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Indagine Covid, Rossi-Valle (Pd): un punto di partenza per migliorare la sanità

Indagine sull’emergenza Covid-19: mercoledì le relazioni all’esame dell’aula 

Rossi-Valle (Pd): “Il documento racconta le lacune nella gestione della pandemia ma può essere il punto di partenza per riconoscere le criticità e migliorare il sistema sanitario regionale”

“L’indagine sull’emergenza Covid presentata oggi in Commissione Sanità, che sarà sottoposta all’attenzione del Consiglio Regionale mercoledì prossimo, deve essere uno strumento utile per migliorare il sistema sanitario piemontese nel suo complesso e non farci trovare impreparati a future emergenze”. E’ questa la premessa del vicepresidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi , e del coordinatore del Gruppo di Lavoro sull’emergenza Covid, Daniele Valle , alla sintesi del lavoro svolto da partire dal luglio 2020. 
“Un anno di indagine ci ha consentito di evidenziare lacune e ritardi nell’affrontare una situazione certamente del tutto nuova ma che avrebbe richiesto risposte più tempestive e strutturate” aggiungono i rappresentanti Dem riportando alcune delle criticità “pensiamo alle evidenti carenze relative alla catena di comando, alle politiche di tracciamento, ma anche al ritardo negli interventi sulle RSA, o all’incertezza nella scelta e nella gestione delle strutture covid, senza dimenticare il problema delle assunzioni tardive”. 
“Tutti elementi, confermati dal confronto con operatori sanitari, sindacati e utenti, che derivano da una catena di comando ridondante e farraginosa che ha tenuto con fatica il controllo della situazione” commentano Rossi e Valle.
“In particolare, lo ribadiamo, il tema del personale è centrale: la scelta di non sostituire le cessazioni di personale assunto a tempo indeterminato, se non parzialmente e con assunzioni a tempo determinato, getta un’ombra inquietante sulla capacità del nostro sistema di recuperare i ritardi sulle liste d’attesa” concludono i consiglieri. 
La commissione odierna è stata anche l’occasione per rilanciare la richiesta di un’informativa urgente sulla missione 6, dedicata alla sanità, del PNRR in Piemonte, considerata la scadenza imminente del 31 dicembre. “Il consiglio regionale – dichiara Rossi – è la sede deputata alla programmazione sanitaria, tanto più di fronte alla disponibilità di risorse importanti e ad azioni innovative che cambieranno la sanità regionale. Nessuno pensi di portare in aula decisioni assunte altrove solo per una ratifica formale”.

 

 

Sanità, due nuovi centri di alta specializzazione

Su proposta dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, la Giunta regionale ha promosso a Centro di alta specializzazione regionale il Centro di Neuroendocrinologia Clinica della S.C.D.U. Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo e la Struttura di Medicina Fisica e Riabilitazione Universitaria, entrambi facenti parte dell’Azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino.

«Due riconoscimenti ampiamente meritati – commenta l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, che fanno onore all’alta professionalità degli operatori e dell’intera Sanità regionale. Il Piemonte dimostra una capacità di cura di eccellente livello e guarda con fiducia alle nuove sfide della Sanità regionale, tra cui la costruzione del Parco della Salute di Torino appena avviata».

Il Centro di riferimento regionale per la diagnosi e cura delle patologie ipotalamo-ipofisarie fa parte della Rete Endocrino-Diabetologica regionale (Rete ED), alla quale compete la condivisione dei percorsi diagnostico-terapeutici relativi al trattamento delle patologie endocrino-metaboliche e del diabete.

Il Centro di alta specializzazione di riferimento regionale per i percorsi integrati di riabilitazione e recupero funzionale –  Rehabilitation Institute Torino (R.I.T.O.) – sarà inserito nella rete regionale delle strutture di riabilitazione e di recupero funzionale.

Una rete di assistenza regionale per i disturbi della nutrizione

L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: «ATTIVIAMO PERCORSI DI CURA APPROPRIATI E OTTIMIZZATI»

Su proposta dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, stamattina la Giunta regionale ha approvato il documento di revisione dei setting assistenziali e dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi dei servizi regionali per la prevenzione e cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, costituendo la “Rete dei servizi regionali per la prevenzione e cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, con sei livelli di presa in carico e cura del paziente: centro esperto regionale, livello di base (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta), livello ambulatoriale di primo livello, livello ambulatoriale complesso/semiresidenziale, livello ospedaliero (emergenza e posti letto dedicati di riabilitazione) e comunità terapeutica.

«Poniamo rimedio in Piemonte a una situazione che vedeva attive alcune sedi di cura dei disturbi dell’alimentazione – osserva l’assessore Icardi -, ma non ancora una capillare e integrata rete regionale per la cura ambulatoriale, ospedaliera e riabilitativa. Il trattamento delle patologie legate ai disturbi alimentari richiede il coinvolgimento di varie competenze professionali anche specialistiche (psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi clinici, nutrizionisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, endocrinologi, ginecologi) e necessita pertanto della definizione di un quadro di interventi integrati, con il coordinamento di professionalità qualificate e con l’eventuale integrazione di pubblico e privato accreditato. La nuova rete di intervento è completa in tutti i vari livelli di assistenza, attua un percorso di cura appropriato e ottimizzato sul piano delle risorse impiegate, sia per quanto riguarda le fasi del ricovero ospedaliero, sia per quanto riguarda la presa in carico sul territorio, anche in funzione del contenimento di una rilevante mobilità passiva».

Alle Aziende Sanitarie territoriali ed ospedaliere viene chiesto di promuovere programmi formativi in materia di trattamento dei disturbi del comportamento alimentare per gli operatori sanitari,  aprire un centro per terapia ambulatoriale specialistica presso ogni azienda sanitaria e un centro di terapia intensiva di secondo livello in ogni quadrante (Asl Città di Torino e della provincia; Asl Novara, Vercelli, Biella e Vco; Asl Cn 1 e Cn 2; Asl Asti e Alessandria), attivare presso ogni ospedale il “codice lilla” per l’accoglienza, il triage, la valutazione ed il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, attivare almeno 2 posti letto dedicati in ogni quadrante per i ricoveri urgenti ed almeno 8 posti letto presso il centro Esperto regionale collocato presso l’Azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino, e individuare, per la riabilitazione, posti letto dedicati ove, superata l’emergenza nei reparti di degenza intensiva, le persone affette da disturbi alimentari possano proseguire cure h24.

Complessivamente, il fabbisogno territoriale viene aggiornato con tre strutture riabilitative per anoressia e bulimia con comorbilità psichiatrica accreditabili, mentre la struttura Villa Giulietta di Prunetto risulta autorizzata per 20 posti letto più 2 di pronta accoglienza quale Comunità riabilitativa educazionale per i disturbi da binge eating e obesità.

«Secondo gli ultimi studi – informa l’assessore Icardi -, in Piemonte si calcola che le persone afflitte da tutte le forme di disturbo alimentare siano oltre 200 mila. I quadri diagnostici più gravi – anoressia nervosa e bulimia nervosa – nelle stime più basse hanno una prevalenza di 0,5% (anoressia nervosa) e 1,2% (bulimia nervosa). Significa che in Piemonte si possono stimare circa 20.000 persone affette da anoressia nervosa e più del doppio da bulimia nervosa in differenti fasi di cura e in differenti forme di gravità».

In particolare, l’incidenza stimata dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra le donne, mentre è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, tra gli uomini. Approssimando il dato a 10 nuovi casi per 100.000 in tutta la popolazione piemontese, significa che in ogni anno si verifica un numero di nuovi casi atteso di 431 ragazze e ragazzi affetti da anoressia nervosa, il 30% circa richiederà cure intensive ospedaliere e nel 40% dei casi può non bastare un solo ricovero.

Negli ultimi anni, e con ulteriore grave accentuazione del trend nel corso del recente periodo pandemico Covid-19, si è purtroppo assistito ad una crescita esponenziale del numero delle richieste di cura e dei conseguenti accessi ai Servizi ospedalieri (in acuzie) e ambulatoriali, ad un’anticipazione del primo picco di esordio dei disturbi del comportamento alimentare, fino a coinvolgere gli anni dell’infanzia e della pre-pubertà, e ad un aggravamento della complessità all’esordio e conseguentemente della prognosi.

Arrivano ai Servizi di cura bambini e ragazzi in età sempre più giovane, con un aumento della prevalenza del sesso maschile rispetto al passato, con quadri clinici complessi e con caratteristiche sempre più sfumate.

RUOLI ALL’INTERNO DELLA RETE

1) centro esperto regionale: svolge una funzione di coordinamento della rete dei servizi e dei compiti formativi e di ricerca. Il centro esperto deve fornire trattamenti ambulatoriali intensivi, attività di DH, di degenza ospedaliera e pronta disponibilità presso il pronto soccorso in via continuativa. E’ collocato presso la Città della Salute e della Scienza di Torino e in esso opera una équipe multidisciplinare integrata.

2) livello di base (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta): i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sono fondamentali nel riconoscimento precoce dei disturbi dell’alimentazione, nell’ingaggiare pazienti e famiglie nelle cure e nell’indirizzare le persone affette al percorso corretto nel minor tempo possibile.

3) livello ambulatoriale di primo livello: in ogni ASL è prevista l’apertura di un centro per terapia ambulatoriale specialistica. la Direzione generale dovrà individuare la sede appropriata del centro, prevedere a garantire la presenza di personale multidisciplinare (psichiatra, psicologo clinico, nutrizionista, dietista, infermiere, OSS e tutte le figure ritenute necessarie) formato periodicamente, e garantire il funzionamento del servizio per almeno due giorni a settimana (14 ore);

4) livello ambulatoriale complesso/semiresidenziale: in ogni quadrante è costituito un centro di terapia ambulatoriale intensiva (centro di secondo livello). Le aziende del quadrante dovranno individuare la sede appropriata del centro, prevedere a garantire la presenza di personale multidisciplinare (psichiatra, psicologo clinico, nutrizionista, dietista, infermiere, OSS, educatore professionale e tutte le figure ritenute necessarie) formato periodicamente, e garantire il funzionamento del servizio per tutti i giorni feria-li per almeno otto ore. Il centro ambulatoriale intensivo deve effettuare terapie anche giornaliere per i pazienti, essere in gradi di fornire pasti assistiti, attività rieducative e terapie adeguate e in linea con i trattamenti più innovativi e completi.

5) livello ospedaliero (emergenza e posti letto dedicati di riabilitazione): il livello ospedaliero si articola su tre attività: pronto soccorso, ricoveri urgenti intensivi, riabilitazione.

6) comunità terapeutica: si calcola che circa 65 persone/anno possono avere bisogno di una comunità terapeutica riabilitativa per anoressia e bulimia con comorbilità psichiatrica. Stimando la presenza media in struttura di circa 240 giorni, i posti ipotizzabili sono circa 40.

 

Uno sportello per i dipendenti del Mauriziano colpiti da “nebbia cognitiva” da Covid

Si definisce “nebbia cognitiva” e colpisce più del 30% delle persone che hanno contratto il Covid. Ora il Servizio di Psicologia dell’ospedale Mauriziano apre uno sportello per i propri dipendenti affetti presumibilmente da “nebbia cognitiva” da Covid.

Affaticamento, stanchezza fisica e mentale, mancanza di energia, debolezza muscolare, rallentamento, sonnolenza, difficoltà di concentrazione: questi sono alcuni degli effetti che i pazienti che hanno contratto il COVID-19 possono sperimentare unitamente a depressione, ansia e labilità emotiva.

Tale quadro clinico, che colpisce più del 30% delle persone che hanno contratto il COVID, è stato definito dalla letteratura specialistica “nebbia cognitiva”. Tale sintomatologia sembra persistere per molti mesi dopo la malattia ed avere un impatto negativo sulla vita relazionale, sociale e lavorativa.

Per gli operatori sanitari tali effetti si sommano ad elevati livelli di stress ed ansia collegati all’attività lavorativa in tempo di pandemia, al carico non solo fisico ma anche emotivo dell’essersi presi cura dei pazienti isolati, spaventati dalla impossibilità dei caregivers di accompagnare il proprio caro nella fase terminale della  vita.

Per questi motivi il Servizio di Psicologia dell’ospedale Mauriziano di Torino offre la possibilità di una valutazione e, eventualmente, un trattamento di potenziamento cognitivo, ai dipendenti che hanno contratto il virus e che percepiscono ancora oggi tali difficoltà, ovviamente non collegabili a pregresse cause neurologiche .

E’ ancora attivo l’intervento psicologico per i dipendenti che riconoscono difficoltà emotive collegate all’infezione Covid: vissuti di isolamento, incertezza, timore nel riprendere le normali attività possono essere collegate ad esiti post-traumatici che richiedono di essere riconosciuti e trattati.

Per usufruire di tali interventi occorre telefonare al Servizio di Psicologia, specificando di essere un dipendente e di richiedere una visita per “nebbia cognitiva” o difficoltà emotive post-COVID.

I numeri a cui far riferimento sono: 011 5082633/ 2687/ 2473.

La tecnologia al servizio del paziente. Buone pratiche e opportunità offerte dalla telemedicina

Lunedì 18 ottobre ore 18.30

Arena Piemonte, Salone Internazionale del Libro di Torino

La pandemia ha rafforzato l’esigenza di potenziare i servizi di telemedicina, mettendo in luce i numerosi benefici che la tecnologia e il digitale possono offrire, anche superata l’emergenza.

L’incontro organizzato dal Consiglio regionale, attraverso gli Stati Generali per la Prevenzione e il Benessere, vuole raccontare i servizi già disponibili e in uso per migliorare la continuità assistenziale e garantire un filo diretto tra medico e paziente.

Saluti istituzionali

Intervengono 

Alberto Lazzero, primario servizio di Telemedicina e Sanità Digitale presso GHT Alpes De Sud, Centre Hospitalier de Briançon, membro del registro di esperti in sanità digitale per OMS

Diego Moniaci, primario di Chirurgia Vascolare, ASL Città di Torino

Laura Patrucco, membro del comitato scientifico di ASSD, Associazione scientifica sanità digitale, paziente esperto EUPATI

Moderano

Presidente e vicepresidente Commissione Sanità Consiglio regionale del Piemonte

Cancro al seno, possibili nuovi test in Piemonte

In Piemonte sarà possibile effettuare i test genomici per il carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce, a carico del servizio sanitario. Lo stabilisce la delibera di Giunta approvata , su proposta dell’assessore alla Sanità, che recepisce e fornisce attuazione alle indicazioni del Decreto del Ministro della Salute del 18 maggio 2021.

 

Il cancro al seno rappresenta un importante problema di salute pubblica: in Italia nel 2020 sono stati stimati quasi 55.000 casi nella popolazione femminile, il 30% di tutte le forme. Anche nella nostra regione gli ultimi dati disponibili sono allineati su questi numeri, con circa 4.500 casi.

 

Il test genomico consente di individuare la biologia individuale del tumore fornendo informazioni riguardanti l’aggressività in stadio precoce, nonché la sua capacità di crescita e di diffusione. I test multigenici molecolari sono in grado di fornire indicazioni utili a prevenire in oltre il 50% dei casi un sovratrattamento adiuvante e soprattutto i rischi di tossicità legati alla chemioterapia. Sono importanti per definire la terapia più appropriata per le pazienti e rappresentano un passo avanti verso la medicina personalizzata.

 

Il presidente della Regione e l’assessore alla Sanità sottolineano l’importanza dei test genomici per la prevenzione precoce, che è da tempo una delle priorità, con i programmi di screening specifici che sono particolarmente utili per individuare la malattia. Promuovere la qualità delle cure oncologiche e la ricerca e l’innovazione sono tra gli obiettivi della nuova Rete oncologica costituita nel mese di luglio, con un nuovo modello organizzativo e funzionale che pone sempre di più al centro il paziente.

 

La delibera prevede che saranno oltre 800 all’anno le pazienti che potranno accedere ai test genomici: i costi previsti sono di 1 milione e 600mila euro, finanziati dal Ministero della Salute. I test saranno prescritti dalle Breast Unit presenti sul territorio, mentre i centri di esecuzione del test saranno individuati dalla Giunta con un prossimo provvedimento amministrativo.

 

Per uno stile di vita sano “Breakfast Summer Camp”, realizzato da Kellogg e Croce Rossa Italiana

A TORINO PARTONO I “BREAKFAST SUMMER CAMP” DI KELLOGG E CROCE ROSSA ITALIANA PER PROMUOVERE L’ADOZIONE DI UNO STILE DI VITA SANO.

DONATE 125 COLAZIONI A BAMBINI IN STATO DI NECESSITÀ

 

Il progetto punta a sensibilizzare le fasce giovani della popolazione a uno stile di vita sano, a una corretta alimentazione e all’importanza dell’attività fisica.

  Al via a Torino il progetto “Breakfast Summer Camp”, realizzato da Kellogg e Croce Rossa Italiana per l’estate 2021, che ha l’obiettivo di sensibilizzare le fasce più giovani della popolazione a uno stile di vita sano tramite una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica e la lotta agli sprechi alimentari.

 

A Torino, in via Bologna 171, fino al 30 luglio, i “Breakfast Summer Camp” coinvolgeranno circa 25 bambini – delle fasce di età 8-13 – appartenenti a famiglie in stato di necessità. Ai partecipanti saranno offerti tutti i pasti della giornata, compresa la colazione, per un totale di oltre 125 colazioni donate.

 

Il progetto si pone in continuità con i “Breakfast Club”, un programma di sostegno ed educazione alimentare nelle scuole unico di Kellogg e Croce Rossa – che negli ultimi anni ha raggiunto circa 1.200 bambini e famiglie nelle aree più svantaggiate del Paese distribuendo circa 80.000 colazioni a titolo gratuito – e che ora moltiplica il suo impatto nell’estate 2021 grazie a un programma in 14 tappe, che toccherà 12 regioni italiane tra inizio luglio e inizio settembre.

 

Secondo i più recenti dati ISTAT nel 2020 sono state oltre 2 milioni le famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta: il valore più alto dal 2005, causato soprattutto dall’impatto della pandemia. Una condizione che si riflette su 1,3 milioni di minori (anche in questo caso, il valore più alto degli ultimi 15 anni)[1].

 

E’ su questa fascia di popolazione che si concentra l’iniziativa di Kellogg e Croce Rossa Italiana: nel Summer Camp di tipo residenziale in programma a Torino i partecipanti saranno intrattenuti con vari momenti di educazione alimentare, attività formative, ludico-ricreative, laboratori ed attività sportive condotte da Volontari CRI. L’obiettivo è educare bambini e ragazzi in età evolutiva ad un corretto modello alimentare e all’importanza di un’adeguata attività fisica, nonché alla lotta allo spreco alimentare.

 

“Croce Rossa Italiana e Kellogg collaborano con continuità dal 2016, riuscendo ad ottenere insieme, di anno in anno, un impatto sempre più grande sulle fasce più deboli della popolazione e dando continuità all’impegno verso i temi relativi all’educazione alimentare e della corretta nutrizione – spiega Matteo Camporeale, Vicepresidente e Referente Giovani della Croce Rossa Italiana. Il programma dei “Breakfast Summer Camp” per l’estate 2021 è davvero importante, non solo perché ci permette di raggiungere molti bambini e famiglie in tutto il Paese, ma anche perché arriva in un momento molto delicato come quello che stiamo attraversando. L’iniziativa, in questo senso, non rappresenta solo un progetto sull’educazione ad uno stile di vita sano, ma un momento di integrazione sociale tra bambini, famiglie e territori e un aiuto concreto in un momento di ripartenza in sicurezza”.

 

“Sono davvero orgoglioso della partnership continuativa con Croce Rossa Italiana, che dal 2016 ci permette di aiutare i bambini che ne hanno più bisogno, garantendo loro l’accesso ad un pasto così importante della giornata come la prima colazione. I Breakfast Summer Camp, infatti, sono la naturale prosecuzione dei nostri Breakfast Club, un progetto unico di Kellogg e Croce Rossa che abbiamo evoluto in una versione estiva, per non lasciare che la chiusura delle scuole fermasse il nostro impegno – spiega Giuseppe Riccardi, General Manager di Kellogg Italia. In Italia, ci impegniamo a fornire cibo a 2,6 milioni di persone in stato di necessità entro il 2030: la partnership con Croce Rossa Italiana ci aiuta ad avvicinarci a questo obiettivo.”

 

Trapianti: Torino, avviato un progetto di ricerca per il trasferimento d’organi attraverso i droni

I droni al servizio del trasporto dei trapianti. Più efficienza, rapidità del servizio, sicurezza per la salute degli organi e del paziente 

 

Dalla collaborazione tra Centro Regionale Trapianti, Fondazione D.O.T., Città della Salute, Politecnico di Torino, Università di Torino ed ENAC nasce un progetto di utilizzo di droni per il trasferimento di organi e campioni biologici correlati tra gli ospedali piemontesi. A breve giungeranno a destinazione ‘via area’ 

 

 Si chiama INDOOR, usING Drones fOr Organ tRansplantation: è il nuovo progetto promosso da Fondazione D.O.T (Donazione Organi e Trapianti), con la collaborazione del Politecnico di Torino, che fonde scienza, alta tecnologia e ‘mobilità’, della Città della Salute e dell’Università di Torino. Il suo obiettivo è infatti quello di avviare delle sperimentazioni per l’utilizzo di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (questo è il nome tecnico dei droni) nella medicina di trapianti, ovvero per il trasporto di materiale biologico e degli organi, finalizzato a renderne più veloce ed efficace il trasferimento tra strutture ospedaliere piemontesi, preservando l’ottima qualità e conservazione dei materiali, e riducendo tempi e costi di trasporto. Un progetto che risponde in maniera concreta alle normative assunte nel 2015 nell’ambito della Conferenza Stato – Regioni inerenti i trasporti connessi con le attività trapiantologiche, che apre nuovi scenari fino ad ora impensabili. Partner del progetto, che ne hanno condiviso l’alto valore scientifico e migliorativo per la qualità del servizio e della vita del paziente, sono alcuni Enti istituzionali del territorio piemontese e/o di riferimento in materia di trapianti a livello nazionale: il Centro Nazionale Trapianti (CNT), il Centro Regionale Trapianti (CRT), l’AOU Città della Salute, il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi della stessa città.  Progetto che non si sarebbe realizzato senza i partner ‘tecnici’: l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), il PIC4SeR (PoliTo Interdepartmental Center for Service Robotics), ProS3 specializzata nella progettazione di sistemi aerei a pilotaggio remoto e Mavtech, società il cui “core” è lo sviluppo di prodotti innovativi per la sorveglianza aerea e per il supporto operativo rivolto ad applicazioni civili. Il progetto ingegneristico sarà sviluppato grazie ad una borsa di studio bandita dalla Fondazione D.O.T (www.fondazionedot.it), a cui si prevede ne possano seguire altre da parte dell’Università di Torino e del Politecnico.

«Nella medicina dei trapianti – dichiara il professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – il trasporto di materiale biologico e degli organi del donatore riveste un aspetto importante. Ad ogni donazione, all’incirca 150 ogni anno in Piemonte e 1700 in Italia, occorre che i campioni di sangue del potenziale donatore siano consegnati nel più breve tempo possibile ai laboratori di riferimento regionali. In questo progetto ci si propone anche di mettere a punto il trasporto tramite droni dei reni da trapiantare. Questi organi – solitamente prelevati da équipe locali dei diversi ospedali del Piemonte – devono essere trasferiti direttamente ai centri di trapianto: la movimentazione di provette ed organi avviene abitualmente su gomma, con i limiti di tempo e di imprevisti dovuti al traffico. Per quanto efficienti ed efficaci questi ‘mezzi’ possono presentare delle criticità e la possibilità di sperimentare nuove soluzioni di trasporto non solo apre interessanti scenari, ma rappresenta una sfida che ci sentiamo di intraprendere per aumentare la sicurezza e la qualità dei nostri e di tutti i pazienti in attesa di un trapianto».

«La nostra Azienda – dichiara il Direttore Generale di Città della Salute, dottor Giovanni La Valle – è la prima in Italia per numero di trapianti e varietà di programmi. Ogni settore della Medicina, ed ancor di più quello dei Trapianti, deve continuare a sviluppare ricerca ed innovazione. Ben vengano dunque collaborazioni con partner così accreditati per sperimentare nuove soluzioni di trasporto, oggi applicate per la medicina dei trapianti, ma che potranno avere in futuro ampi sviluppi in altri ambiti sanitari».

«Il Politecnico è tra i soci fondatori della Fondazione D.O.T – sottolinea Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino – e come tale è sempre in prima linea nel sostenere i suoi progetti e le sue iniziative. Nel progetto INDOOR potremo dare un contributo importante in termini di know-how e di competenze dei nostri ricercatori, oltre a ribadire i valori della solidarietà e dell’importanza delle donazioni che sono alla base dell’impegno in questo campo».

«Il progetto INDOOR –  conclude Stefano Guena, Rettore dell’Università degli Studi di Torino – è un esempio eccellente di come la tecnologia, applicata al campo della medicina, costituisca un settore fondamentale per lo sviluppo. La sperimentazione che sta per partire consentirà, in un prossimo futuro, di trasportare gli organi destinati ai trapianti in modo mai così sicuro e veloce, migliorando significativamente la qualità dell’intervento sanitario e, di conseguenza, l’impatto sulla vita del paziente. Sembra il futuro, invece è il presente: questo progetto, infatti, contribuisce al posizionamento di Torino come complesso di sinergie e reti d’avanguardia, grazie al suo sistema integrato di competenze scientifiche e tecnologie avanzate, unito ad una ormai radicata vocazione all’innovazione sociale e culturale. Questa è la strada che dobbiamo continuare a percorrere, con l’idea di promuovere la pubblica utilità dei saperi scientifici in tutti gli ambiti della ricerca e della formazione».

Cuore arrivato da Praga salva un ragazzo grazie a un trapianto al Regina Margherita

Un cuore arrivato da Praga salva un ragazzo con un cuore artificiale, grazie ad un trapianto eseguito presso l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

Uno splendido esempio di collaborazione internazionale ha consentito di salvare la vita ad un ragazzo dell’astigiano di 12 anni, affetto da una grave malattia del muscolo cardiaco che non consente al cuore di pompare con efficienza il sangue nei vasi sanguigni. Totalmente asintomatico fino a qualche mese fa, il ragazzo era stato ricoverato ad aprile presso il reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino (diretto dal dottor Carlo Pace Napoleone) per la comparsa di uno scompenso cardiaco. A causa delle precarie condizioni cliniche si era reso necessario l’impianto di un cuore artificiale per poterlo tenere in vita, in attesa di un cuore compatibile che permettesse un trapianto cardiaco, nel frattempo richiesto in urgenza sul territorio nazionale.
Dopo alcuni mesi di attesa, nei giorni scorsi l’organo è finalmente arrivato da lontano, da Praga, grazie alla rete di collaborazione internazionale esistente in Europa. Attraverso il Centro Nazionale Trapianti, che è il portale italiano che collega tutte le Reti nazionali europee, è stato allertato il Centro Regionale Trapianti (CRT) del Piemonte, dov’era in lista il paziente. Il medico di turno, dottor Federico Genzano Besso, accertata con i cardiochirurghi pediatrici la compatibilità tra il cuore offerto ed il ragazzo, ha avviato tutte le procedure per rendere possibile il trapianto. A questo punto è iniziata una corsa contro il tempo. Il CRT, grazie alla collaborazione del 118, ha organizzato nella notte un volo per l’équipe di prelievo (diretta dalla dottoressa Maria Teresa Cascarano), che ha raggiunto in circa 90 minuti di volo la capitale della Repubblica Ceca ed ha partecipato al prelievo multiorgano di una ragazza deceduta a seguito di annegamento. Appena rientrati in Italia con il prezioso dono, l’équipe del dottor Carlo Pace ha effettuato il difficile intervento. Il trapianto è durato sette ore ed è tecnicamente riuscito: il cuore nuovo batte ora dentro il petto del ragazzo che, dopo un breve periodo di stabilizzazione in terapia intensiva, è già rientrato nel reparto di Cardiochirurgia per completare la degenza, in attesa di riprendere la sua quotidianità. Potrà presto tornare ad una vita normale.
Per la prima volta al Regina Margherita un cuore arriva da così lontano. Alcune donazioni ricevute finora erano arrivate da Stati europei più vicini, soprattutto Spagna, ma mai da così lontano. Infatti il tempo che intercorre tra il prelievo ed il trapianto dell’organo non dovrebbe superare le 4 ore, per cui vengono accettate donazioni solo da sedi che possono essere raggiunte con un volo di non più di 2 ore, una scelta che limita la disponibilità degli organi. Nonostante il Piemonte sia una delle regioni italiane con il più alto tasso di donazioni, grazie anche all’incessante lavoro del Centro di Coordinamento Regionale per le donazioni ed i prelievi (diretto dalla dottoressa Anna Guermani), è necessaria una collaborazione nazionale ed internazionale per reperire in breve tempo organi per trapianti così particolari, come quelli per i bambini. “Ancora una volta – commenta il professor Antonio Amoroso (Direttore del Centro regionale trapianti) – l’impegno di un’enorme squadra di professionisti, unito alla generosità di una famiglia che ha acconsentito alla donazione.

L’assessore regionale: “Necessario massiccio piano di formazione per infermieri e medici”

COMMISSIONE SALUTE

«Le attività stabilite dal PNRR per potenziare la medicina territoriale  attraverso la realizzazione delle Case della Comunità, delle Centrali Operative Territoriali e degli ospedali di Comunità, richiedono un massiccio piano di formazione degli infermieri e dei medici di medicina generale. La programmazione regionale, da concordarsi con le Università, deve disporre di importanti finanziamenti aggiuntivi, in modo da soddisfare al più presto la domanda di professionisti del Servizio sanitario regionale».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte e coordinatore vicario nazionale della Commissione Salute, Luigi Genesio Icardi, al termine della riunione della Commissione Salute, svoltasi ieri a Roma.

In particolare, l’assessore Icardi ha posto l’accento sulla programmazione delle risorse umane necessaria alla realizzazione del PNRR e alla completa ripresa delle attività ordinarie.

«In questi mesi – ha dichiarato Icardi – la Regione Piemonte si dibatte fra l’assenza di infermieri, che, come noto, non si possono sottrarre alle Rsa a favore delle Asl, e la cronica mancanza di altre figure professionali, fra cui i medici di medicina e chirurgia, di accettazione e d’urgenza (MeCau) indispensabili per la riapertura dei pronti soccorso e per la piena ripresa delle attività. Sono temi su cui è indispensabile, quanto urgente il coinvolgimento dei livelli programmatori nazionali per evitare che la ripartenza della Sanità venga strozzata dagli imbuti formativi».

Sempre in ambito di PNRR, in primo piano nella discussione in Commissione Salute anche il tema delle attrezzature sanitarie e degli interventi in edilizia sanitaria: «La Regione Piemonte – ha aggiunto l’assessore Icardi – ha recentemente riformulato gli aspetti finanziari sull’impegno delle risorse della legge 448 del 1998, art. 71, per nove importanti interventi di edilizia sanitaria, oggetto di incontro presso il Ministero della Salute nelle prossime ore. Con l’occasione, si tratterà anche della necessità di migliorare ulteriormente le norme relative al finanziamento degli investimenti da parte di Inail».