ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 692

Empowerment economico delle donne: per lo sviluppo sostenibile e contro la violenza

Nonostante i notevoli progressi avvenuti negli ultimi quarant’anni in favore
della tutela internazionale delle donne, tra i quali la Convenzione di Beijing
del 1979 (CEDAW) e la Convenzione di Instanbul del 2011, ancora oggi 1
donna su 3, nel mondo, risulta essere stata vittima di violenza
psicologica o sessuale, quasi sempre esercitata dal partner o dall’ex

donne ricerca

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne corredate di foto, che pubblicheremo nei prossimi giorni, successivamente alla presentazione che segue

Nonostante i notevoli progressi avvenuti negli ultimi quarant’anni in favore
della tutela internazionale delle donne, tra i quali la Convenzione di Beijing
del 1979 (CEDAW) e la Convenzione di Instanbul del 2011, ancora oggi 1
donna su 3, nel mondo, risulta essere stata vittima di violenza
psicologica o sessuale, quasi sempre esercitata dal partner o dall’ex.
Vivere esperienze di violenza, comporta seri danni alla salute psico-fisica della
donna che la conduce in uno stato di depressione, isolamento sociale e di
povertà (Rapporto OMS 2002). Le conseguenze di questo fenomeno, diffuso
globalmente e trasversalmente in tutte le classi sociali, costituiscono un
elevato costo sociale ed economico per la società stessa, come sostiene il
Direttore della Banca Mondiale Ede Ijjasz-Vasquez in questa
testimonianza: “To End Poverty, Eliminate Gender-Based Violence”
Uno dei 17 obiettivi della nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile,
approvata dall’Onu il 27 settembre 2015, rimanda alla preminente necessità di
eliminare ogni forma di disuguaglianza di genere promuovendo, al tempo
stesso, la legittimazione di tutte le donne e ragazze (Goal 5. Achieve gender
equality and empower all women and girls).
Parlare di sviluppo sostenibile implica agire su tre fronti interconnessi fra
loro, quello economico, ambientale e sociale, in una prospettiva che, per la
prima volta nella storia, è stata accolta a livello globale e vedrà, nei prossimi
14 anni, i 193 Stati membri dell’Onu impegnati a conseguire i risultati attesi.
Violenza domestica, povertà, barriere socio-culturali nell’accesso
all’istruzione, al lavoro e al credito, fame, malnutrizione, basse o
inesistenti condizioni igienico-sanitarie, sono solo alcuni tra i problemi
che affliggono le donne e le ragazze nel mondo.
Anche in ambito occupazionale il gap di genere nel mondo è ancora marcato:
solo la metà delle donne lavora, contro i 3/4 degli uomini. A parità di
competenze le donne guadagnano meno degli uomini, a livello globale circa
il 24% in meno, oltre che con minori garanzie contrattuali. Se si considerano
le ore investite nel lavoro di cura, in ambito domestico, le donne inserite nel
mercato del lavoro affrontano giornate lavorative ben più lunghe rispetto agli
uomini, senza tuttavia ricevere alcun riconoscimento economico.
Lo sviluppo sostenibile si realizza, dunque, attraverso il programma d’azione
dei singoli Stati membri, definito dall’Agenda 2030, nella direzione di una
progressiva riduzione delle condizioni di vulnerabilità delle donne e
delle ragazze, investendo in istruzione e campagne di sensibilizzazione,
e in secondo luogo nella promozione del loro empowerment economico.
Con il concetto di empowerment, letteralmente “dare o conferire potere a
qualcuno”, le donne diventano attori della nuova strategia globale
attraverso l’accesso ai servizi finanziari, le competenze in ITC
(Information and Communications Technology), l’acquisizione di diritti per
l’accesso a risorse naturali ed economiche e quelli riguardanti l’eredità.
L’indipendenza economica in ambito professionale e l’auto-realizzazione,
rappresentano, oltre all’istruzione, i principali strumenti in grado di limitare i
rischi per le donne di trovarsi in condizioni di abusi e discriminazioni, anche se
come sappiamo tali rischi pervadono tutte le classi sociali, donne in carriera
comprese.
Se investire in sé stesse e nel proprio progetto di vita diventa un atto
rivoluzionario in Paesi come l’India, in altri rimane pur sempre un atto
di coraggio.

donne ricerca2

INTRODUZIONE AL REPORTAGE
Un progetto a cura di Sabrina Allegra e Stefano Di Marco

Il Reportage Empowering women through their job and passion nasce
dalla volontà di dare voce a quelle donne che conducono, dirigono e gestiscono
la loro attività professionale in modo enstusiasmante e intraprendente.
Obiettivo ultimo del progetto è di infondere quello stesso coraggio, di cui le
donne intervistate si fanno portavoce, fra le altre donne, quelle che per molti e
diversi motivi non trovano la forza e le risorse per credere in se stesse.
Un messaggio, dunque, delle donne per le donne.
Ho scelto di raccontare, attraverso lo strumento dell’intervista discorsiva e
della fotografia, le storie di 6 donne libere professioniste, imprenditrici e
artigiane, indagando le dimensioni di genere nei loro percorsi professionali e
del self-empowerment, ovvero l’auto-realizzazione attraverso la propria
passione, professione e carriera.
“Le fil rouge” di queste 6 storie di vita è la determinazione e il coraggio
(elementi chiave che emergono dalle interviste) nell’aver creduto in se stesse e
nell’essersi messe in gioco realizzando, giorno dopo giorno, la propria
passione, nonostante le difficoltà e gli ostacoli incontrati.
Le donne intervistate rappresentano un campione eterogeneo per età,
provenienza e settore professionale. Le nostre strade si sono incrociate in
alcuni casi per un piacevole caso, in altri per una serie di coincidenze e in un
altro caso ancora è stata la vita a sceglierci come sorelle.
Grazia è artigiana tessile, Francesca è proprietaria e Chef del suo bistrot,
Emanuela è grafica e illustratrice, Paola è fotografa, Adriana è fotografa e
videografa, Elisa è artigiana ceramista.

Confabitare si tinge di rosa con il progetto "Angelica"

donna manager8 Marzo: l’associazione punta sulle donne

In occasione dell’’8 marzo l’’associazione dei proprietari immobiliari guidata da Alberto Zanni lancia su scala nazionale il “progetto Angelica” , fucina di idee e iniziative per sostenere e valorizzare il ruolo delle donne che operano nel settore immobiliare. La fase preparatoria della operazione si è conclusa pochi giorni fa a Bologna, con la costituzione di un comitato direttivo, tutto al femminile guidato da due copresidenti: Stefania Benni, segretario generale nazionale   di Confabitare e ideatrice del “progetto Angelica”, e Lucia Battiston in rappresentanza della “gemella” Confamministrare. Il primo evento pubblico si svolgerà a L’’Aquila: “una scelta simbolica, spiega la Benni, per dare un segno tangibile di solidarietà alle tante donne che in una città martoriata dal terremoto hanno mostrato coraggio ed efficienza pur tra mille difficoltà”. Entusiasta del progetto il Presidente Zanni: “con questa iniziativa intendiamo incentivare sempre più il ruolo delle donne all’’interno della nostra associazione e, più in generale, nel settore della casa dove operano fior di professioniste, non sempre considerate quanto meritano. Confabitare, al riguardo, ha sicuramente le carte in regola: il segretario generale nazionale è una donna e sono tantissime le donne che guidano sedi provinciali.Ma le quote rosa non c’entrano, da noi conta solo la meritocrazia””.

Se gli imprenditori "stranieri" colonizzano Torino

stampa rep giornaliLA GANGALA VERSIONE DI GIUSI / di Giusi La Ganga

L’ ennesima conferma di una sostanziale pigrizia della borghesia imprenditoriale torinese, che trascura opportunità di investimento (e di rischio), soddisfatta di vivere degli allori del passato

E’ di questi giorni la notizia dell’acquisizione di un’importante clinica privata torinese da parte di un gruppo lombardo specializzato in investimenti sanitari.

Non è il primo caso, anzi. La sanità privata in Piemonte è principalmente in mano a due soggetti cresciuti e consolidatisi in Lombardia.

Qualcuno potrebbe osservare che non c’è nulla di male: nuovi investimenti privati nella sanità sono certamente benvenuti.

Ma il punto non è questo.   Questa vicenda è la conferma, ennesima, di una sostanziale pigrizia della borghesia imprenditoriale torinese, che trascura opportunità di investimento (e di rischio), soddisfatta di vivere degli allori del passato.

Due giorni fa è stato annunciato che La Stampa è stata venduta a Carlo Debenedetti e sarà incorporata nel gruppo editoriale di Repubblica-Espresso.

John Elkann ha spiegato ai giornalisti in assemblea che si tratta di una scommessa sul futuro. Sarà. Ma è assai probabile che, magari non subito, i due giornali diventino uno. La redazione torinese di Repubblica potrebbe scomparire e la redazione della Stampa essere ridimensionata, delegando l’informazione nazionale e internazionale al quotidiano fratello. Con effetti evidenti non solo sul pluralismo informativo ma anche sull’occupazione giornalistica.

Se a questo si aggiunge il disimpegno della famiglia Agnelli dal Corriere della Sera il quadro è completo e non incoraggiante.

Sono due vicende assai diverse ma significative del problema grave che travaglia la nostra comunità torinese e piemontese. Gli investimenti per rilanciare economia e sviluppo scarseggiano.

Certo, ci sono esempi in controtendenza. Giovani intraprendenti avviano nuove attività, le aziende che lavorano per l’export resistono o si espandono. Ma gli effetti percepiti dalla gente sono ancora quelli di una crisi da cui si fatica ad uscire e a cui le energie economiche locali faticano a dare un contributo efficace. Ma non so se affidarsi solo ad apporti esterni, quando arrivano, sia una cosa giusta.

Ci sono possibilità per un comune unico del Chivassese ?

Un progetto di innovazione amministrativa, basato sul pensiero olivettiano e che, recentemente, sembra avere trovato una certa sponda nella Città Metropolitana di Torino, non soltanto nell’area del Chivassese (dove i comuni di Chivasso e Castagneto Po hanno iniziato un processo di fusione con incorporazione) ma anche nell’Eporediese

chivassoCi sono degli spiragli concreti per arrivare ad un comune unico del Chivassese ? E l’interrogativo che il recente convegno che si è svolto alla Biblioteca MoviMente di Chivasso, a cura dell’associazione culturale Identità Comune che da qualche anno sta portando avanti un progetto di innovazione amministrativa, basato sul pensiero olivettiano e che, recentemente, sembra avere trovato una certa sponda nella Città Metropolitana di Torino, non soltanto nell’area del Chivassese (dove i comuni di Chivasso e Castagneto Po hanno iniziato un processo di fusione con incorporazione) ma anche nell’Eporediese. Il presidente Carlo Fontana ha affermato, senza mezzi termini come è sua abitudine, che “I nostri comuni saranno presto un’istituzione soltanto formale, senza più competenze, la comunità sarà in balia di decisioni prese a livello sempre più alto dove non solo località come Chivasso, Caluso e Lauriano, ma tutto il Chivassese, conterà meno di un isolato di Torino”. L’obiettivo dell’associazione, ha spiegato Fontana è quello di “Comuni in salute e forti come possono esserlo solo se di dimensioni adeguate all’orizzonte della comunità attuale”. Opinione che si riscontra anche nelle parole di Sergio Conti, presidente della Società Geografica Italiana per cui “è indispensabile passare dagli attuali 16mila enti amministrativi a poche centinaia e ridurre i livelli amministrativi territoriali a due, Regioni e Comuni”. Da Vienna dove vive e lavora, è intervenuto in videoconferenza, Tomas Carini, autore del libro “Democrazia a Km0” che contiene l’analisi condotta dall’associazione. “Prendendo il Chivassese come esempio delle comunità territoriali italiane, soltanto un comune unico per il Chivassese che si rapporti con la CittàCHIVASSO Metropolitana e soprattutto la Regione, senza enti intermedi, può creare un’alleanza tra Chivasso ed i comuni dell’area omogenea, garantendo che le decisioni vengano prese sul territorio con un solo sindaco e nove assessori”. A raccogliere questa sfida sono stati i sindaci di Chivasso, Libero Ciuffreda e di Castagneto Po, Giorgio Bertotto che hanno presentato l’iniziativa in corso tra i due rispettivi comuni per arrivare ad una prima semplificazione. Sui benefici delle fusioni, invece, si è soffermato Luca Beccaria, esperto in diritto amministrativo, mentre nel dibattito è intervenuto a sostegno delle fusioni, Aldo Gandolfi per l’associazione Ami una Città che persegue la fusione in un unico comune dell’area omogenea dell’Eporediese. Si sono invece schierati nettamente contro l’idea di fusione i primi cittadini di Rivalba, Davide Rosso, e di Cavagnolo, Mario Corsato, che hanno elogiato l’economicità e la bontà delle loro amministrazioni, intravvedendo la causa del declino del Chivassese nella mancanza di investimenti e di soluzioni ai problemi del territorio, unitamente alla mancanza di un’azione incisiva collettiva da parte dei Comuni e soprattutto degli enti superiori. “Proprio questo – ha concluso Fontana – dimostra che, quando i Comuni sono troppi e troppo piccoli, è difficile anche solo riunirsi attorno ad un tavolo, figurarsi prendere degli impegni e realizzarli”.

Massimo Iaretti

 
 

L'assessore e il vescovo dopo il Burkina Faso

CERUTTILa popolazione del Burkina Faso, hanno testimoniato i cooperanti, ha voglia di democrazia, ma deve confrontarsi quotidianamente con il terrorismo che mira alla destabilizzazione e all’indottrinamento

L’assessore regionale alla cooperazione decentrata Monica Cerutti ha incontrato il vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi ed i cooperanti piemontesi che erano stati bloccati in Burkina Faso nell’ambito del proetto Endam e che sono stati bloccati durante l’attentato all’hotel Splendid nella capitale Ouagadougou. “La Regione ha individuato quell’area di intervento per le proprie politiche finalizzata a contrastare le difficili condizioni di vita che costituiscono terreno fertile per l’estremismo ed il terrorismo e continuerà a sostenere iniziative di sviluppo locale in quel paese, come ci è stato chiesto dai cooperanti” ha detto Monica Cerutti. La popolazione del Burkina Faso, hanno testimoniato i cooperanti, ha voglia di democrazia, ma deve confrontarsi quotidianamente con il terrorismo che mira alla destabilizzazione e all’indottrinamento. Quello che chiedono gli abitanti del Burkina Faso è di non essere abbandonati da imprenditori e associazioni che operano nella cooperazione internazionale.

Massimo Iaretti

Fassino apre il quartier generale: "il posto delle idee"

fassino logofassino 33Aperto in uno dei quartieri più “difficili” della città, multietnico e “simbolo delle trasformazioni e della rinascita del capoluogo piemontese”
 

Il sindaco uscente e ricandidato Piero Fassino ha inaugurato la sede del proprio comitato elettorale in Borgo Aurora. Il primo cittadino lo definisce “cabina di regia e luogo di ascolto in cui raccogliere le proposte, le  problematiche e  le speranze dei cittadini. Un ” posto delle idee” aperto in uno dei quartieri più “difficili” della città, multietnico e “simbolo delle trasformazioni e della rinascita del capoluogo piemontese”, commenta Fassino. Da qui alle elezioni la sede sarà il quartiere generale della campagna elettorale. “Il nostro programma parte dal lavoro di questi anni – dice Fassino – in cui abbiamo costruito le condizioni per aprire la città ad una nuova fase di sviluppo e di crescita”.

Casa, ecco le agevolazioni della Legge di Stabilità

La Legge di Stabilità contiene una serie di agevolazioni riguardanti gli acquisti di immobili e la ristrutturazione di immobili, nonché detrazioni per spese per l’acquisto di mobili (cosiddetto “bonus mobili”)

Di Giuseppe Nesci*

casa

Esaminiamo ora le sole agevolazioni riguardanti l’’acquisto della casa, riservando eventualmente ad un successivo approfondimento l’’indicazione delle altre agevolazioni riguardanti le ristrutturazioni e i bonus per l’’acquisto di mobili ed elettrodomestici.

Nuova detrazione IRPEF dell’IVA per acquisto di immobili

Il comma 56 dell’art. 1 della Legge di Stabilità ha previsto una detrazione dal reddito imponibile IRPEF del 50% dell’’IVA corrisposta per l’’acquisto di unità immobiliari, purché ricorrano le seguenti condizioni:

–         l’’acquisto sia effettuato entro il 31/12/2016;

–         si tratti di unità immobiliari a destinazione residenziale di classe energetica A o B;

–         l’’acquisto venga effettuato nei confronti dell’’impresa che ha costruito (o ristrutturato l’immobile).

La detrazione, che come si è detto è pari al 50% dell’IVA dovuta sul corrispettivo d’’acquisto, è ripartita in dieci quote annuali.

Novità in materia di agevolazione per l’’acquisto della prima casa

 

E’ noto che l’’acquisto della prima casa gode di agevolazioni ai fini dell’’applicazione delle imposte indirette, ed in particolare registro ed IVA, che vengono applicati nella misura ridotta rispettivamente del 2% e del 4%.

Fino al 31/12/2015 tali agevolazioni erano concesse a condizione che, al momento dell’’acquisto, l’’acquirente non fosse proprietario o titolare di diritti di abitazioni già acquisite con le agevolazioni medesime.

In sostanza, chi aveva già acquistato un’’abitazione con le agevolazioni previste per l’’acquisto della prima casa non poteva acquistare un’’abitazione con i medesimi benefici, se precedentemente non avesse venduto la prima.

La Legge di Stabilità ha previsto che, in tale ipotesi, l’’agevolazione può essere ugualmente concessa, purché la precedente abitazione acquistata con i benefici della prima casa venga ceduta entro un anno dal nuovo acquisto.

Detrazione per l’’acquisto di immobili interamente ristrutturati

 

Si tratta di una detrazione applicabile al reddito imponibile IRPEF spettante in caso di acquisto di unità immobiliari site in fabbricati interamente recuperati da imprese tramite interventi di restauro e/o risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia.

Affinché l’’acquirente possa fruire di tale agevolazione gli immobili debbono essere venduti dall’’impresa di costruzione entro 18 mesi dalla fine dei lavori.

La detrazione spetta nella misura del 50% del valore degli interventi eseguiti, che si assumono pari al 25% del corrispettivo di vendita.

L’’importo massimo del valore degli interventi che possono fruire di tale detrazione è di 96.000.000 euro; la detrazione massima spettante è del 50%, quindi di 48.000.000 euro (la detrazione è ripartita in dieci quote annuali).

Estromissione dell’’immobile strumentale dell’’imprenditore individuale

In tema di agevolazioni per i trasferimenti immobiliari vale la pena citare l’’agevolazione relativa all’’estromissione dell’’immobile strumentale dell’’imprenditore individuale.

Non si tratta di un vero e proprio trasferimento, bensì di un passaggio dell’immobile dalla sfera imprenditoriale a quella “privata”.

L’’agevolazione è particolarmente vantaggiosa; qui di seguito se ne illustrano i tratti essenziali.

Immobili interessati all’’agevolazione

Devono essere immobili strumentali per natura o per destinazione.

Non rientrano gli immobili di civile abitazione non utilizzati per l’’esercizio dell’’impresa.

Gli immobili devono essere posseduti al 31/10/2015 e da tale data avere i requisiti di strumentalità.

Imposta sostitutiva sulle pluvalenze

Sulla plusvalenza determinata dalla differenza tra il valore catastale dell’’immobile e il costo fiscale è dovuta un’’imposta sostitutiva dell’8%.

Il pagamento dell’’imposta deve essere effettuato per il 60% entro il 30/11/2016 e per il 40% entro il 16/06/2017.

Regime Iva Applicabile

Se gli immobili sono stati acquistati con addebito e detrazione dell’IVA l’’estromissione è esente da IVA; può essere imponibile su opzione.

Se l’’immobile è stato acquistato senza addebito di IVA, l’estromissione è fuori dal campo di applicazione.

Sarà necessario nel primo caso (acquisti con addebito e detrazione dell’IVA) effettuare una rettifica della detrazione, qualora non siano trascorsi dieci anni dall’’acquisto.

Termine

L’’opzione per l’’estromissione deve essere effettuata entro il 31/05/2016

*Studio Dott. Giuseppe Nesci

Via Santa Teresa 23 10123 Torino

Tel 0118394592 –Fax 0118395906

(Foto: il Torinese)

 

La "filiera colta" apre il primo negozio

GARAU2IL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau*

Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti

Aprirà nelle prossime settimane a Torino il primo negozio dedicato interamente alla “filiera colta”. Sarà il primo punto vendita della rete “BottegainBio” e sarà collocato nella galleria commerciale del Mercato Coperto di Corso Racconigi n. 51.

mercato 12Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti.

“Filiera corta” e “Km0” sono termini di cui si è abusato frequentemente negli ultimi anni, proponendoli come risposta e soluzione ai problemi di malfunzionamento della filiera distributiva agroalimentare. Si tratta di definizioni che se da una parte hanno consentito di evidenziare un problema, dall’altra non hanno dato una risposta esaustiva alla questione della sostenibilità delle produzioni.

L’esperienza dei Gruppi d’acquisto è importante e coinvolge un numero dì significativo di persone e di famiglie, le vendite dirette, a partire da quelle realizzate nei mercati dei produttori sono utili, ma per quanto immaginiamo possa svilupparsi il rapporto diretto produttore-consumatore, non potrà che essere una piccola parte dei consumi complessivi (l’8, massimo il 10% dei consumi). I Gruppi di acquisto funzionano grazie all’impegno di pochi volontari, che quando vengono meno portano alla conclusione dell’esperienza.

Così anche il “Km0”, slogan molto efficace utile a sottolineare l’esigenza di un rapporto importante con il territorio in cui viviamo per l’approvvigionamento alimentare, ma che tralascia spesso e volentieri il tema dell’impatto sull’ambiente (e sulla nostra salute) della produzione agricola. Un prodotto può essere a Km0, ma non necessariamente è sostenibile.

E poi, come rispondere alla necessità di approvvigionarci di prodotti tipici di territori più lontani (agrumi, olio evo, ecc.) ormai entrati a far parte del paniere della nostra spesa? Senza contare che poi il cibo ha da sempre accompagnato l’uomo nelle sue migrazioni, diventando dono, strumento di condivisione e di conoscenza e, quindi, diventa problematico e anche non conveniente confinare i cibi in una ristretta area geografica. E poi, come giustificare il vanto italiano di un settore agroalimentare le cui esportazioni sono in costante crescita?

Ecco allora la scelta di costruire la filiera colta, un nuovo modo di gestire il tragitto del cibo tra il campo e la tavola, la nostra relazione con il cibo quotidiano, coinvolgendo nuovi protagonisti e figure professionali: il dettaglio specializzato, che, in questa nuova dimensione di relazioni e consapevolezze, può recuperare un suo ruolo e una sua funzione di servizio indispensabile e conveniente e la ristorazione, commerciale e collettiva, che è diventata protagonista nelle nostre esperienze alimentari quotidiane.

Una scelta che consente di progettare e programmare un nuovo modello di relazioni tra le aree urbane e i territori rurali, di definire “politiche alimentari sostenibili” per le città.

Il primo aspetto che caratterizza la “filiera colta” è la scelta del modello di agricoltura, un’agricoltura biologica e contadina, capace di coniugare diritti degli agricoltori e dei consumatori, sviluppo rurale e sicurezza alimentare: un’esperienza concreta e positiva, efficiente e produttiva, capace di garantire la sopravvivenza dei piccoli agricoltori, perseguendo la protezione della biodiversità e delle identità culturali, coerente con l’obiettivo di favorire una sostenibilità complessiva, una migliore qualità dei territori e della vita per tutti.

Anziché ricercare ulteriormente l’industrializzazione e la globalizzazione della produzione alimentare, occorre impegnarsi per sostenere la conversione all’agricoltura biologica di interi territori, cioè alla produzione sostenibile, appropriata alle specificità locali e su piccola scala.

Il secondo aspetto è l’alleanza tra produttori e cittadini co-produttori, per superare le distorsioni create dall’attuale catena distributiva, che sconta la preminenza della GDO e delle multinazionali alimentari, orientate ad agire su scala sovranazionale e intercontinentale prescindendo dai contesti locali, modello che pretende una industrializzazione e standardizzazione del prodotto alimentare, che comporta sprechi e assorbe la maggior parte del valore di vendita dei prodotti, a scapito appunto dei due protagonisti principali, gli agricoltori e i consumatori.

La consapevolezza che “mangiare è un atto agricolo” come efficacemente sostiene Wendel Berry, evidenzia la necessità di superare il concetto di consumatore come terminale passivo del processo produttivo – distributivo, per restituirgli il ruolo attivo di co-produttore a tutti gli effetti, alleato dell’agricoltore (o dell’artefice alimentare) e co-involto/co-interessato nella produzione agroalimentare.

L’affermazione del cittadino co-produttore porta conseguentemente a una contaminazione del ruolo dell’agricoltore, che diventa agri-tutore e agri-cultore, proprio per una sorta di acquisizione di nuove, o forse in alcuni casi antiche e abbandonate, “culture” nel complesso rapporto di collaborazione con la terra, intesa nel senso di grande essere vivente – terra madre, e con il territorio, luogo delle inter-relazioni.

Un percorso, dunque, che genera nuove collaborazioni, nuovi referenti e porta a ridefinire il rapporto dei prodotti con i territori di produzione e con i territori di consumo, le città le grandi aree urbane dove tende a concentrasi la maggior parte della popolazione mondiale. Conservando le differenze e non appiattendo-globalizzando si potrà rilanciare veramente l’alleanza tra l’agricoltore-agritutore biologico, (colui che tutela i territori e la vita con tutte le sue alleanze di questi territori) e il consumatore avveduto e co-involto in una sorta di sinergia Steineriana moderna e qualificante.

BottegainBio, un nuovo punto vendita dove conoscere il proprio cibo quotidiano e acquistarlo a prezzi convenienti, incontrare i produttori, informarsi e partecipare alle tante iniziative conviviali che saranno programmate.

*Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net

Tutti su Facebook per un volo low cost Torino-Pescara!

Sì sta avviando anche una ricerca di profittabilita’ per ribadire la preziosità economica e commerciale di questa tratta

 pescara

L’aeroporto di Torino Caselle dovrebbe diventare un polo di riferimento in Piemonte dell’aeroporto milanese di Malpensa e avere un collegamento degno di questo nome con la città di Torino. La realtà non è, però, attualmente così rosea, se si considera che alcune tratte stanno subendo delle cancellazioni, tra cui quella Torino- Pescara, un collegamento prezioso che Air Vallee’ ha chiuso nel 2013. Intanto all’aeroporto di Pescara si teme anche un altro pericolo, l’addio di Ryanair, a causa dell’aumento delle tasse aeroportuali, i privati hanno confermato la disponibilità a fornire un contributo economico. E per evitare tutto ciò a Pescara, presso la Regione Abruzzo, si è svolto un incontro tra Camillo D’Alessandro, consigliere delegato a Trasporti e Turismo, la Saga (società regionale di gestione aeroportuale) e le 14 Dmc (Destination Management Company). Si sta lavorando su due ipotesi, la prima dell’incentivazione fiscale, vale a dire delle addizionali Irap più basse rivolte agli operatori dell’indotto, la seconda di promozione territoriale, che potrebbe costituire un fatturato aggiuntivo a favore di Ryanair.pescara2

“A luglio 2015 – afferma l’ingegnere Giovanni Mancini – è nata su nostra iniziativa una pagina Facebook per sostenere il volo low cost Torino Pescara. In passato l’unico volo presente costava minimo 350 euro, con una tariffa ridotta solo per i minori di 26 anni. Per questo motivo abbiamo creato una pagina dal titolo “Fly Low Cost Torino Pescara” e ” Fly Low Cost Abruzzo Airport”, e anche avviato una ricerca numerica, attraverso un sondaggio, sul numero di voli complessivi richiesti dai soli soggetti privati interessati a questa tratta. Il risultato è stato sorprendente e superiore alle previsioni, con la richiesta di 4 mila voli andata e ritorno Torino- Pescara. Il gruppo chiuso ” Volo low cost Torino Pescara” conta 3550 membri, cui si aggiunge un gruppo minore di 25 membri. Questo volo ha un enorme valore per la promozione territoriale e turistica, in quanto non coinvolge soltanto la regione Abruzzo, ma anche quelle del Molise e delle Marche, oltre al collegamento con la città di Foggia. La comunità ha l’indirizzo Facebook “https:// www.facebook.com/groups/ Volo TORINO-PESCARA”. Il gruppo ha l’indirizzo “https:// www.facebook.com/Fly-Low-Cost-Abruzzo-Airport-1461248604175002/”CASELLE 2

” Abbiamo anche sentito il sindaco Fassino – aggiunge  Mancini – e il consigliere delegato ai Trasporti e Turismo della Regione Abruzzo, Camillo D ‘Alessandro. È presente una compagnia interessata a ereditare la tratta Torino- Pescara, che è la Blue Air, che avrebbe intenzione di fare hub su Torino e creare anche un collegamento tra Pescara e la Romania. Nello stesso tempo riteniamo fondamentale, non avendo ancora ricevuto una risposta effettiva da Blue Air, approfondire la raccolta di dati relativi all’importanza del ripristino della tratta Torino- Pescara. A questo fine stiamo ricercando uno stagista del Politecnico di Torino, che, afferente al Dipartimento di Logistica, possa scrivere una tesi di laurea sulla profittabilita’ del volo per le regioni non solo dell’Abruzzo, ma anche del Lazio, delle Marche meridionali, del Molise e dell’alta Puglia”.

Il volo Torino Pescara è anche molto prezioso per i dipendenti Fiat che lavorano nella regione abruzzese e la cui famiglia risiede a Torino. Si tratta, quindi, di un volo che viene a coinvolgere più realtà regionali e ha una ripercussione sul territorio non soltanto di tipo turistico, ma economico.

 

Mara Martellotta

La storia di Piero, dai compagni catalani ai Moderati

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Dalla effervescenza catalana si giunge alla disciplina dei Bulgari. Ora la lezioncina passa alle sezioni. Mi rimane la nostalgia di Fassino “catalano”. Ma questa è un’altra storia, e poi la nostalgia non fa politica, la nostalgia non fa futuro

Quando era segretario torinese del Pci Piero Fassino partecipò al congresso del Psuc, comunisti catalani. Era entusiasta. In particolare delle continue votazioni durante il congresso, che rappresentavano la partecipazione e passione dei delegati. Cambiano i tempi, siamo in epoca di crisi ed ora si deve confrontare con Mimmo Portas ed i suoi Moderati. Parigi val bene una messa, psuce forse la sua rielezione passa attraverso questo accordo. Dunque, caro Pd, non si discute: 2 candidati a presidente di circoscrizione debbono essere Moderati. Ed ecco il direttivo del  Pd che approva le proposte (5 le astensioni ). Dalla effervescenza dei catalani si giunge alla disciplina dei Bulgari. Ora la lezioncina passa alle sezioni.  Unico problema aperto delle liste in Comune, nella parte uomini. Su 20 posti ci sono 28 proposte. Essendo 19 riconfermati per “diritto” in quanto uscenti, è abbastanza facile la scelta. Mancherebbe una donna, probabilmente Adriana Scavello, consigliera di barriera della 6, radicata alla Falchera, ottima proposta di Nadia Conticelli. Rimane aperto il problema della 5, vista fassino 33l’indisponibilità di Marco Novello a quella candidatura. E sicuramente encomiabili quei 19 tesserati del pd che con una lettera hanno chiesto le primarie. Ma appunto, solo encomiabili, come pura e semplice testimonianza,Stupisce un altro fatto: solo 5 astensioni, nessun voto contrario, sancendo che il segretario Fabrizio Morri ha avuto ed avrà ragione. Ma sono questioni interne ad un partito.Che farà Gianguido Passoni? Giustamente ha detto: la coalizione non deve pagare le divisioni in correnti del Pd. Penso che andrà avanti con la lista, e noi gli diamo “gratuitamente” un suggerimento: su Marco Novello tenga duro, facendo valere le proprie ragioni. Possibile che Piero Fassino possa essere rieletto, spostando l’asse politico della coalizione verso la destra. Non mi sembra una cosa positiva. Ovviamente saranno gli elettori a decidere.Mi rimane la nostalgia di Piero Fassino “catalano”. Ma questa è un’altra storia, e poi la nostalgia non fa politica, la nostalgia non fa futuro.