L’intesa prevede che gli Ufficiali potranno conseguire il titolo di Laurea Magistrale del Politecnico di Torino
Prosegue la collaborazione tra il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito con il Politecnico di Torino grazie alla firma della convenzione stipulata martedì 14 luglio 2015, presso il Palazzo dell’Arsenale, tra il Comandante del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, Generale di Divisione Claudio Berto e il Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, Prof. Marco Gilli.
La convenzione è finalizzata alla frequenza dei corsi di laurea magistrale da parte degli Ufficiali Frequentatori del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito Italiano presso l’Ateneo torinese.
L’accordo oltre a consolidare i rapporti storici in atto, evidenzia ancora una volta la sinergia esistente tra Esercito e Politecnico di Torino, con l’obiettivo comune di favorire la formazione militare e professionale. Gli Ufficiali potranno quindi conseguire il titolo di Laurea Magistrale del Politecnico di Torino in Ingegneria Civile, Elettronica, delle Telecomunicazioni, Meccatronica, Meccanica e Informatica, al fine di acquisire le competenze tecniche che consentiranno loro di ben operare nei settori della tecnologia avanzata e nei rapporti tra Difesa e Industria.
La convenzione stipulata tra il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito e il Politecnico vede tra i firmatari anche l’Accademia militare di Modena e l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dove gli Ufficiali Ingegneri conseguono la laurea triennale durante il periodo formativo modenese.




Un suo dipinto “Il vento tra gli ulivi” si trova in permanenza nel museo di Crotone
Bancarelle dei libri usati. Dopo dopo piazza Arbarello, inizio di corso Siccardi. Durante una chiacchierata con il gestore ho scoperto che l’attività è stata aperta nel 1962. Non sapevo. Da quando ho ragione d’essere mi ricordo d’aver visto lì ciò che era ed è. Pochi torinesi non sono passati per quel budello di libri. Freddo penetrante o calura. Avventori e librai sempre lì. Bello perdersi. Dove è talmente “prendente” che non senti il traffico. Polvere, tanta polvere. Ma non potrebbe essere altrimenti. Libri, fumetti accatastati, e in questo continuo cercare, ogni tanto emerge qualcosa che da tanti anni cercavi. Basta aver pazienza. Amo gli anni 60. Nato un po’ prima. Soprattutto le riviste di allora. La crisi ha fatto si che molti, vendendole, si sbarazzassero di raccolte complete. Ammetto, viceversa, uno dei miei vanti: non aver mai venduto alcun libro letto o stazionato nella mia, ne vado fierissimo, ampia biblioteca divisa tra la casa di Torino e quella di campagna. Sono bulimico, forse, un po’ anche collezionista. Dunque, almeno una volta alla settimana sono lì, come in un irrefrenabile bisogno quasi fisico. Ho trovato la collezione di una rivista datata, dal 1963 al 1982. Ogni singolo volume un prezzo. E ho trattato, anzi ho cercato di trattare sul prezzo. Non l’avessi mai fatto. Ho particolarmente indispettito il libraio. “Accidenti, ma non capisce che i costi sono elevatissimi?”. Mi sono schermito. E che sarà mai. La calma è subito tornata. reciproche battute, con qualche risate. …poi…. scusi? che spese avete? “Vuol scherzare? 24.000 euro all’anno di suolo pubblico, più tutte le utenze. Una volta, sì una volta si stava bene ma ora le spese ci ammazzano e ogni giorno che apriamo dobbiamo incassare almeno 150 euro. Abbiamo rincorso il Sindaco per un appuntamento. Abbiamo saputo dall’assessore competente che c’erano tariffe da rispettare. Avuti gli incontri, le promesse che sarebbero cambiate in positivo le condizioni”. Ma non avete dei contratti? “No ogni anno le condizioni cambiano automaticamente in modo esponenziale”. La prima cosa che penso e dico è: ma il Comune non ha più soldi. Mi ricredo capendo che il risanamento non può passare attraverso queste norme. “Ci hanno promesso che cambieranno le aliquote”. Se non le cambiano? “Chiuderemo!” Ogni promessa è debito signor Sindaco. Sono certo che questo pezzo di Torino del 1962 non chiuderà.


A parere di Giorgio Bertola (M5s) “non si tratta di una vera innovazione, perché è solo un’affermazione di legalità, che non vuole andare contro le nuove tecnologie, ma che non può nemmeno prescindere dal sistema di diritti e doveri vigente”.
Old Wild West, la più grande catena di steak house d’Italia, nota e amata in tutto il territorio nazionale per le location in perfetto stile western, punta e investe nella provincia di Torino, dove il prossimo 2 luglio avvia il suo nuovo ristorante. Si aprono così nuove e importanti opportunità di crescita per il territorio e per i suoi abitanti, infatti per l’avviamento del nuovo ristorante, sono stati accuratamente selezionati e formati 40 giovani collaboratori ai quali Cigierre – Compagnia Generale Ristorazione SpA, azienda proprietaria e creatrice del format e punto di riferimento italiano nello sviluppo di ristornati etnici in franchising, ha destinato un percorso formativo di due settimane all’interno della propria Academy. Un investimento che l’azienda friulana compie per ogni apertura, con l’obiettivo di garantire sempre gli alti standard che caratterizzano gli oltre 120 ristoranti della catena Old Wild West, nei quali un servizio impeccabile e la selezione delle materie prime sono ritenuti fondamentali per la qualità degli hamburger, dei piatti a base di carne italiana e argentina alla griglia e le specialità Tex-Mex, tutto offerto sempre a un prezzo sostenibile.
Il primo appuntamento è dal 29 giugno al 4 luglio con il Corso di cucina supplementare per gli allievi delle classi prime e seconde non solo dell’Istituto Artusi, ma aperto anche ad allievi di altri istituti
