politica- Pagina 22

Merlo: Futuro della montagna, una questione centrale per la Regione 

“Sì, la difesa, la valorizzazione e la infrastrutturazione dei territori montani restano una delle
questioni politiche centrali della Regione Piemonte a guida Alberto Cirio. E proprio partendo dal
crescente turismo estivo nelle montagne piemontesi di questi mesi arriva la conferma che è
sempre più indispensabile rafforzare una politica e un progetto specifici per il futuro dei territori
montani. Prospettiva che passa non solo attraverso l’attivazione dei servizi essenziali per le
persone e le comunità locali ma anche, e soprattutto, con una specifica ed efficace politica di
sgravi fiscali, di aiuti per le pubbliche amministrazioni e di incentivi concreti per restare in questi
territori. E il problema, come ovvio, non riguarda soltanto il cosiddetto comparto della neve e il
suo relativo indotto ma, semmai, l’intero mosaico della montagna.
Per fortuna, il programma politico ed amministrativo della coalizione che ha vinto le recenti
elezioni regionali già prevede una forte e specifica attenzione al futuro della montagna. E dove
non esistono, e questo è un ulteriore elemento positivo, partiti che predicano la ‘decrescita felice’
da un lato o un fondamentalismo ed estremismo ambientalista dall’altro. Semmai, serve un
progetto amministrativo, e politico, che solo partiti responsabili e che puntano allo sviluppo e ad
una reale promozione del territorio, possono garantire”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi Popolari uniti, Assessore Pragelato. Già Sindaco.

Valle: Povia, posizioni omofobe e novax non possono avere cittadinanza

«Ma quali destra e sinistra, con la decisione del Comune di Nichelino non c’entra niente l’orientamento politico: semplicemente posizioni omofobe e novax non possono avere cittadinanza nelle manifestazioni patrocinate da un Comune»: così commenta la scelta del comune di Nichelino Daniele Valle, consigliere regionale PD. “Stupisce che si arrivi alle interrogazioni parlamentari per una questione tanto semplice. Sarebbe interessante la stessa trasparenza sui finanziamenti della fondazione AN all’associazione neofascista Acca Larentia o ai novax dell’associazione “Sereni, vittime del Covid” dal quale sono partiti gli esposti, tra il 2020 e il 2021, contro Conte e Speranza».

Ruffino (Az): violenza crescente, solidarietà a Calenda

“Tutta la mia solidarietà a Carlo e alla sua famiglia. Colpisce che ad essere bersagliato da intimidazioni tanto vili sia chi nel dialogo ha sempre dimostrato integrità e rispetto del punto di vista altrui. È un tempo difficile, sempre meno capace di discernere e in cui il confronto pubblico è minacciato dall’insinuarsi di una violenza crescente, specialmente online. Restiamo uniti nel difendere i valori di rispetto reciproco e di dialogo alla base del nostro vivere comune: se vengono meno, ad essere a rischio è la nostra democrazia”. Così in una nota la deputata di Azione Daniela Ruffino, in riferimento alle minacce ricevute dal leader di Azione Carlo Calenda.

+Europa solidale con Marco Taradash

“Giù le mani da Marco Taradash, storico dirigente radicale e nostro candidato alle elezioni europee 2024 per la lista Stati Uniti d’ Europa circoscrizione Nord-Ovest” dichiara così in una nota Andrea Turi, portavoce di +Europa Torino, che prosegue: “le vostre schifose liste che trasudano antisemismo, perché di questo si tratta e neanche avete il coraggio di ammetterlo, le rispediamo con forza al mittente. Non ci fate paura, siete stati sepolti dalla Storia e non avete niente di “nuovo” perché la vostra vigliaccheria e il vostro vittimismo sono quelli di sempre”. Conclude: “la vostra lista tradisce solo l’intento di gettare benzina sul fuoco e portare il conflitto mediorientale in Occidente. Fallirete anche in questo”.

Autonomia, Molinari e Ricca (Lega): “Cirio segua esempio del Veneto”

“Si opponga ai ricorsi contro la legge sull’Autonomia Differenziata”

“La legge Calderoli sull’Autonomia deve poter essere applicata dalle Regioni che decidono di avvalersene, ovviamente con le modalità, la gradualità e le garanzie previste dalla normativa stessa. Il Gruppo consiliare della Lega  in Regione Piemonte chiederà al Governatore Cirio di intraprendere un percorso simile a quello già annunciato in Veneto dal Governatore Zaia, ossia di opporsi al ricorso annunciato contro l’applicazione della legge dalla Sardegna, dalla Puglia e dalla Toscana, in quanto il Piemonte e i piemontesi sarebbero danneggiati dal blocco della legge. Un conto è scegliere, legittimamente, di non avvalersi delle opportunità offerte dalla legge sull’Autonomia Differenziata, altro è pretendere che la stessa legge sia ‘congelata’ o disapplicata in tutto il Paese”. Così in una nota l’on. Riccardo Molinari, segretario della Lega in Piemonte, e Fabrizio Ricca, Presidente del Gruppo Lega in consiglio regionale”.

“La legge Calderoli – aggiunge l’on. Molinari nella sua veste di capogruppo della Lega alla Camera – è il frutto di un lungo percorso, ed è stata approvata dai due rami del Parlamento, e controfirmata dal Presidente della Repubblica. Immediatamente, e in maniera assolutamente propagandistica, è partita sui contenuti della normativa una campagna di disinformazione da parte della sinistra e dei 5 Stelle, e la raccolta di firme per intraprendere un percorso referendario chiaramente strumentale. Ma sarà la Corte Costituzionale a dirci se l’eventuale referendum sia legittimo, considerato che la legge è collegata alla finanziaria ed è applicativa del dettato costituzionale. Il ricorso sulla costituzionalità della legge peraltro è ancora più assurdo se pensiamo che a farlo è la Sardegna, una regione che gode di ampia autonomia grazie allo statuto speciale. Un modo di dire chiaramente da parte di Pd e 5 stelle che l’autonomia deve restare un privilegio per pochi e non un diritto per tutti”.

Carcere Ivrea, Radicali denunciano Nordio

Il tesoriere Filippo Blengino, insieme ad Alice Depetro della Direzione di Radicali Italiani e Flavio Martino, coordinatore regionale di +Europa, ha visitato questa mattina il carcere di Ivrea.
“Abbiamo trovato un carcere drammaticamente sovraffollato: siamo al 142%, un dato assurdo, ben oltre la media nazionale. Anche qui si riscontra un forte disagio psichico, che porta a tentativi di suicidio e atti di autolesionismo. La struttura presenta muffa e i detenuti sono costretti a lavarsi in docce comuni. Ad ogni visita, purtroppo, riscontriamo una totale violazione dei diritti umani. Anche in questo caso saremo costretti a denunciare il Ministro Nordio per tortura: sarà la quinta denuncia. Non si può andare avanti così, le carceri stanno esplodendo e il Governo non fa nulla per affrontare questa drammatica emergenza.”

Lo dichiara in una nota Filippo Blengino, Tesoriere Radicali Italiani

I limiti del “Fronte popolare”

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Anche il “Fronte popolare” può essere, anzi lo è, un progetto politico. Certo, si tratta di un
progetto alquanto singolare ed anacronistico perchè non nasce quasi mai attorno ad un progetto
politico di governo ma sempre e solo “contro” qualcuno o qualcosa. Ovvero, si individua un
nemico giurato ed implacabile, lo si carica di ogni nefandezza e ci si scaglia contro con una
violenza inaudita perchè, appunto, rappresenta un pericolo mortale per la democrazia, le
istituzioni e il futuro e la prospettiva di un paese.

Ora, per non scomodare altre esperienze europee – mi riferisco, nello specifico, a ciò che è
capitato di recente nella vicina Francia – fermiamoci alla storia del nostro paese. In sintesi, siamo
alla vigilia del decollo del 3° “Fronte popolare”. Il primo, il più importante e anche il più
significativo, è stato quello gestito e pianificato da Palmiro Togliatti, “il migliore” e dal Pci
dell’epoca. Cioè le elezioni politiche del 18 aprile 1948. Obiettivo unico e dichiarato era la
battaglia dura contro la Dc, contro il principale statista e leader politico del momento, Alcide De
Gasperi, contro l’Occidente e il “potere” delle Chiesa cattolica. Sappiamo tutti com’è andata a
finire e l’instaurazione di un regime comunista nel nostro paese svanì.

Il secondo “Fronte popolare” – anche se il termine usato fu “la gioiosa macchina da guerra – fu
quello allestito dal PDS, cioè gli ex e i post comunisti, per le elezioni del 1994. Cambia fisicamente
il nemico ma non cambia affatto la pericolo mortale del nemico. E nel 1948 come nel 1994 il
rischio mortale è sempre lo stesso: e cioè, battere la potenziale “minaccia fascista” e tutto quello
che ne consegue.

Passano altri 30 anni e siamo di nuovo lì. Altro “Fronte popolare”, altro nemico giurato da
annientare e altra “minaccia fascista” e tutto quello che ne consegue all’orizzonte. Dunque,
cambiano – come ovvio e scontato – i personaggi, i partiti, i contesti, le formule politiche – ma non
muta affatto il nemico. Ieri come oggi è sempre quello. Sempre lo stesso. È appena sufficiente, al
riguardo, ascoltare gli interventi quotidiani dei leader delle tre sinistre contemporanee – quella
radicale e massimalista della Schlein, quella fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/
Bonelli/Salis e quella populista e demagogica dei 5 stelle – per arrivare alla semplice conclusione
che siamo sempre di fronte al solito rischio mortale per la conservazione della nostra democrazia.
E quindi, riprendendo il solito ritornello, parliamo sempre di “torsione autoritaria”, “deriva
illiberale”, “negazione delle libertà democratiche”, “violazione dei valori e dei principi
costituzionali”, “libertà di espressione a rischio” e, dulcis in fundo, “minaccia fascista”. Insomma,
ieri come oggi, sempre lo stesso film, sempre la stessa minaccia e, soprattutto, sempre lo stesso
cupo orizzonte.
Ecco perchè la deriva o il progetto del cosiddetto “Fronte popolare” non sono mai destinati a
declinare una vera e propria cultura di governo. Perchè, di norma, si tratta di un banale
pallottoliere elettorale, o di un cartello elettorale che mette insieme tutto e il contrario di tutto pur
di liquidare un nemico che, puntualmente, è inesistente. Certo, se avesse vinto il “Fronte
popolare” di Togliatti e compagni nel 1948 il destino dell’Italia democratica sarebbe stato diverso.
Profondamente diverso. Ma questa è un’altra storia.

Morale della favola. È di tutta evidenza che chi vuole costruire una cultura di governo, chi vuole
perseguire concretamente una cultura e una politica centrista e riformista e chi, in ultimo, lavora
per un vero cambiamento e rinnovamento della politica non può sposare la logica, o la deriva, del
“Fronte popolare” che era, e resta, un approccio funzionale alla sola radicalizzazione della lotta
politica da un lato e alla sub cultura degli “opposti estremismi” dall’altro. Entrambi incompatibili
con la cultura e la prassi democratica e costituzionale.

Radicali Italiani in visita al carcere di Ivrea

Dopo Roma, Milano, Sollicciano, Poggioreale, Secondigliano, Benevento, Bologna, Torino, Vercelli il tour di agosto dei Radicali Italiani arriva a Ivrea.

Il tesoriere Filippo Blengino, insieme a Alice Depetro della Direzione di Radicali Italiani, Flavio Martino coordinatore regionale di +eu, verificherà le condizioni del carcere il 24 agosto alle ore 10

“Le condizioni dei detenuti sono disumane, nelle nostre visite abbiamo riscontrato delle strutture fatiscenti, un personale che purtroppo non riesce a gestire l’inferno quotidiano dei suicidi, delle rivolte, del diffuso disagio psichico.

Abbiamo più volte denunciato il Ministro Nordio per tortura, domani verificheremo le condizioni del carcere di Ivrea. Non escludiamo nuove denunce.

Lo dichiara in una nota Filippo Blengino-Tesoriere Radicali Italiani