POLITICA- Pagina 533

Piemonte, 2 nodi per il centro sinistra

Di Giorgio Merlo

Nel maggio del 2019 si rinnova il parlamentino della Regione Piemonte. Un appuntamento politico, come per tutte le regioni italiane, che assume da sempre una particolare importanza. Ma per il Piemonte questa scadenza e’ doppiamente importante. Per una ragione molto semplice. Il Piemonte e’ l’ultima regione del Nord che e’ ancora nelle mani del centro sinistra a trazione Pd. Guidata, sino ad oggi, da un esponente pragmatico e determinato come Sergio Chiamparino. Ma le elezioni del 2019, come ci dicono ormai tutti i sondaggi, possono ribaltare tranquillamente l’attuale situazione. Ora, per evitare di rincorrere gli avvenimenti, sono almeno 2 gli ingredienti fondamentali che sono indispensabili a ciò che resta della coalizione di centro sinistra per poter competere con gli altri raggruppamenti. Qualunque essi siano. Innanzitutto serve una coalizione. Ovvero una vera e solida alleanza di governo. Politico ed elettorale. E quindi fare l’esatto contrario di ciò che hanno teorizzato e perseguito il Pd renziano e tutti i suoi tifosi – oggi solo in minima parte pentiti – per lunghi 4 anni alla guida del partito. Ossia, la “vocazione maggioritaria” del partito, la negazione in sostanza di qualunque alleanza se non inventata a tavolino – come è puntualmente avvenuto con il voto politico del 4 marzo scorso – , l’isolamento in cui si è trovato il Pd rispetto al resto del quadro politico italiano e, infine, la rottura con buona parte di quei “mondi vitali” che hanno rappresentato per molti anni il serbatoio elettorale e storico di quel partito o schieramento politico. E cioè, senza ricostruire una vera alleanza politica, civica e aperta alla società civile, ciò che resta del centro sinistra può tranquillamente salutare ogni potessi di vittoria alle prossime elezioni regionali. In secondo luogo la figura del candidato a Presidente. E questo non per individuare o esaltare il “capo”. Prassi ormai comune in tutti i partiti italiani, tanto di governo quanto di opposizione. Ma perché la figura del Presidente, soprattutto nella prossima competizione elettorale, assume una importanza decisiva ai fini della guida di Palazzo Lascaris. Ora, sotto questo versante, e’ avvenuto un fenomeno curioso, per non definire goliardico. Appena il Presidente uscente Sergio Chiamparino ha annunciato tempo fa, a sorpresa, la sua non ricandidatura – forse perché si candida alle prossime elezioni europee – e’ partita, come da copione avviene nell’attuale Pd, una sfilza di autocandidature da restare basiti. Autocandidature, com’è evidente credo quasi a tutti, dettate da logiche di equilibri di potere all’interno dello scacchiere delle mille coprenti del Pd subalpino da un lato e da legittime ambizioni di potere personale dall’altro. Autocandidature che, va pur aggiunto, appartengono prevalentemente, se non esclusivamente, al campo dei professionisti della politica. Ma, comunque sia, tutte autocandidature che non rappresentano alcun “valore aggiunto” ai fini della competizione elettorale con altri schieramenti. Ecco perché, almeno ai fini della individuazione del profilo e del nome del candidato a presidente e’ ancora indispensabile il ruolo e l’apporto che può dare Sergio Chiamparino. E questo sia per l’autorevolezza dell’attuale Presidente e sia per l’esperienza accumulata in questi ultimi anni di governo della Regione. Comunque sia, alleanza politica da ricostruire dalle fondamenta, senza arroganza e senza presunzione di chicchessia e un candidato a Presidente, autorevole e rappresentativo e possibilmente al di fuori dei soliti professionisti della politica, sono i due veri e grandi obiettivi da perseguire per il futuro centro sinistra. Il resto lo si vedrà cammin facendo.

L’arrampicata di Chiamparino

Sergio Chiamparino è un politico di lungo corso e navigato, tra meno di un mese compirà 70 anni. Ottimo alpinista,  passo deciso e stargli dietro in montagna sembra non semplice. Non si arrende facilmente. Anche sulla corsa podistica dice la sua. Da cinquant’ anni fa politica e ha attraversato il deserto. Da giovane, operaista, leggendo collettivamente il Capitale di Karl Marx. Ora è un convinto riformista.  Penso di conoscerlo. Non improvvisa e pondera ogni suo atto politico.Si può non concordare ma è doveroso ammettere che le sue iniziative hanno sempre uno scopo ultimo. Visto che non improvvisa ha da sempre la mia attenzione. Incontrarsi sul cantiere Tav con Tajani è stato un bel gesto, che va oltre la simbolica difesa della Torino – Lione. Effettivamente le opere non sono (ad oggi) interrotte. L’ unico effetto pratico dell’atteggiamento pentastellato è la recrudescenza della violenza no Tav. Tutto sotto controllo? Tutt’altro. Anzi. Personalmente nutro dei dubbi che si possa far saltare tutto. Rallentare sicuramente. L’ Italia non può ed ovviamente non deve.
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Ma il nostro Chiampa con una sola fava riesce a prendere diversi piccioni. Primo: dimostra che non vuole assolutamente ritirarsi dalla politica. Non è da lui.Secondo: guadagna ancora in prestigio ed autorevolezza conquistandosi una candidatura alle Europee. Terzo: allarga il suo bacino di preferenze alla Lombardia, indispensabili per una possibile elezione. Per ultimo e sicuramente più importante, cerca di spaccare il fronte del centrodestra per rompere l’isolamento del Pd. Difficile ma non impossibile.Roberto Rosso ha già dichiarato che ci sta. Enzo Ghigo è sostenitore del fronte repubblicano. Dunque lista civica regionale pro Tav e contemporaneamente anti pentastellati? Sicuramente la Lega non sta a guardare. In camera caritatis confermando la totale ed assoluta fiducia nei confronti di Matteo Salvini i leghisti sono indispettiti dai comportamenti dei grillini. Durerà questo governo dove non sono d’accordo su nulla? Sicuramente fino alle Europee, poi si vedrà.  E le amministrative con il loro risultato incideranno sul prosieguo. Per ora unica costante è un Pd ripiegato su se stesso. Direi quasi asserragliato in attesa del tramonto pentastellato, schiacciato dalla più assoluta incapacità. Candidatura olimpica di Torino come eclatante esempio. Anche per questo Sergio Chiamparino ci tenta. Magari il suo inguaribile riformismo verrà appagato.
Patrizio Tosetto

“Fine di un idillio. È scontro frontale in Valsusa tra Movimento No Tav e Cinque stelle”

di Ezio Locatelli* 

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In Valsusa è rottura tra movimento No Tav e Cinquestelle. Una rottura che avrà ricadute non di poco conto non solo in Valsusa ma più in generale nel rapporto con le istanze di lotta e di movimento sparse a livello nazionale. Alberto Perino, figura di riferimento del movimento No Tav, dopo avere per anni sponsorizzato i Cinquestelle, se ne è uscito con una nota molto dura nei loro confronti e del governo di cui fanno parte.  L’elemento scatenante è la pubblicazione della delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) in Gazzetta Ufficiale con la quale si dà via libera all’ultima versione del progetto dell’Alta Velocità Torino-Lione. Gongola, del via libera, Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), la società italo francese preposta alla realizzazione e alla gestione della sezione transfrontaliera della linea di Alta Velocità. Via libera che il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli cerca di sminuire nella sua portata dicendo che “non è nulla che possa influire in modo decisivo sull’analisi costi benefici che finalmente stiamo conducendo”. Balle. L’opera per i governi di ieri e di oggi va avanti. L’unica differenza è che i cinque stelle continuano a sparare ma lo fanno a salve. Questa volta le critiche non provengono solo da Rifondazione Comunista o dalle variegate anime antagoniste del movimento No Tav. Il dato di novità è il frontale mosso da chi fino a ieri era un accanito sostenitore di Grillo. 

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Nonostante le molte irregolarità che sussistono nei lavori attualmente in corso e la possibilità di bloccare da subito gli ingranaggi della grande opera, dice Perino, “i cinque stelle continuano a fare sterili proclami invece di fare atti amministrativi”. Ed ancora: “ma è proprio il non volere disturbate il manovratore (Telt & Lega di Salvini) che fa sì che queste cose non vengono fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare il Tav. In che mani ci siamo messi! Ancora una volta dobbiamo constatare che non ci sono governi amici”. Parole che mettono fine ad un idillio. Del resto il Ministro dei Trasporti in una recente intervista radiofonica sull’AV Torino-Lione era stato esplicito: ”… nostro obiettivo sarà quello di migliorarla così come scritto nel contratto di governo”. Dunque nessun blocco dei lavori. Solo proclami, gioco dello scaricabarile, promesse buone solo ad alzare polveroni, a coprire le reali intenzioni. Un teatrino politico belle e buono che comincia a suscitare, in larga parte del Movimento NO – Tav, insofferenza, ripensamenti.  Si preannuncia un autunno caldo in Valsusa. Sempre più si moltiplicano le voci che invitano a scendere di nuovo in piazza in una grande manifestazione contro il Tav e, questa volta, senza se e senza ma, a scendere in piazza conto un governo che al pari dei governi precedenti non sta facendo nulla di nulla contro una delle più grandi opere affaristiche e uno dei più grandi sprechi di denaro pubblico mai visti nel nostro Paese.

*segretario provinciale di Torino – segreteria nazionale Prc-Se 

ELEZIONI REGIONALI. FLUTTERO E TRONZANO (FI) REPLICANO A CHIAMPARINO

“CHI È CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO. UNICA STRADA CREDIBILE È CENTRODESTRA

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso”. È questa la replica del capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Fluttero alla proposta di alleanza civica per le prossime regionali lanciata dal Governatore Chiamparino.

Spiega l’esponente di Forza Italia: “Il problema è che a piangere sono i piemontesi che sono costretti ancora per qualche mese a pagare sulla loro pelle i danni fatti dalla incapacità di governo della sinistra e di Chiamparino. Una alleanza tra noi e chi ha fallito al governo del Piemonte è inconcepibile. Ho pubblicato proprio in queste settimane sulla mia pagina Facebook un video con una raccolta dei disastri della sinistra di Chiamparino, una serie infinita di criticità che lascerà in eredità alla nuova Giunta che ci auguriamo potrà essere di centrodestra”.

Conclude Andrea Tronzano, vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte: “Chi vuole allearsi con il Pd si accomodi. Noi siamo alternativi. I fallimenti strategici del governo regionale sono evidenti a tutti. Noi siamo nel centrodestra e crediamo nell’alleanza con la lega e Fdi, ognuno con le proprie sensibilità possiamo rappresentare al meglio i piemontesi.”

VIGNALE (MNS) – CACCIA: IMPUGNATA DAL GOVERNO LA LEGGE REGIONALE “PIEMONTE NO CACCIA” VOLUTA DAL CENTROSINISTRA

Il Consiglio dei Ministri nella seduta dell’8 Agosto, ha impugnato davanti la Corte costituzionale la legge regionale sul Piemonte recentemente approvata dal centrosinistra per incostituzionalità di alcune sue parti. “Come avevo avuto modo di dire in decine di occasioni – dichiara Gian Luca Vignale – la legge oltreché essere stata costruita con un evidente pregiudizio anticaccia aveva alcuni aspetti evidentemente anticostituzionali”. “Non era necessario essere giuristi per comprendere che chiudere la domenica, trasformare 15 specie cacciabili in non cacciabili e molto altro faceva della legge piemontese una norma chiaramente “NO CACCIA”.  “Il Consiglio regionale alla riapertura di settembre modifichi immediatamente la legge per consentire che in Piemonte la prossima stagione venatoria sia come quella delle altre regioni italiane”.

Torino città turistica

Restare a Torino nel mese di agosto è , anche, l’occasione per incontrare con più calma amici e conoscenti. Così per domenica 5 agosto avevo organizzato una cena con due dei miei più cari amici, ci conosciamo  dai tempi delle scuole medie superiori . Il ritrovo, come allora, nella centralissima Piazza San Carlo , al bar Mokita. Una sorta di “stessa piazza stesso bar”.   E come allora arrivo  in ritardo, in verità ” solo” di una decina di minuti, alle 20.10 . Arrivo al bar ed invece dei miei due amici trovo  i camerieri in fase di… smobilitazione . Mi guardo intorno  e li vedo dall’altra parte della bellissima piazza considerata giustamente il “salotto” di Torino. Li raggiungo e dopo le immancabili battute sul mio, proverbiale , ritardo gli chiedo come mai non erano seduti al bar? La risposta : ci eravamo seduti ma ci hanno detto che il servizio ai tavoli termina alle ore 20. La cosa mi è tornata in mente ieri sera, venerdì  10 agosto, mentre uscendo da casa di mia madre , qualche minuto prima delle ore 20, in quel di Madonna di Campagna, il popolare e periferico quartiere torinese dove sono cresciuto, ho salutato alcuni dei tanti frequentatori del Bar Gattico , seduti ed intenti a bere bibite ed aperitivi. La battuta viene facile :  Bar Gattico e Via Foligno battono Bar Mokita e Piazza San Carlo 2 a 0.  Battute a parte le considerazioni sono tristemente facili per tutti. Buon mese d’agosto.

Governo e Regione ai ferri corti? Parla Boeti

Sulle recenti impugnazioni del Consiglio dei Ministri pubblichiamo un commento del presidente del Consiglio regionale 

 

“Non nascondo la mia preoccupazione, in qualità di presidente del Consiglio regionale, sulla piega che stanno prendendo i rapporti tra le leggi che il Consiglio regionale approva e il Consiglio dei Ministri. Il Consiglio lavora nel rispetto delle posizioni di ognuno. Ovviamente fra maggioranza e opposizione ci sono posizioni divergenti, ma alla fine le leggi che vengono approvate rispettano i dettami delle leggi dello Stato.Esiste una legislazione concorrente per la quale occorre porre attenzione e su cui lo Stato ha il diritto di intervenire. Non mi pare che questo si possa attribuire alle modifiche rispetto alle leggi sulla caccia, ma soprattutto alla variazione di bilancio che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato. Riguardo quest’ultima si tratta di un’entrata straordinaria per modo di dire: sono fondi depositati in un ente strumentale della Regione e che l’ente può utilizzare come ritiene opportuno. Inoltre, nell’ultima parifica davanti alla Corte dei conti la stessa Corte ha riconosciuto, in una regione già gravata di debiti, lo sforzo straordinario fatto dal Piemonte: la riduzione del debito prodotta in questi anni è testimonianza della buona amministrazione finora realizzata.Duecento milioni sottratti agli investimenti delle nostre aziende, così come previsto nella variazione di bilancio, rappresentano un colpo mortale all’economia della nostra regione e soprattutto sono contrari alle dichiarazioni di intenti di un Governo che sul rilancio dell’economia ha impostato il proprio programma. Io mi auguro, e non voglio pensare non sia così, che non esistano regioni amiche e regioni nemiche, perché questo sarebbe assolutamente contrario alle regole democratiche su cui il nostro Stato è organizzato.Mi auguro che ci siano spazi di riflessione su quanto è successo. Se occorre fare qualche modifica il Consiglio fin dai primi giorni di settembre, o anche prima se necessario, è disponibile a riunirsi per ovviare a questi problemi”.

 

Nino Boeti

Presidente del Consiglio regionale

Tav, Toninelli: “La mangiatoia è finita!”

Dopo le critiche da parte del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani nei confronti del governo sulla vicenda Tav, replica il ministro  Danilo Toninelli: “Mi sporco le mani da quando sono nato e uso con i soldi pubblici del Ministero dei trasporti la stessa attenzione che usavano i miei genitori per gestire le poche risorse familiari. Antonio Tajani e tutti gli altri che blaterano su Tav, si mettano l’anima in pace. La mangiatoia è finita!”. Così il ministro delle infrastrutture e dei trasporti  sul suo profilo Twitter.

NUE 112, BATZELLA (MLI): I PROBLEMI SONO REALI, NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE

“SAITTA IMPARI AD ASCOLTARE I PROFESSIONISTI DEL SOCCORSO”

“E’ inaccettabile che l’assessore Saitta continui a ripetere che le polemiche sul malfunzionamento del Nue 112 (Numero unico di emergenza) siano solo il frutto di una campagna di strumentalizzazione. Dovrebbe imparare a dialogare e ad ascoltare di più i professionisti che da tempo gli segnalano le tante criticità del servizio”. Lo afferma la consigliera di Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, che fin dall’introduzione del Nue 112 in Piemonte continua a chiedere a Saitta che si attivi per risolvere i disservizi. “Tutte le volte che ho sottoposto la questione all’assessore alla Sanità – spiega Batzella – non ha mai risposto nel merito, ma si è sempre limitato a snocciolare dati e numeri pensando così di convincere tutti del perfetto funzionamento del servizio. Salvo, poi, ammettere, contraddicendosi, che ci sono degli aspetti da migliorare”. A marzo di quest’anno, in commissione Sanità – prosegue la consigliera di Mli – Saitta ha ascoltato i rappresentanti sindacali dei vigili del fuoco, della polizia e delle professioni infermieristiche Nursind, che gli hanno sottoposto i problemi del servizio, proponendo, anche, l’istituzione in via sperimentale di una centrale operativa interforze. Sono passati mesi e, nonostante la promessa dell’assessore di verificare i problemi ed eventuali soluzioni, nulla è stato fatto”. “Nessuno vuole squalificare un servizio così importante per la popolazione – prosegue Batzella – tantomeno accusare di incompetenza e inefficienza i professionisti del soccorso che ogni giorno lavorano per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. E’ proprio il modello del Nue 112 che non funziona come dovrebbe: è lacunoso dal punto di vista tecnico e a dirlo sono gli stessi operatori che vorrebbero essere messi nelle condizioni di offrire il miglior servizio possibile”.

Popolari e Pd, una storia del passato

Di Giorgio Merlo
Forse è giunto il momento per dirlo con chiarezza e senza tanti equivoci. Il voto del 4 marzo, e il dibattito che l’ha seguito, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella politica italiana.
Almeno su un altro punto, al di là dell’ormai noto rovesciamento politico alla guida del paese, non ci dovrebbero essere più dubbi. E cioè, l’esaurimento dei cosiddetti “partiti plurali”. E, nello specifico, il tramonto definitivo del Pd come “partito plurale”. Del resto, il Partito democratico da almeno 4 anni – cioè dall’irrompere di Renzi al comando di quel partito – e’ diventato a tutti gli effetti un “partito personale”, al punto che molti politologi e autorevoli commentatori, a cominciare dal bravo Ilvo Diamanti, lo avevano unanimemente definito come il “Pdr”, ovvero come il partito di Renzi. E il decollo del “partito del capo”, a prescindere dalla bontà o meno di quel nuovo modello politico ed organizzativo, aveva già di fatto archiviato e messo in soffitta l’intuizione dei fondatori di


quel partito. Cioè di un soggetto politico che riunificava al suo interno culture e filoni ideali diversi
che sino a qualche tempo prima erano alternativi e seriamente competitivi per la guida del paese.
Quell’intuizione originaria e’ stata archiviata per un motivo molto semplice. Nei partiti personali,
come tutta l’esperienza italiana e non solo italiana insegna, il pluralismo culturale e’ tollerato ad
una sola condizione: e cioè, questa pluralità deve coincidere con le posizioni delineate dal “capo”.
Altrimenti, come abbiamo sentito mille volte nel dibattito interno al Pd, ma non solo del Pd, il tutto
viene liquidato come “gufi”, “rosiconi”, “perditempo” e via discorrendo. Ora, la fine prematura del renzismo e la caduta politica di Renzi potrebbe far pensare a qualche simpaticone che l’orologio della storia torna indietro e, come se nulla fosse, si riparte da zero. Ma, come tutti sappiamo molto bene, la storia non si ripete mai come prima. E se adesso il partito


personale – ammesso che Renzi non comandi più in quel partito, cosa alquanto incerta e dibattuta
visti i concreti risultati politici che emergono – potrebbe essere giunto al capolinea, nel Pd emerge
un’altra valutazione politica, del tutto comprensibile e forse anche fondata. Ovvero, dopo la
debacle storica della sinistra italiana, in tutte le elezioni amministrative dal 2015 in poi culminata
con il tracollo del 4 marzo scorso, l’imperativo di larga parte di quel partito e’ uno solo: ricostruire il
pensiero e la cultura della sinistra. Ovvero trasformare il Pd in un nuovo, rinnovato e moderno
partito della sinistra italiana. Per capirci, un Pds rinnovato e moderno. E chi, ingenuamente,
continua a blaterare che dopo il 4 marzo il Pd resta un partito plurale come se nulla fosse capitato
o è un ingenuo, appunto o, nella migliore delle ipotesi, e’ semplicemente un iipocrita. Perché nega
cio’ che è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Ora, in un contesto del genere – e cioè, il ritorno legittimo e fondato delle identità politico e culturali, e quindi la trasformazione del Pd in un novello Pds – l’apporto del pensiero popolare o di ispirazione cristiana, della cultura cattolico democratico e del cattolicesimo sociale sarebbe destinato ad essere più un esercizio accademico o retorico che non un fatto politico. Credo che sia, questa, una osservazione altrettanto nota e scontata che non merita neanche di essere


particolarmente approfondita se non per motivi protocollari e burocratici. Perché il ritorno delle
identità nello scenario politico italiano vale per la destra come la Lega correttamente persegue,
vale per il populismo dei 5 stelle, vale per la sinistra con il Pd ma deve valere, a maggior ragione,
anche per la tradizione e la storia del cattolicesimo politico italiano. Del resto, non si capirebbe il
perche’ questa operazione politica e culturale e’ consentita e giustificata per tutti tranne che per un
filone ideale, culturale e politico che è stato decisivo in tutti i tornanti cruciali della storia
democratica del nostro paese. Ecco perché, al di là della buona fede e della bontà delle intenzioni dei singoli, quel che rimane di questa cultura politica nel futuro del Pd non potrà che avere un ruolo del tutto ornamentale e periferico ai fini del progetto e del profilo politico di quel partito. Perché la ricostruzione della sinistra italiana non potrà che avvenire con coloro che rappresentano coerentemente e correttamente la sinistra italiana. E’ una inflessione talmente semplice e banale che non merita ulteriori commenti.