PAROLE ROSSE / di Roberto Placido- Pagina 4

“Più renziano di Renzi”

L’agire ed il fare politico di questi ultimi anni di Piero Fassino , sconfitto seccamente da una modesta e sconosciuta Chiara Appendino ,  mi ha fatto venire alla mente il comportamento che ebbe  Giuliano Ferrara. Dopo avere  abbandonato il Partito Comunista Italiano del quale era capogruppo in Consiglio comunale a Torino ed il cui segretario provinciale era Piero Fassino, divenne un acritico ed integralista cantore del “craxismo” come  tutti gli “spretati”.  Per giustificare le proprie scelte  , allo stesso modo fece poi con Berlusconi ed in maniera più moderata con Renzi, arrivò a sostenere l’insostenibile . Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva quanto era d’accordo con quello che  diceva Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio, rispose che lo era al cento per cento. Alla stessa domanda , allora, Craxi rispose che a causa del ruolo a volte gli toccava fare e dire cose che non sempre condivideva. Il commento dell’osservatore fu :  Ferrara è più Craxi di Craxi. Recentemente un ex parlamentare che fu collega di Fassino mi raccontò , avendo lui dubbi sulla nascita del Partito Democratico, che alla sua richiesta di rassicurazioni riguardo all’Unione con gli ex democristiani, gli rispose : tranquillo comanderemo sempre noi.  Per certi versi la risposta si potrebbe ascrivere alle sue famose ” profezie” ma invece è utile per capire la metamorfosi ed i comportamenti recenti ,  i suoi interventi pubblici e nelle sedi di Partito. Il sostenere i grandi risultati delle riforme renziane,  come la finta eliminazione delle provincie , salvo poi ammetterne in privato il fallimento della stessa. L’ultima missione, impossibile, a cui si è prestato per ingraziarsi il “Principe” , quella di convincere gli alleati di destra , Alfano , e di sinistra , Bersani , Speranza e Pisapia a sostenere in qualche modo alle prossime elezioni il Partito Democratico. A parte il risultato , fallimentare, viene spontaneo affermare : Fassino è più renziano di Renzi.

Cavaliere! Ovvero il ritorno alla casa del “padre”

Lo scorso giovedì 30 novembre al Quirinale si è svolta la tradizionale cerimonia di consegna delle onorificenze di Cavaliere del Lavoro. Tra i venticinque insigniti di quest’anno da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella c’erano diversi nomi di spicco, tra cui la Vice Presidente di Confindustria, la torinese Licia Mattioli, Giuseppe Recchi, Francesco Mutti ed altri. L’onorificenza ad uno dei neo Cavalieri, al quale vanno i saluti ed i complimenti, ha attirato la mia attenzione come una sorta di ritorno a casa o di un “da padre in figlio”.  Era il lontano 1981 ed in un’intervista al patinato e diffuso mensile “Capital” (Rizzoli Editore!), un brillante ed emergente Silvio Berlusconi dichiarava: “Se qualche giovane ha una buona idea, mi chiami”. Lo prese alla lettera un giovane neo laureato alla Bocconi, che con un vero e proprio assedio riuscì ad essere ricevuto per un colloquio e a diventarne l’assistente personale del “Cavaliere”, soprannome affibbiato a Silvio Berlusconi dal grande Giovanni Brera e che non gli è mai piaciuto preferendo farsi chiamare il” dottore”. Il giovane bocconiano iniziò così una brillante e travolgente carriera, prima all’interno di “Pubblitalia ’80’ e poi alla “Mondadori Pubblicità”. Avversato duramente da Marcello Dell’Utri, ma sempre difeso dall’amico per eccellenza di Berlusconi, Fedele Confalonieri (chiamato Fidel da Berlusconi stesso) , veniva definito da quest’ultimo “il mio bastone della vecchiaia”. Il rapporto con il gruppo Fininvest si interrompe bruscamente, anche a causa del diverso atteggiamento di Cairo verso le vicende giudiziarie che investirono tutto il gruppo pubblicitario ed i suoi principali dirigenti.  Iniziò così la carriera da imprenditore nel settore dei media e della pubblicità, con acquisizioni e creazione di nuove testate fino all’avventura calcistica con il Torino, l’acquisizione dell’emittente televisiva La7 ed infine il gruppo RCS con il Corriere della Sera, con la recentissima apertura della cronaca torinese e la Gazzetta dello Sport.  È così, l’onorificenza assegnata ad un quarantenne e rampante Silvio Berlusconi da Giovanni Leone nel 1977 (gli anni della “Milano da bere”) e da cui Il Cavaliere si separò, rinunciandovi nel 2014 in seguito alla condanna definitiva per frode fiscale, è ritornata in qualche modo alla casa del “padre” attraverso Urbano Cairo.

Piccoli eventi

Le dichiarazioni durante i cinque anni di opposizione alla giunta Fassino in Consiglio comunale a Torino e poi durante tutta la campagna elettorale erano roboanti. Le valsero la prima l’appellativo di “Giovanna d’Arco” dei cinque stelle e la seconda , ben più importante , la vittoria al ballottaggio facendola diventare Sindaco di Torino e lanciandola sulla scena nazionale . Molti ricordano ancora il corteo grillino con “l’assedio” di Palazzo Civico al grido di “honestà honestà” e con le affermazioni, anzi i proclami : spazzeremo via il cosiddetto “sistema Torino” e cambieremo tutto.  Dopo nemmeno due anni di maggioranza cinque stelle a guida Appendino il ” sistema Torino” , come si diceva una volta, è vivo e lotta insieme a noi. Anzi l’Appendino si è attovagliata con lo stesso… Una delle poche cose fatte è stata di smembrare e smantellare l’ufficio “Grandi Eventi” della Città di Torino. Si sono disperse così le professionalità della struttura che aveva seguito e coordinato per molti anni tutti gli eventi più importanti . L’ufficio si interfacciava con gli altri soggetti ,pubblici e privati, interessati alle varie manifestazioni , dal San Giovanni alla Festa di fine anno , dalla finale di calcio ai concerti o mostre.

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Una delle cause, come si sta appurando, del disastro e tragedia di Piazza San Carlo , oltre all’approssimazione ed alla superficialità , è stata anche la mancanza di quella struttura. Una città in difficoltà , in declino, in verità iniziato e sempre negato già con Chiamparino e continuato con Fassino, ha trovato nella nuova amministrazione i seguaci della decrescita felice anzi del declino triste. Ora quasi sicuramente la Festa di San Silvestro n Piazza San Carlo non si farà , sostituita da una festicciole al chiuso per pochi intimi o fortunati, quella del prossimo San Giovanni , dopo il flop dell’ultima edizione, rischia la stessa fine, Cioccolatò, per il secondo anno, è stato annullato , il Natale con i “fiocchi” , dopo il disastro dello scorso anno non si sa ancora se sarà un altro “pacco” è così di seguito. Torino effettivamente, perdendo sempre più attrattività ed abitanti, siamo ampiamente sotto i novecentomila residenti, e su questo il Sindaco Appendino è stato previdente e lungimirante , non aveva bisogno di un ufficio Grandi Eventi. Per le feste di via e qualche “bancarellata” in centro può essere più che sufficiente un ufficio “Piccoli Eventi”.

Vince chi perde!

Dopo sessant’anni, per la precisione cinquantanove, l’Italia non parteciperà alla fase finale dei mondiali di calcio di “Russia 2018”. Una nazionale mediocre, priva di gioco e di risultati, è stata giustamente eliminata dalla modesta squadra svedese. Una “tragedia” per il calcio nazionale già in profonda crisi, un avvenimento che si sta rivelando peggiore dell’eliminazione da parte della Corea di molti anni fa. Un grave danno economico e d’immagine. La reazione dei responsabili del naufragio, dei novelli “Schettino” , è stata inqualificabile e indegna. L’allenatore Giampiero Ventura aveva una sola possibilità, per non essere ricordato negli anni a venire solo con ignominia: rassegnare immediatamente le dimissioni. Invece cos’ha fatto? Ha preferito attendere e farsi esonerare per “vincere” la buonuscita economica. Il Presidente della Federazione Calcio -FIGC- Carlo Tavecchio, già agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per le sue gaffes razziste e omofobe, peggio ancora: si è auto assolto, attaccato come una cozza alla poltrona. Il comportamento di Tavecchio e Ventura mi ha ricordato il comportamento di alcuni noti personaggi pubblici. Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti nel 2011 sfidò la sua “amica” Marta Vincenzi nelle primarie per la carica a Sindaco di Genova, dichiarando che, in caso di sconfitta, si sarebbe ritirata dalla politica. Già lei allora! Fu travolta dalla Vincenzi e invece di mantenere fede e ritirarsi, pretese una candidatura alle elezioni politiche senza passare al vaglio delle primarie, con conseguente carica di Sottosegretario prima e Ministro poi. E che dire dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, che alle Primarie per il Sindaco di Roma del 2013, vinte da Ignazio Marino, arrivò solo terzo con un modestissimo risultato? E che dire, di nuovo, del secondo arrivato sempre in quelle primarie, David Sassoli, che è attualmente Vice Presidente del Parlamento Europeo? Chi quelle primarie le vinse (Ignazio Marino) fu cacciato con una congiura “notarile” organizzata dal suo stesso partito. E poi come dimenticare la straordinaria sconfitta di Renzi al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016? “Se perdo, mi ritiro dalla politica”, affermò. Un vizio, quello del dichiarare, evidentemente non solo suo: insieme a Maria Elena Boschi ed all’allora Vice Presidente del Senato furono tutti premiati con sottosegretariati e ministeri. In un Paese, l’Italia, dove molti, troppi hanno smarrito la dignità, evidentemente vince chi perde!

Il declino di Torino

Periodicamente se ne parla, in particolare quando succede un qualche fatto che riporta l’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi d’informazione. Naturalmente ci sono opinioni diverse nell’individuare responsabilità, dimensioni e punti di partenza. Ancora recentemente uno dei quotidiani cittadini ha ripreso la questione con i soliti interventi. Contemporaneamente, come ogni anno, la Fondazione Rota con il suo rapporto annuale ha fornito una fotografia chiara della situazione della nostra città. Ora, più che riprendere le varie posizioni  – “è tutta colpa di Chiamparino e dei debiti fatti per le Olimpiadi!”  “No, con quegli investimenti si è cambiato il volto della città!”  – oppure, tesi sostenuta per cinque anni dall’ex Sindaco Fassino “Torino non è in declino ma è prima in questi settori: ecc… ” con un per altro elenco discutibile – possono essere invece utili alcuni dati: Torino perde continuamente abitanti (circa 880.000 nel 2017) con l’età media che aumenta. Importanti società pubbliche e private, nel silenzio delle Istituzioni e della politica, come Telecom e Fiat hanno trasferito la loro sede legale. L’azienda dei trasporti, GTT (con il suo Presidente all’attenzione della cronaca per i fatti dell’ex capo di Gabinetto dell’attuale Sindaco di Torino), è sull’orlo del fallimento . Il Salone del Libro ha bisogno di un salvataggio, pena anche per esso il fallimento. La disoccupazione giovanile è al record nel nord Italia, con quasi la metà dei giovani con meno di ventiquattro anni che non studia e non lavora. Il reddito procapite dei torinesi è oramai quasi allineato alla media nazionale. Ad esempio, Milano ha un reddito doppio della media nazionale. I poveri a Torino (fonte Caritas), sono ormai centomila e sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. In questo quadro a tinte cupe potrei continuare con ulteriori accenni: una Regione indebitata, con una guida diciamo non incisiva ed una giunta che in diversi elementi fa rimpiangere quella precedente, Torino guidata da un Sindaco dimostratosi clamorosamente incapace ed inadeguata, al di là della sua giovane età . Su tutto appare evidente l’inadeguatezza complessiva della classe dirigente cittadina e la mancanza, elemento determinante, di una “visione” e di un progetto che si pongano l’obiettivo del rilancio della Città. 

Gabelle e non pedaggi

Il detto che vuole l’Italia dei cento campanili e delle differenze tra regione e regione e tra città e città trova la conferma nel diverso trattamento riservato agli automobilisti, quando utilizzano le autostrade e le tangenziali.  I romani, ad esempio non pagano il pedaggio per utilizzare il GRA (Grande Raccordo Anulare), così i catanesi per la loro tangenziale ed in parte anche i milanesi.  I torinesi, invece, pagano tanto e da tanto tempo. Nel frattempo negli scorsi decenni, più o meno intorno agli anni ’90, le società di gestione delle autostrade da pubbliche sono diventate praticamente private, incamerando cospicui utili sulle spalle dei già tartassati automobilisti. Per esempio, la concessione trentennale dell’ATIVA, scaduta il 31 agosto 2016, è stata prolungata (e meno male che una direttiva europea vieta questo tipo di proroghe!) e si è in attesa di una gara che dovrebbe riguardare tutto il sistema autostradale piemontese – oltre trecento chilometri – più la Torino-Piacenza fino al 2030. Molti automobilisti, per evitare il pedaggio dei molti, troppi caselli, escono e rientrano in tangenziale, scaricando così sui Comuni della cintura inquinamento ambientale, acustico e traffico. Questo ha determinato che siano stati depositati sia in Consiglio regionale sia in alcuni Comuni della cintura una serie di ordini del giorno e di mozioni, in cui si chiede lo spostamento del tal casello, l’arretramento o l’eliminazione di quell’altro .  Di questo si parlerà in un convegno organizzato dall’Associazione Metro Rivoli venerdì 10 novembre alle ore 20.30 a Rivoli.  Ciò che fino ad ora è mancato è la semplice richiesta, scaduta la concessione trentennale di ATIVA, che ha ampiamente pagato e strapagato l’opera, di eliminare i caselli ed i pedaggi con i relativi problemi. Meno traffico significa meno inquinamento e più salute.  Qualcuno avrà il coraggio politico e civile di fare una proposta del genere? Lo vedremo nei prossimi mesi. Di autostrade torneremo, prestissimo, a parlare.

Il “bilancio” della Sindaca!

Inizia oggi la mia collaborazione con il Torinese. Per questo spazio settimanale, dove poter scrivere in completa libertà ed autonomia, ringrazio l’editore.
RP

Secondo diversi commentatori la luna di miele della sindaca Appendino con la città è finita con i fatti di piazza San Carlo, dove migliaia di tifosi della Juventus si erano dati appuntamento per festeggiare la propria squadra ed invece sono stati vittime e protagonisti di una vera tragedia. Per quella serata la sindaca è indagata.  A quell’avviso di garanzia se n’è aggiunto un altro, di poche settimane fa. Chiara Appendino, come lei stessa ha annunciato via Facebook, è sottoposta ad un procedimento penale per “falso ideologico in atto pubblico”. In pratica è accusata di aver nascosto dal Bilancio un debito di 5 milioni di euro, che invece secondo chi ha presentato un esposto in procura (i consiglieri Morano e Lorusso) andava invece iscritto. Io non credo che la vicenda giudiziaria  abbia una rilevanza tale da mettere in difficoltà la Giunta comunale. Penso invece che l’insidia di questa indagine sia politico-contabile. Accendere i riflettori sul bilancio vuol dire aprire gli occhi su come i Comuni in questi anni di tagli e mancati trasferimenti dello Stato abbiano chiuso i loro conti. Stime di entrata ottimistiche e voci di spesa sottovalutate. Siamo sicuri che la dirigenza comunale sia ancora disponibile ad assecondare previsioni di bilancio poco realistiche? Chi certifica il bilancio e lo “stato” finanziario della città sarà probabilmente più critico e severo.La politica stessa compiendo un’azione di verità di bilancio avrà le risorse per affrontare la crisi e le esigenze della città? Non sarebbe più serio ammettere lo stato di difficoltà e mettere intorno a un tavolo Regione e Governo per salvare la prima capitale d’Italia?