negoziante felice dall’altra troviamo un Presidente della Regione che si mette le mani nei capelli.
Mi chiedo cosa si aspettasse, se riapri i negozi, la gente ci entra dentro… non è così fantascientifico!
Erano palesemente inevitabili gli assembramenti per le vie del centro, ancor di più quelli sui marciapiedi di fronte alle entrate dei negozi.
Dopo tutto i commercianti e noi dipendenti possiamo fronteggiare la situazione all’interno del punto vendita come meglio riusciamo, oscillando tra un fare “Hitleriano” indispensabile per mettere in riga quei pochi ( ma anche tanti!) clienti insubordinati e un fare cordiale e servizievole come neanche il buon Alfred fa con il suo amato Batman!
E del fuori, però, chi se ne occupa se il buon senso della gente viene a mancare?
Ma comunque, tralasciando insignificanti (?) dettagli, il chiacchiericcio generale parla di un via libera necessario per tutti i torinesi che, soppressi da una logorante inattività da quarantena, una fantasia culinaria ormai consunta e travolti dalla frenesia dei regali di Natale, non ce la facevano proprio più.
Eppure, mai come oggi l’ E-Commerce on line è un supporto ineguagliabile e nonostante i divieti da zona rossa, c’erano una marea di possibilità che permettevano una quarantena più “soft” rispetto la precedente…
Quindi, mi viene quasi da dire, è realmente tutto così NECESSARIO?
Non mi so ancora dare una risposta, forse dovremmo riprendere in mano la lista delle vere necessità, quella che i nostri nonni conoscono bene. Quella che utilizzavano ad esempio ottanta-novant’anni fa, quando fronteggiavano un problema ben più grande del nostro e con mezzi decisamente diversi.
Sicuramente, senza Internet!
Giorgia Di Salvo

In questi giorni di pandemia, in cui il numero dei contagi e dei decessi si è assestato in modo preoccupante, è rincuorante soffermarsi su persone che ci hanno lasciato con un’eredità positiva.
La scelta di organizzare in Internet un funerale così affollato, che altrimenti non sarebbe stato consentito a causa dell’emergenza sanitaria, è stata apprezzata dai figli Marco, Daniele e Paola, i quali hanno della mamma un indimenticabile ricordo risalente al tempo in cui, fin da giovanissimi, li conduceva con sé nell’opera di diffusione del messaggio biblico. Nessun rimpianto, se non quello di avere perso un punto di riferimento; lo stesso per tutti quelli che hanno conosciuto Tina, stimata e, soprattutto, amata.


Il 20% delle persone alle quali è diagnosticato il Covid-19 presenta disturbi psichiatrici dopo la diagnosi: è il preoccupante risultato che emerge da un’indagine condotta dal Dipartimento di Psichiatria della Oxford University (Mississippi, USA). Le terrificanti conseguenze economiche della crisi epidemiologica rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione: penso a commercianti e imprenditori, ai lavoratori che hanno perso il lavoro, a ristoratori e baristi e, in generale, a tutti i nostri concittadini che hanno vissuto sulla propria pelle queste conseguenze. Che cosa intende fare, sul tema, la Regione Piemonte? Al momento, mi pare che si stia muovendo piuttosto in direzione contraria all’esigenza di potenziare la capacità di risposta della nostra Sanità, vedi i dubbi sul futuro dei Servizi Psichiatrici al Mauriziano di Torino. Il report dell’ateneo statunitense fa emergere dati in preoccupante continuità con quanto già appurato dall’Ospedale San Raffaele di Milano lo scorso agosto: il 56% delle persone guarite dal Covid-19 ha manifestato disturbi quali disturbo post traumatico da stress, depressione o sintomatologia ossessivo-compulsiva, proporzionalmente alla gravità dell’infiammazione durante la malattia. Il nostro personale medico e sanitario ha a sua volta bisogno di essere tutelato, dopo mesi di sforzo senza precedenti, dal punto di vista psicologico. Di fronte a tutto questo, come intende rispondere la Regione Piemonte? Non si è ancora vista alcuna risposta. Tornerò a sollecitare la Giunta in Consiglio Regionale e presenterò al più presto un’interpellanza sul tema.