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Microprovincia e la letteratura di frontiera

Si intitola “Letteratura di frontiera. Autori ossolani Contini, Ramella Bagneri, Mazzi “ il 55° volume della rivista Microprovincia che festeggia i quarantatre anni d’attività.  

In questo numero abbiamo scelto di guardare alla realtà della provincia intesa come fonte di fermento, stimoli, contraddizioni e ricchezze”, descrive Franco Esposito,  poeta e direttore della rivista. “Gli intellettuali di cui si raccontano le testimonianze sono tre, con percorsi differenti, ma accomunabili: l’accademico e critico letterario Gianfranco Contini, nato a Domodossola nel 1912 e legato alla provincia fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1990; il poeta Giovanni Ramella Bagneri, nato a San Paolo Cervo, provincia di Biella, nel 1929 e morto nel 2008 nella vigezzina Druogno, autore di numerosi e variopinti poemi che furono quadri e rappresentazioni, ancora intatte, di paesaggi e allusioni; il narratore Benito Mazzi, nato a Re nel 1938, vincitore e finalista di importanti premi letterari (Selezione Premio Strega, Biella Letteratura, Coni, Bancarella Sport, Cesare Pavese, Mazzotti e Itas per la montagna), tuttora giornalista e scrittore poliedrico di saggi, romanzi e racconti”. A saldare il legame tra Contini, filologo e accademico tra i più importanti del Novecento italiano, il troppo poco valorizzato poeta contemporaneo Ramella Bagneri e il narratore Benito Mazzi, giornalista e studioso delle tradizioni alpine, sono le radici con i luoghi dove hanno vissuto o vivono: terre di frontiera incastonate tra le montagne, dispensatrici di rapporti e legami con tradizioni antiche senza rinunciare a vivere il confine come punto d’incontro e di contaminazione culturale. Le 146 pagine edite dalla novarese Interlinea ospitano gli interventi di numerosi scrittori, poeti, critici. Eccoli, in rigoroso ordine alfabetico: Annamaria Azzarone, Giorgio Bàrberi Squarotti, Roberto Cicala, Nicola D’Amico, Franco Esposito, Raffaele Fattalini, Bruno Gambarotta, Mario Miccinesi, Gianni Mussini, Walter Nesti, Ercole Pelizzone, Giuseppe Possa, Andrea Raimondi, Tiziano Salari, Marco Travaglini, Marcello Venturi, Maria Villano. Il primo numero di Microprovincia nacque, nella sua semplice veste grafica di quattro fogli, nel settembre-ottobre 1979, con sede in via Al Castello 3 a Stresa, la perla del lago Maggiore. Questa la data del suo numero 1 e questa la sua carta d’identità: “Bimestrale – Rivista di Informazione Culturale – Fondata e diretta da Franco Esposito”. Il formato era di cm 17×25, un fascicolo di quattro pagine, otto facciate, costava 500 lire e l’abbonamento annuale 5000, era stampato da La Tipografica di Stresa. Nel gennaio 1980 diventava trimestrale per la difficoltà di conciliare stampa, spedizione e recapito agli abbonati. Nel 1980, sempre con uscita trimestrale, con il numero di ottobre-dicembre, il formato aumentava a cm 24×34 fino al 1984. Nel 1985, dopo sei anni di formato a fogli tabloid, si trasformava in rivista, precisamente con il numero 23, con lo slogan: “La Provincia culturale non ha confini”. Il gruppo di Microprovincia, fin dai suoi primi numeri, è costituito dagli amici di Esposito, che danno un contributo in diversa misura caratterizzante il programma della rivista. Dal 1985, quando si trasforma nell’attuale formato libro con uscita annuale, inizia anche la sua ascesa, che affianca la maturazione del suo direttore, che al momento della fondazione aveva appena trentatré anni e stava entrando nel pieno della sua stagione poetica; infatti del 1981 è il suo primo libro, Un sogno di carta. Nei trent’anni che vanno da quel libro a oggi è cambiata l’Italia e Microprovincia è diventata una delle più longeve riviste letterarie, lontana dalle accademie, mai attenta alle mode ma sempre alle voci vere che testimoniano l’impegno della cultura.

M.Tr.

Incontro con Alessandro Massa

Giovedì 13 gennaio 2022

LE OPINIONI E I DINTORNI
VOCI DAL TERRITORIO

Moncalieri, ore 19

Pagina facebook della Biblioteca Arduino @bibliomonc

Le opinioni e i dintorni è il nostro nuovo format di incontri online di 30 minuti (e quando sarà possibile anche in presenza) per dare voce alle storie e alle opinioni delle persone dell’Area metropolitana torinese. Le conversazioni a tre con un ospite di volta in volta diverso ci consentono di raccontare i mestieri, le figure rappresentative dell’attualità, i bisogni, le nuove risorse e anche di approfondire temi che riguardano l’area vasta attraverso lo sguardo di eminenti osservatori.

Laura Pompeo

Assessore alla Cultura

Laura Pompeo e Miresi Fissore dialogano con Alessandro Massa, artista lirico baritono, nato a Torino. La sua è una voce piena ed eclettica, tanto da farlo spaziare dal repertorio classico (Shubert, Verdi, Donizzetti, Mascagni) fino alla canzone napoletana, passando per Gershwin, i gospel, il blues. Svolge un importante attività concertistica e in questo periodo sta portando avanti diverse iniziative legate alla musica sudamericana. L’ultimo progetto a cui si sta appassionando punta tutto sull’interazione, tramite il canto, con persone affette da gravi disabilità.

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Chi vuole e ha storie da proporre alla rubrica può scrivere a:

assessore.cultura@comune.moncalieri.to.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Jodi Picoult “Il libro delle due vie” – Fazi Editore- euro 18,50

«Il calendario del mio cellulare è pieno di morti».
Inizia con questo pugno nello stomaco uno dei romanzi più belli, intensi, profondi e sconvolgenti/avvolgenti pubblicati da poco. E’ della scrittrice americana 55enne Jodi Picoult, autrice di numerosi bestseller.

Protagonista è Dawn Edelstein che di lavoro fa la “doula di fine vita”, ovvero accompagna nell’ultimo impervio tratto di vita terrena i suoi clienti e i loro familiari. Lei si definisce «..un’appaltatrice generica di morte». Sostanzialmente si dedica a chi è malato terminale, sofferente, terrorizzato dal mistero che lo aspetta; ma guida anche le persone che lo circondano e devono prepararsi all’ultimo saluto e poi al vuoto lasciato da chi muore.
Perché «…morire significa abbandonare tutto» e il processo è lento e devastante.
La doula è una precisa figura professionale che assiste i malati negli hospice, oppure a domicilio, nel delicatissimo fine vita. Dawn arriva, cerca di capire se può assumere l’incarico e, in caso affermativo, il feeling con i moribondi è notevole, come pure l’appoggio che offre a chi li seppellirà.

Il romanzo inizia con un disastro aereo e su quel volo sta viaggiando Dawn. Sopravvive insieme ad altri pochi fortunati all’atterraggio di emergenza a Durham in North Carolina, e una volta dimessa dall’ospedale si trova a una svolta decisiva per la sua vita.
Prima opzione: tornare dal marito Brian e dalla figlia Meret.
Seconda chance: volare al Cairo dove 15 anni prima aveva svolto un importane lavoro di scavo archeologico mentre studiava a Yale e l’aspettava una brillante carriera di egittologa. Lì aveva lavorato con il grande amore della sua vita, l’aristocratico e affascinante Wyatt; tra i due c’era stata un’intesa incredibile su tutti i piani. Però la loro storia era rimasta irrisolta perché lei aveva dovuto abbandonare il campo per correre ad assistere la madre malata ed aiutare il fratello.

Ed è proprio nella sala d’attesa dell’ospedale, dove la madre sta morendo, che Dawn incontra Brian, che è lì per assistere la nonna malata. E’ così che tra i due inizia la storia.
Lui è uno scienziato, serio e affidabile.
Dawn, -pur essendo innamorata di Wyatt- vede nell’accademico Brian l’uomo giusto al momento e nel posto giusto. Quando poi si scopre incinta… è un attimo accettare la proposta di Brian e iniziare una vita insieme a lui.

Di più non vi racconto, ma preparatevi a pagine magnifiche che veleggiano dalle sabbie del deserto ai misteri degli antichi egizi e al libro delle due vie che è la prima mappa dell’aldilà.
La Picoult affronta varie tematiche: il travaglio del morire con tutto quello che comporta emotivamente…e non solo; la scoperta di qualcosa che si ignorava ma che spariglia le carte di una famiglia. E soprattutto i moti dell’anima più profondi di una donna che si trova al bivio, incerta se riprendere le fila di un percorso interrotto tanto tempo prima e iniziare una nuova vita con nuove prospettive…

 

Sara Wheeler “Fango e stelle” -Neri Pozza- euro 20,00

Sara Wheeler può essere definita a pieno titolo “cittadina del mondo”, dal momento che lo ha percorso in lungo e in largo e poi ne ha scritto in numerosi libri. Dopo essere stata editor, ora è docente ad Oxford. E’ una viaggiatrice studiosa con la valigia sempre pronta: ha esplorato i Poli, è passata dai deserti del Nord ai ghiacciai dell’estremo Sud, ha percorso tutto il Cile, è andata in canoa sul Rio delle Amazzoni, tra il 1994/95 ha trascorso 7 mesi al Polo Sud dove ha seguito e raccontato il lavoro degli scienziati in un libro, ed è stata la bellezza di 8 volte al Polo Nord.

“Fango e stelle” è il suo ultimo lavoro in cui racconta 3 anni di viaggio in Russia, sulle tracce degli scrittori della cosiddetta Età dell’oro del XIX secolo.
A metà strada tra un libro di viaggio e un saggio sulla letteratura di quel paese sconfinato, dalla bellezza mozzafiato, ma anche denso di contraddizioni. E tenta di capire cosa è rimasto della Russia di un tempo
-quella che si annida in pagine immortali- dopo il tracollo dell’Unione Sovietica.

E’ andata alla scoperta dei luoghi abitati e descritti dai geni della letteratura Russa: ha viaggiato a bordo della Trans-Siberiana, navigato il Mar Nero, attraversato l’immenso territorio Russo arrivando fino al Caucaso e indagato l’anima russa. Non solo quella che emerge dalle pagine dei grandi della letteratura del paese; esplora anche l’anima russa del presente, attraverso le zone che percorre, le condizioni di vita, le persone che incontra, il loro stile di vita e quello che le confidano.

Scopriamo i luoghi e le vite di Puškin, Dostoevskij, Turgenev, Lermontov, Gogol’, Čechov, Leskov, Gončarov e Tolstoj.
Di fatto sono i grandi fondatori della letteratura russa dei quali la Wheeler svela dettagli biografici, riassume i periodi storici nei quali vissero, analizza pagine delle loro opere.
Il viaggio inizia con Puškin, spesso invischiato in risse e vissuto grazie all’eredità paterna; c’è il grande Dostoevskij con il vizio del gioco d’azzardo e una tendenza alla xenofobia; Turgenev che parlava ben 15 lingue e amava il gioco degli scacchi; Gogol’ fissato con odori e profumi. E , tra gli altri, l’immenso Tolstoj.
Una sorta di godibilissimo “Grand Tour” che attraversa 8 fusi orari, paesaggi diversissimi fra loro, in cui racconta i mostri sacri della letteratura russa in modo sorprendente.

 

Pietro Castellitto “Gli Iperborei” – Bompiani- euro 18,00

Chissà se essere figlio di cotanti genitori – l’attore,regista e sceneggiatore Sergio Castellitto e la scrittrice Margaret Mazzantini- vuol dire non solo ereditare talento a piene mani, ma anche essere osservato in modo minuzioso e vivere artisticamente un po’ nel loro cono d’ombra.
Pietro ancor prima di compiere 30 anni ha rivelato il suo talento come attore, ha scritto e diretto il film “I predatori” – con cui ha vinto importanti premi- ed ora sciorina la sua scioltezza di scrittura in questo romanzo.

Gli Iperborei del titolo sono giovani, ricchi, vogliono provare un po’ tutto e passano il tempo tra feste chiassose con alto tasso alcolico e sballo, vacanze su barche lussuose e tracce di Nietzsche ovunque, grande passione di Pietro Castellitto che non per niente è laureato in Filosofia.
Il romanzo inizia con Poldo Biancheri, voce narrante, 27enne romano nato in una ricca famiglia, che a bordo piscina viene svegliato dal robottino che pulisce la vasca. Il giovane è l’emblema del conflitto interiore, una vita che annaspa ma si bea pure, dell’ambiente agiato a cui la sorte l’ha destinato, milieu infestato da qualche vizietto. Un mondo privilegiato di giovani, belli e dannati, in cui girano droghe, cibi raffinati e costosi, abitudini non propriamente sane e una noia esistenziale in cui cullare la propria solitudine.

Intorno a Poldo scorrazzano gli amici Tapia, Guenda, Pech, Stella Maraffa e Aldo. Nomi inusuali che già ci dicono qualcosa, un pool di 27enni dell’alta borghesia romana, “rampolli” che vivono nei quartieri più ricchi della capitale e conducono le loro vite al di sopra di ogni limite. Anzi di limiti non ne hanno proprio.

Sono provvisti di denaro, agi e lussi, uniti fin dai tempi dell’infanzia e sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Oppure impegnati ad affossare i genitori spesso pieni di lacune, e a smorzare il male di vivere che fa capolino nelle loro giornate oziose con psicofarmaci, champagne e liquori come se non esistesse un domani.

Di fatto dietro i loro eccessi alberga una sorta di innocenza perduta, Poldo si lascia andare spesso ai ricordi e tenta di capire la solidità dei legami con i suoi coetanei. Ogni giorno decide di non morire, una fiducia nella vita che sopravvive in un ambiente che poco ha a che fare con l’esistenza vera, ma galleggia in un ambiente di privilegi ed esistenze fittizie, nel nulla e nell’oblio. Su tutto aleggia un’inquietudine esistenziale che Castellitto sa raccontare benissimo e con una spietata crudezza che non fa sconti a nessuno..

Jane Harper “Ombre nell’acqua” -Bompiani- euro 19,00

La scrittrice australiana di origini inglesi Jane Harper ha vinto numerosi premi con il suo thriller di esordio “Chi è senza peccato” nel 2017; da allora un successo dopo l’altro. In “Ombre nell’acqua” ci porta in Tasmania, ad Evelyn Bay, luogo da sogno: paradiso terrestre, patria del surf, mare cristallino, spiagge infinite e natura incontaminata. Un Eden che vive soprattutto di turismo, una comunità ristretta in cui ci si conosce tutti, ognuno con i suoi segreti e un’atavica e consolidata rete di complicità.
Il titolo originale di questo romanzo è “The Survivors”, ovvero “I Sopravvissuti” che rende meglio lo spirito del libro. Non è solo il nome di 3 statue di ferro erette per tenere viva la memoria dei passeggeri e dell’equipaggio periti in un naufragio avvenuto un secolo prima.
Sopravvissuti sono anche gli attuali abitanti di Evelyn Bay che 12 anni prima erano stati colpiti da un’altra terribile tempesta. In primis a pagare un alto tributo alla violenza delle acque era stata la famiglia Elliot. Il figlio maggiori Fin e il suo socio erano affogati nel disperato e vano tentativo di salvare Kieran dal nubifragio.

Kieran Helliot, che era cresciuto lì con la famiglia si era salvato, ma la ferita delle morte del fratello Fin non si era mai rimarginata. Dopo 3 anni lontano dal paesino, ora è tornato con la compagna Mia e la loro figlioletta di soli 3 mesi, Audrey.
Kieran non ha mai superato quel trauma, il senso di colpa è più vivo che mai, e lui tenta di scaricare tanto dolore nuotando tutte le mattine a lungo.
Il padre, affetto da demenza senile deve essere ricoverato in una clinica della capitale; mentre la madre vuole installarsi in un appartamento vicino.
E’ anche l’occasione per rivedere i vecchi amici. Primo fra tutti Ash McDonald che organizza un incontro nell’unico bar della zona, il “Surf and Turf” dove lavora Olivia (detta Liv), ex ragazza di Keran e attuale compagna di Ash. Nel locale lavora come cameriera anche la giovane Bronte, studentessa d’arte a Camberra, e appassionata di fotografia, coinquilina di Olivia.

Ma le cose non andranno nel verso giusto: tanto per cominciare c’è chi addita Kieran come assassino.
Poi sulla spiaggia viene trovato il cadavere di Bronte ed ecco scattare il giallo sul quale indaga l’ispettore Sue Plendebury arrivata da Hobart per coadiuvare il sergente Chris Renn, che 12 anni prima aveva avuto l’incarico di accertare la dinamica della morte di Fin.
La trama si infittisce, viene a galla che la notte della tempesta era scomparsa anche la 14enne Gabrielle Birch, sorella minore di Olivia. Altri personaggi emblematici fanno poi capolino in questo thriller dall’ambientazione affascinante e ricco di molteplici risvolti psicologici dei protagonisti.

Premio InediTo edizione n.21

SCADENZA BANDO: 31 GENNAIO 2022
PRESENTAZIONE E PREMIAZIONE FINALISTI: MAGGIO 2022
Un uomo in sospeso su un pontile, pochi libri, una valigia, in attesa di fuggire altrove, verso Marte… È la nuova grafica del Premio InediTO – Colline di Torino che giunge alla ventunesima edizione dopo aver premiato in tutti questi anni tantissimi autori scoprendo nuovi talenti di ogni età e nazionalità, sostenendoli e accompagnandoli verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo. Il concorso letterario, punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite, il cui bando scadrà il 31 gennaio 2022(consultabile sul sito www.premioinedito.it), è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 8.000 euro (aumentato per le sezioni Saggistica, testo Teatrale, Cinematografico e Canzone) i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, lo sviluppo della produzione, la diffusione radiofonica e sul web. Inoltre, vengono assegnate menzioni e segnalazioni agli autori promettenti, i premi speciali “InediTO Young” ad autori minorenni e “InediTO RitrovaTO” a non viventi. Con InediTO gli autori premiati non vengono abbandonati al loro destino: attraverso il premio si partecipa a rassegne, festival, fiere e si può ambire a vincere altri concorsi, come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni.
Il concorso talent scout, organizzato dall’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) e diretto dallo scrittore e cantante jazz Valerio Vigliaturo, ha coinvolto in questi anni migliaia di iscritti da tutta Italia e dall’estero (Usa, Europa, Australia, Asia), a conferma anche della dimensione internazionale acquisita. Il prestigio è caratterizzato dalla qualità delle opere premiate, dal riscontro dei media e dalle personalità che hanno formato il Comitato d’Onore e che hanno ricoperto il ruolo di presidenti e di giurati (tra i quali Paola Mastrocola, Umberto Piersanti, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario, Morgan, Paolo Di Paolo, Davide Rondoni, Cristiano Godano, Maurizio Cucchi, Maria Grazia Calandrone, Enrica Tesio, Michela Marzano, Teresa De Sio e Willie Peyote). La Giuria sarà presieduta dalla scrittriceMargherita Oggero e formata da: Milo De Angelis, Laura Pugno, Giulio Mozzi, Sacha Naspini, Andrea Donaera, Valentina Maini,Susanna Mati, Massimo Morasso, Roberto Latini, Francesca Brizzolara, Alice Filippi, Paolo Mitton, Fausto Zanardelli (Coma Cose) e dai vincitori della passata edizione.
A maggio 2022 si svolgeranno la presentazione dei finalisti al Salone Internazionale del Libro di Torino e la premiazione dal vivo attraverso la consegna dei premi e un reading dedicato alle opere dei vincitori (emergenza sanitaria permettendo), con il coinvolgimento di ospiti illustri (tra i quali hanno partecipato in passato Giorgio Conte, Franco Branciaroli, Eugenio Finardi, David Riondino, Francesco Baccini, Alessandro Haber, Laura Curino, Gipo Farassino, Arturo Brachetti, David Riondino, Red Ronnie e Lella Costa).
Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT, e ha ottenuto la scorsa edizione il contributo di Regione Piemonte, delle città di Torino, Chieri e Moncalieri, il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, della città di Chivasso, il sostegno di Fondazione CRT, Amiat Gruppo Iren, la sponsorizzazione di Aurora Penne, la collaborazione con Fondazione per la Cultura Torino, Biblioteche Civiche Torinesi, SBAM (Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana di Torino) e Officina della Scrittura. I partner sono: Film Commission Torino Piemonte, Premio Lunezia, M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, Festival Internazionale di Poesia “Parole Spalancate” di Genova, L’Altoparlante, Indyca, e da questa edizione Il Mutamento.

“La passione per la libertà” di Quaglieni

Lunedì 10 gennaio alle ore 18, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9,  la giornalista Alma Toppino intervisterà il prof. Pier Franco Quaglieni,
direttore del Centro “Pannunzio” ed autore del libro “La passione per la libertà. Ricordi e riflesiioni”, Buendia Books. Un libro che suscita
vasto interesse ed anche qualche polemica, perché scritto dall’autore non per mirare al consenso ma per agitare le acque stagnanti del  conformismo e suscitare il dibattito delle idee, secondo lo spirito più  autenticamente e laicamente pannunziano.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria


Elisabetta
Rasy   “Le indiscrete”    -Mondadori-     euro  20,00

 

La Rasy è maestra nel raccontare le vite di donne artiste e dopo “Le disobbedienti” (del 2019) dedicato a 6 pittrici ora si concentra su 5 grandi fotografe il cui sguardo dietro l’obiettivo ha cambiato l’immagine del mondo.

Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman sono le straordinarie  indiscrete diversissime tra loro per carattere, traiettoria di vita e destino– che seppero invadere  in senso positivo le altrui riservatezze e immortalarle con un linguaggio nuovo e personalissimo.  La Rasyè riuscita a raccontarle concentrando in poco più di 200 pagine il vissuto, gli affetti e come si sono destreggiate tra carriera e vita privata.

Tina Modotti era figlia di operai e a 12 anni già lavorava in fabbrica a Udine. Poi la famiglia emigra in California dove Tina viene notata dall’industria del cinema per la sua bellezza; però quello che le interessa non è essere raccontata, piuttosto è lei a voler raccontare il mondo. E’ quello che farà nel Messico post rivoluzionario, scegliendosi una vita avventurosissima, ma anche drammatica.

Dorothea Lange era figlia di immigrati tedeschi, a 7 anni si ammala e rimane segnata dalla zoppia per tutta la vita. Negli anni 30 è colei che immortala la povertà e la depressione di quel difficile periodo storico. La sua carriera è avviata, ma molla tutto per sposarsi e diventare madre.

Poi torna dietro l’obiettivo e instancabile va alla ricerca dei suoi soggetti, quelli di cui sente forte il richiamo. Sono le vittime della grande depressione interna americana; di fatto i personaggi di cui scriveva Steinbeck, alle prese con fame, mancanza di lavoro, vita stentata alle soglie della miseria più nera, i nuovi straccioni.

Famiglie intere, bambini e madri, come quella fotografata nel 1956  in California “Migrant mother di una bellezza struggente e tra le sue  opere più famose.

Lee Miller è lo splendore che occhieggia dalla copertina del libro;donna bellissima, piena di fascino e coraggio. Fin da bambina la sua avvenenza sembra condannarla ad essere un trofeo da esposizione; a 8 anni subisce l’abuso di un familiare e viene spinta sulle passerelle delle sfilate.

A 22 anni vola a Parigi dove diventa l’idolo, la modella e musa prediletta dei surrealisti. Man Ray se ne innamora perdutamente e la ritrae quasi ossessivamente.

Ma a Lee va stretto il ruolo di top model; osserva il lavoro dell’amante e mira a passare dietro l’obiettivo che vuole puntare come un mirino sul mondo. Nel 1932 sbarcando a New York, ai giornalisti in attesa risponde con freddezza «Non voglio essere una fotografia, voglio fare una fotografia».

Diventa una delle più famose e intraprendenti fotografe di guerra, la prima ad entrare in un campo di concentramento e a fissare per sempre immagini devastanti. Famosa la sua foto che ha allestito come un set in cui fa il bagno nella vasca di quella che era la casa di Hitler.  

Anche la sua vita affettiva sarà avventurosa; un po’ di stabilità arriverà con Roland Penrose  nella loro grande fattoria nel Sussex e la nascita del figlio Anthony. Ma le esperienze l’hanno profondamente segnata nel fisico sempre più dolorante, nei nervi e nell’anima che cerca di tenere a bada con sonniferi e psicofarmaci. A 39 anni della modella più bella del mondo è rimasto ben poco…sembra sepolta sotto il peso della guerra.

Diane Arbus nasce in una ricca famiglia di ebrei russi emigrati in America, che ha fatto fortuna aprendo  grandi magazzini di abbigliamento femminile,  ed è a quel lavoro che Diane viene avviata. Ma ad appena 15 anni si innamora di Allan Arbus, giovanotto dipendente dei magazzini; si impunta e quando compie 18 anni lo sposa. Con lui inizia a lavorare come fotografa di moda; è tecnicamente bravissima, ma si sente insoddisfatta perché la sua vocazione è un’altra. Indifferente al lusso che la circonda,avverte profondamente “l’imperfezione umana” anche dentro di sé. Ecco la sua via: immortalare creature altamente imperfette e difettose che normalmente si preferisce non vedere. Lei invece gli dà voce, è alla ricerca costante di fenomeni da baraccone, barboni, nudisti con brutti corpi, figure al margine non solo della società, ma anche dello sguardo. Li cristallizza nelle foto con un’empatia fuori dal comune e che in un certo senso la divora. Negli 11 anni della sua carriera fotografa anche personaggi famosi, come Norman Mailer. Gli anni 60 sono per lei una stagione ininterrotta di successi, ma anche separazioni, la più dolorosa è quella dal marito. La sua fine è tragica; viene trovata morta nella vasca da bagno dove si è tagliata le vene dopo aver inghiottito dosi massicce di barbiturici.

Francesca Woodman oggi è considerata un genio della fotografia del 900, anche perché ha saputo guardare il  corpo umano, nello specifico il suo, in modo assolutamente inedito. Nata in una famiglia con il culto dell’arte, fin da piccola viene trascinata dai genitori per musei, dove scorrazza per ore tra i quadri. Arte è sinonimo di Italia, dove la famiglia soggiorna nei pressi di Firenze ogni estate, mentre il resto dell’anno vive in Colorado.

Francesca ha un forte legame con il bel paese; nel 1977 ottiene una borsa di studio a Roma ed è lì che scatta le sue foto migliori. Ritrae sempre e solo se stessa. A chi le chiedeva spiegazioni,rispondeva con somma ironia «E’ una questione di convenienza….io sono sempre a disposizione».

Prepara ogni immagine con estrema cura; in bianco e nero, per sottrazione, nascondendo all’obiettivo parti di sé, incarnando la bellezza fragile del corpo femminile che si sottrae allo sguardo. Dimolteplici scatti ne sceglie solo uno e distrugge tutti gli altri.

Quando torna a New York si scopre sempre più estranea alla città delle 1000 luci e delle donne in carriera; non trova accoglienza, né attenzione e nemmeno concentrazione. Diventa l’emblema della solitudine dell’artista, una serie di eventi le rema contro e per un po’ cerca rimedio nei psicofarmaci. A soli 23 anni

pone fine alla sua vita buttandosi nel vuoto da  un palazzo  di New York. Un angelo caduto che otterrà riconoscimento e successo postumo.

La fotografia agli albori del 900 aveva il vantaggio di essere un’arte nuova, un mestiere che non doveva scrollarsi di dosso il predominio maschile e che vide l’affacciarsi di molte donne, alcune grandissime come quelle che ci racconta la Rasy.

Shirley Jackson “La meridiana”   -Adelphi-    euro  19,00

E’ esilarante questo piccolo gioiello forgiato dalla genialità di Shirley Jackson –nata a San Francisco nel 1916 e morta nel Vermont nel 1965 a soli 48 anniautrice magistrale nell’imbastire storie gotiche.

Scrisse la maggior parte dei suoi racconti dell’orrore (che pare abbiano influenzato anche Stephen King) negli anni Cinquanta/Sessanta del 900. Eppure conquistò la notorietà come moglie del critico letterario Stanley Edgar Bennigton, e per gli articoli di economia domestica e di vita familiare pubblicati su riviste femminili. Era affetta da agorafobia e raramente metteva il naso fuori di casa, ed ecco perché le dimore sono centrali nelle sue opere, che la casa editrice Adelphi sta riproponendo.

In questo romanzo la Jackson è riuscita a legare insieme e senza sbagliare un colpo commedia brillante e paura; facendo scendere in campo due ossessioni ricorrenti nei suoi scritti, la casa stregata e lo scetticismo di chi non crede ai fantasmi.

Scenario è una vecchia villa costruita da un antenato smanioso di sfoggiare la sua ricchezza. E’ circondata da un alto muro che la separa dai comuni mortali; è di un’opulenza ridondante tra pareti affrescate e materiali di pregio come oro, argento e madreperla.

Nel giardino c’è la meridiana del titolo fatta costruire dal fondatore e con incisa una massima peculiare «Che cos’è questo mondo?».

La gotica magione è abitata da una famiglia che definire disfunzionale non rende neanche lontanamente le sue bizzarrie. Su tutto tira un’aria sinistra che prelude a una vicina fine del mondo,mentre i personaggi trasudano veleno l’uno contro l’altro.

Il romanzo inizia con il ritorno della famiglia dal funerale del padrone di casa, Lionel Halloran, deceduto in seguito a una rovinosa caduta dallo scalone di casa.

Secondo sua moglie Maryjane  sarebbe stato ucciso dalla madre di lui; la dispotica Orianna Halloran  che  l’avrebbe fatto per impossessarsi della casa e poter comandare su tutti. Lei che avevasposato l’erede Richard  solo per i soldi e la villa, ed ora si ritrova il marito in sedia a rotelle.

A pensarla come Maryjane è anche la sua figlioletta Fancy, viziatissima bambina che odia cordialmente la nonna Orianna.

Poi a complicare le cose ci si mette pure Fanny, sorella di Richard, che nella nebbia si perde nel giardino e si  sente chiamare niente meno che dal padre defunto da tempo, che le annuncia «Dal cielo, dalla terra e dal mare c’è pericolo, dillo a quelli che sono in casa. Ci saranno fuoco nero e acqua rossa e la terra si rivolterà urlando…».

E come ci si prepara alla fine del mondo? Intanto cambiandosi abito per cena per presentarsi nel nuovo mondo in modo armonioso e non sfigurare. Ecco un assaggio dell’ironia dirompente di questo romanzo in cui si avvicendano altri personaggi strampalati; dalla servitù all’incontro con una setta, quella dei Veri Credenti. Un romanzo che è una chicca tutta da scoprire.

Piero Armenti   “Se ami New York”       -Mondadori-     euro 18,00

 

Piero Armenti ha 35 anni, ed è uno degli italiani che a New  Yorkha trovato e saputo cogliere la sua occasione. Arrivato subito dopo l’università è rimasto folgorato dalla Grande Mela dove se ti dai da fare tutto sembra possibile. Lui l’idea vincente l’ha avuta; ha iniziato a raccontare le sue avventure, bellezze, stravaganze, curiosità e angoli particolari di New York con divertenti filmati sui social, che ci permettono di entrare più a fondo nella dimensione Big Apple. E’ diventato il giornalista urban explorerpiù famoso e seguito del web, ed è pure un imprenditore di successo con “Il mio viaggio a New York”  tour operator che offre esperienze uniche e inedite  nella Grande Mela.

Gli inizi nella città unica al mondo li ha raccontati nel suo libro precedente “Una notte ho sognato New York”, ora ci regala questo romanzo in cui c’è lui a tutto tondo. Oggi è proprietario di un bellissimo appartamento a Manhattan, guadagna bene …ma nel romanzo avverte una certa precarietà. Perché in fondo nella città che non dorme mai, quando tutto sembra andarti bene….lei ti spiazza e rimescola le carte.

Il protagonista sta attraversando una fase un po’ apatica, un periodo di disagio esistenziale, e la mancanza di entusiasmo e di un piano B nel caso le cose non andassero più tanto bene. Perché a New York il successo non concede stalli o momenti di pausa. Tuttavia è la città dove tutto è possibile, soprattutto quando hai messo insieme un bel carnet di conoscenze. Piero approda a lavorare per un po’ nella galleria d’arte dell’amico Rocco e lì ecco che il destino gli fa incontrare Elena, aspirante pittrice spagnola dal talento ancora in erba. E la vita del protagonista sta per prendere una certa piega ………in cui entrano amore, convivenza e scelte  definitive su dove stare e come proseguire.  Piero cosa sceglierà?

 

Lydia Sandgren   “La famiglia Berg”  -Mondadori-    euro 25,00

E’ il romanzo di esordio della psicologa svedese Lydia Sandgrened ha vinto due premi letterari.

Siamo nella Svezia degli anni settanta /ottanta e al centro del libro si avvicendano 3 personaggi principali di cui l’autrice racconta le vite, con continui salti nel tempo, un mistero da svelare e una famiglia tutta da conoscere.

Protagonista è Martin Berg proprietario ed editore di una piccola casa editrice di Göteborg che sta subendo la crisi del settore. Alla soglia dei 50 anni, fin dalle prime pagine, Martin annaspa in una fase di bilanci e smarrimento.

Da giovane sognava di scrivere una grande romanzo; poi la vita l’ha spinto a più miti consigli e comunque continua a pensare a un poderoso saggio su uno scrittore poco noto, William Wallace, che lui reputa all’altezza di Hemingway e  F. Scott Fitzgerald.

Il romanzo ricostruisce la sua crescita ed evoluzione nell’arco degli anni, incluso un periodo bohemien a Parigi in gioventù, insieme all’amico del cuore Gustav Becker, genio introverso diventato un pittore affermato.

Ora Martin è un uomo a metà percorso ed è riuscito a portare a casa i suoi successi, a partire da un’azienda tutta sua. Ha formato una famiglia con due figli ma …anche un grande vuoto….

E già perché un bel giorno di anni prima sua moglie Cecilia se n’era andata, lasciandosi alle spalle anche i figli Rackel, che all’epoca aveva 12 anni, e Elis di 3.

Una fuga improvvisa e inspiegabile quando aveva 32 anni ed era stata la fanciulla più brillante della scuola, autrice di saggi e traduzioni visto che parlava la bellezza di 5 lingue. Era la migliore amica di Gustav, la sua musa e al centro dei suoi quadri più riusciti e famosi.

Poi sullo sfondo ci sono le famiglie di origine, gli amici, gli anni di gioventù tra notti brave e feste; una vita sregolata in cui sguazza ancora allegramente Gustav.

Invece Martin e Cecilia avevano dovuto affrontare un’inaspettata gravidanza, ed ecco che Martin aveva dovuto mettere da parte sogni velleitari e trasformarsi in marito, padre, editore responsabile e adulto.

Ora la figlia maggiore Rackel è avviata a una carriera di studiosa sulle orme di quella materna, ma non ha mai metabolizzato la scomparsa della madre e pensa di averne trovato traccia in un romanzo tedesco che sta traducendo per la casa editrice di famiglia.

Inoltre è in programma un’importante retrospettiva in omaggio al grande pittore Gustav Becker e le strade della cittadina sono tappezzate da manifesti in cui una giovanissima Cecilia campeggia al centro delle tele.

Poco più di 800 pagine che narrano una complessa storia familiare, per vari aspetti misteriosa e originale, attraverso il dibattersi due generazioni. E non mancano colti riferimenti a letterature, arte e filosofia.

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La rassegna mensile dei libri: dicembre

Anno Ⅴ n. 12: dal gruppo facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Si conclude il 2021 e anche la nostra rassegna letteraria tira le sue somme: tra i libri più discussi, che hanno animato la nostra pagina FB, ricordiamo i titoli e gli autori che si sono guadagnati più spesso la parte alta della pagina ricordiamo: Intervista col Vampiro, libro tornato alla ribalta in seguito ala morte della scrittrice Anne Rice; stessa sorte per La Figlia Ideale, di Almudena Grandes titolo che in molti hanno scoperto di recente; tra gli autori contemporanei, invece, ha guadagno molto favore La Cucitrice (Bookness, 2021), terzo romanzo che Katia Calandra dedica alle sue amate Marche: ispirato a una storia vera, il libro offre al lettore uno spaccato di vita del secolo scorso che svela un mondo perduto da ricordare e riscoprire e ricorda la lunga battaglia per i diritti delle lavoratrici del settore tessile..

Incontri con gli autori

questo mese si sono fermati a fare quattro chiacchiere con la redazione di Novità in Libreria.it:

Piero Isgrò, giornalista e scrittore siciliano autore di romanzi quali La Bambina Francese (2013), La Sposa Del Nord (2014), Finisce La Notte (2016) tutti pubblicati con Arkadia: da poco l’editore sardo ha pubblicato l’ultimo lavoro di Isgrò, La Porta Dipinta, un romanzo che racconta l’inconciliabile amore di Nicola e Regina sullo sfondo degli eventi storici più importanti del secolo XX.

Giuseppe Bresciani ha trattato temi diversi, ricavandone altrettante pubblicazione, come L’Inferno Chiamato Afghanistan (Lampi di Stampa, 2012), nel quale racconta la sua esperienza di “cane sciolto” nell’Afghanistan in guerra; in seguito ha pubblicato i racconti Il Cantico Del Pesce Persico (Phasar Edizioni, 2013), il romanzo La Frontiera (auto-produzione) e infine Le Infinite Ragioni, il romanzo intimistico sugli ultimi di vita alla corte del re di Francia di Leonardo da Vinci (Albeggi, 2015). Noi lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, Il Cavaliere del Fiordo, pubblicato da Leone Editore.

Salvo Tosto, catanese, è l’esordiente autore dell’antologia di racconti Tempo Instabile – Si Consiglia Imprudenza, appena pubblicato da Leonida Editore: lo abbiamo intervistato in esclusiva per i nostri lettori.

Daniele Ruta è l’eclettico autore de Le Misteriose Ombre del Primiero (deComporre editore), un giallo ambientato in montagna che segue I Canti Generali Dell’Amore (Youcanprint), una raccolta di poesie molto apprezzata dai lettori. Novità in libreria l’ha intervistato per voi.

Abbiamo portato la vostra attenzione sui titoli noti, di nicchia, a volte dimenticati, da scoprire e riscopre: vi invitiamo a seguirci anche l’anno prossimo perché ogni giorno è un buon giorno per iniziare un nuovo libro; intanto la nostra redazione vi augura un buon anno nuovo, pieno di ottime letture!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’abate Dinouart e l’arte di tacere

 “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.

 

Così si espresse, con mirabile sintesi, Umberto Eco parlando con i giornalisti durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media all’università di Torino. Siccome Un bel tacer non fu mai scritto, stando al noto proverbio che ci ricorda come la bellezza del saper tacere al momento opportuno non viene mai stata lodata a sufficienza e, soprattutto, si continua a parlare spesso a vanvera, è forse il momento di rivalutare un bel libro scritto da un abate francese nel 1700. Al quarto capitolo del trattato intitolato Principi necessari per esprimersi nei libri e nei saggi l’abate Joseph Antoine Tousaint Dinouart (Amiens, 1716-1786) scriveva, descrivendo il primo principio, come fosse bene “ trattenere la penna, se non si ha da scrivere qualcosa che valga più del silenzio”. L’art de se taire ( l’arte di tacere) venne pubblicato a Parigi nel 1771  dall’editore Simon Bénard e rappresenta se non la più importante certamente la più famosa delle opere di questo ecclesiastico, attento agli aspetti mondani dell’epoca, dotato del talento di scrittore versatile e in qualche misura antesignano del grande Umberto Eco. L’abate Dinouart scrisse sui più svariati argomenti, prestando attenzione anche al mondo femminile e al rifacimento di opere non sue che gli fecero guadagnare il titolo, probabilmente non proprio gradito, di “Alessandro dei plagiari”. Trentatreenne, nel 1749, pubblicò un Trionfo del sesso che gli causò un insanabile attrito con le gerarchia ecclesiastiche che ne determinarono la scomunica. Tornando al suo L’arte di tacere occorre dire che si tratta di un vero e proprio trattato dedicato al tema del silenzio, scritto con prosa divertente e arguta nel  quale si raccontano molte verità oggi ancor più attuali di quanto già lo fossero in quell’epoca. Vi si sostiene che l’uomo che parla poco e scrive solo cose essenziali sarà un  buon scrittore, e senz’altro un politico migliore: “Il silenzio politico è quello di un uomo prudente, che si contiene, che si comporta con circospezione, che non si apre sempre, che non dice tutto ciò che pensa, che non chiarisce sempre la sua condotta e le sue intenzioni. È un uomo che, senza tradire le giuste ragioni, non risponde sempre esplicitamente per non lasciarsi scoprire”. E si comporta così perché, in generale, “è sicuramente meno rischioso tacere che parlare”. Dinouart, pagina dopo pagina, narrò sapientemente come fosse ampiamente preferibile l’arte del parlare a proposito a quella, poco nobile e piuttosto diffusa anche a quel tempo, dell’aprire la bocca a vanvera. L’arte del tacere andava considerata anche un’arte dell’eloquenza del corpo, tema che la civiltà cristiana per lungo tempo aveva ignorato pur essendo un capitolo importante dalla retorica classica. L’arte del tacere equivaleva alla padronanza di sé e della  capacità di relazione con gli altri: “L’uomo non si appartiene mai così tanto che nel silenzio”. Diviso in due parti ( nella prima l’abate descrisse i principi necessari per tacere, i diversi tipi di silenzio e le cause che li determinano; nella seconda si soffermò sul fatto che “si scrive male, si scrive troppo oppure non si scrive abbastanza” e su come occorresse esprimersi nei libri che venivano pubblicati), questo prezioso trattato si presta a una godibile e utile lettura. E’ pur vero che l’abate ricordava come i torchi nella Francia settecentesca gemevano per i troppi libri pubblicati ( e ancor oggi è così, non è forse vero?) ma L’arte di tacere non rientra tra le pubblicazioni  colpevoli di aver fatto sprecare la cellulosa.

Marco Travaglini

 

“La finestra sul futuro”, storia di premonizioni e di percorsi di vita inaspettati

Informazione promozionale 

Esperienze paranormali destabilizzanti e pericolose porteranno i protagonisti a intraprendere, con una nuova e matura consapevolezza, inaspettati percorsi di vita.

Stefania Lusetti: l’autrice si presenta

Sono nata a Busto Arsizio nel 1967, ma da anni vivo in un paesino in provincia di Milano con il marito Vincenzo e il figlio Riccardo.

Da sempre amante della lettura, ho cominciato a scrivere a undici anni con la volontà di dimostrare alla maestra delle elementari,che non apprezzava i miei temi, che sapevo scrivere. Da allora non ho più smesso.

Ho esordito a dieci anni con un racconto horror perso in uno dei tanti traslochi della vita.

Ho partecipato a diversi concorsi letterari, ottenendo ottimi risultati e, talvolta, vincendoli.

Nonostante preferisca scrivere racconti, sono al mio terzo romanzo, dopo “La settima invitata” e “Al di là degli occhi”.

Recentemente ho pubblicato, su piattaforma Amazon KDP, una raccolta di racconti dal titolo “L’attesa e altri racconti”.

“La finestra sul futuro” è nato durante il lockdown, reinventandoun’idea accantonata anni fa.

E’ una storia di premonizioni e di come la vita possa offrire percorsi inaspettati, apparentemente opposti alla nostra natura.

La trama

11 settembre 2001

Il mondo assiste impotente al crollo delle Twin Towers di New York. Un evento imprevedibile per tutti, tranne che per Marco, autore di libri storici dotato, suo malgrado, di un dono.

Settembre 1998.

Silvia, una medium di successo, presenta il suo ultimo lavoro editoriale dal titolo Il sogno e il futuro e Marco è fra il pubblico. I due si conosceranno, ma il pragmatismo dell’uomo lo porterà a evitare la donna per diverso tempo finché non sarà Silvia stessa a ricontattarlo. La vita di Marco, già perseguitata da un terribile sogno ricorrente, verrà proiettata in un mondo di sedute spiritiche e anime inquiete. Esperienze paranormali destabilizzanti e pericolose porteranno entrambi i protagonisti a intraprendere, con una nuova e matura consapevolezza, inaspettati percorsi di vita.

Da un anno curo il sito / blog www.stefanialusetti.com e la pagina Stefania Lusetti – parole non più imbrigliate | Facebook

Come acquistare il romanzo Stefania Lusetti – La finestra sul futuro (echosprime.it)

Crescita personale, Cristina Sartorio racconta ‘La Bellezza dell’Imperfezione’

Il noto medico chirurgo estetico torinese esordisce per HCA Edizioni’ con il suo primo libro rivolto alle donne in cerca della parte migliore di sé. Il titolo è già Bestseller Amazon.

Un libro per imparare a crescere. Per evolvere. E diventare così la versione migliore di sé stesse. S’intitola ‘La Bellezza dell’Imperfezione’ (Health Coaching Academy Edizioni) il nuovo Bestseller Amazon, e segna il debutto di Cristina Sartorio, appassionato e stimato medico chirurgo estetico torinese, nel mondo dell’editoria.

Un manuale prezioso, sintetico ed efficace rivolto alle donne‘Per evolvere straordinariamente in quattro tappe’, come recita l’accattivante sottotitolo che fa bella mostra di sé in copertina.

Con la prefazione degli psicologi Antonio Pipio e Romina Corbara e il contributo e la revisione del giornalista radiotelevisivo e saggista cattolico Maurizio Scandurra (spesso opinionista in tv a ‘Canale Italia’ e a ‘La Zanzara’ di  ‘Radio24’), l’autrice intraprende un percorso di miglioramento che conduce il lettore a trasformare le crisi in opportunità.

Specialmente al tempo del Covid, ove anche le più semplici e comuni imperfezioni estetiche possono divenire causa e oggetto di disagio. Insegnando al lettore tutta una serie di preziose e collaudate best practices attraverso le quali riscoprire il proprio valore.

E imparare così a prendersi cura di sé, superando ostacoli e visioni limitanti, credenze depotenzianti e orizzonti che appaiono sempre a prima vista insormontabili. Un volume che scorre veloce, scritto usando il cuore come penna, in grado di coinvolgere il pubblico femminile in una lettura intensa e stimolante.

Un percorso che prende le mosse da tutta una serie di case histories in cui Cristina Sartorio ha saputo cogliere, e altresì mettere in luce, gli elementi più significativi grazie ai quali trasformare il problema del singolo in un’occasione di confronto e crescita comuni. Inclusa la malattia, spesso agente detonante potentissimo per una ricerca del proprio Sé che faccia rima con ripartenza, conquista, successo.

All’interno dell’indice trovano così spazio capitoli dedicati alle resistenze che normalmente si oppongono al cambiamento, e agli strumenti efficaci con cui abbandonarle alle proprie spalle. “Unitamente alla presentazione di acquisizione, tecniche, consigli e metodiche efficaci per apprendere come prendersi cura di sé stessi anche da soli, fra le mura domestiche. Lasciandosi così avvolgere e coinvolgere da un viaggio all’interno del miglioramento con il giusto e sano distacco dal risultato. Quali i modi per tenere a bada e sconfiggere i pensieri negativi, le diete da seguire, gli alimenti cui ricorrere e i contenuti con cui organizzare e nutrire le proprie giornate perché anch’esse portino frutto”, esordisce Cristina Sartorio, titolare di due affermati studi medici a Torino e a Santa Margherita Ligure, nonché affermata professionista italiana del benessere altresì molto attiva sui social media: perché per lei “Divulgare la consapevolezza della propria unica, irripetibile bellezza è essenziale. Una missione. L’obiettivo è parlare alle donne in primis da donna: chiamata, come tutti, a fare delle proprie criticità altrettanti punti di forza. Per svincolarsi dalle convinzioni che riducono l’accesso a felicità e benessere, e mostrare così la parte migliore di sé”, chiosa lapoliedrica autrice.

Per Maurizio Scandurra, invece, “La collaborazione nata spontaneamente da un incontro del destino con la Dottoressa Sartorio e l’amica Cristina s’inserisce nel quadro di una sinergia che pone la persona al centro di un nuovo umanesimo olistico. Ilquale, specialmente in tempo di pandemia, si fa sempre più urgente nella misura in cui anche la medicina estetica, per occuparsi al meglio di ciò che c’è fuori, s’impegna nella ricerca e costruzione di un dialogo più approfondito e costante con tutta la magia e l’emozione che si nasconde nel cuore di chi vi fa ricorso. Onorato di aver dato anch’io il mio piccolo contributo a un’opera densa di pathos narrativo e utili consigli che indica e traccia chiaramente la strada maestra per ritrovare la luce e lo smalto fuori e dentro di sé”.

‘La Bellezza dell’Imperfezione’ è disponibile in formato e-book e cartaceo su ‘Amazon’.