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Si poteva fare molto. E invece…

Si  poteva fare tanto, dopo il liberi tutti di giugno, convinti d’aver sconfitto il virus…

si potevano aumentare i posti in terapia intensiva…
si poteva assumere personale sanitario e togliere il numero chiuso per le iscrizioni alla laurea triennale in infermieristica….
si poteva aumentare il numero di mezzi pubblici per evitare assembramenti… si potevano scaglionare entrate ed uscite dal luogo di lavoro si potevano fare tante cose… come diceva cetto la qualunque che rappresenta il “politico italiano”
è stata fatta “una beata minchia”.
Dal 4 dicembre di nuovo liberi tutti per salvare il Natale e Capodanno?
Chissà….forse in questo periodo è meglio pensare “per davvero” come organizzare un 2021 non positivo ma sereno!

Vincenzo Grassano

Il “Design Tech” ridisegna gli spazi del futuro

Ecco come adattarli alle nuove esigenze di un’epoca post Covid

Il settore del design sta al passo con i tempi, proponendo nuove soluzioni e nuove mappe concettuali in questa società post Covid e intrecciando un dialogo sempre più serrato con l’architettura e la tecnologia, delineando anche i contorni di un mondo nuovo in cui sia auspicabile abitare in futuro.

Tutto ciò diventerà realtà nel complesso denominato ‘Design Tech”, nell’area milanese ex Expo 2015.

“Sta per inaugurare a Milano, nell’ex area Expo – spiega il dottor Alessandro De Cillis, uno dei co founder del progetto – un grande Hub del Design denominato “Design Tech”, promosso dalla scaleup italiana Hi-Interiors, guidata dal ceo Ivan Tallarico,  e che ha trovato la sua naturale collocazione all’interno di ‘Mind’ ( acronimo che indica “Milano Innovation District”), ma che suggerisce immediatamente i concetti di mente e innovazione. Si tratta del primo Hub italiano di innovazione tecnologica dedicato al Design, ospitato nell’ex padiglione Intesa Sanpaolo di Expo 2015, progettato dall’architetto Michele De Lucchi”.

“Questo polo dell’innovazione precisa Alessandro De Cillis – si è ispirato ad un progetto piuttosto ambizioso e articolato che vede il coworking affiancarsi all’ideazione di uno spazio in grado di mettere in contatto tra loro professionisti del mondo dell’arredo,della tecnologia e del design, aziende e start up, in un ampio scenario di competenze“.

“In un periodo di Covid come quello che stiamo vivendo – aggiungeDe Cillis –  dal lockdown in poi, si sono presentate esigenze assolutamente nuove, come la necessità del distanziamento, che ha richiesto un brusco cambiamento dei modelli organizzativi di vita e di lavoro. Non è detto che questa esigenza non si possa figurare come ciclicamente necessaria e tale da imporre il rispetto delle norme di distanziamento e sicurezza, pur nella pratica di quelle stesse attività che venivano compiute, con altre modalità, in tempi precedenti. Il design, allora, diventa uno strumento assolutamente indispensabile al servizio della tecnologia per il raggiungimento di questo scopo, vale a dire per soddisfare la creazione di nuovi scenari per la progettazione, per nuovi modelli d’uso, per una gestione ridisegnata degli spazi e per l’ideazione di nuove modalità di coesistenza degli esseri umani in ambiti lavorativi condivisi ma, al tempo stesso, distanziati”.

“Abbiamo individuato proprio nel periodo del lockdown – precisa il co founder dell’Hub del Design De Cillis –  la priorità di ridisegnare gli spazi, attraverso un modello che potesse essere esportato anche in altre città italiane e all’estero, e che è risultato vincente già nella sua fase iniziale, nella sua capacità di attrarre investitori. Partendo dal Co-working abbiamo poi coinvolto il sistema del Co- Factory e quello del Co-living. La Co-Factory rappresenterà una vera e propria fabbrica che supporterà la produzione di prototipi di nuovi prodotti da parte di start up e aziende”.

“Design Tech – conclude Alessandro De Cillis – diventerà così un incubatore capace di diffondere le tecnologie digitali nel settore del design, che si sta dimostrando in grado di evolversi seguendo le esigenze dei tempi anche difficili che stiamo vivendo. A questo scopo sia la scaleup Hi-Interiors sia Lendlease hanno deciso nei mesi scorsi di lanciare una call per realizzare il primo coworking Covid complaint, in cui riunire architetti, designer, professionisti del settore insieme alle start up”.

Mara Martellotta

 

(nella foto in alto, da sinistra, Talarico e De Cillis)

Da Marazzato un aiuto ad Asl e mense dei poveri

COVID, GRUPPO MARAZZATO RACCOGLIE E DONA 28MILA EURO AD ASL E MENSE DEI POVERI
Beneficiari del generoso crowdfunding strutture sanitarie e tavole sociali di Piemonte e Valle d’Aosta.

Anche chi opera da anni nel settore ambientale, durante la pandemia in corso, si è speso attivamente per fornire in maniera concreta e operosa un sostegno alle Asl più periferiche del territorio e alle mense dei poveri più in difficoltà di Piemonte e Valle d’Aosta.

E’ il ‘Gruppo Marazzato’, mobilitatosi durante il lockdown dando vita a ‘Diffondiamo la solidarietà, non il virus’, campagna di crowdfunding attivata sulla nota piattaforma Gofundme disponibile all’indirizzo web https://gf.me/u/ynv2rq.

Un’iniziativa che ha potuto contare sul prezioso aiuto di due noti e amati testimonial provenienti dal mondo della musica, il cantautore bolognese Andrea Mingardi e la raffinata interprete Silvia Mezzanotte, voce storica dei Matia Bazar, che hanno rilasciato sui propri social due video per invitare le persone a donare.

Grazie alla generosità dei benefattori piemontesi e valdostani e dell’azienda vercellese promotrice della macchina solidale, “sono stati raccolti ben 28.000 euro, distribuiti ai primi di agosto scorso e ripartiti fra le aziende sanitarie locali e le tavole sociali giornalmente in prima linea nel fornire sostentamento alimentare alle frange più bisognose della popolazione”, spiegano i fratelli Alberto, Luca e Davide, terza generazione di imprenditori alla guida dell’impresa dopo il nonno Lucillo e il padre Carlo.

“Oggetto della nostra attenzione e di chi ha scelto di dare il proprio, spontaneo contributo caritatevole sono state le ASL di Alessandria, Casale Monferrato e Tortona, Aosta, Biella, Ivrea, Novara, Vercelli e la ASL TO5 per quanto concerne il Torinese. Così come la Mensa Sociale ‘Tavola Amica’ di Aosta, Alessandria e Ivrea in mano alla ‘Caritas’, la mensa ‘Il Pane quotidiano’ di Biella, la mensa dei Frati Cappuccini San Nazzaro della Costa di Novara, la mensa dell’Associazione Don Luigi Longhi Onlus di Vercelli e la ‘Mensa dei Poveri’ di Torino del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ di Don Adriano Gennari”, proseguono.

Per poi aggiungere: “Abbiamo scelto di rendere noto l’esito della campagna, presente anche su Gofundme a riprova di massima trasparenza, soltanto alla ripresa delle attività scolastiche e lavorative perché anche in quest’ultima parte di un anno così critico e difficile sia sempre alta l’attenzione proattiva verso le categorie sociali più in difficoltà”, chiosano i manager del ‘Gruppo Marazzato’.

“La violenza”: incontro con Alfredo Bosco, fotoreporter e Domenico Quirico, giornalista

L’evento inizialmente previsto in Sala ‘900 il recente DPCM del 25/10/2020 pone alcune limitazioni allo svolgimento degli eventi; in ragione delle ultime disposizioni, non è più consentita l’apertura al pubblico delle iniziative che si svolgono negli spazi del Polo del ‘900, nemmeno su prenotazione nominale. 4 novembre 2020 ore 18

ArtPhotò coglie l’occasione del riconoscimento ad Alfredo Bosco, per il suo progetto “Forgotten Guerrero”, del premio speciale “For Humanitarian Photography” del Comitato Internazionale della Croce Rossa al concorso Andrea Stenin a Mosca e del Visa d’Or Humanitarian Award ICRC nel 2020 al festival di fotografia Visa Pour l’Image, per il dialogo ormai annuale con Domenico Quirico. Dialogo nato nel 2017 per mettere insieme le testimonianze di immagini e parola. Iniziato con Ferdinando Scianna sul tema del “dolore” per proseguire con Ivo Saglietti su quello della “rivoluzione” e l’anno scorso con Marco Gualazzini, vincitore del WPP sull’”Africa”. Quest’anno è Alfredo Bosco che dialoga con Domenico Quirico sul tema della violenza al Polo del ‘900.
“La parola di Quirico incontra le immagini di Bosco cercando di descrivere la forza impietosa della violenza, dell’uomo sull’uomo. La violenza paralizza le sue vittime con la paura per sé, per i propri cari, per intere popolazioni. Ha molti volti che prosciugano di lacrime l’uomo falciandone dignità rispetto compassione. Alfredo Bosco, fotoreporter, dice “bisogna mostrare la violenza per comprenderla “e Domenico Quirico dice che “per raccontare la violenza, ritrovarne l’orma e sentirne l’eco si deve pagare un prezzo”. La malvagità, la brutalità della violenza spesso indossa gli abiti della morte e diventa protagonista nelle guerre, contrabbandi, povertà, dolore. Bosco e Quirico, testimoni, guardano con la stessa prospettiva per farci conoscere e comprendere.” TB.
Un dialogo per parlare dei “molti volti” della violenza di quanto avviene in diverse parti del mondo dal Messico al Donbass, tutte situazioni che hanno radici lontane nel nostro inquietante, affascinante, storico ‘900. Modera l’incontro Tiziana Bonomo di ArtPhotò.

Incontro in streaming dal titolo “La violenza” dialogo con Alfredo Bosco e Domenico Quirico. La diretta dalla pagina Facebook di ArtPhotò https://www.facebook.com/artphotobonomo/ mcondiviso sulla pagina del Polo del ‘900 https://www.facebook.com/ilpolodel900 e su You Tube https://www.youtube.com/channel/UC0B_XsXpHiy7mOouij3WDew.

 

BIOGRAFIE
Alfredo Bosco
Nasce a San Miniato (PI) nel 1987.
Dopo essersi diplomato alla scuola di fotografia John Kaverdash di Milano, segue un workshop a Cesuralab sotto la guida di Alex Majoli. Inizia a lavorare come fotoreporter nel 2010, documentando il terremoto di Haiti e la giovane generazione di Tashkent, lavoro che gli vince la menzione speciale del premio FNAC.
Dal 2011 al 2014 lavora per l’agenzia fotografica di Stefano Guindani, documentando nel frattempo le attività ad Haiti della ONLUS Francesca Rava e la campagna elettorale del PD di Matteo Renzi. Nel 2014 inizia un reportage di quattro anni sulla guerra civile in Donbass, nell’Ucraina dell’est. Nel 2015 viene selezionato da Lensculture tra i primi 50 talenti emergenti nel mondo della fotografia. Svolge diversi reportage in paesi dell’ex Unione Sovietica, tra cui la comunità LGBTQ nella Mosca di Putin, la situazione politica e sociale in Kazakistan sotto il controllo di Nazarbayev, e il problema dell’eroina in Kyrgyzistan. Nel 2018 viene selezionato dal World Press Photo per lo Joop Swart Masterclass e, seguendo il tema proposto, svolge un lavoro sui millennials che vivono nelle provincie italiane. Nel 2019 riceve il premio speciale “For Humanitarian Photography” del Comitato Internazionale della Croce Rossa al concorso Andrea Stenin a Mosca. Dal 2018 lavora a Forgotten Guerrero, un reportage sulla guerra della droga nello stato messicano di Guerrero con cui ottiene il riconoscimento del “Visa d’Or Humanitarian Award ICRC” nel 2020 al festival di fotografia Visa Pour l’Image.

Domenico Quirico
È giornalista de “La Stampa” dai primi anni ’80 dopo aver esercitato la professione di avvocato. È stato caposervizio degli Esteri con un periodo nei primi anni ’90 a Mosca. Corrispondente da Parigi dal 2004 al 2010 per diventare inviato di guerra sui fronti più caldi, testimone dal vivo ed esperto di Medio Oriente. Ha seguito in particolare tutte le vicende africane degli ultimi venti anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba. Ha seguito diversi paesi in Medio Oriente, in particolare la Siria dove è stato sequestrato per cinque mesi nel 2013. Domenico Quirico precedentemente, per pochi giorni, aveva già patito la prigionia a Groznyj, in Congo e in Libia. Ha narrato e continua a narrare quel mondo contribuendo alla sua difficile comprensione, confermandosi come una delle più grandi voci del giornalismo italiano.
Ha vinto i premi giornalistici: “Igor Man” nel 2011, “Cutuli e Premiolino”, nel 2013, “Premio Estense, l’Aquila d’oro” nel 2014, “Montale fuori Casa” e “Indro Montanelli” nel 2015, “Ischia Internazionale di giornalismo” nel 2015, “Goffredo Parise” nel 2016, “Alberto Jacoviello” nel 2019. Inoltre il “Premio per
la letteratura Albatros” nel 2017 e il “Premio Terzani per la letteratura” nel 2018.

Autore di numerosi saggi storici per Mondadori: “Adua”, “Squadrone bianco”, “Generali”, “Naja” e per Bollati Boringhieri: “Primavera Araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare”. Presso Neri Pozza ha pubblicato: “Gli Ultimi: la magnifica storia dei vinti”, “Il Grande Califfato”, “Ombre dal fondo”, “Il paese del male”, “Esodo. Storia del nuovo millennio”, “La sconfitta dell’occidente”, “Morte di un ragazzo italiano – In memoria di Giovanni Lo Porto”, “La sconfitta dell’occidente”. Con Salani ha pubblicato “Cos’è la guerra”. Ha scritto con Laterza “Succede ad Aleppo” e l’ultimo libro “Testimoni del nulla”
Tiziana Bonomo
Dal 2016 si dedica attivamente al progetto ArtPhotò con cui propone, organizza e cura eventi legati al mondo della fotografia come mostre, libri, incontri. La passione per la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale. Nel 2019 ha portato in Italia per la prima volta in mostra un grande fotoreporter polacco Krzysztof Miller, ha organizzato la presentazione al Museo Nazionale del Cinema del documentario “Domenico Quirico: Viaggio senza ritorno” di Paolo Gonella. Nel 2019, ha progettato il premio inedito “Mia

Photo Fair – Fotografia di Architettura” e la mostra “Chi Legge” di Claudio Montecucco inserita nel programma “Piemonte che legge”. Attualmente la mostra “Transmissions people-to-people” al Museo del Risorgimento è a sua cura. Ama organizzare incontri. Alcuni già avvenuti con famosi fotoreporter come Ferdinando Scianna, Ivo Saglietti, Marco Gualazzini. L’insegnamento ai ragazzi attraverso il doposcuola all’ASAI e il laboratorio per le scuole “Leggere la fotografia”.

Al Polo del ‘900 “Aspettando le elezioni americane”

Nell’ambito del progetto “Tu vuo’ fa’ l’americano”: in diretta dal Polo del ‘900, una maratona web con ospiti, curiosità, notizie, previsioni e aspettative sulle elezioni presidenziali USA 2020

 

Martedì, 3 novembre

Ore 18-22 @polodel’900

Martedì 3 novembre 2020, corsa alle urne per gli americani per eleggere il 46^ Presidente degli Stati Uniti. Perché tutto questo riguarda la nostra quotidianità? Quali le implicazioni, i temi e le sfide di portata globale?

Per rispondere a queste e tante altre domande, martedì 3 novembre, Polo del ‘900 e You Trend organizzano in diretta la maratona web  “Aspettando le elezioni americane“, da seguire sulla pagina Fb e canale Youtube del Polo del ‘900.

Dalle ore 18 alle 22, a presentare più di 50 contributi tra podcast, video, curiosità e collegamenti  in diretta, i giornalisti Riccardo Porcellana e Alessandra Perera. Ad animare il media corner,  con dati, sondaggi e cronache dagli States, gli esperti di YouTrend.

Focus diversi scandiscono il ricco palinsesto: sanità e ambiente, diritti civili, comunicazione e media digitali, geopolitica e cultura.

Temi che vedono a confronto ospiti dal mondo della cultura, ambiente, economia, politica, formazione. Tra gli altri in collegamento: il professore Peppino Ortoleva; lo scrittore Wu Ming 1Giorgio Brizio dei Fridays4Future; la meteorologa Valentina AcordonPaolo Magri,  vice presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale; Marco Bardazzi, giornalista e esperto di comunicazione digitale; Steve Della Casa, critico e regista cinematografico; la giornalista Anna Masera e il professore Gian Giacomo Migone.

La maratona web “Aspettando le elezioni americane” si inserisce nel programma di “Tu Vuo’ Fa’ L’Americano. Quanto ci riguarda l’esito delle Elezioni Americane? Dentro alle Elezioni USA per capire il nostro futuro”, nato grazie alla collaborazione tra Fondazione Compagnia di San Paolo, Polo del ‘900YouTrendVisionary DaysClub Silencio e Associazione Rete delle Case del Quartiere.

Molti dei contributi trasmessi durante la maratona restituiscono i risultati del progetto grazie al supporto di tutti i partner che, da settembre, propongono ai cittadini momenti di confronto e dibattito sui temi più sensibili e controversi, sollevati dalle elezioni.

Tu Vuo’ Fa’ L’Americano” si conclude giovedì 12 novembre con “L’altra Costa” , momento post-elettorale condotto da Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend e Francesco Costa, vicedirettore de Il Post per valutare l’andamento complessivo del voto. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming, dalle ore 18 alle 19.30, dalla pagina Facebook e canale YouTube del Polo del ‘900.

“Torino città delle armi?”

Caro Direttore,  il 10 ottobre scorso, nel contesto del Festival della nonviolenza e della resistenza civile, si è svolto
il convegno “Torino città delle armi?” presso il Centro Sereno Regis di Torino.

Esso è stato organizzato dal coordinamento AGiTE per verificare le voci che prevedono la
creazione a Torino di un importante polo di sviluppo dell’industria militare centrato su Leonardo
con il coinvolgimento del Politecnico di Torino ed il supporto della città di Torino; sono stati quindi
invitati i rappresentanti sindacali, politici e del mondo accademico locale per approfondire la
questione ed iniziare un dialogo costruttivo su possibili alternative di sviluppo per la città che
escludano il settore militare e prevedano la riconversione dell’industria esistente.

Hanno partecipato l’assessore Marco Alessandro Giusta, le senatrici Elisa Pirro ed Anna
Rossomando, Davide Provenzano, Edi Lazzi e Sergio Di Ruzza.

In allegato inviamo un resoconto della discussione, molto approfondita e piena di stimoli.
Un percorso di confronto e dialogo con i principali attori locali è iniziato; i temi del rapporto tra
valori etici e lavoro, la necessità di prevedere per la città uno sviluppo industriale che sia
ecologicamente sostenibile, dia lavoro e aiuti a vivere in un mondo più giusto e pacifico, la ricerca
di alternative al militare, richiedono approfondimento e capacità di ascolto reciproco, ma c’è la
volontà da parte di tutti gli intervenuti a discuterne e proseguire nel confronto.

Molto interessante è la proposta del sindacato di usare le assemblee sindacali come momento
informativo su queste tematiche allo scopo di preparare un terreno fertile per questo processo presso
il lavoratori.

Contiamo di includere nella discussione i grandi assenti a questo convegno, il mondo accademico
ed in particolare il Politecnico, che invitato aveva declinato l’invito, scusandosi per l’assenza, ed il
mondo imprenditoriale, più specificamente la dirigenza di Leonardo.

Completerà il programma del convegno il webinar “L’industria militare e le proposte dei
movimenti per la pace” a cura di Francesco Vignarca; appuntamento su zoom mercoledì 4
novembre alle ore 18.00. Per partecipare occorre registrarsi su: https://www.eventbrite.it/e/bigliettilindustria-
militare-italiana-e-le-proposte-dei-movimenti-italiani-127305485133.

Per il Coordinamento A.G.i Te. contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi

Paolo Candelari

Italia: dal Rinascimento allo sbando

Lo scorso sabato sera sera, in diretta sulla televisione Al Jazeera, senza interpreti a sfalsarne o semplificarne il contenuto, ho ascoltato integralmente il discorso del Primo Ministro inglese, colui che presiede il Consiglio dei Ministri della nazione che ha votato per la cosiddetta Brexit.
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In altre parole, ho ascoltato dal vivo il Presidente del governo di un popolo che ha scelto di togliersi dalla dittatura economica della cosiddetta Unione Europea,  mai permettendo ad altri di togliere al proprio Paese l’uso e la produzione di propria moneta nazionale:  un Paese, in altre parole, che non ha permesso ad altri di stabilire, al di fuori dei propri confini, la propria politica socio-economica, al fine di salvaguardare il più possibile gli interessi del proprio ambiente e dei propri connazionali.
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Inter alia, è necessario notare come, fra gli anni 50 e 90 dello scorso secolo, fu proprio la Gran Bretagna a generosamente votare più volte a favore della ex nemica Germania per far cancellare ai tedeschi, da parte della comunità internazionale, quasi tutto l’enorme ammontare di debito pubblico teutonico accumulato dai tempi delle guerre mondiali e della ricostruzione: fatto che ora la Germania tende ovviamente a dimenticare, spalleggiata dai piccoli Paesi come il paradiso fiscale olandese, mentre la germano-centrica Unione Europea costringe nazioni come la Grecia (e presto l’Italia, grazie alla farsa dei Fondi di “recupero”) ad una mortale austerità, saccheggiandone i beni più preziosi (marchi, aziende, porti, industrie strategiche).
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Ovviamente la nostra televisione di Stato (quella che fa pagare la tassa sulla TV e poi comunque inonda di pubblicità, diretta e subliminale, le proprie trasmissioni già pagate dal canone dei cittadini) tale discorso del Primo Ministro britannico, in diretta internazionale, non lo ha assolutamente mandato in onda:  fra una pubblicità e l’altra, fra una marchetta commerciale ed una partitica, è meglio inebetire gli italiani con quiz registrati, tele-novele pseudo-romantiche, giornalisti inviati da direttori di rete (rispettivamente tesserati od in quota ad un preciso blocco partitico) incaricati, parlando talvolta linguaggi misto-confusi da monaco dolciniano del film il “Nome della Rosa”, di citare cifre e numeri sulla pandemia insieme a locali pseudo-esperti in virologia.
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Per inciso, in merito a questi ultimi, mi ricordo un tale (laureatosi non so dove e non so con quale votazione) che a fine gennaio 2020, in diretta serale su noto rotocalco televisivo con conduttore pagato circa 2 milioni di euro all’anno e comica che vuole far ridere dicendo crescenti volgarità, pronunciò solenne la frase “rischio di contagio da coronavirus: zero!” accompagnando il numero con braccio enfatico; mentre ora (dimenticando la responsabilità deontologica di tali affermazioni totalmente errate) quotidianamente lo stesso pseudo-esperto enfatizza il numero di contagiati e di morti e contribuisci ad una gestione irresponsabile della pandemia.
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Tornando all’altra sera, è stato interessante ascoltare in diretta da Londra lo spettinato biondo Primo Ministro, nel suo discorso in londinese stretto e pragmatico, senza filtri di interpreti più o meno improvvisati o controllati dalla TV di regime.
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Egli ha riassunto, in modo serio e sintetico, le motivazioni tecnico-scientifiche sulla imminente scelta governativa, con dettagli presentati a suo fianco da scienziati di consolidata esperienza, in modo altrettanto professionale;   illustrate sempre dal vivo, le conclusioni si sono basate su proiezioni statistiche ottenute da dati oggettivi che solo un approccio intellettualmente onesto alla inconfutabilita’ della vera scienza può permettere di interpretare in modo corretto.
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Al termine di questa conferenza stampa, avendo prima ammesso i propri errori di qualche mese fa, il capo del Governo inglese (con pacata determinazione e senza banalmente leggere testi scritti da altri) ha spiegato a giornalisti e popolo britannico le motivazioni che hanno convinto il governo a proporre (sottolineo, “PROPORRE” ) un piano di confinamento razionale (“lockdown” – cerco di parlare e scrivere sempre in italiano, quando sono in Italia) entro questo giovedì prossimo, PREVIA discussione ed eventuale approvazione del Parlamento, ad inizio settimana.
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Se non sbaglio, nel Bel Paese i cosiddetti DPCM non vengono sottoposti allo stesso vaglio delle nostre preposte istituzioni cosiddette democratiche, quando si decide che il virus al ristorante durante i pranzi probabilmente non lo si prende, così come non lo si prenda ammassati sui mezzi pubblici e sulle scale dei metrò, mentre  Palazzo Chigi è certo che il contagio scatti seduti nei ristoranti a cena.
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Riassumendo, nonostante ormai io lavori e viva spesso all’estero, fa male vedere il degrado del Paese in cui sono nato, dove chiaramente Governo e democrazia sono allo sbando: una nazione, che fu patria del Rinascimento, dove ora scienza, etica e conoscenza non fanno più parte di una politica la cui “p” è davvero troppo spesso minuscola.
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Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus

“Art and Law Conversation” è giunta quest’anno alla sua settima edizione, con un appuntamento in via telematica il 5 novembre prossimo sul tema “Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus “

L’arte nel più ampio scenario dei diritti che dominano in questo ambito e del collezionismo al tempo del Covid 19. Questo sarà il tema conduttore dell’appuntamento di quest’anno di “Art and  Law Conversation”, giunto con successo alla sua settima edizione.

Come ogni anno, nel mese di novembre l’associazione BusinessJus, la prima in Italia ad aver creato, nel lontano 2009, una specifica Commissione scientifica al Diritto dell’arte, riunisce tale Commissione presso la Casa d’Aste e Galleria d’Arte torinese Sant’Agostino, giovedì 5 novembre prossimo dalle 16 alle 18.

Consapevoli delle recenti norme imposte dal Dpcm e dalla situazione di emergenza Covid, è stato scelto di proseguire la tradizione di questo appuntamento annuale, proponendolo, però, invia telematica. Ogni interessato potrà collegarsi alla diretta You Tube al link seguente: www.santagostinoaste.it/art-and-law-conversation-7.asp .

BusinessJus è affiancata, oltre che dalla Casa d’Aste Sant’Agostino, da ArtLawyers.legal (www.artlawyers.legal ), un network di avvocati specialisti in diritto dell’arte fondato dagli avvocati Simone Morabito e Francesco Fabris, attivi a Torino, Milano e Venezia; da Yes4to (www.yes4to.it ) e NexTo (www.nex.to.it ), due associazioni torinesi che costituiscono un pilastro fondante nell’elaborazione di proposte unitarie per il futuro della città e la formazione della classe dirigente cittadina; da KathARTis, neo associazione di collezionisti e amanti dell’arte contemporanea,  fondata e coordinata dal dottor Antonio Martino (https://www.facebook.com/groups/collezionistidiartecontemporanea ).

La conversazione, coordinata dalla responsabile della Casa d’Aste Sant’Agostino Vanessa Carioggia, sarà articolata in un susseguirsi di interventi che confermano il carattere variegato della tematica affrontata, dal titolo “Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus”. L’ideatore, l’avvocato Simone Morabito, presidente di BusinessJus e co-fondatore di ArtLawyers.legal dello Studio legale Tributario Morabito, interverrà sul tema “I profili giuridici della Street Art e i suoi utilizzi ai tempi del Covid 19”. L’avvocato Francesco Fabris parlerà sul tema “Il gesto del collezionista: riflessi antropologici, artistici e giuridici”. Il professor Paolo Turati, economista, esperto di arte e di mercati finanziari, interverrà sul tema “A.C/D.C: il cambiamento epocale del mercato globale dell’arte dall’Ante Coronavirus al Post Coronavirus”. Sul tema dell’approvazione della soglia di valore nelle esportazioni e sulla speranza di rilancio  del mercato ai tempi del Covid 19 parlerà  l’avvocato Virginia Elisa Montani Tesi, dello Studio Legale Montani Law e Studio Legale Tributario Morabito; l’avvocato Angela Saltarelli dello studio legale Chiomenti interverrà  trattando la tematica del collezionismo e mercato dell’arte ai tempi della pandemia, con alcune considerazioni legali, mentre  l’intervento conclusivo sarà affidato al dottor Antonio Martino, che parlerà del cambiamento subito dal collezionismo,  a partire dal momento della comparsa del Coronavirus e di quali strategie potrebbero migliorare il sistema dell’arte contemporanea.

Mara Martellotta

Cosa non ha funzionato?

Perché ci ritroviamo punto a capo con il lockdown, seppur parziale? Cosa non ha funzionato da giugno a settembre?

C’è stato un liberi tutti con la compiacenza governativa nazionale e regionale, coadiuvata dal parere di alcuni virologi ed immunologi, italiani e stranieri. È stata  brevissima  la famosa «fase 2» – in cui il governo ha provato a indicare regole più stringenti, ricordate? E per un po’ ha quasi funzionato. Nei locali i posti a uno stesso tavolo erano sfalsati e debitamente distanziati  e qualcosa del genere si faceva anche sui trasporti pubblici .Il guaio è che è durato pochissimo. Un attimo dopo, si è deciso che i posti a tavola potevano tornare esattamente come prima, con numero di commensali aumentato e tutti senza mascherina e lo stesso si è fatto con quasi tutto il resto: ecco, a mio parere, quello è l’esatto momento in cui le cose hanno cominciato ad andare in malora.
Ci sono state le elezioni comunali e regionali e per non perdere consensi è stato dato il “liberi tutti”. Così oggi ne paghiamo le conseguenze e chissà per quanto tempo ancora. L’economia è affondata e con essa tutta il resto, attendiamo il vaccino come il nuovo messia: basterà?
Un’ultima constatazione: l’app immuni, altro fallimento totale. L’abbiamo scaricata soltanto in 8 milioni e mezzo su una popolazione di 56 milioni di persone  per un totale di 47 milioni di smartphone in dotazione al popolo italiano. Aggiungere altro mi pare superfluo.

Vincenzo Grassano

Coronavirus, anziani spaventati: ansia, insonnia e depressione

Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani. Il 55,7% ha problemi di accesso alle cure

Anziani in auto lockdown. Le più grandi paure? Contagiare o essere contagiati dai propri cari e morire da soli. Ma il 72,4% ripone fiducia nelle scelte delle Istituzioni. TV e carta stampata le principali fonti per i comportamenti da adottare rispetto al Covid, e il 7,9% va a caccia di informazioni online

  

 Sono terrorizzati dal Covid al punto da aver praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in ospedale, essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura di poter infettare. Hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, ma hanno imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con familiari e amici, mentre i due terzi sono in attesa dell’SSN perché non possono permettersi il privato. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già programmati, i controlli oncologici e in un caso su tre sono stati costretti a ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Si fidano delle istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalle Regioni. Questo il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani su un campione di 645 over 65 per analizzare le paure e le difficoltà che la popolazione anziana sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia, e il livello di fiducia nei decisori politici.

Più dell’80% del campione è terrorizzato dal Covid, di cui un intervistato su quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di infettare le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del campione), seguita dalla paura di essere intubato (36,4%), di finire in ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque soffre una generica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo sconvolgimento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale lo spettro peggiore è quello della solitudine.

La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il 57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità, per il 47,4% una delle più pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana.

Nonostante le limitazioni derivanti dalla pandemia gli over 65 non hanno rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto prevalentemente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via WhatsApp (63,4%), di persona anche se con le necessarie accortezze (47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network (11,2%) e via mail (10%). Un intervistato su quattro ha qualcuno che si è ammalato di Covid tra i suoi familiari, parenti o amici (25,27%) e tra questi uno su cinque ha dichiarato che questo qualcuno è venuto a mancare a causa del Coronavirus.

Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad “approvvigionarsi” regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47,6%) seguito dal telefono fisso dello studio (45,3%), dall’uso di Whatsapp (28,1%) e dalla email (24,7%); uno su tre tuttavia non ha rinunciato a frequentare fisicamente lo studio medico (29,9%).

Il 65,3% dei rispondenti ha dichiarato di essere affetto da patologie croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7% del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche (15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).

Solo il 19,5% del campione è riuscito ad effettuare le visite specialistiche e gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà e gravi ritardi, l’11,8% non c’è quasi mai riuscito, l’8,7% sta ancora aspettando di essere ricontattato. Nel caso di chi è riuscito a eseguire delle visite nei mesi scorsi queste sono state effettuate presso strutture pubbliche, ospedali ambulatori nel 43,2% dei casi, presso strutture private convenzionate nel 23,5% dei casi mentre il 33,3% degli intervistati è stato costretto a ricorrere a strutture private a pagamento. Assai elevata la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica per gli over 60 resa ancor più necessaria dalla presenza del Covid: il 96,9% ha dichiarato di esserne consapevole. Tuttavia il 44,2% ha dichiarato di non avere ancora ricevuto informazioni in merito e di non essere stato ancora contattato, mentre il 38,6% ha dichiarato di essere stato contattato dal medico di famiglia. Solo il 12,7% ha già effettuato il vaccino. Per quanto riguarda i comportamenti da adottare durante l’emergenza sanitaria la principale fonte di informazione è rappresentata da radio, TV e giornali, ai quali fanno affidamento il 44% dei rispondenti. Uno su quattro (25,8%) fa riferimento soprattutto al proprio medico di famiglia, il 12,6% allo specialista, il 9% a familiari e amici. Il 7,9% cerca informazioni sul Covid da Internet.

L’appuntamento delle 17 in tv ogni giorno è il momento più atteso per conoscere il bollettino dei morti e dei positivi.

Elevata la fiducia nei confronti dei decreti, delle normative, delle azioni e delle strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale, che giudica corrette e utili al contenimento della pandemia il 72,4% dei rispondenti. In particolare il 50,4% giudica tali provvedimenti abbastanza utili e il 22% molto utili. Solo il 18,9% li ritiene molto poco utili. Altrettanto elevata la fiducia nei confronti dei decisori regionali, con un 61,9% dei rispondenti che giudica corrette e utili le normative, le azioni e le strategie messe in atto dalle istituzioni regionali. La pandemia ha accentuato i problemi collegati alla paura, all’ansia, all’insonnia e alla depressione di cui soffre il 42% del campione: uno su cinque ha dichiarato di soffrire più del solito di uno di questi disturbi. Il 43% ritiene che sarebbe utile poter parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta e un rispondente su quattro accoglierebbe con favore l’istituzione di un numero verde dedicato al supporto psicologico.