Rubrica a cura di IPLA – Istituto per le piante da legno e per l’ambiente
Le funzioni “pubbliche” svolte dal suolo
L’IPLA e l’analisi del suolo piemontese

Merco scuròt. Tutti, forse, sanno che passato il martedì grasso, le feste e i bagordi di Carnevale, il giorno dopo, Mercoledì delle Ceneri, ha inizio il tempo di Quaresima. Quel mercoledì in piemontese è il merco scuròt, il mercoledì “scuro”: ad indicare il grigiore delle Ceneri e l’inizio di un periodo di morigeratezza.
Il senatore G a e t a n o Q u a g l i a r i e l l o, già segretario del presidente del Senato Marcello Pera, ministro e senatore dai tanti passaggi trasformistici da un partito all’altro (sembra che anche oggi sia pronto a trasmigrare nei responsabili a sostegno di Conte) ha scritto un libro con il cardinale Ruini, ,uno dei personaggi più fastidiosamente invasivi nella politica italiana e meno rispettosi della laicità della Repubblica sancita dalla Costituzione. Nato radicale, Q u a g l i a r i e l l o via via è diventato sempre più un biaciapile. Il suo è un libretto non meritevole neppure di una citazione. E’ una brutta copia del dialogo intrapreso tra Benedetto XVI e il filosofo laico e liberale Marcello Pera che ha invece rappresentato qualcosa di importante e meriterebbe una rilettura anche oggi.
ha rilanciato l’idea della elezione diretta del capo del governo, riprendendo la legge che prevede l’elezione dei sindaci. Non si tratta di una cosa nuova, ma non si tratta necessariamente di una sbandata a destra,come hanno titolato certi giornali con estrema faziosità. Un liberale come Filippo Burzio era per l’ elezione di un cancelliere che garantisse stabile governabilità .Una parte del Partito d’Azione con Calamandrei e Valiani era per la Repubblica presidenziale. Il sistema francese ideato da De Gaulle venne accettato e fu mantenuto dal socialista Mitterand e con quel sistema sono stati eletti tutti i Presidenti francesi: un metodo efficiente ed equo che ha garantito una democrazia stabile e l’alternanza. Renzi ha poca credibilità politica ,ma demonizzarlo perché mette in dubbio il governo Conte, uno dei peggiori della Repubblica, è disonesto. Semmai non ci sono le condizioni politiche per fare riforme costituzionali in questo Paese che ormai è allo sbando ed ha un’ economia destinata al collasso. Se si volesse uscire dallo stagno limaccioso radical in cui siamo, forse sarebbe davvero necessario un bagno riformatore che desse una svolta istituzionale e costituzionale, consentendoci di passare alla III Repubblica. Certo Renzi non è il De Gaulle italiano che purtroppo non esiste. Abbiamo una classe politica fatta di piccoli uomini e piccole donne incapaci di affrontare la quotidianità. Ma il problema della governabilità si pone come una priorità molto importante soprattutto di fronte ad una politica mediocre che non sa ad imporsi.
La musica è il linguaggio delle emozioni: accompagna e connota affettivamente i momenti più delicati e intensi che mamma e bambino condividono nella loro quotidianità. Questo è l’intento con cui ha preso forma il nuovo libro musicale di Francesca Borgarello, “Orchestra di Coccole”: creare una colonna sonora che accompagni i momenti più intimi di questa relazione così speciale, facendo muovere al bambino i suoi primi passi in un universo ricco di stimoli della musica.
Nato come proseguimento ideale del percorso di condivisione musicale fra genitori e bambini iniziato da Mamme in Sol, Orchestra di Coccole è un libro ricco di sorprese sonore per far divertire, emozionare e giocare mamme papà e bimbi! Ogni pagina è dedicata ad un momento intimo, ad una coccola che mamma e bambino si scambiano… e a ognuno di questi momenti è associata una musica a tema.
Dieci nuovissimi brani guidano genitori e bimbi attraverso attività musicali che li stimolano a trascorrere insieme del tempo di qualità; c’è una canzone per accompagnare il risveglio mattutino e portare il buonumore, una per giocare a nascondino, una per farsi il solletico sulle note di Rossini, un delicato valzer da ballare stretti alla mamma, una dolce filastrocca dedicata al papà, una ninna nanna per cullare i piccoli…
I brani sono vari e coinvolgenti, ricchi di fantasia e di emozioni. Ogni canzone permette all’adulto di memorizzarla facilmente, ma lascia spazio alla possibilità di essere modificata, per renderla personalizzata e divertente. Accompagnano le varie pagine piccoli dialoghi tra adulto e bimbo, da poter leggere ai piccoli, e che hanno la funzione di lasciare spazio alla fantasia e alla parola, da arricchire con la musica e il canto. Parole e musiche sono accompagnate dalle bellissime e coloratissime illustrazioni di Giuditta Gaviraghi, che rappresentano momenti di vita quotidiana del mondo degli animali: anche qui la mamma e il suo cucciolo condividono gioco, divertimento e tenerezze!
Con le 10 canzoni nel CD allegato – ma anche scaricabili sul proprio cellulare grazie al QR code! – i balli e i giochi continuano anche fuori dal libro, per una vera orchestra di coccole!
Orchestra di Coccole: laboratorio musicale di presentazione
Con l’autrice Francesca Borgarello
Venerdì 21 febbraio ore 17.00
Mamme in Sol, via Giulia di Barolo 11 – Torino
info@mammeinsol.it – 3914729388
Il capoluogo piemontese si è aggiudicato un nuovo importante riconoscimento. Dopo essere stata nel 2018 la capitale indiscussa del cibo, Torino sarà Capitale del Cinema 2020: una grandissima soddisfazione per la nostra città, da sempre legata all’arte in tutte le sue forme.
Sono passati 20 anni dal 20 luglio 2000, giorno in cui il Museo Nazionale del Cinema apre al pubblico nella rinnovata sede della Mole Antonelliana, con il suggestivo allestimento di François Confino. nello stesso giorno viene costituita Film Commission Torino Piemonte, con lo scopo di promuovere Torino de il Piemonte quali location cinematografiche e televisive.
Quest’anno, in occasione di questo doppio ventesimo compleanno, la città di Torino celebrerà il suo profondo rapporto con la Settima Arte mettendo in luce la varietà di enti, associazioni, istituti e laboratori che la contraddistinguono come eccellenza nel panorama cinematografico nazionale ed europeo. Nasce così «Torino Città del Cinema 2020. Un film lungo un anno», un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino, media partner Rai.
Torino e il cinema sono legati da una lunga storia che affonda le radici nel passato: risale alla fine dell’Ottocento, quando i fratelli Lumière allestirono in città la prima proiezione italiana. Questo legame si concretizza nel presente, rendendosi protagonista della vita culturale cittadina e, allo stesso tempo, si proietta verso il futuro. Un’unione resa evidente dal connubio tra la Mole Antonelliana– simbolo e icona della città – e il Museo Nazionale del Cinema ospitato al suo interno. Sono inoltre numerosissimi i film che in questi anni hanno portato Torino sul grande schermo, mostrandone bellezza e potenzialità.
A partire da gennaio, l’atmosfera cinematografica sta coinvolgendo anche «i luoghi del cinema». Nei punti strategici della città sono stati allestiti supporti di forte impatto visivo e iconografico per un’accoglienza immersiva e suggestiva in una città “cinema friendly”. I passanti, con il supporto di mappe cartacee e digitali o attraverso guide turistiche, possono visitare 20 luoghi cinematograficamente significativi come piazze e palazzi del centro cittadino, come tappe per ripercorrere il percorso del cinema torinese, attraverso i film che ne hanno fatto la storia. L’intero 2020 sarà caratterizzato da un ricco calendario di iniziative, in cui confluiranno tutti i tradizionali eventi cinematografici del territorio. Verranno coinvolte le istituzioni culturali torinesi con l’obiettivo di creare “contaminazioni cinematografiche” in ciascun ambito, dall’editoria alla musica, dall’arte contemporanea al teatro, sviluppandosi su diversi assi tematici tra cui innovazione, tecnologia, multimedialità, educazione, formazione e accessibilità.
Si tratta, dunque, di un viaggio nel tempo – tra passato, presente e futuro – scandito dai vari appuntamenti, iniziative ed eventi organizzati. Il ruolo di Torino e del Piemonte nel mondo del cinema ha assunto nel tempo una notevole rilevanza dal punto di vista dello sviluppo dell’industria cinematografica, dello sviluppo di talenti e professionalità e delle ricadute in termini di promozione, anche internazionale, dell’immagine della città e dell’intero territorio.
Somewhere Tour & Events è già al lavoro per preparare delle esperienze imperdibili a tema “Cinema”!
Paola Gribaudo è una donna eclettica e sensibile la cui vita sembra la trama di un romanzo. Come il padre Ezio – celebre artista, editore e promotore culturale – anche lei ha saputo coniugare la passione per l’arte e per la cultura con la professione. Critica d’arte, curatore di libri d’arte, vanta collaborazioni con le case editrici Skira, Gli Ori, De Agostini, Electa, Rizzoli International, Silvana Editoriale e Thames & Hudson. Intellettuale vivace e appassionata, ha viaggiato molto e conosciuto i protagonisti dell’arte: da Francis Bacon a Peggy Guggenheim, da Henry Moore a Jean Dubuffet da Giorgio de Chirico a numerosi altri. Nella sua brillante carriera di editore ha pubblicato oltre 1.000 tra monografie, cataloghi di mostre e libri per autori e artisti internazionali. A testimonianza del valore del suo operato, nel 2011 ha ricevuto l’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura Francese Frédéric Mitterand. Nel 2016 l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino le ha conferito la medaglia di Accademico d’onore per il ruolo di Ambasciatrice del libro d’arte e per aver portato il nome di Torino nel mondo. Un legame, quello con l’Accademia Albertina, che è quasi inscindibile e che si basa su una profonda stima reciproca. Nel 2019 il Ministro per l’Istruzione Marco Bussetti l’ha infatti nominata Presidente della stessa. Un riconoscimento prestigioso a conferma di una carriera illustre che si snoda non solo in Italia, ma anche all’estero e che ha un valore ancora più profondo se si considera che Paola Gribaudo è la prima donna a ricoprire questo ruolo.
“Credo nel destino e forse era già tutto scritto quando ho scelto come tema della tesi di laurea l’analisi critica di un trattato di Charles Le Brun su come disegnare le passioni umane. Da sempre la mia specializzazione è legata ai testi d’arte e grazie ai libri ho viaggiato, ho conosciuto artisti e personaggi del calibro di Botero e Federico Zeri, ho curato progetti editoriali in Europa, Stati Uniti, Argentina e in altri paesi. Dietro ad ogni libro c’è una storia: ci sono persone, sogni, progetti, criticità, happy end che ho vissuto in prima persona”.
“Per me il lavoro non è mai stato un business, ma una passione e mi sono occupata di editoria con devozione curandone ogni aspetto, dall’ideazione del libro alla stampa. Dopo la laurea in lettere, come tutti i giovani ho svolto diversi lavori. Frequentando lo studio di mio padre ho conosciuto il mondo dell’editoria, perché negli Anni ’80 lui se ne occupava ancora attivamente. La mia professione l’ho costruita da sola step by step, soprattutto all’estero, andando negli studi degli artisti e cercando editori, fotografi, grafici, stampatori e operatori del settore in linea con il progetto da sviluppare. Dal 1981, quando impaginai il primo volume dal titolo 629 Oeuvres de Renoir à Picasso di George Peillex per il Musée du Petit Palais di Ginevra, ad oggi ho curato 1.070 libri”.
“Per festeggiare i 25 anni di carriera nel 2004 ho pubblicato Libri e librini, un catalogo che ho presentato alla libreria Les Arcades di Parigi, da Achim Moeller Fine Art di New York, nel mio studio di Torino e al Castello di Malgrà a Rivarolo Canavese. Il testo spiega come dentro ad ogni libro ci sia una storia composta da un caleidoscopio di emozioni, incontri, telefonate, euforia, tensione, soddisfazione. In Mille di questi libri, (pubblicato da Skira nel 2017 in edizione italiana e inglese nel 2018) invece, la pittrice Barbara Tutino racconta il mio percorso professionale, ma soprattutto il processo creativo che si nasconde dietro ad ogni volume e che trasforma un testo in un’opera”.
“Nel 1678 Maria Giovanna di Savoia-Nemours, vedova di Carlo Emanuele II, fondò l’Accademia dei Pittori, Scultori e Architetti ispirandosi al modello dell’Académie Royale di Parigi. Dopo di lei, solo gli uomini hanno ricoperto cariche prestigiose sino alla mia nomina dello scorso anno. Sono quindi davvero onorata di questo incarico. L’Accademia Albertina di Torino, che è erede delle accademie reali, fu rifondata nel 1833 da Carlo Alberto e ancora oggi conserva nei propri archivi un ricco patrimonio di documenti relativi all’attività di formazione e ricerca nei campi delle arti figurative. All’edificio fu annessa anche una Pinacoteca, che aveva un ruolo didattico, ed oggi la nostra è l’unica Pinacoteca che si trova all’interno di un’Accademia”.
“La nostra è una delle più importanti d’Italia e conta circa 1.500 allievi provenienti da 40 nazioni. La peculiarità è che oltre alle materie di studio tradizionalmente legate all’arte figurativa, come la scuola di nudo che riapriremo nel secondo semestre, proponiamo corsi più innovativi e in linea con le professioni di oggi come fotografia, restauro, digital art. L’obiettivo è formare pittori e scultori di alto livello, ma anche i futuri professionisti della comunicazione. Per questo abbiamo diversi stagisti che, a rotazione, imparano ad allestire mostre, redigere comunicati stampa, interagire con le assicurazioni e impostare un catalogo”.
“Viene utilizzata per le mostre e di recente, grazie all’intervento della Compagnia di San Paolo, è stato restaurato lo splendido ipogeo della Rotonda del Talucchi che al momento è destinato ad esposizioni temporanee. Privilegiamo mostre dei docenti e artisti che si sono formati presso di noi e ciascuno dona un’opera che viene inserita nella futura Pinacoteca del ‘900. Lo scorso novembre, ad esempio, abbiamo ospitato la mostra Arte come teatro della nostra docente di arte e scenografia Paola de’ Cavero ed è in preparazione quella di Carlo Giuliano”.
“In occasione del bicentenario della nascita di Vittorio Emanuele II, il 14 marzo l’Accademia Albertina sarà sede di un convegno storico artistico sulla figura del primo re d’Italia mentre la sera prima l’Aula del Primo Parlamento Italiano al Museo Nazionale del Risorgimento a Palazzo Carignano, luogo in cui nacque il re, ospiterà un ballo risorgimentale. Alcuni abiti saranno realizzati dagli studenti che seguono il corso di sartoria e li sfoggeranno, insieme a me, per l’occasione. In autunno, invece, verrà allestita la prima esposizione ideata da me con i Prof. Valerio Terrraroli e Guido Montanari che si intitolerà Disegnare la città. Decori e Architettura dagli archivi dell’Accademia Albertina di Torino. Oltre a valorizzare gli archivi e i disegni che ospitiamo nella Pinacoteca e in Accademia, la mostra evidenzierà i processi che hanno contribuito alla costruzione della memoria e dell’identità collettiva della città sia in termini di decoro sia in termini di pianificazione urbana e progetto di architettura. Il percorso includerà anche altri poli espositivi come la Fondazione Accorsi, l’Università in via Po, lo storico caffè Baratti & Milano e il museo della Reale Mutua Assicurazioni. Infine proseguiremo con il restyling dei cataloghi dell’Accademia Albertina per creare un’identità più nuova ed impattante. Fedele alla mia vocazione di editore, con l’Accademia abbiamo già realizzato diversi cataloghi sia per il FISAD Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design che abbiamo ospitato lo scorso autunno sia alcune mostre come Incanti russi che è in calendario presso la Pinacoteca sino al 22 marzo”.
“Sono d’accordo con Giorgio de Chirico quando dice che Torino è una città monarchica, fluviale e regolare ed è la città più profonda, enigmatica e inquietante non solo dell’Italia, ma del mondo intero. Concordo anche con Nietzsche quando sottolinea che Torino non è un luogo che si abbandona. Qui sono nata ed ho vissuto, anche se ho viaggiato molto. Qui ho le mie radici, ma mi sento una Torinese anomala perché della città ho ereditato la riservatezza, ma non la chiusura verso il mondo”.
“Più che un ricordo, una sensazione. Quando rientro dai viaggi e dall’aereo vedo le montagne che la circondano con il Po che scorre lento, la Mole Antonelliana e la cupola del Guarini, mi sento protetta e a casa”.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Foto: Accademia Albertina – Fabio Amerio e Marco Carulli
Dopo ogni evento alluvionale si torna a parlare della necessità di prevenzione, degli abusi e degli errori che sono stati fatti, di come si dovrebbe e potrebbe fare per ridurre i danni. E la terminologia è spesso inappropriata. Come il riferimento alla “messa in sicurezza” che andrebbe invece sostituito con una più realistica “riduzione del rischio”. La fragilità del nostro territorio, in gran parte montano e collinare, è un dato oggettivo. In questa sede vorremmo soffermarci sugli interventi che potrebbero essere utili a mitigare il rischio dei danni alluvionali. In particolare per quanto concerne la gestione della vegetazione. Proprio a seguito degli eventi che hanno colpito il sud-est del Piemonte nell’autunno scorso, si è riacceso il dibattito. Come gestire quindi gli alberi che crescono spontaneamente negli alvei e sulle sponde dei nostri corsi d’acqua? Ecco allora che si torna a parlare di “pulizia dei fiumi”, altro termine che andrebbe bandito, con cui si intende il taglio di alberi e arbusti in alveo con in aggiunta una significativa rimozione di sedimenti.
Procediamo con ordine: innanzitutto occorre distinguere il reticolo idrografico minore, costituito dai piccoli rii di versante, da quello dei fiumi di fondovalle e pianura. Le caratteristiche sono molto diverse. I primi sono corsi d’acqua con portata modesta o nulla per gran parte dell’anno, i cui alvei, ampi solo alcuni metri, vengono rapidamente colonizzati dalla vegetazione spontanea. Quando si verificano degli eventi intensi il deflusso viene ostacolato dalla vegetazione e la corrente viene deviata causando dissesti con possibili danni anche alle infrastrutture. In questi casi la gestione della vegetazione è indispensabile per garantire la pervietà dei corsi d’acqua e preservare l’integrità del territorio.
I fiumi sono invece ecosistemi complessi. Certo, di grande importanza dal punto di vista ambientale, infatti i fattori in gioco sono molteplici: morfologia, aspetti idraulici e vegetazione. Un esempio? L’effetto che negli ultimi decenni ha avuto il massiccio e diffuso prelievo di sedimenti in alveo in molti fiumi del bacino padano, compresi quelli piemontesi. L’effetto combinato dei prelievi di materiale in alveo e delle opere di difesa ha progressivamente artificializzato i nostri corsi d’acqua rendendoli molto simili a canali. In queste condizioni si innesca un processo di erosione progressiva del fondo dell’alveo, con l’abbassamento anche di alcuni metri, conseguente aumento della velocità della corrente e danni alle infrastrutture, in particolare ponti e opere di difesa. Per contrastare questo fenomeno si sono rese necessarie ingenti opere di manutenzione tra i quali la rifondazione delle pile dei ponti ormai scalzate e in pericolo di crollo. In questi casi la vegetazione spontanea cresciuta negli alvei può costituire un freno naturale alla velocità della corrente e contribuire all’integrità delle opere.
Ecco allora che gli stessi interventi, come il semplice taglio della vegetazione, a seconda dei contesti in cui si applicano possono avere effetti molto diversi. La chiave per attuare una gestione mirata ed efficace è la pianificazione. La Regione Piemonte, supportata da IPLA, con altri partner italiani e francesi, ritenendo fondamentali questi aspetti ha aderito al Programma Interreg Italia e Francia, con il progetto Eau Concert, che si è sviluppato in due fasi successive.
La prima, realizzata nel periodo 2013-2015, ha visto la realizzazione in via sperimentale del Piano di Gestione della Vegetazione perifluviale (PGV) del fiume Dora Baltea e del torrente Chiusella, la cui metodologia è poi stata utilizzata per la pianificazione di altri corsi d’acqua: Stura di Lanzo, Dora Riparia, Torrente Belbo, Torrente Orba e Fiume Sesia (in corso di realizzazione).
La seconda, attualmente in corso, ha come obiettivi la realizzazione degli interventi previsti dal Piano di gestione attraverso il miglioramento della vegetazione forestale presente lungo la Dora, l’impianto di circa 5000 alberi e arbusti per formare siepi campestri e contrastare le specie esotiche invasive. Si prevede inoltre la realizzazione di corsi di formazione aperti a studenti universitari, amministratori, tecnici e ditte forestali specializzati nella gestione di questi ecosistemi di grande importanza per la riduzione del rischio idraulico, la conservazione della biodiversità e della qualità delle acque e la promozione di attività turistiche sul nostro territorio.
Ciafela, ciafërla. Parola piemontese, molto dimenticata, per guancia. Di conseguenza abbiamo ciaflù per indicare un viso paffuto; pacioflù, per bimbo (o persona) grasso e paffuto; sgiaf, schiaffo; sgiaflon, schiaffone; sgiaflé, schiaffeggiare. Ma tirabasin è la fossetta sulle guance (Gianfranco Gribaudo, Ël Neuv Gribàud. Dissionari piemontèis, Torino, Daniela Piazza, 1996).
E’ l’ultimo atto di un lungo percorso che parte dal lavoro svolto dalla commissione guidata dal compianto ed indimenticato Stefano Rodotà che terminò e presentò, febbraio 2008, quanto aveva realizzato all’allora Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella.
Può sembrare incredibile ma al leader dell’UDEUR (Unione dei democratici per l’Europa) aveva affidato un compito straordinario e mai fatto prima alla commissione di valenti giuristi tra i quali Alberto Lucarelli e Luca Nivarra, presieduta appunto da Stefano Rodotà e dal quale prese il nome con vice Ugo Mattei. Lo straordinario lavoro, che avrebbe dovuto armonizzare e rendere attuali le norme per la gestione dei beni pubblici, si fermò lì in quanto proprio chi aveva affidato il lavoro, Clemente Mastella, fece cadere il, debole, governo Prodi e ritornare in sella Silvio Berlusconi ed il centrodestra. Per superare lo stop Stefano Rodotà ed Ugo Mattei mi proposero quello che per me fu una grande occasione ed un grande privilegio e cioè di rilanciare il testo della commissione ministeriale attraverso la proposta di legge delega al parlamento, prevista dalla nostra Costituzione, da parte di un Consiglio regionale. Con la collaborazione di diversi consiglieri di tutti i partiti si arrivò , con il voto unanime di tutto il Consiglio regionale del Piemonte, ad inviare al Senato della Repubblica la proposta di legge sui beni comuni (ottobre 2009). Scoprimmo così le resistenze e gli interessi che frenavano il lavoro di quanti si occupavano dei beni comuni. Una grande ventata di speranza e di entusiasmo arrivò con il referendum sull’acqua pubblica che vide nuovamente tutti insieme i “benecomunisti” con milioni di italiani che sovvertirono le previsioni dando così uno stop alle speculazioni sulla privatizzazione dell’acqua in Italia.
Sull’acqua e sul mancato rispetto della volontà popolare sappiamo poi come sono andate le cose. (giugno 2011). Si arriva poi al referendum sulle Trivelle per limitare lo sfruttamento indiscriminato e senza limiti delle risorse petrolifere del nostro paese (aprile 2016). Per inciso sia per l’acqua che per le trivelle a Torino ed in Piemonte ci furono dei risultati, in difesa dei beni comuni, superiori alla media nazionale. Per tornare ai giorni nostri, va riconosciuto il merito al Comitato Rodotà di avere riportato all’attenzione il tema dei Beni Comuni e ad un gruppo di parlamentari, principalmente del Movimento cinque stelle, di averlo trasformato in una proposta di legge ordinaria che sta trovando consensi anche tra altri parlamentari di svariati gruppi. Al testo, primo firmatario Giuseppe D’Ippolito, è stato aggiunto un “cappello” preliminare con forte matrice ambientalista. L’obiettivo rimane sempre lo stesso, modificare il libro III° del Codice civile sulla proprietà che parla solo dei beni pubblici e privati per inserire una terza categoria quella dei beni comuni a prescindere dalla proprietà.
Cioè di quei beni il cui accesso deve sempre essere garantito alla comunità. Gli stessi beni vengono poi divisi in tre categorie, dei beni indispensabili come l’acqua, i ghiacciai, infrastrutture strategiche, fiumi ecc. I beni messi a frutto ed i beni che possono essere ceduti. In attesa degli esiti delle due proposte di legge una riflessione su quanto ho scritto sopra e sulle posizioni che ha tenuto la sinistra ed il suo principale partito, i DS (Democratici di Sinistra) prima ed il PD (Partito Democratico) poi si impone. E’ stato un atteggiamento di disinteresse se non di contrarietà. Questo a mio parere è uno dei motivi, non l’unico, che ha determinato l’allontanamento di milioni di elettori e le conseguenti sconfitte elettorali. Se la sinistra vuole riavere un’anima e riconquistare parte del suo popolo quello dei Beni Comuni è una straordinaria opportunità.
Ho appreso in ritardo che è mancato Antonio De Martino, storico titolare della pizzeria “La Spiga d’oro“ di Borgo San Paolo. Era un lettore fedele di questa rubrica, finché visse. Laureando in Medicina, dovette interrompere l’Università per la morte improvvisa del padre. Si rimboccò le maniche e, invece di fare il medico, fece con naturalezza il pizzaiolo. Era una persona colta e sensibile con cui era possibile parlare con piacere. Portava con se’ l’antica eleganza della Napoli migliore. Una volta parlammo di Benedetto Croce e mi disse la sua invidia quando seppe che io ero amico delle figlie del filosofo Ebbe il coraggio di esibire nel suo locale, nel cuore del Borgo rosso per eccellenza dove imperversavano Pajetta e Novelli , “Il Giornale“ di Montanelli, come feci io durante gli anni del terrorismo, andando a fare lezione. Mi mancherà l’amicizia di Antonio nata sui banchi del liceo, rivissuta negli anni dell’Università nella pizzeria del padre e poi ripresa nel vecchio locale magicamente rimasto intatto nei decenni e quasi ritrovato per caso , una sera di alcuni anni fa. Riprendemmo il discorso interrotto tanti anni prima che adesso non sarà più possibile. Una grande tristezza, un grande dolore dopo la morte di Paolo Macchi di Bricherasio.
Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com