POLITICA- Pagina 46

Antifascismo liberale

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IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Al di là dell’ovvia condanna del pestaggio subito ieri a Torino  da un cronista de “La Stampa”, va condotta una riflessione su casa Pound che resta una delle manifestazioni più evidenti di dichiarata  nostalgia fascista. Io, da liberale, sono sempre stato per la tutela della libera espressione delle idee, anche le più intollerabili perché la vera tolleranza si esercita sulle idee non tollerabili, non su quelle che differiscono leggermente dalle nostre. Ciò detto, il discorso diventa diverso, se alle idee intollerabili seguono fatti concreti di violenza. In questo caso non è ammessa nessuna tolleranza  e i poteri dello Stato debbono agire contro ogni violazione delle leggi senza guardare alla matrice ideologica di chi ricorre alla violenza. La Salis si è rivelata violenta come dimostrano le condanne subite, i centri sociali sono violenti, casa Pound (che abusa del nome di un poeta che scrisse e parlò e fu a sua volta perseguitato) è  un focolaio di violenza.  Casa Pound occupa abusivamente da anni un intero edificio a Roma come alcuni centri sociali. Questa inerzia nel non aver mai fatto sgomberare le occupazioni abusive appare del tutto ingiustificabile.
Qui non si tratta di legge Scelba o legge Mancino, ma di semplice rispetto della legalità. Anche se Casa Pound non fosse un focolaio di violenza andrebbe fatta sgomberare e doveva essere fatta sgomberare da gran tempo. Circa il suo scioglimento non credo possa essere il Governo a decidere, ma la Magistratura. Io ricordo che l’origine del terrorismo in Germania fu generata dallo scioglimento del partito comunista. È un precedente storico che non va mai dimenticato. Così le leggi Scelba e Mancino si sono rivelate dei decaloghi che non hanno inciso nella realtà italiana se non in modo marginale, anche perché la norma transitoria della Costituzione si riferisce al “disciolto partito fascista” quindi a qualcosa di ben storicamente definito.
Quando leggo che deputati vogliono anche limitare il diritto di riunirsi e di manifestare, mi torna in mente il fascismo antifascista di cui parlava Flaiano. Un’ ultima riflessione: come mai ci sono giovani che sono nostalgici di Mussolini a tanti anni dalla sua caduta? Sarà l’eterno fascismo di cui parlava Eco? O perché, secondo Canfora, il fascismo non è mai morto?  Queste sono tesi antistoriche che non spiegano quasi nulla e che danno inconsapevolmente  eccessiva importanza al fascismo, come la diede Gobetti con la sua tesi sul fascismo “autobiografia della Nazione” .
Io piuttosto chiamerei in causa una scuola che non ha saputo formare alla democrazia  e anche un certo antifascismo retorico esaltatore di una Resistenza mitizzata  che si è rivelato incapace di parlare ai giovani.
In ogni caso ritengo fisiologico in una democrazia che ci siano persone che la pensino in modo diverso. Il problema è quello di non violare le leggi  con comportamenti incompatibili  con la convivenza civile. Questo è l’antifascismo liberale, gli altri antifascismi, tutti legittimi, sono illiberali e anche intolleranti. Molti combattenti della libertà, da Mauri a Perotti, non si ritroverebbero su certe posizioni manichee e faziose di alcuni  santoni  e valchirie che ho letto oggi sui giornali.

“Il Piemonte dopo 11 Legislature è sceso a metà classifica tra le regioni italiane”

Questa Legislatura deve assolutamente cambiar passo 

Caro Direttore,
lunedì si apre la 12a Legislatura regionale e il Piemonte non sta tanto bene. Non so cosa dirà il Prof. Salizzoni , che come consigliere anziano aprirà la seduta del Consiglio regionale eletto dal voto dei piemontesi lo scorso 9 giugno. Se fossi stato eletto in Consiglio stante la mia data di nascita avrei presieduto io la prima seduta e avrei richiamato con forza i consiglieri a lavorare sodo e meglio perché il Piemonte da troppi anni cresce meno della media nazionale ed è ormai tra la ottava e la decima posizione tra le 20 Regioni italiane secondo la tabella diffusa proprio stamane dalla CGIA adì Mestre. Sono stato il primo a denunciare questo dato nel 2009 alla allora Presidente Bresso e allora Sindaco Chiamparino. Tutti fecero finta di nulla e non ci si rese conto che lo sviluppo positivo del turismo non riusciva assolutamente a pareggiare ciò che stavamo perdendo nella industria. Nei mesi scorsi si era diffusa la voce che il Piemonte fosse riuscito a crescere uno 0,1 in più rispetto alla media nazionale ma Tu capisci che dopo aver perso tanti punti di PIL rispetto alla media nazionale con lo 0,1 ci facciamo ben poco.
Il Piemonte deve cambiare marcia, deve mettere in campo molta più competenza perché come dice stamane al Corriere , il Presidente del Club degli investitori Giancarlo Rocchietti,  al momento siamo sotto visione sul futuro di almeno vent’anni. Per Rocchietti l’ultimo bando regionale per le start-up garantisce soldi a fondo perduto senza una direzione.  Nel frattempo abbiamo un sistema autostradale vecchio e pieno zeppo di lavori incorso e abbiamo i trafori bloccati , con la TAV che entrerà in funzione solo nel 2033 anche se quelli che danno interviste non lo dicono per paura di fare brutta figura. Secondo il Presidente dell’Interporto di Novara ogni anno di ritardo della entrata in funzione del Terzo Valico ci fa perdere 2,5 miliardi di PIL , lo stesso, dico io vale per la TAV.
Chi ha rallentato i lavori ,malgrado noi avessimo salvato la TAV con le nostre Manifestazioni nel 2018/2019 prima o poi dovrà renderne conto ai piemontesi.
Il Piemonte deve cambiare marcia se vuole cercare di ritornare nelle posizioni di testa dove sono Venero e Emilia che nel secolo scorso erano largamente dietro di noi.
Per rilanciare il Piemonte occorre rilanciare Torino e la sua Area Metropolitana che come dice il CRESME sono solo 41me tra le 44 Aree Metropolitane europee con oltre 1,5 milioni di abitanti .
Il Piemonte non ha bisogno di appeasement , il Piemonte  ha bisogno di sostenere con forza il Piano Urso per rilanciare la produzione di auto nel nostro Paese, unico modo per rilanciare Mirafiori e salvare le 2000 aziende dell’indotto. Il Piemonte deve rilanciare gli investimenti pubblici e privati unico modo per riuscire ad attrarre investimenti dall’estero . Ricordo che le aziende multinazionali presenti nella nostra regione sono quelle che esportano di più e che pagano i migliori stipendi.
Il Piemonte ha bisogno che le centinaia di milioni versati al territorio ogni anno dalle Fondazioni Bancarie aiutino il rilancio più che soddisfare interessi di bottega.
Gli assessori neoeletti non pensino a presentare liste alle prossime elezioni, studino invece come rilanciare la regione e il lavoro perché gli ultimi cinque anni non hanno migliorato la situazione e la povertà e’ cresciuta . La tabella della CGIA di MESTRE che ci vede all’undicesimo posto non è una gran bella  medaglia per il Piemonte che 163 anni fa ha unito l’Italia e siccome mi ricordo bene i discorsi politici alla nascita della Regione dico che Calleri , Donat-Cattin, Picchioni, Frojo, Libertini, Vittorelli, da lassù non saranno molto contenti dei risultati raggiunti. La tangenziale è ancora quella fatta costruire dall’on. Botta negli anni 70/80 ma il traffico nel frattempo è decuplicato. Le altre autostrade sono peggiorate e il nostro aeroporto è solo tredicesimo in Italia. In questi cinquant’anni Torino ha costruito una sola linea della Metro, Lione 4, la Asti Cuneo e’ ancora da finire, il Tenda è ancora chiuso.
Prego perché questo Consiglio Regionale ridia slancio e vigore al nostro vecchio Piemonte. Io continuerò a dare il mio contributo come ho fatto per la TAV e per il settore auto , impegnandomi sulle infrastrutture sul trasporto pendolari e per lo sviluppo della logistica.
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO

Luciano Violante e la crisi dell’Occidente

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

In un lucido articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 18 luglio 2024  da Luciano Violante – uno studioso prima ancora che uno statista di cui ho grande considerazione – leggo questa importante riflessione: “Occorre uno sforzo culturale capace di reinquadrare il mondo, un pensiero superiore che vada oltre le contingenze e proponga un futuro diverso. E ancora : “La politica occidentale si  suiciderebbe, se continuasse a pensare, per forza di inerzia, con i vecchi modelli del razionalismo illuministico. Senza un pensiero superiore che si alzi dalle contingenze e proponga un nuovo futuro, l’Occidente rischia di finire nelle grandi mostre di antiquariato (…)” .
E’ una denuncia molto importante che rivela anche lo squallore di una cultura europea ed italiana che non riesce più ad elaborare un pensiero. Forse sarà anche superato il razionalismo illuministico oggi calpestato e disprezzato, è però certo che  le filosofie deboli degli ultimi decenni hanno portato al relativismo assoluto che ha offuscato ogni valore e consentito l’affermazione di una non cultura che si fonda sul prevalere della forza . Il dileguarsi di ogni morale ha reso l’uomo occidentale preda di ogni facile seduzione.
E’ in questo contesto che si sta determinando il crepuscolo dell’Occidente che ha rinnegato le sue radici laiche e cristiane. Ad esempio, il pensiero kantiano costituisce ancora oggi un riferimento che ha una sua attualità. Bisogna sicuramente  andare oltre Kant, ma  anche superare le filosofie che dall’esistenzialismo, al marxismo, allo scetticismo nichilista sono fallite. Oggi non basta più sollevare dubbi, come ci ha insegnato Bobbio, occorrono certezze. Ma non riesco neppure ad intravvedere  chi sia in grado di dare risposte che possano rappresentare un nuovo pensiero sia pure in nuce . Viviamo in un tempo che segna “l’eclissi dell’ intellettuale”, come diceva Elemire Zolla negli Sessanta del secolo scorso.
Il darsi per vinti e arrendersi ai “barbari “, che forse già oggi sono i padroni del mondo, non credo sia consentito a chi ritenga il metodo della democrazia liberale l’unico conciliabile  con la dignità e la libertà dell’uomo. A ben vedere, è proprio il negare o il  discostarsi da queste idee, già negate dai regimi oppressivi del Novecento, che sta portando il mondo verso lo sbandamento.
In attesa di finire  nelle mostre di antiquariato, bisogna combattere l’estrema battaglia in difesa dell’ Occidente. In parte il “pensiero superiore”, caro Presidente Violante, sta anche nel nocciolo duro della lezione popperiana della società aperta.
Soprattutto va anche  considerata l’incultura e la volgarità di una classe politica formata da persone che non hanno studiato e non leggono e si nutrono di sterili polemiche. Il cancro che ha attaccato la civiltà occidentale è rappresentato da una classe politica inadeguata che ha bisogno di cittadini altrettanto inadeguati per sopravvivere, senza rendersi conto che siamo in un’età da basso impero alla vigilia del crollo.

Ma il Centro ha una dignità

LO SCENARO POLITICO di Giorgio Merlo

Matteo Renzi è uno dei politici più intelligenti del nostro paese. Almeno questa è la mia personale
opinione. Nella prima repubblica e nella Democrazia Cristiana sarebbe stato definito
semplicemente come un “cavallo di razza”. E diciamocelo senza alcuna piaggeria: Renzi è
veramente un “cavallo razza”. Però, esiste purtroppo un però. Ed è molto semplice da spiegare.
Se è indubbiamente un leader politico per la sua capacità di intuizione e la rapidità di movimento,
paga il suo indubbio e riconosciuto carisma con un tatticismo sfrenato e una spregiudicatezza
senza limiti.

Ora, per fermarsi all’ultima piroetta politica, abbiamo appreso che intende collocare il suo partito –
che adesso definisce di Centro – in un’alleanza con la sinistra massimalista e radicale della
Schlein, la sinistra populista e demagogica dei 5 stelle e la sinistra fondamentalista ed estremista
del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Perchè, sostiene adesso il capo di Italia Viva, adesso va di moda
un “Centro che marcia verso sinistra” di degasperiana memoria.

Intendiamoci. Ogni progetto politico va considerato per quello che è. Però non si può non rilevare
che nell’arco di un anno il Nostro si è fatto paladino di un “Centro autonomo” alternativo alla
sinistra populista ed estremista e alla destra sovranista e conservatrice; poi siamo passati ad un
Centro alleato con i radicali per il progetto – immediatamente naufragato come il precedente –
degli “Stati Uniti d’Europa” per approdare, è notizia di queste ultime ore, ad un “Centro che
marcia a sinistra”.

In questo rapido, svelto e continuo cambiamento di prospettiva, risiede l’indubbia intuizione del
leader politico fiorentino e il suo altrettanto oggettivo limite. Limite di credibilità innanzitutto.
Perchè anche il tatticismo più esasperato e la spregiudicatezza più plateale devono, prima o poi,
fare i conti con la realtà politica. Una realtà che dice una cosa sola, almeno a mio parere. E cioè,
anche il Centro, e con il Centro una seria e credibile “politica di centro”, non possono essere
stiracchiati e strumentalizzati in questo modo. Perchè, altrimenti, il vero rischio che si corre è
quello di presentare il Centro – che resta, tuttavia, il luogo politico fondamentale ed indispensabile
per il governo del nostro paese – come un espediente puramente strumentale e tattico. Cioè una
sorta di elastico che si può tirare da tutte le parti a seconda delle convenienze momentanee di chi
si intesta questo spazio politico. Che, detto fra di noi, è l’esatto contrario di quello che
storicamente, politicamente e culturalmente è stato il Centro nel nostro paese.

Per questi semplici motivi, e al di là dell’ultima scelta – legittima e anche umanamente
comprensibile – intrapresa dal leader di Italia Viva, una cosa va detta con chiarezza. E cioè, chi
crede nella bontà e nella necessità di una ‘politica di centro’ nel nostro paese, e di fronte alla
deriva degli ‘opposti estremismi’ che, purtroppo, continua a caratterizzare larghi settori dei due
schieramenti politici, non può che impegnarsi per rafforzare un partito che dichiara esplicitamente
e senza continue, ripetute ed improvvise capriole, di credere nel Centro perchè elemento
equilibratore del nostro sistema politico. Confondere la costruzione del Centro con operazioni
politiche dettate dal puro tatticismo personale e di partito, oltre ad affossare un patrimonio
politico e culturale che nel nostro paese è stato decisivo per svariati decenni, e lo è tuttora seppur
in forme e modalità diverse, rischia anche – e paradossalmente – di rafforzare indirettamente
quella radicalizzazione del conflitto politico che era, e resta, alla base del decadimento etico della
stessa politica italiana.

Ecco perchè anche le operazioni più spregiudicate, seppur intelligenti, a volte rischiano di
presentarsi per quelle che sono. E cioè, piccole e circoscritte operazioni di potere. Anche quando
vengono intraprese da esponenti politici che hanno una intelligenza politica non comune come
quella di Matteo Renzi.

Decreto Casa. Ruffino (Az): serviva più coraggio, ci asteniamo

“Avremmo voluto che questo provvedimento prendesse in considerazione molti più elementi. Pur condividendo alcuni contenuti, non possiamo perciò dare il nostro voto favorevole e dunque ci asterremo”. Lo ha detto Daniela Ruffino, deputata di Azione, intervenendo in dichiarazione di voto sul decreto Casa. “Al governo, e in particolare al ministro Salvini, che della casa ha fatto un must, chiediamo più attenzione. Non si può non pensare all’inflazione, al caro bollette, al calo del potere di acquisto dei salari, che è quello che poi purtroppo porta a quell’emergenza abitativa che morde pesantemente tantissime famiglie italiane. E’ perciò importante tornare a stanziare dei contributi sull’affitto, perché l’affitto incide sul 32% del bilancio familiare, lasciando ben poco per vivere, soprattutto alle famiglie monoreddito, con la conseguenza che in caso di improvvise emergenze, come la perdita del lavoro, alcuni inquilini diventano morosi. Poi c’è il tema dell’edilizia popolare residenziale, con troppi alloggi sfitti. Ancora, occorre rivedere il testo unico dell’edilizia, anche per alleggerire i Comuni nella regolarizzazione di piccoli interventi di trasformazione interna. Siamo invece favorevoli al fatto che chi desidera vendere un alloggio in un condominio dove si riscontrano delle irregolarità lo possa fare, siamo favorevoli al silenzio assenso trascorsi 60 giorni se i Comuni non riescono a dare risposte. Ma si poteva e doveva fare di più, serviva più coraggio. Perché se è vero, come dice qualcuno, che la casa è sacra e non si tocca, è vero pure – ha concluso Ruffino – che per molti italiani la casa resta un miraggio”.

Rosso e Fontana (Fi): “Pd giustizialista o garantista?”

 

“Il secondo avviso di garanzia raccolto dall’assessore all’Urbanistica del Comune di Torino Paolo Mazzoleni ci sconcerta. Forza Italia come sempre è garantista e coerentemente è convinta che l’assessore riuscirà ad uscire estraneo a questo addebito così come a quello circa il palazzo Bluestone di piazza Aspromonte a Milano. Ci domandiamo però dove sia il Pd, dove siano le manifestazioni di piazza per chiedere le dimissioni di esponenti politici raggiunti da provvedimenti giudiziari. Il Pd è giustizialista o e moralizzatore solo verso gli esponenti di centro destra? O è garantista alla carta e al bisogno verso i propri compagni di partito? Ce lo chiediamo perchè dall’inizio della legislatura non è la prima volta che tutto ciò accade, ultima in ordine di tempo l’indagine di un collaboratore dell’assessore Carretta proprio in queste ore, il tutto dopo la nota vicenda Gallo di cui nessuno più parla. Come sempre avviene a Torino alla nota in cui viene comunicata l’indagine segue una omertosa opera di silenziamento. Nessuno che ci metta la faccia, neppure per tranquillizzare i cittadini. Ne prendiamo atto ma chiediamo coerenza. Noi lo siamo, da sempre garantisti, non solo al bisogno”. Ad affermarlo in una nota il senatore Roberto Rosso, vicepresidente di Forza Italia a Palazzo Madama e il coordinatore cittadino degli azzurri Marco Fontana.

Incontri con la politica: Ferrante De Benedictis (FdI)

Prosegue il ciclo di interviste  rivolte ad alcuni esponenti delle varie forze politiche torinesi. Oggi, ascoltiamo Ferrante De Benedictis, rappresentate in consiglio comunale di Fratelli d’Italia 

“Innanzitutto, la ringrazio per il tempo che Lei ed il suo giornale dedica al nostro lavoro di Consiglieri Comunali, questo è di per sé molto importante, in quanto i cittadini, sempre meno avvezzi alla politica, conoscono poco le dinamiche del consiglio comunale che è l’organo supremo del governo della nostra città, una città che amo e di cui sono profondamente convinto che oggi non stia esprimendo il suo enorme potenziale”

Come rappresentante di Fratelli d’Italia, qual è la vostra linea di pensiero in merito agli ” aumenti estivi” per le tariffe gtt e tari?

Come ho avuto modo di ribadire in aula il mio e quello di tutto il gruppo di FdI è stato un giudizio assolutamente negativo, abbiamo provato con una dura opposizione ad impedire l’ennesimo aumento ai danni dei cittadini, da solo ho presentato ben 24 emendamenti e per fortuna almeno uno è stato accolto, garantendo così alle associazioni del terzo settore di non incappare in aumenti della tassa sui rifiuti che sarebbero stati drammatici per la loro stessa sopravvivenza.

Ciò che fa più arrabbiare i cittadini sono le tasse a cui non corrisponde un aumento della qualità dei servizi, infatti l’ultimo aumento della TARI, per stessa ammissione dell’assessore Nardelli, è stato dettato dalla necessità di garantire gli utili agli azionisti e non ad incrementare i servizi ai cittadini.

Il sindaco, a seguito di un suo intervento su ” La Stampa” , ha dichiarato che la chiusura di agosto della Metropolitana era inevitabile: qual è il suo punto di vista?

Non si può pensare di affidare a Torino una vocazione turistica per poi chiudere la metropolitana ad agosto, mese dove le città d’arte italiane continuano a registrare numeri in crescita.

Torino si sta pian piano definendo come città turistica: si sta creando una filiera di investimenti in merito? 

Assolutamente no, non vedo una strategia, un piano di sviluppo, ma si lascia molto all’iniziativa dei singoli senza una chiara regia, ad esempio un impulso importante al turismo torinese lo ha dato il Ministro Sangiuliano, elevando al rango di musei nazionali i nostri Musei Reali, inserendoli così nei circuiti che contano; questa è la dimensione a cui deve ambire la nostra città, abbondonando una visione miope e provinciale.

Lei, per professione, si occupa di ingegneria energetica: quali avanzamenti industriali in città  ci sono stati in questo settore con l’avvento del pnrr? 

Fare politica presuppone portarsi dietro un bagaglio di competenze, ma anche saper allargare le proprie vedute e sposare una mentalità in grado di valutare la complessità dei fenomeni socio economici e dunque politici

La sua domanda apre un mondo e richiederebbe pagine di approfondimento ma cercherò di sintetizzare.

Le dico: per il settore in cui opero, l’energia, ed in particolare quello legato alla meccanica dell’energia, è da sempre un’eccellenza del nostro territorio e della nostra città, ma purtroppo le singole realtà richiedono un maggiore coinvolgimento, la loro messa in rete e la capacità di ampliare ed estendere i propri mercati.

Torino paga l’aver smarito la sua identità e la sua vocazione industriale, che coinvolgeva non solo l’automotive ma centinaia di realtà industriali, vere e proprie eccellenze, dove il fattore umano rappresentava (e continua a farlo) il punto di forza più importante.

Competenze e capacità produttive uniche, che vengono impreziosite dalla presenza dei nostri due atenei, ed in particolare del Politecnico di Torino.

Proprio il Politecnico ha lanciato un grido di allarme sul problema degli spazi, il Rettore Prof. Stefano Corgnati: sa benissimo come si fa ricerca e quanto sia importante raggiungere una massa critica. Bisognerebbe affidarsi di più alla sua competenza e puntare di più, anche grazie al PNRR, sui progetti di ricerca e sviluppo e su una maggiore integrazione e coinvolgimento degli atenei cittadini nel nostro territorio.

Anzi, se mi permette lancio una “call to action”

Prego

Offriamo in comodato d’uso gli spazi inutilizzati di Mirafiori per creare un polo nazionale delle start-up innovative nel campo della meccanica, dell’aero spazio e dell’energia.

Il PNRR è certamente una grande opportunità, ma solo se sarà in grado di creare sviluppo e di fare da volano per l’occupazione, altrimenti diventerà un grosso peso in termini finanziari perché quei soldi, presto o tardi, dovremo restituirli.

Chiara Vannini