PAROLE ROSSE / di Roberto Placido- Pagina 2

Tertium non datur (una terza cosa non esiste)

Nel dibattito e negli eventi, dopo tante parole i sostenitori del Sì sono passati all’azione ed  ai fatti, che si stanno susseguendo a Torino sul tema , oramai annoso, della TAV, se ne sentono di tutti i colori.  Da un lato paragoni e parallelismi facili e per questo banali e sbagliati come quello di paragonare la manifestazione , o le manifestazioni, prevista per il prossimo 10 novembre , alla ” marcia dei quarantamila “. Hanno la memoria corta o peggio ancora non conoscono i fatti e la storia. Non si intravede né un Vittorio Merloni o un Cesare Romiti oppure un Vittorio Ghidella, non c’è un altro Giovanni Agnelli o  un Luigi Arisio.  Con tutta la simpatia  per Mino Giachino o Massimo Giuntoli e per il “quartetto” di donne, Giovanna Giordano, Simonetta Carbone, Patrizia Ghiazza e Giovanna Giordano , non rappresentano , almeno per il momento, quello che rappresentò Luigi Arisio. Dietro non c’è la Fiat a sostenere, favorire ed organizzare la “marcia”. È vero c’è la “rete” , ci sono i Social ma non è la stessa cosa. Dall’altra parte , ancora più importante , non ci sono i lavoratori, i sindacati, a parte la CGIL torinese , e con tutta la considerazione possibile per quel “Barnum Partito” che è il M5S (movimento cinque stelle ) non è assolutamente paragonabile a quello che era  allora il P.C.I. ( Partito Comunista Italiano). Hanno avuto il merito , quello  sì, di lanciare l’iniziativa che ad oggi sta andando verso le centomila adesioni.  

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Di conseguenza e per fortuna non vale la  famosa  citazione : la storia si ripete prima in tragedia e poi in farsa. Non è però sostenibile ne accettabile chi prova a barattare la realizzazione dell’opera con il potenziamento del trasporto locale e la realizzazione della seconda linea della metropolitana torinese. Una cosa non può e non deve , a questo punto, escludere l’altra . Un trasporto pubblico locale efficiente e dignitoso per i pendolari , così come la realizzazione della seconda linea di metropolitana a Torino , non sono né in alternativa né in sostituzione del completamento del collegamento ferroviario ad alta velocità con la Francia. Ricordo che, anche in previsione della costruzione  dell’opera sono stati realizzati il S.IT.O. ( Interporto di Torino), il C.A.A.T ( centro agroalimentare ) in prossimità dello snodo ferroviario di Orbassano. Per realizzare queste opere , con ingenti risorse pubbliche, sono stati sacrificati terreni agricoli di pregio ( prima classe) , compromettendo l’area e creando le condizioni affinché si collocasse  poi il Termovalorizzatore di Torino per i rifiuti solidi urbani (RSU).  Tutti questi interventi  ed investimenti, oltre a migliorare  l’efficienza e la redditività economica di alcuni settori, erano e sono finalizzati a ridurre il trasporto merci su gomma. Una cosa è chiara, oramai la stragrande maggioranza dei torinesi oltre ad essere delusi da un Sindaco , Chiara Appendino, evidentemente inadeguato e per di più sostenuto da una maggioranza consiliare che definire eterogenea ed estemporanea  è poco, ha trovato un collante nella realizzazione della TAV. Collante  che va anche oltre la realizzazione della stessa opera ferroviaria ed è stato facilitato dalla incredibile vicenda della candidatura olimpica . Si è spostata quella importante parte di popolazione che non aveva ancora preso una posizione definita  o che non la evidenziava. Tutto questo in una grande e fragorosa assenza dei partiti che anzi , insieme ad i suoi esponenti, vengono invitati a restarne ufficialmente estranei. Sancendone così il loro fallimento , pericoloso per una democrazia,  e facendo venire meno il loro ruolo di rappresentanza ed organizzazione dei cittadini. Quanto prima bisognerà rimediare a questa situazione pericolosa e se si vuole evitare di correre rischi plebiscitari se non peggiori. Una cosa è comunque certa, in questa vicenda,  tra le due posizioni a favore , SI , e contro, NO , alla realizzazione della TAV  una terza  via non esiste praticamente più e comunque non ha più né spazio né cittadinanza . Non solo nel giornalismo il “terzismo” è finito. Tertium non datur!

“Esageruma nen” versus “Ti esagera”

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Da tempo si alzano voci più o meno autorevoli sulla necessità  da parte di Torino a collaborare con Milano. L’ultima , in ordine di tempo, quella del Presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo . Ma prima ancora vari politici , amministratori e personalità tra i quali il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino , in occasione della sciagurata gestione , da parte del Comune di Torino  e del Sindaco di Torino Chiara Appendino, della candidatura olimpica. La questione  è ritornata , come informazione da parte dei cronisti più attenti, durante il dibattito per  il Referendum della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola ( VCO) sul passaggio della stessa dal Piemonte alla Lombardia. Ricordavano che il territorio del VCO divenne piemontese agli inizi del 1700 , prima era parte del Ducato di Milano come il Ticino ed altri territori. Lo confermano la parlata ed i modi così poco piemontesi , ma questa è un’altra storia. Tornando al tema sul “che fare?”  , segnalo alcuni momenti del quasi sempre difficile rapporto con la vicina Milano che mi ricordano un po’ quelli dell’Italia con la vicina Francia. Anni ’60-’70-’80 ,  con le due città in salute che con Genova formavano il famoso “triangolo industriale”,  un determinato Giovanni Agnelli , attraverso la Fiat e le sue finanziarie, acquisiva in vario modo tutti i simboli di Milano , l’Alfa Romeo, l’Innocenti-Autobianchi, il Corriere della Sera, la Rinascente , un’importante presenza nel “salotto buono” della finanza italiana e cioè Mediobanca . ” ricordo ancora bene cosa non diceva , irripetibile, l’avvocato Agnelli dei milanesi appena in auto attraversavamo il Ticino” cit. Inizi del terzo millennio , subito dopo le olimpiadi invernali del 2006 una vivace Torino ,  verso una mai così debole Milano ,  dà vita , per mancanza di risorse, ad una suicida collaborazione con Milano per Settembre Musica.

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Così uno dei “gioiellini” delle iniziative culturali torinesi diventa difatti milanese. Le cose continuano con la fusione tra Banca Commerciale, Cariplo e Istituto Bancario San Paolo di Torino, appunto di Torino, che diventando Intesa-San Paolo lascia a Torino un grattacielo ed , ancora per poco il Presidente della banca , mentre tutto il resto lo è già da allora. Nel frattempo Torino è sprofondata in un continuo ed inesorabile declino economico , industriale e di abitanti. Le olimpiadi da grande occasione sono diventate, insieme alle grandi opere, la zavorra di quattro miliardi di debito che ha , praticamente , affondato la città  costringendola, risolvendo solo in minima parte il problema , a vendere e svendere quasi tutti i gioielli di famiglia. Milano intanto, ripresasi dalle difficoltà dei primi anni del secondo millennio , grazie anche all’Expo, ha preso slancio diventando una delle più dinamiche città europee con grandi trasformazioni . Vi invito a leggere l’intervista al Sindaco di Milano Giuseppe Sala su la Repubblica di venerdì 26 ottobre , pagina 17. La capitale lombarda , che non ha venduto le sue società  , dalle stesse ricava oltre 400 milioni di euro di utili l’anno . Da un lato c’è un Sindaco, Sala, pragmatico e dinamico, dall’altra un Sindaco, Appendino, chiaramente inadeguata e imbarazzantemente  prigioniera della sua scombinata maggioranza comunale. Tornando alla domanda di leninista memoria sul  ” che fare? ” , penso che con Milano , pena la completa e totale emarginazione e subalternità , bisogna competere e battagliare. Torino è diventata grande ed è avanzata quando, con la città lombarda ha incrociato le spade e non quando ha ceduto parti o fatto accordi . Per fare questo, smentendo e ribaltando le due frasi classiche che rappresentano anche il modo di essere degli abitanti delle due città,  la sabauda  ” esageruma nen”  e la meneghina ” ti esagera” , è indispensabile cambiare la guida della Città di Torino coinvolgendo imprese, professionisti e tutte le intelligenze , insomma tutta la città in un grande progetto di rilancio di Torino. Per farlo ci sono  poco più di due a disposizione che saranno difficili e di sofferenza ma che devono servire a preparare l’operazione altrimenti la nostra città , Torino, diventerà un villaggio senza Asterix.

“BANGLA”

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Sconfitta completa, totale, quattro punti, settebello e tre scope! Quando l’ho visto e letto non ci volevo credere, ho subito pensato ad un falso, un “fake” come si dice ora. Invece no, è vero, originale anzi ufficiale. La cosa  succede quando anche l’avversario più distante usa i “tuoi” termini . A quel punto la sconfitta è innanzitutto culturale e quindi peggiore, più profonda di quella numerica. Colpisce ancora di più quando a farlo sono i Radicali  che , da sempre, si sono distinti per la difesa dei diritti civili, degli ultimi. Si sono  molte volte lanciati   in  imprese impossibili e minoritarie  ma apprezzati  da tanti , in particolare da quella parte di intellighenzia “radical chic”, borghese. È avvenuto spesso che abbiano avuto successo di critica e non di pubblico ma questa volta né l’una né l’altro . Identificare un popolo, anzi dei popoli di paesi lontani e che sono innanzitutto persone nell’accezione più completa  della parola con quel termine è offensivo. Mi ha ricordato quando gli italiani del sud immigrati al nord venivano chiamati non meridionali, lucani, pugliesi, siciliani ma indistintamente ed in senso razzista e dispregiativo , “napuli” a Torino, “terun” a Milano o “marocchen” a Bologna e così di seguito. La prima volta che ho sentito il termine , vicino ad un locale della movida torinese mi ha creato una sensazione negativa , di disagio. Ho scoperto che sono principalmente i  ragazzi , i giovani delle zone del “divertimento” delle grandi città che li chiamano così . Voglio ricordare  a tutti, in particolare ai @Radicali  , che sono persone in carne ed ossa,, cingalesi, indiani, nepalesi, si chiamano Mahinda, Amal, Bimal e non Bangla.

Al tempo di Matteo

“Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia e pregate per chi vi perseguita e vi calunnia……” cit. San Matteo evangelista

 

Non so qual era l’attore o la serie televisiva che ha ispirato, a metà degli anni’70, i genitori , nel decidere il nome, di due dei più amati, detestati e contestati esponenti politici degli ultimissimi anni. Così diversi ma anche simili tra di loro. Dopo gli inizi giovanili il consolidamento e poi , sfruttando il momento di difficoltà dei rispettivi partiti, il Partito Democratico e la Lega Nord, la fulminea ascesa con risultati e pronostici mai accaduti in Italia. Per il primo anche la rapida discesa, anzi, caduta , fragorosa, rovinosa. La conseguenza , essendo diventati, quelli italiani, partiti personali, l’implosione dello stesso PD che non riesce a staccarsi dal suo ex segretario. Le similitudini tra i due Matteo sono molte, dal rivolgersi direttamente agli elettori, dalla concezione personale del ruolo, dal mostrare i muscoli con l’Europa, dal non rispettare le regole, dall’avere “fastidio” per l’azione della Magistratura, dal fare promesse mirabolanti, dal minacciare gli avversari , sia interni che esterni, , i dipendenti pubblici e privati, gli artisti, gli uomini di cultura ed i giornalisti, insomma a non tollerare il dissenso. Non deve stupire , quindi, che una parte dell’elettorato sia lo stesso e che si sia spostato più che da un partito all’altro da un Matteo all’altro . L’italico comportamento ” gli italiani corrono sempre in soccorso del vincitore” cit., è quanto mai attuale. Dalle donne di Genova , quelle del ” selfie” in Chiesa durante i funerali delle vittime del ponte Morandi, che l’avevano , il “selfie”, fatto anche con il primo dei due, ai cartelli , personalizzati, di benvenuto in alcune città del sud. . I cartelli sono sembrati gli stessi, riciclati , non c’è stato nemmeno il bisogno di cambiare il nome. In un periodo di crisi , risparmiare per cartone e pennarello non guasta. Stupisce semmai la reazione di molti meridionali, che non dimenticando l’atavico senso di sudditanza per non dire di servilismo verso il potente di turno, corsi ad osannare il Matteo padano. Hanno dimenticato le offese ricevute e le proteste conseguenti avvenute solo pochi mesi prima. In attesa dei risultati dell’azione del nuovo governo , che rischia di essere devastante per il nostro paese già fiaccato dai problemi pregressi e dalle “‘ riforme” fatte, purtroppo, dal primo Matteo, molti pronosticano un rapido tonfo anche del secondo. Intanto un rischio, un pericolo, si profila all’orizzonte , che dopo il primo Matteo, Renzi, ed il secondo Matteo, Salvini, possa arrivare anche il terzo Matteo, Richetti, in corsa per la segreteria del Partito Democratico . D’altronde si dice che ” non c’è due senza tre”. Se mai dovesse succedere sarebbe una punizione che, nonostante i tanti difetti e colpe degli italiani, sarebbe eccessiva. Verrebbe da chiedersi : cosa abbiamo fatto veramente di male per meritarci un simile flagello?

Come la Cina

Penso che in questi anni il Vice  Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello Sviluppo Economico abbia avuto come riferimento, per un motivo di provenienza geografica ,da eguagliare e superare , San Gennaro ed il suo miracolo che si ripete ogni anno, della liquefazione del sangue. Il passo successivo non poteva che essere eguagliare San Francesco, santo patrono della nostra Italia . San Francesco , nella speranza  che in questi giorni difficili vegli su di noi, ha fatto dell’attenzione verso i poveri il centro della sua opera. . Questi pensieri li ho avuti chiari  giovedì sera , 27 settembre, quando ho visto le immagini televisive dei ministri e del “nostro ” Vice Primo Ministro che si sbracciavano ,dal balcone di Palazzo Chigi, con scarso senso del ruolo istituzionale ,  più che per i pochi parlamentari e militanti cinque stelle presenti in piazza  , per i giornali, le televisioni e soprattutto per i social media. Con una gioia tanto sguaiata quanto esagerata . Il motivo, avere approvato in Consiglio dei ministri il DEF ( documento economico finanziario ). Il provvedimento, che dovrà essere votato dal Parlamento , porta per i prossimi tre anni un aumento  del 2,4% del deficit italiano. Provvedimento scellerato che porterà l’Europa a bocciare la manovra, con tutte l conseguenze, ed ha già determinato un primo aumento dello “spread ” ed un netto calo della borsa italiana. Si sono bruciati in un giorno solo ventiquattro miliardi di euro , cioè più della metà della manovra finanziaria di 40 miliardi di euro. Così un paese già indebitato decide di indebitarsi ulteriormente . Ho ascoltato incredulo il Vice Primo ministro annunciare esaltato, non tanto e non solo il reddito di cittadinanza e  la “flat tax” , ma che è stata abolita la povertà. L’esaltazione penso fosse dovuta al fatto di avere raggiunto e superato i due grandi santi italiani . Così mentre tutti i commentatori parlavano e parlano di sfida all’Europa , di un azzardo che può portare al disastro e che rende evidente l’intenzione , paventata all’inizio e poi messa da parte dalla Lega e dal M5S , di forzare per uscire dall’Europa., il famoso ” Piano B”, a me ha fatto ricordare due fatti distanti e diversi tra di loro ma allo stesso tempo molto simili. Il primo nazionale ed il secondo internazionale. Quello nostrano , successo diversi anni fa , quando per decreto si innalzarono i parametri dell’atrazina  e così miracolosamente l’acqua continuò  ed essere potabile. Il fatto internazionale  riguarda invece quel grande paese che è la Cina dove, per legge, se la temperatura supera i 42 gradi centigradi i lavoratori ricevono un aumento della paga oraria. Il controllo della temperatura , però, è rigidamente in mano governative e quindi , tranne casi rarissimi,  la temperatura rimane sempre sotto i quarantadue gradi centigradi. Così per volere del governo in Cina stanno ” freschi” ed  in Italia non ci saranno più poveri. Il prossimo che mi chiede l’elemosina chiamo la polizia e chiedo che venga denunciato per azione antigovernativa

Lo spirito olimpico

Il barone Pierre de Coubertin , inventore dei moderni giochi olimpici, ha smesso di rivoltarsi nella tomba. Dopo lunghi decenni dove è stato costretto a vederne di tutti i colori , sponsors sempre più pervasivi ed invadenti, materiali sempre più sofisticati, doping sempre incombente, discipline olimpiche che, se continua così , fra un po’ faranno rimpiangere i famosi Higlands Games scozzesi  , quelli per capirci del tiro alla fune e del lancio del tronco, finalmente ha visto una novità per lui positiva.  Non ci credeva  più e penso che avesse oramai riposto ogni speranza , anche la più intima . In una sorta di “flash back” avrà rivisto i grandi campioni degli sport invernali del passato da Zeno Colò ad Anton (Toni) Sailer, da Jean Vuarnet a Gustav Thoeni. Poi ad un tratto è arrivata Lei, senz’altro non medagliata come Inge Wersin-Lantschner  e meno brava e bella di Lindsey Vonn ma , certamente, più alta della pluri medagliata Deborah Compagnoni, Chiara Appendino.  Gli è apparsa , al barone De Coubertin, prima sfocata e diafana, poi sempre più nitida con in mano la fiaccola olimpica che ardeva non di una luce fatua o tremula ma vivida e luminosa. Così mentre avanzava si spandeva intorno , nuovamente, il “vero ” spirito olimpico  e cioè che Torino gareggiava ,per l’assegnazione dei XXV giochi olimpici invernali del 2026 ,non per vincere ma per partecipare.

La sindrome di Stoccolma

È quel comportamento che colpisce chi durante i maltrattamenti subiti prova un sentimento positivo  nei confronti del proprio aggressore fino ad innamorarsene ed a sottomettersi volontariamente. Questo è quanto è successo e sta succedendo ad un numero , ancora elevato, di elettori italiani del Partito Democratico verso l’ex Segretario politico dello stesso partito. Dopo il 40,81% delle elezioni europee del 2014, che è la genesi e la  madre  di tutti i comportamenti successivi , inizia un rapido e continuo declino . Una serie di sconfitte brucianti e pesantissime in tutte le elezioni regionali e comunali che si susseguono nel 2015 e poi nel 2016 e nel successivo 2017. Cadono roccaforti storiche della sinistra amministrate , a parte l’interruzione durante il fascismo, dagli inizi del ‘900. In questa debacle rovinosa discorso a parte merita il Referendum costituzionale del 2016 . Fu fatto diventare , andando oltre al già importantissimo valore del voto ed il tentativo sgangherato di modificare la Costituzione italiana ed in parte lo stesso sistema politico del nostro paese, una sorta di ordalia , quasi un giudizio divino. Molti ricordano il famoso “se perdo mi ritiro dalla politica” , quasi uno slogan dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri , della sua Sottosegretario e di altri importanti esponenti di quel gabinetto. .Naturalmente furono ritiri  temporanei , cioè finti. Negli altri paesi europei i leader politici , dopo una netta sconfitta , senza averlo dichiarato prima si dimettono ed in alcuni casi si ritirano dalla politica. Uno esempio su tutti l’inglese David Cameron dopo l’esito del Referendum sulla “Brexit”. Ed ultimo , ma non il meno importante  , il risultato delle politiche del 2018 con il conseguente formarsi del governo gialloverde.  In Italia invece il principale responsabile di tutto questo si ripresenta in pubblico in giro per l’Italia come se nulla fosse . Un comportamento che meriterebbe di essere analizzato dagli specialisti, come mi disse un paio di anni fa un amico noto psichiatra , e cioè di chi pensa che la realtà sia il proprio pensiero e che il proprio pensiero sia la realtà .La cosa che stupisce di più è il comportamento dei suoi sostenitori, dei veri e propri tifosi che più che un partito pensano che sia un fans club. Così invece di chiedergli conto delle pesanti sconfitte e come se fossero stati colpiti, non si capisce in che modo, da una collettiva “sindrome di Stoccolma” accorrono entusiasti alle sue performances  ammaliati dal richiamo del “capo”.

La ringhiera

Una volta erano le case di ringhiera. Case, quelle con un gabinetto in comune situato sul balcone , appunto, con la ringhiera , che hanno segnato un periodo importante del secolo scorso, il ‘900, prima come risposta all’emergenza abitativa, insieme alle soffitte, delle masse che dalle campagne del Piemonte, del Veneto e del Sud Italia , accorrevano verso la grande città , Torino e Milano. Erano attratte e rispondevano alla fame di manodopera dell’industria in un paese, l’Italia, che usciva definitivamente dalla tragedia e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale dando così vita ad uno sviluppo industriale economico e sociale tumultuoso. Quelle case di ringhiera e quelle soffitte vennero gradualmente, abbandonate per più moderne e più confortevoli appartamenti in quegli anonimi casermoni che hanno popolato le periferie urbane. Per molti di noi e nell’immaginario collettivo le case di ringhiera erano un tutt’uno con le ” Barriere” ( i quartieri periferici ) operaie. Ora quelle rimaste , le case di ringhiera, vengono recuperate e ristrutturate in appartamenti di pregio e alla moda.  Ai nostri giorni una ” ringhiera ” di un giardino di uno di quei quartieri operai, quello di Madonna di Campagna a Torino e più precisamente in Piazza Mattirolo, vittima della distrazione di una giovane, presumo, mamma , per essere sostituita deve aspettare quasi due anni. In una grigia giornata dell’autunno del 2016 accompagnando tre ragazzini a scuola abbordò male la curva della Piazza travolgendo la ringhiera del giardino fermandosi letteralmente sopra una delle panchine che ebbe così la sorte peggiore, completamente schiacciata dalla Panda. Quasi due anni, è avvenuta qualche mese fa, per sostituire pochi metri di recinzione , la nostra “ringhiera” , mentre lo spazio della panchina è ancora vuoto , orfano, ed attende ancora la sostituzione. I pensionati di Piazza Mattirolo, frequentatissima anche da mamme e bambini, ne reclamano la sostituzione e segnalano che il danno è stato risarcito dall’assicurazione dell’auto.  Nota positiva, i tre ragazzini usciti incolumi dall’auto e raccattati gli zainetti andarono velocemente , a piedi, a scuola.

“Ostia Beach”

Tra i ricordi di questa estate, tragica per il nostro paese per la tragedia del ponte Morandi di Genova, di sicuro mi resterà il matrimonio al quale sono stato invitato ad Ostia. Quando ho ricevuto l’invito insieme al piacere, cosa non sempre scontata, la curiosità per il luogo dove ci sarebbe stata la cena, la “famosa” Ostia. Formalmente un quartiere di Roma, il X* Municipio, come vengono chiamate le Circoscrizioni nella capitale , una città di oltre 230 mia abitanti nella realtà. Negli ultimi anni è diventata tristemente famosa per gli episodi di cronaca legati alla presenza di di una forte , arrogante e violenta malavita organizzata. Così sono entrati , attraverso l’informazione, ed hanno acquisito notorietà i cognomi di alcune delle principali famiglie , Spada, Fasciani ed altre, una vera e propria organizzazione mafiosa. Prima per me era solo il Lido di Roma ed in anni più recenti il famoso video parodia , un vero “cult” con oltre due milioni di visualizzazioni, ” Ostia Beach “. Così nel pomeriggio, una sobria ma , per il meteo, caldissima cerimonia a Maccarese nel Castello di San Giorgio in passato appartenuto , tra gli altri, ai Pallavicini e Ruspigliosi ed ora al Gruppo Benetton il trasferimento ad Ostia. La cena, in un elegante , quasi raffinato, stabilimento balneare con annesso ristorante ed una bella e moderna terrazza. Così a parte un paio di “mise” un po’ eccessive ed il modo per noi folcloristico di accorciare i nomi delle persone , Barbara in Bà, Paola in Pà ed il “mio” Roberto in Robbè con almeno due se non tre “b”, ho guardato il lungomare dall’alto. Durante lo splendido tramonto, prima dell”arrivo delle tenebre, ho potuto osservare quello che, fino ad allora, avevo solo letto sui giornali. A vista d’occhio una muraglia di cemento che per diversi chilometri , sono una settantina gli stabilimenti balneari di cui quasi trenta abusivi, non permette a nessuno la vista del mare . In una città di mare lo stesso non si vede. È così quello che è un bene di tutti , il mare e la spiaggia, e che consente ai privati di fatturare un miliardo e mezzo di Euro non rende praticamente nulla allo Stato. Un numero sterminato di abusi edilizi, colate di cemento, edifici e cabine , non mobili come dovrebbero essere ma permanenti , campetti sportivi e….. di tutto e di più . In alcuni punti l’erosione del mare ha reso praticamente una striscia quella che una volta era una lunga e bella spiaggia di sabbia . Se non prevalesse la ragione verrebbe voglia di tifare e sperare per una grande mareggiata che spazzasse via tutto e ripristinasse l’equilibrio e l’armonia della natura sugli scempi realizzati dall’uomo.

Torino città turistica

Restare a Torino nel mese di agosto è , anche, l’occasione per incontrare con più calma amici e conoscenti. Così per domenica 5 agosto avevo organizzato una cena con due dei miei più cari amici, ci conosciamo  dai tempi delle scuole medie superiori . Il ritrovo, come allora, nella centralissima Piazza San Carlo , al bar Mokita. Una sorta di “stessa piazza stesso bar”.   E come allora arrivo  in ritardo, in verità ” solo” di una decina di minuti, alle 20.10 . Arrivo al bar ed invece dei miei due amici trovo  i camerieri in fase di… smobilitazione . Mi guardo intorno  e li vedo dall’altra parte della bellissima piazza considerata giustamente il “salotto” di Torino. Li raggiungo e dopo le immancabili battute sul mio, proverbiale , ritardo gli chiedo come mai non erano seduti al bar? La risposta : ci eravamo seduti ma ci hanno detto che il servizio ai tavoli termina alle ore 20. La cosa mi è tornata in mente ieri sera, venerdì  10 agosto, mentre uscendo da casa di mia madre , qualche minuto prima delle ore 20, in quel di Madonna di Campagna, il popolare e periferico quartiere torinese dove sono cresciuto, ho salutato alcuni dei tanti frequentatori del Bar Gattico , seduti ed intenti a bere bibite ed aperitivi. La battuta viene facile :  Bar Gattico e Via Foligno battono Bar Mokita e Piazza San Carlo 2 a 0.  Battute a parte le considerazioni sono tristemente facili per tutti. Buon mese d’agosto.