STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
Larga parte della popolazione è esasperata. Il limite è stato superato. Ed è vero che non bisogna fermarsi al passato. Ho sentito il Sindaco. Ha indicato nelle nuove infrastrutture una delle risposte, come la messa a gara della progettazione della linea 2 della metropolitana che collegherà zona nord e zona sud della città. Verissimo! Ma sono operazioni che non sono “dietro l’angolo”
Dall’assessore Ilda Curti riceviamo e leggiamo: sono le varie realizzazioni fatte Da Urban, con finanziamenti europei, in Barriera di Milano. L’ assessore è un’amica ed ha la mia stima. In particolare per il suo duro lavoro nel realizzare politiche d’integrazione. Ci siamo sentiti in questi giorni e lei non ha confutato le mie notizie sulla presenza di criminalità organizzata nei vari suk. Mi ha spiegato i bandi pubblici realizzati dalla città ed il perché della scelta dei siti. Mi permetto d’obbiettare: continuano ad esserci sospetti sulla presenza della criminalità, non dissipati dai vari
passaggi burocratici. Poi…se proprio si voleva individuare un sito per il suk, questo non doveva essere individuato in Barriera, dove sono molte le lacerazioni. Un concentrato di problemi, nella loro non soluzione, produce una miscela esplosiva. Sicuramente c’è strumentale razzismo, ma la tensione non è derivata solo da ciò. Scelte sbagliate sono state fatte. La principale, concentrare il tutto. Sicuramente nella nostra città è aperto il problema delle periferie. Anche Piero Fassino mi pare tardivamente consapevole. La scelta di via Pisa come sede elettorale ne è la pratica evidenza. Meglio tardi che mai. Non si è fatto nulla per la Barriera? No sicuramente, ma sentendo i residenti, se si è fatto è stato importante ma non sufficiente. Ho la bacchetta magica? Assolutamente no! E’ più facile considerare e criticare che fare. Ma non possiamo né vogliamo
tacere sul “cuore del problema”. In Barriera c’è troppa congestione di questioni, e tutti gli sforzi d’integrazione, ad esempio, vengono vanificati dalla eccessiva caoticità. Sarà compito dei nuovi amministratori, inutile fare gli struzzi. Larga parte della popolazione è esasperata. Il limite è stato superato. Ed è vero che non bisogna fermarsi al passato. Ho sentito il Sindaco. Ha indicato nelle nuove infrastrutture una delle risposte, come la messa a gara della progettazione della linea 2 della metropolitana che collegherà zona nord e zona sud della città. Verissimo! Ma sono operazioni che non sono “dietro l’angolo”. Indispensabile fare subito qualcosa. Come ad esempio trovare una nuova sistemazione al suk. Non centra nulla il razzismo. E solo una questione di buon senso.


8 Marzo: l’associazione punta sulle donne 
LA VERSIONE DI GIUSI / di Giusi La Ganga
Ci sono degli spiragli concreti per arrivare ad un comune unico del Chivassese ? E l’interrogativo che il recente convegno che si è svolto alla Biblioteca MoviMente di Chivasso, a cura dell’associazione culturale Identità Comune che da qualche anno sta portando avanti un progetto di innovazione amministrativa, basato sul pensiero olivettiano e che, recentemente, sembra avere trovato una certa sponda nella Città Metropolitana di Torino, non soltanto nell’area del Chivassese (dove i comuni di Chivasso e Castagneto Po hanno iniziato un processo di fusione con incorporazione) ma anche nell’Eporediese. Il presidente Carlo Fontana ha affermato, senza mezzi termini come è sua abitudine, che “I nostri comuni saranno presto un’istituzione soltanto formale, senza più competenze, la comunità sarà in balia di decisioni prese a livello sempre più alto dove non solo località come Chivasso, Caluso e Lauriano, ma tutto il Chivassese, conterà meno di un isolato di Torino”. L’obiettivo dell’associazione, ha spiegato Fontana è quello di “Comuni in salute e forti come possono esserlo solo se di dimensioni adeguate all’orizzonte della comunità attuale”. Opinione che si riscontra anche nelle parole di Sergio Conti, presidente della Società Geografica Italiana per cui “è indispensabile passare dagli attuali 16mila enti amministrativi a poche centinaia e ridurre i livelli amministrativi territoriali a due, Regioni e Comuni”. Da Vienna dove vive e lavora, è intervenuto in videoconferenza, Tomas Carini, autore del libro “Democrazia a Km0” che contiene l’analisi condotta dall’associazione. “Prendendo il Chivassese come esempio delle comunità territoriali italiane, soltanto un comune unico per il Chivassese che si rapporti con la Città
Metropolitana e soprattutto la Regione, senza enti intermedi, può creare un’alleanza tra Chivasso ed i comuni dell’area omogenea, garantendo che le decisioni vengano prese sul territorio con un solo sindaco e nove assessori”. A raccogliere questa sfida sono stati i sindaci di Chivasso, Libero Ciuffreda e di Castagneto Po, Giorgio Bertotto che hanno presentato l’iniziativa in corso tra i due rispettivi comuni per arrivare ad una prima semplificazione. Sui benefici delle fusioni, invece, si è soffermato Luca Beccaria, esperto in diritto amministrativo, mentre nel dibattito è intervenuto a sostegno delle fusioni, Aldo Gandolfi per l’associazione Ami una Città che persegue la fusione in un unico comune dell’area omogenea dell’Eporediese. Si sono invece schierati nettamente contro l’idea di fusione i primi cittadini di Rivalba, Davide Rosso, e di Cavagnolo, Mario Corsato, che hanno elogiato l’economicità e la bontà delle loro amministrazioni, intravvedendo la causa del declino del Chivassese nella mancanza di investimenti e di soluzioni ai problemi del territorio, unitamente alla mancanza di un’azione incisiva collettiva da parte dei Comuni e soprattutto degli enti superiori. “Proprio questo – ha concluso Fontana – dimostra che, quando i Comuni sono troppi e troppo piccoli, è difficile anche solo riunirsi attorno ad un tavolo, figurarsi prendere degli impegni e realizzarli”.
La popolazione del Burkina Faso, hanno testimoniato i cooperanti, ha voglia di democrazia, ma deve confrontarsi quotidianamente con il terrorismo che mira alla destabilizzazione e all’indottrinamento
Aperto in uno dei quartieri più “difficili” della città, multietnico e “simbolo delle trasformazioni e della rinascita del capoluogo piemontese”
IL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau*
Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti.

