

Mentre il vicepremier Salvini polemizza con la Francia e non accetta scuse per l’episodio dei gendarmi che avrebbero riportato in Italia alcuni migranti che avevano sconfinato, si apprende che due cittadini italiani residenti a Claviere sarebbero stati avvicinati e controllati da 4 uomini armati in tuta mimetica militare – con ogni probabilità francesi – in territorio italiano. E’ quanto emerge da una denuncia seguita dalla procura di Torino. Il fatto risale allo scorso agosto ed è stato segnalato a Palazzo di Giustizia dai carabinieri, ai quali gli italiani hanno raccontato l’accaduto. Il controllo sarebbe avvenuto nel territorio di Cesana Torinese, a 2 km dal confine con la Francia. Il primo italiano è stato avvicinato mentre stava passeggiando con il cane e i militari gli hanno intimato di non riferire a nessuno della loro presenza. La procura ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato.
In Sala Rossa acceso dibattito sulla vicenda Olimpiadi invernali 2026. “La Città ha tentato in tutti i modi di portare avanti la candidatura all’evento olimpico secondo un modello nel quale si credeva e non siamo mai stati a favore di un modello a tre per il quale non erano chiari i costi/benefici”. Così la sindaca Chiara Appendino, in risposta a due interpellanze generali legate al percorso svolto dalla Città per la candidatura ai Giochi. La prima cittadina ha ripercorso tutte le tappe legate all’iter di costruzione della candidatura, dalla manifestazione di interesse, alla presentazione del dossier, fino alla proposta del Coni di sostenere un’unica candidatura per l’Italia. “A questa proposta, ha aggiunto, risposi con la disponibilità a comprendere lo spirito di una candidatura che prevedesse le tre località ma non ho mai capito i costi di un dossier a tre, che non prevedeva finanziamenti dallo Stato. Un’Amministrazione seria, ha affermato, non può intraprendere un’avventura senza elementi di certezza. Torino, dal nostro punto di vista, sarebbe stato l’unico modello credibile, coerente con la policy del Cio, con la possibilità di utilizzare impianti già esistenti, di riqualificarne altri, di riqualificare alcune porzioni di città opportunità che, con la candidatura a tre, non ci sarebbero state.Comprendo e rispetto la posizione di chi era favorevole ad un’impostazione diversa dalla nostra, ha ribadito, ma noi non l’abbiamo condivisa. E’ un peccato la mancata candidatura ma noi abbiamo giocato la partita fino in fondo come potevamo”.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE
Stefano Lo Russo (Pd): Molti passaggi nella gestione della candidatura olimpica torinese non hanno convinto; una serie di atti e comportamenti che hanno reso chiaro fin da subito il risultato finale estremamente negativo per la nostra città. Sindaca, oggi aveva l’occasione di dire che ha sbagliato valutazione; il Partito Democratico ha offerto la sua disponibilità a votare la candidatura, collaborando alla sinergia con le altre località. E la responsabilità politica di quello che è accaduto è tutta sua; ha detto di no agli altri gruppi in Consiglio comunale privilegiando esclusivamente la tenuta della sua maggioranza. Ma nel suo intervento non ha ammesso niente, non si è assunta alcuna responsabilità, non si è attribuita nessuna colpa.E’ di questo fiasco tremendo, con tutto l’interesse che c’era a Torino attorno alle Olimpiadi, lei è l’unica responsabile. Noi quindi non la ringraziamo; se la città oggi non ha nulla è colpa della sua palese inadeguatezza nella gestione politica della candidatura olimpica.
Osvaldo Napoli (Forza Italia): L’esultanza di alcuni Consiglieri comunali manifestata per il fallimento della triplice candidatura olimpica è la conferma della negatività con la quale la giunta Appendino aveva predisposto il dossier. Quell’esultanza è stato uno schiaffo per Torino e i torinesi.Il ministro Toninelli ha detto che Torino era la sede migliore, in palese contraddizione della candidatura a tre. Chiedere l’esclusiva di Torino ha fatto venire il sospetto; Toninelli ci è o ci fa? Appendino era in difficoltà ed è tuttora in difficoltà, e ha parlato debolmente di doppio gioco della Lega e del Pd. Ma in realtà la vittoria è della Sindaca, ha salvato la Giunta e la sua maggioranza. Una maggioranza che non ci ha mai creduto fin dagli inizi, creando un caso che non ci sarebbe mai dovuto essere. Ma è stata una scelta contro lo sviluppo economico della città, e per Torino è una sconfitta bruciante; ingenti risorse economiche private e pubbliche si sposteranno su Milano e Cortina. Era una buona idea il tentativo di recupero delle gare nelle vallate piemontesi, e invece non è accaduto niente neanche su questa azione. Ma la verità politica è cha a livello politico nazionale il Comune di Torino non conta nulla; dovreste avere la forza di rompere con il Governo centrale che non vi ha aiutato in nessun modo.E’ stata una grande occasione persa, ora assumetevi le vostre responsabilità.
Fabrizio Ricca (Lega Nord): Su tutto, mi auguro si possano portare in Italia le Olimpiadi. In parte mi complimento con il sindaco; nonostante tutto in questa candidatura ‘siamo rimasti in partita’ per il 70 per cento e la Lega ha offerto tutto il contributo possibile per portare le Olimpiadi a Torino.Poi Appendino in 48 ore, per questioni politiche interne alla sua maggioranza, ha deviato dalla direzione iniziale; pagano la sconfitta i torinesi, le valli olimpiche, l’indotto turistico.I Governatori Fontana e Zaia si sono spesi al 100 per cento e hanno messo davanti a tutto gli interessi della loro Regione, ponendosi nelle migliori condizioni per chiedere al Governo la candidatura olimpica. Invece il presidente della Regione Piemonte Chiamparino non lo ha fatto, non si è preso le stesse responsabilità dei colleghi della Lombardia e del Veneto e oggi ha colpe politiche sull’esito della candidatura pari a chi ha elaborato la strategia.Il problema dei fondi è inesistente, la volontà politica era chiara fini dagli inizi. E mi fa sorridere che alla festa per la ‘mancata candidatura’ erano presenti quindici persone, senza rendersi conto di rovinare le prospettive di una Regione.
Francesco Tresso (Lista civica per Torino): È la cronaca di un’esclusione annunciata, che ha messo in luce tutti i limiti della Sindaca e di una Giunta che non sa governare e non ha una visione. La Sindaca è stata supponente e non ha voluto ascoltare le altre forze politiche e le realtà del territorio. Non sono bastati gli appelli a Di Maio e Grillo e ora, in nome di una decrescita infelice, non ci rimane altro che stare a guardare… La città è triste, ferma, incapace di gestire anche problemi più semplici, come le code alle anagrafi e agli sportelli Gtt. Rischiamo un triste isolamento, alla periferia di Milano e dell’Europa. Torino diventa sempre più piccola.
Silvio Magliano (Moderati): Mi auguro che la scelta del Governo di assegnare le Olimpiadi ad altre città non sia paradigmatico di ciò che ci aspetterà nei prossimi anni. Accadrà così anche per i fondi per periferie, migranti e infrastrutture? Torino oggi è lontana dalle aspettative di parti sociali e corpi intermedi, ma temo sia lontana anche dal Governo.
Antonino Iaria (M5S): Credevo molto nel progetto olimpico di Torino, ma bisogna dire che ci sono ancora oggi problemi legati all’eredità delle Olimpiadi 2006 e che forse Malagò ha sempre voluto portare le Olimpiadi a Milano… Due o tre gare sul nostro territorio avrebbero poi portato una grande ricaduta?
Eleonora Artesio – Torino in Comune: Quando ne abbiamo discusso, la posizione tenuta dal gruppo Torino in Comune è stata sempre quella di subordinare le valutazioni economiche sulle olimpiadi ad una consultazione cittadina attraverso un referendum. Questa Amministrazione che ad ogni piè sospinto parla di strumenti di democrazia diretta, come DecidiTorino, avrebbe dovuto orientarsi a questa relazione con la popolazione. Sapevo che c’era molta attesa dei torinesi in relazione ad una possibilità di trasformazioni future, e mettersi in sintonia con la popolazione avrebbe significato accettare il fatto di essere in una stagione storica in cui la città si sente priva di prospettive e in cui olimpiadi potevano rappresentare una prospettiva. Questa è la critica che muovo alla sindaca e non il non aver governato la propria maggioranza. Il risultato di cui stiamo discutendo non è solo la mancata realizzazione delle olimpiadi a Torino, ma anche il non aver fatto un passo in avanti nella creazione di una prospettiva per torino, aspettativa inevasa della città.
Deborah Montalbano – Uscita di sicurezza: Cara sindaca c’è un peccato originale. Una sfida che andava contro i valori per i quali una realtà politica si era sempre battuta creando così una divisione interna. Le ricordo che lei è arrivata a minacciare le dimissioni imponendosi alle diverse sensibilità interne della sua maggioranza invece di provare a valorizzare quelle sensibilità e accettando magari una verifica cittadina. In questo modo si è creata una minoranza interna ed una esterna. E queste minoranze hanno utilizzato questa opportunità per creare un disturbo pubblico. Se lei avesse usato la sua forza per le periferie, per riforme strutturali, oggi queste non si sentirebbero così distaccate dall’amministrazione che avevano votato per un cambiamento che oggi non è in vista, e avrebbe anche evitato l’attuale figuraccia e perdita di credibilità.
Alberto Morano – Lista Civica Morano: Questo dibattito è sempre molto surreale. La vicenda Asproni non le ha insegnato, sindaca, che le bugie hanno le gambe corte? Quel che è successo è stato un grande inganno: lei non aveva i poteri per impegnare Torino ad un evento a tre. Perché non l’ha detto subito al governo? Non avendolo doveva nel caso venire in Consiglio a chiedere di votare una nuova e diversa delibera da quella del luglio scorso. Ha ingannato i Torinesi e i giornali facendo credere di voler correre una gara che non poteva correre. Vorrei sapere cosa pensa l’assessore Finardi di tutto questo.
Valentina Sganga (M5S): Durante la campagna elettorale del 2016 avevamo criticato, in chi ci aveva preceduto, la mancanza di un progetto di sviluppo per Torino che non fosse basato solo sui grandi eventi. Ho sentito dire che noi avremmo accontentato 15 persone, con i paletti sul percorso olimpico, ma in realtà abbiamo accontentato chi aveva scelto la nostra proposta, votando per noi. Secondo voi, questa città sarebbe piccola e triste solo dal 2016? Chi amministrava prima ha perso perché non aveva capito che il problema vero di Torino era la gente povera, erano i giovani disoccupati, A questa minoranza interessano solo gli eventi, mentre le persone non contano. Noi abbiamo dato voce ad esigenze che erano chiaramente indicate nel nostro programma, sulle quali abbiamo vinto le elezioni. E sulla “corsa a tre”, ricordo che per Torino era poco più che una gara di hockey.
Piero Fassino (PD): Una candidatura risulta forte se ci si davvero. E parte della maggioranza non ci ha creduto, ragion per cui siamo apparsi una città poco convinta, rispetto a Milano e Cortina. La sindaca non ha solo perso la candidatura, questa è la metafora della mancanza di un progetto per la città. Mi chiedo che fine abbiano fatto la linea 2 della metropolitana, i progetti per la Cavallerizza e via Asti, che fine abbia fatto il progetto per Torino Esposizioni. E le periferie che avevate promesso di rigenerare? Mi sembra che manchi l’idea stessa di un futuro per Torino, e la mancata candidatura lo dimostra. In questa città, parlando con le varie categorie, si sente dire che questa amministrazione si limita, nella migliore delle ipotesi, a gestire l’ordinaria amministrazione, senza progettualità. Non si fanno le scelte e questa città, conseguentemente, rischia. Io vorrei che Torino fosse forte e innovativa: ma questo non avviene, perché chi oggi governa la città non può indicarle una prospettiva.
Massimo Giovara (M5S): Qui si tratta di due modelli opposti, quello dello “spendi e spera” e quello del “fai un’analisi accurata prima di spendere”. Io scelgo il secondo, quando si tratta di soldi dei cittadini. Nel 2016 abbiamo ereditato una città in declino, insieme ai debiti del 2006 ancora da pagare. Spero che in questo Paese e in questa città si capisca finalmente che non si può spendere se non si hanno risorse. Se eredito un rudere divenuto tale per mancanza di manutenzione, penso all’ex MOI o alla pista di bob, devo farmene carico, nel momento in cui si tratta di denaro dei cittadini. Nel campo della cultura, abbiamo visto come sono finiti il Virtual Park o il Salone del Libro, ecco gli esiti del vostro modello.
Monica Canalis (PD): Sono allibita nel sentire dire che a Torino non ci si poteva indebitare per fare le Olimpiadi, mentre a Roma ora ci si indebita per il DEF: non certo un’operazione di sviluppo. Le Olimpiadi 2026 erano un’occasione di rilancio economico e sviluppo: non solo un debito! Le infrastrutture e l’immagine di Torino e delle nostre valli beneficiano ancora oggi delle Olimpiadi 2006. Ora il Governo considera il nostro territorio marginale. Nessuno a Roma ci ha difeso e siamo diventati la Cenerentola d’Italia!
Vicesindaco Guido Montanari: Il nostro progetto di Olimpiadi sostenibili, senza debiti, con forti ricadute sul territorio sarebbe stata una grande opportunità! Continuiamo però a lavorare su grandi progetti non ancora completati: caserma di via Asti, Manifattura Tabacchi, grandi aree militari dimesse (ad esempio, in piazza Rivoli), Cavallerizza Reale, ecc. Anche AxTO ha portato sul territorio molti benefici. Lavoriamo su grandi cantieri che siano utili alla città.In conclusione del dibattito, la replica della sindaca Chiara Appendino che oltre a ribadire come la candidatura a tre località non sarebbe stata un’opportunità per Torino, ha invitato i consiglieri a non utilizzare il dibattito in modo strumentale per affermare “che Torino non va avanti” e, riferendosi, a tale proposito, al progetto della metro 2, ha ribadito come i tempi nei quali ci si sta muovendo, siano quelli programmati.
(Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico) foto: il Torinese
Venerdì – ma la notizia è stata diffusa oggi – la polizia italiana ha avvistato a Claviere un furgone della Gendarmerie francese, alla frontiera , mentre faceva scendere due uomini, probabilmente migranti di origine africana. Il veicolo è poi tornato oltreconfine. Gli agenti italiani hanno segnato la targa e sono state avviate indagini. La Digos della questura di Torino ha anche realizzato un filmato e trasmesso la documentazione alla Procura torinese.
L’Anm, associazione nazionale magistrati ha espresso la propria piena solidarietà al procuratore generale Francesco Saluzzo a seguito degli insulti e delle minacce rivolte al magistrato, pubblicate su internet dopo le iniziative della procura di Torino a proposito del contrasto all’odio razziale. “La giunta distrettuale dell’Anm – è scritto in una nota – stigmatizza i continui attacchi sui social network contro i magistrati a causa dello svolgimento delle loro funzioni ed esprime preoccupazione per il clima di intolleranza che si sta pericolosamente diffondendo”
La lotta (giudiziaria) all’amianto non sembra avere un termine e la strada è ancora lunga, soprattutto dopo lo spacchettamento dei processi deciso a Torino. Proprio nel capoluogo piemontese, davanti al Tribunale prosegue il processo che riguarda i casi che hanno superato la prescrizione con Stephan Schmidheiny imputato per omicidio colposo. La data della prossima udienza è il 29 novembre per l’intervento del pubblico ministero che ha già anticipato nell’ultima udienza che si è svolta, che proseguirà il suo intervento sino alle 17, per supportare le ragioni dell’accusa. In altra data seguiranno gli interventi delle parti civili (sono costituite, tra le altre, l’Afeva e l’Ona-Osservatorio nazionale amianto) e, infine la difesa del multimilionario svizzero. E, almeno per il primo grado, il ‘troncone’ torinese dell’Eternit bis potrebbe trovare una definizione entro la fine del 2018. Quello di Torino, per inciso, riguarda le morti conseguenti all’esposizione da amianto nell’ex stabilimento Saca di Cavagnolo. Il troncone campano, per i morti dello stabilimento Eternit di Bagnoli invece torna in aula domani, mercoledì, per le repliche delle parti, pubblici ministeri ed avvocati di parte civile (anche in questo caso ci sono, tra le altre, Ona- Osservatorio nazionale amianto ed Afeva) alle eccezioni ed alle deduzioni della difesa di Schmidheiny che erano state formulate durante la fase della discussione, tra cui anche la
derubricazione del reato, configurato inizialmente come omicidio volontario. E il giorno previsto dal calendario del processo per la sentenza è il 23 novembre prossimo. Non ci sono ancora notizie, invece, da parte della procura di Vercelli, sull’avvio del procedimento più corposo, ovvero i casi delle morti da mal d’amianto dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato. A Vercelli si è atteso prima di partire, di leggere bene le motivazioni della sentenza torinese, poi la nomina del nuovo procuratore della Repubblica ma, adesso, la partenza sembra ormai imminente. E pare certo il supporto del sostituto procuratore torinese Gianfranco Colace che, con la collega Sara Panelli, è stato uno dei collaboratori più stretti di Raffaele Guariniello nel preparare tutti i processi Eternit – uno. L’impegno delle associazioni, in particolare l’Osservatorio nazionale amianto che, con il suo presidente l’avvocato romano Ezio Bonanni, è impegnato in prima linea in tutta Italia nei processi per le morti derivanti dal mal d’amianto, ha preso parte anche all’udienza che si è tenuta il 10 ottobre scorso davanti al Gup – Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Ivrea, in merito all’opposizione fatta da Carlo Michele Comotto alla richiesta di archiviazione della procura di Ivrea per il decesso della di lui moglie, deceduta nel 1988 e lavoratrice presso lo Stabilimento San
Bernardo dell’Olivette e, di conseguenza esposta all’amianto. Da parte dell’Osservatorio era stato redatto nei termini previsti dalla legge, una volta che la parte offesa Comotto era stata informata della richiesta di archiviazione del pubblico ministero, una corposa memoria di opposizione alla stessa. Adesso il Gup si è riservato la decisione sul provvedimento. Invece a Taranto, nel cosiddetto procedimento Ilva Ter, Ona ha annunciato che all’udienza preliminare del 18 dicembre prossimo, attraverso l’avvocato Fabio Alabrese formalizzerà la costituzione di parte civile con richiesta di citazione a carico della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero delle attività produttive, in quanto, ove gli imputati fossero insolvibili, sarà lo Stato stesso a dover risarcire le vittime.
Massimo Iaretti
E’ Giorgio Bertola il candidato presidente della Regione Piemonte scelto con le “regionarie” dagli iscritti al Movimento 5 Stelle. Sulla piattaforma Rousseau, il consigliere regionale ha infatti ottenuto 1.540 voti. Lo sfidante Luca Zacchero era il più votato in provincia di Novara ma è stato battuto. La proclamazione è avvenuta oggi pomeriggio, a Torino, al Teatro Astra, presente Davide Casaleggio.
Alcune centinaia di studenti manifestano oggi a Torino, per protestare contro “razzismo, finto governo del cambiamento e diseguaglianze”. Il corteo è organizzato dagli Studenti Indipendenti, e si è snodato da piazza Arbarello per il centro città, fino in piazza Castello. Qualche tensione come sempre davanti alla sede del Miur, in corso Vittorio Emanuele, dove questa volta i giovani hanno bruciato una finta telecamera di cartone collocata sopra dei mattoni. “quelli che rischiano di caderci in testa ogni giorno – dicono – mentre le telecamere sono quelle che vogliono mettere nelle scuole per controllarci”. Nelle scuole a all’università gli studenti propongono “una società multiculturale che educhi alle diversità a partire dai luoghi del sapere”. Cartelli contro il governo: “Lega Salvini e lascialo legato”. In piazza Castello alcuni manifestanti hanno bruciato manichini di Salvini e Di Maio.
(foto archivio)
“D’ora in poi negli Spra potranno essere ospitati soli i rifugiati e i minori non accompagnati. Inoltre prevede l’ abrogazione stessa del permesso di soggiorno per motivi umanitari.”
Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e l’assessora all’Immigrazione, Monica Cerutti, hanno incontrato nel Palazzo della Regione in piazza Castello, il presidente dell’Anci, Alberto Avetta, i responsabili degli Sprar del Piemonte (quei centri, in tutto una quarantina, gestiti dai comuni che costituiscono oggi il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati). Alla riunione hanno partecipato molti sindaci e assessori, per discutere delle conseguenze del Decreto sicurezza dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri. Da parte di tutti è emersa, indipendentemente dal colore politico, la preoccupazione per il futuro. I responsabili degli Sprar, il presidente Chiamparino e l’assessora Cerutti hanno concordato dunque la necessità di un tavolo permanente per monitorare l’evoluzione della situazione. Inoltre l’intenzione è di proporre degli emendamenti al Decreto Sicurezza che il Piemonte farà pervenire alla Conferenza delle regioni. L’assessora intende anche convocare i parlamentari piemontesi per condividere con loro gli emendamenti. “Il Decreto sicurezza – scrive la Regione in una nota – prevede infatti una riforma che di fatto smantella gli Sprar per come li conosciamo adesso. Perché non contempla più la possibilità di offrire ospitalità ai richiedenti asilo o a chi aveva ottenuto il permesso umanitario. D’ora in poi negli
Spra potranno essere ospitati soli i rifugiati e i minori non accompagnati. Inoltre prevede l’ abrogazione stessa del permesso di soggiorno per motivi umanitari.” “Così, secondo i nostri dati, solo in Piemonte ci sono oggi almeno 5mila persone che rischiano di diventare irregolari delle 10380 accolte in questo momento nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Alcuni di loro rischiano di finire per giunta con l’essere arruolati dalla criminalità organizzata”, racconta Monica Cerutti. “Quello piemontese è un modello di accoglienza diffusa che funziona, e che spesso uso come esempio quando mi capita di parlare di immigrazione. – afferma il presidente della Regione, Sergio Chiamparino – Non va dimenticato che l’esigenza di integrazione, che è la peculiarità del sistema Sprar, è un’esigenza che c’è e rimane per tutte le persone straniere che sono in Italia e che hanno diritto alla protezione o che sono in attesa di vederselo riconosciuto. Coinvolgeremo tutti i parlamentari piemontesi perché, in fase di conversione del decreto, apportino modifiche migliorative, anche in sintonia con quanto richiesto dall’ANCI”.
Come funzionava il sistema fino a oggi? “Le persone richiedenti asilo, – prosegue la nota della Regione – e rifugiate, soggiornavano nei Cas,in attesa di valutazione da parte delle Commissioni per il riconoscimento dello status o di un passaggio alla seconda accoglienza (Sprar). In genere, qui dimoravano per un anno e mezzo”. “Valutiamo, in base alla nostra esperienza, che la metà dei richiedenti asilo non otterrà con le nuove regole il permesso di soggiorno- ricorda Cerutti – Inoltre se prima quelle a cui veniva rinnovato per motivi umanitari potevano stare abbastanza tranquille, adesso dovranno preoccuparsi: il permesso per motivi umanitari, per via del Decreto Sicurezza, non sarà rinnovabile”. Dove andranno a finire tutte queste persone? “Sembra irrealistico che possano essere rimpatriate. Quindi staranno per le nostre strade in balia dei criminali o nel migliore dei casi impiegati nel lavoro nero. Con l’aggravante che se prima i centri Sprar (gestiti dai comuni), accompagnavano queste persone in un percorso di inclusione sul territorio, ora diverse migliaia di migranti non avranno più punti di riferimento. Fino a oggi, almeno qui in Piemonte, questo il sistema Sprar è stato gestito in modo virtuoso e ha consentito di lavorare bene all’inclusione di uomini e donne in diversi Comuni del nostro territorio. “In due anni abbiamo più che raddoppiato le accoglienze, arrivando ad avere circa 2000 posti, attivati volontariamente dai Comuni piemontesi. Ma adesso è urgente riflettere insieme su quanto sta accadendo, sull’impatto sul territorio e su future iniziative da prendere per evitare il peggio”, conclude Cerutti.
La condanna è di 25 anni di carcere comminati dalla corte di Assise di Appello di Torino, nei confronti di Ughetto Piampaschet, il giovane piemontese protagonista dal 2011 di un “giallo” giudiziario in relazione alla morte di una ragazza, una prostituta nigeriana. Per l’accusa l’uomo l’avrebbe uccisa dopo averla frequentata per diversi mesi. Secondo gli inquirenti avrebbe raccontato la storia in un romanzo trovato dai carabinieri. Dopo l’assoluzione in primo grado la cassazione annullò la condanna a 25 anni della corte di Assise d’appello. Poi un nuovo processo e la condanna di oggi, rispetto alla quale la difesa dell’imputato, secondo la quale “a prevalere è stato il pregiudizio” ha già annunciato ricorso.