Il 16 dicembre sapremo chi è il segretario del Pd piemontese. Non che da ciò dipendano le sorti della nostra regione. Qualcosa comunque fa. Mauro Marino ha incassato l’appoggio di Mercedes Bresso zarina, probabile ricandidata alle Europee. Se eletta finirà il suo mandato a 80 anni. La rottamazione di renziana memoria ha assestato un altro duro colpo. La zarina sceglie Nuova Società per l’ investitura ufficiale del Nostro. Nessuna sorpresa visto che Michele Paolino vero deus ex machina del giornale è da decenni braccio destro del Marino, prima Alleanza per Torino poi della Margherita e nel PD in quota Bindi e poi renziano. G li amori giovanili non si scordano mai. Così Nuova Società dopo essere stata ed essere fustigatrice dell’ignavia pentastellata può diventare organo ufficiale del partito di renziana osservanza. Questa volta si vota e si parla poco se non niente. Il torinesissimo Cesare Damiano ritira la candidatura appoggiando Zingaretti già appoggiato da Piero Fassino, defilato sulle cose torinesi ma sempre vigile su ciò che avviene a Roma. Richetti aveva già rinunciato ed ecco il recupero di Giachetti. Ascari in zona Cesarini. Vecchio radicale per ora famoso per aver perso con la Raggi ed avere apostrofato gli anti renziani: avete la faccia come il c… Indubbiamente persona di spessore che un po’ ci fa rimpiangere Marco Minniti. Ma contro i mulini a vento non si può nulla quando il vento tira. Matteo Renzi non è uno scherzo. Sta dividendo anche i suoi (forse) invitandoli nel marciare separati per colpire duro, dopo e insieme. Martina e Del Rio mai fuori dal Pd. Giachetti ed Ascari vediamo che succede e la Boschi e Lotti prima andiamo ed è meglio per tutti. Il Toscanaccio si gode lo spettacolo. E il nostro Marino? Vedrà come andranno le cose. Probabile che vinca ma non certo. Paolo Furia da Biella ce la mette tutta. Mille incontri. Non sempre affollatissimi. Ma pur sempre incontri giusto per non lasciar nulla di intentato. Encomiabile nel buttarla in politica. Verso un popolo frastornato. Un popolo in cerca se non di un messia di un leader con idee chiare ma soprattutto un leader con un certo consenso. E il consenso si misurerà dai voti. Ad oggi tanti candidati, fin troppi. Con la probabilità che nessuno raggiungerà il 50 %.Anche per questo Marco Minniti ha lasciato perdere. Altro che primarie. Una notte dei lunghi coltelli. Una notte senza un apparente perché. Eppure il governo gialloverde dovrebbe dargli una mano. Sono in disaccordo su tutto. Sono solo d’accordo sul dirsi di non essere d’accordo su nulla. Ma il Pd coerente con se stesso continua nel non darsi le risposte necessarie per capire che cosa vuole essere.Per ora accontentiamoci del 16 dicembre quando sapremo chi sarà segretario del piemontese. Nel mentre la fam. Gallo e Mauro scaldano i motori per mobilitate le proprie truppe. Difficile stabilire quanti andranno a votare. Facile prevedere che non ci saranno le folle oceaniche. Probabile ipotizzare trionfanti dichiarazioni dei capataz piddini: “In fondo siamo l’ unico partito che quando sceglie chiede il parere ai propri iscritti”. Ma quando qualcosa si ripete stancamente senza un vero perché perde efficacia. Tanti candidati danno l’impressione di un partito litigioso e non unito. Litigano perché non vanno d accordo. Separarsi consensualmente? Sembrerebbe troppo semplice ma decisamente logico. Coppie litigiose dopo le separazioni, dopo sono diventate ottimi amici. Tra i motivi della loro saggezza ci sono anche i figli. Mi sembra una similitudine pertinente. In un partito il tutto é più complesso. Indubbiamente. Oramai il maggioritario puro è un lontano ricordo. E piangere sul latte versato è inutile. Un problema di contenuti ed anche di forme politiche per ritornare a fare politica. Due partiti del centro sinistra. Proprio cosi. Ma le cose più semplici e logiche sono il più delle volte le più difficili da realizzare.
Patrizio Tosetto