La Regione richiama in servizio i medici in pensione per fronteggiare la carenza di personale medico. Un provvedimento che già riguarda Molise, Friuli e Veneto. Ora le aziende sanitarie del Piemonte avranno la possibilità di chiamare medici in pensione per fornire servizi negli ospedali, attraverso contratti di lavoro autonomo con medici pensionati fino a un’età massima di 70 anni, dopo aver tentato tutte le strade per impiegare invece dottori ancora in attività. Da dicembre 2017 sono stati assunti 441 infermieri e 41 medici, ma non basta.
E’ ancora polemica tra “fascisti” e “antifascisti” al Salone del Libro. Halina Birenbaum, una donna sopravvissuta al famigerato campo di concentramento e il direttore del museo di Auschwitz Piotr Cywinski, hanno scritto al Comune condannando la presenza di Altaforte, la casa editrice legata a Casapound al Salone che apre giovedì. Si legge nella lettera: “Non è possibile chiedere ai sopravvissuti di condividere spazi con chi mette in discussione i fatti storici che hanno condotto all’Olocausto e con chi ripropone un’idea fascista della società. Usciremo dal Salone del libro per entrare nella città”.
Nell’ambito dell’attività volta a prevenire il degrado sociale e la criminalità diffusa, il Questore DI Torino, Giuseppe De Matteis, ha disposto l’intensificazione dei servizi di controllo del territorio in diverse aree della città. Il piano di controllo delle zone di degrado urbano si inserisce nel contesto degli interventi di riqualificazione urbanistica che, con riguardo all’attività della Polizia di Stato, è volto alla prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio, ed alla promozione della cultura della legalità. In particolare, il potenziamento delle attività di presidio e controllo delle zone di degrado urbano si articolerà in tre momenti che coinvolgeranno progressivamente diverse zone della città. Inizialmente, i servizi si concentreranno nella zona ricompresa nella giurisdizione del Commissariato Centro e precisamente Piazza XVIII Dicembre, ove si registrano episodi di turbativa della quiete pubblica e reati predatori. I controlli si estenderanno altresì nell’area sita tra via San Massimo, via dei Mille, Via Giolitti e via S. Francesco da Paola. Nella zona, infatti, operano gruppi di giovani, anche stranieri, dediti allo spaccio ed al consumo di sostanze stupefacenti. Per quanto concerne, invece, il Commissariato Barriera Nizza l’attività di controllo del territorio interesserà il quartiere di San Salvario, con l’obiettivo di contrastare i fenomeni di illegalità riconducibili allo spaccio di stupefacenti e la prostituzione in strada. Verrà inoltre potenziata la vigilanza nei locali notturni contro la movida “selvaggia”, al fine di assicurare migliori condizioni di vivibilità per i cittadini residenti nei luoghi maggiore aggregazione. Le attività di monitoraggio si estenderà anche nel Parco del Valentino e nelle vie limitrofe. Nella zona di competenza del Commissariato Barriera Milano, verranno rafforzarti i servizi di vigilanza – con particolare riguardo al quartiere Montanaro e alle aree contigue – nell’ottica di prevenzione della criminalità diffusa e predatoria al fine di garantire adeguati livelli di vivibilità e decoro, migliorando la fruizione condivisa del territorio nel rispetto della legalità. Nella seconda e terza fase del piano di controllo del territorio, le misure volte ad accrescere la sicurezza urbana verranno estese ad altre aree comunali, che verranno rese note successivamente.
Clelia Ventimiglia
(foto: il Torinese)
Imprese in Piemonte? Più morte che nate
Il bilancio anagrafico delle imprese piemontesi registrate alle Camere di Commercio è negativo per i primi tre mesi dell’anno, quando sono nate in Piemonte 8.782 società, in realtà più dello stesso periodo del 2018, ma con le cessazioni in crescita , attestatesi a 11.849. Dunque il saldo (-0,71%) è ancora una volta negativo (-3.067 unità). Le aziende registrate a fine marzo sono 427.909, con una minore flessione nel turismo (-0,45%) e nei servizi (-0,03%), più marcata nelle costruzioni (-0,98%) e nel commercio (-1,17%). Il dato peggiore appartiene ancora all’agricoltura (-1,41%). Torino e Novara registrano le contrazioni di minore entità. Statisticamente è in in questo trimestre che si presentano saldi negativi e a fine anno si concentra la maggior parte delle cessazioni di attività.
Una evidente contraddizione interna al Salone, se pensiamo che la Casa editrice del libro inquisito ha ottenuto, pagando, uno stand. Mi sorgono spontanei due quesiti che non ritengo secondari :
1) a che titolo il professore liceale ed assessore alla cultura del III municipio della Capitale Raimo è stato reclutato come consulente e quanti sono i consulenti del direttore Lagioia? Sarebbe interessante saperlo anche perché i consulenti, sicuramente ,non lavorano gratis. Per una piccola consulenza il portaborse di Appendino, ad esempio, ottenne 5000 euro, poi restituiti.
2) perché Raimo è ricorso ad un post pubblico senza neppure considerare il suo ruolo nel Salone che non gli avrebbe consentito opinioni personali così nette ed assolute espresse via social proprio in merito al Salone di cui è consulente ?Se si guardano i giornali su cui ha scritto e scrive, la risposta è facile.
Il Salone deve essere un grande contenitore di idee e l’unico arbitro per esprimere giudizi sono i visitatori e più in generale i lettori. Quelli che si fermano o non si fermano davanti ad uno stand, ascoltano o non ascoltano la presentazione di un libro, dopo aver pagato un biglietto di ingresso che dà loro il diritto di scegliere. Ha ragione il presidente del Circolo dei lettori, il notaio Giulio Biino, quando dice che gli spazi debbono essere aperti e non chiusi in modo aprioristico e che il reato di apologia del fascismo è cosa che va accertata solo dalla Magistratura e non da altri. Certo, molte prese di posizione di Salvini sono irritanti, provocatorie e presuntuose. In una parola infastidiscono. Casa Pound, da sempre, appare come un drappello di scalmanati che urlano, salutano romanamente ed a volte ricorrono alla violenza che va sempre condannata con assoluta fermezza. Mentre Salvini prende voti, Casa Pound alle elezioni si ferma al livello dei prefissi telefonici. E’ un dato su cui riflettere.
Negli Anni Settanta sciolsero “Ordine nuovo” in base alla legge Scelba, che vieta la ricostituzione del partito fascista. Un gruppo di antifascisti come Raimo oggi non solo vuole togliere visibilità all’estremismo di destra, ma vorrebbe anche mettere al bando Casa Pound, chiudendone le sedi, considerate dei veri e propri “covi”.
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Proprio su questo tema io ho rotto un anno fa l’amicizia con un noto giornalista che stimavo molto ed a cui non perdono il manicheismo semplicistico e intollerante dimostrato in televisione. Dire che non si vuole parlare con la Mussolini perché nipote del duce è una sciocchezza e una manifestazione di faziosità difficilmente giustificabile. In democrazia solo i magistrati possono accertare i reati e i “ reati “ politici, in un regime liberale ,non debbono esistere: è lo stesso articolo 21 della Costituzione a dirlo ,quella Costituzione nata proprio dall’antifascismo e dalla Resistenza che rifiuta i regimi autoritari e totalitari, senza far mai far cenno all’antifascismo. Sciogliendo “ Ordine nuovo” ,forse, si diede un contributo involontario al rafforzamento dell’ estremismo di destra che poi degenerò drammaticamente nel terrorismo nero dal quale-va detto- Almirante seppe prendere tempestivamente le distanze. Anche questa è una riflessione che deriva dalla storia passata da cui trarre un insegnamento valido anche oggi. Bisogna soprattutto rendersi conto, una volta per tutte che la democrazia liberale garantisce a tutti la possibilità di .esprimere le proprie opinioni . La tolleranza volterriana va esercitata anche verso le idee intollerabili perché diversamente non è vera tolleranza. E’ proprio dalla intollerabilità delle idee che si misura il grado della propria tolleranza. Tollerare idee diverse dalle proprie, ma in linea di massima di per sé condivisibili, è troppo facile. A giudicare tra idee e azioni conseguenti generate dalle idee deve essere la Magistratura e nessun dirigente del Salone del Libro può sostituirsi ad essa. Altrimenti c’è puzza di regime.
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Come diceva Ennio Flaiano ,i fascisti si dividono in due categorie : i fascisti e gli antifascisti . Può sembrare un’affermazione azzardata ,quasi una boutade,ma quando si leggono i post del dimissionario Raimo ci si deve convincere che non si tratta di un paradosso. Certe intransigenze ideologiche sono necessariamente intolleranti. La polemica che si è creata attorno al libro di Salvini e alla sua casa editrice ha, in ogni caso, fatto conoscere l’esistenza del libro e del suo editore sconosciuto ai più. Un ottimo risultato pubblicitario realizzato su misura da Raimo e dallo stesso Lagioia che tira in causa anche Primo Levi nell’anno del centenario della nascita. Levi, per come l’ho conosciuto io,era un uomo nettamente di sinistra ed aveva un carattere difficilissimo,direi irascibile ,ma non era settario. Non lo vedrei in veste di “guardiano del faro” se non attraverso i suoi libri che sono ben altra cosa rispetto ai post di Facebook. I libri di Levi sono un vero antidoto rispetto ai fascismi, le scomuniche di Raimo e Lagioia sono ben poca ed effimera cosa. Levi raggiunse l’arte attraverso la testimonianza straziante dello sterminio, questi signori recitano le solite giaculatorie secondo manuale. Nel 1972 Levi giunse a non partecipare ad un dibattito del Centro” Pannunzio” perché <<non era abbastanza di sinistra>>, sollevando la critica sarcastica di uno dei relatori ,l’antifascista a 24 carati Valdo Fusi che arrivò a dire che sperava in futuro di non doversi trovare a fare ginnastica in un nuovo ventennio di segno opposto o in un campo di rieducazione. Levi si limitò a telefonarmi privatamente, dicendomi che non si sentiva di partecipare ad un incontro in cui c’era il socialista Bruno Segre e il cattolico Valdo Fusi. Forse non gli piacque la presenza di Terenzio Magliano che, peraltro ,era stato rinchiuso nel campo di Mauthausen. I socialdemocratici non gli piacevano e declinò molto civilmente l’invito, senza clamori e senza scomuniche. Se Torino è città medaglia d’oro della Resistenza ,ciò deve significare una cosa soltanto : che la libertà è il valore supremo e che i neo o i vetero fascisti vanno combattuti “a viso aperto” con l’arma delle idee e della cultura, non con quella dei divieti. Vietare, negare visibilità come vorrebbe il prof. Rimo è un atto di intolleranza. E quando si inizia con l’intolleranza non si sa dove si finisce.
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C’è un legittimo rifiuto del fascismo di natura etica e di natura estetica, prima ancora che di natura culturale e politica, in cui personalmente mi identifico, ma questa repulsione non deve indurre, almeno in chi ama la libertà, all’errore di bastonare l’avversario. Bastonare e dare l’olio di ricino era una prassi squisitamente fascista. Gli antifascisti non possono usare il bastone neppure metaforicamente. La democrazia liberale è incompatibile con gli intolleranti di qualsiasi colore politico o religioso. E’ un po’ come chi vuole combattere l’intolleranza del fanatismo islamico, ricorrendo all’odio religioso e non alla cultura laica del dialogo che deriva dalla migliore storia europea, quella che scrisse con il sangue delle guerre di religione la parola tolleranza. Neppure più a Cuneo ,dopo decine di anni, si usa più la frase drammatica << Cuneo brucia ancora>>. Nessuno oggi impedirebbe comizi, come accadde per tanti anni al MSI che presentava liste, raccoglieva voti, ma non poteva organizzare un comizio. L’antifascismo liberale, che non è assolutamente meno antifascista, consente a tutti di parlare, riservandosi la replica argomentata e, se necessario, severa, anche alle idee più sconce. Sulla base dei ragionamenti pacati, non urlati, ben ponderati, che colpiscono più di una pietra le tesi che si vogliono confutare. E’ l’antifascismo che in Piemonte si richiama ad Einaudi, Soleri, Burzio, Brosio, Martini Mauri, Villabruna e Frassati. Un’eredità di idee e di comportamenti che oggi appare totalmente scomparsa.
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Ps. La rinuncia pretestuosa a partecipare al Salone di Carlo Ginzburg perché è stato dato uno spazio alla casa editrice di Salvini e le posizioni faziose di Michela Murgia in merito al Salone non fanno che confermare il mio discorso sull’intolleranza. Per altro, mi sento in buona compagnia perché l’amico Pier Luigi Battista oggi sul “Corriere della Sera” esprime gli stessi concetti che ho manifestato io. Ancora una volta, senza sentirci ,abbiamo reagito allo stesso modo: il metodo della scomunica e della censura e’ sempre inaccettabile e mettere all’indice libri ed editori e’ una forma di barbarie .Bisogna dominare l’intollerante che è in noi ,scrive Pierluigi Battista. Se il Salone revocasse lo spazio alla casa editrice di Salvini vicina a Casa Pound sarebbe un fatto molto grave che offuscherebbe l’immagine stessa del Salone come luogo non privilegiato e libero che in oltre trent’anni il Salone si è meritato .Sarebbe interessante conoscere l’opinione del suo fondatore Angelo Pezzana che ,amico di Marco Pannella, difficilmente può condividere un’impostazione illiberale che cozza con i principi basilari di una libera cultura.
scrivere a quaglieni@gmail.com
Inchiesta sull'uomo morto al pronto soccorso
La procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e ha disposto accertamenti medico-legali per la morte dell’uomo avvenuta nella sala d’aspetto del pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce di Moncalieri, dove si era fermato per diverse ore dopo essersi addormentato, nella notte tra l’1 e il 2 maggio. Era stato notato da alcuni passanti seduto tra i cartoni fuori da un supermarket a La Loggia, ed era stata chiamata un’ambulanza che lo ha portato al Santa Croce. I medici lo hanno visitato e non hanno riscontrato patologie, poi gli hanno offerto la colazione e l’uomo si è allontanato, per tornare in sala d’attesa dopo alcune ore. Ma il mattino successivo lo hanno trovato morto, seduto con la testa appoggiata al muro.
Al Piemonte sarà destinata una parte dei 180 milioni che il Governo stanzierà per il rinnovo dei mezzi del trasporto pubblico locale e dei sistemi di controllo degli accessi alle città nelle quattro Regioni del Bacino padano e degli ulteriori 250 milioni di euro a disposizione di tutte le Regioni italiane per le colonnine di ricarica elettriche e per lo stoccaggio del gas naturale. È quanto emerso nel corso di un incontro, svoltosi il 2 maggio a Roma, tra gli assessori di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto e il Ministro dell’Ambiente per fare il punto sull’attuazione dell’Accordo sul Bacino Padano per il miglioramento della qualità dell’aria. Durante il confronto è emerso anche che i ministeri stanno lavorando alla messa a punto di un protocollo che sarà sottoscritto anche dalla Conferenza delle Regioni, con l’obiettivo di rendere concrete le richieste che le Regioni hanno avanzato da tempo. Intanto, il prossimo 4 e il 5 giugno le Regioni saranno chiamate a partecipare a Torino, alla presenza della Commissione europea, al Clean Air Dialogue, confronto sulle politiche europee sulla qualità dell’aria. In conclusione dell’incontro è emerso il sostegno da parte del Governo alla candidatura italiana alla “COP26”, la Conferenza Onu sul clima del dicembre 2020: sono in corso i negoziati con i Paesi che dovranno decidere in merito alla candidatura. Il Ministro ha dato rassicurazioni in merito alla proposta di Milano come sede del grande evento sul clima e sulla sostenibilità.

Clelia Ventimiglia
Papa Francesco torna in Piemonte?
Dopo la visita a Torino e in Piemonte nel 2015 (nelle foto del Torinese) papa Francesco tornerà nella nostra regione? Una lettera di invito nell’Astigiano gli è stata consegnata dal presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi in occasione del recente incontro a Roma tra il pontefice e i presidenti delle Province italiane. Il Santo Padre ha detto a Gabusi, sorridendo “Il mio sangue è astigiano”. Il presidente della provincia di Asti
ha portato al papa i saluti dei cugini di Portacomaro d’Asti, incontrati giorni prima dell’evento e gli ha consegnato la lettera di invito, sottoscritta anche da altri rappresentanti delle istituzioni astigiane e dal vescovo.
(foto: il Torinese)
Di Pier Franco Quaglieni
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Il I° maggio torinese e’ stato caratterizzato da episodi di violenza da parte dei No Tav che hanno cercato di egemonizzare il corteo. E’ apparso incredibile che gli organizzatori della manifestazione abbiano vietato le insegne Si ‘ Tav, consentendo invece quelle no Tav. Sono in parte gli stessi sindacati che hanno sfilato con le madamine poco tempo fa. Aveva senso che ogni insegna fosse messa da parte perché il I° maggio dovrebbe essere concentrato sul lavoro. Su un lavoro che non c’è, come acutamente ha ricordato la vignetta di Antonio Guarene riportata su Facebook. In effetti ci sarebbe anche poco da festeggiare perché la crisi economica si sta acuendo a causa di un governo inetto e demagogico che ha peggiorato una situazione già di per se’ preoccupante. Ma la cosa che più dovrebbe allarmare e’ che il governatore uscente e candidato presidente del centro-sinistra (che vuole apparire come il paladino unico del Si ‘ Tav fino ad unirsi con una delle madamine in una specie di Santa Alleanza) e’ insieme nelle elezioni regionali con una sinistra No Tav a cui si deve in larga misura il divieto di sfilare con le insegne Si’ Tav il I maggio. Un anticipo di quello che potrebbe essere, in caso di vittoria, il guazzabuglio di una maggioranza pasticciata e contraddittoria in cui i No Tav potrebbero essere determinanti per governare. Il preannuncio del I° maggio dovrebbe far riflettere sui possibili trasformismi post elettorali. In ogni caso non dimentichiamo che la sinistra in blocco e’ stata contraria o molto tiepida sulla Tav che solo recentemente e’ stata scoperta dal Pd come il tema dominante di una campagna elettorale che chiude un quinquennio in cui comunque la Tav non e’ stata certo al centro dell’azione di governo dell’attuale Giunta.
scrivere a quaglieni@gmail.com