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Potere al Popolo a Torino in piazza contro la guerra

A Torino Potere al Popolo, insieme a USB Unione Sindacale di Base, PCI Partito Comunista Italiano, Cambiare Rotta, CAU Collettivo Autorganizzato Universitario, OSA Organizzazione Studentesca di Alternativa, ha aderito all’invito del coordinamento Disarmiamoli, promotore della manifestazione di piazza Vittorio a Roma del 21 giugno, a scendere in piazza, a seguito del bombardamento americano sui siti nucleari iraniani.

L’appuntamento è per il 23 giugno dalle ore 19 in piazza Carignano a Torino.

Disarmiamoli ha invitato le componenti del corteo di sabato scorso a scendere in piazza, per esprimere con determinazione una netta contrarietà al conflitto in corso, perché l’aggressione israeliana – americana all’Iran potrebbe portarci alla guerra totale. Inoltre, Disarmiamoli si oppone al coinvolgimento della NATO e all’uso delle basi militari presenti sul territorio italiano, oltre che ad ogni ipotesi di riarmo.

«Nessuno può davvero credere che Trump si fermi dopo una notte di bombardamenti, nessuno può credere che la via della pace si costruisca bombardamento dopo bombardamento, nessuno può davvero credere di restare fuori dalla guerra restando nella NATO e in tutte le forme di alleanza tra USA, UE e Israele. È necessario dare subito una risposta decisa nelle piazze con punti chiari: NO all’aggressione israeliana-americana che ci porta verso la guerra totale, NO al coinvolgimento della NATO e all’uso delle basi in Italia, NO a ogni ipotesi di riarmo».

POTERE AL POPOLO

La Persia, la stella di Davide. Il mondo secondo Trump

Le agenzie di tutto il mondo hanno battuto la mattina del 22 giugno 2025 notizie allarmanti sull’attacco ordinato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro l’Iran.

Nel timore che la potenza sciita abbia già sviluppato una forza nucleare sufficiente ad annientare lo Stato di Israele, la notte del 21 i bombardieri B-2 Stealth (furtivo/ombra/invisibile) hanno colpito i tre siti nucleari iraniani Fordow, Natanz ed Esfahan con gli ordigni (convenzionali ma potentissimi) Bunker-buster (distruttore di bunker) GBU-57 da 13.620 chilogrammi e lunghi più di 6 metri.

Nella sua prima conferenza stampa Trump ha definito l’operazione ‘spettacolare e molto riuscita’ con obiettivi completamente distrutti e aerei tornati con le stive vuote (fatto per altro normale: se evitabile, non si fa mai atterrare un bombardiere ancora con esplosivi attivabili al suo interno).

Il vero problema non è secondo noi tecnico, quanto politico e reputazionale per la Casa Bianca.

E’ stata notizia ufficiale fino a ieri di una finestra di due settimane per un NON-INTERVENTO militare USA in area, allo scopo di favorire eventuali negoziati fra Iran e Israele.

Ora il Presidente ammette candidamente che, in quanto alleato di prima classe di Tel-Aviv, mentendo al mondo ha solo utilizzato una strategia tattica per disorientare l’Iran prima dell’attacco a sorpresa.

Però gli Stati Uniti hanno una secolare reputazione da difendere.

Nonostante gli orrori della guerra fredda da parte dei due blocchi contrapposti, i regimi fantoccio segretamente creati in chiave anticomunista negli anni ’50 e ’60 e altri vari orrori, il mondo guarda ancora all’America come un faro di libertà e democrazia, con tanti esempi dimostrabili anche per i tempi recenti.

Se parla il suo Primo Cittadino, lo fa come capo di una nazione che non può permettersi trucchetti da biscazziere o da presidente di uno Stato in asfissia democratica. Dichiarando al mondo il suo NON intervento contro l’Iran, ha indicato il suo Paese come negoziatore Alfa e ACCREDITATO fra due antichi nemici, garantendo a tutti una incontestabile NON BELLIGERANZA su un ennesimo dramma in continua incandescenza.

L’operazione è stata invece segretamente eseguita in ‘allineamento’ con Israele, collaborazione esaltata in un sentito ringraziamento televisivo in mondo-visione da parte del presidente israeliano Netanyahu.

Il mondo però non immaginava questo scenario e tutta la UE e altri alleati U.S.A. sono rimasti senza fiato.

Per contro, l’Iran ha condannato l’attacco definendolo una violazione del Diritto Internazionale e del Trattato di NON PROLIFERAZIONE nucleare (TNP, ratificato da 188 Stati).

Per quanto l’attacco sia stato devastante per gli aggrediti, risposte magari non convenzionali potrebbero velocemente diventare realistiche. A tutti noto che l’Iran è protettore di realtà sciite (armatissime) come Hezbollah, gli Houthi, ma forse non solo loro.

Il problema reputazionale è quindi più grave di quanto si potrebbe sospettare; in patria il Congresso (il Parlamento U.S.A.) è scosso: molti leader democratici, ma anche qualche repubblicano parlano di un’azione incostituzionale, invocando perciò sanzioni per il Presidente, se non addirittura un suo impeachment (accusa gravissima che coinvolse al tempo Nixon, Clinton e due volte lo stesso Trump).

Il Presidente aveva l’autorità legale per un attacco di tale portata senza il supporto del Congresso? Sembrerebbe di no, ma Trump tuona che tutti sapevano e un accordo gli era stato concesso…. La situazione a Washington diventerà presto bollente.

Il problema geopolitico però segue: come una saponetta bagnata che scivola sul marmo, la situazione mediorientale aumenta l’instabilità e, nonostante dichiarazioni passate di non volersi più mettere in affari “di altri”, gli USA non si limitano più al conflitto russo-ucraino e all’Indo-Pacifico ma con i loro B-2 la situazione precipita da ora verso nuove asperità anche in M.O.

Un fatto sembra certo: gli obiettivi iraniani sono stati centrati ma i sensori dei centri internazionali non segnalano perdite di elementi radioattivi.

Le informazioni in nostro possesso potrebbero essere ancora troppo frammentarie, oppure i danneggiamenti potrebbero non aver raggiunto l’epicentro del problema.

Resta una terza opzione: questo pericolo nucleare di Teheran non era così vicino da far veramente paura al mondo. Per chi può ricordare, problema simile lo abbiamo già visto nella seconda guerra in Iraq.

Rimaniamo tutti con il fiato sospeso….

Ferruccio Capra Quarelli

Patto per il Nord. Il centralismo soffoca le diversità

“PATTO per il NORD”  è una realtà che si sta sempre più affermando sul territorio: è già ampiamente presente e raccoglie ogni giorno sempre più consensi in tutto il Nord e Centro Italia.
Con preghiera di pubblicazione inoltriamo in allegato comunicato stampa e locandina del convegno-dibattito che si terrà
Domenica 29 giugno 2025  a Castagneto Po (TO), presso “L’ASSEDIO 1706”, in Stradale Torino 33 – km. 24,  
TITOLO DEL CONVEGNO:

“Il centralismo soffoca le diversità.   Come difendere i nostri territori e costruire un futuro autonomo?

RELATORI:

–          On. Paolo GRIMOLDI Segretario Politico Federale “PATTO per il NORD”

–          On. Renato Walter TOGNI Segretario Politico Regionale “PATTO per il NORD – PIEMONTE”

–          Valerio NARCISO Segretario Politico “Movimento Zone Franche Montane”

–          Marina PITTAU Presidente “Movimento Zone Franche Montane” e Sindaco Comune di Mattie (TO)

Saranno inoltre presenti Sindaci ed Amministratori Locali.

Segreteria Organizzativa “PATTO per il NORD – Piemonte 

Montagna, Pd: Confusione e divisioni interne al centrodestra

Nella seduta della terza commissione consiliare regionale, abbiamo assistito alle rimostranze di Lega e Forza Italia sul Piano per la Montagna 2024, predisposto dall’assessore Gallo, esponente della Lista Cirio. Le due forze di maggioranza hanno accampato uno scarso impegno a sostegno del commercio, forse dimenticando l’esistenza dei bandi per i Distretti del Commercio e dei bandi Botteghe e Servizi. Si è rischiato di rimandare ulteriormente un Piano che era già in ritardo, essendo di pertinenza dell’annualità 2024. I 2 milioni e 364.000 euro stanziati dalla Giunta sono preziosi, ma insufficienti per potenziare in particolare i servizi essenziali:

– il presidio sanitario e socio-assistenziale delle aree montane;

– i servizi per la persona e le famiglie;

– istruzione e formazione;

– l’organizzazione del trasporto pubblico locale;

– la disponibilità di servizi internet a banda ultralarga.

È anche sparito il “bando residenza”, enfaticamente promosso dalla prima Giunta Cirio ed evidentemente ritenuto non così incisivo, in assenza di servizi essenziali per chi abita in montagna.

L’impressione è che manchi una regia unitaria e ben finalizzata. Servirebbe una strategia di rinascita delle aree estreme, che parta da una profonda revisione della governance per superare l’attuale frammentazione e logica settorializzata e per consentire di mettere a sistema le tante risorse oggi disponibili, spesso bloccate perché enormemente superiori alle capacità di spesa degli enti o perchè bisognose di competenze professionali di cui gli enti sono privi.

Il Piano è stato approvato in commissione con il concorso del Partito Democratico, che ha votato positivamente per senso di responsabilità, ma non mostra quel cambio di passo che le aree interne richiederebbero.

Monica CANALIS e Mauro CALDERONI, Consiglieri regionali Partito Democratico

Lega, nel week end  in tutto il Piemonte gazebo sul ddl Sicurezza

Riceviamo e pubblichiamo

Nel week end importante appuntamento con i gazebo della Lega dedicati al ddl Sicurezza in tutto il Piemonte, come nel resto del Paese. Gli amministratori locali e i militanti del Carroccio illustreranno i contenuti del decreto Sicurezza, fortemente voluto dalla Lega e recentemente tramutato in Legge.

Sgombero lampo per le occupazioni abusive, pene più severe per chi aggredisce agenti di pubblica sicurezza e anziani, e per le borseggiatrici recidive sono alcuni dei punti qualificanti del provvedimento. Per un’Italia più sicura, e per consentire alle forze dell’ Ordine di svolgere al meglio il proprio lavoro.

Di seguito l’elenco completo dei gazebo nelle diverse province del Piemonte.

PROVINCIA DI ALESSANDRIA

SABATO 21 GIUGNO 2025
Acqui Terme – corso Italia c/o p.zzetta Ex-Pretura 09.30/12.00
Acqui Terme – corso Italia c/o p.zzetta Ex-Pretura 17.30/19.00
Alessandria – corso Roma 09.30/12.30
Casale Monferrato – via Saffi Sotto Torre Civica 09.30/12.30
Casale Monferrato – via Saffi Sotto Torre Civica 16.00/19.00
Castelnuovo Scrivia – via Solferino 37/39 (sede Lega) 10.00/12.30
Fubine Monferrato – c.so Aldo Porro (festa Lega) 18.00/23.30
Novi Ligure – viale Saffi 09.30/12.00
Novi Ligure – viale Saffi 15.00/18.00
Tortona – p.zza Galluzzi (zona mercato) 09.00/12.30
Tortona – via Emilia Sud c/o ang. via Fracchia 16.00/19.00

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Fubine Monferrato – c.so Aldo Porro (festa Lega) 18.00/23.30

Trova il gazebo più vicino a te su www.legaonline.it/gazebo

PROVINCIA DI ASTI

SABATO 21 GIUGNO 2025
Asti –  p.zza Alfieri (lato Bar Cocchi) 09.00/12.30
Canelli – p.zza Cavour 09.30/12.30

PROVINCIA DI BIELLA

SABATO 21 GIUGNO 2025
Biella – p.zza Falcone ang. c.so  53° Fanteria  09:30/12:30
Biella – p.zza Santa Marta via Italia fronte Banca San Paolo 15/18
Viverone – via Tarello (lungo lago Porticciolo) 15.00/18.30

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Candelo – via Iside Viana 38 c/o vicino Conad 09.00/12.30

CANAVESE

SABATO 21 GIUGNO 2025
Castellamonte – via Educ, 33 (sede Lega) 14.00/16.00
Chivasso – p.zza D’Armi fronte Palazzo Einaudi 08.30/12.30
Ivrea – corso Botta ang. via Palestro 09.30/13.00

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Borgaro Torinese – via Lanzo ang. via Svizzera 09.00/13.00
Castellamonte – p.zza Nenni fronte ospedale 09.00/12.30
Cuorgnè – via Arduino 7 (sede Lega) 09.00/12.00
Ingria – via Capoluogo 3, 12.00/16.00
Ivrea – via Aosta, 6 (sede Lega) 10.00/13.00
Rivarolo C.se – corso Torino ang. via Ivrea 15.00/18.00

PROVINCIA DI CUNEO

SABATO 21 GIUGNO 2025
Cuneo – p.zza Galimberti ang. corso Nizza 15.30/17.30
Fossano – viale Alpi 09.00/13.00
Mondovì – corso Statuto ang. via Marconi 09.00/13.00
Saluzzo – p.zza Cavour 09.00/13.00
Savigliano – p.zza Santarosa 09.30/12.30

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Alba – via Maestra 15.00/18.00
Borgo San Dalmazzo – p.zza Martiri della Libertà 10.30/12.30
Bra – via Cavour,28 09.30/12.00
Busca – p.zza Savoia 09.00/13.00
Ceva – via Marenco 09.00/13.00

PROVINCIA DI NOVARA

SABATO 21 GIUGNO 2025
Arona – viale Repubblica fronte Unicredit 09.30/12.00
Borgomanero – piazza Martiri 10.00/12.00
Borgomanero – piazza Martiri 15.30/18.30
Novara – largo Leonardi (zona mercato coperto) 09.00/13.00

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Borgomanero – piazza Martiri 10.00/12.00

PROVINCIA DI TORINO

SABATO 21 GIUGNO 2025
Alpignano – p.zza Marzo 09.00/12.00
Bruino – p.zza Municipio 09.00/13.00
Carmagnola – piazza IV Martiri (mercato) 09.00/13.00
Castiglione Torinese – viale Bollino 09.00/13.00
Grugliasco – viale Echirolles (mercato) 09.00/13.00
Pinerolo – p.zza Facta 09.00/12.30
Poirino – p.zza Italia c/o Fontana della Giovinezza 09.00/13.00
Rivoli – p.zza Fratelli Cervi 09.00/12.00
Rivoli – via Fratelli Piol 15.00/18.00
Torino – p.zza Dante Livio Bianco 09.30/12.30
Torino – corso Racconigi ang. p.zza Robilant 09.30/12.30
Torino – piazza Barcellona 09.30/12.30
Torino – corso Toscana ang. c.so Cincinnato 09.30/12.30
Torino – p.zzetta Cerignola via Monterosa 09.30/12.30
Torino – p.zza Borromini 09.30/12.30
Venaria Reale – piazza De Gasperi 09.30/12.30

DOMENICA 22 GIUGNO 2025
Pinerolo – p.zza San Donato 09.00/12.30

MARTEDI’ 24 GIUGNO 2025
Susa – p.zza Repubblica 10.00/13.00
Villafranca Piemonte – p.zza Vittorio Veneto 09.00/12.30

GIOVEDI’ 26 GIUGNO 2025
Santena – p.zza Roma (mercato) 09.00/13.00

DOMENICA 29 GIUGNO 2025
Chieri – via Vittorio Emanuele II 09.30/12.30

PROVINCIA DEL VCO

SABATO 21 GIUGNO 2025
Domodossola – p.zza Cavour 09.00/13.00
Verbania – p.zza Ranzoni 09.00/13.00
Verbania – p.zza Ranzoni 13.30/17.00

PROVINCIA DI VERCELLI

SABATO 21 GIUGNO 2025
Borgosesia – via Settembre ang. p.zza Mazzini 09.00/13.00

MARTEDI’ 24 GIUGNO 2025
Varallo – via Caduti per La Libertà 09.00/12.00

50 anni fa, quando il PCI era davvero una “gioiosa macchina da guerra”

Accidenti…mi stavo dimenticando. Sono arrivato in zona Cesarini. 15 giugno 1975,  per la prima volta ho votato. Che emozione e non solo perché votavo. Prima ed unica volta che ho fatto lo scrutatore. Scuola Gabelli. Sabato , domenica e lunedì. Chiusura seggi alle 14 e poi scrutini. Si potevano dare 5 preferenze in comune, tre preferenze in Regione e uninominale in provincia. Ed allora votava oltre il 90% degli elettori. Ore di punta con code disciplinate. Il Pci superava in Barriera abbondantemente il 50 % dei voti e sempre nel Pci erano vietate le campagne personali.
Ci pensa il partito con la stampa dei fac simili  e le relative preferenze. Diego Novelli capolista in tutta la città e poi a ” degradare ” fino alle zone. Ed anche lì noi giovani comunisti potevano derogare a un solo nome. Piero Fassino allora segretario provinciale della Federazione giovani comunisti. Divento’ consigliere comunale confermandosi uno dei cavalli di razza della scuderia Berlingueriana.
Per verità storica fu scelto e proposto da Ugo Pecchioli capo partigiano ed amico e compagno del padre di Pietro Fassino. Amici dai tempi della resistenza. Magari ci illudevamo ma eravamo convinti di fare la Storia. Grande vittoria! Tutte le grandi città d m’Italia furono governate dalla sinistra. Da Napoli e Roma, da Torino a Venezia Passando per Milano. Felicità all’ennesima potenza. Ma anche un’occasione di dimostrare le nostre capacità organizzative e una forma di auto finanziamento. Come? Semplice. In ogni seggio c’erano almeno 2 scrutatori  comunisti con l’indicazione di non farsi riconoscere e vigilare contro i sempre possibili brogli. Percepivamo  una indennità che era interamente versata al partito. Anzi,  quando avuta la designazione firmavamo la delega al responsabile amministrativo provinciale che passava all’incasso.
Poi , in ogni seggio c’era il rappresentante di lista che finito lo scrutinio telefonava in sezione per dare il dato dei voti di lista. La sezione telefonava alla zona di partito e la zona telefonava alla federazione, la federazione a Botteghe Oscure che sapeva i dati un giorno prima del ministero dell’interno .
Il paradosso era che gli altri partiti per sapere in tempo reale i dati telefonavano, appunto a pci. Ovviamente internet non si sapeva cosa era. Telefonini non erano minimamente ipotizzabili. Sono passati 50 anni giusti giusti.
Eppure, almeno una volta mi sembra ieri.
Una sola volta ho fatto lo scrutatore.
Poi o il rappresentante di lista o il ” raccoglitore di dati”. Probabilmente fu l’unica vera vittoria elettorale del Pci. Nel 76 la Dc recupero’ terreno , di fatto quasi azzerando i partiti centristi. Vero che 8 anni dopo con la morte di Berlinguer, alle elezioni europee il PCI divenne il primo partito. Ma c’era già aria di crisi che portò Occhetto nel voler cambiare nome e dunque linea politica. Il discorso della Bolognina è del 1991. In meno di vent’anni tutto era cambiato. Si è persa anche quella allegria mista a felicità. Si è persa ma non dimenticata. Ed alla fine non siamo tantissimi nel ricordare , oramai per una questione di età. Una ultima considerazione: comunque 50 anni non passati invano.

PATRIZIO TOSETTO

Cisl e Cgil, modelli alternativi

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


Al di là della propaganda e della inevitabile ed oggettiva faziosità, quando si parla del sindacato e,
nello specifico, della Cisl e della Cgil che sono finiti nell’occhio del ciclone in questi ultimi tempi,
non possiamo non evidenziare un aspetto. E cioè, la Cisl e la Cgil hanno due modelli alternativi di
concepire e di praticare il sindacato. Piaccia o non piaccia, e pur ricordando l’importanza
dell’unità sindacale – tesi, questa, da sempre sostenuta dal sindacato cattolico – sono tali e tante
le differenze concretamente emerse in questi ultimi anni che ci portano alla conclusione di una
difficoltà strutturale e congenita a recuperare rapporti finalizzati a ridare al sindacato quel ruolo e
quel compito che gli sono storicamente e costituzionalmente riconosciuti.
Due punti su tutti vanno evidenziati e sottolineati.

Il primo è il capitolo dell’autonomia del sindacato. Non è, questo, un ritornello burocratico e
protocollare. Per la semplice ragione che proprio questo è il tassello che separa, speriamo non
irreversibilmente, le due organizzazioni sindacali. È indubbio che la Cisl, sin dalla sua nascita nel
lontano 1950, ha fatto della autonomia nei confronti dei partiti e della politica la sua ragione
fondante. Un’autonomia che, va pur detto, ha sempre guardato con spiccata attenzione
all’esperienza politica della “sinistra sociale” di ispirazione cristiana nel concreto dibattito politico.

Ma senza mai essere il banale prolungamento di questa qualificata e gloriosa esperienza politica.
Sia quando era forte e ben visibile nella cinquantennale presenza della Democrazia Cristiana e sia
quando era meno incisiva in alcuni partiti che sono succeduti alla Dc stessa. Sul fronte della Cgil,
invece e al contrario, la concezione della “cinghia di trasmissione” con il partito è sempre stato il
filo conduttore che ha caratterizzato lo storico comportamento del “sindacato rosso”. Al punto
che oggi, com’è emerso platealmente nell’ultima consultazione referendaria, non è più il partito
che detta il percorso politico al sindacato, ma è lo stesso sindacato che detta l’agenda politica al
partito di riferimento e, di conseguenza, alla coalizione di sinistra e progressista. Appunto, due
modelli politicamente e culturalmente alternativi.

Il secondo aspetto è proprio la “mission” stessa del sindacato. Se la Cisl ha come unico ed
esclusivo obiettivo quello della contrattazione nazionale e locale, di rafforzare la politica della
concertazione con gli altri attori sociali ed istituzionali e di cercare in tutti i modi di “chiudere gli
accordi”, come si diceva un tempo, il modello della Cgil, anche su questo versante, è
radicalmente alternativo. Perchè è la scelta politica il criterio dirimente. Quando si trova di fronte
ad un Governo politicamente nemico od avversario – come nel caso specifico dell’attuale
Governo Meloni – lo stesso ruolo del sindacato cambia. E quindi, e di conseguenza, partecipa
organicamente al dibattito politico – come sta concretamente capitando da ormai 3 anni – per
costruire, insieme ai partiti dell’opposizione, l’alternativa politica di governo con tanti saluti a tutto
ciò che dovrebbe caratterizzare il ruolo e la mission di un sindacato.

Ecco perchè, al di là delle legittime opinioni e dei rispettivi ruoli, è indubbio che oggi, e ormai da
tempo, c’è una perfetta e quasi scientifica alternativa nel comportamento concreto di queste due
storiche organizzazioni sindacali. La speranza, comunque sia, resta sempre quella di far sì che
prevalgano le ragioni dell’unità sindacale seppur in un contesto ancora lastricato da molte e
strutturali divisioni. Perchè, in ultimo, senza l’unità sindacale a pagarla sono sempre e solo i
lavoratori. E questo dovrebbe sempre essere il faro che illumina le scelte e le decisioni concrete
del sindacato. Qualunque sia la sigla e l’organizzazione.

Minoranza all’assalto

I recenti referendum e l’assetto bellico in continua evoluzione hanno messo in risalto, se mai ve ne fosse stata la necessità, come nel nostro Paese le minoranze, a qualsiasi livello, anziché costruire qualcosa di concerto con la maggioranza democraticamente eletta stanno alla finestra a guardare e, a cose fatte, inveiscono contro la maggioranza perché ha fatto così, perché loro avrebbero fatto cosà, e così via.

Ad un’analisi immediata appare evidente che non fare nulla, e criticare chi fa, sia molto più comodo, più riposante a costo di farsi venire le piaghe da decubito stando tutto il giorno al bar o al parco o davanti alla TV anziché girare, incontrare, fare sopralluoghi et similia. Minoranza che vuole gli stessi diritti della maggioranza senza averli conquistati nell’urna.

Ad un’analisi più accurata è palese che chi critica, troppo spesso non abbia assolutamente le capacità amministrative richieste ad un politico, ma trascorra più tempo a consultare i propri consulenti che ad analizzare le necessità e, parafrasando Shakespeare, combattendole porre fine ad esse.

Va da sé che un Paese dove i gay sfilando al Pride sventolano la bandiera di un Paese che i gay li uccide anziché del Paese avversario, unica democrazia in quell’area, non ha futuro; un Paese dove non si gode per i successi ottenuti dalla controparte ma per le proprie argomentazioni contro “a prescindere”, idem; un Paese dove si scende in piazza se viene ceduto un calciatore, ma non manifesta se viene aumentata l’IVA è già in putrefazione.

Siamo sicuramente tra i più ignoranti nel mondo occidentale per quanto riguarda la politica, quelli che hanno il minor senso civico, dove le minoranze quando vedono un dito che indica la Luna guardano criticamente il dito, osservando se abbia le unghie curate o se le dita siano storte.

Proseguono così le fazioni già presenti ai tempi di Dante, tra Guelfi e Ghibellini, dove non conta salvare la città ma garantirsi il predominio.

Molti individui, prestati alla politica, non hanno mai realizzato nulla, professionalmente parlando, e proprio perciò non sanno distinguere tra bene e male, innocuo e nocivo, corretto e sbagliato; ancora grazie se, ricevuta un’eredità, non l’hanno persa in qualche investimento totalmente azzardato; un personaggio dello spettacolo, eletto in Parlamento molti anni fa, non partecipò a nemmeno una seduta dei lavori, ma ora percepisce il vitalizio.

Sono in politica dal 1979, quando aiutai Sergio Pininfarina nella sua candidatura alle Europee; ho incontrato moltissimi politici della vecchia guardia (ma anche della nuova) soprattutto quando trascorrevo settimane a Roma: da Zanone ad Andreotti, Pajetta, Lama (lo incontrai a Torino l’8 marzo 1986 quando lasciò la CGIL per entrare in politica) fino a Bontempo, Fini, Staiti di Cuddia, Goria, Anselmi, Fassino, Damiano ed altri. Di molti non condividevo la linea politica, per alcuni non provai immediata simpatia ma da una cosa erano tutti accomunati: la correttezza, l’umiltà e l’interesse a fare bene il loro lavoro. Escludendo qualche caso specifico e qualche spettacolo circense in aula, i politici di vecchio stampo avevano un obiettivo preciso: giungere a risultati.

Ora molti, troppi politici a vario livello, pensano a denigrare anziché erigere, distruggere anziché migliorare.

Nell’ebraismo esiste un precetto chiamato תיקון עולם (tiqqun olam) che impone, quando sarà ora, ad ogni ebreo di lasciare il mondo un po’ meglio di come lo si è trovato; ecco, chiunque sia investito di una carica politica, a qualsiasi livello, dovrebbe appropriarsi di questo precetto: contribuire, anche in minima parte, anche con azioni apparentemente inutili, a migliorare questo nostro mondo. I nostri avi sono morti in battaglia, per secoli, per farci stare meglio: noi non possiamo impegnarci a farlo per la durata di un mandato onorando il voto assegnatoci dagli elettori? E se i voti non sono stati sufficienti a farci vincere, facciamoci una domanda e diamoci una risposta.

Sergio Motta

Forza Italia contro emendamento Giunta. Tensione in maggioranza

Forza Italia affossa emendamento della Giunta: voto contro la Lista Cirio Presidente Bartoli: “Traditi in Aula da chi dovrebbe governare al nostro fianco”

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“Con un atto politico grave e incomprensibile, i Consiglieri regionali di Forza Italia (Fava, Beccaria, Biglia, Buzzi Langhi, Graglia) e alcuni della Lega (Icardi, Carosso) hanno votato contro un emendamento alla Legge di Riordino presentato da Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente, per conto della Lista Civica Cirio Presidente – Piemonte Moderato e Liberale.

Sergio Bartoli, presidente V Commissione Ambiente

L’emendamento, già approvato dalla Giunta regionale, proponeva l’eliminazione del vincolo dei due mandati per i Presidenti di Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA), valorizzando così la continuità amministrativa in ambiti tecnici dove contano esperienza e capacità.

Il paradosso:
i Consiglieri di Forza Italia hanno votato contro un atto sostenuto dalla loro stessa Giunta, guidata dal Presidente Alberto Cirio. Una scelta che ha spaccato la Maggioranza e colpito frontalmente la Lista Civica Cirio Presidente.

“Una vera imboscata, senza confronto preventivo – denuncia Bartoli –. Chi ha votato contro ha tradito la linea del Presidente Cirio e della sua Giunta. Quando una proposta viene condivisa nella Maggioranza e approvata dall’Esecutivo, è doveroso un atteggiamento coerente. Invece, alcuni hanno preferito logiche di corrente e sabotaggio politico.”

“Forse qualcuno ha confuso i Presidenti di ATC con i Sindaci. Ma se così fosse, è evidente che il caldo ha fatto danni anche al buon senso. Si è perso di vista il merito della proposta, preferendo colpi bassi e dispetti interni.”

L’Assessore Vignale, intervenendo in Aula, ha confermato che nessuna legge nazionale prevede il limite dei due mandati per ATC e CA, come stabilito anche dalla legge 157/1992.

“Per questo – spiega Bartoli – la Giunta ha espresso parere favorevole. Il Piemonte è l’unica Regione ad aver imposto questo vincolo, senza base normativa nazionale. La modifica era logica e condivisibile.”

L’emendamento non obbligava alcuna riconferma automatica, ma dava ai Comitati di gestione la possibilità di valorizzare figure capaci, senza perderle per un limite meramente formale.

Con il loro voto contrario, Forza Italia e i Consiglieri coinvolti rompono l’equilibrio della Maggioranza e si assumono la responsabilità politica di aver disatteso un provvedimento richiesto dai territori e legittimato dalla Giunta regionale.

“Da questi gesti – conclude Bartoli – ci rendiamo tristemente conto del livello politico bassissimo in cui rischiamo di trascinare la nostra Regione. E noi questo gioco non lo accettiamo: siamo qui per lavorare con serietà, non per fare teatrini o imboscate. La Lista Civica Cirio Presidente – Piemonte Moderato e Liberale non è disposta a tollerare atteggiamenti opportunistici e contrari alla lealtà politica e istituzionale che ha sempre contraddistinto l’azione di governo della Regione Piemonte.”

Lista Cirio Presidente