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L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Lura Goria

Benjamin Taylor “Siamo ancora qui. La mia amicizia con Philip Roth” -Nutrimenti- euro 15,00

Per chi ama i libri di Philip Roth ed è attratto dalla sua singolare vita, questo libro è prezioso perché fa luce su alcuni anfratti della sua personalità, del suo pensiero, delle sue ambizioni e delusioni, dei suoi sentimenti più profondi.
106 scorrevolissime pagine in cui emerge il ritratto affettuoso di questo scrittore -monumento della letteratura americana- impetuoso, controverso, visto dietro le quinte, nell’ambito più domestico e intimo, quello sconosciuto ai più.

A raccontarlo è il suo migliore amico e confidente degli ultimi 20 anni della vita dello scrittore, Benjamin Taylor; autore di 2 romanzi e vari saggi, tra cui una biografia di Marcel Proust (altro scrittore immenso che come Roth non ottenne il Premio Nobel per la letteratura).
Roth aveva cercato una donna giovane e bella che si prendesse cura di lui (come Jane Eyre accudì Rochester)….e invece trovò Taylor: sensibile conoscitore della letteratura, grande capacità di ascolto che lo rese il confidente perfetto e speciale.
Due scrittori diversi ma in profonda sintonia umana, un rapporto sempre più stretto man mano che Roth scivola in un crescente declino fisico -tra ricoveri e interventi vari- e si lascia andare a ricordi e bilanci. Emergono così squarci inediti del grande romanziere di Newark e delle sue idiosincrasie, vizi, slanci ingenui e conti in sospeso.
Come quello con la prima moglie Maggie che lo raggirò fingendosi incinta per farsi sposare e poi gli diede a intere di avere abortito. Fu un pessimo matrimonio, finito con lei che muore nello schianto dell’auto su una traversa di Central Park, mentre l’uomo che era con lei si salva. Fine dell’inferno coniugale e Roth che chiama l’amante della moglie “Il mio liberatore”.
Resterà comunque sempre complicato il suo rapporto con le donne. Perennemente innamorato, un seduttore, ma anche fedifrago perché incapace di gestire le sue relazioni, in fuga dalla monogamia e pronto a innamorarsi di nuovo. A Taylor confiderà «Ho bisogno del sesso per essere indomabile, per un breve istante immortale”.
Le confidenze “tra maschi” continuano e toccano altri punti, tra cui la gigantesca vita interiore di Roth le cui emozioni erano fuori misura ….e lui che affermò «Ho scritto proprio perché queste emozioni non mi ammazzassero».
Poi dialoghi sulla sua famiglia di origine -povera ma in armonia-, sui suoi libri e sulla delusione per non aver ricevuto il Nobel.
Infine i gravi acciacchi che più volte l’avevano avvicinato alla morte, il cuore sempre più malato e le continue operazioni. Lui si era organizzato per il suicidio in caso di gravi disabilità, e alla fine, stanco di vivere in precarie condizioni in ospedale, chiese ed ottenne che gli venisse tolto il respiratore che lo teneva in vita, lasciandosi così andare a una fine cosciente.

 

Mario Desiati “Spatriati” -Einaudi- euro 20,00

In dialetto pugliese “spatriato” vuol dire ramingo, balordo, disorientato, precario e a volte è un insulto per etichettare una persona che non ha un posto fisso e un’identità chiara rispetto agli altri.
Altre volte indica semplicemente un modo di essere fluido, più libero, come rappresentato dai personaggi di questo romanzo.
Desiati, nato a Martina Franca, nelle Murge, si è sentito definire così più volte da amici e parenti, perché a 40 anni non si è ancora creato una famiglia e neanche si sa bene dove stia di casa, dopo aver vissuto a Roma, Milano e Berlino.
Protagonisti del romanzo sono due giovani nati a Martina Franca, incerti e disorientati che crescono andando via non tanto da un luogo quanto dalle convenzioni.
Francesco Veleno e Claudia Fanelli si sono conosciuti sui banchi di scuola; da allora lui è innamorato di lei, che invece sogna solo di lasciare la provincia che le sta stretta e diventare cittadina del mondo.
Claudia è solare ed esplosiva, la sua femminilità viene potenziata quando indossa abiti maschili; Francesco è timido e ombroso e da lei accetta tutto o quasi, rodendosi in silenzio, e comunque felice anche di essere schiavizzato da colei che ama incondizionatamente.
Negli anni continuano a restare in contatto anche se lei, più libera e spregiudicata, si allontana presto da casa,
volando prima a Londra, poi a Milano e infine a Berlino.
Una storia d’amore travestita da grande amicizia. Potrebbe essere definito così il loro legame particolare, fatto di complicità, grande intesa e confidenza. Lei gli racconta degli uomini con cui sta e lui patisce, neanche tanto in silenzio, però continua a professarle il suo amore.
Gli anni scorrono e i due trovano il modo di stare insieme e fare in qualche modo famiglia anche se sono geograficamente lontani. Il loro è un rapporto saldamente basato sulla verità, a partire da quando Claudia gli svela che suo padre e la madre di Francesco sono amanti.
Claudia negli uomini cerca «imprevedibilità, mistero e una tenera inettitudine alla vita» e passa da un’esperienza all’altra.
Francesco resta più indietro, remissivo e alla ricerca della sua identità più vera e profonda.
Il loro allontanarsi e ritrovarsi continuo esprime anche la dialettica tra il modo di vivere la provincia e le grandi città.
E’ dopo i 35 anni che entrambi capiscono che la loro identità è fluida, che la scoperta di se stessi non ha età, che in fondo anche se si spostano non sono mai appagati e stentano a stare bene in qualunque posto.

 

 

Rebecca Solnit “Ricordi della mia inesistenza” -Ponte alle Grazie- euro 16,80

Rebecca Solnit,-scrittrice, giornalista , storica e attivista femminista- in questo memoir si racconta e apre pagine intime e profonde sulla sua vita e le sue esperienze.
Inizia da quando non ancora diciottenne si insediò in un minuscolo appartamento in un vecchio quartiere di San Francisco; è da lì che inizia a ricostruire il suo lavorio interiore per capire meglio la sua natura e le sue aspirazioni, mettendo a nudo pensieri ed emozioni più profondi.
Epoca in cui era povera, raccoglieva mobili che erano stati abbandonati in strada, vestiti nei negozi dell’usato e articoli per la casa dai mercatini. Scrive: «La maggior parte delle cose che mi appartenevano erano più vecchie di me e questo mi dava gusto; ogni oggetto era un ancoraggio al passato».
Appassionata lettrice, ma scarsa di mezzi, leggeva in piedi nelle librerie o prendeva volumi in prestito dalle biblioteche, oppure li trovava usati e a prezzi stracciati. Racconta che voleva sempre qualcosa di più, perché «il senso di incompiutezza è un buco da riempire di cose, e le cose che hai scompaiono dietro quelle che vuoi».

Racconta che dai 13anni in poi aveva subito pressioni a sfondo sessuale da uomini adulti che gravitavano intorno alla sua famiglia, o da sconosciuti per strada; è così che divenne abile nello sgattaiolare via, nell’eludere contatti indesiderati, un’esperta nell’arte di non esistere, visto che era tanto pericoloso.
Una delle sue grandi libertà era camminare: la sua gioia, il suo mezzo di trasporto economico, il sistema per imparare a conoscere i luoghi e a stare al mondo.

Poi le sue grandi passioni, prima fra tutte voler diventare scrittrice, e la sua fame di letture.
Perché per lei «c’è qualcosa di sbalorditivo in quella sospensione del tempo e dello spazio in cui viaggiamo in altri tempi e spazi».
Un modo di sparire da dove ci troviamo per entrare nella mente dell’autore……traduciamo le sue parole in nostre immagini, volti, luoghi, luci e ombre, suoni ed emozioni».
Importante fu l’avventura del primo libro che scrisse; racconta che scrivere è un’arte, pubblicare è un business.
E a seguire altre pagine di storia vissuta: tra incontri con personaggi e aneddoti vari, la sua dichiarazione d’amore verso la San Francisco dei quartieri degli artisti e delle proteste contro guerre e discriminazioni varie.

 

Paul Scott “Il gioiello della Corona” – Fazi Editore- euro 20,00

Questo è il primo volume della tetralogia intitolata “The Raj Quartet”, che lo scrittore inglese Paul Scott (nato nel 1920 e morto nel 1978), pubblicò a partire dal 1966. L’autore -che nel 1977 vinse il Man Booker Prize con il romanzo “Staing On”- durante la seconda guerra mondiale prese servizio in India e Malesia, diventando un profondo conoscitore del colonialismo britannico e del suo declino.
Poi lavorò a lungo nell’editoria e pubblicò 13 romanzi, i più famosi sono quelli appartenenti all’ambizioso progetto “The Raj Quartet”.
In “Il gioiello della Corona” compone un intreccio vasto e complesso, ricco di personaggi e avventure, per ricreare e farci conoscere più a fondo la realtà dell’India coloniale.
La storia inizia nel 1942 nella città indiana di Mayapore, in pieno conflitto mondiale con l’Inghilterra concentrata su come fermare la minaccia nazista. E racconta come il più bel gioiello della corona della regina -ovvero il dominio britannico sulla colonia indiana- inizi a vacillare.
Due mondi legati storicamente, ma profondamente diversi, vivono profonde tensioni. La struttura del romanzo è alquanto complessa e riporta svariate vicende e drammatiche esperienze, come quella della giovane inglese Daphne Manners stuprata da un gruppo di delinquenti che restano ignoti. Una violenza che inaugura una drammatica serie di eventi.

Tra gli sviluppi, c’è l’amore impossibile tra Daphne e il giovane Hari Kumar, dalla pelle scura, di origine indiana ma cresciuto in Inghilterra dove ha studiato in una delle migliori scuole. Daphne è diversa per sensibilità e stile di pensiero rispetto alle coetanee inglesi che disdegnano rapporti con i neri e ostentano un‘algida superiorità. Ma la società dell’epoca non consente certe scelte…

Le traversie dei due innamorati sono solo una parte dei tanti intrecci di vite ed eventi attraverso i quali Scott ritrae l’India dando voce a punti di vista molto diversi tra loro.
Emerge un ritratto composito della realtà delle colonie, un imponente affresco e un autentico documento storico che attraversa più livelli: dal rapporto tra indiani e inglesi ai cenni alla politica del Mahatma Gandhi che con la non violenza intende guidare il suo popolo verso l’indipendenza.
Poi le riflessioni sul razzismo e la barriera del colore della pelle, rivolte e crimini violenti in un’epoca in cui la storia sta cambiando e l’India si affaccia alla soglia della libertà e dell’autonomia.

Il Salone del Libro dedica un convegno ai traduttori dall’italiano

“Dall’italiano al mondo”

24 settembre 2021, ore 16-20
online sulla piattaforma digitale SalTo +

«La traduzione è il sistema circolatorio delle letterature del mondo» Susan Sontag

Da sempre consapevole dell’importanza dei traduttori sia a livello culturale sia a livello editoriale, il Salone Internazionale del Libro di Torino è stato il primo in Europa, nel 2001, a creare un ciclo di incontri professionali dedicato al prezioso lavoro di chi consente ai lettori italiani di leggere le letterature del mondo: l’AutoreInvisibile, curato da Ilide Carmignani, diventato appuntamento annuale e di riferimento della categoria. Oggi il Salone del Libro fa un ulteriore passo nel riconoscimento del valore della traduzione, con una nuova iniziativa nata per promuovere e sostenere i traduttori stranieri che danno voce alla letteratura italiana all’estero: il convegno “Dall’italiano al mondo” in programma il 24 settembre online sulla piattaforma digitale SaTto +.

Prima iniziativa di questa sorta nel nostro Paese, pensata anche in vista del ruolo di ospite d’onore riservato all’Italia alla Buchmesse di Francoforte del 2024, il convegno “Dall’italiano al mondo”, intende diventare l’appuntamento annuale di tutti i traduttori editoriali dall’italiano, «per diffondere con più forza la cultura italiana a livello internazionale – spiega Ilide Carmignani – e creare una rete di sostegno all’export della nostra editoria. È infatti consueto, specie per lingue non veicolari, che i traduttori affianchino al loro lavoro l’attività di scout e costituiscano una specie di testa di ponte dei libri italiani fuori dai nostri confini, soprattutto all’interno delle case editrici più piccole.»

Il convegno, a partecipazione gratuita, offrirà agli iscritti la possibilità di assistere a seminari specializzati e di allacciare rapporti con editori, agenti e scrittori italiani.

In programma workshop con editori, agenti e traduttori su come presentare proposte di traduzione in sinergia con la filiera editoriale e su come attingere ai programmi di finanziamento per la traduzione dei libri italiani nel mondo.

Fra i relatori: Duncan Large (PETRA E-network), direttore del British Centre for Literary Translation alla University of East Anglia di Norwich; Kevin Quirk (FIT – Fédération Internationale des Traducteurs), Shaun Whiteside (CEATL – Conseil Européen des Associations de Traducteurs Littéraires); Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino; Rebecca Servadio a capo della London Literary Scouting e consulente editoriale del Salone del Libro; Mattia Carratello, americanista e editor presso Sellerio, oltre che consulente editoriale del Salone del Libro; Katherine Gregor, traduttrice inglese di Luigi Pirandello e Marco Malvaldi; Carlos Gumpert, traduttore spagnolo di Antonio Tabucchi e Antonio Scurati.

Grazie alla collaborazione con L’Indiscreto, sarà presentata una panoramica delle ultime tendenze della letteratura italiana, accompagnata da una selezione di titoli degli autori più interessanti, ma ancora poco noti fuori dai nostri confini.

Il convegno, gratuito, è aperto a tutti i traduttori dall’italiano.
Per iscrizioni: registrazione su SalTo + a partire dal 20 luglio 2021.
Per informazionidallitalianoalmondo@salonelibro.it.

Dall’italiano al mondo” è realizzato dal Salone Internazionale del Libro di Torino in collaborazione con: rivista L’indiscreto, CEATL – Conseil Européen des Associations de Traducteurs Littéraires, FIT – Fédération Internationale des Traducteurs, PETRA-E Network.

PROGRAMMA

Ore 16:00 Apertura del convegno

Partecipano: Nicola Lagioia (Salone Internazionale del Libro di Torino), Duncan Large (PETRA E-network), Kevin Quirk (FIT), Shaun Whiteside (CEATL)

Ore 16.30 Panoramica delle ultime tendenze della letteratura italiana e presentazione, a cura dell’Indiscreto, di una selezione di titoli non tradotti

Partecipa: Edoardo Rialti e Vanni Santoni (L’Indiscreto)

Ore 17:45 Il traduttore scout nella filiera del libro: scrittori, agenti, editori. I finanziamenti alle traduzioni

Partecipa: Rebecca Servadio

Ore 18.30 Il proposal del traduttore scout

Partecipano: Katherine Gregor, Carlos Gumpert

Coordina: Mattia Carratello

Ore 19.45 Chiusura del convegno

Partecipa: Ilide Carmignani (l’AutoreInvisibile – Salone Internazionale del libro di Torino)

“La passione per la libertà” di Quaglieni, al via il tour di presentazione in tutta Italia

LIBRI / Martedì 20 luglio alle ore 21,15 per la rassegna Autori in Giardino per iniziativa del Comune di Poirino, e   Giovedì 22 luglio alle ore 21, per il ciclo “Patto per la Cultura” patrocinato dal Comune di Loano, presso il foyer dell’Arena estiva “Giardino del Principe” (Loano, piazza Italia), verrà presentato il libro di Pier Franco Quaglieni “La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni”. Buendia Books, 2021.

Interverrà la giornalista Grazia Noseda, letture dell’attrice Giulia Isnardi. Entrata libera fino ad esaurimento dei posti. Seguiranno in agosto presentazioni a Bardonecchia il 3 e il 4 ad Exilles  il 22 al Sestriere e altre presentazioni in Liguria ad Alassio, Andora, Bordighera e in Versilia. Il libro verrà presentato da settembre nelle grandi città: Roma, Napoli , Milano, Venezia ecc.
Il libro, con il rigore e la chiarezza che sono propri dello storico Pier Franco Quaglieni, ci ricorda alcune figure della storia italiana recente, ma affronta anche temi controversi della storia e dell’attualità, aiutandoci a liberare le nostre menti dalle semplificazioni manichee e da certi revisionismi che stanno emergendo e soffocando la ricerca storica. La passione per la libertà, che riecheggia il titolo del saggio di Mario Pannunzio su Tocqueville, è un invito al rispetto di tutte le idee, uno dei cardini della civiltà liberale
Dichiara l’autore : “E’ un libro molto diverso dai miei altri precedenti  perché rappresenta una rivisitazione complessiva della storia italiana dal fascismo in poi, andando oltre i luoghi comuni e il conformismo attuale. Affronto temi ancora divisivi come le foibe e rifletto sui temi della laicità rispetto al Cattolicesimo e all’Islam . Una parte  del libro riguarda il mio ritorno alla pratica religiosa in pieno COVID  che è avvenuto proprio in Liguria sotto la guida di un monsignore alassino. Non è un libro  destinato a passare nell’indifferenza , farà discutere forse anche animatamente  e forse verrò anche attaccato dalla solita intellighenzia intollerante. Ma ho voluto scrivere in assoluta libertà il mio pensiero ,senza timori reverenziali per nessuno. Non lo ritengo un merito, ma un dovere.”

Gambarotta detective svela il giallo della rapina del secolo

LIBRI / Ricordo Bruno Gambarotta affiancare Adriano Celentano con evidente imbarazzo. In televisione. Cercava di intercettare i discorsi surreali, senza capo ne coda, del molleggiato meneghino, con qualche risposta improvvisata. Facendogli da spalla.

Fu il suo esordio davanti alle telecamere. Inventandosi quel ruolo resosi necessario all’ultimo momento. Su Rai tre. Il programma era ”Svalutation”. Erano i tempi di Telekabul, di Angelo Guglielmi e del Gruppo 63 a viale Mazzini, di Sandro Curzi al telegiornale. Quella Rai tre. La rete più a sinistra della sinistra. Faceva un pò il verso a Felice Andreasi, il più icastico e esilarante dei comici torinesi del cabaret e del nostrano avanspettacolo, poco conosciuto dal grande pubblico, ma famigliare a chi della torinesità, porta il marchio di fabbrica. E divenne un famoso di nicchia nazionalpopolare. Astigiano di nascita e torinese di adozione, ha fatto del Piemonte e in particolare di Torino, il metacommento del mondo più vasto. Una lente di ingrandimento dei vizi e delle virtù dell’uomo contemporaneo, antieroe del quotidiano, comico spaventato guerriero, così l’avrebbe definito Stefano Benni. Nacque nella città di Vittorio Alfieri nel 1937 e lavorò in Rai per trent’anni, da programmista duro e puro. Così ”fortissimamente volle ”. Film e telefilm portano la sua firma, a nostra insaputa. Con il racconto-documento ” Il Postino spara sempre due volte ” (edizioni La Stampa, 2008, pagg. 193 euro 7,90) da vero e proprio sociologo della devianza, scartabellando le cronache giornalistiche e facendo finta di non sapere come va a finire, scopre i fatti man mano che accadono e un pó come il Peter Falk-Tenente Colombo della nostra adolescenza, per induzione e estrazione, ci porta a scoprire l’intreccio e le dinamiche, di un fatto di cronaca nera di rilevanza nazionale, avvenuto nel 1996: il tentativo di furto del secolo alle Poste di Torino. Il poliedrico Bruno Gambarotta, ha scritto per La Stampa, per anni, per la rubrica ” Storie di città” sul supplemento ” Torino Sette”, collaborando per l’ inserto ”Tutto Libri”, sempre dell’ammiraglia torinese. Per l’editrice di via Marenco, dalla sua prolifica penna, sono nati 700 racconti, raccolti in quattro volumi e tre spettacoli. Ha esordito nella narrativa nel 1977, per i tipi della Mondadori, con il romanzo ”La nipote scomoda”, scritto a quattro mani con Massimo Felisatti. La città di Torino e i torinesi sono la fonte costante delle sue narrazioni, un pó come Parigi per Georges Simenon. Si possono ricordare tra gli altri per Garzanti ”Torino lungodora Napoli” (1995) da cui è stato tratto il film ”Libero Burro” con Sergio Castellitto e ”Tutte le scuse sono buone per morire ”. In occasione della Fiera del Libro del 2006 è uscito ” Il codice gianduiotto” Morganti editori. La risposta italiana al Codice da Vinci. Nel 2007 per Ambaradan ha dato alle stampe ”Giallo polenta” scritto a quattro mani, modello Fruttero-Lucentini, con Renzo Capelletto. Nella recente trasmissione televisiva ‘Viaggio nella Grande Bellezza’ intervistato dal giornalista Cesare Bocci, narra della distilleria Carpano, della ricetta del ‘bicerin’, bomba iperglicemica ad uso e consumo della nobiltà sabaudo risorgimentale, nonché dei nostri coevi abitanti postmoderni. Ci racconta delle radici savoiarde dell’espressione linguistico gergale «fare una figura da cioccolatai» figura retorica al cacao, sovente descrittiva della nostra penisola. Il tutto ripreso in Galleria Subalpina. Il salotto buono taurinense. Visionare per sapere. In open source.

Aldo Colonna

Le verità nascoste

LIBRI / Con i diciotto racconti che formano “Le verità nascoste” (Aletti editore,2021) Wilma Minotti Cerini – poetessa, scrittrice e saggista – offre ai lettori un’altra interessante prova del suo talento.

Le storie narrate hanno sempre un fondo di verità, prendendo spunto da fatti reali e dalle esperienze d vita dell’autrice come “La valigia pronta”, “La venditrice di sogni impossibili”, “Somiglianze casuali?” o “La barbona dei mazzolini di fiori”. Alcuni sono molti aspri e drammatici come “L’orco e Siri” dove ci si basa sui viaggi della vergogna di chi sfrutta le ragazzine costrette a prostituirsi in Thailandia mentre altri sono più lievi, con una carica d’ironia in grado di strappare sorrisi come ne “L’eredità” e “La ribollita”. Una lunga trama di vicende si snoda tra una storia e l’altra per finire con una sorta di redenzione finale nell’ultimo capitolo intitolato “L’albero della Croce”. Nata a Milano nel 1940, Wilma Minotti Cerini vive attualmente a Pallanza, sulla sponda piemontese del lago Maggiore e vanta molte pubblicazioni di sillogi poetiche, saggistica ( “Caro Gozzano”), teatrali (“Una questione di dosaggio”) e di narrativa come i romanzi “Rajana” e  “Ci vediamo al Jamaica”. Quest’ultimo, in particolare, è un omaggio a un pezzo di storia della cultura italiana degli anni Sessanta. Noto come caffè degli artisti, poiché prossimo a Brera, il Jamaica di fu il punto d’incontro di esperienze intellettuali e umane, dove si ritrovavano personaggi già molto noti nel mondo dell’avanguardia artistica, letteraria e cinematografica del “bel Paese”.

Marco Travaglini

Prosegue LibrInValle, il “salone del libro” valcerrinese

Prosegue sabato 17 luglio ‘LibrInValle’ rassegna letteraria a cura dell’Unione dei Comuni Valcerrina in collaborazione con le Amministrazioni Comunali e le associazioni

 

Sabato 17 luglio, alle ore 18.30, nel piazzale antistante la chiesa parrocchiale di Piancerreto, frazione di Cerrina Monferrato si terrà il terzoappuntamento della rassegna lettera itinerante LibrInValle, con la presentazione del libro Il misterioso caso del ‘Benjamin Button’ da Torino a Hollywood di Patrizia Deabate. L’evento è organizzato dall’Unione dei Comuni della Valcerrina – Area Cultura in collaborazione con il Comune di Cerrina Monferrato e la Pro Loco Piancerreto

. I lavori verranno introdotti da Marco Cornaglia, assessore al Comune d Cerrina e da Valentina Bocchino, presidente della Pro Loco Piancerreto. A moderare sarà invece Massimo Iaretti, consigliere dell’Unione delegato alla Cultura. Nel suo libro, edito per il Centro Studi Piemontesi – Ca de Studi Piemonteis, Patrizia Deabate coglie il sottile filo rosso che collega i ruggenti anni Venti, epoca in cui gli Stati Uniti vivevano l’età del jazz, ben descritta da Francis Scott Fitzgerald e l’Italia (ed in particolare il Piemonte) degli anni Dieci del Novecento ed il suo mondo letterario, poetico e cinematografico, poi spazzati via dall’”inutile strage’ rappresentata dalla prima guerra mondiale. Il libro dell’autrice albese è risultato vincitore dell’Acqui Inedito del Premio Acqui Storia.

“L’incontro di sabato – dice Massimo Iaretti, consigliere dell’Unione con delega alla Cultura – sarà un’occasione per esplorare il mondo poco conosciuto, ma affascinante, del cinema, della poesia, della letteratura degli anni Dieci del Novecento che ebbe molto dei suoi protagonisti a Torino ed in Piemonte”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Caterina Soffici “Quello che possiedi” -Feltrinelli- euro 17,00

Quanti e quali segreti sono racchiusi tra le mura della splendida villa nobiliare che dalla sommità di un poggio domina la vista di Firenze? ,E’ la sontuosa Villa del Grifo, 4000 mq con 500 anni di storia blasonata.

Qui ha trascorso la sua lunga vita l’algida contessa Clotilde Brunori Princi; da giovane di una bellezza eccezionale «…magnifici occhi d’oro, screziati di pagliuzze che cambiavano colore a seconda dell’ora del giorno, della stagione e dell’umore…».
Ora ha 82 anni, si oppone con tenacia alla malattia che la sta consumando, ed è sempre, comunque, impeccabile ed elegante, eccentrica e snob.
E’ lei l’anima della casa e domina sottilmente la sua unica figlia Olivia che, a quasi 50 anni, vive in un lussuoso appartamento della villa, sopra quello dell’anziana madre, alla quale resta poco da vivere.

I rapporti tra loro sono sempre stati tesi. La loro conflittualità ha veleggiato tra “non detti” e buone maniere, ma distanza siderale.
Ora sono adulte e l’ostilità è meno esplicita che nell’adolescenza di Olivia, ma continuano a scrutarsi e giudicarsi, senza mai parlarsi veramente per capirsi più a fondo.
In più, Clotilde non sopporta Giacomo, il genero rampante a arrampicatore che si è assestato in un comodo tran tran matrimoniale, dove è riuscito a ritagliarsi agevolmente ampi spazi di manovre libertine.
Olivia invece sta affondando nelle sabbie mobili della crisi di mezza età: i due figli sono ormai lontani e conducono le loro vite, il marito è spesso assente e lei combatte l’infelicità inseguendo una perfetta forma fisica, è vegetariana e corre per stemperare il malumore.
Su tutto aleggia un segreto terribile e scopriamo che la perfetta e bellissima vita esteriore di Clotilde è stata parecchio più difficile di quanto emerga in superficie.
Clotilde, fin da giovane e poi da sposata, era solita sparire per giorni a bordo della sua amata lancia Aurelia. Nessuno sapeva dove andasse e cosa facesse, ma la cosa ormai era stata accettata.
Ora, anziana e malata, una mattina di autunno scompare gettando nel panico la casa, e il lettore incomincia a conoscere la storia vera. Quella nascosta dietro l’impenetrabilità di questa ricca e nobile famiglia, abituata a feste sontuose, matrimoni di facciata, convenzioni…solitudine e vuoto cosmico.

Un magnifico romanzo in cui Caterina Soffici non smentisce la sua abilità nel tracciare storie di grande spessore e pathos.

 

Questa può essere l’occasione per rileggere anche il precedente romanzo dell’autrice, “Nessuno può fermarmi” -Feltrinelli- euro 16,00, del 2017.

Intrigante storia che narra come il giovane studente di filosofia, Bartolomeo, ritrova una lettera destinata alla nonna, in cui il nonno Bart viene ufficialmente dichiarato « Disperso, presunto annegato». E’ l’inizio della sua ricerca sulla vera sorte dell’antenato (del quale porta il nome), che in famiglia si diceva fosse morto al fronte.

La nonna non può svelargli nulla perché è morta da poco, mentre suo padre non l’ha mai conosciuto e la cosa non sembra interessarlo più di tanto.
Bartolomeo arriva a conoscere l’affascinante anziana signora inglese Florence che era stata amica dei suoi nonni, nel quartiere degli immigrati italiani a Londra, Little Italy. Dal suo racconto emergono appigli importanti che rimandano alla tragedia del 2 luglio 1940 -realmente accaduta- quando un siluro tedesco causò il naufragio della nave Arandora Star.
Aveva a bordo moltissimi internati italiani, civili innocenti deportati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra, e vittime della xenofobia e del sospetto. Una tragedia in cui il mare inghiottì per sempre 446 passeggeri. Una morte orribile, ma ci furono anche alcuni superstiti che sopravvissero alle acque gelide, aggrappati a brandelli di relitti della nave.

Per molto tempo dopo il mare scaraventò a terra i corpi degli affogati, a centinaia, sulle coste dell’Irlanda del Nord e della Scozia; dove la pietà degli abitanti del luogo recuperò i cadaveri senza nome, dando loro almeno una sepoltura.
Bartolomeo riesce a rintracciare uno dei sopravvissuti. Un burbero anziano che forse aveva afferrato le mani del nonno nelle acque di ghiaccio, prima che la morte per assideramento lo inghiottisse per sempre.

Un romanzo in cui l’autrice tocca più temi; come la memoria, l’amicizia, l’emigrazione, la speranza, la guerra, il lutto…..in un crescendo che vi avvilupperà alle pagine tenendovi sulla corda fino alla fine.

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Bernhard Schlink “Donna sulle scale” – Neri Pozza- euro 18,00
Schlink è uno dei maggiori scrittori tedeschi contemporanei. E’ nato a Bielefeld nel 1944, e nel corso della sua vita è stato anche giudice presso la Corte Costituzionale della Renania Settentrionale Vestfalia fino al 2006, anno in cui è diventato professore universitario di Filosofia del diritto. Al suo attivo ha numerosi romanzi e racconti.
“Donna sulle scale” è ambientato tra Germania e Australia, e ruota intorno al quadro che ritrae una donna bionda e nuda, che scende lentamente delle scale: pallida, eterea, inafferrabile, bellissima ed enigmatica,
Dopo anni in cui se ne erano perse le tracce, ora il dipinto ricompare all’Art Gallery del Teatro dell’Opera di Sidney. E dietro c’è una storia intrigante.

La modella è Irene, e intorno a lei gravitano le vicende e i destini di tre uomini, incantati dal suo fascino. Sono il marito Gundlach, manager ricco e di successo, che ha incaricato il pittore Karl Schwind di ritrarre la moglie, senza aver previsto che l’artista se ne sarebbe innamorato perdutamente.
La gelosia spinge Gundlach a danneggiare ripetutamente il dipinto, che il pittore tenta ogni volta di restaurare. Ed ecco che la terza vittima dell’incanto di Irene è il giovane avvocato che ha l’incarico di stilare un contratto tra i due litiganti.

Irene è forte, autonoma, contesa tra il marito che vorrebbe esibirla come un trofeo e l’artista a cui fa da Musa ispiratrice; una sorta di merce di scambio tra i due contendenti. Poi arriva l’avvocato che se ne innamora in modo infantile e sprovveduto.
La storia si avvolge intorno al possesso, alla perdita, al disinganno e alla decisione della protagonista di inseguire la libertà, lasciandosi indietro tutti i contendenti. Scompare e con lei anche la tela.
La ritroviamo molti anni dopo, diventata una sorta di Robinson Crusoe al femminile, che vive in una baia solitaria sulla costa a nord di Sidney, dividendo le sue stagioni tra due ripari assai precari sulla spiaggia.
Si fa chiamare Irene Adler, ormai è un’anziana debole che ha dedicato la sua vita ad accogliere ed aiutare ragazzi sbandati ed ora, quando può e le forze glielo consentono, assiste la povera gente del luogo.
Il finale di partita con i suoi 3 contendenti si svolge in quell’anfratto di vita costiera, con un epilogo che scoprirete voi stessi.
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Andrea Maia “Torino la città e gli scrittori” -Graphot Editrice- euro 15,00

Questo è un libro che potete portarvi dietro come prezioso vademecum per scoprire quanta storia e cultura trasudino palazzi, caffè, vie e scorci vari di Torino, che sono stati testimoni del passaggio di personaggi di spicco.
L’autore è stato docente di Italiano e Latino in un importante liceo cittadino ed era solito portare i suoi studenti a fare visite di tipo letterario. Dunque una grande passione per Torino e la cultura.
Ora, 10 anni dopo il precedente “Torino strade e pagine”, ci guida lungo 8 nuovi percorsi letterari nel capoluogo subalpino, scanditi da varie tappe tra strade, palazzi, autori e scritti. E riannoda i fili che hanno legato non solo scrittori, ma anche altri intellettuali e artisti di peso, alla città nella quale hanno transitato, oppure vissuto per periodi più o meno lunghi.
Ed ecco una sorta di guida e un’antologia, in prosa e versi, di scrittori che alla città hanno dedicato intere pagine delle loro opere. Torino vissuta e raccontata attraverso poesie, confessioni, lettere e scritti vari di autori di epoche e paesi diversi, a partire dal 700 fino ad oggi.
Una piacevole e dotta carrellata tra le vie torinesi che inizia con il primo percorso dedicato alle rime di Francesco Pastonchi, poeta, professore e torinese d’elezione che rende omaggio alla storica via Po.
Seguono –tra gli altri- Jean –Jacques Rousseau che arriva 16enne a Torino; Mozart; quello di un’antenata di Oriana Fallaci che lei racconta nel suo romanzo postumo “Un cappello pieno di ciliegie”; e Gramsci che dalla Sardegna giunse in città nel 1911 per studiare all’Università.

I percorsi che seguono sono altrettanto dotti e affascinanti per chi vuole approfondire tappe che rimandano ad autori italiani dal 700 al 900 e includono nomi della levatura di Silvio Pellico, Edmondo De Amicis.
Per arrivare all’oggi, con le pagine che Giuseppe Culicchia ha dedicato al Caffè Torino in Piazza San Carlo, e passando anche per Via Biancamano e l’avventura editoriale dell’Einaudi che lì fu fondata.

Tra gli altri percorsi, ci sono scrittrici e scrittori del 900, con pagine della Guglielminetti, Guido Gozzano, Montale, Calvino, Natalia Ginzburg e altri autori.
Poi poesia, teatro e politica nel secondo Ottocento. La città visitata e rappresentata da scrittori italiani come Tommaseo, Mameli, Tommasi di Lampedusa; e da stranieri, tra i quali De Maistre e il russo Dobroljubov.
Seguono tappe dedicate agli ospiti dal 600 all’800, con Manzoni, Melville, Twain e Dumas padre; per arrivare a percorsi che rimandano a teatro, critica e poesia dialettale e finire con un iter sulle orme di Vittorio Alfieri e Massimo D’Azeglio.
Insomma un modo colto e accattivante per scoprire anche dati inediti o poco noti che ammantano Torino di un fascino in più. Pagine che vi fanno da guida nella storia, nei locali, nei palazzi nelle strade e nelle grandi e famose vite che hanno transitato in città.

Ai nastri di partenza l’Independent Grand Tour

Iniziativa del Salone Internazionale del Libro di Torino e Hangar del Libro-Regione Piemonte

Dal 10 luglio al 14 ottobre 2021
ad Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania, Vercelli, Torino
viaggio alla scoperta dell’editoria indipendente piemontese

e delle prime novità del Salone del Libro 2021

www.salonelibro.itwww.hangardellibro.it

Un viaggio nei capoluoghi di provincia del Piemonte per raccontare l’editoria indipendente della Regione e cominciare a far scoprire la nuova edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. È lo spirito del nuovo progetto culturale diffuso Independent Grand Tour, ideato dal team di Hangar del Libro (progetto di Regione Piemonte) e dal Salone Internazionale del Libro di Torino.

Le otto tappe nei capoluoghi piemontesi prendono il via il 10 luglio a Cuneo e il 17 luglio ad Alessandria e proseguiranno nei mesi di settembre e ottobre, coinvolgendo le città di Asti, Biella, Novara, Verbania, Vercelli, Torino. Un viaggio per far conoscere la grande ricchezza delle realtà editoriali e librarie piemontesi, eccellenza a livello nazionale. Un modo per contribuire a dare impulso alla diffusione e promozione della filiera del libro, sostenendo il lavoro di molti piccoli imprenditori e commercianti, soprattutto dopo un anno che ha visto il comparto culturale in grave difficoltà a causa della pandemia. Circa trenta gli editori piemontesi che si metteranno in vetrina, proponendo le ultime uscite o i titoli in catalogo a cui sono più affezionati.

Independent Grand Tour animerà le vie e le piazze delle città ospiti e si snoderà in due momenti. A ogni tappa attori e “strilloni” chiameranno a raccolta il pubblico con azioni teatrali in giro per la città. Momento clou della giornata sarà l’incontro pubblico, in cui si alterneranno le presentazioni di otto libri di case editrici indipendenti piemontesi, saranno poco per volta svelate le novità della prossima edizione delSalone Internazionale del Libro di Torino, in compagnia dei suoi organizzatori e promotori, e sarà dato spazio alle librerie cittadine per raccontarsi ai propri lettori.

Independent Grand Tour sarà accompagnato da una vetrina virtuale online su www.hangardellibro.it che illustrerà tutti i titoli delle case editrici indipendenti che saranno via via presentate nel viaggio letterario, per aiutare i lettori nella scelta dei libri che più incontrano i loro interessi, le loro passioni, i loro gusti. Una vetrina che, in occasione di ogni tappa, si farà anche reale, per sfogliare “in presenza” romanzi, saggi, raccolte di poesie, graphic novel, albi illustrati e libri per bambini che fanno parte del variegato catalogo dell’editoria indipendente piemontese.

«Dopo la pandemia, che ha visto il comparto culturale in grave difficoltà – spiega Vittoria Poggio, assessore Cultura, Turismo, Commercio Regione Piemonte –, creare momenti e iniziative come Independent Grand Tour, che hanno come obiettivo la diffusione e la promozione della filiera del libro, diventa davvero un’azione importante e necessaria per salvaguardare e supportare il lavoro di molti piccoli imprenditori e commercianti.»

La città di Cuneo ospiterà la prima tappa del tour sabato 10 luglio alle ore 16 a Open Baladin (Piazza Foro Boario), per un appuntamento con gli editori piemontesi e con Marco Pautasso del Salone Internazionale del Libro di Torino e Valeria Dinamo di Hangar del Libro-Regione Piemonte. L’incontro, in collaborazione con la Biblioteca civica di Cuneo, Scrittorincittà e Open Baladin, sarà un momento in cui il cuore della provincia “Granda” darà spazio all’editoria indipendente piemontese e rivelerà alcune novità del prossimo Salone del Libro in programma dal 10 al 14 ottobre. Araba Fenicepresenterà False Apparenze di Claudio Streri; Associazione Primalpe racconterà Non mi parlar d’amore. La giovinezza di Alice Schanzer Galimbert di Daniela Bernagozzi; Fusta Editore sarà presente con Pedalando fra le aquile di Giovanni Panzera e Ermanno Giraudo; Diabolo Edizioni illustreràPistillo di Marco Paschetta; Edizioni del Capricorno porterà Borghi fortificati del Piemonte di Gian Vittorio Avondo e Claudio Rolando; Espress Edizioni presenterà Il bosco che vive di Matteo Garbarino e Jacopo Sacquegno; MiraggiEdizioni racconterà Il bambino intermittente di Luca Ragagnin; Neos Edizioni proporrà Sotto il pelo dell’acqua, AA.VV., a cura di Ernesto Chiabotto.
Seguirà alle ore 18 un’anteprima di Scrittorincittà con il cantante e musicista Jack Jaselli che presenta il suo libro Torno a casa a piedi (De Agostini).
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti (senza prenotazione).

Le tappe di Independent Grand Tour:
10 luglio, ore 16: Cuneo, Open Baladin
17 luglio, ore 17: Alessandria
11 settembre, ore 17: Verbania
18 settembre, ore 17: Asti
25 settembre, ore 17: Biella
2 ottobre, ore 17: Vercelli
9 ottobre, ore 17: Novara
14-18 ottobre: Torino (Salone Internazionale del Libro)

Gli editori di Independent Grand Tour

Cuneo: ARABA FENICE, ASSOCIAZIONE PRIMALPE, FUSTA EDITORE
Novara: EDIZIONI ASTRAGALO, IL BABI EDITORE
Torino: ATENE DEL CANAVESE, BUCKFAST EDIZIONI, BUENDIA BOOKS, DIABOLO EDIZIONI, EDITRICE LA PICCOLINA, EDIZIONI DEL CAPRICORNO, EDIZIONI SUIGENERIS, EFFATA’ EDITRICE, ESPRESS EDIZIONI, GOLEM EDIZIONI, IL LEONE VERDE EDIZIONI, IMPREMIX, INK LINE EDIZIONI, LAReditore, MIRAGGI EDIZIONI, NEOS EDIZIONI, ROBIN EDIZIONI, ROSENBERG&SELLIER, VOGLINO EDITRICE
Vercelli: EDIZIONI EFFEDI’

Independent Grand Tour è un progetto di Hangar del Libro e Salone Internazionale del Libro di Torino. Media Partner: Radio G.R.P. Giornale Radio Piemonte.

Hangar del Libro è un progetto di Regione Piemonte, realizzato da Fondazione Circolo dei lettori con il contributo di Camera di Commercio di Torino attraverso il suo Punto Impresa Digitale.

www.hangardellibro.it www.salonelibro.it

(Foto Claudio Benedetto)

Il pensiero ha fatto esplodere la Bastiglia

Sapete chi ha abbattuto la Bastiglia, Gilbert?”. “Il popolo”. “Voi non mi capite, scambiate l’effetto per la causa.

Per cinquecento anni, amico mio, sono stati incarcerati nella Bastiglia conti, signori,principi, e la Bastiglia è rimasta in piedi. Un giorno, un re insensato ebbe l’idea di incarcerare il pensiero, il pensiero a cui è necessario lo spazio, l’estensione, l’infinito! Il pensiero ha fatto esplodere la Bastiglia e il popolo è entrato attraverso la breccia”.Alexandre Dumas, grande interprete del romanzo storico e del teatro romantico, è sepolto al Pantheon di Parigi, nel Quartiere Latino, dove sorge il primo grande monumento della capitale francese. Un sonno eterno, accanto alle salme di altri  personaggi illustri come Voltaire, Rousseau, Victor Hugo. In queste poche frasi tratte da “La Contessa di Charny”, uno dei suoi romanzi più avvincenti, si coglie l’essenza della prosa, la potenza e il fascino della sua scrittura. Le vicende narrate dallo scrittore francese più popolare dell’Ottocento ( chi non ha letto “I tre moschettieri” e “Il conte di Montecristo”?) si svolgono in un momento cruciale per la storia della Francia e dell’Europa (dalle giornate del 5 e 6 ottobre 1789 fino al processo e all’esecuzione di Luigi XVI il 21 gennaio 1793). Nel racconto dettagliatissimo e appassionato dell’avventura collettiva della Rivoluzione francese ritroviamo personaggi famosi come Cagliostro, Mirabeau, Marat, Danton, Robespierre, Saint-Just, ma anche tantissimi altri personaggi le cui storie individuali si intrecciano con la Storia, quella dalla “esse” maiuscola. Ma quello che conta, più di ogni altra cosa, è la capacità di far intendere l’esprit du temps, l’intelligenza creativa, l’abilità di affascinare il lettore. Il romanzo è il quarto volume del ciclo di Maria Antonietta e della Rivoluzione e venne scritto nel 1855. Più di un secolo e mezzo ci separa da allora ma è quell’idea del pensiero che fa esplodere la Bastiglia, in tempi di grigio conformismo e di ragionamenti troppo “corti”, a riempire il cuore e tener viva una speranza.

Marco Travaglini

Lo stendardo di Giove

LIBRI / EMANUELE RIZZARDI CI RACCONTA LA STORIA DI ROMA E DEGLI ULTIMI PAGANI

Un testo profondo e drammatico che illustra le complesse dinamiche della caduta dell’Impero Romano, delle grandi invasioni barbariche, ma soprattutto della fine del mondo pagano a vantaggio dell’unica religione cristiana

Lo storico e bizantinista Emanuele Rizzardi ha pubblicato nel 2021 la sua nuova opera letteraria.

Il giovane scrittore legnanese, già ospite su queste pagine per le sue pubblicazioni meno recenti, “L’ultimo Paleologo” e “L’usurpatore”, vive nella cittadina lombarda di Legnano e propone romanzi storici non brevi, in contesti poco conosciuti.

Partiamo subito con le domande:

Nei tuoi precedenti testi ti sei occupato di terre lontane: Anatolia, Georgia, Grecia. Oggi ci proponi un’ambientazione tutta italiana, come mai?

Perché proprio in Italia assistiamo alle gesta, alle parole e ai pensieri degli ultimi pagani di Roma, ormai in piena decadenza e vicini alla scomparsa totale a causa delle persecuzioni dell’imperatore Teodosio e all’imporsi del Cristianesimo, la religione che tutti noi conosciamo, ma che per una parte dell’Occidente era solamente un culto monoteista orientale, alieno, estraneo alle radice e alle tradizioni dei padri e della patria. E proprio in nome della difesa delle loro idee, gli ultimi pagani tentarono un’ultima, vivace resistenza che culmina con la battaglia del fiume Frigido. Una storia drammatica e già segnata, intrisa di mistica e spiritualità, che è affasciante proprio per questi aspetti.

Un Impero Romano quindi molto lontano dai fasti di Augusto o Traiano; chi sono i suoi protagonisti? Hai deciso di inserirli nella tua Opera?

Naturalmente, ogni mio romanzo fino ad ora è basato sulla realtà e su quanto fatto da personaggi realmente esistiti.

Il cuore di quella che noi chiamiamo, un po’ ingenuamente “rivolta dei pagani”, ha tre protagonisti principali.

Il magister Arbogaste, comandante supremo delle legioni, che costituisce la massima autorità militare di tutto l’impero e ha il compito di difenderlo dai barbari di Germania ma anche, secondo il suo punto di vista, dalla crescente influenza del cristianesimo e della corte orientale di Costantinopoli.

Flavio Eugenio, l’imperatore che si contrappone a Teodosio e che viene supportato dai pagani. Si tratta di un uomo mite e di fede cristiana, ma di posizioni tolleranti e di buona famiglia… e proprio per questo costituisce una figura assolutamente straordinaria; un cristiano nominato in Occidente imperatore da un gruppo di pagani, per sfidare un imperatore in Oriente, a sua volta cristiano.

Infine, Nicomaco Flaviano, ricchissimo e potentissimo senatore pagano che ha previsto la caduta del cristianesimo attraverso gli oracoli…

Una lettura alla portata di tutti, ma che invita a riflettere. Quale messaggio vuoi lanciare con questo tuo testo?

L’epoca tardoantica è un vero e proprio vivaio di eventi che toccano i giorni nostri: le grandi migrazioni, i conflitti religiosi, la corruzione, il ruolo delle istituzioni, l’eterna lotta delle periferie contro il potere centrale, i movimenti separatisti… insomma, c’è proprio tutto. Con questo libro voglio lasciare aperti importanti spunti di riflessione, tra un momento di intrattenimento e l’altro.

Di certo, il messaggio più palese e l’eterno cambiamento delle cose e il fatto che tutti noi, in un tempo remoto, siamo stati qualcos’altro.

Che luoghi andiamo ad esplorare con questa narrazione? I lettori troveranno città e villaggi a loro noti?

Per la maggior parte direi che è così. Se escludiamo alcune zone delle moderne Germania e Francia, l’ambientazione è tutta italiana e le città di oggi sono le stesse del 394, grossomodo.

Milano, Roma, Ravenna, Aquileia, Torino, Vercelli, Trento, ma anche luoghi meno noti per i fatti storici del tempo come Altino, Como, Lecco, Bergamo, Castelseprio e tanti altri.

Per conoscerti, oltre a leggere i tuoi testi, come possiamo fare? Vuoi condividere qualcuno dei tuoi contatti?

La pagina del libro è su Facebook e Instagram per chi vuole essere in contatto con me: https://www.facebook.com/UltimoPaleologo

https://www.instagram.com/ultimopaleologoemanuelerizz/

Questa intervista è concessa per esclusiva autorizzazione di Associazione Culturale Byzantion a cura di L. S.