Presso l’Archivio Gribaudo, il 31 ottobre prossimo, inaugurerà un’edizione di INSERTO, a cura di Lilou Vidal, che sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026. L’inaugurazione avverrà dalle 14 alle 19, e il concerto di Benjamin Seror alle ore 18.
Ogni edizione di INSERTO, il programma curatoriale dell’Archivio Gribaudo inaugurato nel 2024, rappresenta un invito a esplorare insieme ad artisti, poeti, curatori, graphic designer e scrittori un frammento del vasto universo di Ezio Gribaudo (1929-2022): un aspetto della sua opera, una rivelazione d’atelier, un segreto d’archivio. Per questa nuova edizione, Anne Bourse (1982) e Benjamin Seror (1979) propongono una fiction di forme e canzoni prolungando lo spirito d’invenzione che emana dallo studio di Ezio Gribaudo.
Compulsiva e ossessiva, la pratica del disegno in Ezio Gribaudo, di cui Anne Bourse sembra condividere una certa affinità nonostante le rispettive singolarità. Nei volti e negli ornamenti delle loro forme, nella scelta dei soggetti, spesso ispirati a immagini e oggetti quotidiani, nelle loro tecniche (penna a sfera, matita, pennarello o inchiostro) e nelle loro palette di colori aciduli.
Tra disco e house malinconica, si inventa una lingua: è stata la musica a plasmare per prima i loro gesti. Anne Bourse e Benjamin Seror sono compagni di lunga data, i primi testimoni e pubblico di ciò che ciascuno stava creando durante i ferventi anni sperimentali. Anne cantava e registrava senza alcuna formazione musicale, arpeggiondo sul suo registratore a quattro piste, sospesa tra fragilità e sincerità, creando repertori intrisi di malinconia ironica.
“Cinque cover per dirti che quando ti vedo mi sento un re” , mentre Benjamin lancia “Drame Orage”, un label di tenerezza tempestosa, preludio alla sua fede nel potere liberatorio del sentimento del suono.
Archivio Gribaudo – via Biamonti 15/B – telefono: 011 8193251
1 novembre 2025 – dalle 18 alle 19 – conversazione-concerto al Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea. Verranno eseguite “Chanson Nouvelle”, breve preludio con Anne Bourse e Benjamin Seror, moderato da Lilou Vidal, e “Fascination”, concerto di Benjamin Seror.
Teatro del Castello di Rivoli – piano terra – piazza Mafalda di Savoia, Rivoli
Telefono: 011 9565212
Mara Martellotta






Ribadisco il concetto che l’arte vada insegnata nel modo più concreto possibile, invitando i ragazzi a guardare le architetture dal vivo -nel limite del possibile ovviamente- e non solo sulle pagine dei libri o attraverso la LIM, convincendoli a toccare colori e materiali, e se anche se ci si sporca un po’ non è un problema. È così che mi piacerebbe poter spiegare alle mie classi il “Barocco”, portando i ragazzi a passeggiare per le vie del centro, fermandoci a commentare e a chiacchierare tra piazza Castello e Piazza Vittorio, desidererei poterli condurre alla Palazzina di Caccia di Stupinigi o alla Basilica di Superga, rendendo loro lo studio un’esperienza concreta e trasformando delle nozioni prettamente storico-artistiche in un autentico ricordo di vita.
Immaginiamo ora di prendere un pullman e di allontanarci dei rumori della città. La nostra direzione è la verdeggiante collina torinese, dove ci aspetta uno dei simboli della città subalpina. La Basilica di Superga, edificata tra il 1717 e il 1731, svolge una duplice funzione, essa è sia mausoleo della famiglia Savoia, sia edificio celebrativo dedicato alla vittoria ottenuta contro l’esercito francese nel 1706. L’edificio svetta su un’altura, la posizione è tipica dei santuari tardobarocchi, soprattutto di area tedesca. L’impianto centralizzato con pronao ricorda il Pantheon, la cupola inquadrata da campanili borrominiani, invece, si ispira a Michelangelo. Nonostante i modelli di riferimento, sono del tutto assenti quelle tensioni tipiche del Buonarroti o dell’arte barocca: il nucleo centrale ottagonale si dilata nello spazio definito dal perimetro circolare del cilindro esterno, perno di tutto l’edificio; da qui si protendono con uguale lunghezza il pronao arioso e le due ali simmetriche su cui si innestano i campanili. Quest’ultima parte è in realtà la facciata del monastero addossato alla chiesa che su uno dei lati corti fa corpo con essa. L’edificio si estende nello spazio e asseconda l’andamento della collina, e diventa un nuovo e interessante punto di osservazione per chi si trova a guardare verso le alture torinesi.