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Grimaldi (SE): “Torino capitale della qualità della vita e dei diritti”

“Giunta comunale, ridurre le disuguaglianze e cambiare aria in città”.

“Inutile fare giri di parole: sono davvero orgoglioso della delega alla ‘giustizia sociale’ del nostro Jacopo Rosatelli. Per una forza come Sinistra Ecologista è una delle due sfide più appassionanti possibili, oltre che un riconoscimento importante e – mi permetto di dire – meritato. Ora ci metteremo al lavoro per trasformare Torino in una vera ‘città della cura’, capace di offrire a tutte e tutti un’alta qualità della vita, di dare piena cittadinanza ai più fragili, di garantire a ogni persona il diritto all’abitare, di essere un modello di accoglienza e solidarietà.” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi ed esponente di Sinistra Ecologista Marco Grimaldi, a margine della conferenza stampa in cui il Sindaco Stefano Lo Russo ha annunciato la composizione della nuova Giunta comunale.
“C’è poi un elemento di grande novità, su cui abbiamo fortemente insistito” – prosegue Grimaldi: “associare alle tradizionali deleghe delle politiche abitative e sociali, quelle alle case del quartiere e ai bagni pubblici, ai diritti civili e alle pari opportunità, superando una visione solo assistenziale del welfare in favore di un’idea di promozione di pratiche di solidarietà, di mutualismo, partecipazione e restituzione alla cittadinanza dello spazio pubblico, e tenendo uniti diritti sociali e civili. Sappiamo che l’impegno richiesto sarà enorme, ma siamo entusiasti di metterci alla prova per la nostra città”.
“Il nostro in bocca al lupo va a tutta la nuova Giunta e al Sindaco Lo Russo” – conclude Grimaldi. – “Sinistra Ecologista, soprattutto grazie alle due donne che siederanno in Sala Rossa, Alice Ravinale e Sara Diena, farà di tutto per coinvolgere le tante energie sane di questa città, per costruire reti e relazioni per realizzare la Torino che sogniamo. Un’attivista dei diritti sociali e civili e la più giovane consigliera comunale, attivista per il clima: sono l’immagine stessa di un nuovo ciclo che si sta aprendo”.

Un nuovo inizio per la sinistra italiana?

Elezioni amministrative 2021

DI GIAN GIACOMO MIGONE

Proviamo a chiederci le ragioni dei pochi che hanno votato, determinando la vittoria dei candidati del PD, con relativi alleati, nelle principali città italiane. Potrebbe essere un modo per comprendere quelle dei non votanti il cui numero crescente viene giustamente indicato come sintomo di cattiva salute della nostra democrazia. Potrebbe anche scaturirne qualche indicazione affinché i pur comprensibili festeggiamenti a sinistra non risultino effimeri.

In primo luogo vi sono i fedelissimi, coloro che partecipano direttamente alla vita del partito di centro – sinistra e che ne votano le candidature. Tanti ex comunisti che votano per candidati per lo più ex democristiani, sempre nel nome della Ditta. Sono un numero decrescente, pur sufficiente a contribuire ad altrettante vittorie amministrative. A costoro vanno aggiunti i fedelissimi dei partitini di sinistra, le Ditte minori, che in questa occasione, nel secondo o anche al primo turno, scelgono, talvolta negoziano, quello che ritengono il male minore. Nei casi in cui sono stati concordati candidati comuni, si sono allineati una frazione di votanti M5S.

Vi sono poi i voti di cittadini, indipendenti di sinistra e non, per una moltitudine di ragioni più o meno insoddisfatti della qualità delle forze politiche organizzate, dei candidati – non occorre usare l’*, tutti maschi! – e dei loro programmi, che hanno deciso di ingurgitare la minestra che veniva loro propinata.
In questa occasione – favorita, non dimentichiamolo, dalla legge elettorale che in sede di ballottaggio costringe ad una scelta netta – queste due categorie di elettori di centro – sinistra nel segreto dell’urna hanno deciso di convergere. Sarebbe importante comprendere il perché. Sottopongo a chi legge alcune ragioni convergenti. E’ da studiare l’importante e virtuosa eccezione di Savona laddove la convergenza è stata esplicita e preventiva.

Chiunque abbia modo di confrontarsi con l’umanità circostante, non importa se di città o di paese, avverte immediatamente un rifiuto adirato e/o rassegnato non soltanto dei partiti, ma della politica in quanto tale. Chi ha fatto l’esperienza di porgere un volantino, non importa per quale causa virtuosa, se lo è visto per lo più rifiutare come si trattasse di materiale osceno. Le spiegazioni sono tante – non ultima la modalità con cui i media trattano la politica, illuminandone gli aspetti deteriori – ma il risultato è quello di una crescente fragilità delle istituzioni di cui un numero, che ci auguriamo crescente, di cittadini democratici sentono il dovere di farsi carico.

E’ innegabile che il moltiplicarsi di presenze violente, culminanti nella devastazione della sede nazionale della CGIL alla vigilia del voto, ha acuito questo senso di urgenza e anche di identità democratica, costituzionale, antifascista. Il sindacato, pur con le sue pecche, ha saputo cogliere e rappresentare questo momento che potrebbe costituire una svolta in un modo di sentire collettivo. I cinquecentomila di Piazza San Giovanni, i milioni che anche da lontano hanno ascoltato, in primo luogo, le parole di Landini, si sono sentiti rappresentati da esse. Non capitava da molto tempo. Va anche riconosciuto che la presenza di esponenti politici, da Letta a Conte, ha contribuito allo spirito unitario del momento.
Resta la consapevolezza che quanto conquistato in questi giorni deve resistere alla prova dei fatti. La cronaca politica locale e nazionale può facilmente logorare e sbriciolare quanto conseguito in queste giornate di un autunno non proprio caldo. Soprattutto, come disse Mao, viviamo tempi interessanti, in cui rivolgimenti ma anche contraddizioni colossali sembrano irrimediabilmente fuori dalla nostra portata, anche se permeano la nostra quotidianità.

Questa tappa elettorale, e quanto l’ha preceduta, forse presenta l’occasione per un nuovo inizio per la sinistra italiana. Per cogliere l’occasione, i vincenti di oggi dovranno interpretare i bisogni anche di coloro che non vi hanno partecipato. Non basteranno le schermaglie all’interno di una maggioranza parlamentare ridondante che di fatto delega i propri poteri anche costituzionali ad un esecutivo paternalista, soprattutto ligio ai poteri forti che governano il pianeta. Occorreranno analisi puntuali con obiettivi precisi, coerenti con i bisogni di una maggioranza sociale di fatto esautorata, oltre che con una visione largamente prefigurata nella nostra Costituzione. Stimoli utili, anche di linguaggio, provengono dalla sinistra del partito democratico degli Stati Uniti, guidata da Bernie Sanders. In una situazione non dissimile da quella italiana – siamo in una fase trasformativa che accomuna larga parte dell’Occidente – nemmeno per un istante essa rinuncia a denunciare le contraddizioni profonde che dividono il paese e a negoziare, nella situazione data, quanto è possibile ottenere di obiettivi esplicitamente dichiarati.

Disabili, Costanzo (L’Alternativa C’è): “Da INPS atto ingiusto, Orlando intervenga”

 “Il ministro Orlando intervenga subito per correggere l’equivoco interpretativo che il messaggio del 14 ottobre scorso n. 3495/2021 dell’INPS ha generato sull’assegno di invalidità civile.

Togliere l’assegno di invalidità alle persone più fragili è un atto ingiusto”. Lo afferma la deputata de L’Alternativa C’è Jessica Costanzo, che ha presentato in Commissione Lavoro un’interrogazione al ministro del Lavoro e delle politiche sociali sulla questione.
“Con il suo messaggio – prosegue –  l’Istituto modifica inaspettatamente una linea interpretativa risalente al 2008, ritenendo di escludere dal beneficio dell’assegno mensile gli invalidi civili parziali (74%-99%) che svolgono attività lavorativa precaria o parziale ma comunque produttiva di reddito, anche se il reddito è inferiore a quello che è previsto (euro 4.931,29 l’anno) per ottenere la prestazione assistenziale”.
“Si tratta di un assurdo logico e giuridico – conclude Costanzo – che preclude a chi è disoccupato o inoccupato, ma svolge una piccola attività lavorativa  percependo un reddito bassissimo, la possibilità di percepire una prestazione economica istituita proprio per sostenere la  persona disabile che è in cerca di un lavoro stabile e risulta completamente privo di reddito. Per questa ragione abbiamo presentato un’interrogazione in Commissione Lavoro e ci aspettiamo non solo una risposta rapida da parte del ministro, ma anche il ripristino della compatibilità tra occupazione e diritto alla prestazione assistenziale dell’assegno di invalidità civile”.

Sei donne nella Giunta di Lo Russo

Questa la Giunta del nuovo sindaco di Torino Stefano Lo Russo:  

 

Michela Favaro, vicesindaca, Paolo Mazzoleni con delega all’Urbanistica, Gabriella Nardelli al Bilancio, Rosanna Purchia alla Cultura. Per il Pd nella giunta Chiara Foglietta, Gianna Pentenero e Mimmo Carretta; gli altri assessori sono Francesco Tresso (Torino Domani), Paolo Chiavarino (Lista civica Lo Russo Sindaco), Carlotta Salerno (Moderati), Jacopo Rosatelli (Sinistra Ecologista). In tutto, compresa la vicesindaca, le donne sono 6. Tre gli assessori del Pd, quattro gli esterni.

Indagine Covid, Rossi-Valle (Pd): un punto di partenza per migliorare la sanità

Indagine sull’emergenza Covid-19: mercoledì le relazioni all’esame dell’aula 

Rossi-Valle (Pd): “Il documento racconta le lacune nella gestione della pandemia ma può essere il punto di partenza per riconoscere le criticità e migliorare il sistema sanitario regionale”

“L’indagine sull’emergenza Covid presentata oggi in Commissione Sanità, che sarà sottoposta all’attenzione del Consiglio Regionale mercoledì prossimo, deve essere uno strumento utile per migliorare il sistema sanitario piemontese nel suo complesso e non farci trovare impreparati a future emergenze”. E’ questa la premessa del vicepresidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi , e del coordinatore del Gruppo di Lavoro sull’emergenza Covid, Daniele Valle , alla sintesi del lavoro svolto da partire dal luglio 2020. 
“Un anno di indagine ci ha consentito di evidenziare lacune e ritardi nell’affrontare una situazione certamente del tutto nuova ma che avrebbe richiesto risposte più tempestive e strutturate” aggiungono i rappresentanti Dem riportando alcune delle criticità “pensiamo alle evidenti carenze relative alla catena di comando, alle politiche di tracciamento, ma anche al ritardo negli interventi sulle RSA, o all’incertezza nella scelta e nella gestione delle strutture covid, senza dimenticare il problema delle assunzioni tardive”. 
“Tutti elementi, confermati dal confronto con operatori sanitari, sindacati e utenti, che derivano da una catena di comando ridondante e farraginosa che ha tenuto con fatica il controllo della situazione” commentano Rossi e Valle.
“In particolare, lo ribadiamo, il tema del personale è centrale: la scelta di non sostituire le cessazioni di personale assunto a tempo indeterminato, se non parzialmente e con assunzioni a tempo determinato, getta un’ombra inquietante sulla capacità del nostro sistema di recuperare i ritardi sulle liste d’attesa” concludono i consiglieri. 
La commissione odierna è stata anche l’occasione per rilanciare la richiesta di un’informativa urgente sulla missione 6, dedicata alla sanità, del PNRR in Piemonte, considerata la scadenza imminente del 31 dicembre. “Il consiglio regionale – dichiara Rossi – è la sede deputata alla programmazione sanitaria, tanto più di fronte alla disponibilità di risorse importanti e ad azioni innovative che cambieranno la sanità regionale. Nessuno pensi di portare in aula decisioni assunte altrove solo per una ratifica formale”.

 

 

Avetta (Pd): “Osservatorio Torino-Ceres, potenziare il servizio extraurbano.”

«Nei mesi scorsi avevamo richiamato l’attenzione della Regione Piemonte sui disagi e disservizi che colpiscono gli utenti della linea SFMA Torino-Ceres, in particolare i pendolari che da Caselle o Borgaro cercano di raggiungere il centro di Torino, sollecitando l’introduzione di correttivi per migliorare la situazione da qui all’inizio 2023, quando finalmente saranno completati i lavori per il passante ferroviario ed entrerà in funzione il collegamento tra le valli di Lanzo con il centro cittadino. Invece, tutti i problemi paiono essere irrisolti, a Borgaro il servizio navetta è spesso in ritardo o sovraffollato, con i pendolari costretti a “lottare” per accaparrarsi un posto su bus già pieni, con il rischio di non riuscire a salire e rimanere a piedi. Scene che si ripresentano identiche ogni singolo giorno, ormai da troppi mesi, come puntualmente segnalato dall’Osservatorio Torino-Ceres. Per questo ho presentato un’Interrogazione, perché gli abitanti di quei territori non possono soffrire un altro anno e mezzo in queste condizioni, e i viaggi per studio o lavoro non possono trasformarsi in un’odissea quotidiana»: lo afferma il consigliere regionale Alberto AVETTA. «La linea SFMA Torino-Ceres e la Strada provinciale 1 sono le sole grandi infrastrutture di collegamento tra le Valli di Lanzo e Torino. I disagi e i disservizi che continuano a verificarsi sono inaccettabili, una ripetuta mancanza di rispetto verso chi vive nelle vallate piemontesi. Chiederemo alla Regione Piemonte di ascoltare le richieste dei pendolari, potenziando urgentemente il servizio extraurbano, eventualmente inserendo più corse da e per Cirié per sgravare la tratta Caselle-Torino a favore dei cittadini di Caselle e Borgaro. Miglioramenti strutturali del trasporto pubblico locale sono l’unico modo per evitare il riprego da parte dei cittadini sul mezzo privato».

 

Il centro e il populismo: non c’è alleanza possibile

In Italia conta, da quasi sempre, un principio abbastanza consolidato. Ovvero, “si vince al centro”.

O, meglio ancora, “si governa dal centro”. Due modi di pensare che fanno del fantomatico “centro” sempre un elemento di equilibrio, di buon senso e di buon governo. Certo, il tutto è anche e soprattutto il frutto della lunga stagione democristiana e delle politiche che hanno caratterizzato quella fase storica, ma anche nella cosiddetta seconda repubblica con la disputa e il confronto tra le coalizioni di Prodi e di Berlusconi si è ruotato attorno alla capacità di declinare “politiche di centro” nella concreta azione di governo.
Una lunga stagione che si è bruscamente interrotta con l’irruzione del populismo di marca grillina e con tutta la deriva antidemocratica, populista, qualunquista, giustizialista, manettara e anti politica che si è trascinata dietro. Una stagione che ha contaminato la stessa Lega a trazione salviniana e che ha contribuito a ridurre la capacità di governo e, soprattutto, che ha allontanato sempre di più i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. Non a caso, sono bastati alcuni anni di governo di queste forze – in particolare del populismo grillino – per arrivare ad una semplice e persin banale conclusione. Ovvero, se si vuole ritornare alla politica, al buon governo, alla qualità della classe dirigente e ad una stagione di progettualità politica, di rilancio concreto e riformista del nostro paese e soprattutto di difesa della qualità della democrazia, è indispensabile abbandonare definitivamente il populismo in tutte le sue versioni. I danni provocati da questa sub cultura e da questa deriva qualunquista e antidemocratica sono sotto gli occhi tutti. E i recenti risultati delle elezioni amministrative lo hanno persin platealmente confermato.
Ma, per poter ritornare ad una stagione di normalità democratica e di “politica dei partiti”, non basta abbandonare nominalmente il populismo per come si manifesta in tutte le sue versioni. Quello che conta è di impedire che ci siano alleanze politiche e di governo con queste forze. Perchè se ci si allea con forze di chiara impronta populista e anti politica diventa estremamente difficile poi declinare una cultura di governo che rifugga concretamente da quelle tentazioni. Certo, noi siamo ormai abituati ad assistere alle torsioni trasformistiche ed opportunistiche in campo politico e parlamentare. L’esempio concreto viene proprio dal partito di Grillo e di Conte che misteriosamente e collettivamente ha rinnegato, nello spazio di un mattino, tutto ciò che ha predicato, teorizzato e urlato nelle piazze per oltre 15 anni. Si tratta di una conversione, appunto, collettiva, improvvisa e alquanto misteriosa. Sino a quanto dura? Credo sia impossibile saperlo perchè quando il profilo e l’identità di un partito è ben definito, e quando lo si rinnega così radicalmente, delle due l’una: o si ripropone in tutta la sua integrità appena è possibile oppure si abdica definitivamente ma si corre il rischio che quel partito tramonti elettoralmente del tutto. Ecco perchè l’equivoco di una alleanza strategica, organica e politica con un partito populista indebolisce inesorabilmente una coalizione che ambisce a declinare una politica di governo riformista e autenticamente democratica.
Ed è proprio all’interno di un contesto del genere che un progetto politico di centro – ormai fortemente gettonato anche e soprattutto dopo questa importante tornata amministrativa – quasi si impone. Ma, al di là di come concretamente si declinerà – sarà inesorabile una sorta di “federazione” tra i vari soggetti in campo – è indubbio che difficilmente potrà convivere con forze dichiaratamente ed esplicitamente populiste, qualunquiste e anti politiche che negherebbero alla radice qualsiasi possibilità di poter praticare una reale e credibile “politica di centro”.
Anche su questo versante, dunque, si giocherà una sfida politica non indifferente ai fini della definizione dei prossimi equilibri politici e in vista delle elezioni politiche del 2023. Fuorchè, come dicevamo all’inizio, vinca nuovamente il trasformismo politico e parlamentare. Ma sarebbe una sconfitta sonora della qualità della nostra democrazia e della stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Giorgio Merlo

Mariotto Segni e la “fake news” del colpo di Stato

Sabato 24 ottobre i riflettori di Rai Storia, il bel canale tematico della televisione di Stato, dedicato all’approfondimento della storia, ha mandato in onda, alle ore 8.50 ed alle 20.20 una intervista di Mariotto Segni, incentrata sul libro da lui scritto ‘Il colpo di Stato del ‘64’.

A Giovanni Paolo Fontana, nell’ambito della trasmissione ‘Scritto, letto, detto’, l’onorevole Segni ha ribadito la tesi che ha illustrato nel testo, ovvero che il cosiddetto ‘Colpo di Stato’ su una gigantesca fake news (oggi verrebbe chiamata in questo modo) e che fu l’inizio di una campagna mistificatoria che ha colpito la Repubblica. Riproponiamo, di seguito l’intervista che Il Torinese.it aveva realizzato a maggio di quest’anno con l’autore, ricca di spunti interessanti che offrono una diversa chiave di lettura della storia recente.

 

Il “Piano Solo’, del quale le generazioni più giovani hanno quasi perso memoria, negli anni Sessanta fu un argomento di grande e delicata attualità. Si trattava di un piano di emergenza speciale a tutela dell’ordine pubblico, fatto predisporre nel 1964 da Giovanni de Lorenzo, durante il suo incarico di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri. Nel 1967 L’Espresso uscì con un titolo ad effetto 1964 Segni e de Lorenzo tentarono il colpo di stato’. I giornalisti Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari sostennero che Antonio Segni, all’epoca dei fatti presidente della Repubblica e de Lorenzo fecero pressione sul Partito Socialista che rinunciò alle riforme ed accettò di formare un secondo governo Moro perché preoccupato dall’attuazione di tale piano.  Poche settimane fa si è tornato a parlare nuovamente di quanto accadde 57 anni fa con un libro di Mariotto Segni, edito per i tipi della Rubbettino, che legge quanto accadde allora da tutt’altra angolazione ed il titolo è eloquente: “Il colpo di stato del 1964 – La madre di tutte le fake news”. L’autore è figlio di Antonio Segni, parlamentare nella Democrazia Cristiana, poi fondatore del Patto Segni dopo un breve transito in Alleanza Democratica, e propugnatore di diverse battaglie referendarie, tra cui quella che portò all’abolizione della preferenza multipla. Dal 2004 non ha più incarichi parlamentari (l’ultimo è stato a Strasburgo) e l’ultima campagna referendaria con Parisi e Di Pietro fu quella stoppata dalla Corte Costituzionale. E’ stato anche docente della cattedra di diritto civile all’Università di Sassari. Nel libro, che è molto documentato e si legge agevolmente, sottolinea che lo scoop dell’Espresso, che diede il via ad una vera e propria campagna di stampa che dipinse la Democrazia Cristiana come un partito golpista, fu in realtà una gigantesca fake news, la prima della storia repubblicana e forse la più imponente. Abbiamo chiesto a Mariotto Segni quale sia stata la genesi del libro e le motivazioni che l’hanno spinto a scriverlo a distanza di tanti anni

“Questo libro è nato in modo singolare e mi si potrebbe chiedere perché non l’ho scritto prima. Tre anni fa, nel 2018, ricorrevano i 40 anni del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Nel rileggere i giornali che ripercorrevano la sua vita e la sua vicenda mi capitò di leggere anche alcuni articoli che rievocavano in modo arbitrario le vicende del 1964. Ho effettuato una rilettura attenta degli stessi e mi sono accorto che la narrazione era rimasta sostanzialmente inalterata in 50 anni. Ho lavorato per quasi tre anni e avanzando nella ricerca del materiale mi sono reso conto che era stato raccontato un pezzo di storia italiana con una costruzione falsa. Come documenti mi sono basato sull’archivio Antonio Segni e, per una strana circostanza, a casa ho trovato una cassetta con molte lettere e documenti che poi ho richiamato nel libro e prodotto come allegati. Ma nel rileggere il tutto la scoperta più grande, più significativa e più singolare è stato il costatare come documenti conosciuti erano stati raccontati in modo diverso se non opposto.
All’epoca fece scalpore la proposta di Cesare Merzagora che si propose per guidare un governo di tecnici svincolato da partiti. Certo che i tempi sono davvero cambiati se pensiamo ai governi di Lamberto Dini, su incarico del presidente Scalfaro, o di Monti, nominato dal presidente Napolitano …..

“In realtà quella di Merzagora era una autocandidatura, in realtà è mia convinzione che mio padre non fosse d’accordo su un Governo Merzagora ma pensasse piuttosto ad un monocolore DC”.

Per l’ipotesi di colpo di stato che sarebbe maturato nel 1964 e che indica come una gigantesca fake news ante litteram quale sarebbe stata la ragione alla base ?

“Non saprei dirlo, credo che sia stato il desiderio di un grande scoop. Eugenio Scalfari su ciò ha costruito la sua carriera di giornalista. In ogni caso questo ha influenzato fortemente tutto il corso degli anni Sessanta. Da lì è iniziato il racconto della Democrazia Cristiana golpista. Il risultato di questa predicazione è stata una campagna che dipingeva l’Italia come ad un passo dal colpo di Stato e la Dc come partito pronto a fare il golpe pur di sbarrare la strada al Pci. La narrazione successiva ha poi rafforzato la tesi scalfariana che ha fatto partire tutto dal luglio 1964, con l’azione golpista nella quale sarebbero stati coinvolti il Presidente della Repubblica e l’Arma di Carabinieri.

Antonio Segni era contro il centrosinistra ?

Mio padre non aveva una preclusione politica di principio, riteneva che si dovesse fare più avanti nel tempo e che l’esperienza dei due anni del Governo Fanfani (che aveva l’appoggio esterno del Psi) costituisse un pericolo enorme per il Paese. E non dimentichiamo la preoccupazione angosciata di Guido Carli, l’allora Governatore della Banca d’Italia, cui si aggiungevano quelle della stampa e della Cee”.

Che rapporto ha sviluppato con Scalfari ?

Lui e Repubblica appoggiarono fortemente la prima parte della campagna referendaria, come Montanelli. Con Scalfari c’è stato un buon rapporto ma nella vicenda in questione le sue responsabilità sono evidenti. La campagna sul presunto golpe del 1964 ha fatto molto male all’Italia. Paolo Mieli negli anni Novanta, in polemica con Scalfari disse “Avete dato la spinta psicologica al terrorismo rosso, se dite ai giovani che c’è uno Stato violento si fornisce ai giovani il motivo per rispondere con la violenza”.

Che reazioni ha avuto l’uscita del libro ?

E’ da poche settimane in libreria. Ho sentito parecchi amici che mi hanno detto che riapre il discorso non solo sulla crisi del 1964, ma anche di ciò che è seguito. Mi auguro che sia l’inizio di una revisione storica, di un cammino più lungo”.

Il suo libro si chiude con una interessante appendice di documenti. E tutto o c’è ancora qualcosa da aggiungere ?

In questa pubblicazione ho utilizzato tutto quanto era possibile utilizzare. C’è un punto, però, che ancora non è accertabile ed è quello dell’ipotesi del coinvolgimento del Kgb in questa vicenda. Non è chiaro perché gran parte del materiale che proviene dall’archivio del Kgb e dal Cremlino è ancora ampiamente secretato in quanto è stato consegnato così dal Governo Inglese. Ho chiesto all’archivio storico del Senato ma il Governo italiano è tenuto a seguire le indicazioni di quello britannico”.

Qual è il suo ricordo di Antonio Segni ?

“Con un padre che per tutta la mia giovinezza è stato al centro politico italiano si può essere o contestatori o tifosi e io sono stato un suo tifoso. Era un uomo dal carattere difficile, certamente, ma di grande sentimento e di grande spessore.”

Massimo Iaretti

 

La missione biblica di Lo Russo erede di Chiamparino

Notiziona. Sergio Chiamparino dice che si ritira dalla politica. Ora, finalmente è arrivato il suo (degno) successore. Stefano Lo Russo. E lunedì la nuova Giunta. Per ora alcune cose si sanno. Metà donne e perché no …. anche metà assessori che vengono da fuori. Nuova giunta, nuovo gruppo dirigente del PD e nuova politica. E’ venuto pure Piero Fassino ad “omaggiare” il suo ex pupillo.
Ex perché oramai Piero fa la spola tra Ferrara e Roma. Poi Presidente della commissione Esteri del parlamento. In giro per il mondo.
Ex pupillo perché cresciuto. Lo Russo ha chiamato Boccia che, in caso di sconfitta chiedeva le sue dimissioni. Ho vinto caro Boccia, e perché non ti dimetti tu, ora. L’oggetto del contendere è noto. Il rapporto con i Cinquestelle. Conte annaspa. Oramai questa partita deve giocarsela fino in fondo.
Più rilassata Chiaretta. A giorni di nuovo mamma. Sono queste le cose veramente importanti della vita. Passaggio di consegne con il nuovo Sindaco che fa un po’ la corte a Damilano  che, per ora, dice di fare solo opposizione. Il fronte democratico e,  diciamo così, centrista si sta muovendo.
Il governatore Cirio è pronto a collaborare con il “compagno” Lo Russo. Tutti sanno ed aspettano i soldi dell’Europa. Spenderli sarà un attimo. Speriamo che li spendano bene. Viceversa Torino collasserà.  Meccanica e Food vanno bene, soprattutto con le esportazioni. Stellantis di Torino importa un fico secco. Non ci possiamo contare manco un po’ . Sempre Cirio è contento. Se accettavano la mia richiesta di iscrizione a Fratelli d’Italia ero rovinato. Con Crosetto che va e viene dalle trasmissioni in TV. Sempre più difficile difendere la Meloni, che solo ora ha scoperto che a Roma, vicino all’isola Tiberina,  dopo il ponte pedonale sul Tevere c’è il ghetto ebreo con la Sinagoga  più grande ed importante d’Europa. Oramai i Fratellini d’Italia sanno di essere per sé e per gli altri del centro destra un problema. Ora La Russa non ha dubbi: Silvio Berlusconi detto Berlusca Presidente della repubblica. Buontempone.
Tra una sconfitta e l’altra, la destra continua a sperare nella futura vittoria elettorale. Futura,  proprio futuribile. E Mario Draghi non perde un colpo.
Schiena diritta ed avanti. Piaccia o non piaccia il centro moderato vince dappertutto.
Milano Roma Torino. Persino a Napoli qualcosa sta cambiando. Il famoso Masaniello De Magistris molto bravo nell’arringare le folle e poi le due gallerie che unificano la città letteralmente fuori uso.
Non a caso è la città più indebitata d’Italia.
Giusto per gradire, la seconda è Torino.
Dove poter avere la residenza o la carta d’identità è un’ impresa biblica. Caro Sindaco Stefano Lo Russo auguri per il poderoso lavoro che dovrai affrontare.  Quasi una missione impossibile per la quale necessitano mille e poi mille miracoli. Il primo che dovrai fare sarà un giunta nuova, innovativa e composta da professionisti dei singoli settori. Speriamo ardentemente che avvenga. Grazie del tuo lavoro,  Sergio Chiamparino. Sono passati più di 50 anni da quando hai cominciato a fare politica.
Oltre mezzo secolo. E che secolo.
Quello delle guerre mondiali e delle rivoluzioni mancate. Grazie Sergio del tuo bel gesto. Darà ancora più forza a Stefano Lo Russo. Il nuovo Sindaco è molto determinato. Ha le idee chiare e una buona considerazione di se stesso. I propositi sono buoni. Speriamo che seguano i fatti.

Digitale, Ruffino (CI): Ue colmi gap, dobbiamo stoppare attacchi hacker

“Per quanto riguarda il digitale, ce ne siamo accorti qualche mese fa con l’attacco ai sistemi informatici della Regione Lazio, dove si è rischiato che milioni di dati sensibili di cittadini inermi venissero venduti sul web, l’Europa e l’Italia non possono più permettersi un sistema di protezione non adeguato”. Lo afferma Daniela Ruffino, deputata di Coraggio Italia, nel corso del dibattito a Montecitorio sulle comunicazioni del premier Draghi al Consiglio europeo del 21-22 ottobre.
“Anche in questo campo- aggiunge- i campioni della produttività sono lontani dall’Europa e, in alcuni dei molti settori nei quali si declina il digitale, anche dall’Occidente. L’Unione Europea deve mettere in campo risorse consistenti, per colmare questo gap che ci vede in ritardo e dipendenti da altri Paesi”.
Per Ruffino “per quel che riguarda l’energia invece, è chiaro che questa sarà forse la più grande sfida del futuro. Il passaggio ad un’energia pulita, ad una transizione che metta finalmente in primo piano l’impatto ambientale e l’equilibrio tra l’uomo e il clima, sarà un sentiero tortuoso e non privo di insidie. Un percorso delicatissimo quanto obbligato, che coinvolgerà migliaia di lavoratori e le nostre abitudini più profonde. L’Unione Europea potrà vincere questa sfida solo con una grande unità di intenti e una granitica determinazione”.