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Le narrazioni di Torino Photo Tales

Le limitazioni imposte dall’emergenza Covid 19 hanno spinto gli organizzatori della Fiera fotografica torinese a lavorare a nuove proposte. Fino al 1agosto sarà possibile consultare l’album virtuale di Torino Photo Tales, che raccoglie le opere fotografiche presentate dalle gallerie invitate al progetto digitale

 

Ha preso il via il 25 giugno TORINO PHOTO TALES, un percorso di narrazione virtuale che raccoglie, in una piattaforma online, una vetrina dedicata alla creatività dell’immagine, con la presentazione di opere fotografiche di grandi maestri e giovani emergenti, corredate da video interviste a gallerie, musei, istituzioni culturali, editori, collezionisti, artisti e appassionati.

 

“L’emergenza Coronavirus – racconta Roberto Casiraghi ideatore di The Phair, insieme a Paola Rampini – ci ha stimolato a lavorare a nuove idee, sviluppando una delle funzioni della Fiera, il sostegno del sistema artistico territoriale e soprattutto la valorizzazione delle gallerie d’arte che dedicano particolare attenzione a progetti artistici legati al tema dell’immagine. Abbiamo ridefinito i luoghi di confronto tra i protagonisti del sistema dell’arte, con l’obiettivo di rendere la proposta culturale il più esaustiva possibile per collezionisti, appassionati e per tutte le tipologie di pubblico che seguono il panorama artistico italiano”.

 

La prima parte del progetto dal 25 giugno al 1° agosto raccoglie le opere selezionate da ciascuna galleria invitata a partecipare a Torino Photo Tales. Una raccolta collettiva che andrà a comporre un vasto ed eterogeneo album digitale, una preziosa e inedita finestra sul panorama artistico italiano e internazionale della cultura fotografica, ma soprattutto un’occasione di avvicinamento e confronto tra gallerie, collezionisti e appassionati.

 

Il progetto vedrà la partecipazione, a titolo gratuito, di 40 gallerie, ognuna delle quali presenterà tre opere, per un totale di 120 opere fotografiche: un puzzle di immagini che raccontano una storia, suggeriscono una visione.

 

Non una fiera on line dunque, con le consuete viewing rooms, ma un luogo dove poter incontrare maestri della fotografia e talenti emergenti, artisti che intervengono sull’immagine fotografica, che esprimono la loro poetica attraverso un volto umano o una forma astratta, che si perdono o ritrovano nella natura, nell’immensità del cielo, nell’intensità di un colore, nell’ambiguità di un’ombra. I visitatori troveranno Olaf Breuning, Fatma Bucak, Luigi Ghirri, Goldschmied & Chiari, Sam Falls, Alessandra Spranzi, Paolo Ventura, Massimo Vitali e tanti altri.

 

Per soddisfare la curiosità del pubblico e stimolare un interesse più consapevole, ogni serie di lavori sarà corredata da una video-intervista in cui il gallerista commenta le opere personalmente selezionate, rispondendo alle domande di un componente del board curatoriale.

 

 

Dal 1 ottobre 2020 Torino Photo Tales proseguirà, sempre on line, con l’apporto di numerosi contributi esterni, attraverso interviste a musei, curatori, gallerie, editori, collezionisti, per presentare e approfondire opere, mostre e produzioni artistiche.

 

La volontà di estendere il progetto di Torino Photo Tales nasce per rafforzare collaborazioni già esistenti e crearne di nuove, per costruire intorno a sé un sistema corale ed eterogeneo di interlocutori nazionali e internazionali – galleristi, collezionisti, istituzioni museali, protagonisti del mondo dell’arte contemporanea – per coinvolgere il pubblico con un programma culturale sempre più approfondito e vario.

 

The Phair si impegna a mantenere viva la stagione torinese della fotografia proiettandola in una dimensione virtuale, con una piattaforma che sia catalizzatore d’innovazione, produzione culturale e interazione sociale, in vista dell’edizione 2021 dal 21 al 23 maggio.

 

The Phair, che l’anno scorso è stata ospitata nell’ex Borsa Valori di Torino in Piazzale Valdo Fusi, e che quest’anno avrebbe dovuto svolgersi nel Padiglione 3 di Torino Esposizioni, è una fiera dedicata all’immagine. The Phair,  un neologismo che è un manifesto, sintesi di Photography e Fair, è un appuntamento annuale riservato alla fotografia, all’immagine come evento concettuale prima che tecnico e descrittivo del reale.

 

www.thephair.com

 

“Afraid of Destiny”, un video denuncia la tratta della prostituzione

Un documentario racconta la lotta alla tratta di ragazze nigeriane finalizzata alla prostituzione sui territori di Alessandria ed Asti

Foto Siccardi

Il progetto “Frame,voice,report”, promosso e finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte, racconta la lotta alla tratta di ragazze nigeriane finalizzata alla prostituzione sui territori di Alessandria ed Asti. L’idea nata dalla necessità di non raccontare solo un fenomeno legato alla tratta di esseri umani ma di spiegarlo attraverso i volti e le storie delle giovani donne chi ne sono vittime ha coinvolto i fotoreporter torinesi del Collettivo X di Torino insieme a Cultura e Sviluppo Alessandria, alla Comunità San Benedetto al Porto e all’Associazione Argo di Asti.

Foto Max Ferrero

Il progetto è ancora in corso di svolgimento ma  è disponibile la pagina che consente di visionare il documentario “Afraid of Destiny”( www.culturaesviluppo.it/afraidofdestiny)  girato sulle strade di Alessandria e Asti e nei centri che accolgono le ragazze ex vittima di tratta. “L’obiettivo del progetto – racconta Fabio Scaltritti, presidente dell’Associazione Comunità San Benedetto al Porto – è quello di produrre il desiderio di cambiamento nei possibili “consumatori” di prostituzione di domani, aiutandoli a considerare il legame inscindibile fra domanda di prostituzione e violenza della tratta, contribuendo a far riconoscere le donne vittime di tratta come soggetti e non oggetti, con diritti uguali a quelli di tutti gli esseri umani”.

Questo lavoro – sottolinea Alessio Del Sarto, direttore dell’Associazione Cultura e Sviluppo Alessandria – nasce con l’obiettivo di avviare riflessioni e attivare atteggiamenti proattivi nei confronti del fenomeno della prostituzione locale, lavorando su più livelli. Oltre al documentario “Afraid of Destiny, realizzato  insieme ai reporter del Collettivo X di Torino (Mauro Donato, Max Ferrero, Stefano Stranges e Paolo Siccardi) e alle altre due associazioni abbiamo organizzato alcuni incontri per stimolare il confronto e il dialogo tra le donne vittime di tratta, gli operatori che le seguono e i giovani della provincia, al fine di far ascoltare direttamente le loro testimonianze e aiutare i ragazzi a superare eventuali pregiudizi e informazioni sbagliate, prendendo consapevolezza dei diversi aspetti, delle conseguenze e della complessità che il fenomeno porta con sé”.

Foto Stefano Stranges
Foto Siccardi

Un gruppo di circa quindici “peer educators” (ragazze e ragazzi della provincia di Alessandria di età compresa fra i 17 e i 26 anni) ha avuto infatti la possibilità di incontrare direttamente le ragazze ex vittime di tratta che hanno avuto il coraggio e la forza di cambiare vita, per raccogliere le loro storie, dalla scelta (spesso in realtà obbligata) di partire dalla Nigeria, passando per le atrocità che il viaggio lungo il deserto e la permanenza in Libia porta con sé, fatto di torture e stupri, fino all’arrivo in Italia, nuovo punto di partenza per vessazioni e ricatti, alla luce del fatto che le ragazze si trovano costrette a dover ripagare un debito che mediamente varia dai 30 mila fino ai 50 mila euro e più.

Il video documentaristico prodotto con i miei colleghi del CollettivoX – afferma Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter –  raccoglie i racconti delle ragazze coinvolte nella tratta sessuale. Questi racconti sono diventati il nucleo centrale del video partendo proprio dai loro paesi di origine, dal viaggio affrontato attraverso il deserto (a volte può durare anche dei mesi) per poi dalla Libia attraversare il mediterraneo sulle carrette marine ed entrare illegalmente in Italia.

Foto Siccardi

 

Foto Siccardi

Vengono vendute come merce dai clan locali ad altre organizzazioni criminali allo scopo dello sfruttamento sessuale fino quando non hanno estinto il loro debito di partenza contratto per affrontare il viaggio. Sono testimonianze toccanti, tutte diverse tra di loro e le accomuna solo la crudeltà con cui tutte hanno subito le stesse violenze. Il poter ascoltare quei racconti e rubare per pochi minuti la loro intimità è stato come poter respirare emotivamente le loro stesse  paure”.

Un progetto importante che opera per accrescere  il senso di responsabilità dei cittadini, che possono scegliere se essere clienti, alimentando tale fenomeno, indifferenti al tema, senza preoccuparsi della violenza e della disparità che si perpetua nelle strade intorno a loro, o parti attive di un cambiamento collettivo, volto a instaurare nelle nuove generazioni più consapevolezza sulle conseguenze che le azioni di tutti producono.

Marco Travaglini

Photo Action per Torino, “chiamata alle arti”

Grandi fotografi donano una loro immagine per beneficenza. Una “chiamata alle arti” ideata e coordinata  da Guido Harari e Paolo Ranzani. Offerta di stampe fotografiche per contribuire al Fondo Straordinario Covid-19 di U.G.I. Onlus e Città della Salute e della Scienza di Torino

www.photoactionpertorino.org

 

Superati il lockdown e la prima fase dell’emergenza Covid-19, purtroppo permangono o emergono problematiche di lungo periodo. U.G.I. Onlus e Città della Salute e della Scienza di Torino le stanno affrontando con la creazione di un Fondo Straordinario Covid-19.    

Fino al 21 maggio “Photo Action per Torino”, il progetto ideato dai fotografi Guido Harari e Paolo Ranzani insieme a Wall Of Sound Gallery, vuol essere una “chiamata alle arti” per contribuire alla creazione del Fondo Straordinario Covid-19.

 

All’appello hanno aderito più di 100 fotografi italiani e internazionali che a titolo gratuito hanno messo a disposizione del progetto una loro immagine che verrà stampata in un’edizione proposta per l’occasione alla cifra di 100 Euro.

 

Si tratta di fotografie classiche e inedite, rese disponibili per la prima volta in una “collezione” esclusiva per “Photo Action per Torino” che include:

 

grandi icone del XX° secolo (Marilyn Monroe di Douglas Kirkland, David Bowie di Masayoshi Sukita, Salvador Dalì di Mimmo Dabbrescia, Maria Callas di Gianni Greguoli)

 

musica (Bruce Springsteen di Frank Stefanko, Eddie Vedder di Danny Clinch, Patti Smith

e Robert Mapplethorpe di Norman Seeff, John Coltrane di Joe Alper, Ezio Bosso di Roberto Serra, Lucio Battisti di Gered Mankowitz, Mick Jagger di Robert Whitaker, Fabrizio De André di Luca Greguoli, Lou Reed e Laurie Anderson di Guido Harari, Pino Daniele di Cesare Monti, Lucio Dalla di Carlo Massarini, Liam Gallagher di Alessio Pizzicannella)

 

spettacolo (Federico Fellini di Franco Bellomo, Massimo Troisi e Pino Daniele di Luciano Viti, Robert De Niro di Adolfo Franzò, Johnny Depp di Maurizio Galimberti, Vittorio Gassman di Claudio Porcarelli, Tilda Swinton di Fabio Lovino, Hanna Schygulla di Fulvia Farassino, Luca Zingaretti di Marina Alessi, il teatro di Lelli e Masotti)

 

cultura (Eduardo De Filippo e Carmelo Bene di Angelo Turetta, Mario Rigoni Stern di Bruno Murialdo, Irvine Welsh di Alessandro Albert

 

reportage e travel (Uliano Lucas, Paola Agosti, Francesco Radino, Franco Pagetti, Eric Meola, Cristina Arrigoni, Franco Carlisi, Paolo Verzone, Renzo Chiesa, Roger Corona, Enzo Obiso, Anna Rosati, Vittore Buzzi, Matteo Fantolini, Marco Turatti, Annalisa Vandelli, Valentina Tamborra, architettura industriale di Gabriele Basilico, vita rurale di Mario Giacomelli, tradizioni religiose di Mario LaPorta, il circo di Mauro Raffini, il subcomandante Marcos di Maki Galimberti)

 

moda (immagini di famose campagne internazionali e ricerche personali di Art Kane, Franco Turcati, Toni Thorimbert, Paolo Ranzani)

 

arte (Lello Esposito di Riccardo Piccirillo)

 

ricerca (nudi d’autore di Franco Fontana, Settimio Benedusi e Gabriele Rigon, scomposizioni fotografiche di Joe Oppedisano, reinvenzioni di celebri opere d’arte di Mauro Balletti, meditazioni visive di Simone Bramante, Oberto Gili, Piero Gemelli, Carlo Orsi, Maurizio Beucci, Maria Vittoria Backhaus, Sophie-Anne Herin, Bart Herreman, Peter Andrewartha, Efrem Raimondi, Laila Pozzo, Ottavio Maledusi).

 

Un’opportunità unica per acquisire opere di grandi autori italiani e internazionali ad un prezzo speciale per sostenere insieme un progetto a scopo benefico.

 

Durante le due settimane dell’iniziativa, da sabato 9 maggio un’intensa attività sulla pagina Instagram di “Photo Action per Torino” sarà arricchita da dirette giornaliere in cui Guido Harari e Paolo Ranzani dialogheranno a turno con diversi fotografi del progetto.

 

IN QUALE MODO SI PUÒ DARE UN AIUTO?

 

Accedendo al sito www.photoactionpertorinorino.org entro e solo fino al 21 maggio 2020, si potrà consultare l’archivio delle immagini e scegliere una o più stampe fine art donando 100 Euro ciascuna (più 10 Euro per spese di spedizione).

Le stampe saranno realizzate in formato 21x29cm (A4) su Epson Premium Luster Photo Paper da Wall Of Sound Gallery. Saranno in edizione aperta con timbro a secco, certificate con un’apposita etichetta sul retro della stampa ma non firmate né numerate.

 

L’intero ricavato della raccolta fondi “Photo Action per Torino” verrà devoluto a U.G.I. Onlus per il Fondo Straordinario Covid-19.

 

 

IL FONDO STRAORDINARIO COVID-19

 

Il Fondo Straordinario Covid-19 è destinato a sostenere le famiglie assistite da U.G.I. Onlus la cui situazione economica sia stata aggravata dall’emergenza sanitaria Covid-19 e ad erogare borse di studio per giovani medici impegnati nella unità di crisi Covid-19 della Città della Salute e della Scienza di Torino.

Il Fondo, che ha una natura straordinaria, erogherà contributi una tantum a famiglie selezionate dal Comitato Assistenza di U.G.I. Onlus su proposta della Assistente Sociale che opera all’interno della Città della Salute con particolare attenzione al reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita, diretto dalla professoressa Franca Fagioli. Quest’ultima segnalerà eventuali emergenze nell’ambito del team medico a cui destinare una borsa di studio.

 

 

 

“PHOTO ACTION PER TORINO”

 

I fotografi che hanno aderito offrendo una loro immagine a titolo gratuito:

 

Paola AGOSTI  /  Alessandro ALBERT  /  Joe ALPER  /  Marina ALESSI

Alberto ALIVERTI  / Vittoria AMATI  /  Peter ANDREWARTHA  /  Cristina ARRIGONI     Maria Vittoria BACKHAUS  / Isabella BALENA  / Mauro BALLETTI  / Erika BANCHIO    Gabriele BASILICO  / Franco BELLOMO  / Maya BEN FREJ  / Settimio BENEDUSI    Maurizio BEUCCI  / Niccolò BIDDAU  / Simone BRAMANTE  / Alberto BUZZANCA

Vittore BUZZI  /  Luca CACCIAPUOTI  /  Marianna CAPPELLI  / Franco CARLISI  Renzo CHIESA  / Lorenzo CICCONI MASSI  / Roberto CIFARELLI  / Danny CLINCH     Marco CORBO    Roger CORONA    Lucia COVI  / Mimmo DABBRESCIA 

Enrico DE LUIGI  /  Matteo FANTOLINI  /  Fulvia FARASSINO  / Barry FEINSTEIN     Franco FONTANA   Adolfo FRANZÒ /  Ugo GALASSI  /  Maki GALIMBERTI 

Maurizio GALIMBERTI    Piero GEMELLI  / Mario GIACOMELLI  /  Oberto GILI   

Gianni GREGUOLI  /  Luca GREGUOLI  /  Guido HARARI  /  Sophie Anne HERIN   

Bart HERREMAN  /  Claudio ISGRÒ  /  Raymond JACOBS  /  Art KANE 

Douglas KIRKLAND  / COSMO LAERA /  Mario LAPORTA 

LELLI e MASOTTI  / Cristina LE NOCI / Fabio LOVINO 

Uliano LUCAS / Laura MAJOLINO  /  Ottavio MALEDUSI 

Gered MANKOWITZ  /  Carlo MASSARINI  / Eric MEOLA    Margherita MIRABELLA     Cesare MONTI  /  Bruno MURIALDO  /  Patrizia MUSSA  / Zoltan NAGY  / Pino NINFA  Enzo OBISO / Joe OPPEDISANO  / Carlo ORSI / Franco PAGETTI  / Gianni PEZZANI 

Riccardo PICCIRILLO  /  Alessio PIZZICANNELLA  / Claudio PORCARELLI    

Laila POZZO  /  Francesco RADINO  /  Mauro RAFFINI   Efrem RAIMONDI 

Paolo RANZANI  /  Maurizio REBUZZINI  /  Ugo RICCIARDI  / Gabriele RIGON     Patrizia RIVIERA    Sylvie ROMIEU  /  Anna ROSATI  /  Norman SEEFF 

Roberto SERRA  /  Frank STEFANKO  /  Masayoshi SUKITA  /  Valentina TAMBORRA

Allan TANNENBAUM / Toni THORIMBERT  /  Marco TURATTI  / Franco TURCATI   Angelo TURETTA  /  Annalisa VANDELLI  /  Paolo VERZONE  /  Luciano VITI 

Robert WHITAKER  / Mattia ZOPPELLARO

 

 

Il team e i partner tecnici che a titolo gratuito hanno reso possibile il progetto:

Concept: Guido Harari, Paolo Ranzani

Coordinamento progetto: Cristina Pelissero

Progetto comunicazione: Paola Galletto

Comunicazione social: NAM Studio/Marco Corbo, Andrea Conti,

                                                       Nico Gulino, Anna Monformoso

Stampe: Cristina Pelissero/Wall Of Sound Gallery & Editions

Web design: Involucra, agenzia di marketing e comunicazione di Torino

Partner tecnici: Epson Italia

 

 

U.G.I. ONLUS

Domenico De Biasio

Michele Magri

Massimo Mondini

 

 

Link Ufficiale: www.photoactionpertorino.org

 

Instagram photoactionpertorino

 

#fotoimperfetteGAM nel segno di Helmut Newton

Alla Gam di Torino un concorso fotografico online ispirato alla grande retrospettiva dedicata a Helmut Newton Un modo coinvolgente e di indubbio interesse per proseguire nell’omaggio al grande “enfant terrible” della Fotografia del secondo Novecento.

Questo vuole essere il concorso fotografico online dedicato alla mostra “Helmut Newton. Works”, inaugurata nel gennaio scorso nelle sale del Museo di via Magenta (prodotta da “Civita Mostre e Musei” con la collaborazione della “Helmut Newton Foundation” di Berlino e curata da Matthias Harder, direttore della Fondazione) ma purtroppo, in queste settimane e al pari di ogni altra attività espositiva, non visibile al pubblico a causa dell’ emergenza sanitaria piombata anche sul mondo culturale subalpino come una “tempesta” di inaudita violenza e dai risvolti a oggi ancora assai incerti e assai poco rassicuranti.


Il tema scelto per il contest riguarda un aspetto insolito e quasi inedito della produzione di Helmut Newton (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004), messo in luce durante la conferenza stampa di presentazione della mostra dal critico della Fotografia Denis Curti, e riproposto in un videoclip pubblicato sul canale YouTube della GAM: quello della foto imperfetta.
Il grande fotografo, “oriundo tedesco con passaporto australiano e residenza a Monte Carlo” (com’egli stesso si definiva), amava infatti, da geniale “ragazzaccio” qual era, sostenere: “Spesso cerco di fare delle ‘brutte foto’. Certo non posso fare a meno di lavorare meticolosamente, ma mi piace che le fotografie sembrino sbagliate… Preferisco i colori sparati, che fanno pensare a un errore nello sviluppo… Mi capita di tenere la macchina un po’ di traverso, quanto basta perché la foto non sia troppo perfetta”. E proprio nel video della GAM Denis Curti mostra, per l’occasione, alcuni scatti di moda realizzati da Newton in cui l’orizzonte non è precisamente orizzontale. “L’imperfezione- sostiene il critico – contribuisce a rendere più credibile la fotografia e a inserire lo scatto in una dimensione di realtà”.
Agli appassionati del lavoro di Newton, agli amanti della fotografia e a tutto il pubblico della GAM si chiede quindi di pubblicare su Instagram una “foto sbagliata”, magari realizzata proprio in questi giorni nella necessaria costrizione delle pareti domestiche, con l’hashtag #fotoimperfetteGAM
Attenzione, però. Perché “foto imperfetta- avvertono gli organizzatori – non significa foto brutta”. E precisano: “L’errore deve essere sempre funzionale al racconto, volto a donare maggiore forza e carattere. Un orizzonte storto può donare dinamicità a una scena, così come un mosso creativo può renderla più drammatica. La foto tecnicamente perfetta rappresenta sicuramente uno scatto oggettivamente valido, ma l’eccessiva attenzione alle regole può facilmente produrre una fotografia sterile, fredda e poco comunicativa. L’errore voluto, al contrario, può conferire all’immagine un’anima, rendendola viva: tuttavia dietro ogni ‘errore’ deve comunque esserci una scelta ragionata e una motivazione, tenendo sempre presente che anche una spiegazione plausibile, da sola, non è sufficiente a dare maggior valore al proprio scatto.

Le foto che arriveranno saranno subito pubblicate nelle “stories” di Instagram della GAM. Infine, non appena sarà possibile riaprire il Museo, saranno stampate grazie alla collaborazione di Nikon Italia, con l’idea  di realizzare un wall dedicato all’interno degli spazi del Dipartimento Educazione, che sarà inaugurato con una grande festa!
“E ovviamente – dicono alla GAM – non vediamo l’ora!”.

Per info: GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011 o www.gamtorino.it

g. m.

Esposte al Forte di Bard le foto di natura più belle al mondo

“Wildlife Photographer of the Year 2019” Fino al 2 giugno -Bard (Aosta)

Mostre e musei sono sottoposti alle limitazioni previste dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri relativo all’emergenza sanitaria. Per le visite future seguire gli aggiornamenti legati all’evolversi della situazione

Il titolo dello scatto è “The Moment”. Realizzato dal fotografo cinese Yongging Bao, ritrae lo scontro fra un’agguerrita volpe e una terrorizzata marmotta, appena uscita dalla sua tana dopo il letargo sull’altopiano del Qinghai, in Tibet.

L’immagine è terribile. Eppure magnifica. Per la preziosità tecnica e per la capacità del fotografo di catturare, nella fatalità di un attimo, “il dramma e l’intensità della natura: il potere del predatore che mostra i suoi denti, il terrore della sua preda, l’intensità della vita e della morte scritte sui loro volti”. Giudizio assolutamente condivisibile che alla foto ha permesso di piazzarsi al primo posto nella 55esima edizione del “Wildlife Photographer of the Year” – il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra – e di essere quindi ospitata nel gruppone delle oltre cento emozionanti immagini (selezionate fra 48mila scatti provenienti da cento Paesi del mondo) vincitrici nelle diciannove categorie del Premio ed esposte, fino al 2 giugno prossimo, nell’anteprima italiana tenuta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta.

Particolarmente ricco e impegnativo l’iter espositivo, è certamente degno di particolare attenzione anche lo scatto del quattordicenne Cruz Erdman, Nuova Zelanda, premiato per la sezione Young con “Night glow”, immagine scattata durante un’immersione notturna al largo di Sulawesi, in Indonesia, raffigurante un calamaro durante il rito del corteggiamento. Tra i vincitori anche due italiani: il giovane anconetano Riccardo Marchegiani con “Early riser”, Categoria15-17 anni, e l’altoatesino Manuel Plaickner con “Pondworld”, per la categoria Behaviour: Amphibians and Reptiles.


Protagonista dello scatto di Riccardo Marchegiani é una femmina di “babbuino Gelada” in compagnia del suo cucciolo, rintracciati all’alba (insieme, colpo di fortuna assoluta) su un altopiano nel Parco Nazionale del Simien in Etiopia, dove Riccardo si era recato con suo padre e un amico. La foto di Manuel Plaickner, invece, immortala delle rane comuni in uno stagno durante il periodo dell’accoppiamento. Il fotografo ha seguito ogni primavera, per oltre un decennio, la migrazione di massa delle rane in Alto Adige.  Altri tre fotografi italiani hanno ricevuto la menzione highly commended in quanto parte delle cento immagini finaliste del concorso fotografico: Stefano Unterthiner (categoria Animals in their Environment), Lorenzo Shoubridge (categoria Behaviour: Invertebrates) e Roberto Zanette (categoria Earth’s Environments).

Gianni Milani

“Wildlife Photographer of the Year 2019”
Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II 85, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Fino al 2 giugno
Orari: giorni feriali 10/17 – sab. dom. e festivi 10/18; lun. chiuso. Dal 2 marzo l’apertura è prolungata di un’ora

***

Nelle foto
– Yongging Bao: “The Moment”
– Cruz Erdman: “Night glow”
– Riccardo Marchegiani: “Early riser”

Fotografia e pittura in accoppiata al MEF

“Costellazioni umane” / “The Golden Harp”. gli scatti di Massimo Vitali e le opere di Nebojsa Despotovic

Fino al 5 luglio  – Ai più è noto soprattutto come “il fotografo delle spiagge”. Luoghi non luogo, “posto ideale – dice lui – dove osservare la società”. Tanto che dal 1995, quando inizia la sua “Beach Series” in giro per il mondo, di panorami balneari ne ha realizzati, a oggi, più di duemila. “Nei miei scatti – dice ancora – c’è l’Italia degli ultimi vent’anni”. Messa a nudo – o quasi – in ogni senso. Donne e uomini, bambine e bambini, giovani e diversamente giovani e poi gli ombrelloni, i lettini, le sdraio, i costumi colorati, le tavole da surf, le rocce, gli scogli e l’azzurro terso del mare e del cielo; geometrie di corpi e oggetti dal “sapore di mare” cristallizzati, in un click che dura l’irrepetibile spazio di un attimo o in appostamenti che rincorrono le ore, nel parossismo di descrizioni così minuziose e dettagliate da sembrare quasi improbabili teatrini, messi in piedi da un regista tanto bravo quanto meticoloso all’eccesso. Ma il fotografo comasco Massimo Vitali, classe 1944, cui il MEF-Museo Ettore Fico di Torino dedica, fino al 5 luglio prossimo, una suggestiva personale, dal titolo perfetto di “Costellazioni umane” e curata da Andrea Busto direttore del MEF, non è solo questo. Più in generale, i suoi lavori ben rispondono nella loro complessità alla definizione perfettamente calzante di “paesaggi umani contemporanei”. Una trentina le opere esposte al Museo di via Cigna, documentanti venticinque anni di un’intensa e prestigiosa carriera; opere dal “formato extra large”, in cui l’artista si sbizzarrisce all’inverosimile e molla i freni alla sua incontenibile, giocosa predilezione per i grovigli e le voluminose masse di persone. Vere e proprie “costellazioni umane”. Le spiagge, dunque, ma anche le discoteche, i raduni musicali, le folle vocianti radunate in spazi pubblici gremiti fino all’ultimo centimetro: “immagini catturate da un occhio algido e preciso per quantità di dettagli e particolari illustrati”, scrive Busto, paragonandole alla certosina descrittività delle vedute di un Canaletto e di molt’altra pittura settecentesca. Mirabili in tal senso, in “Carcavelos Pier Paddle”, il tuffo acrobatico del ragazzino immortalato sulla sinistra della foto, così come in “Kappa Futur Festival” il sollevamento del giovane sulla sedia a rotelle e braccia al cielo da parte di un pubblico in totale esaltante delirio. Fermi immagine. Casuali. Voluti. Attesi. In ogni caso autentici colpi di genio.

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In contemporanea alla mostra di Vitali, il MEF ha inaugurato anche la personale “The Golden Harp” dedicata all’artista serbo Nebojsa Despotovic (Belgrado, 1982), curata sempre da Andrea Busto e visitabile anch’essa fino al 5 luglio prossimo. Tele di forte impatto emozionale, quelle del giovane Despotovic propongono storie non poco inquietanti collocate “in un mondo senza tempo – precisa Busto – senza precisi riferimenti al nostro vissuto” dove tutto sembra appartenere “a un momento infinito nella grande commedia della vita”. A piene mani, l’artista fa incetta, visiva e mnemonica, di immagini recuperate da un ricco patrimonio iconografico, collettivo e personale, che fa di ritagli di giornale, vecchie fotografie, enciclopedie, libri e manuali scolastici carichi di tempo, il punto di partenza della sua pittura. Su quel materiale lavora con vigorosa tensione di segno e colore, ricreando storie ingiallite dagli anni e riproposte in narrazioni pittoriche che sono sintesi perfetta di “mondi e poetiche altrui”. Dalle figure folli e disperate di Bacon, alle tinte smorzate e al senso di profondo disagio del fiammingo Tuymans, non meno che all’ansiogeno intreccio di illusione e realtà ricreato nelle opere di Gerhard Richter. O ancora, sostiene Busto, dal “mondo erotico di Scipione” fino alla “materia sovrapposta di Picabia”. Con richiami finanche al cinema neorealista o a suggestivi “amarcord” felliniani (i personaggi in costume) e a “tutta la derisione del mondo borghese di Bunuel”. Maestri d’arte, su cui Despotovic ricrea passo passo il proprio personalissimo mondo pittorico.

Gianni Milani

 

“Costellazioni umane” / “The Golden Harp”

MEF- Museo Ettore Fico, via Cigna 114, Torino; tel. 011/853065 o www.museofico.it

Fino al 5 luglio

Orari: dal merc. alla dom. 11/19

 

Nelle foto

– Massimo Vitali: “Riccione Black Bikini”, 1997
– Massimo Vitali: “Carcavelos Pier Paddle”, 2016
– Nebojsa Despotovic: “Your Love keeps the gates safe”, 2019
– Nebojsa Despotovic: “Riposo (Golden Harp)”, 2019

“Helmut Newton. Works”: una grande retrospettiva

La GAM di Torino dedica la mostra all’“enfant terrible” della Fotografia del secondo Novecento

Fino al 3 maggio

La fama da “cattivo ragazzo” della Fotografia se l’è coccolata negli anni come vera manna, non casuale, piovuta dal cielo. Sempre.

E sempre l’ha accudita – e impreziosita attraverso una tecnica di assoluta eccellenza – con compiacente, narcisistica generosità. Del resto “bisogna sempre essere all’altezza – era lui stesso a dichiararlo – della propria cattiva reputazione”. Un principio, almeno sul piano professionale, cui Helmut Neustadter, in arte Helmut Newton (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) fu sempre fedele, seguendo – senza mai perdere in stile ed eleganza ed ironia – il gusto della deliberata provocazione e dell’irriverente sfida alle convenzioni, attraverso cui disorientare l’osservatore, diviso fra compiacimento alle stelle e biasimo beghino, ma pur sempre attratto da immagini iconiche, bellissime nella costante armonia di luci e composizione, diventate “storia” della grande Fotografia del secondo Novecento.

Per alcuni un genio inarrivabile che ha saputo elevare il nudo fotografico a forma d’arte assolutamente indiscutibile, per altri un “misogino” i cui scatti hanno spesso superato i confini dell’accettabilità introducendo nella fotografia di moda “elementi di sado-masochismo, voyeurismo e omosessualità”, a Newton (“oriundo tedesco, con passaporto australiano e residenza a Monte Carlo”) la GAM di Torino dedica l’apertura della stagione espositiva 2020 con una retrospettiva di forte impatto suggestivo, promossa da “Fondazione Torino Musei” e prodotta da “Civita Mostre e Musei” con la collaborazione della “Helmut Newton Foundation” di Berlino. 68 sono le opere esposte a documentazione della lunga carriera dell’artista, secondo un progetto saggiamente esaustivo curato da Matthias Harder, direttore della Fondazione a Newton dedicata e aperta a Berlino nel 2004, poco dopo l’improvvisa morte dello stesso fotografo.

In parete troviamo immagini che “sfuggono – afferma lo stesso Harder – a qualsiasi classificazione… apportando eleganza, stile e voyeurismo nella fotografia di moda, esprimendo bellezza e glamour e realizzando un corpus fotografico che continua a essere inimitabile e ineguagliabile”. Si va dagli anni Settanta con le numerose copertine per “Vogue” (“La moda è stata – diceva Newton – il mio primo desiderio, sin da ragazzo. E, ovviamente, volevo diventare un fotografo di Vogue”), fino all’opera più tarda con il ritratto per “Vanity Fair” di Leni Riefenstahl, fotografa attrice e regista di Hitler, ritratta nel 2000 – alla soglia dei cent’anni – e fermata nella stupefacente grandiosità di un’immagine che cattura i segni ancora percettibili di una remota bellezza, impietosamente tormentata dagli sberleffi del tempo.

Accanto, altri numerosi ritratti a personaggi famosi, miti del Novecento, fra i quali un Andy Warhol colto in un attimo di inquietante relax (omaggio al “Cristo” del Mantegna?) e pubblicato nel 1974 su “Vogue Uomo”, Gianni Agnelli (1997) fermato in una geniale inquadratura di profilo dal basso verso l’alto e un’Alba Parietti tutta riccia e tutta nuda colta di spalle in un giardino della precollina subalpina (gli unici due e così diversi torinesi presenti in mostra); per proseguire con Paloma Picasso munita di “sinistro” monocolo e con l’ambigua e misteriosa Debra Winger (1983), fino a Claudia Schiffer (1992) fasciata in abito rosso che pare cucito a pelle, appoggiata provocante al muro di una stradina di Mentone e alla nuvola bianca di fumo “che si fa sipario” all’immagine fascinosa e maliarda (non c’è data) di Marlene Dietrich, accanto alla quale Newton riposa nell’area ebraica del Cimitero di Friedenau a Berlino.

Delle importanti campagne fotografiche di moda, troviamo invece esposti alla GAM alcuni servizi realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler nel 1998, oltre a una serie di fotografie, ormai iconiche, per le più note riviste di moda internazionali, pensate studiate e scattate nei luoghi più impensati e improbabili: dalla suite di un hotel super lusso, a banali minimaliste perfino ansiogene periferie urbane fino al garage del condominio in cui viveva a Monte Carlo, con modelle e auto parcheggiate, disposte a formare un suo personalissimo “dialogo visivo”. Al centro di tutto le donne. Soprattutto le donne. I corpi statuari. Il trionfo della carne, dell’eros. La grande bellezza e la divertita ironia. In una percezione del tutto singolare e neanche poi tanto bizzarra. Lui stesso ricordava: “Per me il massimo è stata Margaret Thatcher: che cosa c’è di più sexy del potere?”.

Gianni Milani

 

“Helmut Newton. Works”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 3 maggio

Orari: dal mart. alla dom. 10/18, lun. chiuso

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Nelle foto
– “Rushmore”, Italian Vogue, 1982 /Caption Helmut Newton Estate
– “Andy Warhol”, Vogue Uomo, Paris 1974 / Caption Helmut Newton Estate
– Una sala espositiva. Ph. Giorgio Perottino
– “Debra Winger”, Los Angeles 1983 / Caption Helmut Newton Estate
– “Claudia Schiffer”,Vanity Fair, Menton 1992 /Caption Helmut Newton Estate
– “Marlene Dietrich”, Hollywood /Caption Helmut Newton Estate