ARTE- Pagina 6

Pio Carlo Barola, percorso di un artista

La rassegna antologica, nel castello di Casale Monferrato, è uno splendido omaggio all’intero percorso artistico di Pio Carlo Barola, pittore e incisore con all’attivo prestigiose esposizioni accompagnate da entusiastiche recensioni di importanti critici tra cui Albino Galvano, Raffaele de Grada, Angelo Dragone oltre a incisori famosi quali Remo Wolf, Andrea Disertori e Francesco Tabusso.

Con originalità e stile personale Barola è riuscito, affidandosi ad una tecnica sperimentata di linea e colore, a conciliare molteplici suggestioni dell’arte del passato con le avanguardie storiche e le provocazioni dell’arte contemporanea. Avvolte in un sottile divertimento, che a sua volta Albino Galvano definì “scanzonato”, si armonizzano tra loro linee liberty avvolgenti e decorative accanto allo svettante dinamismo futurista, colori fauves accanto a chiaroscuri luministici come nella trasposizione del “S.Girolamo” di Caravaggio trasferito ai giorni nostri con un pacchetto di sigarette e un orologio al polso a simbolo di memento mori. Interessante anche il dipinto “omaggio a Zurbaran”, a cui toglie sacralità e misticismo secentesco risolvendolo nel clima novecentesco del realismo magico.

Da rilevare il suo grande impegno come organizzatore, insieme ad Antonio Barbato e a Gianpaolo Cavalli, riguardo la Biennale di grafica ed ex libris che da tempo si svolge con successo nella sala Chagall del castello Paleologo di Casale Monferrato.

Giuliana Romano Bussola

Marciano: “I SuOni delle ParOle OnOmatOpee a tre dimensiOni”

Giovedì 7 novembre presso la residenza universitaria CStudio inaugura alle 18.30 la mostra

L’Auditorium del CStudio presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo di via Ariosto 9 a Torino ospiterà  la mostra “ I SuOni delle parOle OnOmatOpee a tre dimensiOni” di Antonio Marciano. Verrà inaugurata  il 7 novembre prossimo alle 18.30. L’esposizione, curata da Ermanno Tedeschi, comprende una ventina tra disegni e quadri realizzati con i celebri chiodini pixelart di Quercetti. Si tratterà  di un’occasione, oltre che per vedere l’esposizione,  anche per conoscere uno spazio splendido e nuovissimo nel cuore della città.

“Le opere – racconta il curatore Ermanno Tedeschi- hanno un  carattere educativo e sono incentrate sul segno grafico  e sull’importanza della comunicazione della diversità  e disabilità,  in quanto  l’artista stesso utilizza i chiodini a causa di una malattia che ne limita il movimento,  tanto da essere costretto su una sedia a rotelle. Oltre alle onomatopee Antonio Marciano rappresenta anche i supereroi, protagonisti dei fumetti che, con i loro superpoteri, riescono a superare le avversità  e rispecchiano l’artista, che si sente un po’ supereroe tutti i giorni e ha una duplice identità: quella non comune viene tenuta ben celata sino a quando non si mette in mostra. I chiodini di Quercetti diventano un pennello nelle sue mani e ogni chiodino rappresenta una pennellata di colore. Solo vedendoli accostati gli uni agli altri si ottiene la visione di insieme, un divisionismo estremamente moderno e materico”.

L’intento di Marciano non è  quello di fare un gioco o di legarsi semplicemente all’immaginario infantile.  L’interesse artistico  è  legato alla gestualità  dell’infilare i chiodini, rituale che elogia il lento scorrere del tempo come cura per alleviare la frenesia del quotidiano. Attraverso queste opere Marciano esprime la voglia di essere vivo e di appuntare la realtà e bloccarla sulla tavola con i chiodini.

“Le persone avvicinandosi- spiega l’artista Antonio Marciano – e percorrendo le lunghe linee dei chiodini risentiranno i colori punto a punto  e faranno quei pensieri  brevi e gioiosi come quando spunta un fiore. Vorrei che le mie opere permettessero all’osservatore una piccola fuga spirituale, per non dimenticare l’importanza delle cose che hanno una forza e una bellezza straordinaria pur essendo semplici, temporanee e fugaci “.

Secondo alcuni studi l’utilizzo regolare del gioco dei  chiodini Quercetti rappresenta una formidabile ginnastica motoria per la mano e si è scoperto che attraverso la mano e il chiodino colorato si possono avere ripercussioni benefiche sul cervello avvantaggiando le nostre abilità linguistiche. Questo è lo scopo dei laboratori e workshop che affiancheranno la mostra e coinvolgeranno gli studenti della vicina scuola elementare, gli ospiti dello studentato e la cittadinanza che vorrà partecipare.

Ingresso gratuito prenotazione obbligatoria 

antoniomarciano75@gmail.com

associazione.acribi

a@gmail.com

Mara Martellotta

Uomo e natura… la pace possibile

Al “Castello di Rivoli”, le opere di venti artisti, collocate in oltre quarant’anni di storia dell’arte, raccontano la possibile, fattiva collaborazione fra uomo e natura

Fino al 23 marzo 2025

Rivoli (Torino)

L’arte, mediatrice di pace e condivisione fra essere umano e mondo naturale. E’ questo il principio (e la speranza) che sta alla base della grande rassegna “Mutual Aid– Arte in collaborazione con la natura”, ospitata, fino a domenica 23 marzo del prossimo anno, nella “Manica Lunga” del “Castello di Rivoli”. Prima mostra curata dal nuovo direttore, Francesco Manacorda, in collaborazione con Marianna Vecellio, l’esposizione intende esplorare il concetto di “mutuo appoggio” (come da titolo) e la possibile collaborazione creativa fra “esseri umani” e “natura”, attraverso la concreta proposta di suggestive, “improbabili” (eppur reali) esperienze di una ventina di artisti e dei loro “collaboratori non umani” che hanno affrontato il tema dagli anni Sessanta ad oggi. Ad ispirare la mostra sono le tesi contenute nel saggio “Il mutuo appoggio. Un fattore d’evoluzione” del filosofo “libertario” russo Pëtr Kropotkin (1842–1921), che, contrariamente ai discepoli del “darwinismo sociale” (giustificanti l’oppressione del più forte sul più debole), sosteneva la vita umana ed animale “essere prevalentemente basata sulla cooperazione e sulla solidarietà piuttosto che sulla lotta”.

Linea di pensiero che troviamo pienamente applicata nella mostra di Rivoli. A partire dalle imponenti “tele” di Vivian Suter (Buenos Aires, 1949) volteggianti nel vuoto della “Manica Lunga” a mostrare tutte le ferite e le tracce profonde, diventate cifra pittorica, lasciate dalle battenti piogge tropicali e dai segni fissati dal passaggio “disattento” e ripetuto degli animali. Opere che sfidano il “concetto di autorialità” esclusivamente umana. “L’esposizione – sottolinea Francesco Manacorda – attingendo a diversi linguaggi espositivi come il video, la pittura, il suono, l’installazione e la scultura, esplora infatti visioni che cercano nuove modalità di collaborazione con altre specie, trasformando la ‘Manica Lunga’ del ‘Castello’ in un organismo ‘vivente’ dove opere e processi naturali cooperano alla realizzazione di una vera e propria mostra vivente”. La natura crea e offre stimoli di ricerca all’artista. Il loro è un lavoro realizzato in piena collaborazione. Dove la mano e la mente dell’uomo positivamente accolgono suggerimenti, li accarezzano, li denunciano, li compongono e ricompongono nella fantasiosa attualità di opere su cui è d’obbligo fermarsi a riflettere con partecipata attenzione. Ecco allora Aki Inomata (Giappone, 1983) trarre ispirazione dalle modalità di costruzione delle dighe proprie dei castori euroasiatici, realizzando a mano e con una macchina da taglio automatica sculture in legno ricalcanti forme simili a quelle prodotte dai tenaci roditori semiacquatici.

Fra i grandi “pionieri” della “Land Art”, troviamo poi Giuseppe Penone (Garessio, 1947) che a Rivoli espone le opere della serie “Alpi Marittime”, fra cui la potente scultura “Trattenere 24 anni di crescita”, dove l’intervento artistico su un tronco di albero di noce magnificamente fonde in un sol corpo processi umani e naturali di forte intensità. E mutuo scambio. Che arriva al culmine in quel“Le lâcher d’escargots”  installazione ambientale (2009) in cui Michel Blazy (Monaco, 1966) coinvolge delle “lumache” che percorrono un tappeto lasciando scie che ricordano le intersezioni della pittura astratta. Lumache e lucertole, farfalle e fiori e insetti. Tutto collabora nell’artistica ricostruzione di un “Creato” da preservare. E l’elenco degli artisti impegnati in questa sorta di “miracolosa” profetica missione s’infittisce con nomi gravitanti nell’ambito di un’avanguardia artistica, ma anche politico-sociale (“Land” e “Pop Art”) in cui troviamo figure più o meno storiche dall’ungherese Agnes Denes all’argentino Tomàs Saraceno e alla brasiliana Maria Thereza Alves fino all’egiziano Nour Mobarak con opere plastiche dove il micelio di un comune fungo dai mille colori trasforma le sculture in organismi viventi “che mutano, decompongono e si ricompongono”.

E l’iter prosegue, dal torinese Renato Leotta all’americano Robert Smithson (solo per citarne alcuni) fino a concludersi con l’opera (2023) “The sun eats her children” di Precious Okoyomon (Londra, 1993), in cui una serra tropicale accoglie farfalle e piante velenose in un policromo paesaggio decisamente surreale e d’impronta onirica. Sempre in un’ottica di “mutua collaborazione”! Che non solo produce ingegnose pagine d’arte, ma che pure viaggia attenta a non tradire quella “natura”, non leopardianamente “matrigna”, ma sfatta e indispettita (questo sì!) dai continui inaccettabili soprusi umani.

Gianni Milani

“Mutual Aid – Arte in collaborazione con la natura”

Castello di Rivoli, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel.011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 23 marzo 2025

Orari: dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: Aky Inomata “How to Carve a Sculpture”, 2018 (ph. Eisuke Asaoka); Giuseppe Penone “Trattenere 24 anni di crescita”, bronzo, 2020; Michel Blazy “Le lâcher d’escargots”, lumache e moquette marrone, 2009; Precious Okoyomon “The sun eats her children”, fiori, terra vulcanica, farfalle, scultura di orso in resina, 2023

“Rock Art – il primitivo del sogno”, libro e mostra dell’artista Teresa Maresca

Nella cornice di Diagon Hall, nella giornata di domenica 3 novembre, si sono svolte la presentazione del volume “Il primitivo del sogno” e la mostra intitolata “Rock Art – il primitivo del sogno” della quotata artista Teresa Maresca. L’incontro è stato moderato da Gian Giacomo Della Porta, alla presenza del poeta, traduttore, scrittore e critico teatrale Roberto Mussapi.

La serata, che ha visto la partecipazione di un pubblico attento e appassionato, si è svolta attraverso un dialogo tra Teresa Maresca e Gian Giacomo Della Porta sulle origini dell’uomo e le prime rappresentazioni su roccia, magiche e intrise di una pura religiosità non confessionale poiché prive di fonti o ispirazioni artistiche alla base. Il libro di Teresa Maresca si esprime attraverso un contenuto paradossale: ripercorre le origini per parlare intensamente del presente e del prossimo futuro. Vi è in queste pagine la necessità da parte dell’artista di recuperare un patrimonio di interazione e dialogo tra uomo e natura che nel tempo è andato perdendosi. Il pubblico è stato inviato a riflettere sul momento in cui un albero, un sasso oppure l’acqua hanno smesso di possedere in noi quell’energia che chiamiamo anima, e che ora ci espone all’illusione considerarci padroni della natura e onnipotenti di fronte ad essa. Hanno fatto da cornice alla serata due splendi poesie inerenti al tema scritte e interpretate da Roberto Mussapi, una incentrata sulla figura dell’australopiteco Lucy e l’altra intitolata “Lettera dall’età della pietra”.

Mara Martellotta

 

 

“Equilibrio spirituale tra luci e forme”, Rabarama alla galleria Malinpensa by La Telaccia

Dall’8 al 23 novembre prossimi, curata da Monia Malinpensa

L’artista, ricca di un’energia instancabile e di un lessico formale decisamente personale, è capace di trasmettere all’osservatore una tematica di forte valenza simbolica, sociale e psicologica altamente rappresentativa. Ogni personaggio vive attraverso una dinamicità spaziale di originale interpretazione che travalica l’aspetto estetico. È un linguaggio di straordinaria energia vitale che si evolve, impreziosito costantemente da una profonda interiorità che conquista lo spettatore dal di dentro, perché da esso si libera un incredibile senso della vita umana. L’essere umano acquista una profonda intensità dello sguardo e una notevole luce spirituale, diventa pura espressione di sensazioni e stati d’animo.

Rabarama conduce una ricerca assoluta in cui il processo emotivo e quello concettuale sono dominanti nel suo iter creativo, tanto da trasformare la materia in pura emozione. Le sue sculture bronzee, nate da un’interpretazione di indiscutibile impegno progettuale, sono l’evidente risultato di un grande valore artistico, culturale, e di un significato esistenziale ricco di studi e contenuti. Rabarama plasma la materia e colma gli spazi interiori dell’uomo con una ricchezza d’animo autentica. È un’artista capace di dar vita alle sue opere, non dimenticando mai i veri valori della vita.

Rabarama, alias Paola Epifani, nata a Roma nel 1969, vive e lavora a Padova, ha seguito l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è diplomata con il massimo dei voti.

Crea sculture con donne, uomini e figure ibride, la cui pelle è sempre decorata di simboli, lettere, geroglifici e altre figure in una varietà di forme.

La membrana, il mantello che sembra avvolgere queste figure muta costantemente, arricchendosi di nuovi segni, simboli e metafore. L’alfabeto indica il limite interno presente nel linguaggio e indica il nostro essere entità singolari e plurali; geroglifici, puzzle e nidi d’ape sono la visualizzazione del genoma, le infinite combinazioni e varietà possibili insite nell’umanità e visualizzate nei labirinti mentali in cui è materializzatala multiforme complessità dell’Io. Spesso le mostre delle opere di Rabarama sono presentate in collaborazione con altri artisti, interpreti della pittura del corpo, della danza e delle acrobazie, e sono arricchiti da proiezioni di video e audio. Il suo lavoro è considerato suggestivo e emozionante, descrive tutti i dolori e le gioie degli esseri umani, dalla schiavitù alla libertà.

“L’arte di Rabarama è spesso molto aggressiva, non solo per lo spettatore ma anche per il creatore – ha affermato George S. Bolge, direttore esecutivo del Museum of Art di Boca Raton, a Miami, negli USA, commentando le opere dell’artista – questo lungo percorso costellato di successi l’ha portata a essere presente al 54⁰ Biennale di Venezia con l’opera monumentale “Abbandono”, realizzata interamente in marmo di Carrara. Oltre a questo fondamentale riconoscimento, le sue opere sono state esposte nelle più grandi capitali della scena artistica, come Parigi, Cannes, Firenze e Shangai. Numerose e importanti sono le acquisizioni  delle sue opere da parte di istituzioni pubbliche e private, come il Museo d’Arte della Biennale di Pechino, lo Scultures Space di Shangai e il Copelouzos Museum di Atene, senza dimenticare le tre opere monumentali acquistate dal Comune di Reggio Calabria ed esposte presso il lungomare Falcomatà”.

 

Galleria Malinpensa by La Telaccia, corso Inghilterra 51, Torino

Ingresso libero – orari: 10.30/12.30 – 16/19, chiuso lunedì e festivi

Tel. 011 5628220

 

Mara Martellotta

 

Nasce il Torino Design District, il nuovo polo creativo e artistico cittadino

Nasce il Torino Design District, il nuovo polo creativo e artistico cittadino, progettato dagli studenti del LAD Liceo Artistico del Design. Il distretto nel Quadrilatero romano ha inaugurato sabato 2 novembre alle ore 17.30 i suoi spazi espositivi in via Bonelli 1 e 4/C e in via Bellezia 33.

Dal 31 ottobre 2024 al 10 gennaio 2025, gli studenti del LAD, Liceo Artistico del Design, daranno vita al Torino Design District, un progetto culturale, sociale e di sviluppo territoriale basato sulla partecipazione del processo creativo come strumento per affrontare le grandi sfide della complessità contemporanea, quali la sostenibilità ambientale e sociale, le prospettive occupazionali per i giovani, l’epidemia di solitudine che colpisce la società e le nuove generazioni.

Al fine di operare in questa direzione, gli spazi del Torino Design District, identificati geograficamente con il Quadrilatero Romano, si trasformeranno in tre mesi in un centro per la valorizzazione del profondamente umano, dando vita ad un ambiente ibrido con le caratteristiche di un laboratorio d’arte, un centro ricerche, un’officina per il sogno, un tempio del silenzio e del pensiero complesso, una clinica della gioia e della passione, un luogo di aggregazione per relazioni umane significative.

Fino al 10 gennaio 2025 tutti i giovedì dalle 15 a sera, i laboratori, le sale espositive e di incontro saranno gestiti in autonomia, con il supporto di un servizio di sicurezza, dai giovani designer e artisti del LAD che inviteranno i coetanei insieme a tutta la cittadinanza a sperimentare la dimensione relazionale del profondamente umano. Per tutto il mese di novembre gli spazi espositivi di via Bellezia e via Bonelli saranno aperti al pubblico dall’organizzazione del Torino Design District tutte le sere di venerdì e sabato dalle 20 alle 22.

Al loro interno saranno esposte diverse opere e installazioni, tra cui quella artistica di Virginia Faoro, dal titolo ‘Essenze’, coprodotta con la partecipazione del pubblico invitato ad indagare e riflettere sulla natura dell’essenza umana e sulle relazioni tra essenze come insieme dimensioni in un campo, con apertura tutti i martedì di novembre dalle 15 alle 17 in via Bonelli.

I giovedì pomeriggio di novembre 7/14/21/28, sempre dalle 15 alle 17, il Torino Design District sarà animato dall’apertura per lo spazio espositivo e per la produzione artistica, sito in via Bellezia 33, occupato da Eva Cera, anche lei giovanissima artista torinese, con una nuova installazione della serie “Accettazione”, che aprirà un dialogo esperienziale con il pubblico partendo dalle esperienze maturate nel quartiere.

Durante le ore del mattino si terranno i workshop rivolti alle scuole dell’infanzia e primarie tenute da Rebecca Barra, che coinvolgerà i giovani studenti nello sviluppo dell’installazione artistica digitale “Esplosioni, Collisioni e altri eventi generativi” che, partendo da cognizioni scientifiche e astronomiche, offre una nuova prospettiva del processo creativo e della produzione umana.

Di grande impatto emotivo l’installazione di Asia Krissaane che con “Caged” affronta il tema dell’infibulazione umana e della condizione femminile nella società patriarcale.

Fino al 10 gennaio sarà possibile assistere e partecipare al processo creativo di numerosi altri artisti e designer quali Lucrezia Panero, Viola Faoro, Letizia Taranto, Aurora Palermo.

Martedì 19 e mercoledì 20 novembre, dalle 15 alle 18.30 gli studenti del Dipartimento di Architettura, Urban Design terranno il laboratorio di progettazione dal titolo “Smart, Learning, Sustainable, la città al tempo dell’intelligenza artificiale”, aperto ad un pubblico di coetanei ( 12-18 anni) che utilizzando Minecraft potranno approfondire e apprendere i principi per la costruzione di una città contemporanea, sostenibile, bella, dove gli abitanti possano vivere esperienze di qualità.

Il Torino Design District rappresenta un vero e proprio laboratorio urbano, dove innovazione sociale e impresa si incontrano e collaborano, generando un’opportunità di sviluppo territoriale, economico e sociale, grazie alla concentrazione di attività creative che condividono una stessa visione. Tre gli obiettivi di impatto sociale che il Torino Design District si è posto, in primo luogo scoprirsi e riscoprirsi, in secondo luogo creare e sperimentare relazioni profondamente umane, in terzo luogo decostruire i confini.

Mara Martellotta

“Crossing. Attraversare una collezione” a Palazzo Madama per Artissima

Il “Contemporaneo” si confronta, rispettosamente, con i secolari splendori artistici dello storico edificio

Fino all’8 dicembre

In apertura, alla nota di presentazione della mostra, si legge un aforisma di Cesare Pavese, tratto dal suo“Il mestiere di vivere”“Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale”. Parole che possono aiutarci a capire il “senso” profondo che ha guidato gli ideatori di “Crossing”, la “mostra a quattro” ospitata fino a domenica 8 dicembre, in occasione di “Artissima 2024” e sotto la curatela della storica dell’arte Cristina Beltrami, in ben specifiche location di “Palazzo Madama” a Torino. La rassegna nasce con l’intento di tenere insieme le opere di quattro artisti/e di diversa formazione e provenienza, che hanno accettato di confrontarsi con “il volto reale” (in quanto pavesianamente “trascorso”) della vastissima Collezione della “Casa dei secoli, sintesi di pietra di tutto il passato torinese”, come il torinesissimo Gozzano definiva “Palazzo Madama”.

Ad aprire l’esposizione sono le “Panacée”, le tre “ingannevoli” sculture della francese di Mentone (classe ’67) Frédérique Nalbandian, collocate in cima allo “Scalone Juvarriano”. Tre monumentali figure, antichi reperti in marmo – verrebbe di primo acchito da affermare – che bene stanno lì dove si trovano. E allora vien da chiedersi: che mai ci azzecca il Contemporaneo? Ci azzecca, eccome! Provate infatti ad avvicinarvi. E … l’inghippo si svela! Dove? Nell’impiego inatteso dei materiali. Di “marmo”, come si sarebbe creduto, neppure l’ombra. La versione tripla della mitologica dea (personificazione della “guarigione universale” ottenuta per mezzo delle piante) si scopre aver preso forme dal sapiente utilizzo niente meno che di “stoffa” e “sapone”, quest’ultimo proveniente dal Saponificio “Fer à Cheval” di Marsiglia, fabbrica di antica tradizione con cui l’artista collabora da anni. Ed è allora, in questo ottico “gioco d’illusione”, che l’opera balza d’un colpo nei territori del “Contemporaneo”, “tracciando – è stato scritto – sia un dialogo tra forme che appartengono alla scultura antica sia omaggiando l’eredità dell’‘Arte Povera’ che proprio a Torino ha avuto uno dei suoi luoghi nevralgici”.

La seconda tappa ci porta nella museale “Sala delle ceramiche”. Qui troviamo le opere, 10 vasi di grandi dimensioni, realizzate da RunoB, giovane artista, cinese di nascita (classe ’92) e veneziano d’elezione, che porta a “Palazzo Madama” i suoi vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati, in “chiave pop”, alla vastissima collezione ceramica del “Museo”. Visitando la sala, RunoB è stato colpito, infatti, dai motivi decorativi delle ceramiche antiche molto spesso “a tema culinario”. Di qui la decisione di reinterpretare in chiave contemporanea, attraverso incontenibili accensioni cromatiche, il tema del cibo chiamando in causa l’iconografia dei fast-food e della sempre più diffusa abitudine del take-away. Il contrasto tra il soggetto attualissimo e le classiche forme della storica manifattura vicentina rendono l’installazione di questo pittore-ceramista quanto mai attuale e soprattutto “efficace nel rileggere la produzione maiolica da una prospettiva nuova”.

Di preciso e singolare rigore costruttivo è poi il grande “Tondo” di quasi due metri realizzato appositamente per “Crossing” e omaggio al monumentale “Lampadario” del 1928 dei Fratelli Toso, al centro della Sala dedicata ai “Vetri”, dalla milanese (classe ’66), Marta Sforni, da anni impegnata, come suo soggetto per eccellenza, sul “lampadario veneziano”. L’originalissima e personale tecnica racconta questi “giardini pensili” per sottili velature che si concentrano, lambendo a tratti i confini dell’astratto, in particolare sui dettagli – le “bossette”, in termine tecnico, e i “fiori” – di questi sontuosi manufatti antichi.

Quarta e ultima tappa di “Crossing”, la “Veranda Juvarriana” dove troviamo la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano (classe ’97) “particolarmente attento ai temi della memoria”. Le sue installazioni sono veri e propri “schedari monumentali, torri di Babele in metallo e cartoncino o lamine plastiche, che qui ribadiscono la ragione stessa del Museo, inteso come rifugio del sapere”.

Quattro tappe, quattro momenti di “inciampo”, in cui l’osservazione costringe a interrogativi e a salutari momenti di pausa. Per un “Crossing” nuovo e rigenerante. Per occhi e cuore.

Gianni Milani

“Crossing. Attraversare una collezione”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino all’8 dicembre .

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto (Ph. Giorgio Perottino): Frédérique Nalbadian “Panacee”, 2021; RunoB “Un’evoluzione di un delivery rider”, 2024; Marta Sforni “Ritornello”, 2024; Giuseppe Lo Cascio “La Memoria è la cosa migliore che ho”, 2024

Apart, fino a domenica 3 novembre: una delle fiere di antiquariato più ricche d’Italia

 

Ancora una giornata, domenica 3 novembre 2024, per visitare la rassegna Apart Fair 2024, che ha introdotto la settimana dedicata alle arti a Torino.

Giunta alla sua ottava edizione, la mostra si è dimostrata come il più importante appuntamento in Piemonte per il mondo dell’antiquariato e tra i più rilevanti a livello nazionale. Nella storica palazzina della Promotrice delle Belle Arti, quaranta galleristi hanno portato le loro opere che spaziano dell’archeologia al design contemporaneo, dall’Europa, all’Asia e all’America.

L’impegno della Associazione Piemontese Antiquari, organizzatrice della mostra, ha portato ad avvalersi per il controllo delle opere esposto dal Comitato Scientifico dalla Federazione Italiana Mercanti d’Arte, coordinato dal Presidente Fabrizio Pedrazzini. Apart Fair è una mostra, tra le poche a livello nazionale, che garantisce l’autenticità delle opere, esaminate attentamente prima dell’apertura.

 

All’interno della mostra si possono ammirare contaminazioni contemporanee, grazie alla collaborazione della galleria Lunetta 11 per l’inserimento di un grande dipinto di Ismaele Nones, che dialoga con un altrettanto grande dipinto di Georg Speyer del 1894 (Alberto Savio, Antichità, Trino Vercellese). All’interno è presente inoltre una mostra collaterale di vari manifesti cinematografici degli anni Trenta e Quaranta e dei film di Sherlock Holmes.

Tra le opere in mostra, sicuramente di interesse il ritratto della signora Martinez de Hoz, di Giovanni Boldini, databile tra il 1907 e il 1910. Altre opere di rilievo sono un busto di Giovanni Battista Trucchi delle Valdigi, realizzato da Bernardo Falconi tra il 1664 e il 1668 nella galleria Bertola di Torino, e una lampada di Emil Gallè del 1920, molto ammirata dal pubblico e presentata dalla galleria Liberty e Decò Alessandro Macrì, di Torino.

Non mancano opere che piaceranno agli amanti del Futurismo come un acquerello di Umberto Bonetti, uno studio per la copertina del Popolo d’Italia di Marcello Nizzoni e l’aeropittura su un giornale degli anni Trenta, di Michele Falanga. Per gli amanti del jukebox, nel salone centrale fanno mostra di sé anche i sei jukebox più rari al mondo, costruiti dalla Wurlitzer tra il 1939 e il 1941 (casa museo De Angelis, Torino).

La mostra è organizzata da Associazione Piemontese Antiquari APA, in collaborazione con ASCOM Confcommercio Torino e Provincia, e Federazione Italiana Mercanti d’Arte FIMA. Domenica 3 novembre la mostra sarà aperta dalle 10.30 alle 19.30.

Biglietto intero 10€ – ingresso ridotto 5€ – Tessera abbonamento musei, visitatori Artissima muniti di biglietto, abbonati annuali e plurimensili GTT.

Mara Martellotta

The Others Art Fair, ecco i premiati

 

 

Tra gli appuntamenti più attesi che hanno animato i primi due giorni di apertura di The Others Art Fair 2024, l’assegnazione dei primi importanti Premi della tredicesima edizione, proposti con i partner Zenato Academy, progetto dell’azienda vinicola fondata da Sergio Zenato per promuovere la riflessione sui temi e i valori che animano il mondo del vino attraverso la ricerca fotografica e Operæ, il più diffuso sistema di archiviazione e gestione su smartphone e tablet per collezionisti. Nel corso del primo pomeriggio è stato inoltre assegnato il premio di residenza Prospettiva Insulare.

 

PREMIO ZENATO ACADEMY PER LA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

 

È stato consegnato il Premio Zenato Academy per la fotografia contemporanea all’artista cinese Lu Yidan per l’opera “Chinese Garden” (2021), della galleria milanese BianchiZardin, in occasione della Fiera d’arte contemporanea The Others a Torino.

 

La giuria del Premio, composta dal direttore artistico di The Others Lorenzo Bruni, dal critico d’arte Luca Panaro e dall’imprenditrice Nadia Zenato ha premiato l’opera della giovane artista cinese Lu Yidan «per la capacità di distinguersi per ricerca formale e originalità visiva, in continuità con le opere della collezione Zenato Academy. La ricerca di Yidan Lu è una registrazione di memorie e vissuti lontani che attiva riflessioni sul presente, attraverso una ricerca di espressione fotografica al di fuori delle convenzioni».

 

La fotografia “Chinese Garden” è stata scattata nella città natale dell’artista, Luoyang, dopo essere rientrata in Cina dagli Stati Uniti durante l’epidemia di Covid-19. Il luogo delle riprese sono le rovine della dinastia Sui Tang costruite nel primo anno dell’imperatore Yangdi di Sui (605) per promuovere lo sviluppo economico e rafforzare la centralizzazione.

 

Il Premio Zenato Academy per la fotografia contemporanea nasce nel 2019 in occasione della Fiera torinese per ufficializzare il dialogo con il pubblico interessato all’arte contemporanea, in un contesto in cui confrontarsi con le espressioni artistiche più innovative e sperimentali del settore, con il triplice intento di sostenere i giovani artisti che si esprimono con il linguaggio fotografico, collaborare con le gallerie che portano avanti un’attività di ricerca e sperimentazione, arricchire la collezione con nuove opere che siano interpreti della cultura visiva contemporanea.

 

«Un percorso che ci ha portato negli anni a sostenere artisti, ospitare mostre, performance, installazioni nelle nostre Tenute – racconta Nadia Zenato, titolare dell’azienda vitivinicola veneta nota per i suoi Lugana e rossi della Valpolicella, in primis l’Amarone – fino ad arrivare ad istituire nel 2018 la Zenato Academy, con l’obiettivo di divenire luogo ideale in cui sostenere giovani artisti e promuovere una visione nuova, uno sguardo libero, disincantato, capace di proporre immagini inedite della nostra realtà».

 

Lu Yidan è un’artista multimediale. Nata in Cina, attualmente vive negli Stati Uniti. Ha trascorso i primi anni della sua formazione nel campo della scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Successivamente si è trasferita negli Stati Uniti per conseguire un secondo Master in fotografia. Il lavoro di Yi-Dan si ispira alle tecnologie più recenti per riflettere sulla struttura profonda della società umana. Le sue opere esplorano spesso i paradossi ambientali, etici e morali fondamentali, e sono visivamente costruite con l’estetica dell’arte scenica.

 

PREMIO OPERÆ PER L’ARTE CONTEMPORANEA

 

La terza edizione del “Premio Operæ per l’Arte Contemporanea è stato assegnato ex aequo a “Strombolicchio” dell’artista Godot presentato da Studio Godot (PI), e alle due opere dell’artista Giorgia Mascitti, proposta dalla galleria Ceravento (PE). La prima opera è stata scelta con la seguente motivazione: «per la forza comunicativa dell’opera, connotata da un’attitudine romantica ed ottimistica. Il sapiente gioco di luci e di ombre fa risaltare la bellezza in notturna di un paesaggio mozzafiato, sospeso nel mare come simbolo di speranza, capace di trasferire forte empatia nei confronti dello spettatore». I due dipinti di Giorgia Mascitti sono stati selezionati «per la loro aura magica. Le paure vengono affrontate con il sorriso, il gatto come amuleto, simbolo di speranza e felicità, personaggio ritratto in maniera ironica, nella sua semplicità e nel suo essere buffo».

 

L’individuazione delle opere vincitrici del Premio Operæ è avvenuta attraverso la votazione di una giuria composta dal Coordinatore del Board Curatoriale di The Others, Lorenzo Bruni, dal fondatore di Operæ, Emilio Bordoli e dal CEO di Operæ Gloria Amorena. Le opere scelte verranno inserite nella “Collezione Operæ”.

 

PREMIO PROSPETTIVA INSULARE

 

Il Premio di residenza Prospettiva Insulare” è stato assegnato all’artista slovacca Lucia Tallová, nata del 1985 e presentata dalla galleria Tomas Umrian di Bratislava, con la seguente motivazione: «Lucia Tallová è stata scelta per il premio di residenza “Prospettiva Insulare” per la sua abilità di esplorare memoria e tempo attraverso pittura, installazione e fotografia, creando narrazioni che intrecciano realtà e immaginazione creando una vertigine tipica dei luoghi di confine – spiega Giovanni Ozzola, ideatore del Premio insieme a Silvia Ballario – L’idea di confine si riflette nelle Isole Canarie che si caratterizzano come luogo d’incontro. Le Canarie sono infatti geograficamente africane, amministrativamente europee e con un’anima del Caribe che si avverte anche nel lavoro di Lucia».

L’artista sarà ospitata per tre settimane nello spazio che l’artista Giovanni Ozzola ha realizzato a Santa Cruz de Tenerife.

 

Declinazioni Contemporanee #2 Residenze d’artista e nuove installazioni al MAO

Sabato 2 novembre ore 18 con apertura straordinaria fino alle ore 23.
La biglietteria chiude alle ore 22.

 

 

Sabato 2 novembre alle ore 18, in occasione di Artissima, verrà presentata la seconda edizione di Declinazioni Contemporanee, il programma di residenze d’artista e commissioni site-specific che utilizza l’arte contemporanea come mezzo per interpretare, rileggere e valorizzare il patrimonio museale, calandolo nel presente per individuare connessioni e significati inediti fra epoche e culture diverse.

Alle opere di Marzia Migliora, Kengo Kuma, Lee Mingwei e Francesco Simeti, presentate nel 2023, si aggiungo quest’anno le installazioni di Qiu Zhijie e Charwei Tsai e Ultraworld di Patrick Tuttofuoco, opera luminosa realizzata per la facciata del MAO e che farà parte di Costellazione, sezione collaterale di Luci d’Artista.

In occasione dell’inaugurazione, l’artista Linda Fregni Nagler proporrà Things that Death Cannot Destroy, una performance che verrà ripetuta in Salone Mazzonis alle ore 18.45, 19.45 e 20.45.

Per partecipare alla performance è necessario l’acquisto del biglietto del museo a tariffa speciale di 1€ ed è obbligatoria la prenotazione all’indirizzo internmao@fondazionetorinomusei.it.

Per la Notte del Contemporaneo, sabato 2 novembre dalle ore 18 fino alle ore 23, il MAO propone il biglietto di ingresso al museo alla tariffa speciale di 1€Aggiungendo 1€ si potrà visitare anche la mostra temporanea Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam june Paik allo specchio del tempo.

Da domenica 3 novembre tutte le opere di Declinazioni Contemporanee saranno invece visibili acquistando il biglietto di ingresso alle collezioni permanenti a tariffa regolare.

I progetti

 

Charwei Tsai

L’opera Ancient Desires – Memories of Water & Earth prevede l’installazione di oltre 100 vasi votivi, prodotti dall’artista tra Taipei, Parigi e Torino, collocati su un basamento di oltre 10 metri che attraversa i giardini del museo. I vasi, realizzati con una raffinata tecnica ceramica, sono successivamente decorati a mano dall’artista con iscrizioni di preghiere. Mescolando tradizione artistica e rituale, l’opera prevede una partecipazione attiva e performativa dei visitatori, che sono invitati a lasciare piccole offerte all’interno dei vasi.

Nell’ambito del progetto di residenza, Charwei Tsai presenta altre due opere in dialogo con le collezioni permanenti del MAO, in particolare con le opere della galleria della Regione Himalayana, dove saranno collocati il video Songs of Chuchepati Camp, 2017, in cui l’artista documenta le deplorevoli condizioni di vita dei sopravvissuti nel campo di Chuchepati in Nepal a seguito del terremoto che ha sconvolto il Paese, e il disegno della serie Sky dancers, realizzato in omaggio alle cinque danzatrici della saggezza e rappresentano l’energia femminile nella tradizione tantrica.

Una serie di 24 vasi entrerà come opera unica nella collezione permanente del MAO.

Patrick Tuttofuoco

La nostra esperienza sulla terra è spesso definita da un dualismo tra forze contrapposte, una situazione in cui l’esistenza o l’identità di una cosa dipende dalla coesistenza di almeno due condizioni tra loro opposte, ma dipendenti l’una dall’altra e che si presuppongono a vicenda. È forse proprio nel superamento di queste categorie che possiamo trovare crescita ed evoluzione sia come individui che come collettività, mi riferisco ad un campo di tensione tra queste polarità che sia in grado di comprenderle e superarle in una logica di crescita e nuova visione del mondo”.

Partendo da questa riflessione, l’artista Patrick Tuttofuoco ha immaginato una forma che fosse in grado di unire in un unico campo espressivo istanze apparentemente opposte – oriente/occidente, femminile/maschile, Kali/Dioniso – che diventano la materia base per riflettere sul superamento dei confini legati al genere e all’abbattimento di stereotipi, etichette e categorie, nel tentativo di dirottare attenzione e luce sull’identità dell’individuo, sulla sua essenza, e non sulla sua apparenza.

L’intervento luminoso site-specific, che raffigura due volti che richiamano alla cultura ellenistica e a quella asiatica, occupa parte della facciata del MAO di Torino, e più precisamente l’angolo le cui facce si rivolgono rispettivamente verso est e ovest, generando anche spazialmente l’unione tra queste due polarità.

I due volti, realizzati in vetro fuso texturizzato e colorato, sono composti da elementi accuratamente studiati e numerati che, uniti, creano l’opera finale. L’opera è progettata per illuminarsi di notte, ma è pensata per essere altrettanto affascinante anche di giorno, grazie alla qualità del vetro e alla sua interazione con la luce naturale. La collaborazione con WonderGlass ha reso possibile la realizzazione poetica di questa visione, con una perfetta integrazione del dialogo tra estetica e tecnica.

 

Qiu Zhijie

La nuova produzione realizzata site-specific per il MAO prende avvio dal decennale progetto dell’artista Mappamundi.

Quasi un decennio fa, Qiu Zhijie ha iniziato a tracciare intricate mappe delle relazioni tra le sue varie opere d’arte. Da questa sintesi di ricerca, immaginazione, scrittura e azione è nato il “Mapping the World Project”. Nelle mappe che sono seguite, l’inchiostro e la pennellata della pittura di paesaggio hanno delineato un sistema di coordinate che condensa individui, eventi, idee, oggetti e situazioni, intrecciandoli tra loro e offrendo la possibilità di comprenderli in relazione gli uni agli altri.

La natura intelligentemente schematica di queste mappe ha permesso loro di fungere da progetti per varie mostre.

La mappatura ha svolto molteplici funzioni nella pratica artistica di Qiu: come gesto autoconsapevole, piano espositivo, topologia politica, diagramma del flusso di lavoro, programma di ricerca culturale e scambio intellettuale, e in qualche maniera riflette anche l’identità composita del loro autore: artista, curatore, educatore, cartografo eclettico e teorico.

 

Performance > Linda Fregni Nagler – Things that Death Cannot Destroy

L’opera di Linda Fregni Nagler invita il pubblico ad intraprendere un viaggio enciclopedico nel passato. L’intervento dell’artista consiste in una performance concepita come una coreografia per due lanterne magiche ottocentesche attivate da proiezionisti e un attore che recita le iscrizioni originali presenti sulle diapositive su vetro. Nell’opera di Nagler le immagini sono organizzate in una sequenza di associazioni formali inaspettate.

La performance crea un flusso lento e ipnotico, il cui registro, nel suo svolgimento, può intrecciare il narrativo al didascalico, il documentaristico al fantastico. Questo montaggio di immagini tardo ottocentesche è l’epifania di un mondo in cui persone, piante, oggetti, animali e persino monumenti e architetture sono oramai scomparsi. Da questo archivio ‘riattivato’ affiora l’immagine del mondo come la modernità l’ha rappresentato: un mondo piegato e modificato dal volere dell’uomo. Appaiono, per esempio, le grandi conquiste geografiche (dei poli, delle vette delle montagne, delle isole più remote al mondo…), l’idea di esotismo e di alterità (qui il rapporto con il Museo d’Arte Orientale diventa strettissimo), ma anche la fotografia come documento coloniale e la trasformazione del paesaggio (deforestazione, agricoltura massiva, sfruttamento minerario e nascita degli allevamenti intensivi).

Il MAO è lieto di annunciare la collaborazione con Marchesi Frescobaldi, una delle più importanti cantine italiane che rappresentano la Toscana nel mondo. Infatti, grazie al progetto Artisti per Frescobaldi, legato all’arte contemporanea attraverso commissioni site-specific, Sunmin Park, artista presente nella mostra Rabbit Inhabits the Moon, è stata invitata come artista in residenza per il 2024-25 e parte dell’opera che deriverà da tale collaborazione sarà presentata nel 2025 anche presso gli spazi del MAO.