ARTE- Pagina 72

Quando l’arte fotografa l’arte. 1967 – 1977: formidabile quel decennio!

In mostra a “CAMERA”, la collettiva “La rivoluzione siamo noi” e la personale “Ketty La Rocca. Se io fotovivo”

Fino al 2 ottobre

Era il 1970. Michelangelo Pistoletto aveva 37 anni, un bel barbone nero (e aveva già dato il via alla rivoluzione dei “Quadri specchianti”, così come dei “Plexiglass”, degli “Oggetti in meno” e delle prime opere con gli stracci), quando in piazza Castello a Torino, il leggendario Paolo Mussat Sartor, allora fotografo 23enne, già in corsa per la documentazione della più eroica stagione dell’“Arte Povera”, lo immortalava con aria minacciosa, un ombrello spianato in avanti a mo’ di spada (o che altro?) e in punta… un’ardimentosa rosa. Già, proprio una rosa!. Foto di improbabile, ma acuta singolarità “scattata – racconta lo stesso Pistoletto in una recente intervista – quando la bellezza del ‘fare l’amore, non fare la guerra’ si stava tramutando in una politica aggressiva. Avevo quest’ombrello in mano, mentre si stava parlando delle armi, della guerra e dell’aggressione e così l’ho usato un po’ come un’arma di pace, portando in evidenza questa rosa”. Bella pensata. Sta di fatto che quella foto scattata più di cinquant’anni fa è diventata oggi (e a ragione) l’immagine guida della mostra “La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967 – 1977” ospitata, fino al prossimo 2 ottobre, negli spazi di “CAMERA” a Torino, insieme alla personale dedicata a Ketty La Rocca (La Spezia, 1938 – Firenze, 1976) dal titolo emblematico – sul modo di intendere l’arte fotografica – di “Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967 – 1975”. Due grandi mostre per l’estate 2022 di “Camera doppia”.


Rassegne che intendono raccontare l’effervescente clima di quegli anni, fra sperimentazione, ricerca ed invenzione di nuove forme artistiche: anni rivoluzionari in ogni ambito, che la fotografia racconta attraverso scatti divenuti iconici. L’arte che fotografa l’arte.

Curata da Ludovico Pratesi (e organizzata e promossa da “Archivio Luce Cinecittà” in collaborazione con “CAMERA”) la prima mostra si propone di raccontare la strabiliante evoluzione dell’arte in Italia dal 1967 al 1977. Il tutto, attraverso 150 immagini provenienti dagli archivi delle Gallerie e di fotografi del calibro di Claudio Abate, Mimmo Jodice, Paolo Pellion, Paolo Mussat Sartor, Bruno Manconi e Fabio Donato. Cantori “necessari” (per l’offerta di “visibilità”) ad artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti e Jannis Kounellis, attraverso i quali l’arte usciva dalla cornice del quadro per invadere il mondo, “entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei”; in anni in cui i galleristi e i critici italiani aprivano le porte agli artisti “internazionali più estremi” dallo “sciamano” Joseph Beuys a Hermann Nitsch alla “nonna della performance artMarina Abramovic. Ed ecco allora Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion raccontare l’avventura dell’“Arte Povera” a Torino, nelle Gallerie “Sperone”, “Tucci Russo” e “Christian Stein”, mentre Claudio Abate documenta la scena artistica della capitale, con le mostre e le “azioni” alla Galleria “L’Attico” e nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese (1973), con la partecipazione di artisti internazionali europei e americani, da George Segal a Robert Rauschenberg, da Ben Vautier a Christo. A Napoli il ruolo di primo piano è della “Modern Art Agency” di Lucio Amelio e autentico “genius loci” è Mimmo Jodice, uno dei maggiori fotografi italiani della seconda metà del secolo scorso, presente in mostra.

Una cinquantina sono invece le opere esposte a firma di Ketty La Rocca, artista (prematuramente scomparsa, fra i maggiori esponenti della “poesia visiva”) in una personale curata da Raffaella Perna e Monica Poggi, in cui si pone in chiara evidenza il bisogno e la volontà dell’artista spezzina di fare della sua arte un banco di indagine relativamente al rapporto fra fotografia e parola, gesto e linguaggio. Attraverso una rielaborazione di immagini iconiche, intrecciate alla scrittura (ricorrente il suo “you”), come quella che ritrae Fidel Castro, o le cartoline dell’“Archivio Alinari”, l’artista reinterpreta con la propria calligrafia la storia della fotografia del Novecento in chiave del tutto personale. Interessante  anche il mito del viaggio, capovolto in chiave ironica con i cartelli stradali della performance “Approdo”, in una commistione fra arte e vita. Che diventa appunto il suo “fotovivere”.

Gianni Milani

“La rivoluzione siamo noi” e “Ketty La Rocca. Se io fotovivo”

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 2 ottobre

Orari: dal merc. alla dom. 11/19

Nelle foto:

–       Paolo Mussat Sartor: “Michelangelo Pistoletto”, Torino, 1970

–       Fabio Donato: “Andy Warhol e Joseph Beuys”, Galleria Lucio Amelio, Napoli, 1980

–       Ketty La Rocca: “Fidel Castro”, 1974/Michelangelo Vasta

–       Ketty La Rocca. “Autostrada A1 per Firenze Nord”, 1967/Michelangelo Vasta

Il difficile viaggio dei migranti nelle fotografie di Stefano Stranges

“Il confine della libertà”

In mostra nella Precettoria di “Sant’Antonio di Ranverso”

Fino al 12 settembre

Buttigliera Alta (Torino)

La location è ideale. Monumento nazionale dal 1883, appartenente oggi all’“Ordine Mauriziano” e tipico esempio di gotico d’oltralpe, fondata nel XII secolo (su volere del conte Umberto III di Savoia) dall’Ordine Ospedaliero di “Sant’Antonio di Vienne” per accogliere i malati ma anche i viaggiatori e i pellegrini che percorrevano la via Francigena, la “Precettoria di Ranverso”, a Buttigliera Alta, si presta infatti alla perfezione (nell’intento di rimarcarne le origini) ad ospitare le toccanti fotografie dei migranti – e di tutto il loro carico di dolore, sofferenze e speranze – scattate dal fotoreporter Stefano Stranges per la mostra “Il confine della libertà”. Una quarantina gli scatti esposti (estratti da un progetto fotografico in cinque tappe), attraverso i quali Stranges – fotografo e fotoreporter italiano indipendente, da anni attratto, dopo gli inizi nel mondo della moda, dalle tematiche sociali più problematiche del Pianeta – ripercorre la rotta migratoria dalle porte d’Europa (Lesbo, Lampedusa, Leros) ai confini italiani per chi arriva dalla rotta balcanica (Trieste), per poi approdare in Francia, attraverso il vicino valico alpino di Briançon, dove continua il viaggio dei migranti. Tratto da alcuni reportages fotogiornalistici, realizzati dal febbraio 2020 al marzo 2022 e pubblicati su riviste nazionali e internazionali, “il tema viene affrontato – dicono gli organizzatori – non solo dal punto di vista delle persone che migrano da luoghi di conflitto, carestie e violazioni dei diritti umani, ma anche da chi affronta il problema sul campo, come i tanti volontari e i tanti attivisti presenti al confine italo-francese”. Alla “Precettoria di Ranverso”, la mostra documenta, attraverso scatti in cui il racconto si fa struggente veicolo di forti emozioni, un percorso che da anni porta l’artista a stretto contatto con le più inumane ingiustizie del nostro mondo. Di mondi a sé. Invisibili ai più. Dove l’urlo della tragedia spesso annulla la forza della speranza. E di destini ignorati pur anche nei loro esiti finali di drammatica, perfino incredibile, verità. In giro per il mondo, Stranges ha immortalato lo sfruttamento legato alla produzione degli strumenti tecnologici, gli abitanti del Congo nelle miniere di “coltan”, l’immensa discarica tecnologica del Ghana, in un reportage che lo ha portato ad essere premiato con diversi riconoscimenti internazionali e a diventare argomento di una talk al “TEDx di Rovigo 2019”. Ha trattato, inoltre, la questione dell’infanticidio di genere nelle aree del sud dell’India e quella delle problematiche ambientali nel nord dello Zimbabwe in una lunga collaborazione con l’“Ong Terre des Hommes”. Alcune sue fotografie fanno parte della collettiva “Exodus”, mostra che nel 2019 ha ricevuto la “Medaglia d’oro al valore sociale” dal presidente della Repubblica.

Erin viene dalla Florida, ha 32 anni. Da alcuni mesi si è trasferita in Romania con la famiglia, in un paese a 3 ore dalla frontiera di Siret. Da circa una settimana è qui al confine ucraino con l’associazione della chiesa avventista ADRA. ” Tenere in braccio questi bambini mi fa sentire meno in colpa per aver lasciato i miei 3 figli” mi confida Edrin.

Numerose le riviste su cui Stefano Stranges ha pubblicato e pubblica i suoi reportages: da “Rolling Stone”, al “Millenium” del “Fatto Quotidiano”, a “Reporterre Jesus Magazine”, ad “Africa”, fino a  “Il Manifesto”, “La Stampa”, “La Repubblica”, “Left Magazine”, “Famiglia Cristiana” e “Inside over”. I suoi lavori sono stati esposti in varie mostre, personali e collettive, in Italia e in Europa. “Ciò che rende il mio lavoro una emozione – racconta Stranges – non è sempre legato a una pubblicazione importante. Non è legato all’aspetto economico, effimero. Vi sono arricchimenti più forti: il magnifico aspetto umano”.

Gianni Milani

“Il confine della liberta”

Precettoria di “Sant’Antonio di Ranverso”, Sant’Antonio di Ranverso – Buttigliera Alta (Torino)

Fino al 12 settembre

Per info e prenotazioni: tel. 011/9367450 o www.ordinemauriziano.itranverso@ordinemauriziano.it

Nelle foto:

–       “Lesbo”, 2020

–       “Confine di montagna”, Francia, 2020

–       “History at thr edge of the war”, 2020

Al via il Barolo Fashion Show

 Festival internazionale delle Arti Visive a  Barolo, Alba e La Morra

Barolo, Alba e La Morra faranno da sfondo al Barolo Fashion Show, il festival internazionale delle Arti Visive giunto alla sua settima edizione. Si tratta di un viaggio tra arte, design, moda e fotografia che risulta incentrato sulla tematica degli obiettivi dell’Agenda 2030. Si svolgerà dal 9 all’11 settembre la rassegna “Human First”, di design ecosostenibile, moda, arte e fotografia nelle terre patrimonio dell’Unesco.
La tre giorni, patrocinata dalla Regione e dal Consiglio Regionale del Piemonte, dal Comune d’Italia e Barolo, può contare sul sostegno della Fondazione CRC, dell’Ente Turismo Langhe-Roero e Monferrato e del supporto della CNA di Cuneo e di tanti altri sponsor e partner tecnici.
“Il festival internazionale delle arti visive Barolo Fashion Show si conferma un evento culturale di primaria importanza a livello regionale – spiega il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniele Valle – in quanto capace di attirare un pubblico sia locale sia internazionale. Simili iniziative, soprattutto se organizzate con il coinvolgimento di realtà estere, sono fondamentali per la valorizzazione turistica dei nostri territori. Risultano un importante volano per l’economia e la cultura locali”.
La kermesse internazionale sarà densa di spettacoli, convegni, concorsi per giovani designer e prevede l’inaugurazione di ben due eventi espositivi: Bacchanalia, mostra personale di Sophie Dickens, pronipote del romanziere britannico Charles Dickens, curata da Gio’ Gatto. Sarà inaugurata il 10 settembre prossimo alle 17 e avrà luogo nel “Wi-Mu-Museo del Vino”, presso lo storico Castello Falletti di Barolo, dal 10 settembre al 2 ottobre. D/SIGN-Percorsi sarà inaugurata il 9 settembre prossimo alle 18.30 presso il Museo Civico “F. Eusebio” di Alba e durerà fino al 2 ottobre prossimo, con un percorso espositivo curato da Romano Di Giusto, che condurrà il visitatore dai grandi designer del Novecento alle più innovative espressioni di green design.
I valori quest’anno sottesi ad ogni iniziativa del Barolo Fashion Show sono la sostenibilità e l’inclusione, che saranno tratti caratteristici anche dei due eventi espositivi Bacchanalia di Sophie Dickens, elevato esempio artistico di upcycling, e D/SIGN, prima mostra di design ad Alba, capace di diffondere la conoscenza delle forme più innovative del Green Design. Si tratta di un piccolo contributo per costruire un mondo migliore: ecodesign, arte da oggetti destinati a diventare rifiuti, moda ecosostenibile e fotografia saranno i protagonisti di questa edizione del Festival, con un costante riferimento ai valori e agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il Festival può annoverare anche una stretta collaborazione con prestigiosi enti nazionali, tra cui la Camera della Moda della Sardegna, la South Italy Fashion Week e internazionali quali il Politecnico Istituto di Design di Wenzhou che, nel 2019, ha ospitato sedici giovani designer italiani selezionati dal BFS al Festival Internazionale dei nuovi Talenti e l’Angina (Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese).
Oltre alla Cina, il Festival ha intessuto rapporti con la Romania (dal 2021 risulta partner del Transilvania Fashion Contest), con la Danimarca, essendo partner dell’iniziativa StyleSnipe, a sostegno dei giovani talenti europei nel settore del design, con il Canada, attraverso la partnership con l’Istituto di Design di Toronto.
Sabato 10 settembre prossimo alle 18.30, presso la Sala Consiliare del Castello “Falletti” di Barolo, si terrà una tavola rotonda sul tema “Turismo green come leva di valorizzazione dei territori”, alla presenza di numerosi sindaci e amministratori locali italiani e francesi.
Venerdì 9 settembre, alle 17, presso la Sala convegni Fenoglio di Alba, Franca Giusti, consigliere dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, condurrà il dibattito “Percorso di Green Design, materie naturali e senso artistico, materie artificiali e riuso funzionale”, alla presenza di imprenditori, architetti e designer del settore.
Sabato 10 settembre, alle 16.30, presso la Sala Convegni del Castello Falletti di Barolo, si terrà inoltre il dibattito su “Re art: l’upcycling come frontiera dell’arte che provoca il cambiamento”, con il coinvolgimento degli artisti Sophie Dickens, Gio’ Gatto e il gallerista Giancarlo Cristiani. Il culmine del Festival sarà rappresentato dalla serata a ingresso libero prevista sabato 10 settembre, a partire dalle 21.30, dal titolo “Hypnotic 2022-The Fashion’s Gate”, in cui il pubblico verrà intrattenuto nella piazza Falletti di Barolo con musica e arte, presentate sotto una veste accattivante, inclusiva e al tempo stesso innovativa.

Mara Martellotta

Una nuova casa per i dieci anni di “Flashback Art Fair”

In Borgo Crimea, a Torino, nasce “Flashback Habitat” aperto, con iniziative culturali le più varie, tutto l’anno

Un bel regalo per il suo decennale. Dopo il “Pala Alpitour”  e la “Caserma” di via Asti, “Flashback Art Fair” (la Fiera dove “l’arte è tutta contemporanea”, come da sempre recita il suo claim) spegnerà infatti, quest’anno, le sue prime dieci candeline inaugurando un nuovo importante spazio nel quartiere di Borgo Crimea, in corso Giovanni Lanza al civico 75, a Torino, in quella che nell’Ottocento fu la villa del noto banchiere Luigi Marsaglia e che, dal 3 al 6 novembre prossimi, ospiterà l’attesa “Fiera d’Arte” diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe ma che, fra i suoi obiettivi, vanta anche quello ben preciso – e assai importante – di tenere le porte aperte tutto l’anno. “Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee”: questo il progetto e il nome (per esteso) della nuova location, sede delle attività dell’“Associazione Flashback”, un grande hub culturale, nato con l’obiettivo di dare nuova vita a un immobile inutilizzato, che oggi rinasce grazie allo strumento urbanistico dell’uso temporaneo deliberato dal Comune di Torino e a un accordo stipulato da “Flashback” con il “Gruppo Cassa Depositi e Prestiti”, cui appartiene l’intera area. Sotto la direzione artistica di Alessandro Bulgini (artista di origini tarantine ma torinese d’adozione ed ideatore del progetto “Opera Viva Barriera di Milano”“Habitat” concretizza l’intento di “far entrare l’arte – afferma Bulgini – nella quotidianità di ciascuno di noi e di ridare vita a quanto è stato dimenticato, trascurato, siano esse opere, luoghi o persone”. L’idea è da sposare, ma non semplice. Non semplice, poiché innesca un processo di rinnovamento urbano in Borgo Crimea che ha l’obiettivo di rigenerare più di 20mila metri quadri di spazio attualmente in disuso dato in concessione all’Associazione e immerso in una grande e area verde, dalle enormi potenzialità espositive. Cui, a partire dagli anni Venti, si sono aggregati altri quattro edifici che hanno ospitato l’ “Istituto Provinciale per l’Infanzia e la Maternità (IPI)” e successivamente la sede della “Provincia di Torino”“Borgo Crimea – sottolineano Ginevra Pucci e Stefania Poddighe – è un quartiere nato con un’anima duplice, da un lato la collina dall’altro il fiume Po, da un lato le proprietà nobiliari dall’altro l’attività dei lavandai, un quartiere dove la natura conserva ancora un importante ruolo di spartiacque”. E dove appaiono ancor oggi necessari interventi di aggregazione sociale che proprio attraverso seri e coraggiosi progetti di attività culturali possano arrivare ad acchiappare lo scopo. “Il termine ‘habitat’ indica il posto – ancora Bulgini – dove ‘abitiamo’, dove viviamo e cresciamo, quel luogo inserito in un ecosistema dove interagiamo tra di noi e l’ambiente che ci circonda; ‘Flashback Habitat’ vuole essere proprio quell’ambiente dedicato all’arte e alla cultura dove sviluppiamo la nostra creatività e troviamo quel nutrimento essenziale per l’anima, un luogo parte di un ecosistema aperto, proteso verso le relazioni, uno spazio sia espositivo che di formazione con studi, laboratori, sale di consultazione e di produzione, perché è proprio attraverso la multidisciplinarietà che si crea un luogo dove fruire dei contenuti, crearne e imparare, dove incontrarsi, discutere e far vibrare energie creative, anche dedicando un’area all’incontro, alla ristorazione e all’acquisto e consultazione di libri”“Flashback si riafferma quindi – conclude – come un format innovativo anche nella scelta della sede, concentrandosi sulla capacità di guardare a ciò che già esiste, a ciò che è stato trascurato per ribadirne l’esistenza e la forza, esportando lo stesso modus operandi che è stato il tratto distintivo sia della fiera d’arte antica e moderna che delle attività nelle periferie”. E mentre si lavora alla sistemazione del nuovo quartier generale di corso Lanza, in attesa del via alla “Fiera” (il 3 novembre prossimo), si tirano le somme certamente positive degli ultimi anni, con il numero dei visitatori arrivato ad oltre 18mila nel 2021 e il numero degli espositori che quest’anno toccano quota 50 adesioni.  Il che, ancora una volta, consolida l’evento come un “unicum” nel panorama italiano delle fiere d’arte.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Da sin. Alessandro Bulgini, Stefania Poddighe, Ginevra Pucci

–       “Flashback Habitat” esterni

Torino Musei, gli appuntamenti della Fondazione

9 – 15 settembre 2022

 

 

VENERDI 9 SETTEMBRE

 

Venerdì 9 settembre

稍息 RIPOSO! CINA 1981-84. Fotografie di Andrea Cavazzuti

MAO – apre la mostra

Il MAO è lieto di ospitare la mostra fotografica “稍息 Riposo! Cina 1981-84. Fotografie di Andrea Cavazzuti”, esposizione promossa dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino. Il progetto espositivo inaugura una nuova fase di collaborazione fra il Museo e l’Università di Torino, che coinvolgerà in particolare le discipline di studio sull’Asia, con un ampio ventaglio di proposte culturali e formative.

Il titolo dell’esposizione, “稍息 Riposo!”, richiama quegli anni quasi sospesi, in cui il paese prendeva fiato dopo la fine di un periodo drammatico e prima che iniziasse la corsa tumultuosa verso la modernità.

In occasione dell’esposizione, al Museo d’Arte Orientale saranno esposte oltre 70 immagini in bianco e nero scattate in Cina fra l’81 e l’84, che saranno messe in dialogo con alcune opere delle collezioni del MAO, in un contrappunto capace di stimolare riflessioni inedite e fornire nuove chiavi di interpretazione per leggere l’opera di Cavazzuti e comprendere una Cina che sta scomparendo.

Ingresso incluso nel biglietto di accesso alle collezioni.

SABATO 10 SETTEMBRE

Sabato 10 settembre ore 15

IL PALAZZO DELLE MADAME REALI

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours: biografie e ruoli che sono stati oggetto di mostre e focus che, nella visita proposta, occuperanno nuovamente un interessante spazio di approfondimento. Il percorso infatti fornirà una visione generale della collezione conservata in museo, focalizzando l’attenzione sugli anni in cui le due famose Reggenti qui vissero. La visita si concentrerà sulle opere maggiormente a loro legate: ritratti, oggetti, mobili e scelte decorative in linea con la moda del tempo, traduzioni locali e rielaborazioni delle maggiori influenze provenienti dalle corti europee che gli artisti del tempo seppero cogliere con sapiente maestria. Una visita che getta uno sguardo mirato e attento a un importante periodo storico del palazzo.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

Sabato 10 settembre ore 16.30

I FASTI DEL BAROCCO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Entrare in museo per essere accompagnati in una visita che garantirà un’ampia descrizione concentrata su un periodo ben definito: il Barocco. I fasti dell’epoca sono evidenti, roboanti, splendenti: è un vero e proprio linguaggio di lusso che rappresenta la magnificenza della Torino di Sei e Settecento. Filo rosso del racconto saranno gli artisti di corte, i viaggi, il gusto per il collezionismo e, in generale, la passione e la consapevolezza del potere dell’arte. Sarà possibile, infatti, ammirare capolavori quali le tele di Orazio Gentileschi, Bartolomeo Caravoglia, Sebastiano Conca: alcuni dei nomi di spicco esposti nelle sale auliche del museo. Opere che costituivano i sontuosi sistemi decorativi dei palazzi della nobiltà sabauda e della dinastia regnante, convergendo in un racconto iconografico tutto da scoprire.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

DOMENICA 11 SETTEMBRE

 

Domenica 11 settembre ore 15

DA CASTELLO A MUSEO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Palazzo Madama è un sito che si trasforma nei secoli. In origine fu porta romana facente parte della cinta muraria, poi divenne fortezza medievale e castello dei principi d’Acaia, proseguendo quale residenza delle due Madame Reali e divenendo successivamente la sede del primo Senato Subalpino. Dal 1934 assume un nuovo ruolo: si inaugura la sede del Museo Civico d’Arte Antica con un patrimonio che vanta oltre 70.000 opere. La visita guidata rivela ogni aspetto di questo articolato percorso, scandendo ogni passaggio che, nei secoli, in questo luogo si è verificato. Architettura, arte e apparati decorativi, passando dalla struttura agli arredi: venti secoli di storia senza interruzione, nel centro della città.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

Domenica 11 settembre ore 16.30

VENTI DAL NORD. L’INFLUSSO DELL’ARTE FIAMMINGA IN PIEMONTE

Palazzo Madama – visita guidata tematica

I territori del ducato sabaudo, situati a cavallo delle Alpi, nel XV secolo rappresentano il punto di incontro fra le esperienze artistiche locali e quelle del Nord. Qui le novità introdotte dagli artisti borgognoni e fiamminghi non passarono inosservate. Partendo dal Coro di Staffarda e soffermandosi su alcuni tesori conservati nella Sala Acaja, i visitatori verranno proiettati dalla “sfera magica” del Gotico Internazionale di Giacomo Jacquerio e di Jean Bapteur per proseguire con il “più moderno” mondo rinascimentale rappresentato da Giovanni Martino Spanzotti, Defendente Ferrari e Ambrosius Benson. Ad arricchire il percorso non solo opere dipinte, ma anche sculture, miniature e oggetti preziosi, nell’ottica di assaporare le varie declinazioni dell’Ars nova fiamminga nei diversi campi artistici.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

MERCOLEDI 14 SETTEMBRE

 

Mercoledì 14 e 21 settembre ore 16.30

IL GIARDINO AROMATICO: TRA STORIA E BOTANICA, MITI E LEGGENDE

Palazzo Madama – due appuntamenti con il curatore botanico Edoardo Santoro

Due chiacchierate all’ombra e al fresco della pergola nel Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama per scoprire curiosità e aneddoti di quattro piante aromatiche, che hanno fatto la storia e che continuano a essere largamente coltivate e usate in ambito alimentare, erboristico e cosmetico: lavanda e menta, artemisia e salvia sono le protagoniste degli incontri in giardino per il mese di luglio.

Mercoledì 14 settembre ore 16.30Lavanda e Menta

La lavanda italiana, il “lavandin” francese o la “English Lavender”: che differenze ci sono e che viaggio hanno fatto le lavande in Europa? Mente acquatiche, di bosco e dei prati, sono più di 30 solo quelle presenti in Italia. Parleremo di vini medicamentosi per curare il mal di testa e antiche ricette di sciroppi alle erbe, oltre che degli aspetti di coltivazione e dei trucchi per crescere piante sane e rigogliose.

Mercoledì 21 settembre ore 16.30Artemisia e Salvia

Artemisia è l’assenzio ma anche genepì, canfora o dragoncello. Di salvie nel mondo ce ne sono oltre 900, una diversa dall’altra, ma noi utilizziamo solo la Salvia officinalis; con una rapida e facile analisi botanica scopriremo di più su queste piante che, proprio per la grande varietà, ci consentono di sfruttare portamenti, fogliami e fioriture di ogni tipo per il giardino e il balcone.

Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ per la visita guidata

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Al Santuario di Oropa e a Biella, le monumentali opere di Daniele Basso

“Le pieghe dell’anima”

Fino al 18 settembre

Oropa (Biella)

A presentazione della mostra, le parole illuminanti (che ben introducono al complessivo significato dell’esposizione) dello scrittore e poeta americano John Updike: “L’arte moderna è una religione assemblata con i frammenti delle nostre vite quotidiane”. Parole lucide pur nella loro voluta complessità, sulla scorta delle quali possiamo addentrarci con maggiore serenità negli spazi ospitanti, fino al prossimo 18 settembre, le grandiose sculture (alcune superano i tre metri d’altezza) in acciaio a specchio lucidato a mano collocate ai 1.159 metri di altitudine del complesso monumentale (sito UNESCO) del Santuario di Oropa. Creature d’arte piena che raccontano quelle “pieghe dell’anima” (come suggerisce il titolo) che quotidianamente ci portano a ragionare sul senso mistico del Creato, sui sottintesi, i dubbi, le paure che “piegano” la linearità dei nostri giorni: “espressione fisica del cambiamento, del movimento, della vita”.  Così racconta lo stesso artista, Daniele Basso. Origini moncalieresi ma assolutamente biellese d’adozione (palmarés di tutto rispetto, tre Biennali di Venezia, mostre in Italia e all’estero, opere in alcune delle più importanti istituzioni museali, pubbliche e private, internazionali), Basso presenta a Oropa nove opere, in un percorso (curato da Irene Finiguerra) che coinvolge prevalentemente lo spazio esterno al Santuario, ma anche altre parti della struttura aperte al pubblico proprio in occasione della mostra. Rassegna che ci pone di fronte a cifre stilistiche di convinta e meditata contemporaneità – artigiana e singolare in quei lavori in metallo lucidato a specchio – in dialogo con la solenne sacralità del luogo, circondato dall’anfiteatro naturale delle montagne: l’effetto e il contrasto seducono. Fin dall’entrata al Santuario Mariano.

Posizionati  nel piazzale basso e in quello antistante la Basilica Superiore, ecco “Boogyeman” (la paura – “L’uomo nero” delle favole) affrontato da “Ikaros” (il coraggio, l’aspirazione al volo): metafore fra le debolezze e le aspirazioni di ognuno, “le due sculture definiscono l’intero percorso della mostra come alfa e omega, principio e fine di questo viaggio”. Opere di grande, industriale maestria. In cui la materia si piega a giochi figurali di imponente surreale creatività (Henry Moore docet?) perennemente in bilico fra casualità ed intelletto. L’iter prosegue nella Basilica Antica, con il blu“Cristo Ritorto”, di plastica lineare bellezza, mentre sotto al colonnato, mirabile è il falco “Achill” dal “mistico volo”, che per certi versi e con uno sforzo di fantasia, che pure non mi pare del tutto fuori luogo, ci riporta alla celebre “Maiastra”, l’uccello mitico ossessione di Constantin Brancusi, senza però concedersi alla pura essenzialità della forma raggiunta invece dall’artista rumeno. La realtà non cede ancora il passo all’astrazione. Che invece troviamo abbozzata nelle opere “Frame” allocate nella Biblioteca, aperta al pubblico in occasione della mostra; opere volutamente incompiute (fra cui una versione in acciaio della “Venere di Milo”) che ci obbligano ad un processo di astrazione e fantasia creativa per dare forma completa alle immagini.

Da segnalare anche il “Re Leone” e la “Blue Vierge” nelle stanze del “Museo dei Tesori” e nella “Manica di Sant’Eusebio”, espressione di (vera?) “regalità e potere” il primo e reinterpretazione dell’“ex-voto” come sentimento potente di riconoscenza, la seconda. In un continuo variegare di forme “specchianti” che sono “riflessioni sulla contemporaneità”, dal Santuario la mostra di Basso scende nella città di Biella, dove prosegue in varie sedi: nel “Palazzo del Governo” (Prefettura) con l’esposizione di “Bimbo Faber” (omaggio al mondo dell’eccellenza artigiana e industriale italiana), in “Biblioteca Civica” e presso il “Museo del Territorio Biellese” con le opere “Aureo” e “Aureo jr” (realizzate nel 2016 quale simbolo di “Officina della Scrittura-Museo del Segno e della Scrittura” di Torino). Nel cortile interno di “Palazzo Ferrero” e in “Palazzo Gromo Losa”, la rassegna si chiude con l’opera di straordinario vigore plastico “Hic Sunt Leones”, mai esposta prima, così come le opere della serie “Ironman Frame”, ispirate al supereroe della “Marvel Comics”.

Gianni Milani

 

 

“Le pieghe dell’anima”

Santuario di Oropa (Biella); tel. 015/25551200 o www.santuariodioropa.it

Fino al 18 settembre

Orari: tutti i giorni, secondo gli orari di apertura del Santuario

Nelle foto:

–       “Boogyeman”, 2019, Ph. Maurizio Bacci

–       “Achill”, 2015

–       “Cristo Ritorto”, 2021, Ph. Andrea Taglier

–       “Hic Sunt Leones”, 2022. Ph. Stefano Ceretti

Palazzina di Caccia di Stupinigi: I vestiti dei Principini

Domenica 4 settembre, ore 15.45

Una visita guidata per famiglie alla scoperta della moda di corte

 

 

“I vestiti dei Principini” è una passeggiata tra le sale della Palazzina di Caccia di Stupinigi per scoprire i particolari della moda di corte tra crinoline, gorgiere, busti e parrucche.

Nei ritratti dei principini, i bambini sono vestiti come dei piccoli adulti: il loro abito, infatti, indica quello che diventeranno da grandi. Fino ai tre o quattro anni non c’è differenza fra gli abiti dei principi e quelli delle principesse: entrambi portano un vestitino lungo, che sembra una vera e propria fasciatura, con in testa una cuffietta. I maschi, poi, vengono ritratti con in mano delle armi (frustino, lancia, spada), mentre le femmine hanno in mano ghirlande o mazzi di fiori. Nella visita guidata per famiglie si impareranno a riconoscere questi e altri particolari degli abiti dei piccoli abitanti della Palazzina.

 

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Prezzo visita guidata: 5 euro, oltre il prezzo del biglietto

Biglietto: 12 euro intero; 8 euro ridotto

Gratuito minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Durata della visita: 1 ora circa

Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente

Info e prenotazioni: 011.6200634

 

Inizio settembre alla Fondazione Torino Musei

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AGENDA APPUNTAMENTI 

2 – 8 settembre 2022

 

SABATO 3 SETTEMBRE

 

Sabato 3 settembre ore 15

TRA GOTICO E RINASCIMENTO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Un itinerario che offre la possibilità di conoscere le collezioni del museo, traendone una visione d’insieme. Previa presentazione generale delle opere custodite a Palazzo Madama, la visita rivolgerà un particolare focus all’arte gotica e rinascimentale. Ci si soffermerà quindi sul Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, sulle opere dell’artista borgognone Antoine de Lonhy, per poi continuare con artisti quali Martino Spanzotti e Defendente Ferrari.

È un’occasione per conoscere il Museo Civico d’Arte Antica di Torino con uno sguardo rivolto ai secoli XV e XVI, quando il Rinascimento e le nuove correnti artistiche raggiunsero il territorio e diedero spunti nuovi a un Nord-Ovest pronto ad accogliere le importanti novità.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Sabato 3 settembre ore 16

THE REINCARNATION OF KHENSUR RINPOCHE

MAO – proiezione nell’ambito della mostra Il Grande Vuoto

Choenzey è un monaco di 47 anni che vive in un monastero tibetano nel sud dell’India. Il suo maestro spirituale, Khensur Rinpoche, è morto da quattro anni e, secondo la credenza tibetana, presto si reincarnerà. È però responsabilità di Choenzey, in quanto suo discepolo più stretto, trovare la reincarnazione e prendersene cura. Il film segue la ricerca di Choenzey e la sua scoperta di un bambino di 4 anni birichino ma simpatico, riconosciuto dal Dalai Lama e dall’Oracolo di Stato tibetano come la sua reincarnazione. Senza sentimentalismi, il film coglie il commovente rapporto che si sviluppa tra l’ex discepolo e il suo giovane maestro.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

Sabato 3 settembre ore 16.30

AI PIEDI DELLA TORRE

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Un itinerario insolito all’interno di Palazzo Madama: vi racconteremo la storia di un’architettura straordinaria, che ancora oggi possiamo leggere osservando i diversi elementi costruttivi e decorativi dell’edificio, per proseguire attraverso una passeggiata nel Giardino Botanico Medievale ai piedi della torre. Un vero e proprio angolo verde, le cui prime testimonianze risalgono al 1402, periodo in cui furono avviati i lavori di ingrandimento dell’edificio per volere di Ludovico principe d’Acaia. Grazie ai documenti conservati all’Archivio di Stato si è potuto ricostruire il giardino nella forma e nell’inserimento di piante e erbe, presenti nei diversi trattati dell’epoca. Avremo modo di percorrere e approfondire le diverse parti di cui è composto: dall’hortus (orto) al viridarium (bosco e frutteto) fino al iardinum domini (giardino del principe).

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

DOMENICA 4 SETTEMBRE

 

Domenica 4 settembre

IL GRANDE VUOTO

MAO – chiude la mostra

Quello di vuoto, di vacuità, è un concetto centrale per la dottrina buddhista: il vuoto non è solo l’istante che precede la nascita di tutte le cose, ma è anche il vuoto finale, la liberazione di tutti gli esseri senzienti a un livello cosmico. All’opposto di quanto accade nelle tradizioni culturali e filosofiche europee, dove il termine “vuoto” porta con sé una connotazione negativa che la avvicina a idee nichiliste e alla mancanza o privazione, per il buddhismo la vacuità ha una connotazione positiva legata in ultima istanza al raggiungimento della consapevolezza, ovvero alla comprensione che la vita, con i suoi continui mutamenti, è impermanenza e interdipendenza, poiché tutto esiste solo in relazione all’altro. Capire questo, e quindi liberarsi dalla sofferenza della vita, si risolve in una dimensione di pace assoluta (nirvana): è qui che si rivela l’essenza del Buddha, che non è divinità, ma appunto Vuoto.

L’esposizione “Il grande Vuoto. Dal suono all’immagine” è dedicata proprio a questi concetti: la mostra vuole offrire al pubblico un’esperienza multisensoriale particolarmente coinvolgente ed è anche un segno forte di speranza per un futuro che si rivela incerto e sconfortante.

 

Domenica 4 settembre ore 15

DA CASTELLO A MUSEO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Palazzo Madama è un sito che si trasforma nei secoli. In origine fu porta romana facente parte della cinta muraria, poi divenne fortezza medievale e castello dei principi d’Acaia, proseguendo quale residenza delle due Madame Reali e divenendo successivamente la sede del primo Senato Subalpino. Dal 1934 assume un nuovo ruolo: si inaugura la sede del Museo Civico d’Arte Antica con un patrimonio che vanta oltre 70.000 opere. La visita guidata rivela ogni aspetto di questo articolato percorso, scandendo ogni passaggio che, nei secoli, in questo luogo si è verificato. Architettura, arte e apparati decorativi, passando dalla struttura agli arredi: venti secoli di storia senza interruzione, nel centro della città.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

Domenica 4 settembre ore 16.30

ORO, ARGENTO, BRONZO: RIFLESSI METALLICI

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Il metallo e la sua lavorazione è il protagonista della passeggiata guidata tra gli oggetti d’arte di raro pregio del museo. Sguardi rivolti verso oggetti luccicanti da scoprire insieme, partendo dal Tesoro di Desana, per passare a sala Acaia, dove il famoso cofano del Cardinale Guala Bicchieri offre mille spunti da raccontare, e proseguendo tra le vetrine degli smalti limosini. Bronzo, ottone…si fa presto a dire metallo di fronte al reliquiario di San Maurizio, un capolavoro di tecnica completamente rivestito da lamina in argento decorata a sbalzo. Quali sono le differenze fra i vari tipi di leghe e materiali? Ceselli e bulini: quali sono gli strumenti utilizzati? Sono solo alcune delle curiosità che sveleremo durante la visita guidata.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 4 settembre ore 18.30

CONCERTO DI KYOSHINDO PER IL GRANDE VUOTO

MAO – performance nell’ambito della mostra Il Grande Vuoto

Taiko contemporaneo.

I membri del collettivo KyoShinDo praticano lo studio delle percussioni giapponesi taiko e delle arti tradizionali giapponesi presso il KyoShinDo Taiko Dojo situato sulle alture dell’Appennino ligure fin dal 2004. Il KyoShinDo ha un approccio davvero unico all’arte del taiko. Incorporando il karate in questa già spettacolare arte performativa, rielabora lo stile tradizionale in una forma innovativa tramite ritmiche d’avanguardia, spingendo i limiti del taiko in un contesto nuovo e contemporaneo. Costruttori dei tamburi che suonano, hanno partecipato a numerosi festival ed eventi in Italia, Giappone, Germania, Francia, Qatar, Oman, Arabia Saudita, Malta.

Prenotazione obbligatoria alla mail eventiMAO@fondazionetorinomusei.it

I biglietti sono disponibili in museo e comprendono l’ingresso in mostra.

Biglietto singolo: 15 € | Ridotto studenti: 10 €

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Il bacio nell’arte, romanticismo e passione

“Il bacio è immortale. Viaggia da un labbro all’altro, da secolo a secolo, di età in età” diceva Guy de Maupassant, da tela a tela potremmo aggiungere, per mano di quegli artisti che hanno voluto ritrarre la magia, la passione e l’incanto del gesto più romantico di sempre. Nella vita di ognuno di noi il bacio rappresenta il suggello di una passione desiderata, di un amore sognato e sofferto, il momento in cui tutto si avvera e la storia ha inizio. Nei musei di tutto il mondo possiamo ammirare opere d’arte famose che raccontano il bacio attraverso immagini e forme, colori e ombre facendoci rivivere così le emozioni   degli innamorati ritratti, degli amanti dipinti, dei corpi raffigurati che si sfiorano appena. Tra i più famosi Il Bacio di Gustav Klimt, dipinto nel 1907 ed esposto a Vienna presso l’Osterreichische Galerie. Colori, mosaici, fiori e il corpo dei due amanti diventano una cosa unica, una fusione multicromatica. Gli Amanti di Magritte, dipinto nel 1928, è stato realizzato in duplice copia, uno si può contemplare alla National Gallery of  Australia e l’altro al MOMA di New York. Quest’opera parla di amore fisico puro, il panno bianco sui volti racconta di un amore a cui non servono molte parole, ma paventa, allo stesso tempo, la mancanza di comunicazione nella coppia. L’autore esprime   un interesse in ciò che è nascosto, ciò che il visibile non ci mostra. Francesco Hayez ha dipinto probabilmente, nel 1859, il quadro più famoso dedicato al bacio. Esposto a Milano alla Pinacoteca Brera, fu il simbolo del romanticismo nell’800. Morbido e teneramente appassionato, racchiude l’attimo di una effusione lieta ma anche di sofferenza per un imminente distacco, l’uomo ha un piede sul gradino, sta per andare via. Il Compleanno di Marc Chagall, dipinto nel 1915, racconta un gesto di quotidianità allegra e festosa di due giovani che festeggiano il compleanno di lei. Un mazzo di fiori, due corpi che lievitano, un bacio, la sorpresa ma anche la normalità, romantica e lieve. Il quadro è a New York al Museum of Modern Art. Due ragazzi che si baciano, una storia tragica, un amore contrastato, due famosi protagonisti: Romeo e Giulietta sono ritratti invece, nel 1844, da Sir Francis Bernard Dicksee. L’autore invita all’armonia e alle cose che ci fanno stare bene, l’amore è una di queste. Al National Museet for Kunst di Oslo troviamo l’opera di Munch Il Bacio con la Finestra, del 1892. I corpi sono fusi ma non c’è tenerezza né gioia, si esprime forte il dubbio tra il desiderio di amare e la paura dell’amore. Come non citare inoltre i famosi Ettore e Andromaca di De Chirico , la passione cubista nel Bacio di Picasso, Bacio a Venezia di Depero, A letto di Toulouse-Lautrec e inoltre le bellissime sculture di Canova Amore e Psiche e Il Bacio di Rodin.

Maria La Barbera

 

La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare. Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso.

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

Articolo 9. La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Il Liberty al Cimitero Monumentale
Il Cimitero Monumentale, un tempo chiamato Cimitero Generale, si trova a Nord della città, in una zona non lontana dalla Dora Riparia, nell’area del Regio Parco. Nel 1827 la città di Torino ne deliberò l’edificazione decidendo di situarlo lontano dal centro abitato, in sostituzione del piccolo cimitero di San Pietro in Vincoli, nel quartiere Aurora. L’opera si poté attuare grazie alla donazione di 300 mila lire piemontesi del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Aperto nel 1828, su progetto dell’architetto Gaetano Lombardi, con disegno a pianta quadrata dagli angoli smussati, il Monumentale fu presto ingrandito con una parte aggiunta a cura dell’architetto Carlo Sada Bellagio, collaboratore di Pelagio Palagi e vincitore del concorso per la realizzazione della chiesa dedicata al primo vescovo torinese, San Massimo. Seguirono poi necessari ampliamenti, e negli anni tra Ottocento e Novecento l’alta società borghese di Torino affidò a celebri scultori il mandato per la costruzione di imponenti edicole funerarie, a solenne affermazione del prestigio raggiunto dalle singole famiglie. Proprio l’estetica Liberty, sintesi raffinata di natura, tecnica e arte, riuscì ad interpretare il compianto pietoso verso il defunto, delineando il triste tema della morte attraverso pure ed efficaci metafore di una grande arte funeraria.

Tra le opere che possiamo visionare in rigoroso e rispettoso silenzio vi è il Monumento Porcheddu, dedicato al grande ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu, che ha introdotto in Italia la tecnica delle costruzioni in cemento armato. Figura essenziale per l’imprenditoria torinese, alla sua impresa si devono imponenti opere, quali l’immenso Stadium del 1911 (demolito nel 1946), il progetto dello stabilimento Fiat Lingotto del 1922, il Ponte Risorgimento a Roma. Il monumento, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino e dal decoratore Giulio Casanova, è composto da un semplice sacello marmoreo su cui è posto un corpo femminile, lievemente ricoperto da un lenzuolo che ne lascia scoperto il volto e che scivola appena oltre i bordi del sepolcro. Da una parte e dall’altra di questo, quattro figure femminili, due per ciascun lato, vegliano il feretro: quelle che stanno dal lato del capo porgono su questo le mani un poco rialzate come in segno di protezione, dall’altro lato una delle due donne veglia sul corpo con il capo reclino e l’altra alza il braccio sorreggendo una lampada. La compostezza delle figure lascia trasparire una sobrietà di sapore classico, nei gesti, nei panneggi, nella postura, mentre un delicato senso di pietas avvolge con intensità l’intera struttura compositiva. Sullo sfondo compare una particolare croce con tralci stilizzati di rose nella parte verticale e motivi dorati nel lato orizzontale. Al centro della croce una corona di rose bianche è posta intorno all’inquadratura dorata con la scritta “IHS” (sigla intesa come “Gesù salvatore degli uomini”, ma in realtà è la trascrizione latina abbreviata del nome greco di Gesù). Sulla volta del portico che accoglie il gruppo scultoreo, un cielo stellato d’oro mosaicato su fondo blu inquadra una grande croce.

Un’altra opera che richiama la mia attenzione in questo luogo di assordante silenzio è il Monumento Kuster, realizzato da Pietro Canonica nel 1921. Esso mostra una figura femminile con abito succinto che, inarcando la schiena, si solleva con il busto in posa quasi teatrale, ed emerge da un giaciglio posto di fronte ad una croce. I suoi lunghi capelli sono scompigliati dal vento che gonfia anche un drappo posto sulla croce e agita le foglie morbidamente rappresentate sulla bronzea stele verticale. Tra le note di tristezza e di intenso pathos, vi aleggia in primo piano la spettacolarità della scena, la figura si pone come la “divina” del cinema muto, la nuova arte che nei primi anni del Novecento andava affermandosi in città.La protagonista del Monumento Roggeri è una fanciulla inginocchiata e piegata dal dolore, le mani le coprono il volto, e i capelli fluenti e raccolti dietro il capo le scendono fin oltre la schiena. Il lungo abito, movimentato dal panneggio di morbide linee, scende e si posa sul basamento in travertino e in parte lo ricopre. La nota di un patire intenso e irrefrenabile è il messaggio che viene dalla donna che, inginocchiata e chiusa al mondo, sembra pregare, tormentata da un affanno senza fine. Su di un lato, si intravvede appena la firma di O.Tabacchi, allievo di Vincenzo Vela, al quale succederà nella cattedra di scultura presso l’Accademia Albertina di Torino.

È ancora un’altra fanciulla ad essere al centro della composizione funebre del Monumento Maganza, posta tra colonnine in marmo verde Roja, una giovane dal volto delicato, da cui traspare una espressione affranta; una sottile tunica le avvolge lieve il corpo esile, ha un’acconciatura alla moda, con i capelli corti, il volto, appena piegato e reclinato sulla mano sinistra, sembra voler trasmettere un messaggio di triste rimpianto. Alle spalle, marmorei tralci di fiori e, dietro, la croce. Soffermiamoci ancora sull’opera che si trova sulla sinistra, entrando dall’ingresso principale del Cimitero. Si tratta di un gruppo statuario che comprende una figura velata da un ampio panneggio, rappresentata mentre sta per avvolgere in un abbraccio simbolico una giovane figura femminile in piedi, con le braccia abbandonate lungo il corpo e il capo reclinato su una spalla. Dal basamento crescono steli e boccioli di rosa che paiono voler avvolgere i corpi sovrastanti: si tratta di una sintesi di decorazione Art Nouveau, completata dalla dedica dei committenti. L’opera fu eseguita da Cesare Redduzzi, scultore affermato e insegnante di scultura presso l’Accademia Albertina, più noto ai Torinesi come l’autore dei gruppi scultorei allegorici: l’arte, il lavoro, e l’industria, collocati nel 1909 a coronare le testate verso corso Moncalieri del ponte dedicato a Umberto I.
Moltissimi sono i monumenti funebri di squisito gusto Liberty davanti ai quali sarebbe opportuno soffermarsi, e numerose le figure femminili modellate con l’estetica della Nuova Arte, o che, con il loro atteggiamento da “dive” affrante del cinema muto, sorvegliano le anime di chi non c’è più e accompagnano silenziose gli sguardi di chi le va a trovare.

Alessia Cagnotto