politica- Pagina 66

Quagliotti, il coraggioso

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Avevo una qualche ragione a risentirmi quando, sbagliando  numero, il compianto Genio Bozzello, il sindaco che cancellò da Castellamonte la piazza intitolata alle foibe, chiamava me, credendo di parlare con Giancarlo  Quagliotti con cui aveva molta famigliarità. La mia risposta imbarazzata -dato l’inizio della chiamata che entrava subito in medias res – troncava  il discorso di Bozzello che poi evitò di telefonarmi, avendo colto che io non ero Quagliotti che oggi  ha rilasciato una coraggiosa intervista  in  quasi totale difesa del suo “sodale autostradale” Sasà  Gallo nel corso della quale banalizza un po’ troppo il clientelismo, considerato dagli  inquirenti, corruttivo del quasi suo  coetaneo che si sarebbe limitato a telefonare agli elettori per convincerli a votare Pd sull’esempio citato da Quagliotti: Giancarlo  Pajetta. Il voto di scambio, verrebbe da dire, è altra cosa dal fanatismo propagandistico  di Pajetta e di Novelli che incitava addirittura ad andare a suonare i “ciuchin” delle case per indurre al voto comunista: senza saperlo Salvini è  stato un allievo di San Diego, il sindaco forse  più discutibile  della Torino post bellica  perché bloccò per dieci anni la metro, ritenendola non necessaria. Ma certo Sasà non può essere considerato un allievo di Pajetta, il ragazzo rosso che non era mai cresciuto e, facendosi tanti anni di carcere durante il fascismo, si era conquistato un fascino unico e forse irripetibile. Quagliotti fu travolto dallo scandalo Zampini nel 1983, dal quale però  uscì assolto, ma poi  venne condannato a  soli sei mesi per un’altra vicenda poco limpida insieme al famoso “compagno G” quel Primo Greganti che salvò il pci con il suo ostinato silenzio dalle grinfie di Tangentopoli. Conobbi anche Greganti che appariva persona simpatica anche se molto disinvolta negli affari di partito.
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Oggi Quagliotti rivendica il diritto alle correnti  in un partito  plurale, giungendo a dire che anche nel PCI  c’era dibattito, cosa della quale dubito. Soprattutto dice che Sasà diventa l’occasione

Giancarlo Quagliotti (foto CittAgorà)

buona per egemonizzare il Pd torinese sotto  il controllo della nuova segretaria nazionale  dal cognome impronunciabile  e dalle origini radical- chic -Lgbt, a danno della maggioranza bonacciniana che si fonda sull’apporto determinante dell’ on. Laus.  Quagliotti mette in  evidenza come gran parte dei parlamentari piemontesi siano già passati con la segretaria e mette in guardia dalle moraliste con il seggio sicuro in eterno che si atteggiano ad arcigne Cassandre, non sapendo cosa significhi fare una campagna elettorale volta a prendere voti dai cittadini.

Non fosse altro che per questa verità Quagliotti suscita la mia simpatia perché egli rivela una non ipocrisia encomiabile e ricorda la serietà del PCI in cui i personalismi non valevano, almeno in campagna elettorale.
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Forse si è dimenticato lo “scandalo” di tre candidate donne in Regione a Moncalieri per ostacolare l’assessora alle pari opportunità Pompeo. Ma la sua indipendenza mi piace e apprezzai molto il fatto che Fassino sindaco lo liberò dal gulag in cui i comunisti torinesi lo avevano relegato. Fu Giancarlo a convincere Novelli che il Comune governato dai comunisti non poteva non dare a Sacharov, premio Nobel per la pace  e scienziato russo perseguitato,  la cittadinanza onoraria di Torino  che chi scrive aveva proposto al Sindaco, già oggetto di critiche astiose da  parte di Luigi Firpo e di Tullio Regge , su suggestione del PCI.   Quagliotti resta il comunista dal volto umano, mentre molti ex comunisti del Pd continuano ad avere volti assai poco rassicuranti. O almeno così appare ai molti che ritengono che la “fusione a freddo” non si sia mai scaldata. Perché il clientelismo è anche un aspetto di un matrimonio mai realmente consumato e  politicamente prolifico, come mi disse una volta Guido Ceronetti.

 

A Torino il lancio del manifesto per il conservatorismo europeo

 CON I RAPPRESENTANTI DELLE FONDAZIONI E DEI THINK TANK EUROPEI

Per due giorni Torino sarà al centro del dibattito sul futuro dell’Europa in vista delle elezioni dell’8-9 giugno. Giovedì e venerdì i rappresentanti dei principali think tank e fondazioni conservatrici europee appartenenti al “Working group on Conservatism” si riuniranno su invito di Nazione Futura a Torino per discutere di riforme europee e lanciare il “Manifesto per un conservatorismo europeo” realizzato dal Danube Institute (Ungheria) Fundacion Disenso (Spagna) Nazione Futura (Italia) New Direction (Belgio) Oikos (Svezia)The European Conservative (Austria), The Warsaw Institute (Polonia). Si tratta di un manifesto in cui vengono definiti alcuni principi che caratterizzano una visione conservatrice della società: dallo stato nazionale alla famiglia, dall’economia all’immigrazione fino alla difesa dell’interesse nazionale. Dopo una sessione di discussione a porte chiuse, il manifesto verrà presentato in un evento aperto al pubblico giovedì 18 aprile alle ore 18 al Centro Studi San Carlo in via Monte di Pietà 1 dove si terrà la conferenza “L’Europa dei conservatori e dell’identità”.Dopo i saluti di Stefano Commodo di Rinascimento europeo interverranno il vicepresidente di Nazione Futura Ferrante De Benedictis, il direttore della principale rivista dei conservatori europei “The European Conservative” Alvino Mario Fantini, il presidente di Nazione Futura Francesco Giubilei e il coordinatore del Working Group on Conservatism Ofir Haivry.“Dopo aver ospitato lo scorso anno a Bari i rappresentanti dei principali think tank conservatori europei insieme alla Fondazione Tatarella, l’Italia torna al centro del dibattito politico-culturale in seguito agli eventi del Working Group on Conservatism organizzati a Madrid, Vienna, Stoccolma  – spiegano Francesco Giubilei e Ferrante De Benedictis rispettivamente presidente e vicepresidente di Nazione Futura – Abbiamo deciso di ospitare i rappresentanti dei think tank europei a Torino per sottolineare la centralità di Torino e del nord ovest in vista delle prossime elezioni europee”.

Sabato Giuseppe Conte a Settimo

Al via domani la tre giorni del Movimento 5 Stelle a Settimo Torinese con dibattiti, area food, approfondimenti live music, il Portavoce del MoVimento 5 Stelle e numerosi ospiti
L’evento, annuncia sui social M5S, si terrà nei giorni di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 aprile al Parco De Gasperi di Settimo Torinese. È prevista la presenza  dell’ex premier e leader pentastellato Giuseppe Conte nella mattinata di sabato 20 aprile.

Un po’ di chiarezza sui liberali dopo la pubblicazione del “manifesto torinese”

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IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Il manifesto “liberale”  torinese ha  creato un po’ di confusione a livello locale e nulla di più. Miei amici romani con cui sono stato, non ne sapevano nulla.
Per i non addetti andrebbe comunque distinto il termine “liberale”  contrapposto a quello “illiberale”  in senso molto ampio, anche se molti liberali senza virgolette sono “illiberali” e settari come molti dei grigi firmatari torinesi del manifesto, che è una dichiarazione anti destra  che rivela una certa ignoranza storica di fondo.  In primis andrebbe dimostrato che essere anti destra sia liberale. La destra storica erede di Cavour fu certamente liberale, come liberale fu la sinistra di Depretis, mentre quella di Crispi fu reazionaria e forcaiola ed anticipò la svolta reazionaria di fine ‘800.

Andrebbe anche fatta una riflessione sulla parola liberal-democratico con o senza  trattino che fu oggetto di raffinate ed inutili discussioni.  Nei liberal-democratici

Mario Pannunzio

rientrarono anche i repubblicani malgrado i due La Malfa rifiutassero quella appartenenza che ebbe solo Francesco Compagna, secondo il quale Pannunzio fu un “liberale duro e puro” e non un radicale. Pininfarina e Gawronski sono stati due deputati liberal-democratici al Parlamento come non fu neppure Bettiza. Una analoga riflessione dovrebbe riguardare Marco Pannella leader radicale profondamente liberale. Un autorevole giornalista ha citato come appartenenti alla cultura liberal-democratica  Bobbio e Alessandro Galante Garrone che invece si possono definire liberal-socialisti o socialisti liberali, ambedue vicini al PCI come lo fu Gobetti e  lo furono molti suoi seguaci. I gobettiani in genere come Antonicelli (che finì fiancheggiatore di “Lotta continua”) finirono tutti nel PCI: la sinistra indipendente – come mi disse Lucio Libertini con coraggio – fu indipendente da tutti salvo che dal PCI che faceva eleggere i vari intellettuali  comunisteggianti.

Giovanni Giolitti

Gobetti stesso non fu mai veramente liberale perché la sua “Rivoluzione liberale” fu un ossimoro: i rivoluzionari non sono mai liberali, ma sono giacobini e i liberali non sono mai rivoluzionari, ma riformisti o conservatori. Forse queste cose quasi tutti i cento firmatari torinesi non le sanno. Essi non dovrebbero ignorare che i grandi liberali furono Cavour, Minghetti, Lanza, Giolitti, Francesco Ruffini, Soleri, Croce, Einaudi, Malagodi, Gaetano Martino, Vittorio Badini Confalonieri, Pannunzio,  Matteucci, Leoni, oltre a Popper e agli Austriaci. Spesso siamo ancora fermi alle giravolte di Francesco Forte, socialista con conversione berlusconiana  o altre corbellerie del genere. Nei berlusconiani gli unici liberali di rilievo sono stati Antonio Martino, Alfredo Biondi e  Giuliano Urbani, mentre nella sinistra stento a riconoscere dei liberali.  Questa è una realtà oggettiva che attende smentite perché i Liberali veri non presumono di possedere la verità.

Senza correnti non esistono partiti democratici

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Il solito, e puntuale, dibattito attorno al ruolo delle correnti all’interno del Partito democratico
ripropone il tema della democrazia nei partiti e, soprattutto, il significato politico che oggi hanno
queste cosiddette correnti. E, su questo versante, si impongono almeno due riflessioni di fondo
che non possono essere banalmente aggirate.
Innanzitutto, se le correnti vengono azzerate o bandite o non ammesse o se vengono
semplicemente ridimensionate, ci troviamo di fronte a “partiti personali” o a “partiti del capo”. In
entrambi i casi a farne le spese è la democrazia. Perchè nei partiti dove non c’è alcun confronto
interno o se c’è non può discostarsi da ciò che dice il capo o l’azionista di riferimento, la politica è
destinata inesorabilmente ad impoverirsi e a distaccarsi progressivamente dai cittadini. Ben
vengano, quindi, i partiti democratici – purtroppo sempre di meno nel nostro paese a vantaggio
dei “partiti personali” – dove il confronto e il dibattito tra posizioni diverse continuano a
caratterizzare la vita di questi soggetti politici affinchè non si trasformino in banali ed incolori
cartelli elettorali.
In secondo luogo, però,le correnti devono giocare un ruolo preciso senza degenerare. Ora, pur
senza fare confronti impropri perchè si tratta di due contesti storici e politici profondamente
diversi tra di loro, è indubbio che nei due grandi partiti popolari e democratici della prima
repubblica e della seconda repubblica – cioè la Dc e il Pd – il ruolo delle correnti non è
lontanamente paragonabile. E questo per una semplice ragione, e sempre al netto della diversità
politica, culturale e sociale delle due fasi storiche. Nella Dc le storiche correnti rappresentavano
pezzi di società, erano profondamente radicate nei territori, espressione di una precisa e definita
cultura politica – all’interno del composito e variegato arcipelago cattolico del tempo – e,
soprattutto, erano interpretate e guidate da una classe dirigente autorevole, qualificata e
riconosciuta. I famosi leader delle correnti democristiane che erano insieme sì leader politici e
culturali ma al contempo anche statisti e uomini e donne di governo.
Tutta diversa, invece, la situazione all’interno dell’attuale Partito democratico. Qui le molteplici e
mutevoli correnti non rappresentano pezzi di società, interessi sociali e culturali specifici ma, al
contrario, si tratta molto più semplicemente di gruppi di potere caratterizzati da pacchi di tessere
che si spostano con una rapidità impressionante perchè prive di qualsiasi valenza politica,
culturale e tantomeno di natura progettuale. È di tutta evidenza, pertanto, che il malcostume
politico che emerge dalla periferia del Pd – da Bari a Torino, dalla Puglia al Piemonte – non è
affatto una eccezione ma, purtroppo, rischia di diventare la regola in un partito che è
caratterizzato solo da una continua e spietata lotta per la conquista e il consolidamento del
potere. Prima nel partito e poi, e di conseguenza, nelle istituzioni.
Ecco perchè, quando si parla di correnti nei partiti, i due tasselli che restano determinanti e
decisivi ai fini della qualità della democrazia e del rinnovamento della politica sono sempre gli
stessi, a prescindere dall’evoluzione della società. E cioè, senza confronto interno i partiti
democratici e costituzionali semplicemente non esistono. Perchè si riducono ad essere partiti
personali e cartelli elettorali. E, in secondo luogo, le correnti hanno un senso, un ruolo e una
funzione solo se rappresentano pezzi reali di società e interpretano e si fanno carico di precisi
interessi sociali e culturali. Solo con questi due ingredienti noi possiamo continuare a parlare di
qualità della democrazia, credibilità delle istituzioni ed efficacia dell’azione di governo. E proprio
dal rapporto concreto, trasparente e dinamico tra le correnti e i rispettivi partiti si possono
centrare quegli obiettivi decisivi per lo stesso rinnovamento e cambiamento della politica italiana.
Giorgio Merlo

Nuovi Gobetti un po’ attempati

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Un manifesto di circa cento persone, in verità non tutti intellettuali (evito di citarne i nomi), merita sempre attenzione.  Se poi a ispirarlo e illustrarlo è un avvocato di lungo corso come Fulvio Gianaria, esso merita di essere letto e meditato. A due mesi dal voto, appare strumentalizzabile e anche un po’ fuori tempo perché il manifesto di Croce del 1926 ebbe ben altre firme e guardava al fascismo con una profondità di pensiero che qui non si coglie anche perché oggettivamente non ci sono le condizioni per scriverlo. Manca anche l’interlocutore Giovanni Gentile e il delitto Matteotti. Fa sorridere Elena Caffarena, figlia del più noto Mino, funzionario e dirigente del PLI , quando scrive: “ Ci unisce il desiderio di vedere un nuovo Risorgimento. Vogliamo ispirare chi la pensa come noi”. L’idea sarebbe buona,  ma mancano gli ispiratori. Neanche una parola diretta a sostegno di Israele, ma solo giri di frase. I liberali, i liberal-democratici sono stati sempre dichiaratamente filoisraeliani. Stupisce la conversione al liberalismo di Massimo Negarville, figura oggettivamente lontana da vecchi e nuovi risorgimenti, anche lui autorevole firmatario. Gobetti nel suo slancio non sempre rigoroso aveva un’attenuante: era giovane ed immaturo. Un‘attenuante che non si può concedere a molti dei firmatari. Sempre cento o quasi,  come quelli che ebbero bisogno dell’Ungheria invasa per dimettersi dal PCI togliattiano che difendeva i carri armati di Mosca.  I liberali non si agitano per l’eguaglianza sociale ma per libertà che consente ai più capaci e meritevoli di liberarsi dal soffocante egualitarismo livellatore. Farmacisti, politicanti vari della I repubblica e improvvisati saggisti provenienti dal pci, si sono dimenticati anche di denunciare la corruzione correntizia in particolare del  Pd odierno  che allontana dal voto i cittadini e dà il potere ai capi bastone, fomentando il populismo di ogni colore, anch’esso incompatibile con il liberalismo. Non sono dimenticanze da poco. Ma molti il liberalismo l’hanno conosciuto in un corso al Cepu, come dice Dino Cofrancesco.

Italia Lib Pop: azione collettiva contro il degrado a Borgo San Paolo

“Nel corso degli ultimi anni, insieme ai residenti ed ai commercianti, abbiamo più volte segnalato il progressivo degrado del quartiere San Paolo, in particolare modo nella zona che insiste sul Parco Gian Maria Volontè e Via Paesana, ottenendo risposte vaghe e pochissime azioni concrete. Le raccolte firme, la petizioni, le richieste di interventi come l’installazione di dissuasori, sono rimasti lettera morta e, per questo motivo, come Coordinamento Cittadino di Italia Liberale e Popolare abbiamo deciso di sostenere l’azione collettiva dei residenti di zona che, stufi di dover sopportare il continuo trasgredire le norme di civile convivenza da parte di soggetti noti, che hanno fatto del parcheggio la propria residenza, si appellano al sindaco di Torino per richiedere interventi rapidi per il ripristino della Sicurezza e del decoro urbano della zona”, così il Coordinamento dell’Area Metropolitana, introduce il sostegno dell’Associazione all’azione collettiva.

Negli ultimi mesi è ulteriormente cresciuta la presenza di camper e furgoni che ormai hanno monopolizzato buona parte dell’intera area di parcheggio e nonostante i ripetuti contatti telefonici con la Polizia Urbana e le segnalazioni alla Circoscrizione, gli schiamazzi  diurni e notturni, l’utilizzo del Toret come bagno da parte dei camperisti nomadi, l’accumulo di immondizia e di rifiuti ingombranti non sono mai stati risolti.

I campeggiatori abusivi riversano detersivi e oli esausti nella fontana e nei tombini, lasciano coltelli da cucina tra le auto, maneggiano giornalmente bombole del gas che nascondono spesso sotto i camper, defecano tra le auto parcheggiate, circolano nudi nel parcheggio. Comportamenti, questi,  che offendono la pubblica decenza.

Mentre la Presidente di Circoscrizione continua ad asserire che non esistono problemi di degrado in Borgo San Paolo, la polizia municipale dichiara di non poter intervenire con lo sgombero, e suggerisce la possibilità di appellarsi alla normativa in materia di degrado urbano, in modo esortare il  Sindaco, quale Ufficiale del Governo, ad adottare ordinanze finalizzate alla tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana del quartiere.

“Una situazione che ha del surreale, sopratutto nella disattenzione mostrata dall’amministrazione della Circoscrizione, oltre che dal Comune. Per questo, come Italia Liberale e Popolare, abbiamo deciso di supportare chi nel quartiere vive e chiede il semplice rispetto delle leggi e delle norme di convivenza civile, non volendo essere considerato cittadino di serie B. Sosteniamo, quindi, convintamente questa iniziativa lanciata dai residenti che intendono subissare di mail il Comune di Torino per richiedere attenzione e soluzioni concrete per l’area”, aggiunge Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare.

L’Associazione ed il comitato cittadino, chiedono quindi di scrivere a segreteria.mobilita@comune.torino.it per richiedere, tutti insieme, l’installazione di dissuasori per furgoni e camper o per lo meno di un controllo costante per allontanare soggetti e mezzi che non rispettano le norme del vivere civile.

Un appello, l’ennesimo, che arriva da quei quartieri che si sentono sempre più marginalizzati dall’attenzione delle istituzioni e che non vogliono rassegnarsi ad assistere, impotenti, ad un degrado sempre più irrefrenabile.

Italia Liberale e Popolare

Coordinamento Regionale Piemonte

W la classe operaia in lotta mentre la politica annaspa

Il posto di lavoro non si tocca, W la classe operaia in lotta. Erano anni che non si vedevano tanti metalmeccanici scendere unitariame in piazza a Torino. Come non essere dalla parte loro. Ma solo un gesto morale di solidarietà a parole condito dalla sola e totale impotenza.

La Fiat ha ricevuto in questi decenni 220 miliardi di euro dallo Stato Italiano. Ripeto perché sia chiaro: 220 miliardi affinché la famiglia Agnelli si facesse sostanzialmente gli affari propri.

Conveniente fare l’imprenditore in questo modo. Poi passata la festa gabbato lu santo.
Penso che sia l’unico caso al mondo. E la politica?
Le opposizioni sia in Piemonte che a Roma mi sembrano i polli di Renzo di manzoniana memoria. Solo impegnati a come perdere le elezioni. Prima cacciano Mauro Salizzoni e poi lo implorano di essere testa di lista.

Sono proprio disperati. La  Sinistra sbrindellata che fa strani accordi con il centro del centro sinistra e i Calendiani continuano a bisticciare con i Renziani. I Cinquestelle solo impegnati nel confermare i consiglieri uscenti. Le piccole cose di pessimo gusto sempre guidate dalla indicibile voglia di perdere.
Sicuramente verranno accontentati.

Nel centrodestra un solo problema aperto: chi avrà più voti tra Lega e Forza Italia. Addirittura Mimmo Portas insieme con la lista civica di Cirio governatore difatto ritornato in Forza Italia. Portas, il re del trasformismo colpisce ancora. Francia e Spagna pur che se magna. A Roma con il Pd.

A Torino con Lo Russo ed in Regione con Cirio. Dal suo punto di vista un capolavoro. Conclusioni? Magari una  forte astensione. Sicuramente una classe politica totalmente inadeguata.

PATRIZIO TOSETTO

Testamento biologico, Mobilitazione dell’Associazione Coscioni

IN PARLAMENTO C’È CHI PROPONE DI ABOLIRLO, E IL 75% DEGLI ITALIANI DENUNCIA SCARSA INFORMAZIONE. (SWG). SOLO IL 13% RITIENE CHE LE ISTITUZIONI ABBIANO ADEGUATAMENTE INFORMATO

Fino al 21 aprile banchetti ed eventi in oltre 100 piazze italiane per fare informazione.

QUI TUTTE LE PIAZZE

Riceviamo e pubblichiamo

Il Senato ha avviato la discussione sul tema del fine vita, e c’è chi vuole approfittarne non per ampliare i diritti, ma persino per cancellare il testamento biologico (come nella proposta di Forza Italia).
Nel frattempo, la disinformazione regna sovrana: tre italiani su quattro ritengono che, dall’entrata in vigore della legge sul testamento biologico 6 anni fa, le istituzioni non abbiano informato correttamente i cittadini su questo diritto e quindi su come redigere le proprie DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento). È quanto emerge da una recente indagine effettuata da SWG per l’Associazione Luca Coscioni. Il testamento biologico risulta conosciuto in modo poco approfondito: il 40% non sa di cosa si tratta e l’85% non sa come procedere al suo deposito. Per questo l’Associazione ha indetto due settimane di mobilitazione straordinaria in difesa del testamento biologico e della sua conoscenza.

“Sono in corso due azioni per cancellare il diritto al testamento biologico. La prima è esplicita, ed è contenuta nella proposta di legge di Forza Italia, in discussione al Senato, che vuole esplicitamente impedire alle persone di poter rinunciare alla idratazione e alimentazione artificiale. La seconda azione è più indiretta e subdola, e consiste nel boicottaggio della legge attraverso la disinformazione. Tre quarti dei cittadini, il 75%, ritengono che le istituzioni non abbiano informato correttamente la popolazione su come redigere il testamento biologico” dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Così, in mancanza di una campagna informativa l’Associazione scende in piazza dopo l’azione quotidiana attraverso il Numero Bianco 0699313409 e il servizio sul sito Citbot.it basato sull’intelligenza artificiale. Siamo di fronte a un momento cruciale per la difesa e la promozione del diritto all’autodeterminazione. In Italia c’è una grave assenza di informazioni istituzionali sul tema, sempre più italiani contattano il Numero Bianco per conoscere i propri diritti sul fine vita. Solo a marzo abbiamo ricevuto 614 chiamate, oltre 100 in più rispetto allo stesso mese del 2023. Netto aumento soprattutto negli ultimi dodici mesi in cui abbiamo assistito 6798 persone, oltre 1500 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

L’Associazione Luca Coscioni fino al 21 aprile sarà presente in oltre 100 piazze italiane per una mobilitazione mirata a colmare il vuoto di conoscenza lasciato dal Ministero della Salute sul tema del testamento biologico.

Intanto, a cinque anni dal lancio, CitBot, l’assistente virtuale dell’Associazione Luca Coscioni, proprio in questi giorni si rinnova grazie a SudSistemi, per fornire il proprio supporto ai cittadini a partire da ciò che è possibile fare in Italia in merito alle scelte riguardo alla fine della propria vita, avvalendosi di meccanismi di intelligenza artificiale basati sulla rielaborazione del linguaggio umano e di un sistema di domande e risposte per fornire informazioni chiare e affidabili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.