I Comuni sono pronti a scendere sul piede di guerra, nuovamente, contro il nuovo documento nel quale l’azienda prevede il recapito a giorni alterni della corrispondenza in oltre 900 enti piemontesi, senza peraltro elencarli
Poste Italiane fanno il gioco delle tre carte ? La risposta parrebbe affermativa, almeno stando alla lettura elle carte. Dopo il congelamento, annunciato in gennaio, del piano che prevedeva la chiusura degli uffici e la riduzione degli orari di apertura adesso i Comuni sono pronti a scendere sul piede di guerra, nuovamente, contro il nuovo documento nel quale l’azienda prevede il recapito a giorni alterni della corrispondenza in oltre 900 enti piemontesi, senza peraltro elencarli. Un piano di fatto avvallato da AgCom, l’Autorità garante per le Comunicazioni, che a luglio dello scorso anno aveva invece preso posizione difendendo i servizi postali nei Comuni montani e nelle aree marginali del Paese, zone “a domanda debole”.
Contro questa posizione si sono schierati l’Uncem e l’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna guidato dall’on. Enrico Borghi che ha inviato a tutti Comuni montani del Paese una lettera con i quali si invita a partecipare alla consultazione segnalando le distorsioni di un sistema che determinerebbe una grave discriminazione in particolare per i Comuni montani. “Non possiamo accettare questa nuova presa di posizione di Poste – evidenzia Borghi – Ancora una volta le scelte aziendali non vengono concertate con le istituzioni, con i rappresentanti dei Comuni. I tagli vengono calati dall’alto in nome di una razionalizzazione che è l’anticamera dello smantellamento del servizio in centinaia di Comuni. Lo trovo molto grave”.
Uncem ha chiesto alla Giunta regionale, in particolare al vicepresidente Aldo Reschigna, e al Consiglio attraverso l’Intergruppo Amici della Montagna guidato da Antonio Ferrentino, una presa di posizione immediata contro questa nuova forzatura di Poste. Positivi in questa direzione gli incontri territoriali avviati da Giunta e Consiglio regionale dove i Comuni ribadiscono – ancora venerdì scorso a Torino – la massima contrarietà ai piani di riduzione di Poste”. E sull’argomento si schiera anche il Movimento Progetto Piemonte che ricorda come “sia necessario avere da Poste Italiane l’assicurazione quanto meno di una moratoria sulla chiusura degli uffici o riduzione del servizio, che venga messa nero su bianco”.
Massimo Iaretti
(Foto: il Torinese)