Una questione culturale prima ancora che normativa
La sentenza della Corte di Strasburgo, che ha condannato l’Italia per aver tutelato in ritardo il diritto di due nonni di Torino e dei loro nipoti a mantenere rapporti significativi, è particolarmente importante. In Italia dal 7 febbraio 2014 è entrato in vigore il decreto legislativo 154/2013 (in attuazione della delega contenuta all’articolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n. 219), con cui si è portata a compimento la più radicale modifica del diritto di famiglia successiva alla legge 19 maggio 1975, n. 151. Questa riforma ha riconosciuto, tra l’altro, il diritto autonomo dei nonni di promuovere azioni legali per salvaguardare il rapporto con i nipoti.
Questa legge in Italia purtroppo non sempre viene applicata e i nonni restano l’anello debole della famiglia. Troppe volte questi ultimi sono esclusi ingiustamente dal cotesto familiare dopo la separazione o il divorzio dei loro figli, quando spesso diventano oggetto di vere e proprie vendette e ritorsioni a tutto danno dei bambini. La sentenza emessa dalla Corte di Strasburgo deve essere di monito per l’Italia e per gli addetti ai lavori. Nel nostro Paese i nonni sono il welfare dell’infanzia e dell’adolescenza. Ci sono 4 milioni di nonni-sitter che gestiscono i nipoti da 0 a 14 anni quotidianamente, con un notevole risparmio familiare per la spesa di baby-sitter e asili nido.Appare inconcepibile che molti di questi nonni vengano defenestrati da una famiglia quando non servono più o bisogna farla pagare all’altro coniuge e ai suoi parenti.
I nonni hanno diritto di mantenere rapporti con i nipoti sempre e comunque, salvo che non siano oggettivamente dannosi. Non si tratta di un affidamento genitoriale ma della salvaguardia di un legame fondamentale nella crescita di ogni individuo.
Edoardo Rossi
Avvocato Matrimonialista
Presidente AMI Piemonte e Valle d’Aosta