"Queens". In mostra alla Galleria "metroquadro" di Torino

Le adolescenti “Regine Neogotiche” di Titti Garelli

Fino al 20 dicembre

Perfette e bellissime. Ma, in verità, anche un tantino inquiete e inquietanti, pur se “incarnate” in una bellezza strepitosa (risolta in chiave artistica con una stupefacente maestria di mestiere e una creatività che gioca in totale arbitrio fra voli di alta fantasia e rivoli inaspettati di magico lirismo) queste “Queens”, adolescenti “Regine Neogotiche”, portate in mostra da Titti Garelli negli spazi della Galleria “metro quadro” di Marco Sassone, in corso San Maurizio, a Torino. Dagli anni Ottanta sono ormai loro, le dark ladies, le inseparabili “Cattive Ragazze” della Garelli, pittoricamente raccontate (insieme e dopo la brillante esperienza compiuta dall’artista torinese nel campo dell’illustrazione pubblicitaria) attraverso i cicli delle “Bambine Cattive” e de “Il giro del mondo con Ottanta bambine”, fino ad arrivare alle attuali “Queens”; regine adolescenti che attraversano i secoli, all’apparenza ciniche e maliziose, altere e glaciali, emergenti da fondi neri o a foglia d’oro, elegantissime in corazze di antica e vistosa eleganza (con complicatissime acconciature, trecce e treccine, svolazzi e velluti, merletti e barocche gorgiere, collane anelli e guanti policromi, piumaggi e perle e perline), perfette trascrizioni per immagini di ben particolari suggestioni letterarie e cinematografiche. Dell’amore ad esempio per “la letteratura neogotica e pre-romantica, per i racconti popolari dell’800 – racconta la stessa Garelli – e per il cinema horror e fantasy, dal ‘Nosferatu’ di Murnau a quello di Herzog, con uno sguardo però sempre attento al contemporaneo, all’instant-book, all’avvenimento del giorno o anche solo alla quotidianità di un cibo o di una bevanda”. Certa letteratura e certo cinema, insomma. E poi, “altra grande monade ispiratrice, la Pittura del Passato, quella che si spiegava da sé e da cui rubo (cito?) colletti, gioielli, mantelli, mescolandoli ad altri assolutamente contemporanei per creare un gioco di ambigua atemporalità, dove non è importante riconoscere la fonte, ma può essere divertente identificarla come in un giochino enigmistico”. Il passato. E il presente. Insieme. Pigiati, a volte, in ironiche e intriganti sciarade di non sempre facile soluzione. Dove non mancano pur anche riferimenti all’“estetica del web”, così come al “linguaggio illustrativo gotico-dark-kitsch, mediato dai videogiochi, dalla mitologia nordico-finnica, e condito perfino da rimandi giapponesi”. Come in “Noh Mask Queen”, acrilico e foglia d’oro su tavola del 2016, con le maschere iconiche tipiche della più antica arte teatrale del Sol Levante. Molto interessante anche l’inserimento narrativo, in accoppiata con le “Regine”, di variopinti improbabili animali esotici: dall’Ara Macao (“Ara Macao Queen”) originaria dell’America tropicale al Canadian Sphinx di “Corallina” (gatto completamente glabro) anche lui, in qualità di “principe” con tanto di gorgiera, fino al verde Basilisco o al leggendario piccolo Drago di “Mother of Dragons”, così come al grande Tucano (“Regina del Caffè”) dal vistoso becco giallo-arancio. Mirabile la leggiadra, armonica compostezza della “Regina delle Magnolie”, acrilico su tavola del 2017, dove la lievità del soggetto e del colore (con il prevalere dei rosa, dei bianchi e dei più tenui turchesi) piacevolmente distrae da pagine di più misterica narrazione. Il tutto nell’assoluta perfezione di una pittura rigorosissima che, in ciò, ancora risente dei preziosi insegnamenti all’Accademia Albertina del grande Sergio Saroni. Non meno che della fatal attrazione per quella “pittura del passato che si spiegava da sé”, per la grandezza dell’arte fiamminga – delle Fiandre di Van Eyck o di van der Weiden – o del Rinascimento fiorentino e del Barocco o, ancor prima, di quel Gotico Internazionale (rispecchiante i fasti delle maggiori corti europee), di cui la pittrice si fa da anni fervente depositaria e complice devota, esaltandone l’erudita preziosa e raffinatissima scrittura pittorica. Personale da non perdere, questa di Titti Garelli, presente anche con due straordinari acquerelli alla mostra “Ad acqua” in corso all’Accademia Albertina di Torino, fino al 27 gennaio dell’anno prossimo: un omaggio alla difficile tecnica dell’acquerello attraverso i lavori di docenti e allievi dell’Albertina e di altri importanti artisti torinesi, collocabili dalla seconda metà del Novecento ad oggi. Da segnalare infine la collaborazione, per quanto riguarda la rassegna ospitata alla “metroquadro“, con la boutique “Vincent.Tulipano fatto a mano” di via della Rocca 6/F a Torino, dov’è in vendita tutta la linea coordinata di accessori (borse, borsette e foulards e monili e tanto altro ancora) creati dall’artista.

Gianni Milani

“Titti Garelli. Queens”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino

Fino al 20 dicembre – Orari: mart. – sab. 16/19

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Nelle foto

– “Tulipa”, acrilico su tela, 2017-2018
– “Noh Mask Queen”, acrilico e foglia oro su tavola, 2016
– “Ara Macao Queen”, acrilico e foglia oro su tavola, 2016
– “Corallina and the Prince Sphinx”, acrilico su tela, 2017
– “Regina del Caffé”, acrilico su tela, 2018
– “Regina delle Magnolie”, acrilico e foglia oro su tavola, 2017