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Nuovo Dea Molinette, il più grande pronto soccorso: a marzo la gara avvio lavori

In merito ai lavori del nuovo DEA dell’ospedale Molinette, Citta della Salute sottolinea in una notte che “nel mese di dicembre SCR, Società di Committenza regionale, ha aggiudicato la progettazione dei lavori, che a metà gennaio ha dato mandato ai progettisti di predisporre il progetto definitivo. In linea con quanto comunicato dalla Regione quindi, si conferma che, nei primi mesi dell’anno, e in particolare a marzo, sarà avviata la gara per l’avvio dei lavori.
Alla luce del fatto che si tratta del Pronto soccorso più importante della Città Metropolitana, l’Azienda Città della Salute di Torino sta lavorando in sinergia con Azienda Zero per individuare una soluzione organizzativa che punti a garantire, in ogni modo, il maggior numero di prestazioni di Pronto soccorso. Il tutto con un solo ed unico principio di fondo: quello di poter garantire la sicurezza dei cittadini, dei pazienti e dei lavoratori”.

Giustizia: “Organici carenti, la criminalità ne approfitta”

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ieri a Torino presso il Palazzo di Giustizia il presidente della corte d’appello di Torino Edoardo Barelli Innocenti ha posto l’accento sulla carenza di personale: “Il personale è carente, mancano i dirigenti amministrativi e sono da assumere a tempo indeterminato gli addetti all’ufficio del processo”. La situazione di difficoltà è nota al mondo del crimine che se ne approfitta. Alla cerimonia erano presenti il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, il sindaco Stefano Lorusso e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Ha commentato il sindaco di Torino: “Le risorse umane, in particolare, sono una profonda criticità: la crisi di organico della Procura di Ivrea è una situazione che non è più tollerabile, che rischia non solo di favorire la criminalità comune e organizzata ma anche di vedere i cittadini privati di quelle tutele che lo stato di diritto deve garantire. Sono poi necessari investimenti sul sistema carcerario, per affrontare il problema del sovraffollamento e intervenire su edifici non più adatti a svolgere la loro funzione ma, soprattutto, per lavorare su efficaci misure di re-inserimento.
Soltanto così, con un sistema carcerario che punti anche a rieducare e non semplicemente a punire, possiamo ridurre la recidiva degli ex detenuti e aumentare quindi la sicurezza.
La crescita e la competitività del nostro Paese passano anche dell’efficienza e dall’equità del sistema giustizia nel suo complesso.
Una giustizia che per essere tale deve essere messa nelle condizioni di poter lavorare e deve avere le adeguate risorse”.  (Foto Facebook)

 

Addio a Bruno Segre, l’uomo che nacque “quando ancora tuonavano i cannoni della Grande guerra”

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A 105 anni è morto Bruno Segre. Intellettuale, avvocato, partigiano.

Si era laureato  in Giurisprudenza all’Università di Torino, dove fu allievo di Luigi Einaudi.

Le leggi razziali, essendo di famiglia ebrea non gli permisero di svolgere la professione di avvocato. Per decenni  pubblicò il giornale L’incontro, rivista di confronto di idee.

Di seguito, il ricordo di Marco Travaglini.

 

E’ morto Bruno Segre, l’uomo che nacque “quando ancora tuonavano i cannoni della Grande guerra”

Bruno Segre è morto a 105 anni, proprio nel giorno in cui si celebra la memoria della Shoah dopo una vita da protagonista che ha attraversato il ‘900 ( era nato a Torino il 4 settembre del 1918) e i primi vent’anni del Duemila senza rinunciare alle sue battaglie per la libertà, i diritti, la laicità, contro ogni autoritarismo e discriminazione. Un raro esempio di coerenza e forza che ha raccontato in “Non mi sono mai arreso” (Editrice Il Punto/ Piemonte in Bancarella). Il volume, a cura di Nico Ivaldi, riflette una vita straordinaria di avvocato e giornalista distintosi come una delle più limpide e coraggiose personalità dell’antifascismo italiano. Il racconto, sotto forma d’intervista, ripercorre la sua storia offrendo al lettore un ritratto lucido e appassionato di Segre dalla Torino degli anni Venti e del “lessico famigliare” della sua famiglia ai due decenni del fascismo con l’ignominia delle leggi razziali, la guerra, la Resistenza e il lungo cammino che ha visto impegnato per numerosi decenni il caparbio protagonista tra mille impegni e interessi. Nato a Torino “quando ancora tuonavano i cannoni della Prima guerra mondiale”, ha vissuto quegli anni in una casa di via Barbaroux con i balconi che “si affacciavano su piazza Castello”. Laureato in legge, allievo di Luigi Einaudi, antifascista discriminato dalle leggi razziali in quanto figlio di genitore ebreo, durante il Secondo conflitto mondiale Segre conobbe due volte, nel 1942 e nel 1944, la costrizione del carcere fascista e partecipò alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà. Un’esperienza sulla quale, nell’estate del 1946, scrisse un memoriale che pubblicò soltanto qualche anno fa, nel 2013, in un volume intitolato “Quelli di via Asti”. Dalle pagine del libro e dal ritmo incalzante dell’intervista emerge il profilo di quest’uomo colto e intelligente, innamorato del concetto del movimento di Giustizia e Libertà, saldamente ispirato da quell’esprit républicain che ne ha sempre orientato le scelte, a partire dall’insopprimibile impegno a difesa dei principi di laicità e all’intransigente fedeltà ai valori di un socialismo capace di garantire i diritti individuali, ripudiando ogni settarismo e dogmatismo. La narrazione autobiografica offre un’infinità di spunti, suggestioni, aneddoti ironici. Giornalista e avvocato, negli anni del dopoguerra Segre si è impegnato nella difesa dell’obiezione di coscienza e nella battaglia per il divorzio. Come giornalista ha intervistato un’infinità di personalità importanti e ben pochi possono vantare come lui di aver potuto intervistare Joséphine Baker, la “venere nera” della Parigi degli “années folles” resi immortali da Hemingway nel suo “Festa mobile”. E soprattutto di averla intervistata nel contesto che lui stesso descrive e che non è il caso di anticipare per non togliere al lettore la curiosità di scoprirlo da solo. Bruno Segre, oltre a collaborare a diverse testate (tra le altre L’Opinione, diretta da Franco Antonicelli e Giulio De Benedetti, Paese Sera, Il Corriere di Trieste e il Corriere di Sicilia) è stato il fondatore e direttore del mensile “L’Incontro”, una esperienza editoriale più unica che rara durata settant’anni, trasformatasi in giornale online dopo aver cessato la pubblicazione cartacea. Quel “periodico politico-culturale” stampato su foglio unico in formato grande e con la testata in rosso ha segnato più di un’epoca, accompagnando per ben quattordici lustri gli affezionati lettori con riflessioni e articoli dedicati alle battaglie contro l’intolleranza religiosa e il razzismo, per la pace, i diritti civili e la laicità. Quando il 4 settembre del 2018 l’avvocato Segre ha festeggiato i suoi cento anni ha voluto ringraziare tutti gli amici “che con me condividono ideali democratici, pensieri di libertà e di antirazzismo, di fedeltà a quelle che furono le conseguenze della Liberazione: cioè la fedeltà alla Costituzione e la fiducia nella Repubblica”. E aggiunse: “l’auspicio che mi permetto di esprimere, in questo momento solenne per la mia vita, per il futuro e per l’umanità, è questo: viva la libertà!”. Un breve, sintetico e chiaro messaggio da parte di un uomo che ha attraversato un intero secolo a testa alta e che non si è mai sottratto ai suoi doveri di democratico offrendo un lucido contributo sui temi a lui cari, iniziando dalla libertà di stampa anche in questi periodi difficili segnati da crisi, guerre ed enormi incognite sul futuro. Nelle ultime righe di quella sua intervista autobiografica affermava di voler essere ricordato come una persona che si è sempre opposta a tutti i tentativi di prevaricazione e d’imposizione forzata sia essa politica o religiosa. Con una punta di scaramantica civetteria aveva rivelato che sul suo sepolcro voleva fosse inciso un motto di Saul Bellow: “Qui giace un vinto  dalla morte  che non si è mai arreso”. Ed effettivamente è stato così.

Marco Travaglini

 

Confartigianato: stop Superbonus 110% e bonus “barriere architettoniche”, il 15% di cantieri a rischio di contenzioso

Con il Decreto Legge n. 212, entrato in vigore il 30 dicembre scorso, il Governo ha voluto porre la parola fine sul Superbonus 110%, ed ha tranciato, in maniera netta ed inattesa, le opportunità offerte dal bonus “barriere architettoniche” al 75%.

“Le nostre richieste di estendere l’utilizzo del Superbonus al 110% per i prossimi 3 mesi, necessari a completare i lavori nei condomini, non sono state accolte. La soluzione proposta dal Governo con il decreto “salva spese” non è sufficiente ad evitare le problematiche che investiranno le nostre imprese coinvolte nei lavori”. La dichiarazione è di Enzo Tanino, Presidente di Confartigianato Piemonte Edilizia.

“Il Decreto legge – continua Tanino – rappresenta una risposta inadeguata rispetto ad una situazione complessa che nel tempo ha accumulato problemi derivanti da una normativa priva di certezza e stabilità. Il persistente blocco delle cessioni, l’assenza di soluzioni per i crediti incagliati e la mancanza di una proroga per i condomini hanno gettato famiglie e imprese in un circolo vizioso, con la prospettiva molto concreta di assistere a un elevato contenzioso tra committenti e appaltatori di cui oggi è ancora difficile prevedere gli effetti.”

 Sulla base degli ultimi dati Enea, il rischio di contenziosi riguarda 6 miliardi di euro di investimenti per la riqualificazione dei condomini, ammessi a detrazione ma senza più opzione di cessione del credito e con beneficio dal 110% al 70%.

Confartigianato calcola che a livello piemontese i1 15% di cantieri Superbonus sia a rischio di contenzioso.

“I condomini che hanno avviato i lavori contando sul bonus al 90% oppure ancora al 110% – prosegue Tanino – con il decalage dell’agevolazione nel 2024, potrebbero trovarsi nella condizione di doversi auto-finanziare l’intervento. Per le imprese c’è il rischio di forti problemi finanziari per rientrare delle somme anticipate per l’avanzamento del cantiere se non è stato possibile presentare la certificazione di stato avanzamento lavori entro il 31 dicembre 2023 per centrare l’incentivazione competa, perché non è scontato che tutti i proprietari di casa abbiano risorse sufficienti per fronteggiare il 30% di quota di loro competenza, mentre il rischio per le imprese, è un’impennata degli stati d’insolvenza e di fallimento.”

 

Il testo del decreto, prevede poi un contributo a favore dei condòmini a basso reddito, si parla di un reddito “di riferimento” non superiore a 15.000 euro, per aiutarli a sostenere parte delle spese del 2024, poichè dal primo gennaio il superbonus è sceso al 70%. Ma solo su quei cantieri dove, al 31 dicembre 2023, si era già raggiunto almeno il 60% dei SAL previsti.

“Anche questa misura risolve pochissimo – continua Tanino – perché non vengono stanziate nuove risorse, quelle previste vengono ripescate dal precedente fondo creato già l’anno scorso dal decreto “aiuti quater” proprio in favore delle famiglie indigenti alle prese con i lavori del Superbonus.”

“Tuttavia, se dai proclami degli ultimi tempi si poteva intuire uno “stop” governativo rispetto ad ogni ipotesi di proroga del Superbonus, – incalza Tanino – ciò che lascia basiti è la stretta sul bonus “barriere architettoniche“, ossia, quella detrazione fiscale del 75% sui lavori volti ad eliminare le barriere architettoniche dagli edifici.  Infatti il decreto “salva spese” limita la possibilità di sfruttare questa detrazione concedendola solo per scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Inoltre, per quei pochi lavori per i quali si potrà ancora sfruttare la detrazione, è stato introdotto l’obbligo di una nuova certificazione che assicuri il rispetto dei requisiti previsti proprio da questa norma.”

 “Ciò che rattrista” – conclude Tanino – “è come questo provvedimento rappresenti una marcia indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità sociale che ormai sono imprescindibili. Ci auguriamo che nel testo definitivo del decreto legge vengano sciolti alcuni nodi che rischiano di creare ulteriori complicazioni applicative in una disciplina già tanto complessa.”

Arrestati i cinque minori componenti della baby gang di rapinatori: prendevano a pugni le vittime

Gli agenti della Polizia di Stato hanno tratto in arresto cinque minori stranieri, di cui due tunisini e tre egiziani, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, gravemente indiziati del reato continuato di rapina pluriaggravata in concorso. I giovani sono stati denunciati in stato di libertà per ricettazione e lesioni personali.

Sono le dieci di sera quando i cinque minori armati consumano tre rapine a distanza ravvicinata l’una dall’altra ai danni di tre soggetti diversi.

Il primo evento si verifica nei pressi di Via Nizza dove il gruppo avvicina un rider per derubarlo del telefono, sotto la minaccia di un coltello. Un componente del gruppo lo ferisce al viso per ottenerne il codice di sblocco. Mentre i membri del gruppo si danno alla fuga, la vittima li insegue per cercare di recuperare il cellulare ma viene aggredito e scaraventato per terra dai giovani.

Circa un’ora dopo, il gruppo opera un’altra rapina nei pressi di Porta Nuova a danno di un ragazzo anche lui derubato del cellulare. Nella circostanza la vittima viene colpita con un pugno al viso.

Una ventina di minuti dopo, non lontano dal luogo del secondo fatto, il gruppo attua un terzo tentativo di rapina. mentre cammina in via Massena angolo Corso Stati Uniti, un giovane viene avvicinato alle spalle dal gruppo, prima gli viene chiesta una sigaretta e poi di consegnare il cellulare. Al rifiuto di dare l’oggetto il giovane viene colpito con un pugno al volto.

Sul posto arrivano equipaggi della Squadra Volante, addosso a due membri del gruppo gli agenti rinvengono due coltelli (entrambi con lame lunghe circa rispettivamente dieci e quindici centimetri), una terza arma dello stesso tipo della quale si erano liberati durante le fasi del controllo viene trovata per terra.

La prima e la terza vittima, entrambe ferite al volto, ricorreranno a cure mediche con prognosi di quattordici giorni.

Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.

La Regione scommette (con nuovi fondi) su Cultura, Ricerca e Innovazione

Nel 2024 il comparto Cultura avrà a disposizione 44,7 milioni di euro di risorse regionali (+2,2 mln del 2023), cui vanno aggiunti 44,9 mln di fondi Pnrr (39,5 mln per la tutela e la valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale e 5,4 mln per raggiungere il target di oltre 1,3 milioni di oggetti digitali prodotti) fino al 2025 e 7 mln di fondi Fesr per il sostegno alla filiera del cinema (20 milioni complessivi nel triennio 2023-25). Le cifre sono state illustrate dall’assessore Vittoria Poggio in Sesta Commissione, presieduta da Davide Nicco, che si è riunita per l’esame del Ddl “Bilancio di previsione finanziario 2024-2026”.
L’assessore ha sottolineato che la gestione triennale degli interventi a sostegno delle attività culturali, introdotta dalla legge regionale 11/2018, “sta dando buoni risultati, consentendo alle associazioni di sviluppare progetti che durano nel tempo e con maggiori certezze di programmazione. In questi giorni abbiamo convocato i Tavoli della Cultura per la revisione del piano triennale, che contiamo di approvare a breve per proseguire con il lavoro avviato sul 2022-2024”.
Anche per il 2024 l’impegno per le residenze dello spettacolo dal vivo è di 227 mila euro di risorse statali e 235 mila di risorse regionali. Confermati inoltre gli stanziamenti di 70 mila euro per i progetti di promozione del patrimonio linguistico e dialettale, oltre a 10 mila euro per realizzare la segnaletica, e di 250 mila euro per gli istituti storici della Resistenza.
Nell’ambito delle misure destinate a cinema e spettacolo dal vivo previste dal programma regionale Fesr 2021/27, per il rilancio delle sale cinematografiche (8 mln di euro in totale) al momento sono stati approvati 7 progetti per 650 mila euro complessivi, mentre per il bando 2024 destinato a incentivare la produzione audiovisiva in Piemonte sono confermati i 4 mln dello scorso anno.

Ricerca e Innovazione

La Regione destinerà oltre 4,3 milioni di euro alla ricerca e all’innovazione nel 2024: andranno a Casa delle imprese, Città dello spazio, accordi di innovazione, Esa Bic Turin, risorse cui andranno aggiunti i fondi destinati a ricerca e innovazione provenienti dalla nuova programmazione nell’ambito del POR FESR 2021-2027: ha spiegato l’assessore Matteo Marnati, esaminando le voci del bilancio di previsione di sua competenza.
In tema di reti e altri servizi di pubblica utilità, 2,8 mln di fondi statali serviranno principalmente a garantire internet veloce nelle aree dove gli operatori di mercato non hanno programmato investimenti diretti e a ridurre le marginalità territoriali.

Grandi opere in Piemonte, non solo Tav: Terzo valico, i lavori proseguono nei tempi previsti

Nella commissione Trasporti della Regione, presieduta da Valter Marin, sono stati ascoltati  in audizione: Mariano Cocchetti responsabile Rfi del progetto Terzo Valico, Paolo Costa Medich e Giuseppe Irace competenti per il consorzio Cociv e Andrea Perego per Italferr. “I lavori per la costruzione del Terzo Valico dei Giovi, in particolare nella interconnessione con la linea ferroviaria storica Genova-Torino, stanno proseguendo come da programma: saranno conclusi entro il 2026 ed entreranno in funzione nel 2027”. Questa, in sintesi, la dichiarazione dei responsabili del Consorzio Cociv che sta realizzando il progetto finanziato con il Pnrr,  in Commissione  in Consiglio regionale.

 

L’audizione era stata chiesta dai consiglieri Francesca Frediani (M4o-Up) e Sean Sacco (M5s) con particolare riferimento alle questioni sollevate dai sindaci della zona interessata e dai cittadini di Novi Ligure, in una precedente audizione in Commissione.
Frediani e Sacco hanno posto alcune domande agli auditi in particolare sull’aumento dei costi, sull’impatto ambientale dell’opera e sulla ricaduta all’interno del tessuto urbano di Novi Ligure.
Gli auditi hanno risposto che in questo momento si stanno scavando le due gallerie, per poi arrivare alle porte di Novi. In merito all’impatto acustico saranno predisposte le barriere antirumore in città per 4,5 km, di diverse altezze e trasparenti sugli attraversamenti e ci sarà un adeguamento della viabilità cittadina. I costi sono aumentati in base ai prezzi delle materie prime.
Alle domande dei consiglieri sugli eventuali cedimenti strutturali in seguito ad eventi sismici e atmosferici gravi (possibile ingrossamento del Rio Gazzo), gli esperti hanno assicurato che sono stati fatti tutti gli approfondimenti previsti sugli aspetti ambientali e idrogeologici, non solo per la fase dei lavori di costruzione, ma anche in vista della funzionalità della linea, che interesserà sia treni merci che passeggeri.

Infine è stato sottolineato che il previsto tavolo di lavoro sulle barriere antirumore non è mai stato convocato dal Ministero dell’Ambiente: il presidente Marin si è fatto carico di sollecitarlo attraverso l’assessore regionale competente.

Misure antismog: prosegue il livello 0 (bianco) fino a venerdì 26 gennaio

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In vigore le sole misure strutturali

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti da Arpa Piemonte è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog. Fino a venerdì 26 gennaio 2024 compreso – prossimo giorno di controllo – resteranno pertanto in vigore le sole misure strutturali di limitazione al traffico.

Eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, verranno comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entreranno in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaam

Assaggio di primavera. Sole e temperature in rialzo a Torino e in Piemonte

Il consolidamento di un anticiclone atlantico sul Mediterraneo centrale manterrà per i prossimi giorni intense correnti nordoccidentali in quota sul Piemonte. Queste, secondo le previsioni di Arpa, innescheranno condizioni di foehn nelle vallate alpine e garantiranno cieli tersi in pianura con locali addensamenti sui rilievi. Dalla serata di giovedì l’attenuazione della ventilazione favorirà la formazione di foschie o locali nebbie in pianura nelle ore più fredde. Le temperature saranno in progressivo aumento, per effetto dei venti di caduta e per il contributo di aria mite di matrice afro-mediterranea, che innalzerà lo zero termico oltre i 3500 m. (Foto di copertina: ilTorinese)

La Regione presenta il testo base della nuova legge sulla casa. Ecco le novità

In Consiglio Regionale, a Palazzo Lascaris, l’assessore regionale alle Politiche per la Casa, Chiara Caucino ha presentato il testo base della nuova legge sulla Casa del Piemonte, che è destinata a rivedere in maniera significativa i punteggi di assegnazione, partendo dal presupposto di creare nuovi strumenti di premialità, in particolare in due fattispecie. La prima per dare un riconoscimento ai cittadini aventi diritto alla casa popolare, di qualsiasi nazionalità d’origine, che risiedono in Piemonte da 15, 20 o 25 anni.
L’idea è quella di premiare chi in Piemonte risiede da anni, nella nostra regione ha lavorato e pagato le tasse, contribuendo allo sviluppo socio-economico del territorio. La seconda premialità riguarda invece i nuclei famigliari mono genitoriali che vedranno aumentare il proprio punteggio di assegnazione.
Ma la nuova legge punta anche fortemente a mettere un punto fermo nel contrasto all’illegalità, compresi i «furbetti», coloro che si costruiscono una situazione reddituale tale da avere diritto alla casa popolare, ma che poi si scopre che posseggono beni «da ricchi». Per questa categoria ci sarà un sostanzioso giro di vite: l’assegnatario, per avere la casa, non potrà infatti più possedere beni mobili registrati come automobili, motoveicoli di grossa cilindrata, o caravan inquadrati nella categoria dei beni di lusso.
La legge punta quindi a promuovere, con queste ed altre azioni, l’equità sociale, premiando allo stesso tempo le persone oneste che qui hanno vissuto e che hanno fatto del Piemonte la propria «casa».
«Oltre a tutto ciò – ha spiegato Caucino –  in questi anni, in aggiunta al testo base, abbiamo elaborato 13 emendamenti, già presentati in Consiglio regionale, che sviluppano ulteriormente le suddette finalità, come il divieto di assegnazione a favore di coloro che hanno occupato abusivamente uno stabile Atc nei 10 anni precedenti e la decadenza del diritto di assegnazione nel momento in cui l’assegnatario fosse soggetto a una condanna detentiva. Ma nessuno verrà lasciato indietro: per  tutelare la famiglia del potenziale reo il titolo passerà direttamente al coniuge, ai figli oppure ai parenti conviventi».