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La foto di Vincenzo Solano

Magnifica Torino / Giardino aiuola Balbo. La statua di Daniele Manin in mezzo alle fontane è colpita dai giochi del sole che passa attraverso l’acqua e proietta la sua ombra.

Immigrazione e Covid

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ La situazione che si è creata può diventare esplosiva

La moltiplicazione degli sbarchi e i casi di contagio da Covid può scapparci di mano.

La fuga dai centri di accoglienza di migranti contagiati crea oggettivamente dei problemi gravissimi: solo l’onestà intellettuale di Marcello Sorgi parla di “miscela esplosiva sbarchi- Covid”. La linea del Viminale appare incerta e tende a trovare una nave per accogliere i contagiati, una sorta di lazzaretto,  ma nessun armatore è  disposto a concedere una nave per questo scopo.

Il problema vero è un altro:  bloccare le ONG e impedire sbarchi così come sono stati bloccati i voli. Non c’ è altra strada praticabile. Il Pd frena su questa ipotesi, ma l’interesse nazionale deve prevalere sul buonismo che oggi rasenta l’autolesionismo.

Siamo in una grave emergenza sanitaria e chiunque complichi la situazione va fermato. Siamo in un’emergenza economica tale da impedirci di spendere ulteriori fondi per l’accoglienza. Non si tratta di insensibilità, ma di realismo, di etica della responsabilità che impone scelte coerenti con i gravi problemi italiani.

Gli sbarchi oggi sono incompatibili con un Paese prostrato. Non ci sono scelte intermedie.Occorre rigore e fermezza. I giornali marginalizzano le notizie relative ai migranti infetti per non creare allarmismo, ma la situazione è effettivamente allarmante.

Il Governo deve decidere di fermare le ONG. Non ci sono altre scelte per tutelare l’incolumità degli italiani che sono stati tre mesi in casa e continuano ad usare le mascherine e a lavarsi spesso le mani.
Anche il problema dei rumeni che vengono in Italia va affrontato con la stessa fermezza perché il dilagare della pandemia deve essere l’obiettivo primario.

Occorrerebbe la fermezza che avevano i vecchi comunisti come Togliatti, Minucci e Pecchioli, che sapevano anteporre in certi casi gli interessi nazionali agli interessi di partito.

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Giorgio  Fontana   “Prima di noi”    -Sellerio-  euro  22,00

E’ la lettera di un’antenata che “..dall’altro capo del tempo” svela a una pronipote l’origine della sua stirpe; ed è immensa e magnifica questa saga che racconta un secolo di storia di una famiglia friulana che non ha compiuto epiche imprese, ma ha attraversato con tenacia e modestia gli anni.

Sono i Sartori e tutto ha inizio nel 1917, sul Tagliamento, quando il fante Maurizio diserta e si rifugia nel casolare dei contadini Tassan. Mette incinta la loro figlia 16enne Nadia, scappa alla notizia della gravidanza, salvo poi essere recuperato dal padre della ragazza e costretto a un matrimonio riparatore. La loro genia è nata da una vigliaccata oppure questa unione era davvero basata sull’amore?  Tranquilli …lo scoprirete leggendo fino alla fine questo romanzo fiume che vi trascina attraverso le vicende dei discendenti.

I figli di Nadia, Gabriele, Renzo e Domenico, tre fratelli molto diversi tra loro e con traiettorie di vita altrettanto divergenti; così come la loro progenie di cui seguirete i destini, affezionandovi all’uno o all’altro.

Gabriele è l’intellettuale amante della poesia, e dal suo matrimonio con la colta Margherita nascono Davide (colpito dalla polio da piccolo, diventa fotografo errabondo che flirta con la fama) ed Eloisa.

Renzo è saldatore in una fabbrica, in prima linea nei cortei comunisti, sposato con Teresa che però tradisce con una giornalista in carriera.

Domenico è l’anima semplice amata da tutti, ma dal destino ingiusto.

Poi ci sono le variegate vicende terrene di figli, nipoti e pronipoti. Un affresco corale lungo 4 generazioni dei Sartori, sullo sfondo dell’Italia e delle sue vicende storiche che amalgamano o disperdono i membri di questa famiglia, raccontata fino ai giorni nostri. Tra sogni, fatiche, sfide, successi e delusioni, nascite, malattie, vecchiaie e morti che si ricompongono e ricollegano in un finale struggente. Un grande romanzo italiano in cui si cimenta con successo Giorgio Fontana, vincitore del Premio Campiello nel 2014 con “Morte  di un uomo felice”.

 

Ocean Vuong  “Brevemente risplendiamo  sulla terra”   -La Nave di  Teseo –  euro 18,00

Questo libro è l’esordio nella narrativa del poeta 31enne Ocean Vuong, ed è la lunga lettera che scrive alla madre che non potrà mai leggerla. Entrambi sono vietnamiti emigrati in America quando lui aveva solo due anni; la mamma Rose -figlia di un soldato americano che nel 1967 in Vietnam aveva incontrato una contadina- è fuggita dalla miseria del suo paese devastato ed è planata in una cittadina del Connecticut insieme al piccolo Little Dog.

Ma integrarsi non è facile. Lei soffre di stress post-traumatico che sfoga sul figlio in una pericolante altalena che oscilla tra scoppi di ira, violenza e botte ed altri momenti, invece, intrisi di profonda tenerezza. Non impara la nuova lingua e sbarca il lunario ammazzandosi di lavoro in un salone di bellezza dove fa manicure e pedicure. Tanta fatica per fare studiare suo figlio e aprirgli strade più ampie e gratificanti.

Con loro abita anche nonna Lan, che significa “Orchidea”, ed è il nome che si è data da sola perché in famiglia era semplicemente chiamata “Sette”, ovvero il numero nell’ordine in cui era venuta al mondo dopo fratelli e sorelle. Neppure la sua esistenza è stata facile: tra guerra del Vietnam, fuga da un matrimonio odioso e combinato con un uomo molto più vecchio, costretta a mantenersi vendendo il suo giovane corpo esotico ai soldati americani.

Little Dog cresce in questa famiglia di donne, fa parte della seconda generazione di immigrati e vuole in qualche modo essere conosciuto, non occultato e sommerso in una moltitudine opaca.

Ma non finisce qui la sua crescita. Passa attraverso la scoperta dell’omosessualità, dapprima vissuta malamente, poi accettata; la narrazione del sesso senza mezzi termini e l’incontro con l’amore di un compagno.

E soprattutto impara a dominare la lingua del nuovo mondo che usa in letteratura per salvarsi e chiamare le cose col loro nome. Per aiutare la nonna e la madre che invece si ostinano a pensare e dialogare in vietnamita, per farle rispettare e per capire meglio anche il mondo dei bulli che lo insultano con termini che fanno male, come “checca” e “obbrobrio”.

 

John  Hart    “Il rito del fuoco”   -Nutrimenti-   euro   20,00

E’ il quinto romanzo dello scrittore americano che al suo attivo ne ha 6, pubblicati in 70 paesi; due volte vincitore del prestigioso Edgar Award, e di numerosi altri premi. Diciamo subito che è un thriller ad alto impatto sul lettore, sullo sfondo della provincia rurale americana, scritto con un ritmo che sarebbe perfetto per un film.

Protagonista è Johnny Merrimon, appena 13 anni e già tanto dolore nelle viscere e nella sua esistenza. La sua sorellina gemella, Alyssa, è scomparsa da un anno, rapita mentre tornava da scuola e di lei non si è più trovato neanche il corpo.

Una tragedia che ha spezzato la famiglia: il padre non ha retto e se n’è andato lontano, mentre la bellissima madre 33enne, Katherine, si è lasciata andare al dolore, ai farmaci, all’alcol e all’intontimento.

Ora lei e Johnny vivono come ostaggi in una sorta di catapecchia insieme a Ken, uomo brutale e violento, ex dipendente del padre dei gemelli che era appaltatore, per il quale aveva costruito interi quartieri. Adesso è lui che comanda, ricco sfondato e influente, uso ad alzare le mani sulla donna e il ragazzino che tratta come povere bestie

Tutti in paese sanno cosa accade tra quelle mura, ma l’unico che cerca con tutte le sue forze di aiutarli è il detective Clyde Hunt, sensibile al fascino e alla tragedia di Catherine, piegato dal senso di colpa per non aver riportato a casa la piccola.

Il più ostinato di tutti però è Johnny che continua a credere che Alyssa sia ancora viva e per scoprire la sua sorte si immerge a capofitto in insidiose avventure: guida l’auto della madre, percorre in lungo e in largo la contea, incontra personaggi pericolosi, raccoglie indizi e bazzica in luoghi poco raccomandabili.

La trama si infittisce quando un’altra bambina, Tiffany, viene rapita e la vicenda si complica. Per un caso del destino John è testimone di un assassinio e coglie le ultime parole soffocate della vittima che prima di morire dirà qualcosa che apre nuovi spiragli…..

Recovery Fund? I problemi iniziano adesso

COMMENTARII  di Augusto Grandi / Se Napoleone avesse avuto a disposizione i media oggi al servizio di Giuseppe Conte, Waterloo sarebbe diventata una replica di Austerlitz. Indubbiamente la battaglia per il Recovery Fund non si è conclusa con una disfatta per l’Italia, ma bisogna essere ben bugiardi per sostenere che lo sconfitto è Rutte, per rimembrare il “cucchiaio” di Totti proprio contro l’Olanda.

I Paesi Sado hanno ottenuto colossali sgravi nelle quote che avrebbero dovuto pagare all’Europa. Soldi puliti, non prestiti da restituire.

L’Italia, al contrario, i soldi ottenuti in prestito dovrà restituirli. E dovrà anche pagare, pro quota, quelli ottenuti teoricamente a fondo perduto. Però va bene così, quei soldi servono subito. Peccato che arriveranno solo il prossimo anno. Ma con qualche magheggio contabile ci si arrangerà. Sino a qui, tutto bene…

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Recovery Fund? I problemi iniziano adesso

Moussakà super-light, per volare in Grecia con il suo profumo

Rubrica a cura de La Cuoca Insolita

Moussakà super-light, ma che bisogno c’era? Per chi è stato in Grecia o ha già provato un ristorante greco, si ricorderà del suo profumo. Un piatto unico delizioso, che tanti chiamano “la parmigiana dei Balcani”. La prima versione nasce nel XIII secolo, ma solo nei secoli successivi sarà rivista fino a diventare quella di oggi, completa di carne, besciamella, patate e melanzane fritte. In parole povere, è buonissima ma è molto nutriente e può risultare un pochino difficile da digerire. 

Ho voluto quindi provare ad alleggerirla e il risultato vi sorprenderà. Potrete mangiarla senza timori e fare anche il bis: vi sentirete leggeri come una piuma! Questa versione è adatta anche se avete qualche problema con colesterolo alto, formaggi e glutine.

Tempi: Ammollo (30 min); Preparazione (2 ore); Cottura (40); 

Difficoltà (da 1 a 3): 2

Costo totale: 8,80 € 

Attrezzatura necessaria: Padella antiaderente diam. 30 cm, pentola con cestello per cottura a vapore, casseruola diam. 15, affettatrice (non obbligatoria), tagliere e coltello a lama liscia, frusta da cucina, teglia da forno, robot tritatutto per piccole quantità (se avete i bocconcini di soia da tritare dopo l’ammollo).

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link: https://www.lacuocainsolita.it/ingredienti/).

In caso di allergie…

Allergeni presenti: Soia, sedano, anidride solforosa e solfiti. Si possono impiegare olio di oliva (per friggere le melanzane) e farina di riso (per la besciamella “benedetta”) in caso di allergia ad arachidi e glutine.

Moussakà

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Fa veramente bene allo spirito perché è davvero buona e cremosa.
  • Valori nutrizionali: rispetto alla ricetta tradizionale fatta con carne, latte e formaggio e melanzane fritte, queste sono le differenze: Calorie -46% (sì, avete letto bene: il 46% in meno), Grassi -56%, di cui saturi -78%.
  • Una porzione di Moussakà super-light da 350 g ha la stessa quantità di grassi presenti in soli 100 g di mozzarella di bufala!
  • Melanzane e patate non sono fritte ma cotte a vapore e poi grigliate con pochissimo olio.
  • Usiamo la besciamella “benedetta”, questa ricetta diventa adatta anche a chi ha problemi con latte, formaggi e glutine.

Ingredienti per la Moussakà super-light

(6-8 persone) 

Per il ragù vegetale:

  • Granulare di soia – 90 g 
  • Aglio – 1 spicchio
  • Gusti (1 rametto rosmarino, 15 foglie salvia)
  • Carota, sedano, cipolla – 200 g in tutto
  • Olio extra vergine – 2 cucchiaini
  • Acqua – mezzo bicchiere
  • Vino rosso – 60 ml
  • Pomodoro – 350 g
  • Cannella – meno di ½ cucchiaino
  • Sale (1 cucchiaino), pepe

Per la besciamella “benedetta”:

  • Latte di soia – 750 g
  • Farina a scelta (di riso per versione gluten free) – 75 g
  • Olio e.v.o. –2 cucchiai
  • Sale – 1 cucchiaino scarso

Per le verdure:

  • Melanzane – 600 g
  • Patate – 300 g
  • Olio arachidi o oliva – 4 cucchiai 

 

Preparazione della Moussakà super-light

Fase 1: IL RAGU’ DI SOIA

Mettete in ammollo il granulare di soia per almeno 30 minuti in acqua. Intanto tritate insieme salvia, rosmarino e aglio. Fate lo stesso con la costa di sedano, la cipolla e la carota. Quando la soia sarà reidratata, strizzatela bene con le mani per eliminare l’acqua in eccesso. Mettete quindi l’olio nella padella antiaderente e fatelo scaldare, quindi soffriggete per pochi secondi il trito di erbe aromatiche e aglio; aggiungete poi le verdure tritate finemente e fate rosolare per qualche minuto. Infine, aggiungete la soia reidratata e fatela insaporire per 5 minuti, bagnando con un bicchiere di acqua e l’olio. Versate il vino rosso e fatelo evaporare a calore sostenuto. Aggiungete sale, pepe e cannella. Nel frattempo, mettete in acqua bollente i pomodori, dopo aver fatto un’incisione lunga ma superficiale sulla buccia. Dopo 3 minuti, scolate, togliete la buccia e tagliate a dadini, che verserete quindi nella pentola con la soia. Fate cuocere coperto a calore molto basso per 30 minuti. Se resta ancora un po’ di liquido sul fondo della pentola proseguite ancora la cottura senza coperchio per il tempo necessario. 

FASE 2: LE VERDURE

Lavate le melanzane e le patate e tagliatele a fette di spessore 5 mm (se avete l’affettatrice è più semplice; sennò usate un coltello ben affilato a lama liscia). Cuocetele a vapore, rispettivamente per 4 minuti e 6 minuti (la metà del tempo in pentola a pressione). In una padella antiaderente, friggete le melanzane e le patate in olio di arachidi o di oliva e un po’ di acqua.

FASE 3: LA BESCIAMELLA BENEDETTA

Mettete la farina e l’olio in una tazza e mescolate con un cucchiaio fino ad ottenere un roux omogeneo. Unite una piccola parte del latte (freddo) e mescolate finché non ci saranno più grumi. Scaldate bene il resto del latte in una casseruola e quando sarà ben caldo aggiungetelo a poco a poco al roux nella ciotola. Trasferite tutto nella casseruola, che porterete sul fuoco a calore molto basso, mescolando con la frusta continuamente fino a quando il composto diventerà cremoso e denso. Per conoscere tutti i trucchi per avere una besciamella senza grumi.

FASE 4: LA COTTURA

Accendete il forno a 180° C. Nel frattempo preparate la teglia di Moussakà super-light (ad ogni strato aggiungete un pizzico di sale): uno strato con le patate, poi uno con la metà delle melanzane, poi la metà del ragù mescolato con 100 g circa di besciamella. Poi di nuovo uno strato con il resto delle melanzane, ragù che vi resta con altri 100 g circa di besciamella, infine tutta la besciamella da sola che è rimasta (saranno circa 500 g). Livellate la superficie e infornate per 40 minuti. L’ideale è mangiarla quasi subito, ma anche il giorno dopo, riscaldata, sarà più compatta e forse ancora più gustosa…

Chi è La Cuoca Insolita

La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari. Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.

Pertini, antifascista e antimonarchico

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / E’ sicuramente giusto che Savona abbia una piazza intitolata a Sandro  Pertini . Chi scrive si è battuto Inutilmente  perché il ponte di Genova gli fosse intitolato. Pertini appartiene alla migliore storia d’Italia. La sindaca di Savona  Caprioglio ha inaugurato la piazza Pertini in maggio secondo le norme restrittive del Covid.

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In polemica con la Sindaca   un non meglio identificato Comitato antifascista e antirazzista  con l’appoggio di Anpi e istituto storico della Resistenza, adesso vuole riinagurare  “a livello popolare“ la piazza il 24 luglio, vigilia  del voto al Gran Consiglio del Fascismo che sfiduciò Mussolini. Quel comitato antifascista forse non sa che il protagonista del 25 luglio fu l’odiato re Vittorio Emanuele III. Quindi quella data è poco consona per ricordare Sandro Pertini che fu sempre ferocemente anti monarchico. Il comitato antifascista  e antirazzista vuole anche impedire a Forza nuova di aprire una sua sede a Savona. Siamo tornati, dopo i mesi di clausura per il virus, alle solite tiritere intolleranti che violano le libertà costituzionali di associazione. Forza nuova è quanto di più lontano dal nostro modo di pensare, ma in una libera democrazia c’è spazio per tutti, a meno che si commettano reati. Ma i reati di opinione sono reati  solo per gli intolleranti che negano il diritto di pensare liberamente. L’Anpi fa il suo mestiere di sempre, ma l’istituto  Storico della Resistenza non può abbassarsi a fare politica in modo sfrontato. Ha un passato da rispettare quando ebbe grandi presidenti che pensarono a libri e convegni e non alle manifestazioni di piazza. Soprattutto si sente l’assenza della Federazione Volontari della Libertà – la FVIL – che a Savona si identificò nobilmente con il comandante Lelio Speranza – che avrebbe dovuto prendere  con fermezza le distanze da fascisti travestiti da antifascisti come sono i pochi che fanno dell’estremismo intollerante la loro bandiera. Il 24 luglio non avranno sicuramente problemi a rispettare le distanze di sicurezza perché sono rimasti per fortuna davvero in pochi.  E saranno sempre meno. La sindaca Caprioglio  in maggio ha proceduto ad una parziale riapertura di una porzione di strada al fine di iniziare a far lavorare alcuni esercizi commerciali appena aperti nel nuovo complesso. L’inaugurazione ufficiale avvera’ non appena il cantiere sarà chiuso perché ad oggi non è ancora terminato, vi sono ancora le gru e le recinzioni presso una porzione di cantiere.La piazza verrà inaugurata  il 25 settembre,  se sarà per quella data smantellato il cantiere.
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Scuola e Università, troppi problemi alla ripresa

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola resta uno dei problemi irrisolti e la sua riapertura – al di là dal Covid  che potrebbe impedirla – resta una questione aperta. Occorrono spazi che non ci sono, banchi ed attrezzature informatiche di cui le scuole e gli studenti  non dispongono per lezioni a distanza 

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Il tentativo della ministra è stato quello di scaricare il problema sui presidi che non erano assolutamente in grado di provvedere con gli strumenti a loro disposizione alla ripresa a settembre. Sia pure in ritardo è stato nominato un commissario che ha fatto un bando per nuovi banchi monoposto. Ma il problema è più complesso perché riguarda nuovi orari, distanziamento negli ingressi e nelle uscite e lezioni da remoto.
In questo ultimo mese in cui i docenti dovrebbero essere a disposizione delle scuole perché il congedo per ferie  prevede un mese di vacanza, quasi sempre coincidente con il mese di agosto, non sono stati attivati dei corsi per preparare i docenti alla didattica a distanza a cui la maggioranza degli insegnati era e resta  impreparata. Ora la ministra più che pensare seriamente a risolvere i problemi dell’ apertura dell’anno scolastico,rilascia interviste raffica in cui dice di essere ingiustamente criticata  perché giovane e donna. Ha anche detto che vuole dei banchi con le ruote per poterli riutilizzare – dopo la pandemia – per la didattica di gruppo. I cosiddetti lavori di gruppo- va ricordato –  sono una delle sciocchezze nate nel ‘68 e che, dove applicate, crearono danni gravi agli studenti lasciati in balia di se’ stessi perché, secondo la demagogia corrente, dovevano essere rigorosamente autogestiti: i docenti erano considerati degli esperti da sentire solo in caso di bisogno. Ci furono scuole che abolirono i libri di testo per usare biblioteche di classe  del tutto inadeguate con pochi libri, quasi tutti riguardanti autori marxisti di stretta osservanza. Gli allievi furono privati della lezione frontale dei docenti, l’unica davvero importante ed  insostituibile quando i docenti sono all’altezza del loro compito. Sembra che la ministra voglia anche reclutare come docenti  studenti universitari  e qui si tratta di scelte senza precedenti che ci auguriamo siano fantasie di certi giornali. Vedremo cosa succederà, ma resta in dubbio una riapertura normale delle scuole, come è avvenuto in altri paesi europei. In Italia da sempre la scuola non è mai stata considerata una priorità. Oggi ancora più che in passato, malgrado siano stati bruciati quattro mesi e l’anno si sia concluso con promozioni politiche che forse non si erano viste neppure nei tempi di guerra. Il corpo docente non è stato coinvolto in una prospettiva di ripresa e non c’è stato quello sforzo collettivo che andava richiesto. Infatti tutti i sindacati della scuola, dalla Cgil alla Gilda, si sono espressi in termini negativi sull’operato della ministra dicendo che in queste condizioni  non è possibile riaprire a settembre. E’ stata una presa di posizione criticata  come corporativa che invece mette in luce il disagio dei docenti che –  al di là delle demagogie –  sono gli attori più importanti della scuola. Un discorso diverso riguarda l’Università dove la didattica a distanza ha funzionato perché docenti e allievi erano già abituati all’uso degli strumenti informatici. Ma anche l’Università’ ha bisogno di lezioni frontali. Sarebbe impossibile pensare di limitarsi ad ascoltare alcuni maestri da remoto, anche se i maestri di oggi appaiono n prevalentemente dei maestrini rispetto a quelli della mia generazione che ha avuto i Bobbio, i Venturi, i Firpo che alcuni di noi commisero l’errore di contestare come baroni, mentre erano uomini di scienza e maestri nel senso più ampio della parola. Scrisse Italo Calvino: “ Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da temere “. Meglio non si potrebbe dire, neppure oggi.
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Il grande accordo di Bruxelles: cosa accadrà?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Le decisioni prese a Bruxelles dal Consiglio europeo dopo quattro giorni di discussioni non possono essere valutate oggi. Certamente può esaltarle, considerandole storiche, il presidente del Consiglio che ha rivelato indubbiamente una certa capacità che  non era così scontata; possono considerale un traguardo determinate forze politiche, mentre le opposizioni possono legittimamente essere critiche e sospettose, anche se le parole di Salvini appaiono ancora una volta eccessive.

Stupisce che il Presidente della Repubblica abbia espresso il suo pubblico plauso  al Presidente del Consiglio, instaurando un precedente che, in termini istituzionali, non ci piace. Credo che il presidente Conte debba al più presto riferire in Parlamento e quindi al Paese della sua missione europea. Conte certamente si è giocato tutto a Bruxelles, ma solo quando si passerà, nel 2021 inoltrato, a ricevere i fondi europei a titolo di prestito e a titolo di aiuti a fondo perduto (più i primi che i secondi) sarà possibile valutare in concreto se l’Italia ha fatto un buon affare.
Oggi bisogna augurarci  per il bene dell’Italia che a Bruxelles Conte abbia avuto successo, ma non ci sono certezze in proposito. All’indomani della trattativa europea emergono anche preoccupazioni sulle condizionalità connesse agli aiuti e ai prestiti. È un tema che va approfondito e chiarito subito perché l’esempio della Grecia commissariata e sfruttata dai vertici europei non si può dimenticare. L’Italia è oggi prostata dal Covid 19 e da una crisi economica che può distruggerci. I fondi europei arriveranno il prossimo anno. Si pone il problema di come affrontare i problemi dell’oggi e dell’autunno prossimo.Qui il governo rivela molta improvvisazione e tanta intempestività. Molte imprese sono state abbandonate a se’ stesse, il turismo sta boccheggiando in modo allarmante e il governo non è riuscito a far qualcosa di concreto per affrontare la crisi con il rilancio dell’economia. La politica dei sussidi non può certamente rivitalizzare  il Paese, ma può  solo creare dei nuovi poveri alle dipendenze dello Stato padrone . Molte scelte economiche, da Alitalia ad Autostrade, rivelano un nuovo statalismo, in alcuni casi assistenziale. L’esatto opposto di un’economia liberale. Con queste premesse sarà difficile usare i fondi europei nel modo giusto perché certi pregiudizi ideologici continueranno a pesare. Da europeista convinto da sempre ,non mi ritengo soddisfatto di quanto e’ stato deciso a Bruxelles. Non è una pagina storica perché  ci rivela un’Europa divisa e gretta, persino un’Europa che passa sopra al fatto che Orban ha travalicato le regole europee della democrazia liberale. E’ un’Europa migliore rispetto a quella che abbiamo visto negli ultimi anni, ma un’Europa lontanissima da quella sognata dai padri fondatori. Mancano i grandi statisti europei e dobbiamo accontentarci di surrogati. Merkel al posto di Adenauer, Conte al posto di De Gasperi sono segni evidenti di un  forte degrado della politica. Ed anche le versioni al femminile dell’ Europa non sono purtroppo delle soluzioni salvifiche  ai gravi problemi che  ci troviamo di fronte. Anche questo si è visto a Bruxelles negli ultimi giorni che andranno valutati sulla lunga distanza e non certo oggi.Oggi vale la sospensione di giudizio, quella che i Greci chiamavano Epoke’. Una sospensione critica perché ci sono comunque elementi allarmanti per il futuro che si vedono già oggi. Non appare neppure chiaro se vorranno o meno richiedere il Mes , una questione che divide il Governo e che appariva molto importante ed oggi è stata derubricata come secondaria. Anche in questa direzione le idee appaiono piuttosto confuse , malgrado riguardino la spesa sanitaria.
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Senso di responsabilità, perché il virus è ancora un pericolo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / I 19 contagi  Covid di Savona relativi ad una cena in un ristorante a causa di un dipendente del locale infetto hanno coinvolto circa 200 persone in osservazione. Il giorno prima su questo giornale denunciammo la scarsa responsabilità di molti nella Riviera di Ponente e non solo in quella.

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Il Sindaco di Albenga, il medico Riccardo Tomatis, che è stato in prima linea durante la pandemia nella sua duplice veste, ha nuovamente richiamato al senso di responsabilità e alla cautela, dicendo che il virus è  ancora un pericolo. L’esempio di Savona deve allarmare e comporta dei  comportamenti adeguati innanzi tutto da parte dei ristoratori che debbono mettere in atto tutte le attenzioni per prevenire: controlli ferrei in cucina tra il personale, distanziamento  nei tavoli di almeno un metro.
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Ma soprattutto gli avventori devono essere cauti. Un amico mi diceva che ieri era andato  in tre pasticcerie per comprare delle paste ed aveva fatto a meno di comprarle perché nessuno dei tre negozianti aveva la mascherina. Siamo tutti sulla stessa barca. Bisogna che tutti siano consapevoli del momento difficile. Non siamo nella normalità, senza essere nell’emergenza. Siamo anche nell’ansia per cosa accadrà in autunno. Un autunno caldo per pandemia e crisi economica, una miscela esplosiva che può provocare una devastazione. Non voglio fare la Cassandra, non voglio rovinare le ferie a nessuno, ma bisogna essere accorti e responsabili. Il valore della vita è preminente. La nostra vita e quella degli altri. Quella che Mario Berrino ad Alassio  definiva la “Gran Cagnara“ estiva, quest’anno non è possibile. I ristoratori per  poter recuperare debbono garantire condizioni di sicurezza ai clienti come fanno alcuni e non altri.  Anche nelle spiagge occorrono controlli. Può sembrare un un non senso perché la spiaggia e il mare si identificano con l’idea della libertà, del piacere della libertà. Quest’anno volevo andare in vacanza a Santorini, ho scelto responsabilmente di stare in Italia, ma chiedo almeno il rispetto delle norme preventive minime a cui io mi adeguo con disciplina. Aver tolto l’obbligo delle mascherine nel Budello di Alassio e’ stato un errore perché il distanziamento e’ impossibile e l’assembramento è sicuro. Non voglio essere ripetitivo come Catone con il suo “Delenda Carthago”, ma credo sia un dovere morale mettere in guardia contro un pericolo che non conosciamo. Oggi tacciono persino gli scienziati che hanno pontificato per mesi, creando paura e confusione. Il fatto che tacciano non è di per sè tranquillizzante, se non pensando che anche loro sono andati in vacanza … Noi dobbiamo comportarci come se potesse tornare una seconda ondata, rinviando le leggerezze alla prossima estate. Se poi non verrà, vivremo sereni. L’esempio di Savona e dei migranti infetti scappati dai centri di raccolta ci richiama alla dura realtà del momento che ha portato a chiudere le frontiere, ma incredibilmente non i porti. Un altro aspetto di questa Italia provvisoria, come la definiva Guareschi, che ci inquieta.
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