RITRATTI TORINESI

Simone Morabito, avvocato dell’arte

RITRATTI TORINESI

 

  1. Lo Studio Morabito, che ha da poco festeggiato i 50 anni, si occupa anche di Diritto dell’Arte. In quale aspetto del tuo lavoro ti identifichi maggiormente? Nell’aspetto legale e Tributario o in quello di Diritto dell’Arte?

Sì, un bel traguardo. In quell’occasione, peraltro, abbiamo celebrato l’evento commissionando un’opera ad hoc all’artista Andrea Sbra Perego, alla ribalta in questo momento. Quanto a me sono sempre stato uno spirito eclettico, per me è sfidante cercare di risolvere i quesiti legali di imprese e persone. Mi piace aiutare a realizzare le loro idee proteggendole al meglio. Posso definirmi innanzitutto un avvocato d’affari internazionale perché mi sono specializzato prima in Francia in diritto internazionale, poi in Italia in diritto civile e ho ottenuto un post graduate in USA in diritto delle transazioni internazionali. Questo è sempre stato il mio contesto lavorativo, ma da una quindicina d’anni ho incontrato la mia passione ossia l’arte e da lì ne sono nate avvincenti interazioni e quindi la mia specializzazione attuale, che mi porta a essere, oggi, uno dei pochi Avvocati dell’Arte italiani.

 

  1. Come nasce lo Studio Morabito ? Come Studio solo Tributario o anche Legale ?

Lo studio è stato fondato nel 1971 da mio padre, commercialista e revisore dei conti. Lui rimane un faro di professionalità per tutti gli aspetti tributari che ha declinato in 53 anni di professione sotto l’aspetto dell’assistenza alle imprese, enti e privati. Oltre a quella del settore tributario e societario, le sue specializzazioni sono anche la fiscalità dell’arte, ovviamente, insieme ai complicati temi di fisco agrario (per oltre 30 anni è stato consulente della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti Torino) e di successioni. Proprio quest’ultimo aspetto mi porta a ricordare mio nonno, Simone Morabito mio omonimo, scomparso oramai da molti anni, che pur non essendo stato un professionista, è stato un importante funzionario dell’Ufficio delle Successioni di Torino, ricordato ancora oggi da molti notai di una certa età per la sua competenza e velocità di pensiero. Nel 2012, con il mio arrivo, è nato lo Studio Legale Tributario Morabito.

 

  1. Se dovessi dare una definizione di Diritto dell’Arte, quale daresti ? Oggi è diventato sempre più importante per affrontare le sfide che si presentano a livello legale e commerciale ai collezionisti ?

Il diritto dell’arte è come un grande cerchio composto da molti raggi, ognuno rappresentante un’area del diritto: il diritto dei Beni Culturali, il diritto d’autore, il diritto amministrativo, il diritto civile, il diritto internazionale, il diritto penale. Quindi è molto complesso trovare uno specialista nel tema, ma allo stesso tempo è sempre più rilevante proteggere il collezionista che spesso acquista o vende d’impulso senza conoscere le conseguenze dei propri atti.

 

  1. Cosa suggeriresti a un collezionista neofita che, per la prima volta, si affaccia al mondo dell’arte ?

Suggerirei di verificare sempre la provenienza dell’opera che sta per acquistare e di richiedere tutte le informazioni possibili. Poi di rivolgersi a un esperto.

 

  1. Necessitano di una tutela anche le gallerie d’arte e gli artisti oltre che i collezionisti? Quale fascia di artisti e gallerie accedono maggiormente ai tuoi servizi ?

Certamente assisto gallerie d’arte, case d’asta e artisti che debbono proteggere la loro attività e agire nella legalità per evitare illeciti di varia natura. La mia clientela è varia ci sono artisti e galleristi di ogni dimensione

 

  1. Vi occupate anche di fondazioni e associazioni ?

Sì, ci occupiamo anche di fondazioni e associazioni, così come tutti gli strumenti previsti dal nostro ordinamento. Ma anche di trust che è un istituto giuridico di origine anglosassone riconosciuto anche nel nostro ordinamento che spesso può essere la soluzione per problemi non direttamente regolati dal nostro legislatore.

 

  1. Il tuo rapporto personale con l’arte  e se sei anche tu un collezionista

L’arte è la mia passione. Ho imparato ad avvicinarmi a essa non soltanto spinto dalla ricerca della bellezza, ma anche perché interessato da espressioni concettuali rivoluzionarie e più sofisticate. Sono anche io collezionista certamente. Una collezione d’arte rappresenta un modo di raccontare la vita di una persona: per ogni periodo potrebbe corrispondere un’opera, per ogni sentimento una modalità espressiva, per ogni successo una tonalità di colore. In questo arte e diritto si incontrano rendono non banale la mia professione.

Mara Martellotta

 

 

 

 

 

Raffaello Lucchese, professione antiquario

RITRATTI TORINESI 

Raffaello Lucchese, direttore artistico di Mattarte, galleria di antiquariato a Verolengo, in provincia di Torino, proviene da una famiglia di origine napoletana ed è cresciuto in un ambiente dai profumi antichi. Dopo aver compiuto studi classici entra nel mondo dell’antiquariato, e a conoscerlo in modo approfondito, grazie alla moglie Pinuccia Matta, erede della famiglia di proprietari di Mattarte.

 

La sua esperienza negli studi classici ha contribuito a innovare la professione dell’antiquario in quanto conoscitore dell’arte, dedito alla ricerca e allo studio.

È sua convinzione che il lavoro all’interno dell’antiquariato, senza un importante studio alle spalle, diventi impossibile proprio perché, rispetto all’arte contemporanea, l’antiquariato si basa sulla conoscenza e non sulla concettualizzazione dell’arte.

“Il modo in cui interpretiamo l’arte dell’antiquariato – afferma Raffaello Lucchese – risiede nello studiare e ricercare opere ‘dimenticate’, se così si può dire, e riproporle al mondo dei collezionisti e degli appassionati in modo tale da dare loro nuova vita. Gli oggetti che Mattarte commercializza maggiormente sono quadri, mobili di prestigio, che non cadono mai in disuso, e oggettistica di vario genere. Il mercato antiquario, negli ultimi dieci anni, è cambiato molto, e noi ci siamo adeguati a una richiesta improntata sempre più sulle opere importanti e di qualità. Personalmente ho sempre considerato, tra i miei primi amori, l’argenteria del Settecento piemontese e gli orologi, di cui sono molto richiesti quelli da camino, in bronzo dorato.

Successivamente sono rimasto affascinato dai pittori napoletani, genovesi e fiorentini del Seicento. Insomma, come antiquari cerchiamo oggetti che ci facciano sognare e il mondo dell’antiquariato è un progetto sempre futuribile: cercare un oggetto è una sfida, vedere qualcosa che altri non vedono o non considerano e poi riproporlo a chi lo desidera. Non potrei immaginare la mia vita senza arte, sento la necessità di immergermi nelle opere e attraversare storie altrui leggendo tanto”.

Mattarte, la galleria di cui Lucchese è direttore artistico, è presente sul territorio dal 1898, da quattro generazioni.

Raffaello Lucchese e Pinuccia Matta non solo trasmettono ai loro figli l’amore per l’antiquariato. Eleonora è una valida vocalist e Simone un bravissimo ballerino. Entrambi hanno vinto dei premi.

La galleria sarà presente alla Fiera AMART di Milano, che si svolgerà dal 6 al 10 novembre 2024, e a Modenantiquaria, a febbraio. Ad AMART verrà esposta un’opera di Barbara Longhi di Ravenna, pittrice di inizio Seicento, già molto apprezzata dal Vasari.

Raffaello Lucchese, oltre a essere uno stimato antiquario, svolge l’attività di perito sul mercato antico e moderno per il Tribunale di Torino e i più importanti musei nazionali.

 

Mara Martellotta

 

 

 

 

 

 

 

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Silvia Tardy: la bellezza dei suoi gioielli contemporanei nell’atelier Internocortile

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Internocortile Atelier rappresenta una realtà abbastanza unica nel panorama torinese per le creazioni e la vendita di gioielli di design e che si esprime attraverso le tante collaborazioni che la titolare, Silvia Tardy, fin dal 2012 ha intessuto con designer e orafi, creando una selezione di gioielli ampia e dai differenti contenuti.

 

Appassionata da sempre di design, e dopo tanti anni di esperienza nel mondo dell’arte contemporanea, Silvia Tardy ha trasferito la sua attività denominata Internocortile Atelier in via Fratelli Calandra 7 a Torino, nel 2016. Specializzata nel gioiello d’autore ma ergonomico, ovvero quello funzionale ad essere indossato nella vita di tutti i giorni e che si differenzia dal “gioiello d’artista”, appartenente all’estetica concettuale degli oggetti d’arte, offre una proposta di una decina tra designer e orafi, ognuno con la sua ispirazione particolare basata su esperienze e vissuti che confluiscono nella creazione del gioiello.

Gli orafi e designer che collaborano con Silvia Tardy basano, per lo più, le loro creazioni su un forte legame con la natura, utilizzando pietre semipreziose accompagnate da una base di bronzo o argento. Tutti i gioielli qui in vendita sono rigorosamente made in Italy, anche se non tutti i loro creatori sono italiani. In questo negozio si possono trovare anche numerosi gioielli a prezzi contenuti, che conferiscono al luogo un taglio meno elitario, incentrato sulla bellezza del manufatto e la cura del cliente.

“Del gioiello ho sempre amato il senso di bellezza e armonia che è capace di trasmettere su chi lo indossa – spiega Silvia Tardy – è una vera e propria espressione artistica, in quanto portatore di bellezza e piacere, un modo di ‘sentire’ la vita Il gioiello svela e racconta la personalità di chi lo crea e di chi lo sceglie evidenziandone sensibilità e gusti. Citando Simone de Beauvoir, ‘il gioiello è il fiore nato dalle profonde radici della poesia interiore’.

Il lavoro che svolgo con passione e professionalità è basato sul contatto diretto con il cliente, di cui cerco di individuare il senso estetico intimo, non solo fisiognomico, al fine di far risaltare la sua personalità attraverso la bellezza del gioiello. Questa intenzione è simboleggiata in particolare dalla mia Balena, su verso la luce, un ciondolo rappresentante appunto una balena, emblema della capacità di andare a fondo, di acquisire nuove consapevolezze e di saper tornare in superficie con nuova leggerezza”.

Mara Martellotta

 

Carlo Rosa, l’eleganza innata di un amante della cosmesi

RITRATTI TORINESI

Discendente dal ramo materno di Bernardino Drovetti, illustre collezionista d’arte che è ricordato per la raccolta di Antichità a cui si deve la creazione del Museo Egizio di Torino, Carlo Rosa è  presente oggi a Torino con la linea di cosmesi di alta qualità “Palazzo Rosa”, che ha ideato e fondato insieme al socio Eduardo Guarneschella, famoso cultore della cosmesi naturale.

Prima di fondare Palazzo Rosa, Carlo ha compiuto molte esperienze all’estero, lavorando  anche a Hong Kong, dove ha conseguito la sua seconda laurea, e poi in Svizzera e Polonia sui mercati internazionali.  È stato un periodo di viaggi intensi, solo nell’anno Duemila si contano 201 carte d’imbarco per trasferte lavorative. Nel 2005 ha fondato Gruppo Viva SpA, un’azienda che realizzava parti per la composizione di pentole, come coperchi, manici, dischi e vernici per pentole, vendendo sia in Italia sia in altri 64 Paesi esteri. In Europa aveva rapporti commerciali con Russia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Francia e Germania.

Carlo Rosa ha poi venduto l’azienda nel 2019, successivamente al rilevamento nel 2017 di un laboratorio di cosmesi sito in Liguria. Sua grande passione da sempre, ereditata dal ramo materno della famiglia, è  la cosmesi, anche ad uso personale. L’idea di dedicarsi totalmente alla bellezza attraverso materiali e ingredienti naturali l’ha portato a fondare la suddetta azienda Palazzo Rosa incentrata su di una linea di cosmesi di classe sensibile al tema green, i cui prodotti vengono realizzati e conservati con ingredienti e materiali di alta qualità,  tra cui il vetro e le serigrafie al posto delle etichette.

“Mia mamma Olga, cui è  dedicata anche una linea di Palazzo Rosa chiamata Donna Olga, aveva una grande passione per i cosmetici e per le rose in particolare – spiega Carlo Rosa- le rose sono presenti nella mia famiglia sotto diversi aspetti, non solo quella casuale del cognome. Gli aneddoti che riguardano il nostro rapporto con le rose sono principalmente due. Il primo riguarda un quadro ricevuto in dono dagli avi Genevieve Du Puy e Louis de la Rose, che raffigura una ragazza con in testa una rosa, simbolo della bellezza, che gioca con un uccello.

La storia vuole che questa ragazza raccogliendo i cinorrodi ( i falsi frutti della rosa) abbia tratto sollievo alle mani colpite da dermatite, malattia allora sconosciuta, grazie all’olio definito miracoloso contenuto nei cinorrodi. Il secondo aneddoto riguarda il matrimonio dei miei genitori nel 1961 e il desiderio di mia mamma di portare con sé da Palazzo Rosa una rara rosa damascena, ricevuta da Bernardino Drovetti, un fiore dalle proprietà emollienti, lenitive e con effetti neurocosmetici che inducono il benessere psichico.

Proprio per questo motivo tutti i prodotti di Palazzo Rosa contengono una base d’acqua di rosa damascena. La mia passione e l’amore per il giardinaggio mi hanno portato a conoscere meglio le piante, aspetto che mi aiuta all’interno di quella che è la produzione di Palazzo Rosa”.

Oltre ad essere un grande appassionato di viaggi, Carlo Rosa è un assiduo frequentatore di mostre di artisti contemporanei che in passato, alla guida di Viva Gruppo SpA, ha contribuito a sponsorizzare. Non è solito acquistare arte contemporanea in quanto occupato a curare una pinacoteca di duecento quadri ricevuta in eredità dalla famiglia.

Carlo Rosa è  inoltre presidente dell’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, il duomo di Torino, che riunisce accademici dalla spiccata sensibilità culturale, che si prefigge come unico obiettivo l’interesse verso l’arte e la cultura e la loro divulgazione. Nel 2018 Carlo Rosa ha ricevuto la prestigiosa investitura dell’Ordine dei Cavalieri di San Maurizio e Lazzaro, ordine cavalleresco di Casa Savoia risalente al 1572.

Mara Martellotta

Carlo Maria Tresso: lavoro e attività sociali per giovani speciali

RITRATTI TORINESI

Amministratore Unico di ATT srl impresa sociale

 

“L’Associazione Attivitabile – dichiara Carlo Maria Tresso, Amministratore Unico di ATT – il 5 settembre  cambia nome e rinnoverà le cariche elettive, oltre a rilanciare i laboratori di  teatro, orti urbani, ceramica, disegno manga, scacchi e scrittura fantasy, proponendo nuove attività al servizio delle necessità dei giovani con autismo e disabilità cognitive che emergono oltre al lavoro. L’impresa sociale ATT è una realtà creata nel 2021 per dare prospettive di lavoro e occupazione a giovani con disabilità cognitive e sindromi dello spettro autistico. A questo scopo conduce un progetto formativo finalizzato all’inserimento lavorativo dedicato alle persone iscritte alle liste delle categorie protette con fragilità, in particolare del settore ristorativo. Nel corso dell’anno scolastico 2023/2024 ha fornito occupazione a più di cinquanta giovani tra i 20 e i 35 anni, impegnandoli nella preparazione e nella vendita degli alimenti nelle scuole superiori della città metropolitana di Torino. Divisi in “team”, al momento dell’intervallo, i giovani provvedono alla distribuzione di brioche vuote o al cioccolato, ciambelle, tranci di focaccia bianca e pizza rossa, panini normali, panini speciali con la cotoletta e, con la loro presenza al servizio di studenti e professori, hanno trasformato l’ambiente scolastico in un luogo sempre più inclusivo. I panini vengono preparati alla cascina Fossata e, per rendere un servizio dai parametri “green”, è stato utilizzato come mezzo di trasporto un servizio di city riding. Le scuole che beneficiano del servizio di distribuzione di alimenti freschi di giornata e “plastic free” sono il Maria Mazzarello, il Santorre di Santarosa, l’Einstein, l’IIS Galileo Ferraris di Settimo Torinese, l’8 marzo di Settimo Torinese, la Casa di Carità di Arti e Mestieri, Maria Ausiliatrice, Gioberti, il Monti di Chieri, il Filos e il liceo Majorana. La distribuzione di panini avviene tramite un servizio di cargo bike anziché di mezzi a motore, in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale”.

“L’impresa sociale offre inoltre ai propri giovani – spiega Carlo Maria Tresso – altri tipi di esperienze occupazionali, organizzando servizi di catering e gestendo la Buvette del Consiglio Comunale di Torino presso Palazzo Civico. Il laboratorio dove il cibo viene preparato per essere poi distribuito nelle scuole si trova a cascina Fossata, casa ideale per questa attività, uno spazio polifunzionale, innovativo in un territorio che sta subendo una trasformazione sia urbana sia sociale. L’impresa sociale ATT è riconosciuta come protagonista nel piano di inclusione della città di Torino. Per partecipare a questa sfida sono molto gradite le donazioni che permettono ai giovani di sostenere questo percorso di autonomia e indipendenza”.

Carlo Maria Tresso ha fondato ATT nel 2021, lavorando prima nel settore delle assicurazioni a Milano e facendo qualche esperienza nel settore dell’inserimento lavorativo. Tornato a Torino, ha avviato questo progetto anche alla luce di una situazione personale, quella di avere una figlia ipovedente e di avere constatato quanti passi in avanti abbia compiuto in autonomia e indipendenza da quando ha iniziato a lavorare. Spesso, però, le persone con disabilità, nel campo lavorativo, si scontrano contro un muro di pregiudizi.

“Non bisogna guardare alla disabilità ma alle potenzialità”, sostenere Carlo Maria Tresso. È così che nasce la sua impresa sociale che coinvolge questi giovani. Partecipano al progetto psicologi e educatori che aiutano i ragazzi nell’intermediazione con il mondo esterno. Ciascuna persona dimostra le sue abilità e passioni. Una di queste è una ragazza che disegna dei manga fantastici. Un altro ragazzo è appassionato di videogiochi e viaggi, ha visitato New York e Parigi e vorrebbe andare a Tokyo. I giovani lavoratori iniziano con uno stage e poi avviano percorsi di tirocinio e apprendistato, e al termine del percorso può avvenire l’assunzione. Lavorano per ATT più di cinquanta persone, di cui sei assunte.

 

Mara Martellotta

La vibrazione della materia nelle opere di Pier Tancredi De-Coll

RITRATTI TORINESI  

 

Pier Tancredi De-Coll’, torinese di nascita nel 1959, è un pittore di impianto espressionista, che di recente ha aderito alla corrente romana dell’Effettismo di Francesca Romana Fragale. In lui l’amore per gli acquerelli e i colori nasce in ambito famigliare, avendo lo zio Piercarlo noto e bravo acquerellista. Nell’adolescenza Pier Tancredi trascorse tantissime giornate a dipingere acquerelli nella casa dello zio, e poi assunse la decisione di prendere lezioni dal pittore Serafino Geninatti, artista molto valido dal punto di vista tecnico. Intorno ai vent’anni, quasi per scherzo, si fece portare nella redazione de La Stampa, dove ha esordito come vignettista lavorando per quindici anni per il quotidiano stesso per Stampa Sera e per le edizioni provinciali quando nacquero intorno agli anni Ottanta. La scelta dei temi che Pier Tancredi De-Coll’ indaga nella sua pittura sono gli interni e le figure, che in essi vivono, esprimendo nel colore quella particolare vibrazione che il pittore ha saputo conferire alla materia. Le sue opere sono state realizzate con la tecnica dell’acrilico su tela, per alcuni artisti considerata difficile, per altri facile poiché, come tutti sanno, la materia e il corpo dell’acrilico non sono come la pittura ad olio.


“Nelle sue opere avviene – spiega il critico Emanuele Gregolin – una preziosa alchimia, a volte perché posseggono quel tocco e quel respiro che farebbero pensare alla duttilità dell’olio, alla sua elasticità e trasparenza, mentre, in realtà, sono opere nate con la pittura stesa con i colori acrilici, tecnica di moderna invenzione. È un punto, questo, non secondario, perché già si svela per noi il primo incanto, la magia che porta pensieri poetici nei confronti dei dipinti creati dal nostro artista. Il tema della figura vive negli spazi e nei suoi dipinti, perché lo spazio è contenitore delle emozioni e dei ricordi, e negli interni di De-Coll’ diverse opere narrano storie differenti, dove uomini e donne sono protagonisti nel colore.

La celebrità sarebbe giunta con la realizzazione di un libro di disegni e poesie a quattro mani con lo scrittore Federico Audisio Di Somma (Premio Bancarella 2002), dal titolo “Femmes – Donne Elettriche”. Questo libro ricevette la sponsorizzazione e la prefazione di un noto stilista di allora, Gianni Versace, e fu regalato in occasione della prima raccolta fondi per la costruzione dell’Istituto Candiolo. Nel 2014 De-Coll’ fece un ritratto ad un amico, al cui padre era stato fatto un ritratto dal noto pittore iperrealista Benedicenti. Questo ritratto di De Coll’ vinse il secondo premio nel concorso dei “Pittori della domenica”, e partecipò al Premio “Internazionale Arte”. Il premio prevedeva che il primo classificato potesse esporre i suoi quadri per una settimana in uno spazio interno di via Bellezia. De Coll’ chiese di esporli in uno spazio più ampio e informale, dove l’8 settembre 2016 furono visitati da Ezio Gribaudo e la sua famiglia. Il grande maestro lodò la pittura di Pier Tancredi e, su questo suo percorso artistico, è stato scritto il libro “Pura pittura”(Gli Ori) curata dalla Presidente dell’Accademia Albertina Paola Gribaudo e scritto da Federico Audisio di Somma, presentato al Salone del Libro di Torino nel 2017. Durante la presentazione dello stesso libro presso il Circolo dei Lettori, la critica Liletta Fornasari notò il lavoro di De-Coll’ e decise di approntare una mostra antologica a lui dedicata presso la galleria Comunale di Arte Contemporanea della città di Arezzo, da lei stessa curata. Nel 2019 la Presidente Donna Allegra Agnelli ha inaugurato la prima personale d’arte in assoluto di De-Coll’, intitolata “Lessico quotidiano”, presso il prestigioso istituto per la cura e la ricerca sul cancro, a Candiolo, poi trasformata in mostra permanente. All’inizio i quadri venivano venduti, ma dall’inizio del 2023 l’artista ha deciso di donare la sua collezione all’Istituto Candiolo. A Salerno ha ricevuto il Premio “Charlot – performace d’artista”. Antonio Perotti, napoletano di nascita e salernitano di adozione, ha voluto Pier Tancredi De-Coll’ nel suo gruppo di artisti, dove sono presenti personaggi di fama artistica mondiale, e ha avuto l’onore di essere fra i sedici artisti internazionali a interpretare “La Mole Urbana”, innovativa pop car elettrica di Umberto Palermo. Il suo lavoro di istanze sociali è pubblicato all’interno del libro di Paola Gribaudo “COndiVIDere”, che raccoglie le testimonianze sul primo lockdown di molte personalità torinesi. De-Coll’, oltre ai dipinti, realizza anche installazioni, di cui ricordiamo una in particolare dal titolo “Mira la luna”, recentemente inaugurata a Ogliastro Cilento, nell’ambito dei percorsi d’arte del Cilento curati da Elio Rumma.

La prima mostra che De-Coll’ ha inaugurato a Torino è stata presso la galleria di Riccardo Costantini nel 2015, in via Giolitti, vicino al Po. Suoi lavori sono stati selezionati per il Premio “Sulmona”, ricevendo nel 2022 la Menzione d’onore dalla Giuria presieduta da Vittorio Sgarbi.

II 29 maggio 2021, in occasione del lancio ufficiale di “Mole Urbana”, come per la première, è stato chiamato da Antonio Perotti a rivestire con la propria opera Le colonnine per la ricarica della innovativa automobile elettrica progettata da Umberto Palermo.

Attualmente una sua opera, intitolata “D’Annunzio e la Cina”, è in esposizione al Vittoriale in una mostra che durerà fino al febbraio 2025. Una personale che gli è stata dedicata di recente è quella a Villa Bertelli, nel cuore di Forte dei Marmi.

Le sue opere sono esposte in permanenza presso la Galleria ArteèKaos di Alassio e Bologna, la Galleria Mentana di Firenze, la Bottega d’Arte Bianchi di Alessandria e ProposteLab di Cava de’ Tirreni. Parteciperà quest’anno all’edizione 2024 del prestigioso Premio Odisseo del Cdvm ( Club Dirigenti Vendite & Marketing).

 

 

 

 

Mara Martellotta

 

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Gianluigi De Marchi: giornalista, Cavaliere e campione del mondo di lettere pubblicate dai giornali

RITRATTI TORINESI  

 

Gianluigi De Marchi, nato a Celle Ligure nel 1944 da genitori genovesi sfollati, è sempre stato legato alla cittadina di Camogli, dove i suoi bisnonni e trisnonni facevano gli armatori. Camogli rimane per lui, come afferma il titolo di un libro, la città “dei mille bianchi velieri”, in quanto all’epoca si trattava di una località attrezzata ad ospitare lo sviluppo del settore navale. Il padre di Gianluigi De Marchi era agente di cambio e scriveva una rassegna borsistico settimanale, attività che è stata in seguito tramandata al figlio che, al conseguimento della maturità, ha iniziato ascrivere una rassegna borsistica settimanale supervisionata dal padre. Proprio di borsa, economia e finanza ha continuato a occuparsi per le maggiori testate nazionali, quali Il Tempo, La Repubblica, il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore oltre a varie riviste del settore.

“Il mio impegno – afferma Gianluigi De Marchi – è sempre stato quello di cercare di spiegare in maniera semplice le questioni complesse, perché ritengo che i giornalisti debbano farsi comprendere da tutti in un linguaggio accessibile e corrente. Non amo lo sfoggio di cultura con termini inglesi non sempre comprensibili. Da anni sono collaboratore del Torinese, un quotidiano online, sul quale affronto gli argomenti sempre di maggiore attualità, della borsa, della finanza e dell’andamento economico nazionale. Ho anche scritto articoli sugli oroscopi, tratteggiandoli con particolare ironia”.

“Una nomina di cui sono orgoglioso è quella di Cavaliere – continua De Marchi – che mi è stata conferita dopo due anni di istruttoria dal Prefetto Cafagna, e presentata dalla onlus Muse, associazione della quale faccio parte da più di vent’anni che si occupa della facilitazione e integrazione dei bambini extracomunitari nelle scuole. Muse fa coesistere i bambini attraverso la comunicazione non verbale, coinvolgendoli in attività di danza, canto, mimo e disegno, tutte iniziative che non comportano l’utilizzo della lingua. Si tratta di un progetto di carattere internazionale che risale agli anni Cinquanta, ideato dal musicista Yehudi Menuhin, per integrare popolazioni arabe e israeliane, evidenziando come possa sempre esserci un dialogo a partire dai bambini. A Torino sono circa una quarantina le scuole che hanno aderito al progetto. I presidi di questi istituti hanno concesso due ore settimanali per questo tipo di attività. Generalmente le scuole interessate sono situate nei quartieri torinesi più ‘difficili’”.

Gianluigi De Marchi può fregiarsi anche di altri titoli ricevuti in passato, come quello di Campione del Mondo per il maggior numero di lettere pubblicate dai giornali, ottenendo anche il Guinnes Award (Guinness dei primati). Nel 2022 sono uscite 12 lettere nell’arco di una settimana. Nel 2005 ha vinto 150mila euro partecipando con successo alla trasmissione “Chi vuol essere milionario”, condotta da Gerry Scotti, e ha donato metà della vincita alle associazioni che sostiene da sempre: La lega del Filo d’Oro, per i bambini più sfortunati, è AMREF, una lega fondata da popolazioni africane per aiutare i loro connazionali in difficoltà. Per i suoi 75 anni ha inventato, spronato dai suoi nipotini, il personaggio Nonno Scemo, che ha ottenuto un buon successo di visualizzazioni sulla piattaforma YouTube, dove sono presenti più di 450 “teatrini” in stile umoristico-demenziale. De Marchi è stato anche l’inventore dell’Oigoloro (Orologio, se letto al contrario), un gioco di parole derivante dal suo utilizzo se posizionato di fronte a uno specchio, in modo da poter leggere correttamente l’ora quando ci si trova dal barbiere o davanti a uno specchio per la toilette femminile.

 

 

 

 

Mara Martellotta

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Giancarlo Viani, una vita per il palcoscenico

Ritratti Torinesi 

Giancarlo Viani nasce ai piedi del Monte Rosa, approda al teatro spinto dalla sua innata curiosità. La sua formazione inizia nel 2013, frequentando il corso di teatro dell’Università Popolare di Torino, che lo porterà a scoprire una inaspettata passione per il palcoscenico. Approfondirà le sue conoscenze in campo teatrale con alcuni seminari tecnici, tra cui le giornate di lavoro sulle azioni fisiche condotte da Sandro Conte. Frequenta successivamente, verso la fine del 2015, la sezione adulti della scuola Giuseppe Erba di Torino, dove ha l’occasione di arricchire la sua formazione lavorando con Luciano Caratto, Barbara Cinquatti e Marcella Ghiani, per poi essere selezionato a far parte del Laboratorio Permanente “Giuseppe Erba”di Torino. Partecipa alla produzione dello spettacolo Viaggio verso la libertàtratto dal diario originale di un giovane partigiano canavesano, interpretando il ruolo del protagonista. La sua continua curiosità e ricerca lo portano a frequentare diversi seminari tenuti da Margarete Assmuth, Giorgia Cantalini, Eleonora Moro, Patrizia Punzo e un workshop diretto da Luciano Colavero dedicato all’auto preparazione dell’attore attraverso il testo e alle azioni fisiche, presso la Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di MilanoSegue le regie del gruppo Swinging Turin che, attraverso musiche e letture dal vivo, ricostruiscono la storia di Torino dagli anni Venti agli anni Settanta e i racconti della Resistenza del territorio. Viene scelto per il ruolo di Crotone ne “I giganti della Montagnadi Pirandello con la regia di Alberto Oliva, nel 2020, andato in scena a Milano; partecipa a “La cantatrice calva – una riscrittura drag”con la regia di Rubynia Reubens; ricopre il ruolo de Il delegato della Croce Rossa nella pièce “140603” diretta da Mirella Berardino. Ha interpretato importanti autori: Pirandello, Allen, Čhecov, Marivaux, Shakespeare, Williams, Simon, Shaffer, Ruhl e tanti altri, ed è voce narrante del progetto “Luoghi di libri”. Con Beppe Rosso e Yuri D’Agostino partecipa allo spettacolo “Lo spettatore condannato a morte” di Matei Vișniec a San Pietro in Vincoli a Torino. Recentemente si forma con il maestro Mamadou Dioume sulla drammaturgia di Peter Brook relativa a “La conferenza degli uccelli” di Jean-Claude Carrière. Fa parte di numerose compagnie, in particolare della Divago di Torino. Dal 2022 è docente di Storia e tecnica del radiodramma alla Fondazione Università Popolare di Torino e, dal 2022, è docente di dizione presso Split Teatro. Debutta al cinema con “Pomodori ripieni” di Edoardo Rossi ed è attore in alcune produzioni pubblicitarie.

Al momento è in scena con un cameo in “Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia” un testo scritto e interpretato da alcune donne della compagnia Divago. È stato in scena il 15 marzo Cascina Roccafranca, Torino – 20 marzo Teatro Concordia, Venaria Reale – 22 marzo Teatro Beppe Fenoglio, La Loggia – 25 marzo teatro Superga, Nichelino – 9 aprile, Salerno.

Il 6 giugno andrà in scena per beneficenza con la compagnia Divago al Teatro Astra di Torino con una commedia voluta dall’associazione Casa Giglio, un grande appartamento nel cuore di Torino che ospita gratuitamente famiglie con figli in cura presso gli ospedali gratuitamente

Si occupa inoltre di cinema, pubblicità e di insegnamento. L’anno prossimo terrà un corso di teatro e una serie di seminari dedicati alla lettura espressiva, sia in presenza che on line, dedicati ai gruppi o ai singoli.

Con Unipop, il corso di Radiodramma sta avendo molto successo in questo terzo anno, e stanno per essere ufficializzate le novità per il prossimo anno.

 

MARA MARTELLOTTA

 

 

 

 

 

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La Chirurgia Plastica del dottor Spaziante è una ‘Chirurgia dell’Anima’

RITRATTI TORINESI

“Posso dire che per me la Bellezza è qualcosa che fa sognare, ma è molto più forte del sogno. E’ un ideale, un miraggio, un enigma.”   Igor Mitoraj
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Il Dott. Luca Spaziante, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, ha fatto di tre principi i perni della sua professione: armonia, eleganza e bellezza. Nato a Potenza da madre pittrice e padre architetto, risulta molto legato alla sua terra e ai valori umani ad essa appartenenti, coltivando l’arte e respirandola a 360⁰. Quest’ultima diventa per lui una grande eredità che decide di affinare e approfondire e che lo porterà a conoscere in modo più approfondito l’arte della scultura, da cui è profondamente attratto. Questa passione si unirà a quella per l’anatomia e lo renderà interprete e protagonista di questo connubio che, arricchito dai suoi studi in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, porterà la sua mano a operare con grande sensibilità, precisione e eleganza. Arte e Medicina rappresentano per lui una sorta di laboratorio della sanità, dell’esclusività e del miglioramento dell’essere fisico e mentale, ma anche di profonda etica.

Il Dott. Spaziante è un medico intraprendente nell’ambito di svariate realtà ospedaliere e private, realtà che si espandono subito dopo la sua laurea conseguita a Pavia, portandolo a lavorare a Roma, Firenze e Perugia. Successivamente si reca a Torino dove consegue la specializzazione in Chirurgia plastica, Ricostruttiva ed Estetica con il massimo dei voti e dignità di stampa, perfezionando la sua formazione con ulteriori Master universitari, tutti conclusi con il massimo dei voti.

Attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Medico presso la SC Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e svolge la sua attività libero professionale tra Torino, Milano, Alba, Asti e Albenga. Naturalezza e innovazione vanno nella sua attività professionale di pari passo con la metodologia che ricerca il mantenimento di ciò che rende unico e irripetibile il volto umano, oltre che dell’armonia e dell’eleganza del corpo, utilizzando quello stesso garbo che lo scultore usa nello scolpire una statua.

La sua spiccata sensibilità artistica lo porta a estrapolare, attraverso una raffinata tecnica chirurgica, la versione più bella e naturale del volto e del corpo sul quale interviene.

Secondo il Dott. Spaziante il concetto di bellezza non ha mai avuto nel tempo un valore assoluto ma è sempre stato rappresentato da un ideale ricorrente, capace di percorrere i secoli mutando e adattandosi al ruolo che la figura femminile ha assunto attraverso le diverse epoche, a seconda della situazione sociale, economica, culturale e religiosa. Se le statuette più antiche, quali la Venere di Willendorf, risalente addirittura a 24.000 anni A.C mostravano seno, fianchi e addome abbondanti, mettendo in rilievo la funzione procreatrice femminile, anche nella Roma antica la figura femminile rimaneva opulenta, per cambiare poi in epoca rinascimentale, dove compariva il concetto di bellezza secondo canoni geometrici, rapporti proporzionali e sequenze matematiche, cosiccome tramandato dal mondo greco.

Ed è proprio l’arte classica greca, tutta basata sulla ricerca delle proporzioni ottimali, ad essere per lui, sin dall’inizio della sua attività, la strada da seguire, così come i grandi artisti dell’epoca rinascimentale che sposarono lo stesso ideale di bellezza.

Il senso delle proporzioni rappresenta per il Dott. Spaziante la stella polare per realizzare i suoi interventi con la massima precisione e senza mai stravolgere la naturalezza del viso e del corpo: “correggere senza stravolgere” è un suo principio di base a cui si affida per donare benessere psicofisico ai suoi pazienti.

Molto amante della scultura, si ispira ad essa nell’elaborazione della sua arte chirurgica. Oltre a Rodin, Mitoraj, Michelangelo, Canova, fonti costanti per lui di ammirazione e studio a cui ritorna spesso per trarre ispirazione, una delle sue scultrici contemporanee preferite, cui fa sempre riferimento, è senza dubbio Rabarama, capace di realizzare sculture e dipinti con creature ibride scomponendone le parti del corpo e del viso. Come lui stesso ha spiegato, quella stessa scomposizione visibile nelle opere dell’artista viene attuata nella sua mente ogni volta che si approccia chirurgicamente ad un volto o a un corpo per renderlo migliore.

Interviene spesso in modo differente e con altrettante tecniche sulle varie aree anatomiche, ma il risultato deve sempre rispecchiare i suoi principi di naturalezza, eleganza e armonia.

La sua chirurgia plastica, strettamente connessa all’arte e al senso delle proporzioni, armonia e equilibrio, la definisce “chirurgia dell’anima” quando, realizzata con maestria e etica, permette di donare al paziente una metamorfosi interiore attraverso il cambiamento corporeo. È fermamente convinto della stretta connessione tra mente e corpo che gli permette, attraverso il cambiamento delle forme esteriori (soma), di ottenere conseguenti positive ripercussioni interiori (psiche) che portano alla cura dei conflitti del profondo.

Arte e Medicina nel Dott. Spaziante sono ispirate da una profonda etica, dove la sofferenza causata dalla malattia trova conforto e salvezza e dove la volontà di apparire più giovani e più belli diventa parte integrante di un desiderio spontaneo, mai involgarito dalle mode o da una mancata serietà. Il progetto di Luca Spaziante accomuna l’umanizzazione del paziente nei luoghi di cura ad esso più adatti alla professionalità nei metodi e nelle finalità, considerando che “il paziente non è un numero ma un essere umano che richiede attenzione e professionalità”.

 

Mara Martellotta

 

 

 

 

 

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Giuseppe Alletto, l’arte per indagare l’agire umano

Ritratti torinesi

Cresciuto a Bagheria, in provincia di Palermo, l’artista vive tra Milano e Torino.

Dopo aver conseguito la maturità classica con il massimo dei voti e la laurea in storia dell’arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo, nel 2016, dopo due esami orali e la valutazione dei suoi testi in italiano e in inglese, è stata accettata la sua candidatura al corso di Contemporary Art presso il Central Saint Martins College of Artand Design di Londra.

Tra le varie esperienze all’estero, le più rilevanti sono quella di più di un anno a Monaco di Baviera, quella di sei mesi a Londra nel 2017 e quella di sei mesi a Madrid nel 2022.

Sin da bambino ha creato e dipinto opere e nel 2019 ha intrapreso una serie di viaggi in Nord Italia e in Europa, ma la pandemia da Covid 19 ha stravolto i suoi piani. In pochi mesi, infatti, era riuscito a far scaturire l’interesse da parte di diverse gallerie ed erano in programma ben cinque mostre d’arte, cinque personali a Milano, Firenze, Barcellona, Lisbona e Monaco di Baviera, che non è stato possibile realizzare. Nel 2022 ha dedicato diversi mesi alla realizzazione di nuove opere e allo studio di libri di marketing, di antropologia, di storia dell’arte e esoterismo. Ha ripreso a viaggiare e dopo un itinerario che lo ha portato prima a Madrid poi a Barcellona, in seguito a Londra e Parigi, è adesso nuovamente in Italia.

Dal 2022, come artista, ha iniziato a lavorare con alcune gallerie torinesi, quali la Biasutti e Biasutti di Torino, la CSA FARM gallery di Torino, la galleria Spazio temporaneo di Milano e la Wundergrafik di Forlì.

Nel 2020 ha poi tenuto una mostra personale dal titolo “Buio Bianco” presso la galleria Weber e Weber di Torino. Nel luglio del 2015 ha condiviso con lo scultore Giuseppe Agnello un doppio evento presso la fattoria dell’Arte/teatro Andromeda in provincia di Agrigento, a Santo Stefano Quisquina. In quell’occasione Giuseppe Alletto ha tenuto una mostra personale dal titolo “8 opere e un luogo: Giuseppe Alletto”, con catalogo a cura di Alfonso Letojanni. Le sue prime personali risalgono al dicembre 2008 e al maggio 2010 presso la sede della biblioteca comunale di Bagheria, palazzo Aragona Cutò.

“Nel primo atto del mio Corpus di opere – afferma Alletto -affronto i tre temi fondamentali di quello che Wagner definiva il puramente umano, vale a dire l’aggressività, l’erotismo e il rapporto con il Sacro.

Nel secondo atto Alletto prosegue nella sua narrazione, nelle forme di un’arte che talvolta definisco antropologica, rappresentando le conseguenze dell’azione dell’uomo sulla terra sino al momento della distruzione.

Il terzo e ultimo atto si caratterizza per quelle visioni misteriose non figurative o “aniconiche” di una dimensione post umana dominate dall’assenza cosiccome da una serenità arcana, puntellata da vaghi riferimenti alla musica, all’armonia, a superficie spazi futuristici che sembrano anelare a una rinascita”.

Fin dall’età di diciassette anni, età in cui ha inizio il suo percorso artistico, sperimenta diverse tecniche tra cui l’acquerello, la pittura a olio, il carboncino e il disegno a matita. Si specializza, in particolare, nella pittura ad olio, nella fotografia, nelle installazioni e nei lavori di videoarte.

Temi principali delle sue opere ritornano all’interno del suo percorso e riguardano l’uomo e le conseguenze dell’agire umano sulla realtà, un agire che sta portando a una distruzione ben rappresentata dalla sua opera intitolata “Fungo atomico”, opera che l’artista ritiene rappresentativa e che ebbe successo in mostra già nel 2020.

L’agire umano è indagato da Alletto attraverso tre azioni che l’uomo impone alla sua realtà: il rapporto con il sacro, quello con l’erotismo e il rapporto con l’aggressività. L’opera dell’artista ha una valenza mitica, simbolica e sacra, il tema della distruzione viene superato e lenito attraverso le frequenze musicali. Tra le installazioni è doveroso ricordare quella intitolata “Europa”, realizzata con materiali organici e oro alimentare, simboleggiante, attraverso un intreccio di politica e di mito, la vicenda del toro bianco ( Zeus) e la fanciulla Europa, mito da cui traggono origine gli altri miti le nostre storie.

Mara Martellotta

 

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