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Agenzia delle Entrate, pagare si deve. E si può in videochiamata

La fase sperimentale era stata avviata a Torino nel dicembre scorso, oggi l’Agenzia delle Entrate estende a tutto il Piemonte il servizio di assistenza in videochiamata

Si tratta di un vero e proprio sportello a distanza che consente tutte le operazioni dello sportello fisico, anche  la firma di documenti.

Nei primi 6 mesi di operatività, a Torino sono state fatte circa 3.000 prenotazioni, pari a circa 51% dei posti disponibili.

Confessa l’omicida di Borgo Vittoria: “Ho ucciso un uomo, mi sono rovinato la vita”

“Ho ucciso un uomo, mi sono rovinato la vita”. Questa, riporta l’agenzia Ansa, la confessione di Francesco Lo Manto, 20 anni, il giovane fermato dalla polizia nelle indagini sull’omicidio avvenuto la scorsa notte a Torino a Borgo Vittoria. Il ragazzo avrebbe raccontato piangendo la sua versione al pm  durante l’interrogatorio. Avrebbe detto di avere fumato del crack nel suo appartamento e di essere uscito sul balcone. Ha detto che la vittima, il 56enne Augusto Bernardi, dalla piazza gli avrebbe chiesto delle sigarette. Il giovane è sceso ed è nata una lite, durante la quale Lo Manto avrebbe colpito l’uomo con schiaffi e pugni, senza usare un bastone che  aveva con sé . Il giovane ha preso lo zaino della vittima e lo ha portato in cantina. Quando ha visto le volanti, è tornato in strada e si è consegnato agli agenti. Ha detto che l’uomo ha tentato di rubargli il pacchetto di sigarette.

Omicidio in via Villar a Torino, morto un 56enne: fermato un giovane

Questa mattina, poco dopo le ore 5, personale della Polizia di Stato è intervenuto in via Villar per la segnalazione di una violenta aggressione in strada.

Sul posto veniva rinvenuto per terra, gravemente ferito, un cittadino italiano di 56 anni, che dopo pochi minuti, nonostante le cure prestate, spirava.

Sono in corso indagini da parte della Squadra Mobile; nel contesto, si sta valutando la posizione giuridica di un ragazzo italiano di 20 anni.

Siccità, in campo anche Intesa Sanpaolo: arrivano 100 milioni di euro a sostegno delle imprese agricole

• Finanziamenti dedicati con rimborso rateali o in unica scadenza per il risparmio delle
risorse idriche
• Iter semplificato e veloce per poter accedere al credito nel più breve tempo possibile
• Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto le prime
regioni ad accedervi ma sarà possibile estendere il plafond anche ad altre aree

– Intesa Sanpaolo ha stanziato un plafond di 100 milioni di euro a
sostegno delle piccole e medie aziende agricole che stanno subendo i danni causati dalla
siccità. La banca vuole così dare un sostegno immediato e dedicato al fine di rispondere nel più
breve tempo possibile alla situazione di emergenza venutasi a creare in Italia e in particolar
modo nei territori delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e
Veneto.

E’ prevista la possibilità di richiedere finanziamenti a breve termine con rimborso in un’unica
soluzione (per capitale ed interessi) alla scadenza oppure con rimborsi rateali aventi periodicità
regolare, e a medio-lungo termine, finalizzati al risparmio dell’acqua e in generale alla
ottimizzazione delle risorse idriche. Sarà possibile attivare queste soluzioni con iter semplificati
e veloci al fine di poter accedervi nel minor tempo possibile.

Nel caso in cui lo stato di emergenza si ampliasse ad altre regioni, Intesa Sanpaolo estenderà il
proprio sostegno alle aziende interessate.

Intesa Sanpaolo mette a disposizione tutte le proprie filiali sul territorio per fornire prontamente
informazioni e assistenza, in particolare attraverso la rete dedicata della Divisione Agribusiness
presente nelle aree a maggior vocazione agricola con 250 punti operativi e oltre 1.000
professionisti.

Settore piemontese del farmaco: il 5,71% sul totale nazionale. Rilancio dell’industria della life science

IL PIEMONTE APRE UNA NUOVA FASE

Bioindustry Park e Città della Salute cerniera ideale con i grandi poli europei e italiani Un quarto delle startup italiane del settore è incubato nei centri di ricerca regionali

Colleretto Giacosa

Il Piemonte si trova a cavallo tra due aree leader globali nelle life sciences: il bacino padano con Lombardia ed Emilia, e il Rhône-Alpes. Si viene così a creare un asse inedito che potrebbe replicare o addirittura estendere la Biovalley che già si è sviluppata tra Alsazia, Baden-Guttenberg e l’area di Basilea. È questo uno dei temi discussi sulla base dello studio “L’industria della life science, il futuro del Piemonte?” nel corso di un evento promosso da Confindustria PiemonteIres Piemonte e UniCredit.

Lo studio parte dai dati globali. Nel mondo sono in fase di studio 15.000 nuovi farmaci, di cui 7.000 sono già in fase clinica. Gli investimenti stimati tra il 2019 e il 2024 sono pari a mille miliardi di dollari. Nel nostro Paese la filiera delle scienze della vita registra un valore della produzione di oltre 225 miliardi di euro, un valore aggiunto di 100 miliardi e 1,8 milioni di addetti. Il valore aggiunto totale (considerando anche l’indotto) corrisponde al 10% del PIL nazionale. Analizzando i grandi poli europei, la sola Biovalley che è oggi l’hot-spot leader in Europa, comprende 40 istituzioni scientifiche, 900 aziende (incluso il 40% delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo), 100.000 studenti e più di 11 Life Science Parks. A Lione il polo Life science and health dà lavoro 72.500 persone, il 12% di tutta l’occupazione locale, con 2.100 stabilimenti con dipendenti e 1.600 studi clinici condotti ogni anno. A Milano, solo lo Human Technopole è una realtà in grado di attrarre 1.500 ricercatori, e si sta sviluppando all’interno di una filiera della salute che ha generato nel 2018 oltre 25 miliardi di euro di valore aggiunto e un indotto di oltre 24 miliardi.

Il Piemonte può invece contare oltre un quinto delle 571 imprese censite da Assobiotec, piazzandosi al secondo posto dopo la Lombardia, mentre è leader nell’incubazione di start-up, con il 24% del totale nazionale. Il cuore pulsante di questo ecosistema è il Bioindustry Park Silvano Fumero, oggi società benefit, creato negli anni’ 90 con una governance mista pubblica (Finpiemonte, Città Metropolitana di Torino, Camera di Commercio di Torino, Confindustria Piemonte e Confindustria Canavese) e privata. Oltre 27.000 metri quadri sono adibiti a laboratori, uffici, impianti pilota.  Sono 42 i soggetti insediati tra cui 5 grandi imprese, una media, 29 piccole, 4 centri di ricerca, 2 associazioni e la Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della vita, per un totale di più di 600 addetti. Uno sviluppo accelerato dal Polo di innovazione BioPmed, che integra importanti punti di forza nella ricerca (4 Università, Politecnico di Torino e centri di ricerca quali Fondazione Edo ed Elvo Tempia, Centro di Biotecnologie Molecolare MBC, INRIM Istituto nazionale di ricerca metrologica, Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte e della Valle d’Aosta), multinazionali del farmaco di importanza internazionale quali Bracco Imaging,  Merck Serono-RBM, AAA – Advanced Accelerator Applications a Novartis Company, insieme a piccole medie imprese che hanno saputo attingere a fondi di venture capital. A questa realtà consolidata, si affiancherà il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino in grado di generare ulteriori sinergie fra sanità, ricerca, didattica, imprenditoria e residenzialità. L’obiettivo è ospitare più di 500 ricercatori, costituendo un’adeguata massa critica per sostenere la competizione internazionale nella filiera della salute, e accelerare il trasferimento tecnologico.

Il Piemonte si sta muovendo nella giusta direzione, forte della sinergia fruttuosa tra pubblico e privato, tra centri di formazione e ricerca avviata nell’ultimo ventennio. Penso all’importanza che ha avuto per il Bioindustry Park la presenza tra i soci fondatori del Gruppo Bracco, una delle realtà italiane più importanti nel settore e che, insieme a Merck, è stata propulsore grazie all’investimento costante in ricerca e innovazione e a interlocutori pubblici attenti a valorizzare l’opportunità. Oggi il Bioindustry Park può essere modello per lo sviluppo di un distretto con vision internazionale e attrattivo per le molte aziende interessate a investire nel comparto. Con un occhio di riguardo, sempre, allo sviluppo della ricerca, che è alla base di ogni ideazione, e alla capacità di fare rete anche trasversale con settori diversificati” spiega Fiorella Altruda, presidente Bioindustry Park.

Confindustria Piemonte ha inserito il settore della Life Science fra i 10 obiettivi verticali, 10 settori produttivi, 10 eccellenze sui quali puntare per il futuro della nostra economia, con il Piano Industriale del Piemonte, grazie agli investimenti che saranno resi possibili attraverso le risorse del PNRR e della prossima programmazione europee. Quello di oggi è un ulteriore confronto per la messa a terra delle risorse e permettere alle nostre Imprenditrici, ai nostri Imprenditori e ai nostri concittadini di cogliere le opportunità offerte dal PNRR e dai Fondi Strutturali per una nuova visione del futuro con, al centro, il lavoro e la ricostruzione della ricchezza, non solo economica ma anche sociale e culturale” ha sottolineato Marco Gay,  presidente di Confindustria Piemonte.

La natura senza precedenti della pandemia da Covid-19 ha dimostrato ancora una volta l’importanza di investire in ricerca e nell’innovazione, in tutti i settori dell’economia e, in particolare, in Life Science, dove le aziende biotecnologiche, farmaceutiche e di dispositivi medici sono state fondamentali per contenere e risolvere la crisi sanitaria. L’innovazione è per UniCredit una priorità e oggi più che mai, deve parlare un linguaggio globale. Con UniCredit Start Lab favoriamo le connessioni tra le start-up e le controparti sia industriali che finanziarie. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo messo in contatto le start-up più promettenti con oltre 700 aziende e 800 investitori” ha spiegato Giusy Stanziola, del Start Lab & Development Programs di UniCredit.

Tornando ai dati dello studio, oggi il settore piemontese del farmaco in senso stretto, pesa in termini di imprese attive per il 5,71% sul totale nazionale, e circa l’8,8%, comprendendo anche i dispositivi biomedicali e il 7% sul totale dei servizi. In termini di addetti vale il 4,5% per il segmento manifatturiero e il 9,4% per quello dei servizi. Per quanto attiene alla produzione dei farmaci il Piemonte vale invece l’1% in termini di occupati e fatturato, e il 2,2% dell’export, pari a quasi un miliardo nel 2021. In Piemonte ci sono 39 aziende in questo settore, e circa tremila sono gli occupati. La crescita del fatturato è costante a ritmi del 30% negli ultimi cinque anni, e del valore aggiunto (+36%). Ancora meglio la redditività, con un costo per addetto che è passato da 57.813 euro nel 2016 a 64.9992 euro, a fronte di ricavi pro-capite per lavoratore saliti da 331.987 a 401.091 euro. La Lombardia genera 14,4 miliardi di ricavi dalle vendite, il Piemonte è staccato ad appena 801 milioni. Il comparto delle apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche registra un export di 800 milioni, di cui il Piemonte detiene una quota del 10%. Le vendite equivalgono a 160 milioni, raddoppiate rispetto al 2016.

Lungo tutta la filiera Life Science, decisivo è infine il ruolo del capitale umano. Secondo lo studio va sviluppata la formazione del medico ricercatore, per cui in Italia manca il sostegno e il coordinamento delle piccole esperienze frammentarie in corso. Nell’ambito dei corsi di laurea in biotecnologie e medicina sono da potenziare percorsi di formazione alla ricerca, integrati con i programmi di specializzazione e di dottorato, per consentire a studenti di alto potenziale l’avvio di una carriera nel campo della ricerca. Serve poi lo sviluppo dei dottorati industriali per favorire il trasferimento tecnologico, coinvolgendo le imprese del settore Life Science. Fondamentale sarà anche avviare con il sistema privato un tavolo di confronto, e Confindustria Piemonte ha ribadito l’impegno a fornire il suo contributo come interlocutore intermedio.

 

Presentato il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica per un Piemonte più connesso, sicuro,  sano e competitivo

Il Piemonte punta a diventare la prima Regione in Europa per chilometri ciclabili attrezzati. Per farlo la Regione Piemonte mette in campo 40 milioni di euro di fondi europei per attuare il Piano Regionale della Mobilità Ciclisticapresentato oggi a Torino alla presenza del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, degli assessori ai Trasporti Marco Gabusi, al Turismo Vittoria Poggio e all’Ambiente Matteo Marnati, dei rappresentanti dell’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani e della FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, oltre al partner italo-olandese Decisio, che ha collaborato alla stesura del Piano.

Frutto di due anni di intenso lavoro, il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica rappresenta lo strumento di pianificazione e programmazione di settore che la Regione predispone e approva con cadenza triennale per conseguire le finalità della legge e in coerenza con il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica.

«Il Piemonte punta a diventare la prima regione in Europa per piste ciclabili attrezzate e questo Piano ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo – ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Investiremo più di 40 milioni di euro, attraverso i fondi europei del Fesr, per dotare il nostro territorio di infrastrutture adeguate, perché la bici è una risorsa strategica non solo per la mobilità ecologica ma anche per il turismo. E i turisti, come i cittadini, devono potersi muovere con facilità e in sicurezza lungo percorsi ciclabili adatti e strutturati.

Il Piemonte si posiziona tra le prime Regioni in Italia ad aver assunto una propria governance integrata per lo sviluppo di una rete ciclabile. Grazie a questo Piano la Regione traccia la via per un Piemonte in cui la bici sia una scelta sicura, piacevole e vantaggiosa per sempre più persone, al pari degli altri mezzi di trasporto. I Piemontesi amano andare in bici e dal 2001 l’utilizzo è cresciuto quasi spontaneamente del 35%, ma siamo ancora indietro rispetto ai modelli europei. Oggi il 3,5% degli spostamenti avviene in bicicletta: grazie all’applicazione di questo Piano da parte degli Enti Locali a cui si rivolge arriveremo all’8% nel 2030 e al 17% nel 2050.

Sarà compito della Regione Piemonte governare la transizione verso una mobilità sostenibile e ciclabile attraverso un approccio multidisciplinare e con una governance efficace in grado di sostenere funzioni di programmazione, attuazione, valutazione e coordinamento per diffondere la cultura della mobilità ciclistica e migliorare i processi decisionali.

Le azioni principali della Regione Piemonte consistono nell’individuare la rete che ricade nel suo territorio, nel definire gli indirizzi relativi alla predisposizione delle reti ciclabili in ambito urbano ed extraurbano, nell’individuare il sistema delle aree di sosta e le azioni per promuovere l’intermodalità, nel prevedere la realizzazione di azioni di comunicazione, educazione e formazione.

 

«Per usare una figura del ciclismo la Regione Piemonte vuole essere un gregario per portare alla vittoria tutto il modo che gira intorno alla bicicletta, che va dalla mobilità alle attività produttive, dalla quotidianità al benessere – evidenzia l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi -. Abbiamo ormai capito tutti che non basta una striscia colorata sull’asfalto per definire uno spazio ciclabile: per questo motivo abbiamo finanziato con fondi regionali studi e progetti in quattro capoluoghi di provincia e ora, con questo piano strategico siamo al fianco dei Sindaci per rendere i territori davvero fruibili per le due ruote.Il 57% dei pendolari si sposta per meno di 5 km e la distanza media percorsa all’interno dei Comuni è di 1.2 km per spostamento: questi sono elementi perfetti per muoversi in bicicletta e noi vogliamo rendere la bici il miglior mezzo di trasporto per questo tipo di spostamenti. Ma guardiamo con attenzione anche ai percorsi più lunghi: come evidenzia bene il Piano, sarà essenziale favorire l’intermodalità e l’estensione del servizio. Saremo perciò molto attenti a sviluppare gli interventi necessari sempre in collaborazione con gli Enti Locali». Gli ambiti d’intervento sono stati individuati utilizzando i criteri guida quali il collegamento da e verso le principali stazioni ferroviarie, il rango urbano all’interno del sistema della mobilità del quadrante e la presenza di rilevanti flussi di pendolarismo, il collegamento di bacini territoriali omogenei di almeno 30.000 abitanti e 10.000 addetti e la presenza di attrattori di rilievo come Università, poli sanitari, poli logistici, ecc.

 

«Con il nuovo piano regionale della mobilità ciclistica – commenta l’assessore regionale al Turismo Vittoria Poggio -, il Piemonte ambisce a scalare ulteriormente la classifica nazionale dei luoghi più attrezzati per la qualità dei percorsi urbani ed extra urbani, ma anche per l’offerta e la qualità dei servizi che secondo le indagini più recenti lo collocano tra i più ricercati. Si inserisce in questo novero il Gran Tour Unesco in Bicicletta, un progetto realizzato da VistPiemonte percorribile già oggi lungo i siti Patrimonio dell’Unesco, un anello di 600 chilometri che consente di andare alla scoperta di località uniche al mondo in modo «slow», tra capolavori artistici e naturali».

 

«Dobbiamo passare dai power point del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica ai progetti veri e propri – sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati –. Certamente i fondi e il Piano sono essenziali, ma non bastano: dobbiamo fare un importante percorso culturale che richiede un grande lavoro, è necessario convincere il cuore delle persone. Non abbiamo alternative: se non facciamo questo percorso avremo sempre più problemi, come stiamo vedendo purtroppo con le emergenze climatiche. La cosa più importante è la consapevolezza che bisogna spingere velocemente sulla diffusione di una mobilità sempre più sostenibile».

 

Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica definisce gli indirizzi per l’aggiornamento della pianificazione degli Enti locali con norme tecniche e linee guida guardando alle migliori pratiche europee per l’attuazione della rete ciclabile di interesse regionale con l’obiettivo di favorire ed incentivare approcci sostenibili negli spostamenti sistematici quotidiani e del tempo libero.

 

Tra gli obiettivi strategici del Piano la sicurezza è al primo posto ponendo come punto d’arrivo l’eliminazione degli incidenti mortali entro il 2050. Parallelamente punta a ridurre l’inattività fisica e la sedentarietà del -15%.

 

Numerose, infatti, sono le chiavi di lettura che valorizzano il PRMC: Sicurezza e salute, Confort ed attrattività, Accessibilità, Percorribilità e velocità, Coerenza e coesione, Competitività e sviluppo economico. L’impegno di Regione Piemonte è quello di sostenere coerentemente il livello quali-quantitativo, i progressi generati del sistema trasportistico e la direzione verso la quale il sistema di mobilità sta evolvendo.

 

 

Polizia stradale, test antidroga: due positivi su dieci

                                                                                                                                     Continuano i controlli della Polizia di Stato sulle strade della provincia torinese

Importante il risultato ottenuto dalla Polizia Stradale di Torino nella mattinata di mercoledì 6 luglio, nei pressi dello svincolo della tangenziale di Rivalta: un quinto degli utenti controllati è risultato positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Gli accertamenti sono stati effettuati attraverso l’utilizzo del tampone salivare di ultima generazione “DrugWipe 5 S”, nell’ambito di una campagna di contrasto alla guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti.

L’allarmante e diffuso utilizzo di tali sostanze da parte di soggetti che si pongono alla guida rischiando di mettere a repentaglio la vita degli utenti della strada, ha infatti reso necessario incentivare l’attività di contrasto, anche in fasce orarie diverse da quelle serali e notturne, tradizionalmente interessate dai controlli in oggetto.

Il test, grazie all’uso di un reagente, è in grado di rilevare la recente assunzione di sostanza stupefacente, specificando quale tra cannabis, oppiacei, cocaina e anfetamine/metanfetamine (compresi MDMA ed ecstasy).

Su un totale di trentaquattro persone controllate, ventiquattro sono state sottoposte ad un test di screening relativo all’assunzione di bevande alcoliche, dieci al Drug test e di queste ultime due sono risultate positive, una alla cannabis e l’altra alla cocaina. La procedura prevede poi un successivo esame del sangue presso una struttura sanitaria che dia prova dell’assunzione a livello medico-legale. In via cautelare è stato, però, immediato il ritiro della patente di guida.

Durante i controlli, sono state rilevate anche altre infrazioni, quali la guida senza cintura di sicurezza e l’uso del telefono alla guida, condotta ancora troppo diffusa e spesso causa di gravi incidenti stradali.

Altri servizi di controllo con test antidroga sono previsti per tutta la stagione estiva nel contesto di una più ampia azione di contrasto alle condotte di guida più pericolose che, dall’inizio dell’anno ha visto impegnata la Sezione Polizia Stradale di Torino   nel controllo di oltre 17 mila veicoli.

Tale attività, espletata  con una presenza costante nell’arco delle 24 ore anche e soprattutto sulla rete autostradale torinese,  ha consentito di ottenere importanti risultati: 29.000 i punti patente decurtati, 1000 le carte di circolazione ritirate, 600 le patenti, 514 gli incidenti rilevati in ambito autostradale e 60 quelli rilevati in viabilità ordinaria, 5.000 le infrazioni contestate per eccesso di velocità, 332 quelle per guida in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica da uso di sostanze stupefacenti.

Cambiamenti climatici: il Piemonte in prima fila nel monitoraggio dell’ambiente alpino

 

Firmata la convenzione tra Arpa, Cai, Museo Nazionale della Montagna e Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche per migliorare la tutela ambientale attraverso il costante monitoraggio degli ambienti alpini in quota. L’assessore regionale all’Ambiente, Marnati: “i cambiamenti climatici ci impongono di velocizzare le tempistiche e di puntare sulla ricerca”

Ricerca scientifica, monitoraggio ambientale, climatologico e geomorfologico, rilevazioni in campo sono la base della convenzione firmata oggi tra il CAI – Club Alpino Italiano – Sezione di Torino, Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, IRPI – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Arpa Piemonte nata dalla promozione di Regione Piemonte.

Le quattro realtà che hanno firmato la convezione mettono a fattor comune le loro competenze, le loro conoscenze, gli studi, le ricerche e le attività fin qui effettuate per migliorare la tutela ambientale attraverso una base dati che monitora e monitorerà con ancora più elementi la conoscenza degli ambienti alpini in quota nel tempo e potrà essere messa a disposizione sia della comunità scientifica che del pubblico attraverso azioni di divulgazione.

Il bacino glaciale della Bessanese è un’area dove viene svolta ricerca scientifica finalizzata ad approfondire, migliorare e divulgare le conoscenze circa gli effetti dei cambiamenti climatici sulla morfogenesi dell’ambiente alpino in generale e degli ambienti di alta quota in particolare, con specifico riferimento ai processi di instabilità naturale.

Il rifugio Gastaldi avrà due locali destinati all’attività di studio, ricerca, didattica e divulgazione che permetteranno non solo ai tecnici di poter operare sul posto, ma anche ai frequentatori di conoscere lo stato di avanzamento delle conoscenze e capire la montagna e il ghiaccio più a fondo.

“Abbiamo iniziato a studiare questo progetto – ha esordito l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – molto tempo fa perché consapevoli che la ricerca è un’arma importante anche, e soprattutto, per comprendere i cambiamenti climatici che, nel nostro Piemonte, hanno avuto un’accelerazione molto forte. Cambiamenti climatici che ci impongono di velocizzare le tempistiche che, quando si parla di ambiente, non sono di certo brevi. Puntare sulla ricerca dunque intervenendo con tutte le risorse che abbiamo a disposizione, e, visto che gli eventi atmosferici avvengono repentinamente, importante è avere più sensoristica possibile e affinare sempre più i metodi. Avere dunque qui, vicino, un avamposto pilota della ricerca è particolarmente importante”.

“Il riscaldamento particolarmente elevato sulle Alpi, conseguente ai cambiamenti climatici – afferma Angelo Robotto, direttore generale di Arpa Piemonte – sta aumentando i rischi in montagna con aumento dei crolli e delle colate di detriti. Nelle Alpi la manifestazione più evidente si osserva sui ghiacciai che negli ultimi decenni si sono ritirati, dimezzando la propria estensione originaria e, entro la fine del secolo, è possibile che tutti i ghiacciai alpini con pochissime eccezioni siano completamente scomparsi. In questo contesto, di forte evoluzione, è dunque importante da un lato studiare l’evoluzione ed i meccanismi che determinano questi impatti anche attraverso la realizzazione di laboratori permanenti in quota, e dall’altro fare formazione e divulgazione su questi temi portano direttamente a toccare con mano le bellezze e le fragilità della montagna”.

“Il Club Alpino Italiano, fondato in Torino nel 1863 per iniziativa di Quintino Sella – sottolinea Bruno Migliorati, presidente del CAI Piemonte – ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle Italiane, e la difesa del loro ambiente naturale. La convenzione che oggi firmiamo va in quella direzione: studio conoscenza, formazione, divulgazione, prevenzione e sviluppo sostenibile per la salvaguardia delle nostre montagne”.

“La Sezione di Torino del CAI è lieta di partecipare, in continuazione ideale con il passato, a questo progetto particolarmente importante soprattutto in tempi di drammatici cambiamenti del clima – aggiunge Marco Battain, presidente del CAI Torino –  Ed è così che una struttura centenaria come il “vecchio” Rifugio Gastaldi, da eredità del passato si trasforma in piattaforma per il futuro: l’osservazione in continuo del bacino della Bessanese e il rilievo scientifico di numerosi parametri che avranno come base operativa la “saletta del presente” consentiranno di quantificare l’evoluzione dei mutamenti in atto e di valutarne la pericolosità: i dati raccolti potranno essere oggetto non solo di considerazioni scientifiche/didattiche, ma anche di azioni divulgative”.

“La forte riduzione delle masse glaciali, la degradazione del permafrost e l’aumento dei processi di instabilità naturale, sono solo alcuni dei principali effetti del cambiamento climatico – dichiara Guido Nigrelli, ricercatore dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche –  Al fine di poter mettere a punto sempre più accurati scenari di pericolosità e di rischio e attuare una efficace formazione-divulgazione verso un utilizzo più sicuro della montagna, è necessario fare sistema, unendo strutture e conoscenze. L’iniziativa oggetto di questa convenzione va proprio in questa direzione, nel pieno rispetto di uno sviluppo sostenibile e di una salvaguardia delle nostre montagne”.

“Il ruolo della cultura della montagna nella contemporaneità vede in questa partnership un’importante occasione di potenziamento – osserva Daniela Berta, direttore del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino –  La memoria delle terre alte, la storia dell’alpinismo nelle Valli di Lanzo, l’evoluzione delle modalità di fruizione e delle condizioni ambientali, dialogheranno con l’osservazione e lo studio del presente, realizzando quel connubio oggi essenziale tra discipline, campi di ricerca, modi di guardare e di vedere. Strategico sarà poi l’asse tra Balme e Torino, con la restituzione al Museo dei risultati del lavoro condotto in quota e la divulgazione di contenuti non solo a favore degli amanti della montagna, ma di tutta la collettività: una finestra sempre aperta su temi oggi quanto mai urgenti, per contribuire alla costruzione di una piattaforma comune di valori e di consapevolezza”.

La convenzione ha una durata quinquennale.

Questo il link per il collegamento alla webcam al Rifugio Gastaldi

https://bessanese.panomax.com/

Pedoni più sicuri con bici e monopattini a mano sul ponte della Gran Madre

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Sul  Ponte Vittorio Emanuele I, quello della Gran madre, cambiano le regole per monopattini e biciclette. Sul ponte tra piazza Vittorio Veneto e la stoica chiesa non sarà più consentito  transitare in sella ad una bicicletta o sul monopattino. I mezzi dovranno essere condotto a mano per tutta la percorrenza necessaria ad attraversare il ponte sul fiume Po sui due marciapiedi che fiancheggiano la strada. Nei prossimi giorni la Giunta ufficializzerà l’ordinanza su richiesta del Consiglio comunale.

Imprese e ricerca, la rivoluzione parte dal Politecnico. Il Pnrr finanzia le infrastrutture tecnologiche di innovazione

Confermato dal Ministero dell’Università e della Ricerca il finanziamento da oltre 145 milioni di euro per 4 progetti proposti dal Politecnico di Torino

Sono state selezionate tra le 39 proposte pervenute al Ministero dell’Università e della Ricerca le quattro nuove Infrastrutture Tecnologiche di Innovazione proposte dal Politecnico di Torino e finanziate complessivamente con 145.596.192 euro, a valere per il 49% sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per quanto riguarda la Missione 4 (Istruzione e Ricerca), nella sua componente dedicata all’accompagnamento delle tecnologie nel passaggio dalla ricerca all’impresa e per il 51% su fondi provenienti da un partenariato pubblico-privato da costituire

Per Infrastrutture Tecnologiche di Innovazione si intendono quei centri di ricerca, costituiti spesso come nodi o network anche dislocati fisicamente in luoghi diversi, che essendo interconnessi creano nell’insieme una infrastruttura che ne amplifica l’impatto in termini di produzione di ricerca all’avanguardia e nuove tecnologie, di conoscenza e trasferimento tecnologico.

Queste infrastrutture hanno anche importanti ricadute socio-economiche sui territori in cui vengono insediate, e anche per le quattro Infrastrutture proposte dal Politecnico lo scopo è di creare un ecosistema in cui le imprese – sia le grandi aziende che le PMI – possano ricevere servizi per l’innovazione, formazione e supporto nella messa a terra delle nuove tecnologie.

“Per il Politecnico l’ottenimento di ben quattro Infrastrutture Tecnologiche di Innovazione rappresenta un risultato importantissimo. Finanziamenti così consistenti in infrastrutture rappresentano infatti un patrimonio che potrà, grazie a un proficuo rapporto tra pubblico e privato, garantire anche per gli anni a venire un notevole impatto sui territori sui quali insisteranno laboratori e centri finanziati grazie a questo bando. Il Politecnico potrà così dotarsi di nuove attrezzature e anche di una rete ancora più efficiente di strumenti per condurre le proprie ricerche e per accompagnare verso il mercato prodotti altamente innovativi nei settori più attuali della ricerca mondiale: energia, mobilità sostenibile e tecnologie del futuro nel settore automotive, aerospazio. Inoltre, come sottolineato in più occasioni dalla Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, nel caso delle Infrastrutture Tecnologiche di Innovazione sarà l’Italia a fare da modello all’Europa su come implementarle attraverso i partenariati pubblico privati”, commenta il Rettore del Politecnico Guido Saracco.

LE INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE DI INNOVAZIONE PROPOSTE DAL POLITECNICO

 

  • INFUTURO – “Infrastruttura tecnologica di innovazione INFUTURO”

Il settore automobilistico si trova dinnanzi a sfide che cambieranno completamente la mobilità su strada così come la conosciamo oggi, nella direzione riassunta dall’acronimo ACES: Autonomous driving, Connected, Electrification, Sharing mobility.

Nel contesto italiano, al fine di mantenere una presenza nel business dell’automotive e acquisire competenze per la mobilità del futuro, è strategico creare nuove infrastrutture moderne ed efficienti che possano attrarre lo sviluppo e la validazione di attività di livello internazionale.

L’Infrastruttura INFUTURO si colloca in questo filone di ricerca e innovazione, con il coinvolgimento di due partner pubblici e la manifestazione di interesse di player internazionali del settore.

Le attività saranno distribuite in due siti nella regione Piemonte: Pista prove Trino (Trino Vercellese) e Laboratorio veicoli e powertrain connessi e autonomi (Torino).

“INFUTURO è fortemente integrato con il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile e con le altre iniziative del Politecnico in ambito automotive quali il centro CARS. Nasce dalla stretta collaborazione fra il Politecnico e le aziende del settore automotive per creare un’infrastruttura per la prova di veicoli a zero emissioni autonomi e connessi e delle infrastrutture per la “smart mobility”. INFUTURO sarà un’infrastruttura aperta alle aziende e ai centri di ricerca che renderà accessibili possibilità di sviluppo uniche a livello internazionale a beneficio delle imprese comprese le PMI”, commenta il professor Andrea Tonoli, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino e coordinatore dell’Infrastruttura tecnologica di innovazione INFUTURO.

Budget totale: 38.494.000 €

 

  • IRSME – “Infrastruttura di innovazione nazionale in rete per la simulazione e il monitoraggio del sistema energetico”

Esempio di Infrastruttura multi-sito che coinvolgerà tutte le Regioni italiane, IRSME rappresenterà un Laboratorio Nazionale Multidisciplinare basato su una piattaforma IT che collega, sulla rete nazionale GARR, laboratori nazionali già esistenti o creati appositamente per la simulazione, la prototipazione e il test di sistemi energetici.  La nuova infrastruttura IRSME risponde alle sfide poste dalla transizione energetica permettendo analisi e simulazioni di modelli di infrastrutture energetiche, tecnologie, componenti sia reali che virtuali e la loro interazione.

Lo scopo dell’Infrastruttura è di favorire l’integrazione nel sistema energetico delle fonti rinnovabili e l’uso ottimizzato delle risorse, sia dal punto di vista energetico-ambientale che da quello tecnico-economico, e contribuire alla transizione ecologica.

Hanno manifestato il proprio interesse ad aderire all’Infrastruttura 13 soggetti pubblici e 46 aziende private.

“Il progetto, rappresenta una grande opportunità di collaborazione e di trasferimento tecnologico tra aziende ed enti di ricerca; la manifestazione di interesse, a cui hanno aderito bene 46 aziende, ha evidenziato che non solo i grandi player energetici ma anche le piccole medie imprese hanno visto prospettive interessanti per la loro competitività nella partecipazione all’iniziativa. Abbiamo davanti una grande sfida che quando sarà vinta renderà disponibile al Paese uno strumento potente e innovativo di supporto ai decisori tecnici e politici”, commenta il professor Romano Borchiellini, del Dipartimento Energia “Galileo Ferraris” del Politecnico di Torino, Referente del Rettore per l’Energy Center del Politecnico e coordinatore di IRSME – Infrastruttura di innovazione nazionale in rete per la simulazione e il monitoraggio del sistema energetico.

Budget totale: 34.708.000 €

  • ISM4Italy – “Infrastruttura di innovazione per la mobilità sostenibile in Italia”

L’Europa promuove con sempre maggiore forza una strategia di mobilità sostenibile e intelligente. In quest’ambito si colloca l’azione dell’Infrastruttura ISm4Italy, che rafforzerà i settori industriali della mobilità intelligente, elettrica e autonoma in ambito terrestre (automobilistico e ferroviario) e aerospaziale. Tali settori beneficeranno in particolare di soluzioni e metodi dalle aree della robotica e dell’intelligenza artificiale come “driver” per l’implementazione di veicoli e velivoli autonomi.

Hanno manifestato il proprio interesse ad aderire all’Infrastruttura 6 soggetti pubblici e 16 aziende private.

 

“Il progetto ISM4Italy rappresenta la naturale evoluzione del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, con l’intento di raccordare un’iniziativa di tipo industriale con un progetto di ricerca e sviluppo a TRL più basso. La coesione di intenti ad elevato TRL tra aziende e università e centri di ricerca rappresenta una novità assoluta per il panorama nazionale”, commenta il professor Giorgio Guglieri, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino e coordinatore di ISM4Italy – Infrastruttura di innovazione per la mobilità sostenibile in Italia.

Regioni su cui è distribuita l’infrastruttura: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Puglia.

Budget totale: 39.994.192 €

  • IS4Aerospace – “Infrastruttura tecnologica di innovazione per il knowledge transfer nell’ambito delle nuove sfide dell’Aerospazio”

 

L’industria aerospaziale attraverserà un cambio di paradigma nei prossimi anni, a causa delle strategie “verdi” imposte dall’Unione Europea (velivoli elettrici e ibridi, nuovi materiali leggeri che permettono di risparmiare energia.

La nuova infrastruttura sarà dedicata allo sviluppo di attività di trasferimento tecnologico e servizio in campo aeronautico e spaziale, con laboratori integrati e test facilities per coprire tutte le fasi dallo sviluppo alla certificazione di materiali e componenti anche attraverso l’uso di elementi reali e simulati scambiabili tra loro in un processo che permetta il raggiungimento della performance desiderata.

In questo caso, l’infrastruttura si svilupperà in un unico sito: la Città dell’aerospazio a Torino, dove diventerà una componente essenziale del nascente ecosistema di ricerca e trasferimento tecnologico dedicato a questi temi nel capoluogo subalpino.

Si sono dimostrate interessate alle attività dell’Infrastruttura grandi aziende multinazionali del settore.

“IS4Aerospace è un progetto fortemente integrato fra il mondo industriale e l’università, in completo raccordo con altre misure del PNRR e con le linee strategiche del territorio. Aziende e Università hanno partecipato significativamente al suo concepimento, alla determinazione degli obiettivi e dei metodi per perseguirli. Questa infrastruttura rappresenta in definitiva una reale sfida nella realizzazione di una partnership pubblica privata in un comparto tecnologicamente avanzato quale è l’aerospazio, sottoposto a significative evoluzioni nei prossimi anni verso soluzioni  dirompenti che richiedono maturazioni tecnologiche testate e  certificate”, dichiara il professor Massimo Sorli, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino e coordinatore di IS4Aerospace Infrastruttura tecnologica di innovazione per il knowledge transfer nell’ambito delle nuove sfide dell’Aerospazio.

Budget totale: 32.400.000 €