LA NOTA DI COTA- Pagina 2

Referendum sull’autonomia: il federalismo è il futuro

“Torino ed il Piemonte sono rimasti indietro, pur avendo tutte le possibilità e le potenzialità per sfruttare, insieme all’opportunità dell’autonomia (vantaggi dal punto di vista delle competenze e dal punto di vista fiscale), anche una opportunità strategica più ampia. Parlo della creazione di una grande area urbana ed industriale…”

I dati relativi al referendum sull’autonomia sono chiari: c’è voglia di autonomia, non di centralismo. Il federalismo, dunque, non è qualcosa  fuori moda, ma è il futuro. Gli effetti della sbornia qualunquistica fatta da lotte di potere travestite da rottamazione del vecchio sono destinate ad essere riassorbiti, rimettendo la politica vera al centro dell’agenda. Detto questo, il Piemonte sta vivendo una obiettiva situazione di stallo. Chiamparino non ha proposto il referendum sull’autonomia, resta a guardare. Per lui , probabilmente, è sufficiente vivere di quella rendita di posizione creata attraverso la costruzione del falso mito del buon amministratore. La pacca sulla spalla, l’articoletto ogni tanto, sempre positivo, scritto con una certa compiacenza. Insomma la costruzione di un’immagine del tutto slegata dall’amministrazione che presiede e persino dal partito che lo sostiene. Il fatto è che Torino ed il Piemonte sono rimasti indietro , pur avendo tutte le possibilità e le potenzialità per sfruttare, insieme all’opportunità dell’autonomia (vantaggi dal punto di vista delle competenze e dal punto di vista fiscale), anche una opportunità strategica più ampia. Parlo della creazione di una grande area urbana ed industriale che può diventare un vero punto di riferimento in Europa. Per fare questo, non bisogna chiudersi, ma aprirsi e smetterla con questa sistema Torino, capace di conservare il potere, ma non di guardare avanti.

 

Roberto Cota

Anche l’omicidio del “Suk” ci allontana dal MiTo

Domenica mattina, intorno alle 7.30, ad un cittadino italiano hanno reciso la gola. Dove? A Torino, al mercato del libero scambio, il cosiddetto Suk,un mercato dove legalmente” è possibile non rispettare le regole che i commercianti, invece, rispettano. E’ logico che scoppino le polemiche , anche perché il Sindaco Appendino aveva deciso di insediare il Suk in via Carcano, nonostante le rimostranze della popolazione che invocava ,tra laltro, problemi di sicurezza. Certo, la polemica del giorno dopo è una pratica antipatica e non bisogna correre il rischio di apparire degli sciacalli. Il fatto è che nella Torino del niente si parla ormai esclusivamente di degrado , di Suk, di campi nomadi. Fatti come quello di ieri non si manifestano come isolati, ma in qualche modo identificano  una situazione di disagio. Occorrerebbe smetterla con le storielline Torino di qua, Torino di là, buon modello su, buon modello giù”. Negli anni si è formata una specie di compagnia di giro, quasi un gruppo di amici ,che va in giro a suonare questa musica. Con lappoggio di certi giornali e addentellati in tutti i centri di potere. Il risultato lo si può toccare con mano: basta confrontarsi con lo sviluppo avuto dalla vicina Milano. Eppure, le opportunità non mancherebbero e si potrebbe costruire una delle più moderne aree metropolitane del mondo, la MI-TO o TO-MI. Ma a Torino si occupano di Suk, le scelte politiche ruotano attorno a questo.S celte, peraltro, sbagliate come ha dimostrato la tragedia di ieri.

Roberto Cota

Il diritto all’autodeterminazione prima di tutto

Le immagini che arrivano da Barcellona devono far riflettere. Se la maggioranza dei cittadini catalani vuole  l’ indipendenza , sarà difficile negargliela . Quello che non è oggi, sarà domani. Va detto anche che il fronte degli indipendentisti è stato rafforzato e viene tuttora alimentato dalle posizioni sbagliate assunte da Madrid. La prima, si è concretizzata nella decisione del Tribunale Costituzionale Spagnolo che nel 2010 ha cancellato alcuni articoli dello Statuto di Autonomia. La seconda ,è stata la decisione del governo di Rajoy di non affrontare politicamente  la questione catalana, anzi di rispondere con la repressione. Negli ultimi anni,  in larga parte anche per questo, è  cresciuto il sentimento identitario dei catalani e la loro ribellione nei confronti  dello stato centralista. Dobbiamo dire forte e chiaro che il referendum è dei catalani e la destra e la sinistra non devono centrare . Anzi, Rajoy con il suo atteggiamento non ha reso certo un bel servizio alla causa del centro-destra in Europa. Il diritto allautodeterminazione viene prima di tutto e le immagini della polizia spagnola che impedisce ai catalani di votare ci fanno sentire tutti catalani.

Roberto Cota