PAROLE ROSSE / di Roberto Placido- Pagina 3

A proposito di vaccini

Lo scorso anno avevo criticato l’azione dell’allora ministro della sanità Beatrice Lorenzin, pur condividendo la necessità delle vaccinazioni , sul metodo dirigista , in ritardo sul problema , senza investimenti strutturali ed informazioni adeguate e con l’inserimento e l’obbligatorietà di alcuni vaccini come la Varicella, tra la sorpresa del mondo scientifico, ed il lasciare facoltativo il Pneumococco che è la principale causa di morte dei bambini sotto i quattro anni. Allora ricevetti le critiche , No Vax a parte, di chi sosteneva acriticamente il provvedimento . A metà giugno di quest’anno mi sono trovato nella situazione di dovere decidere, con mia moglie, cosa fare con la nostra bambina nata a metà del mese di marzo. La decisione è stata , per noi naturale , di vaccinarla. È qui iniziano i problemi e le peripezie anche per una persona come me che ha la possibilità di avere informazioni e notizie ulteriori rispetto a quelle generali. È così effettuata la vaccinazione in modo del tutto fortuito , casuale e fortunato , scopro che in Piemonte ,per il vaccino esavalente, si usa uno dei tre vaccini presenti in commercio , l’Infanrix Hexa e che per potere effettuare il richiamo a metà luglio in un’altra regione, il Lazio, dovevo verificare preventivamente che in quella regione usassero lo stesso prodotto e diversamente che ne avessero la disponibilità . Di verifica in verifica vengo a conoscenza che lo stesso problema vale per il Pneumococco e per il Rotavirus. Questo perché ogni regione autonomamente fa la gara ed acquista il prodotto che ritiene. Così per l’esavalente ed il Rotavirus ed ancora peggio per il Pneumococco dove in Piemonte è tornato ad essere decavalente, per dieci ceppi, dopo che negli anni era passato da sette a dieci e poi a tredici ed infine , per una questione di risparmio e dopo una valutazione costi-benefici, di nuovo a dieci in una sorta di gioco dell’oca vaccinale. Così recuperati i nomi commerciali a metà luglio andiamo a fare il richiamo in provincia d Roma e scopriamo, dopo esserci sentiti dire ” certo che a Torino-Piemonte siete confusi e poco organizzati” , che loro applicano , sul certificato un bollino adesivo con nome commerciale del prodotto , lotto del farmaco e data della vaccinazione. La cosa più grave, non esistendo ancora un’ anagrafe nazionale vaccinale e non avendo , noi torinesi-piemontesi , l’indicazione del prodotto commerciale usato, in caso di richiamo in un’altra regione c’è da sperare che abbiano una scorta del vaccino usato la prima volta dopo che l ‘ambulatorio ha contattato dove è stata fatta la prima vaccinazione per recepire le informazioni necessarie . Tutto questo per incompletezza delle informazioni e perché , cosa fondamentale ,come da circolare ministeriale, i vaccini non sono completamente compatibili tra di loro. È evidente che in una situazione simile il rischio di errori e confusioni è elevato . Mi chiedo se su un tema così sensibile sia possibile una gestione , da parte delle regioni e del ministero della salute, del genere. Per la cronaca , nel Lazio per il Pneumococco usano, come molte regioni , il tipo a tredici ceppi e non avendo disponibilità del decavalente , il richiamo, all’interno del numero di settimane entro le quali bisogna farlo, lo farà a Torino a fine agosto. A voi le considerazioni .

La fine di un’era

La morte di Sergio Marchionne ha segnato definitivamente la fine di un’era . L’era in cui la Fiat e la famiglia Agnelli  “regnavano ” su Torino. Una città nella città , con l’apice negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con le sue regole, la sua “mutua” la MALF ( mutua aziendale lavoratori Fiat) , i suoi ambulatori, asili, colonie estive e montane , case per i lavoratori, i suoi candidati alle elezioni , compreso i fratelli Umberto, candidato  Senatore eletto, e Giovanni Senatore a vita. La frase più famosa di  quell’era  : “quello che va bene alla Fiat va bene all’Italia”   e , sottinteso, prima ancora a Torino.  L’allentarsi del legame è avvenuto lentamente , fisiologicamente con la morte dei fratelli Giovanni ed Umberto, e tragicamente con la scomparsa di Edoardo ed ancora di più di Giovanni Alberto “Giovannino” l’ erede destinato a guidare la FIAT. E poi ancora le crisi industriali, la riduzione dei dipendenti, i licenziamenti , la marcia dei quarantamila. Vi fu un ultimo sussulto una sorta di contributo a Torino di Giovanni, Gianni, Agnelli , “l’avvocato” ad indicare e trovare una nuova via , una nuova vocazione , con il suo impegno , determinante, per l’assegnazione dei XX giochi olimpici invernali del 2006. Giochi che contribuirono a cambiare e rilanciare Torino. Tre anni prima , nel gennaio del 2003, la morte di Giovanni Agnelli con il “tributo”per giorni  dei torinesi alla sua salma al Lingotto. Quasi come per un Re. Ora poco più di dieci anni dopo  la scomparsa di Sergio Marchionne avviene a distanza nel silenzio , quasi un distacco, della città ed  in coincidenza con una nuova avventura olimpica invernale che se andrà bene, ma non penso proprio, vedrà Torino, ancora una volta ed in modo umiliante, comprimaria di Milano. Questo parallelismo con la morte  del “capo” della FIAT e dei giochi olimpici invernali rappresenta  e fotografa meglio e più di tante analisi la fine di un’era ed il declino della città di Torino.

Dieci piccoli indiani

È stato il più grande e famoso successo letterario, un vero capolavoro, di Agatha Christie, uno dei romanzi più venduto di tutti i tempi. Fu pubblicato a Londra , nel lontano 1939, con il titolo, ora  non politicamente corretto, di : Ten little nigger ( dieci piccoli negri). In Italia fu tradotto ed uscì  per la prima volta nel 1946 con il titolo “e poi non rimase nessuno”. Il capolavoro di Agatha Christie mi è ritornato alla mente nelle ultime settimane leggendo le candidature del centro-sinistra alla Presidenza della Regione Piemonte. Candidature proposte, lanciate, trapelate, sperate o temute : Federico Borgna, Alberto Valmaggia, Daniele Valle, Aldo Reschigna, Domenico (Mimmo ) Portas, Carlotta Salerno, Mauro Laus, Davide Gariglio, Gianna Pentenero , Nino Boeti. Appunto , ” dieci piccoli indiani” o ,meglio ancora ,con il primo titolo in italiano  ” e poi non rimase nessuno”.  Perché così , molto probabilmente se non sicuramente, sarà .

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Ambizioni  legittime o incredibili che non tengono assolutamente conto della realtà  e del “sentire” dei piemontesi verso la giunta uscente e che indicano , da tempo, un giudizio complessivamente negativo , tranne poche eccezioni , con alcuni assessori decisamente insufficienti se non inadeguati. Basta girare un po’ fuori dai palazzi  o dai “giri” autoreferenziali dei cortigiani adulanti  , sempre meno numerosi con l’approssimarsi della scadenza elettorale, per capire quale sarà l’esito delle prossime regionali. Manca meno di un anno alle elezioni e sul tema , purtroppo o meno male, ci tornerò senz’altro e mentre scrivo mi è venuto in mente un altro , grande e famoso, riferimento letterario. Ma per  tornare al nostro titolo ed ai nostri ” dieci piccoli indiani”  l’unica curiosità che mi rimane è quella di capire chi è , io e non solo io abbiamo più di un sospetto se non la certezza sul suo nome, il Lawrence Wargrave piemontese e se mai scriverà una lettera o, per adeguarci ai tempi moderni,  una mail ed a chi l’ affiderà dove spieghi la sua strategia che per fortuna non porterà , come nel romanzo, alla morte dei dieci protagonisti, ma di sicuro ad una netta e pesante sconfitta, salvo clamorose novità,  del centro sinistra alle elezioni regionali del 2019.

“Proletari ëd tùit ij pais, Uni-ve!”

“Proletari ëd tùit ij pais, Uni-ve!”
(Proletari di tutto il mondo unitevi)
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Questa è senz’altro la frase più  nota  ed evocativa  che chiude in forma di appello e di invito il famoso Manifesto del Partito Comunista . Scritto da Karl Marx e Friederich Engels tra il 1847 ed il 1848  a Londra dove viene pubblicato.  È stato tradotto in tutte le lingue del mondo è la traduzione italiana è del 1889. È stato la ” Bibbia” di chi si rifaceva  e si rifà a quella ideologia . Ora , a 170 anni di distanza a colmare una lacuna e proprio nel momento di maggiore difficoltà della sinistra nel mondo e nel nostro paese , la famosa opera è stata tradotta in lingua piemontese. È così per i tipi dell’editore Zambon, curato da Sergio Notario e Simone Spaccasassi e grazie alla preziosa collaborazione di Albina Malerba della ” Ca dë  studi piemontèis” di Torino ( Centro studi piemontesi) è stato pubblicato : ” Tilèt dël Partì Comunista” ( Manifesto del Partito Comunista). Come interpretare questa pubblicazione? Una coincidenza libraria? Un’esercitazione editoriale?  Un segno del destino?  Mi piace pensare che qualcuno leggendolo si appassioni e rilanci la sinistra piemontese ed italiana sempre più senza programmi e senza bussola. Nell’attesa speriamo, anzi ” speruma” !

Piove governo ladro

Il famoso detto popolare , dalle origini incerte  e che affondano fino all’antico  Egitto passando per l’antica Roma , viene collocato temporalmente a metà del XIX secolo. Correva il 1861 quando , a Torino , una manifestazione  di mazziniani fu annullata a causa della pioggia. Il “Pasquino” , famoso giornale satirico  , pubblicò una vignetta di Casimiro Teja, la sua statua la potete ammirare in Piazza IV marzo a Torino, che prendeva in giro i mazziniani con la frase ” piove governo ladro”. Ebbe un tale successo che divenne il motto della rivista ed il simbolo della parodia degli italiani contro il governo ed in generale contro il potere. Con questo intento l’ho usata qualche giorno fa in risposta ad un commento su Twitter. Sembrava che il tutto si risolvesse in un simpatico scambio di commenti via Twitter ed invece  ho ricevuto alcuni messaggi  di sostegno all’attuale governo e che mi rimproverano di usare politicamente la famosa frase. Avendo avuto l’occasione di osservare altre volte lo stesso comportamento la cosa mi porta a fare qualche considerazione . Molti sostenitori  grillini , per fortuna non tutti, hanno un atteggiamento acritico quasi fideistico e non capiscono che ora al governo ed il “potere” sono loro e di conseguenza il detto popolare , che non tramonta mai, è rivolto a loro. Se poi , a parte un po’ di “sparate” e tante dichiarazioni, non hanno ancora combinato molto è responsabilità loro e gli italiani pazienti aspettano. Nel frattempo i cambiamenti climatici hanno determinato un aumento della pioggia e della grandine e di conseguenza i “piove governo ladro” fioccano ed aumentano d’ intensità . Come interpretare quanto sta accadendo ? Come una semplice questione metereologica o come un segno premonitore sull’operato di questo governo?

Combattenti e Reduci

Quel che resta di un sogno è il titolo dell’incontro che si è svolto lo scorso lunedì 25 giugno, in Via delle Rosine presso Camera, per ricordare , organizzato dal Corriere della Sera Torino, la prima giunta Castellani venticinque anni dopo. Il mio essere lì per caso, avevo concordato con l’amico Giampiero Leo di vederci ,prima dell’inizio , per discutere di alcune questioni, mi ha permesso di osservare con distacco la sala ed i partecipanti. Su tutto prevaleva un’aria di tristezza. Dal numero dei partecipanti, considerando che partecipavano tre ex sindaci della città , Castellani, Chiamparino e Fassino  oltre a  Enrico Salza, Umberto La Rocca, l’immancabile Davide Canavesio ed altri. Mi ha riportato alla memoria l’atmosfera che che percepivo , da ragazzino al mio paese natale , Rionero in Vulture, quando riuscivo ad entrare , curioso, in quel “luogo” di adulti, nella Sezione dei Combattenti e Reduci. Ero affascinato, in particolare, da uno di quegli anziani che fumava il sigaro Toscano con la parte accesa all’interno della bocca, cosa indispensabile, nella prima guerra mondiale , per fumare di notte in trincea  senza essere bersaglio dei cecchini austriaci e salvare la vita.

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Ma quelli, riflettendo oggi, erano anziani , modesti nell’abbigliamento ed in qualche caso dimessi, più che reduci erano combattenti ed avevano vinto la ” grande guerra” mentre questi altri hanno perso ed hanno concorso , con grandi responsabilità , a portare il centro sinistra alle più cocenti sconfitte . Era talmente palpabile la cosa che non si erano presentati nemmeno tutti i “comandati” ed i molti, troppi, beneficiati e miracolati dai venticinque anni di cui si dibatteva. Scappato via prima  dell’inizio ma incuriosito da quanto ho descritto , il giorno dopo ho chiesto , a tre dei presenti, qualche commento e dei resoconti, combacianti, del dibattito. Due cose mi hanno colpito , a parte la continua ed incredibile  mancanza di un minimo di autocritica , la richiesta, praticamente la pretesa da parte di Davide Canavesio , che parlava anche per la “sua” squadra, di ricevere non più le nomine ma le chiavi del ” palazzo”. Il “palazzo” non si chiede ma si prende avendo il coraggio e la forza di prenderlo come ha precisato l’attento Umberto La Rocca. La seconda , tra diverse cose condivisibili dette da  Castellani , …noi siamo stati bravi ed ora la città ” galleggia”.  Mi ha ricordato la famosa frase : l’operazione è riuscita ma il paziente è morto.

Roberto Placido

La fantasia al potere

È stato uno degli slogans più fortunato ed immaginifico del movimento studentesco degli anni’70. Allora sembrava un’utopia che la stessa generazione , una volta diventata adulta e stabilitasi nei luoghi e nelle posizioni di comando , si guardò bene dall’applicare. Per sentire delle promesse “adeguate” bisognò attendere gli anni ’90 con l’arrivo di Silvio Berlusconi e le sue   “meno tasse per tutti ” o il famoso  “un milione di posti di lavoro”  e poi ancora…  Chi lo superò ampiamente , l’allievo meglio del maestro, è stato Matteo Renzi in soli tre anni. Circolò e circola ancora il video  di Cetto Laqualunque-Matteo Renzi , esilarante! Questa campagna elettorale batte tutto e tutti . In assenza quasi totale dei programma elettorali abbiamo le promesse : reddito di cittadinanza, abolizione legge Fornero, “flat tax” o aliquota unica, bonus 80 euro a tutti, eliminazione canone Rai, eliminazione tasse universitarie, pensioni minime a mille euro, cancellazione Irap, via i vaccini obbligatori. Ultimo in ordine di tempo, proposto da Silvio Berlusconi, via il bollo auto. Anche questa anticipata , quasi un mago, da Cetto Laqualunque nel film di Antonio Albanese.
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L’eliminazione del bollo auto ,in elezioni recenti,  sarebbe stato sufficiente , oltre al programma elettorale, come la promessa principale di tutta la campagna elettorale. Oppositori a queste strabilianti promesse? il ministro Carlo Calenda , contro l’abolizione del canone Rai, e pochi altri coraggiosi. A prevalere sono il populismo e la demagogia. Che il tutto poi  , ad oggi, ammonti ad oltre duecento miliardi di euro e dove trovarli interessa relativamente. Che tutte le promesse  farebbero  lievitare il debito pubblico ed il deficit non interessa. Che questo crei un aggravio del costo degli interessi passivi che sono la vera zavorra al nostro sviluppo sembra non interessare. Il condimento a tutto questo è la nuova legge elettorale, una vera schifezza! Una oligarchia al potere ha difeso il privilegio di decidere , in quattro, che il nuovo Parlamento sarà composto al settanta per cento da eletti scelti da Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo. Legge che sarà sicuramente dichiarata incostituzionale.  Si otterrà così  un doppio risultato , nessuna maggioranza in Parlamento con possibili o probabili nuove elezioni ed aumento dell’astensionismo che già ora è il primo partito italiano . Che il Signore, in assenza degli uomini, ci assista. 


https://www.youtube.com/watch?v=wjWEauiUrpI&sns=em

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COMUNICAZIONE AI LETTORI

In vista delle prossime elezioni politiche il quotidiano “il Torinese” pubblicherà gratuitamente in questo spazio interventi, comunicati e notizie inviatici da candidati o esponenti politici di movimenti e partiti. Scrivere a: edizionibest@libero.it

Capodanno in piazza

È vero che è stato un “annus horribilis”  e che la città è in crisi, diminuiscono gli abitanti, l’età media è sempre più alta, aumentano i poveri e che ne sono successe di tutti i colori ma che il Comune avrebbe eliminato la Festa di fine anno  in Piazza San Carlo non pensavo. Effettivamente non c’è molto da festeggiare tra licenziamenti nei musei cittadini, tutta la mia solidarietà ai lavoratori, rischi di licenziamenti al Salone del Libro e minacce di farli in GTT ( gruppo torinese trasporti)  , ma la festa poteva servire , anche solo per una sera, a dimenticare i problemi o per provare ad esorcizzarli.  Invece ha vinto la paura, oramai una psicosi, che si ripetesse il “flop” dei 24 giugno per il San Giovanni per non pensare o anche solo ad immaginare il peggio. Il ricordo della tragedia di Piazza San Carlo è ancora vivo. E così nulla! Il classico brindisi  di fine anno in piazza sarà a porte chiuse, al coperto, ” indoor” .  Ai torinesi non rimane che andare a Settimo Torinese , dove  si aspetterà  il nuovo anno in Piazza Campidoglio con le note dagli Statuto, Beppe Braida ed altri. Al posto di Fabrizio Puppo , Sindaco di Settimo Torinese,  dopo le polemiche sul blocco delle auto per ridurre l’inquinamento da polveri sottili , inviterei Chiara Appendino per il brindisi delle ore ventiquattro. Altra interessante alternativa , sono previsti bus e treni speciali per l’andata e il ritorno, è Asti dove nella tradizionale Piazza Alfieri si esibirà la brava Elisa. Torino periferia di Settimo e provincia di Asti! Buon Anno Nuovo.

L’odissea dei torinesi

Dovevo capirlo subito che era una di quelle cose  che nascendo male finiscono peggio. Esco di casa un mattino , per un appuntamento di lavoro , e guardando la buca delle lettere, abitudine che mi accompagna da sempre, scopro che mezz’ora prima era passato un incaricato, della più nota azienda torinese di consegne private ,lasciando l’avviso con sopra scritto : ore 8.15 assente. Ma come ? , eravamo in due in casa?! Passano alcuni giorni e mi reco in Via Giannone , 5 a Torino – Ufficio ritiro Atti Giudiziari , e trovo una folla strabocchevole , fin sulle scale. Rinuncio e vado via. Ci riprovo qualche giorno dopo, idem. La settimana dopo mi organizzo, mi armo di pazienza e ci ritorno. Gli uffici, recenti , trasferiti dalla storica sede di Via Bellezia (retro Municipio) , il 30 agosto 2016 , mostrano l’incuria, assenza  di pulizia , scale lerce e con una coltre di polvere e smog, cartello indicazioni sbilenco , porta d’ingresso , tagliafuoco, mai pulita dalla posa in opera, un mare di mozziconi di sigarette per strada e sul marciapiede, fumatori maleducati ma senza portacenere diventa difficile esserlo, sala gremita con persone fuori come gli uffici postali di lontana memoria il primo giorno di pagamento delle pensioni. Cinque sportelli, non tutti in funzione , con gli addetti pressati quasi fisicamente da infuriati cittadini che oltre a dovere ritirare multe, ingiunzioni, cartelle di pagamenti varie, devono aspettare  ore in orario di lavoro. In questo caso il luogo comune sui dipendenti pubblici che non lavorano  è smentito clamorosamente. Al di qua una folla multiforme al di là migliaia di buste e plichi accatastate sui tavoli e in gialli contenitori che quasi travolgono chi ci lavora.
 
Ritiro il mio numero ,dal distributore automatico, un tagliando con intestazione , data ora e numero di utenti che mi precedono e cioè 104! Dalla mancata consegna sono passati i cinque giorni che permettono il pagamento scontato del 30%, che , attenzione, non partono dal ritiro ma dalla data della mancata consegna, anche se ero a casa ma risultavo assente. Quindi multa piena, maggiorazione e dodici euro di spese di notifica,  praticamente il doppio. Oltre l’usura!  Mi chiedo se è civile e giusto , anche quando si deve pagare una sanzione, dovere andare tre volte. L’orario  poi, dalle 8.30 alle 14 con l’ufficio n piena ZTL e quindi non accessibile a tutti fino alle 10,30 , in un ufficio indegno di tale nome e aspettare delle ore? Dopo avere salutato altri malcapitati che conoscevo ed avere risposto all’appello di una dipendente sulle condizioni dell’ufficio mi sono informato su quale assessore avesse la delega agli Atti Giudiziari. Cosa ho scoperto? , che è sempre lei, Chiarabella, come la chiama Gabriele Ferraris, il nostro Sindaco. La domanda a questo punto sorge spontanea, ma se ha tanto da fare perché non lascia la delega , ne ha già lasciate diverse, a qualche volenteroso e  capace assessore della sua Giunta? Ce ne sarà almeno uno?! Anzi, già che c’è oltre alla delega lasci proprio tutto , si dimetta , vada a casa, ci faccia il regalo di Natale . E dire che mi ero ripromesso , nel numero natalizio di “Parole Rosse” , di essere buono. Dopo giovedì 21 no, proprio non potevo. Buon Natale a tutti. 

Un tram chiamato desiderio

Il Sindaco Chiara Appendino ed il Presidente di GTT (Gruppo Trasporti Torinesi) non solo non reggono il confronto con i grandi Vivien Leigh e Marlon Brando, interpreti del famoso film, ma non so se riusciranno a reggere nemmeno quello ben più importante, per le sorti dell’azienda tramviaria, con i sindacati il prossimo 27 dicembre. L’incontro dovrebbe, forse, fare chiarezza sui conti e sul futuro di GTT. In questi ultimi anni il balletto di cifre sui conti e sul deficit di GTT è diventato sempre più pericoloso. Sono oltre 150 milioni i debiti complessivi, come si dice nei corridoi dei “palazzi” torinesi: ma quanti sono i crediti verso gli Enti locali? Il disallineamento (differenza tra i debiti ed i crediti ) verso e da Città , Regione e Città metropolitana, a quanto ammonta? Resterà pubblica, come sostengono il Sindaco e la sua maggioranza oppure entreranno i privati come propone la Regione? Queste sono le principali, ma non le sole domande che i quasi cinquemila dipendenti ed i torinesi si fanno. Personale che con scioperi e manifestazioni segnala la preoccupazione per il proprio futuro e per il ventilato, ma mai confermato, piano di “lacrime e sangue” che prevederebbe una riduzione dei livelli occupazionali di quasi cinquecento unità tra mancato turn over, licenziamenti ed esternalizzazioni per quasi il 20% dei chilometri serviti. Questo sarebbe il triste epilogo di un’azienda piegata ed occupata dai Partiti, spesso con consigli di amministrazione e manager inadeguati ed in qualche caso voraci. Con personale iperpoliticizzato e con alcuni aspetti deteriori della presenza sindacale. Per ora sono garantiti stipendi e tredicesime, mentre per il futuro si vedrà. Mercoledì ventisette dicembre, oltre che giorno di paga, vedremo se sarà anche il giorno della verità sui conti dell’azienda GTT, ma ancora di più sui suoi lavoratori e dei milioni di cittadini trasportati. E’ proprio il caso di dire “tessera alla mano e denaro contante”.