I guasti del giustizialismo
POLITICA
Liberalmente corretto, leggi l’articolo su “L’identità”:
DemoS – Democrazia Solidale, Giorgio Bertola ed attivisti per l’ambiente ed il clima, AVEC – Alleanza Verde e Civica, Alleanza dei Democratici, Volt Europa hanno avviato un nuovo progetto civico e politico per il Piemonte, con l’obiettivo di lavorare a un nuovo equilibrio territoriale, umano e ambientale in una prospettiva ecologica integrale,
Il primo passo di questo progetto è stata la costituzione di una lista a sostegno di Gianna Pentenero alle elezioni regionali di giugno, cui hanno contribuito formazioni politiche ed esperienze civiche territoriali.
I candidati della lista saranno presentati oggi alle 18.30 presso Ingrossominuto in Galleria Umberto I a Torino..
A presentare i candidati saranno
Elena Apollonio
Giorgio Bertola
Pino De Michele
Alberto Tani
Con la partecipazione della candidata presidente della coalizione di centro sinistra Gianna Pentenero.
Piemontesi e valdostani insieme per l’autonomia con un accordo siglato sulla riva del mare ligure con un occhio che al Nord: la “Carta di Chiavari”.
Rassemblement Valdôtain e Movimento Progetto Piemonte hanno siglato a Chiavari, alla presenza del commissario di Liguria e Piemonte del Partito Popolare del Nord, Vittorio Mazza, un patto di consultazione e collaborazione tra i due movimenti politici.
Nel documento viene dato atto che entrambi i movimenti hanno una connotazione improntata ai valori del federalismo ed alla salvaguardia delle identità culturali delle proprie realtà, condividendo una comune sensibilità per le problematiche della montagna, della collina e delle cosiddette aree marginali. Pertanto, richiamandosi ai valori della Carta di Chivasso e all’opportunità che deriverebbe per lo sviluppo e la modernizzazione dell’Italia un’evoluzione in senso federale, Rassemblement Valdôtain e Movimento Progetto Piemonte convengono di dare vita ad un patto di consultazione e collaborazione finalizzato ad attuare politiche comuni e a tutti i livelli istituzionali, nel rispetto delle rispettive identità.
La sottoscrizione del documento è stata anche occasione per la presentazione dei candidati alle prossime Elezioni europee 2024 sotto il simbolo di Rassemblement Valdôtain nel listino di rappresentanza della minoranza linguistica di lingua francese nella circoscrizione Nord-Ovest: Stefano Aggravi, consigliere regionale e segretario di Rassemblement Valdôtain; Martina Lombard, espressione del movimento giovanile di Rassemblement Valdôtain; Piermassimo Guarnero, consigliere comunale a Castelletto Merli (AL) e coordinatore del Movimento Progetto Piemonte. Sempre a Chiavari gli esponenti dei due movimenti autonomisti hanno incontrato una delegazione del Comitato contro la costruzione del depuratore in Colmata a mare a Chiavari, guidata dal presidente Andrea Sanguineti, nel corso della quale è stato presentato un documento inviato ad Iren contenente le perplessità sulla realizzazione di questa struttura.
Nel pomeriggio di sabato la delegazione di Rassemblement Valdôtain e Movimento Progetto Piemonte è stata a Castelnuovo di Ceva (CN) per un momento di raccoglimento davanti al monumento che ricorda la sciagura aerea in cui fu coinvolto il giovane deputato valdostano Corrado Gex e successivamente ha preso parte ad un incontro pubblico, molto partecipato, nel municipio dell’omonima località.
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L’Ue e la leva obbligatoria
Assemblea pubblica del Forum del Terzo Settore con i candidati alla Presidenza della Regione Piemonte. Una nuova legge regionale base di partenza per un sistema integrato, efficiente e universale
Dialogo e programmazione sono le parole con cui il Forum del Terzo Settore, che conta 30 mila associazioni ed enti con oltre 73mila volontari e un impatto economico di oltre 6.5 miliardi di euroha avanzato le proprie richieste ai candidati alla Presidenza della Regione Piemonte, cui ha presentato un documento stilato in vista delle elezioni regionali dell’8 e 9 giugno prossimi. Erano presenti i candidati a presidente regionale Alberto Cirio ( coalizione di Centrodestra), Sarah Disabato ( Movimento 5 stelle), Francesca Frediani ( Piemonte Popolare) e Gianna Pentenero ( coalizione di Centrosinistra).
“Il terzo settore è una risorsa fondamentale per il Piemonte – ha spiegato il candidato Alberto Cirio- ma oggi è spesso costretta ad agire in modo riparativo e quando questo accade è perché non si è arrivati in tempo. Dobbiamo prevenire e per farlo lavorare insieme coin olgendo di più gli ETS nella fase di programmazione delle nostre politiche.
La nuova legge regionale sul terzo settore ci dà la possibilità di prevedere attraverso l’istituto della coprogettazione, un sistema di bandi che superi l’annualità di pubblicazione per attivare forme di bando /manifestazioni di interesse pluriennale in modo dapermettere agli enti di pianificare la loro attività. Con i regolamenti attuativi della nuova legge regionale che dobbiamo scrivere, va reso esplicito questo: mettere a gara in modo trasparente i soggetti che si siedono intorno a un tavolo ma, una volta individuate con meccanismo chiaro ed evidenza pubblica, le risorse dovranno essere garantite per più anni, in modo da assicurare una programmazione più certa”.
Per Sarah Disabato “i numeri del Terzo Settore ci dicono che senza le organizzazioni e senza i volontari il Piemonte si ferma. Oltre 30 mila enti non profit, più di 73 mila volontari e un impatto economico che supera i 6 miliardi e mezzo di euro, con un’incidenza del 5 per cento sul Pil sono i numeri che ci sono stati raccontati questa mattina in occasione dell’assemblea ‘Diamo voce al Terzo Settore, coprogettare il futuro’. Sono migliaia i volontari e i lavoratori che si occupano di garantire i diritti e il benessere dei cittadini piemontesi, un settore con cui la Regione Piemonte deve fare i conti e tornare a pianificare e progettare importanti interventi da mettere in campo”.
Per Francesca Frediani di Piemonte Popolare “è stato un importante momento di confronto che dimostra quanto sia importante il ruolo del terzo settore nella nostra regione. Sono emerse tantissime tematiche che io credo che la politica possa risolvere con un lavoro di reale collaborazione e di confronto che non può ridursi ad una giornata di campagna elettorale. Questo lavoro deve essere continuo e organizzato in modo strutturato. Uno dei temi per noi più rilevanti è quello dell’inclusione, della coesione sociale che si accosta al nome della nostra lista. Noi crediamo che si possa fare un lavoro di cooperazione con gli enti su più ambiti, coinvolgendo tutte le realtà oggi presenti in sala”.
Gianna Pentenero ( Centrosinistra): “È chiaro che dobbiamo pensare a un nuovo tipo di welfare. Se mi trovo di fronte ad una persona che è fuori dal mercato del lavoro e voglio davvero prenderla in carico, devo permetterle di frequentare un percorso di formazione e nel frattempo mantenersi e mantenere magari una famiglia. Se do loro una formazione frammentata, queste persone dovranno pensare a come vivere, senza dover ricorrere a lavoretti o soluzioni di fortuna. Tutto questo non serve né per rientrare nel mondo del lavoro né per acquisire davvero nuove competenze. Una presa in carico completa della persona che si trova in una situazione di difficoltà passa prima da un sostegno economico, solo allora un percorso potrà accompagnarli all’interno del mondo del lavoro”.
Il Forum del Terzo Settore, organismo di rappresentanza di 41 organizzazioni regionali che, a loro volta, rappresentano più di 8 mila enti del terzo settore e altre organizzazioni no profit, ha avviato un dialogo strutturato con la politica regionale, capace di coinvolgere i rappresentanti del Terzo settore, i candidati alla Presidenza e la cittadinanza su un confronto costruttivo su diritti, partecipazione, mutualismo e solidarietà.
Il Forum del Terzo Settore ha richiesto alla Regione Piemonte di dare priorità alla coprogrammazione, come delineato dall’articolo 55 del decreto legislativo 117/2017 e dalla nuova legge regionale 7/2024, per valorizzare le competenze del terzo settore nell’innovazione sociale e nella promozione delle persone. È fondamentale includere processi partecipativi nelle politiche regionali e stabilire un tavolo permanente di confronto per costruire un quadro di riferimento per i processi di coprogettazione e coprogrammazione.
MARA MARTELLOTTA
Giovanni Goria, 30 anni dopo
C’era il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a ricordare Giovanni Goria a 30 anni dalla
scomparsa nella “sua” Asti. Nel prestigioso Teatro Alfieri nel centro della città, c’era tutta la Asti
che conta. Dal Vescovo al Sindaco, dal Presidente della Regione ai parlamentari del territorio, dal
Ministro a tutti i sindaci della “provincia contadina” oltre a centinaia di astigiani assiepati nello
storico Teatro. E, su tutti, i famigliari e i dirigenti della Fondazione Goria, nata 20 anni fa e guidata
– come Direttore – dall’infaticabile Carlo Cerrato, già caporedattore della Tgr Rai Piemonte e
dirigente politico della Democrazia Cristiana.
Ma, al di là dei partecipanti e dei numerosi e qualificati interventi che hanno ripercorso il cammino
umano, politico ed istituzionale del Premier più giovane d’Italia prima di Renzi, quello che merita
di essere evidenziato – rileggendo il curriculum di Goria – è il profilo che ha accompagnato lo
statista piemontese per tutta la sua vita, che purtroppo si è interrotta prematuramente a soli 51
anni. E cioè, quando si cita Goria si parla di un tecnico che ha scoperto la politica e l’impegno
pubblico partendo dalla sua professione come ricercatore presso la Camera di Commercio di Asti.
Lo potremmo definire quasi un politico anomalo all’interno della Dc anche se è approdato
giovanissimo a Montecitorio all’età di 33 anni alle elezioni politiche del 1976. Non è mai stato un
capo corrente nè un notabile all’interno del partito. Eppure, sia per i prestigiosi incarichi
istituzionali ricoperti e sia, soprattutto, per il vasto consenso popolare di cui godeva – quasi 650
mila preferenze alle europee del 1989 – Goria era un uomo di partito. Faceva parte della corrente
di Base – quella di Marcora, De Mita e Misasi solo per citare i leader principali – ed era
unanimemente riconosciuto come il tecnico che faceva politica. Cioè un leader che partiva
sempre dall’analisi concreta della società per arrivare, però, ad individuare delle soluzioni
altrettanto concrete e pragmatiche. Dicevo un politico anomalo perchè, a differenza dei grandi
leader democristiani – anche di quelli della sua corrente della Base – non si dilungava in lunghe ed
articolate analisi politiche e culturali ma era dedito a ricercare con maggior elasticità e rapidità la
ricetta da mettere in campo per sciogliere i principali nodi sul tappeto.
Certo, possiamo dire tranquillamente che Giovanni Goria è stato un vero uomo di governo. E, non
a caso, la cultura di governo è stata la cifra per eccellenza che l’ha sempre caratterizzato e
contraddistinto. E la suggestiva ed interessante iniziativa di Asti lo ha, ancora una volta,
confermato.
Una sola nota finale. La rilettura, seppur breve anche se autorevole, del suo magistero politico,
civile e di governo che si è fatta a 30 anni dalla sua scomparsa ad Asti, ci trasmette un impegno e
una responsabilità a cui noi cattolici democratici, popolari e sociali non possiamo ritrarci. E cioè,
tocca anche e soprattutto a noi rileggere e ricostruire il pensiero dei grandi democratici e cristiani.
E Giovanni Goria rientra a pieno titolo in questo filone. Cioè, nella miglior tradizione di un partito
che, comunque sia, ha saputo dare un contributo fondamentale e decisivo per la crescita
economica, lo sviluppo civile e il consolidamento democratico del nostro paese.
Giorgio Merlo
Pichetto rilancia la corsa al nucleare
Italia Liberale e Popolare, dopo quanto accaduto nell’atrio di Palazzo Nuovo, trasformato in moschea ed in palco per l’apologia della Jihad, richiede le dimissioni immediate del Rettore dell’Università degli Studi di Torino Stefano Geuna.
Dopo aver accettato le imposizioni dei collettivi studenteschi di estrema sinistra decretando l’interruzione dei rapporti accademici con le Università Israeliane, di fatto politicizzando la ricerca universitaria, e dopo aver lasciato che impunemente le sedi universitarie venissero occupate, privando del diritto allo studio tutti coloro che hanno un’opinione diversa da quella della sinistra radicale, la trasformazione della principale sede delle facoltà umanistiche dell’Ateneo in una moschea rappresenta un vero e proprio oltraggio all’istituzione ed alla sua laicità.
Pertanto, riteniamo che le dimissioni del Rettore siano un atto dovuto e di rispetto nei confronti della Città, degli Studenti e dell’Istituzione che rappresenta.
Italia Liberale e Popolare
POLITICA
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