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L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Benjamin Myers “All’orizzonte” -Bollati Boringhieri- euro 16,50

Questo romanzo dello scrittore e giornalista inglese Benjamin Myers ha riscosso subito un enorme successo, forse perché è un incantevole inno alla natura, una boccata di aria salubre e fresca, e tocca corde profonde dell’animo umano. Ma è anche un romanzo sul significato che si vuole dare alla vita.
Narra del viaggio alla scoperta di sé stesso (ma non solo) che il 16enne Robert decide di intraprendere, prima di restare inguaiato nel lavoro in miniera al quale è destinato per tradizione familiare; ma anche perché nel villaggio in cui vive la forma di sostentamento arriva proprio dai cunicoli bui e pericolosi a centinaia di metri sottoterra per estrarre il carbone.

Un destino che Robert rifugge e al quale oppone la sua curiosità per il mondo. Così prima di scendere nel ventre della terra e consegnarsi a un destino che odia, parte da solo per una sorta di periodo sabbatico alla scoperta della natura. Sarà anche il viaggio che cambierà per sempre la sua esistenza.
Siamo nell’Inghilterra del 1946, l’estate successiva alla fine della guerra, e il giovane si avventura nella brughiera dello Yorkshire, che descrive a fondo, raccontando le emozioni che prova strada facendo. Per mantenersi lungo il tragitto si offre per qualche lavoretto in cambio di vitto e alloggio per una notte, accontentandosi di giacere in capanni o tra il fieno e gli animali. Poi al sorgere del nuovo giorno riprende la marcia verso altre scoperte.
Determinante è l’incontro con Dulcie Piper, eccentrica e affascinante signora che vive sola con il suo pastore tedesco in una baia sulla costa dello Yorkshire. Una donna diversa da quelle conosciute da Robert; si veste in modo stravagante e predilige i pantaloni come un uomo, guida la macchina, fuma sigari e all’occorrenza bestemmia e impreca. Soprattutto, gronda esperienza come se avesse viaggiato per l’intero globo ed è di una cultura strabordante. Dulcie ha un’intelligenza sopraffina ed è sensibile e generosa.
Offre ospitalità a Robert, il quale in cambio svolge lavoretti al cottage, e lo ammalia con i suoi racconti e suggerimenti di lettura.
A partire dai romanzi di David Herbert Lawrence (l’autore de “L’amante di Lady Chatterley” romanzo all’epoca scandaloso e bandito). Dulcie ha conosciuto e incontrato più volte lo scrittore, nel Nuovo Messico, dov’era insieme alla moglie Frida, e che lei chiamava amichevolmente Bert. E qui scorrono pagine magnifiche per chi ama lo scrittore inglese.

Il legame tra Robert e Dulcie è di una bellezza profonda e vi incanterà con la magia di questa donna che mostra al giovane un’infinità di spiragli sulla vita. Gli propone cibi esotici, gli insegna a fare il miele e a preparare infusi vari con i doni della natura,…più di tutto lo inizia alla letteratura e alla poesia. Il loro legame cresce profondo e bellissimo e con esso Robert fa ordine nei suoi pensieri e scopre se stesso. Poi il ritrovamento di un dattiloscritto che sembrava perduto, firmato Romy Landau, riporterà a galla fantasmi del passato di Dulcie e sarà anche una svolta importante nel loro rapporto….

 

Stacey Swann “Infelici gli Dei” -Bompiani- euro 18,00

E’ il romanzo di esordio dell’americana Stacey Swann che ha imbastito una corposa e caleidoscopica saga familiare in cui gli equilibri sono precari e le svolte molteplici.
Siamo nella remota provincia texana, a Olympus, dove vivono i Briscoe. Una famiglia notevole e complicata su cui comanda il patriarca Peter. Potente, ricco, magnate immobiliare e non esattamente un marito fedele, dal momento che ha seminato uno svariato numero di figli: 6, da tre donne diverse. Una è la moglie June che, pur covando un intimo rancore, lo ama nonostante tutto ed è rimasta al suo fianco.

E’ lampante il richiamo ai temi tipici della mitologia, a partire dalla location, Olympus, come l’Olimpo degli Dei. Poi l’autrice usa gli archetipi dei personaggi, a partire da Peter che incarna una sorta di Zeus, il Giove che ha dato vita alla progenie, a capo del clan. Di fatto una famiglia altamente disfunzionale in cui intrighi, offese, malintesi e tradimenti la fanno da padroni.

La trama inizia con il ritorno a casa del secondogenito March dopo oltre 2 anni di esilio. E’ una sorta di Marte dio della guerra perché fin da piccolo ha mostrato un animo violento e bellicoso, incapace di dominare gli attacchi di ira funesta che lo hanno sempre scagliano contro i fratelli e gli amici.
In più, l’aveva fatta davvero grossa portandosi a letto la bellissima Vera, moglie del fratello Hap; figlio prediletto di June, dal carattere mite, responsabile e profondamente buono.

In rapida successione arrivano anche gli altri figli e la trama divampa.
Thea che si era allontanata dalla famiglia appena possibile, diventata un avvocato di successo a Chicago.
I gemelli Arlo e Artie, nati da una relazione che Peter aveva avuto prima che nascesse March. Il loro è un rapporto simbiotico, che però si sta sfilacciando.
Arlo (potrebbe essere Apollo, dio della musica) ritorna da un tour come cantante country e scopre con grande delusione che la gemella si è innamorata di un uomo che complica tutto. Probabilmente Artie non vorrà più seguire Arlo in giro per concerti… e quello che era un legame al limite del morboso prenderà una piega inaspettata e foriera di sventura.

Aspettatevi di scoprire gli animi e i doppi fondi di questa tormentata famiglia, sullo sfondo di una cittadina del Texas rurale, dove tutti si conoscono e mantenere i segreti diventa impossibile.

 

Rebecca Kaufmann “La casa di Fripp Island” -BigSur- euro 17,50

Questo è il terzo romanzo della scrittrice americana nata in Ohio ed oggi residente in Virginia. Come il precedente “La casa dei Gunnar” (del 2020), è ambientato in un’altra casa che l’autrice evidentemente privilegia come microcosmo in cui ambientare le sue storie e delineare i personaggi. E’ in parte un thriller, ma parla anche di amicizia e di morte; avvertiamo fin da subito che qualcosa di grave accadrà e leggiamo presi dall’ansia di scoprire chi ucciderà chi.
Siamo su un’isola esclusiva della costa della Carolina del Sud; in una lussuosa villa sulla spiaggia, dove
per una settimana alloggiano due famiglie che in un certo sono amiche, sebbene molto diverse.
I Daly appartengono all’alta borghesia e sono velatamente snob; invece i Ford sono della classe lavoratrice impoverita, ma decisamente orgogliosi. Due donne, i loro mariti, e la loro prole.
Lisa, sempre molto curata e impeccabile, ha sposato un uomo che ha accumulato una fortuna e pertanto può concedersi il lusso di una casa come questa. Poppy invece è la moglie complessata e un po’ sciatta, di un onesto lavoratore precario quanto a salute e situazione economica.

Sono con i loro 4 figli; un quasi 18enne chiuso e scontroso, una 14enne con le prime tempeste ormonali, e poi le figlie più piccole sui 10-11 anni.
Non sappiamo chi dei due nuclei familiari subirà il lutto, però veniamo subito avvisati che sull’sola c’è anche un individuo sospettato di essere un predatore sessuale.

Il delitto avrà luogo solo verso la fine del libro, e nel frattempo aumentano quasi sotto traccia le tensioni tra gli adulti e tra i ragazzi. Un clima carico di incomprensioni, non detti e segreti, sguardi malevoli o male decodificati, che mettono in bilico il già precario equilibrio tra i due nuclei familiari.
Invece dopo il delitto la Kaufmann racconta come si può sopravvivere al lutto…ma in queste pagine c’è molto di più.

Giuseppina Torregrossa “Al contrario” -Feltrinelli- euro 17,50

E’ una Sicilia amara e povera quella che la scrittrice e ginecologa palermitana Giuseppina Torregrossa descrive nel suo ultimo romanzo.
Siamo nel 1927 nell’immaginario paesino di Malavacata, quasi il terzo mondo tra miseria, tifo che miete vittime, stamberghe umide e miserevoli; abitato da gente ruvida abituata a faticare per sopravvivere a stento. E’ lì che arriva il nuovo medico condotto Giustino Salonia che si è trasferito da Palermo; dove è invece rimasta la moglie Gilda che lo raggiungerà in un secondo tempo, nel tentativo di rimettere sulla giusta carreggiata il matrimonio.
Intorno all’ambulatorio la scrittrice fa vorticare un romanzo corale, in cui si alternano le voci di una folla di personaggi; sono dei vinti che poco hanno e tanto faticano per un tozzo di pane. Dalla giovane ragazza che rischia la morte per un aborto clandestino e imbastisce poi una storia clandestina con Salonia, al padre-padrone del paese don Ettore. E poi ancora tra gli altri; un ferroviere di fede socialista, uno strozzino e un viscido sensale che si dibattono tra guerre dei poveri, zuffe e tanta fatica per sopravvivere in un mondo di miseria. Personaggi spesso al limite, sfrontati o disperati; sicuramente assai coloriti.
Sullo sfondo c’è il volgere della Storia del Novecento con i contadini che reclamano le terre, il fascismo che avanza e la guerra che svuota il paese richiamando gli uomini nelle trincee.
Ed è l’inizio della seconda parte del romanzo che potremmo definire “Il tempo delle donne” in cui alla ribalta ci sono gli animi femminili che faticosamente inseguono una nuova armonia; mentre le bombe cadono lontano e, paradossalmente, a Malavacata non c’era mai stata tanta pace come ora, in tempo di guerra….

 

Stanley Middleton “Holiday” -SEM- euro 18,00

Middleton, prolifico scrittore inglese –nato nel 1919 e morto nel 2009- fino ad ora inedito in Italia, pubblicò più di 40 romanzi e con “Holiday” nel 1974 vinse il Booker a pari merito con Nadine Gordimer.
Siamo nell’Inghilterra di inizio anni 70, il professore di lettere e pedagogo, Edwin Fisher, si reca a Bealthorpe, stazione balneare in cui era solito soggiornare da piccolo insieme al padre, un bottegaio dedito alle furbizie che però resterà sempre al palo.
Edwin, è in piena crisi: deve superare la tragedia della morte del figlio, spirato in ospedale a soli 3 anni. Un improvviso e inaspettato macigno di dolore che ha spalancato un baratro tra lui e la bellissima e un po’ instabile moglie Meg. Dopo 6 anni di matrimonio la crisi sembra inarrestabile.

Le origini di Edwin sono ben diverse da quelle dell’altolocata moglie, figlia di Vernon, un uomo partito dal basso che con la professione legale è riuscito ad arrivare in cima alla piramide sociale ed ora brilla nell’alta società.
Meg ed Edwin arrivano da mondi diversi e nella crisi coniugale anche questo avrà il suo peso, tanto più quando i genitori di lei si metteranno di mezzo per sistemare le cose.

Le pagine che scorrono raccontano uno spaccato di vita di provincia inglese dove apparentemente non c’è violenza evidente, anche se sotto traccia serpeggia una ferocia letale.
Attraverso le storie e i rapporti dei personaggi -analizzati con una penna simile a un bisturi- Middleton rappresenta una sorta di infelicità latente che aggroviglia un po’ tutti i personaggi. Ma lo fa senza noiosi intenti moralizzatori, piuttosto con una sensibilità acuta e lasciandoci una storia sulla quale meditare.

 

Salone Off 2021 La grande festa della cultura torna tra le vie torinesi

Anche nella Città Metropolitana e in tutta la Regione da venerdì 8 a giovedì 21 ottobre 2021

 

Tra i tanti protagonisti: Enaiatollah Akbari, Alicia Giménez-Bartlett, Giulia Blasi, Matteo Caccia, Lella Costa, Arben Dedja, Paolo Di Paolo, Donatella Di Pietrantonio, Caterina Edwards, Francesco Erbani, Ernesto Ferrero, Maurizio Francesconi, Frankie Hi-nrg mc, Fumettibrutti, Alessia Gazzola, Georgi Gospodinov, Gabriella Greison, Simonetta Agnello Hornby, Michela Marzano, Sara Mesa, Anna Nadotti, Sacha Naspini, Moni Ovadia, Francesco Pacifico, Alan Pauls, Vanni Santoni, Igiaba Scego, Pajtim Statovci, Ece Temelkuran, Guido Tonelli, Nadeesha Uyangoda, Maddalena Vianello.

 

 

E’ disponibile da oggi il programma del Salone Off 2021 che tornerà dall’8 al 21 ottobre con quasi 300 appuntamenti in oltre 100 location distribuite tra le 8 circoscrizioni torinesi, l’area metropolitana e il territorio regionale.

 

Il Salone Off 2021 porterà la cultura dappertutto, sotto forma di incontri con autori, reading, letture, proiezioni cinematografiche, concerti, spettacoli teatrali e molto altro, in numerosissimi spazi diversi tra loro: dalle biblioteche ai circoli, dalle strade alle case di quartiere, passando per carceri, musei e teatri.

Tra le novità di questa edizione: il progetto di lettura Il Ballatoio – storie a domicilio che vuole riportare la letteratura negli spazi del vissuto quotidiano e raccontare i libri come occasione di scambio e aggregazione tra condòmini.

 

Quest’anno, poi, musica e cinema si coniugano in un evento speciale all’alba in collaborazione con il Museo del Cinema: il 17 ottobre il Cinema Massimo ospiterà Sacramento un nuovo progetto di IOSONOUNCANE.

 

E ancora, dopo il grande successo online, per la prima volta in presenza l’atteso spettacolo tratto dall’ultimo libro di Alessandro D’Avenia, L’appello, edito da Mondadori.

 

Il programma completo del Salone Off è disponibile su salonelibro.it.

 

Per partecipare agli appuntamenti in programma è necessario fare riferimento alle sedi degli incontri, il dettaglio è specificato sul programma digitale. L’ingresso sarà consentito previa esibizione di certificazione Green Pass.

 

Al link qui di seguito è disponibile il presskit con il comunicato completo di racconto di tutta la manifestazione.

 

Una preview di Salone OFF è disponibile in questo video.

(foto Claudio Benedetto)

 

Un sorso di storia e di cultura: “Venezia da bere”

LIBRI / “VENEZIA DA BERE”: il nuovo libro della giornalista milanese Alessandra Iannello. Un sorso di storia e di cultura alla scoperta delle nuove tecniche di preparazione del cocktail più famoso nato all’ombra della Laguna Veneta, lo Spritz.

Venezia. Utilizzata come location per tantissime pellicole cinematografiche, fonte di ispirazione per scrittori e poeti, oggetto di numerosi dipinti ad opera di famosi autori nazionali ed internazionali, sede di uno dei Festival del Cinema più importanti del mondo, è stata messa sotto la lente d’ingrandimento anche per un altro aspetto non meno importante: i bar tender e le coraggiose iniziative manageriali dei locali storici di una delle piazze più famose al mondo, Piazza San Marco, hanno fatto da apripista alla ripresa volta alla valorizzazione della promozione della tecnica più in voga in questo momenti, quella della “mixologia” , nella realizzazione di numerosi cocktails legati alla ricetta base di quello che è considerato originario della città di Venezia, lo Spritz.
“Venezia da Bere”, nelle librerie dal 20 settembre, di Alessandra Iannello, in collaborazione con il giornalista eno gastronomico Marco Gemelli (ed. Il Forchettiere, 200 pag. 18 euro), raccoglie gli indirizzi, le storie, i protagonisti e i signature dei 25 migliori cocktail bar di Venezia, divisi per sestieri (senza tralasciare la Giudecca, il Lido e le isole).
Sento Alessandra al telefono: finalmente riesce a dedicare del tempo alla redazione del Torinese, per raccontarci e ad emozionarci sul percorso realizzato per la stesura del suo libro.

R: “ Come mai tu e Marco Gemelli avete deciso di scrivere ed editare un libro sulla mixology a Venezia?

A: “Quest’anno ricorrono i 1600 anni dalla fondazione di Venezia. Così ho deciso di proporre a Marco Gemelli, editore del magazine online Il Forchettiere ed editore dell’omonima casa editrice, di fare una guida ragionata sui cocktail bar di Venezia. Ho pensato a Marco perché, oltre a essere un amico di lunga data, ha grande esperienza nell’editoria dedicata alla mixology. Infatti Il Forchettiere ha editato, fra l’altro, “Toscana da bere “ scritto da Marco e Federico Bellanca. Ma anche “Cocktail estetica” di Luca Manni e “Gingegneria applicata “di Lorenzo Borgianni. “

R: “ Saranno raccontati solo cocktails ispirati alla tradizione veneta o, come è nello spirito storico di Venezia stessa come sede di incrocio di popoli e culture diverse, ne avete illustrati anche altri di diverse tradizioni liquoristiche?

A: “ I barmanager ci hanno raccontato le loro creazioni che vanno dai più tradizionale Spritz o Bellini fino ai più innovativi cocktail che impiegano materie prime della Laguna passando per i twist delle pietre miliari della cocktaileria mondiale. Inoltre abbiamo anche raccolto i tributi delle 20 regioni alla tradizione veneziana. Fra questi ci sono lo Spritz di Torino, dove il bitter è sostituito dalla quintessenza della piemontesità con 9 di Dante Vermouth di Torino Superiore, o quello romagnolo con Lambrusco e aceto balsamico di Modena IGP. “

R: “ Se dovessimo preparare uno spritz casalingo secondo la vera tradizione veneta, quali ingredienti non dovrebbero mai mancare?

A : “Lo Spritz è entrato nel 2011 nella lista degli Offical Drinks di IBA (International Bartender Association) che ne codificato il disciplinare che prevede 90 ml di Prosecco, 60 ml di Aperol e una spruzzata di soda.

R: In quali città state promuovendo il libro e quali riscontri avete tra il pubblico o tra gli addetti ai lavori ?
A: “ Abbiamo presentato il libro a Venezia il 20 settembre scorso con un evento alla Locanda della Fenice, uno storico cocktail bar cittadino. Siamo poi stati a Firenze nel calendario della Florence Cocktail Week. Le prossime tappe vedono Milano dopo la seconda metà d’ottobre e, la data non è ancora stata fissata, Torino e Roma. I riscontri sono stati ottimi tanto che Venezia da bere è stato inserito nei libri di testo di alcune scuole di mixology del Veneto.

R : Il cocktail che più ti rappresenta e che potrebbe rappresentare questo periodo di ripartenza ?
A: “ Come ho scritto nel libro il mio cocktail preferito è il Citrus Lavander Sage Spritzer di Starbucks con lavanda (il mio profumo d’elezione), salvia e limone. Per quanto riguarda questo periodo di ripartenza, la grande voglia di uscire e ritrovarsi fanno sì che ogni cocktail sia perfetto!

Molto altro ancora in questo meraviglioso viaggio tra i bacari di Venezia, le interviste ai personaggi che hanno fatto la storia del bere miscelato, le curiosità e gli aneddoti legati al mondo dei cocktail e i piatti d’autore degli chef del territorio realizzati secondo abbinamenti ben studiati con lo Spritz o il Bellini.
“Venezia da Bere” è un autentico itinerario nel mondo della mixology in Laguna, un viaggio dove storie, luoghi e personaggi si mischiano come gli ingredienti di un buon cocktail in un bicchiere.

Chiara Vannini

 

Nella foto di copertina Alessandra Iannello e Marco Gemelli (credits ph Luca Managlia) 

 

 

 

“Eva, la mela e il serpente” per capire la Bibbia

LIBRI / Una disamina sull’Antico Testamento lucida, affascinante e al tempo stesso capace di coniugare ironia a precisione, è quella che emerge dal libro scritto da Pierpaolo Maria Anselmetti, dal titolo “Eva, la mela e il serpente”.

 

Il titolo risulta già emblematico nell’evidenziare lo scarto presente tra il contenuto realmente espresso dalla Bibbia e quello che ci è  pervenuto, attraverso le successive versioni, i tagli e le scelte, spesso dettate dalla volontà  di perseguire un preciso obiettivo.

“La Bibbia – precisa l’autore Pierpaolo Anselmetti, nella vita ingegnere informatico – risulta il libro più  stampato al mondo ma meno letto, soprattutto poco in maniera approfondita, e spesso oggetto di fraintendimenti, tra i quali quello riguardante la creazione di Eva dalla costola di Adamo o quello relativoall’episodio secondo cui Eva avrebbe mangiato la mela offertale dal serpente. Per accostarmi in maniera più  approfondita alla lettura della Bibbia, con strumenti più  adeguati, ho iniziato a studiare la lingua ebraica e mi sono accorto che certi termini biblici sono stati oggetto di traduzione incerta o quantomeno controversa”.

“Nella Bibbia – precisa l’autore – non è  presente il monoteismo, quanto piuttosto la monolatria, l’adorazione di un solo Dio, che risulta vendicativo e dai caratteri non spirituali ma terreni, pronto a ‘passare a fil di spada uomini, donne e bambini ‘, per conquistare la terra promessa, o ad applicare la pena di morte per lapidazione nel caso in cui non venissero osservati i suoi comandamenti.

Il primo mito da sfatare risulta, infatti, quello della vicenda di Eva e della mela. Il tema del peccato originale è  considerato dagli stessi esegeti cattolici una invenzione di San Paolo, che ha creato le basi del Cristianesimo. Sebbene le immagini e credenze relative al serpente risultino essere state radicate nella maggior parte di noi dalla più  tenera età  e siano state date per scontate, in realtà in tutto il testo dell’Antico Testamento non compare la parola “mela””.

“Nella Bibbia – aggiunge Pierpaolo Anselmetti –  non si trova neanche l’immagine della grotta di Gesù bambino, in quanto l’unico Vangelo canonico che fornisce qualche dettaglio sulla vita di Gesù è quello di Luca. L’immagine della grotta e della mangiatoia, citata nel protovangelo di Giacomo, rispondepiuttosto a quella credenza rafforzatasi con il Cattolicesimo, che vuole consolidare la fede in un Dio nato povero in mezzo ai poveri, allo scopo di far sentire in colpa le classi sociali più agiate, di modo che devolvessero maggior denaro alla Chiesa stessa”.

Un capitolo del Libro è  dedicato alla “Gloria”, che l’autore precisa non essere nell’Antico Testamento la gloria di Dio, ma del Signore (YHWH). L’autore cerca di capire il significato del termine, che è stato piuttosto dibattuto, in quanto la lingua ebraica non presenta vocali e il termine ebraico risulta di difficile traduzione. Per esemplificarne meglio il senso riporta il passo il cui è  il Signore a parlare a Mose’ . Si tratta del ben noto passo dell’attraversamento del Mar Rosso, in cui figurano un popolo di inermi in fuga, un esercito molto potente con carri e cavalieri al suo inseguimento, la gloria di YHWH sufficiente a terrorizzarli e farli travolgere dalle acque. YHWH fa vedere la sua gloria agli Israeliti per rassicurarli e lo fa attraverso una nube. La Gloria è  anche presente nel passo in cui il Signore consegna la tavola delle leggi a Mose’. Ricompaiono la nube e la gloria nel momento in cui Mose’ (nell’ultimo capitolo dell’Esodo), ha terminato la costruzione della tenda. Nel Levitico la Gloria compare anche a seguito del compimento di sacrifici.

Il libro è  edito dalla casa editrice torinese Paola Caramella Editrice.

“La Bibbia –  prosegue l’autore – non ci è pervenuta nella sua versione originale. È  stata trascritta in lingua ebraica, che non veniva, però, parlata dagli antichi Israeliti. Le traduzioni attuali si basano sul codice di Leningrado, risalente agli anni intorno al Mille. Le versioni dell’Antico Testamento , di cui si può usufruire attualmente, sono in realtà delle trascrizioni realizzate tra il IV e il X secolo dell’era cristiana, di cui nessuna coincide con l’altra”.

Si possiedono in effetti ben ottantamila varianti, un numero che potrebbe sembrare sconcertante, ma comprensibile se valutiamo i secoli che ci separano dalla nascita di questo testo sacro. Alcune contraddizioni si possono cogliere, per esempio, nei libri della Genesi, in cui, nel primo (25,26), si afferma che Dio creò prima l’uomo, mentre nel secondo libro ( 18,19) si afferma che creò per primi gli animali. Risulta anche contraddittorio il numero di specie di animali saliti sull’arca, indicato in sette paia in Genesi 7:2  e 7:3 e in solo due paia in Genesi 6:19. Altrettanto controversa risulta la data di costruzione del tempio in Egitto, indicato nel primo libro dei Re nell’anno 480 dopo l’uscita degli Israeliti dal Paese d’Egitto, mentre nel primo libro delle Cronache si evince che Davide , figlio di Iesse,  avrebbe regnato 40 anni su Israele, 7 anni in Ebron e a Gerusalemme. Altrettanto controverso il fatto che Saul abbia consultato o meno il Signore e l’identità di chi spinse Davide al censimento, se sia stato Satana o Dio.

Nel libro, che presenta come sottotitolo “Curiosità e riflessioni sulla Bibbia e la religione”, Pierpaolo Anselmetti  ci conduce alla scoperta di un volto della Bibbia per moltissimi lettori inedito, rivelando come i Pagani santificassero la domenica e come in origine il giorno indicato per essere santificato, nell’Antico Testamento fosse, invece, il sabato; come la schiavitù fosse accettata dagli Israeliti e anche la poligamia, tanto che Giacobbe ebbe quattro mogli, di cui due sorelle tra loro, e le altre due schiave delle sorelle. Dalla loro unione nacquero dodici figli, ifondatori delle dodici tribù di Israele.

Dalla lettura di questo libro si potrà ricavare un’analisi acuta e non scontata del Cristianesimo e del Cattolicesimo, approfonditi utilizzando un approccio nuovo, ma mai banale, privo di pregiudizi, e dettato dalla curiosità e dal desiderio di ricerca nei confronti di un tema da sempre dibattuto nella storia, quale è la religione.

Mara Martellotta

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Camille Kouchner “La famiglia grande” -La Nave di Teseo- euro 18,00

Questo libro autobiografico di Camille Kouchner ha avuto un effetto deflagrante e provocato uno scandalo nelle alte sfere della cultura e della politica francesi, perché racconta le perversioni esercitate dal famoso politologo Olivier Duhamel, sui figliastri della moglie Evelyne Pisier. Lei è scrittrice, ma soprattutto, una rinomata politologa, una delle prime donne docenti di Scienze politiche e Diritto Pubblico.

Questo è il primo romanzo di Camille Kouchner, nata a Parigi nel 1975 da Evelyne Pisier e dall’ex ministro Bernard Kouchner: medico, co-fondatore di “Médecine sans Frontiere” e “Médecine du Monde”, ministro nel governo Sarkozy-
La madre Evelyne è una donna fuori dagli schemi; negli anni giovanili a Cuba aveva avuto una relazione amorosa col leader maximo Fidel Castro; poi aveva fatto carriera come saggista femminista.
Dopo aver sopportato dal marito abbondanti tradimenti e distanza siderale, lo lascia.
Si risposa con Duhamel; famoso conduttore televisivo e commentatore di notizie politiche: eurodeputato dal 1997 al 2004; autore di un testo sacro per migliaia di studenti di giurisprudenza, “La Constitution de la Cinquiéme République”.

La storia al centro del romanzo di Camille è torbida, ma raccontata con lucidità e bravura estreme.
Siamo alla fine degli anni Ottanta in una colta famiglia di intellettuali di avanguardia. Evelyne ha portato con sé i figli avuti dal primo matrimonio: Colin e i gemelli Camille e Victor che all’epoca del divorzio avevano 6 anni. Poi lei e Duhamel adotteranno altri due bambini più piccoli.
E’ questa la famiglia grande che ogni estate a Sanary sur Mer, (tra Tolone e Marsiglia), in un’immensa villa con piscina, trascorre vacanze indimenticabili e pullulanti di amici altolocati e brillanti, ospiti variamente assortiti.
Una sorta di festa mobile in cui girare nudi è normale, insieme a promesse di libertina socialità.
Famiglia decisamente atipica, aperta a nuove idee liberali, di emancipazione e rottura delle regole borghesi.
Però non è tutto oro quello che luccica, perché il nuovo compagno della madre (10 anni più giovane di lei) sembra amarli come fossero figli suoi e in questo eccede. Di notte, furtivo, entra nella stanza di Victor e lo molesta sessualmente. Il gemello racconta tutto alla sorella «…nella stanza è venuto nel mio letto e mi ha detto “te lo faccio vedere io. Vedrai, lo fanno tutti” Mi ha accarezzato e poi sai…»
Incesto, perversione e traumi che saranno permanenti in Victor e Camille, che all’epoca del fattaccio avevano tra i 10 e i 15 anni. Giovani, travolti da qualcosa di incomprensibile e molto più grande di loro, custodiscono il terribile segreto, che riusciranno a raccontare alla madre solo 20 anni dopo.
Ma si troveranno davanti il muro invalicabile della reazione di Evelyne che difende il marito, minimizza il fatto e mantiene il segreto.
L’unico appoggio lo avranno dalla zia, sorella di Evelyne. La famosa attrice di teatro e cinema Marie-France Pisier, ex compagna del regista François Truffaut, che nel 2011 viene trovata morta nella sua piscina con la testa incastrata in una sedia. Morte misteriosa: suicidio -che è ricorrente in questa famiglia in cui i nonni materni si erano tolti la vita- o omicidio?
Camille Kouchner inizia questo potente romanzo partendo dal funerale della madre, morta nel 2017, dopo aver tagliato i ponti con figli e sorella, rimasta ancorata al suo legame con Duhamel. L’ “l’orco”, l’uomo potente che ora ha lasciato il suo incarico di Presidente della National Foundation for Political Science in seguito all’uscita del libro.
Pagine che puntano il dito anche contro il clima di omertà; sembra che tanti sapessero cosa accadeva tra patrigno e figliastri, ma si erano guardati bene dal rompere il silenz

Therese Anne Fowler “Un bel quartiere” – Neri Pozza- euro 18,00

In questo romanzo la scrittrice americana racconta l’amore tra due adolescenti dalla pelle diversa. Juniper bianca, Xavier di colore; una sorta di Romeo e Giulietta contemporanei che si trovano a combattere contro le loro famiglie che sono vicine di casa e si detestano. E’ anche un ritratto impietoso dei pregiudizi che ancora serpeggiano in America.
Tutto ha inizio quando nel tranquillo quartiere borghese di Oak Knoll, nella Carolina del Nord, si trasferiscono i Whitman; bianchi e decisamente benestanti. Il patrigno di Juniper, Brad, ha fatto fortuna con la sua ditta di climatizzatori ed ora è un pasciuto riccone. Con lui vivono la sportiva, tonicissima e provocante moglie Julia, e le figlie Lily e la timida ed insicura Juniper alle prese con una difficile adolescenza.
Il loro arrivo non passa inosservato, anche perché Brad ha fatto costruire una sontuosa piscina al posto degli alberi che regalavano un po’ di ombra ai vicini, gli Alston-Holt. Famiglia di colore formata dalla madre Valerie, professoressa di silvicoltura ed esperta botanica, amante della natura rigogliosa fatta di alberi maestosi, fiori e piante da frutta. Con lei vive il figlio Xavier, talentuoso giovane appassionato di chitarra classica che in autunno partirà per il San Francisco Conservatory of music.

Due famiglie che più diverse non potrebbero essere e due giovani alle prese con lo scatto dall’infanzia all’ adolescenza piena di sogni e insicurezze.
Gli adulti si detestano fin da subito.
Brad incarna tutto quello che Valerie detesta: arricchito, privo di buon gusto, sbruffone che si ritiene superiore agli altri perché è riuscito a fare i soldi partendo dal nulla, privo di sensibilità ed ironia.
I due ragazzi invece, fin dal primo sguardo, si attraggono come calamite. Javier è di una bellezza mozzafiato, ha talento da vendere ed è piacevolmente estroverso. Juniper con questo crescente affetto lenisce le sue insicurezze e trova rimedio allo smisurato bisogno di affetto.

Poi qualcosa accade tra i due ragazzi che vengono scoperti da Brad e sarà l’inizio di una faida. Dolorosamente scandita da denunce, accuse ingiuste, tonnellate di pregiudizi verso i neri, ai quali basta un dito puntato contro da un bianco per finire alla gogna ed avere la vita, con i suoi grandi sogni, totalmente sfracellata.

Emily Itami “Ballata malinconica di una vita perfetta” – Mondadori- euro 18,00

L’autrice -che è anche giornalista e scrittrice di viaggi- è nata da madre giapponese e padre britannico. Cresciuta a Tokyo, ora vive a Londra con il marito e due figli maschi. Si definisce “ibrida”, ovvero a cavallo tra due culture che hanno codici differenti.
In questo suo primo romanzo imbastisce una storia che svela quanto siano strette le maglie della società nipponica, e lo fa in pagine scorrevoli, dai toni ironici, ma anche amari.

Apparentemente è la storia di una relazione extraconiugale, ma la verità è che Itami la usa come pretesto per raccontarci come in Giappone la famiglia sia al centro di tutto, e come ci si aspetti che le donne svolgano un ruolo fondamentale di accudimento a marito e figli.
La protagonista Mizuki è una quarantenne che sembra avere il meglio: un bel marito e splendidi figli, denaro, una bella casa nel centro di Tokyo. Una privilegiata che di fatto però è attanagliata dall’infelicità.
Ha rinunciato ai suoi sogni giovanili di realizzazione, accarezzati quando viveva a New York e avrebbe tanto voluto diventare una cantante.
Poi lo step del matrimonio, un marito parecchio assente per motivi di lavoro, e lei che di fatto è colf, baby sitter, infermiera, autista e fondamentalmente una sorta di giocoliere dedito a 360° alla famiglia, 24 ore al giorno per tutta la settimana.
Il romanzo pullula di divertenti sketch di piccoli momenti di vita familiare che testimoniano quanto Mizuki ami la sua famiglia; però c’è anche il rovescio della medaglia. Stanchezza, frustrazione, e smarrimento.
«La mia vita aveva una protagonista che non ero io. A volte non mi capacito di come sia finita in questa situazione: ho scelto con cura un uomo, ho scelto con cura di avere dei figli, senza però rendermi conto che avrebbe comportato dire addio a tutto il resto». E’ questa la sintesi che la protagonista traccia del suo malessere e il resto vi dirà ancora tanto altro.

 

S.J. Bennett “Il nodo Windsor” -Mondadori- euro 18,00

E’ divertentissima l’idea della regina Elisabetta II di Inghilterra trasformata in detective dal fiuto infallibile.
E’ quello che accade in questo libro, il primo di una serie che proseguirà a novembre con un altro caso intricato al quale la sovrana più longeva della storia applicherà tutto il suo acume.

In “Il nodo Windsor” Elisabetta è una sorta di Miss Marple, acuta e perspicace, alle prese con un imbarazzante delitto avvenuto proprio tra le mura dell’amato Castello di Windsor; una sorta di oasi di pace e libertà in cui la regina ospita e intrattiene in modo informale gli amici più cari.
Il fattaccio ha luogo nel 2016, pochi giorni prima del novantesimo compleanno di Elisabetta, quando viene trovato morto il giovane pianista russo Maskim Brodskij che aveva suonato per lei e i suoi ospiti.

Le modalità dell’assassinio sono peculiari perché il musicista viene scoperto cadavere nella sua stanza, completamente nudo. La cosa non scandalizza più di tanto la sovrana che si mette ad indagare su una serie di piccoli indizi. Ed è talmente scaltra ed osservatrice che finisce per risolvere lo spinoso caso prima che riesca a farlo il capo dei servizi segreti incaricato delle indagini.

Una curiosità che pochi sanno: pare che Elisabetta II sia davvero dotata della straordinaria capacità di risolvere i misteri, e si dice che il primo l’abbia svelato quando aveva 12-13 anni. Questo perché mentre tutti si concentrano sulla sua augusta persona, lei vede dettagli fondamentali che agli altri sfuggono.

 

Bill Clinton James Patterson “La figlia del presidente” -Longanesi- euro 22,00

In questo thriller si amalgamo perfettamente l’esperienza e le conoscenze della macchina politica dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton con la bravura di uno scrittore cult come James Patterson che garantisce ritmo e azione.

Matthew Keating è un ex Navy Seal che alla patria ha dedicato gli anni migliori della sua vita.
Soprattutto è l’ex presidente degli Stati Uniti d’America; ha mancato la rielezione dopo il primo mandato a causa delle manovre subdole del suo stesso partito. Così è stato spodestato dalla Casa Bianca, mentre al suo posto è stata eletta la sua vice, l’ambiziosa Pamela Barnes.
Amareggiato e deluso si è ritirato in una magnifica tenuta in mezzo alla natura, sul Lake Marie, nel New Hampshire.
La moglie Samantha -dopo essergli sempre stata vicina come Fist Lady- in accordo col marito, torna alla sua passione: gli scavi archeologici e la carriera universitaria presso la Boston University.

Poi c’è la loro giovanissima figlia adolescente, Melanie: brillante negli studi, sveglia, intelligente, più che matura per i suoi 19 anni. Ed è lei che viene coinvolta in un fattaccio, due anni dopo lo scadere del mandato presidenziale del padre.
Mel non ha più diritto alla scorta, in quanto per i figli degli ex presidenti è assicurata dal governo federale solo fino al compimento dei 16 anni. E da quando è libera di girare da sola come le pare e piace è decisamente più contenta e rilassata.

Con il suo ragazzo e compagno di studi Tim Kenyon decide di fare una gita in montagna. Mentre fa il bagno nuda con Tim in mezzo ai boschi di Mount Rollins nel New Hampshire, viene intercettata dal drone di un sanguinario terrorista, accompagnato da uno spietato killer.
Il giovane viene ucciso davanti ai suoi occhi e lei caricata a forza su un Suv nero che parte ad alta velocità rischiando un incidente con l’auto di una coppia che sterza al momento giusto, e scopre il cadavere del ragazzo.

Ecco avverarsi uno degli incubi peggiori per un genitore. Ma Matthew Keating non è un padre qualunque.
Esercita tutto il potere che gli è rimasto presso le alte sfere per ritrovare la figlia, che nel frattempo è rinchiusa in un bunker, imbavagliata e legata.
Più che altro Keating è un uomo di azione che non può stare fermo ad aspettare gli eventi.
Rispolvera le sue abilità di Navy Seals e si imbarca in una missione speciale e ad altissimo rischio.
In gioco ci sono la sicurezza nazionale e soprattutto sua figlia nelle mani di un criminale psicopatico. Azione e suspense sono garantiti fino all’epilogo.

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A Lagioia il premio Lattes Grinzane

LIBRI / Nicola Lagioia, autore del romanzo La città dei vivi (Einaudi), è il vincitore dell’undicesima edizione del Premio Lattes Grinzane, promosso dalla Fondazione Bottari Lattes.

Il libro di Lagioia è stato il più votato dalle 25 giurie scolastiche delle superiori (delle quali ventiquattro in Italia e una a Madrid), per un totale di 400 votanti. La cerimonia finale si è tenuta ieri al Teatro sociale Busca di Alba.

I finalisti del Premio

Oltre al vincitore, questi i finalisti:

  • Kader Abdolah, Il sentiero delle babbucce gialle (Iperborea; traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo),
  • Bernardine Evaristo, Ragazza, donna, altro (Sur; traduzione di Martina Testa),
  • Maylis de Kerangal, Un mondo a portata di mano (Feltrinelli; traduzione di Maria Baiocchi),
  • Richard Russo, Le conseguenze (Neri Pozza; traduzione di Ada Arduini

Rassegna mensile I libri più letti di settembre

Bentornati all’appuntamento con i lettori del gruppo FB Un libro tira l’altro, ovvero il passaparola dei libri e con i libri più letti e discussi del mese di settembre.

Iniziamo con un romanzo americano, Dentro L’Inverno (Einaudi), di Peter Geye che ci porta a conoscere le antiche piste dei viaggiatori del Nord, raccontando una complessa saga familiare; segue un classico della fantascienza, La Parabola Del Seminatore (Fanucci), di Octavia Butler, romanzo quanto mai attuale e da riscoprire; ultima segnalazione per Il Rumore Del Tempo (Einaudi), il raffinato e intimista monologo nel quale Julian Barnes rievoca la vita e la personalità di Dmitrij Šostakovič.

Incontri con gli autori

Nell’ultimo scorcio d’estate la nostra redazione ha incontrato la Presidente del Premio Boccaccio, Simona Dei, per parlare con lei delle nuove frontiere del Premio e della sua esperinza alla giuda di questa istituzione, abbiamo poi intervistato Valentina Di Ludovico, autrice dell’interessante saggio Comuni-Care (Alpes) e Decimo Tagliapietra, autore di Risorgemia (Weird Books / Delos Digital), scrittore di genere, molto promettente che si è già distinto in più occasioni e che ci ha raccontato come nascono le sue trame.

Infine, in questa estate rovente non ci siamo fatti mancare i brividi del mistero leggendo Il principe dei sogni (Nua Edizioni) thriller di Luca Seta e Marco Limberti, noti sceneggiatori televisivi: li abbiamo incontrati e intervistati per i nostri lettori.

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

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“Questione di Stilo”, il romanzo delle penne Aurora

LIBRI / VINCITORE DELLA MEDAGLIA D’ARGENTO AL”PREMIO LETTERATURA D’IMPRESA”

 

Questione di Stilo“, il romanzo delle penne Aurora, si è aggiudicato il secondo posto al “Premio Letteratura d’impresa”, concorso promosso da “Festival Città Impresa” di Vicenza.

 

Il premio, giunto quest’anno alla 14esima edizione, ha avuto come protagoniste assolute le “imprese top performer” ed è stato consegnato ai vincitori durante la cerimonia di premiazione avvenuta lo scorso sabato 18 settembre 2021, al Palazzo Chiericati – Piazza Giacomo Matteotti, a Vicenza.

 

Questione di Stilo” è un libro che racconta una storia lunga cent’anni, scritto da Cesare Verona, Presidente e Amministratore Delegato di Aurora, quarta generazione della famiglia alla guida del brand, insieme al giornalista e scrittore Adriano Moraglio, specializzato in storie d’impresa.

 

Una storia appassionante e intricata raccontata in forma autobiografica, che segue il suo corso tra macchine da scrivere e penne stilografiche per raccontare tutte le generazioni legate ad Aurora e al mondo della scrittura, da Cesare Verona Sr a Franco Verona, allo stesso narratore Cesare Verona.

 

Il romanzo ha conquistato un’ampia giuria composta da diverse personalità del mondo dell’impresa, del giornalismo, dell’università e anche da lettori, guadagnandosi la medaglia d’argento.

 

Tra i libri finalisti dell’edizione 2021 del Premio, selezionati dalla Giuria Scientifica nel corso di una riunione pubblica lo scorso 16 gennaio 2021, compaiono: Fabbrica Futuro, di Marco Bentivogli e Diodato Pirone, Fronte di scavo, di Sara Loffredi, La classe avversa, di Alberto Albertini, Instant Moda, di Andrea Batilla, edito da Gribaudo.

 

Dal 2008, Festival Città Impresa è luogo di discussione sui temi legati allo sviluppo delle aziende e dei territori e anche quest’anno si è confermato essere un luogo di dibattito nazionale sulle questioni chiave dell’economia e della società contemporanea, focalizzate sul mondo delle imprese.

Aurora Penne
L’azienda nata a Torino nel 1919 è guidata oggi dalla quarta generazione della Famiglia Verona, coinvolta nel mondo della scrittura da oltre due secoli e rappresentata da Cesare Verona, Presidente e Amministratore Delegato.

Aurora Penne è l’unica azienda del settore della scrittura 100% Made in Italy.
All’interno della manifattura torinese la produzione, che si snoda su una superficie di 10.000 mq, include strumenti di scrittura di differenti tipologie, roller, penne a sfera, e soprattutto penne stilografiche, compresa la realizzazione interna del pennino in acciaio o oro che si fregia dell’antico punzone 5TO.

Gli strumenti di scrittura Aurora sono creazioni la cui bellezza trova eco nella perfezione meccanica; nascono da una passione che si tramanda da oltre 100 anni e che prende forma grazie alle abilità dei maestri artigiani e delle tecnologie più innovative attualmente a disposizione.

La manifattura indipendente permette un controllo della qualità, dal design alla produzione, garantendo al brand una totale autonomia in termini creativi con una costante tensione all’eccellenza.
Aurora firma anche collezioni di orologi e di accessori di pelletteria di grande pregio.

Numerosi illustri designers hanno collaborato alla creazione di penne tra cui Marcello Nizzoli, Marco Zanuso, Giorgetto Giugiaro, Giampiero Bodino. Tra le penne più iconiche: 88, Optima, Ipsilon, Hastil e Thesi.

Nel contesto dell’area produttiva dell’Azienda sorgono Officina della Scrittura, museo e fondazione di Famiglia, ed un Ristorante aperto al pubblico.

Aurora è distribuita in 50 paesi nel mondo, ed esprime un fatturato indirizzato per circa il 25% in Italia e per il 75% all’estero.
Aurora in Italia, oltre ad una boutique monomarca a Roma in via del Babuino 12, è presente anche in circa 300 concessionari.

Il fascino dell’imperfezione. Dialoghi con Domenico Quirico

LIBRI / E’ in libreria per i tipi di “Jaca Book” il libro di Tiziana Bonomo

Interviste. Racconti. Documenti. Alla sua prima, riuscita, esperienza letteraria Tiziana Bonomo racconta in 280 pagine (e oltre settanta immagini) edite da “Jaca Book” l’uomo e  il grande professionista della cronaca giornalistica, Domenico Quirico. Lei, un lavoro, dietro le spalle, nel campo del marketing e nella comunicazione di grandi aziende internazionali nonché nel 2016 ideatrice e fondatrice di “ArtPhotò” con cui promuove e sperimenta progetti legati alla fotografia di documentazione e di impegno sociale; lui, astigiano di nascita, classe ’51, il grande giornalista che tutti conosciamo, caposervizio esteri e  inviato di guerra per “La Stampa”, narratore  acuto e attento della “Primavera araba”, di guerre, rivoluzioni, migrazioni, rapito in Libia (per due giorni) nell’agosto del 2011 ed il 9 aprile del 2013 in Siria dal libero esercito siriano che lo passa poi alla brigata Abu Ammar per cinque terribili lunghi mesi, fino all’8 settembre. Esperienze forti di giornalista-viaggiatore “in luoghi complicati della Storia” che Quirico ha raccontato in numerosi libri, guadagnandosi importanti Premi, dal “Montanelli” al “Terzani” al “Brancati” nel 2015 con “Il grande califfato”. A Domenico sono anche stati dedicati due documentari: il primo, “Ombre dal fondo”, diretto da Paolo Piacenza ha chiuso le “Giornate degli Autori” della “Mostra del Cinema” di Venezia nel 2016, il secondo nel 2018, dal titolo “Domenico Quirico.Viaggio senza ritorno” per  la regia di Paolo Gonella che in lui ha visto la “capacità unica  di restituire con la forza delle parole esperienze estremamente difficili da raccontare”. Esperienze che ritroviamo, raccolte in cinque capitoli (“La lettura”, “L’accoglienza”, “L’Europa”, “La vita”, “La fede”) nel libro della Bonomo.“Attraverso i documenti, le fotografie e soprattutto le parole vive raccolte dall’autrice –si legge in presentazione- il libro cerca di svelare la percezione originale di un narratore del nostro tempo restituendo la sua testimonianza vissuta in drammatica presa diretta sugli avvenimenti storici più rilevanti degli ultimi trent’anni. Il tentativo di rimanere con l’uomo Quirico in quella affascinante zona di imperfezione, erranza, incompiutezza che sembra innervare il nostro mondo”.  Ma da dove nasce per una donna che oggi fa della fotografia la sua “finestra aperta sul mondo” per tentare di capire sé stessa e i risvolti più o meno laceranti e impietosi di questa “vita ferrosa”, l’idea di raccontare in un libro il grande giornalista? “Un giorno per caso – risponde Tiziana – ho letto ‘Esodo’ di Domenico Quirico… Mi sono commossa. La sua personale capacità di far capire i fatti, le sue sconvolgenti parole hanno scavato nella mia coscienza fino a farmi realizzare per la prima volta quanto avessi smesso di prendermene cura. Ho LIBRIcapito che se volevo riprendere il mio viaggio nella conoscenza, finalmente potevo farlo sulle orme di un grande narratore contemporaneo. Pazientemente ho letto tutti i suoi libri, raccolto tutti i suoi articoli, le interviste televisive, gli incontri e le lezioni magistrali e pian piano ho iniziato a prendere posizione”. Il tutto per tre anni. Incontri. Domande e domande. Riflessioni. Interrogativi. La voglia di capire i grandi fatti della Storia e della Vita per meglio guardarsi dentro e scoprirsi nel cuore e nell’anima. Un libro quindi che é anche manuale prezioso di autodifesa esistenziale. Specchio vero di sé. Grazie all’altro. Intervistatrice (per caso) e intervistato. Insieme per sentieri conoscitivi insidiosi. Ma sempre avvincenti. “All’inizio della nostra conoscenza – scrive Tiziana – conversavo con Domenico Quirico per un interesse del tutto personale. Ben presto, però, la qualità delle nostre conversazioni ha fatto nascere in me l’ambizione di farlo conoscere a fondo attraverso un libro.Così ho pensato di trasformare alcuni pomeriggi passati con lui al caffè in altrettante brevi interviste. Ho continuato a raccogliere le sue risposte e, quando gli ho proposto il libro, ha risposto di sì”. E conclude: “Questa semplice conferma mi ha spinto a proporre le interviste in maniera diretta, con il fascino della sua parola e con le imperfezioni che la generano”. Il fascino dell’imperfezione, appunto.

Gianni Milani

Nelle foto

–         Tiziana Bonomo

–         Cover libro

–         Domenico Quirico

Photo credits Cristiana Bezerra De Menezes

“Le nevi di Gobetti”, Quaglieni dialoga con Quaranta

Il prof. Pier Franco Quaglieni

Mercoledì 29 settembre alle ore 18 nella sede del Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Bruno Quaranta, giornalista e scrittore, in dialogo con Pier Franco Quaglieni, presenterà il suo ultimo libro “Le nevi di Gobetti”, Passigli editore.
In modo storicamente ineccepibile e poeticamente suggestivo, Quaranta ripercorre gli ultimi giorni di vita del prodigioso intellettuale, scomparso esule a Parigi nel 1926 neanche venticinquenne. Il libro è anche una raffinata biografia intellettuale di Gobetti attraverso i suoi Maestri ed amici, da Einaudi a Levi, da Casorati a Ruffini, da Sapegno a Salvatorelli, da Gramsci a Salvemini.