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Empowering women: Francesca Ferraro, chef

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

ferraro chef

4 / FRANCESCA FERRARO, CHEF

CHI È FRANCESCA FERRARO?
Francesca è Chef e proprietaria di Tartifla Bistrot, un grazioso ristorante nel cuore del Balon inaugurato lo scorso ottobre. Piatto forte del locale sono le patate (nel dialetto valdostano “tartifla” significa appunto “patata”) in versione anglosassone; per intenderci si tratta delle famose jacket potatoes. Il menu prevede, poi, un’ampia scelta di condimenti da accompagnare alle patate, ispirati alla cucina piemontese. La caratterisica della cucina di Francesca è la freschezza e la genuinità dei prodotti, scelti accuratamente da lei per le zuppe, i taglieri e le torte: una cucina casalinga ma allo stesso tempo originale. Oltre ad essere chef nel suo bistrot, Francesca è mamma di 3 figli e la sua storia, a differenza delle precedenti, ci dà una testimonianza preziosa a proposito della conciliazione lavoro-famiglia.

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CUCINA?
Francesca è una donna che ha sempre lavorato. Inizialmente si occupava di altro, era una restauratrice, poi con la gravidanza del terzo figlio e le difficoltà nel conciliare gli impegni di lavoro, decide di prendersi una pausa lavorativa di 6 mesi. È proprio in questo periodo che Francesca si dedica a ciò che più le piace: inizia a cucinare, segue corsi, legge libri e, con il supporto del marito, nasce un progetto di imprenditoria di tipo familiare.

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Inzia così la prima esperienza imprenditoriale di Francesca con l’apertura di un B&B. Il desiderio di crescere professionalmente e l’esigenza di offrire ai figli una dimensione meno dispersiva rispetto alla città, convince Francesca e la sua famiglia a lasciare Torino. Si trasferiscono a Moneglia, un paesino di 3000 abitanti in provincia di Genova, non lontano dalle Cinque Terre: un luogo a misura d’uomo e soprattutto di bambino.  Qui Francesca decide di puntare su realtà più complesse con l’apertura di un albergo, con tanto di bar, che gestisce con l’aiuto del marito. Spesso le attività familiari rappresentano la soluzione più congeniale affinchè si possa essere presenti nella crescita dei propri figli, investendo allo stesso tempo nella propria carriera. Il luogo di lavoro diventa un po’ come fosse una casa, racconta. I tempi di cura in ambito familiare, e il carico di lavoro che ne deriva, rappresentano da sempre una questione ostica in Italia, che si traduce in un forte squilibrio di genere a discapito delle donne. Non è però il caso di Francesca: questa è la storia di una donna, mamma e imprenditrice che con il sostegno di suo marito ha trovato un equilibrio nella conciliazione lavoro-famiglia.

Dopo qualche anno trascorso a Moneglia, la vita di paese inizia a diventare limitativa per i due figli più grandi. Allo stesso tempo l’attività alberghiera, evolutasi molto in fretta, comincia a rivelarsi troppo impegnativa per Francesca. Da queste nuove esigenze si prospetta così un nuovo cambio di programma: il ritorno a Torino, nel quartiere di origine del Balon, rappresenta per Francesca l’occasione per ricominciare daccapo con una nuova impresa che è Tartifla Bistrot.

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?
Nel lavoro di Francesca non c’è niente che la ispiri di più dei “contadini del meraviglioso mercato di Porta Palazzo”. Quando ha bisogno di nuove idee per creare i suoi deliziosi piatti, Francesca sa di trovare ciò che cerca fra i banchi del mercato, fra le verdure e i prodotti di stagione. Dalle sagge chiacchere con i contadini nascono, inoltre, le idee per pietanze prelibate, come la vellutata di sedano rapa!

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?
Ha un “marito eccezionale”, confessa Francesca, con cui ha diviso al 50% gli impegni, i doveri e i piaceri derivanti dai figli. “Se uno dei due vuole eccellere nella sua carriera l’altro deve abbassare le proprie aspettative, ma se si decide di farlo equamente allora si riesce a trovare un equilibrio”. Ci sono altre due persone di riferimento nella vita di Francesa: la nonna, che l’ha cresciuta e sempre spronata, e la mamma. Sua mamma, dice, “le ha dato l’esempio!” Una donna forte che ha sempre voluto essere indipendente dagli uomini. Francesca parla della rinascita della mamma dopo i momenti faticosi dovuti alla separazione. Il suo esempio le ha trasmesso la convinzione che nonostante le difficoltà fisiche o psicologiche “nella vita non c’è niente che le donne non possano fare da sole”.

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QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?
Francesca ha sempre affrontato coraggiosamente le difficoltà nel mondo del lavoro, sapendo ridisegnare e riformulare i confini fra vita privata e vita professionale, senza mai rinunciare a mettersi in gioco.

IN QUANTO DONNA?
Nel suo percorso lavorativo non ha mai dovuto affrontare ostacoli in quanto donna. Farsi rispettare è una prerogativa che dipende in parte dalla variabile caratteriale, in parte dalle competenze da mettere in campo. Francesca sostiene di aver un carattere forte, che s’impone: “noto immediatamente se qualcuno cerca di prevaricare”. Nell’ambiente di lavoro il rispetto reciproco è una cosa da mettere in chiaro subito nel rapporto con l’altro sesso.   La cucina è, in effetti, uno spazio ambivalente: se nella sfera domestica rappresenta un luogo tradizionalmente femminile, nel mondo del lavoro è la presenza maschile a predominare. Il detto che “i migliori chef siano uomini”, rimanda probabilmente a quelle caratteristiche indispensabili per mandare avanti una cucina a cui fa riferimento Francesca: “in cucina ci va una persona che dia ordini e comandi. Le donne devono avere un bel caratterino per farsi rispettare”. Determinazione, forza fisica, competenze nella direzione e gestione organizzativa, non hanno per niente a che fare con il genere!

COSA SOGNAVA DA PICCOLA FRANCESCA?
Da piccola Francesca sognava tante cose, ma non aveva un’idea specifica. La sua curiosità per la vita la porta ancora adesso a sognare di intraprendere nuove strade professionali. Francesca incarna in pieno il concetto di dinamicità: se da un lato ama scoprire cose nuove, dall’altro si annoia molto in fretta dopo aver esaurito gli stimoli.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?
L’impressione di Francesca è che molte siano ancora le donne in situazioni di vulnerabilità, donne sottomesse o che rinunciano in mille modi a loro stesse.   Le donne sono fortissime e in grado di affrontare qualsiasi situazione, ma nonostante ciò, molte di esse ancora oggi, non si vedono in grado di farcela senza l’appoggio del partner. Il punto non è tanto ammettere di avere bisogno dell’aiuto e del supporto del compagno/a della propria vita, come sottolinea Francesca, quanto piuttosto avere il coraggio di inseguire le proprie inclinazioni immaginandosi attrici e protagoniste della propria vita.
Esiste poi un altro aspetto nelle vite delle donne che attiene alla pressione culturale e sociale di “mettere su famiglia”, il cosiddetto orologio biologico, che per una donna rappresenta spesso un bivio: o la carriera o la maternità. In realtà il desiderio di un figlio non è un desiderio prettamente femminile, è un progetto di vita che deve essere condiviso da entrambi, con tutte le incombenze che derivano dalla cura dei figli. Come si diceva prima a proposito della condivisione dei compiti di cura è fondamentale per Francesca che ci sia solidarietà all’interno del nucleo.

FRANCESCA FERRARO IN SINTESI?
Curiosa, eclettica, amante delle nuove sfide.

“Eu model”, foreign fighters ma non solo

eumodel ruffinoconsiglio lascarisDal 21 al 24 marzo il Campus Einaudi di Torino ospita circa novanta studenti provenienti da tutta Italia, che partecipano al progetto realizzato in collaborazione con il Movimento studentesco per le organizzazioni internazionali (Msoi), Europae (rivista di affari europei) e Movimento Giovani federalisti

Una simulazione delle attività di Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue per imparare come si decide a Bruxelles. È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Eu model Torino”, promossa dalla Consulta regionale europea e presentata a Palazzo Lascaris.

“La presenza di numerosi studenti che partecipano a questo progetto – ha sottolineato la vicepresidente del Consiglio –  è un segnale concreto dell’interesse maturato dal mondo giovanile nei confronti delle tematiche europee. Anche la Consulta intende offrire, attraverso le proprie iniziative, un  contributo alla formazione di una cultura europea nella società piemontese e nei giovani in particolare”.

Dal 21 al 24 marzo il Campus Einaudi di Torino ospita circa novanta studenti provenienti da tutta Italia, che partecipano al progetto realizzato in collaborazione con il Movimento studentesco per le organizzazioni internazionali (Msoi), Europae (rivista di affari europei) e Movimento Giovani federalisti.

Quattro giorni, dunque, all’insegna dell’Europa e del “riavvicinamento degli ordinamenti nazionali rispetto a norme penali comuni sull’incriminazione dei foreign fighters”. Il tema proposto per questa edizione di Eu Model rappresenta un importante appuntamento ispirato ai recenti fatti che hanno coinvolto tutta l’Europa, per offrire agli studenti una visione del lavoro svolto dagli organismi comunitari.

“I giovani – ha proseguito la vicepresidente –  devono sentirsi protagonisti e destinatari di un messaggio europeo da parte della politica e del mondo istituzionale, che deve garantire un percorso di lavoro e di relazioni sociali soddisfacente per i cittadini del domani, ai quali affidare un’Europa finalmente compiuta”.

Eu Model Torino è un’iniziativa incentrata sulla procedura legislativa ordinaria dell’Unione e si articola di un momento di studio e uno di simulazione dei lavori delle Istituzioni europee.

Nel corso dell’anno accademico il progetto ha sviluppato un ciclo di conferenze nelle quali gli studenti hanno approfondito temi di attualità, grazie al contributo di accademici ed esperti.

La conclusione dell’attività è invece stata la simulazione dell’iter di un progetto legislativo, nel ruolo, da parte degli studenti, di membri del Parlamento europeo o del Consiglio dell’Unione.

dr – www.cr.piemonte.it

Il Carpe Diem di Varoufakis, il movimento della speranza

VAROUFAKIS1Sarà il tempo a decidere se Diem 25 potrà modificare l’Europa e, con essa, la storia dei prossimi anni. Al momento, però,  questo vento di cambiamento sembra dare risposte a chi si sentiva sperduto e deluso, regalando un nuovo sogno, una via diversa da percorrere

È partito partito da Torino il percorso italiano di Carpe Diem 25 (Diem 25) il movimento di idee e pensiero lanciato, qualche settimana fa, a Berlino, dall’ex ministro delle finanze ellenico Yanis Varoufakis finalizzato alla democratizzazione di un’Europa che sta perdendo la sua integrità morale e la sua anima. Al Campus Luigi Einaudi, giovedì 17 marzo 2016, Varoufakis ha ricevuto la cattedra ad honorem all’International University College, un riconoscimento che ha definito un “magnifico onore” e ha tenuto un’intensa lectio magistralis dal titolo “The Political Economics of an Epic Struggle”, durante la quale ha ripercorso i mesi che l’hanno visto coraggioso protagonista di una politica di sfida alle regole imposte dalla troika alla Grecia, regole inique destinate a far sprofondare ancora di più nella crisi e nell’indigenza un popolo impoverito e disperato, la sua battaglia solitaria contro la Germania, lotta conclusasi con le dimissioni a sorpresa il giorno successivo allo storico referendum con il quale i cittadini greci avevano pronunciato il proprio no forte e deciso a nuove politiche di austerità, ultimo disperato tentativo di difendere la primavera di Atene. Dopo alcuni mesi, Yanis Varoufakis torna ancora protagonista con un nuovo progetto, un nuovo modello che si pone come obiettivo quello di salvare un’Europa composta da democrazie, maVAROUFAKIS2 senza uno spirito democratico, in cui il demos è privato dei propri diritti e in cui sono un gruppo di tecnocrati a prendere le decisioni. Il manifesto sul quale si fonda Diem 25 parte dalla considerazione che i popoli europei hanno il diritto e il dovere di riprendere il controllo della loro Europa, basandosi su quattro fondamentali principi: nessun popolo europeo può essere libero se la democrazia di un altro viene violata; nessun popolo europeo può vivere nella dignità finché un altro ne è privato;  nessun popolo europeo può sperare di avere prosperità se è precipitato nell’insolvibilita’ e nella depressione permanenti; nessun  popolo europeo può svilupparsi senza impegni mentali per i suoi cittadini più modesti, senza sviluppo umano, equilibrio ecologico e determinazione a svincolarsi totalmente dalle energie fossili, in un mondo che cambia i suoi modi di funzionamento e non il clima del pianeta. Varoufakis, ancora una volta, offre un’opportunità, quella di riappropriarsi di una libertà di pensiero e di decisioni che ci è stata sottratta senza che nemmeno ce ne accorgessimo, rendendo i popoli europei sempre più simili agli uomini del mito della caverna nella Repubblica di Platone che, incatenati nell’oscurità, non sanno che il sole brilla all’esterno, che esiste un altro mondo, un’altra realtà e che, spesso, basta sfidare l’ostilità della massa, dei contemporanei, per raggiungerla, basta avere coraggio di andare controcorrente, di guardare oltre le ombre proiettate sul muro, di uscire a contemplare le stelle. L’indicazione per creare un’ “Europa della Ragione, della Libertà, della Tolleranza e dell’Immaginazione” arriva ancora una volta dall’appello di un figlio di quella terra che ha VAROUFAKIS3regalato al mondo intero la filosofia, la politica, la retorica, l’epica, la poesis, l’arte e la mitologia, da quella terra di dei, eroi e grandi ideali che ha insegnato al mondo che, liberati tutti i mali, sul fondo del vaso di Pandora rimase la consolazione più grande: la speranza. È una forte speranza quella che domina il pensiero che anima Diem 25, la speranza di poter far scaturire un cambiamento, la speranza di costruire un’Europa di uomini con lingue e culture diverse, ma con l’obiettivo comune di realizzare una società nella quale dominio pace e solidarietà, in cui si annullino le diseguaglianze, i nazionalismi, i fanatismo, gli estremismi, i razzismi.Varoufakis, nel libro “È l’economia che cambia il mondo”, intensa riflessione dedicata alla figlia Xenia: scrive: “È incredibile la facilità con cui tendiamo a considerare logica, naturale e giusta la distribuzione della ricchezza che abbiamo sotto gli occhi, specialmente se ci favorisce. Quando ti sembra di propendere per questo tipo di pensieri, ricorda: tutti i bambini nascono nudi, ma per alcuni è già stata pronunciata la condanna alla fame,  allo sfruttamento e alla miseria. Non cedere mai alla tentazione di accettare una spiegazione logica per le disuguaglianze che finora, da ragazza che sei, hai ritenuto inaccettabili”. In questa frase credo sia racchiuso tutto il senso del nuovo progetto dell’ex ministro greco. Sarà il tempo a decidere se Diem 25 potrà modificare l’Europa e, con essa, la storia dei prossimi anni. Al momento, però,  questo vento di cambiamento sembra dare risposte a chi si sentiva sperduto e deluso, regalando un nuovo sogno, una via diversa da percorrere.

Barbara Castellaro 

Sicurezza a Chieri: il vicino di casa come antifurto

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Ma che cos’è il Controllo del Vicinato, carabinieriabbreviato CDV ? Si tratta di un sistema di deterrenza e prevenzione per la microcriminalità di origine anglo – sassone, da attuarsi in stretto contatto e collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni, basato soprattutto sulla solidarietà tra i cittadini

Martedì 22 marzo alle ore 18, in Sala Conceria a Chieri si parla di Controllo del Vicinato. L’incontro, a cura dell’Associazione Controllo del Vicinato e dell’Amministrazione Comunale di Chieri sarà incentrato sul tema “Chieri Sicuro – Il migliore antifurto è il tuo vicino”. I lavori saranno introdotti dall’Assessore alla Polizia Locale, Massimo Gaspardo Moro, cui seguiranno gli interventi di Ferdinando Raffero, referente per la Città Metropolitana di Torino dell’Associazione Controllo del Vicinato e di Massimo Iaretti, referente per il Piemonte e componente del Comitato Esecutivo Nazionale dell’Associazione. Le conclusioni verranno tratte dal Sindaco di Chieri, Claudio Martano. L’incontro verrà moderato dall’Assessore alla comunicazione e partecipazione, Ferdinando Massucco. Si tratta del primo incontro dopo la costituzione della Sezione Piemonte dell’Associazione, deliberata domenica dal Comitato Esecutivo – terza in Italia – che vede come responsabile regionale Massimo Iaretti e vice Ferdinando Raffero.

Ma che cos’è il Controllo del Vicinato, abbreviato CDV ?

BANDIERA CARABINIERISi tratta di un sistema di deterrenza e prevenzione per la microcriminalità di origine anglo – sassone, da attuarsi in stretto contatto e collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni, basato soprattutto sulla solidarietà tra i cittadini, sul notare fatti o persone insolite nella zona, sul dialogo con le forze dell’ordine ed è agli antipodi delle cosiddette “ronde” che prevedono un intervento attivo. Inoltre alla base ha la filosofia del recupero di quella coesione sociale ed aiuto reciproco che sempre si è avuto nei comuni, soprattutto in quelli rurali e che si è andato progressivamente perdendo con i processi di inurbamento ed i mutamenti demografici degli ultimi decenni. Negli anni scorsi si è sviluppato soprattutto il Lombardia ed in Veneto, ma in periodi più recenti anche in Toscana, Umbria, Lazio, Emilia Romagna. In Piemonte, dopo è approdato nel 2013, ancora in Monferrato, a Casorzo in Provincia di Asti. Negli ultimi mesi ha avuto un notevole sviluppo con l’adozione da parte delle municipalità di San Mauro Torinese e la costituzione di un gruppo di volontari a Riva di Pinerolo e poi ancora a Givoletto, San Raffaele Cimena, Gassino, San Sebastiano da Po (nella città metropolitana di Torino), Scurzolengo, Calosso, Moransengo, Fontanile (Asti), Ponzano Monferrato, Villamiroglio ed Unione dei comuni della Valcerrina, Rivarone e poi ancora a Sezzadio, a Casale Monferrato dove sono stati costituiti diversi gruppi di volontari, Coniolo, Giarole, Valmacca (Alessandria), a Guarene, Ceresole d’Alba, Corneliano d’Alba, con manifestazioni di interesse molto concrete anche a Canale, Monticello d’Alba, Santa Vittoria d’Alba (Cuneo) ed si sta incominciando a parlarne anche in Provincia di Biella e di Vercelli (a Rive Vercellese e Stroppiana), ma soprattutto sta avendo uno sviluppo importante nel Comune di Asti, primo capoluogo in Piemonte ad adottarlo ufficialmente con una delibera della giunta Brignolo”. In tutto, ad oggi, sono stati censiti ufficialmente dall’Associazione in Piemonte, 19 comuni che hanno espresso condivisione del sistema, senza alcun onere per le casse comunali, e 28 gruppi costituiti da cittadini in tutto il territorio regionale, ma si tratta di dati che sono in crescita esponenziale.

 

Molinari, il direttore dal Medio Oriente a Barriera di Milano

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Tour del responsabile della Stampa nelle periferie torinesi. La direttrice dei Bagni lapidariamente mi contraddice: i problemi non sono determinati dalle scelte politiche, ma dal karma negativo della Barriera.  La nostra ilarità si è mischiata con la voglia di piangere (foto: Piero Chiariglione)

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I bagni pubblici di via Agliè: se con un ipotetico ed immaginario compasso si tracciasse un cerchio per delimitare il cuore della Barriera di Milano, il centro è lì. Vicini anche pezzi di storia, come la prima pizzeria napoletana della città. Dove storici accordi di sono realizzati, come quello tra il sindaco Sergio Chiamparino e l’ ad dell’allora Fiat Sergio Marchionne. Siamo nel cuore del cuore, scelto da Maurizio Molinari neodirettore  della Stampa. 15 minuti accademici di ritardo, e l’inizio. La paura di non trovare posto a sedere mi ha indotto a presentarmi prima.

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Effettivamente sala piena. Totale mutismo di chi ospitava e introduzione del Direttore. Ha spiegato perché era lì: giro delle periferie per conoscere la realtà, per raccontarla, e poi per promuovere il suo giornale. Ottimo corrispondente estero dagli Usa e poi dal Medio Oriente sta rodandosi per il suo nuovo incarico. Sala attenta e qualificata. Arriva il meglio della serata. Si toglie la giacca, si alza dal tavolo e sollecita i presenti nell’intervenire. Tutti civili nell’esporre le proprie preoccupazioni, tutti concordi nel sottolineare il deteriorarsi della situazione sociale e di convivenza. Alcune persone di colore e una ragazza con il foulard come copricapo. Il primo intervento mi ha colpito. Presidente di una associane di anziani dice che organizza camminate per il quartiere.

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Riprendere il commercio al minuto, isole pedonali per facilitare il non uso dell’auto, poi la suggestione di far diventare la Barriera quartiere più bello di Torino. Il meglio della barriera era lì.Esco un attimo sapendo che alcuni amici sono accaniti fumatori, e siamo raggiunti dalla direttrice dei bagni.Si continua la discussione ed io accentuo su ciò che ha provocato il degrado e che cosa si dovrebbe fare subito. La direttrice lapidariamente mi contraddice: i problemi non sono determinati dalle scelte politiche, ma dal karma negativo della Barriera.  La nostra ilarità si è mischiata con la voglia di piangere.

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Il dibattito si fa più interessante con un’altra parola chiave: convivenza tra le varie diversità. Sicuramente suggestivo, ma complicato nella sua gestione. Finio, sicuramente interessante. Piccolo giro in auto tra Corso Giulio Cesare, via Elvo e via Leini. Chiedo all’autista cosa fanno qui ragazzi di colore. Spacciano droga. La Sala giochi di via Leinì non c’è più, lavori in corso. Cosa costruiscono? Un supermercato. Chiedo: riqualificazione edilizia? Una lontana chimera, il valore degli alloggi è crollato. Proprio vero: tra dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Ma voglio essere ottimista, perlomeno vedere il bicchiere mezzo pieno. M’induce speranza l’aver visto queste persone animate da buoni propositi e direttamente impegnati. Speriamo che la politica, i politici ascoltino, capendo ed agendo.

Alla ricerca di turisti, il Piemonte pensa globale e conquista Germania e Russia

A Berlino il 9 marzo è stata presentata l’offerta turistica piemontese patrimonio dell’UNESCO, ovvero le Residenze Sabaude, i Sacri Monti, i Siti Palafitticoli dell’arco alpino sul lago di Viverone e i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

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Questo mese il mondo del turismo piemontese è protagonista di due importanti fiere di settore: la prima, di cui presto avremo un bilancio, si e’ tenuta  dal 9 al 13 all’ITB di Berlino, con una delegazione di 19 rappresentanti, tra ATL e tour operator. Il secondo appuntamento, dal 23 al 26 al MITT di Mosca con 7 rappresentanti. La presenza regionale ai due eventi, voluta dall’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte e coordinata dal Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceipiemonte) ha lo scopo di implementare l’immagine del turismo e della cultura della nostra regione , che già sta riscontrando eccellenti risultati dimostrati dalle presenze da tutto il mondo sul territorio piemontese.

ITB – Internationale Tourismus Börse è la più grande rassegna internazionale dell’industria turistica dedicata al trade e al grande pubblico, con oltre 188.000 visitatori registrati nell’edizione 2015 di cui 115.000 trade visitor e 10.000 espositori provenienti da 185 Paesi. Il Piemonte sarà presente all’interno di uno spazio espositivo di 50 mq allestito all’interno dello stand ENIT- Agenzia Nazionale del Turismo nel padiglione 1.2 – stand126.

MITT – Moscow International Travel & Tourism – con oltre 1.800 espositori, circa 200 destinazioni e una media annuale di circa 32.000 visitatori, è la manifestazione di settore più importante della Russia e tra le prime nel mondo. Il Piemonte sarà presente all’interno di uno spazio espositivo di 20 mq allestito all’interno dello stand ENIT- Agenzia Nazionale del Turismo.

In entrambi i saloni sono organizzate agende di appuntamenti b2b. A Berlino il 9 marzo è stata presentata l’offerta turistica piemontese patrimonio dell’UNESCO, ovvero le Residenze Sabaude, i Sacri Monti, i Siti Palafitticoli dell’arco alpino sul lago di Viverone e i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ultimi entrati nella lista UNESCO. Un ricco ventaglio di siti cui si aggiunge la candidatura di “Ivrea Città Industriale del XX secolo” che mira a valorizzare il lascito di un modello alternativo e unico di città industriale basato su un sistema sociale e produttivo molto interessante per la sua unicità. “Il Piemonte è una delle destinazioni turistiche in maggior crescita in Italia – rileva l’assessore regionale alla Cultura e Turismo, Antonella Parigi – Soprattutto dai Giochi Olimpici di Torino 2006 in poi il territorio è stato protagonista di flussi internazionali crescenti, grazie all’appeal culturale del capoluogo, delle altre città d’arte e della più generale offerta naturalistica e paesaggistica, il tutto sostenuto dai numerosi riconoscimenti come Patrimonio dell’Umanità Unesco. Senza dimenticare la ricchezza enogastronomica, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo”. Protagonista della conferenza anche la “Merenda Reale”, rituale goloso che nasce a Torino nel‘700 all’interno delle corti sabaude a base di cioccolata calda e pasticceria secca.

Alla conferenza stampa di Mosca, il 23 marzo, l’assessore presenterà la guida gastronomica/turistica sul Piemonte “Piemonte. Alba e dintorni” del giornalista Anatoly Gendin, dove un focus importate è dedicato ai vini delle Langhe e del Roero, senza dimenticare tutte le specialità della gastronomia piemontese. La guida privilegia un taglio turistico, si rivolge al viaggiatore russo più che all’esperto enogastronomico.

L’Italia è una destinazione amata dai viaggiatori tedeschi e russi. I primi ne apprezzano soprattutto la ricchezza e la varietà del patrimonio naturale e paesaggistico, l’offerta culturale, l’enorme patrimonio architettonico oltreché lo stile di vita. I russi prediligono le città d’arte e i laghi. Sono in aumento anche la richiesta di prodotti turistici di nicchia, come le destinazioni termali, strutture sportive e tour enogastronomici, oltre al grande interesse per lo shopping.

www.regione.piemonte.it – foto: il Torinese

Una nuova stanza per le donne vittime di violenza

CameraAscolto donnePresso la stazione dei Carabinieri Pozzo Strada in via Guido Reni

Sempre più spesso le donne sono vittime di violenze e maltrattamenti. Una situazione che molte volte è difficile da denunciare, nonostante i tanti appelli lanciati. Venerdì 18 marzo, a Torino presso la stazione dei Carabinieri Pozzo Strada in via Guido Reni, è stata inaugurata la sala d’ascolto, allestita a cura del Soroptimist International Club di Torino, con il sostegno della Consulta femminile regionale del Piemonte. Alla cerimonia sono intervenuti colonnello Arturo Guarino, comandante provinciale dei Carabinieri, Cinzia Pecchio, presidente della Consulta femminile regionale, e Patrizia Goffi, responsabile del Soroptimist International d’Italia Club di Torino.

L’iniziativa fa parte del  progetto “Una stanza tutta per sé” – in corso dal 2014 – che ha sinora permesso l’allestimento di tre stanze, presso le caserme dei Carabinieri di Mirafiori e Barriera di Milano, e presso il Comando della Polizia municipale di Torino. Le stanze per accogliere le donne che hanno il coraggio di sporgere denuncia, sono state ideate con un arredamento sobrio ma confortevole nella scelta di mobili, colori, illuminazione e complemento d’arredo. I locali sono dotati di attrezzature informatiche e ei videoregistrazione e trascrizione in gradi di evitare interruzioni e richieste di ripetizioni per la verbalizzazione che possono generare ansie e insicurezze.

L’ambiente, riservato e accogliente – è stato più messo in evidenza – favorisce e rassicura la donna in momento particolarmente difficile quale quello della denuncia degli abusi subiti, induce fiducia nelle istituzioni, facilita l’esposizione e il racconto.

In Piemonte una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale. Un dato preoccupante. In un anno, in Italia, le donne sono oltre un milione. Le violenze si sono ripetute al ritmo di ventisei al minuto. Ogni tre giorni, a livello nazionale, una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. In un anno più di un milione di donne finiscono nella rete dei soprusi al maschile, che si ripetono più volte arrivando alla cifra di 14 milioni di atti di violenza, dallo schiaffo allo stupro. Oltre 25 casi al giorno sono gli episodi di stalking, segnalati all’autorità di polizia. Una su tre è anche la percentuale di donne che non confessa l’abuso subito.

MB – www.cr.piemonte.it

Fusione Itedi-Espresso, Elkann: "Una grande operazione"

stampa rep giornali“Mio nonno che, essendo un editore era interessato al futuro dei giornali, l’avrebbe condivisa”

L’operazione Itedi-L’Espresso, che sancisce di fatto la fusione tra La Stampa e La Repubblica “E’ una grandissima operazione per i giornali. Mio nonno che, essendo un editore era interessato al futuro dei giornali, l’avrebbe condivisa perché va in quella direzione. Già la fusione tra La Stampa e Il secolo XIX  ha dato grandi risultati economici, con la nascita di una società molto forte e di un prodotto migliore come si vede dalla soddisfazione dei lettori “. Lo ha detto il nipote dell’avvocato Agnelli, John Elkann, presidente di Itedi, a proposito dell’accordo tra i due gruppi.

(Foto: il Torinese)

Con APE soggiorni linguistici e formazione su misura!

APE2Il soggiorno alla pari (Au Pair) è un modo molto economico e sicuro per vivere qualche mese all’estero presso una famiglia ospitante ricevendo dalla stessa vitto e alloggio gratuiti (oltre ad una paghetta) in cambio di 25-30 ore settimanali di baby sitting . Perché l’esperienza abbia successo è molto importante che entrambe le parti affrontino i rispettivi impegni con serietà e rispetto

 
Oggi incontriamo la dott.ssa Marina Filippi, 38 anni, imprenditrice torinese titolare di APE Au Pair & Education.
 
 

Come nasce APE Au Pair & Education?

L’idea di APE Au Pair & Education risale al 2012 quando, a seguito della nascita del mio secondo figlio, iniziai ad ospitare regolarmente au pairs inglesi. In quegli anni, complice la mia insoddisfazione professionale, decisi di voltare strada e di unire le   competenze maturate in ambito legale e nelle risorse umane al desiderio di offrire ai giovani italiani (sempre restii a partire!) l’opportunità di fare esperienze all’estero in modo economico e sicuro. Studiai il modello di “Au Pair Agency” anglosassone e strinsi le prime partnership con agenzie inglesi interessate a collaborare con l’Italia. Successivamente allargai l’offerta anche ad altri paesi e, ad oggi, APE organizza soggiorni alla pari in Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Nuova Zelanda e Cina. Da settembre 2016 probabilmente saremo operativi anche in Germania!

In cosa consiste il “soggiorno alla pari” e come lo organizza APE?APE1

Il soggiorno alla pari (Au Pair) è un modo molto economico e sicuro per vivere qualche mese all’estero presso una famiglia ospitante ricevendo dalla stessa vitto e alloggio gratuiti (oltre ad una paghetta) in cambio di 25-30 ore settimanali di baby sitting . Perché l’esperienza abbia successo è molto importante che entrambe le parti affrontino i rispettivi impegni con serietà e rispetto. Per questo motivo APE, prima di accettare la candidatura di una potenziale au pair, effettua un incontro conoscitivo gratuito volto a verificare la sussistenza dei requisiti necessari (es. esperienza con i bambini, conoscenza della lingua…). Successivamente inizia la ricerca di una famiglia ospitante (tramite i colleghi all’estero), mette le parti in contatto via skype, prepara la documentazione, il contratto (letter of Invitation) e, soprattutto, fornisce assistenza durante tutto il soggiorno, sia dall’Italia sia in loco (tramite un referente).

Oltre ai soggiorni alla pari, quali servizi offre APE?

Nell’ambito dell’Education, APE promuove soggiorni linguistici a Cambridge ed in Irlanda. In particolare, su Cambridge, collaboro con una società inglese – gestita da una professionista italiana – in grado di creare percorsi formativi personalizzati sulle specifiche esigenze del cliente, studente o manager, spaziando da corsi di “general English” volti ad ottenere una particolare certificazione linguistica, a settori specifici quali, ad esempio: il legal, finance, engineering, fashion… A ciò, inoltre, si possono aggiungere attività opzionali nel tempo libero (ad esempio serate a teatro, personal trainer, corsi di disegno… ecc..) concordate precedentemente con il cliente e volte a rendere più piacevole il proprio soggiorno a Cambridge!APE4

Qual è il punto di forza di APE Au Pair & Education?

L’obiettivo principale di APE è la valorizzazione del cliente. I servizi non si acquistano direttamente dal sito internet ma ogni cliente viene contattato personalmente,   consigliato sul percorso formativo o linguistico più adatto alle sue esigenze e monitorato durante tutto il programma. Penso che la personalizzazione dei servizi unita ad un’attenzione al cliente dal punto di vista umano sia il   punto di forza di APE.

Cosa consiglia ai giovani, per prepararsi efficacemente al mercato del lavoro?

Oltre ai titoli di studio, consiglio sicuramente di effettuare esperienze all’estero, sia per perfezionare le lingue sia per sviluppare le proprie capacità di autonomia, responsabilità e adattamento. Consiglio, inoltre, di curare particolarmente anche la propria immagine professionale imparando piccoli accorgimenti che possono fare la differenza in un colloquio di lavoro. Anche su questo punto APE Au Pair & Education si sta attivando, preparando una serie di incontri volti ad approfondire queste tematiche.

http://ape-aupaireducation.it/home/

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Empowering women: Paola Licciardi, fotografa e videomaker

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

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3 / PAOLA LICCIARDI, FOTOGRAFA E VIDEOMAKER
 

CHI È PAOLA LICCIARDI?

Paola è una fotografa e videomaker di Rivoli, prima cintura di Torino, dove gestisce il suo studio fotografico MONOCROMO studio da 5 anni. La sua professione nasce 15 anni fa a contatto con lo studio fotografico di sua zia, dove Paola inizialmente si occupa della post-produzione, la fase cioè che segue lo scatto. Grazie a questa esperienza Paola acquisisce competenze fondamentali che, oltre ad arricchire il suo bagaglio formativo di Grafica Pubblicitaria e Fotografia, le consentono di lavorare finalmente sul campo. Oggi Paola dirige brillantemente la sua attività professionale in MONOCROMO studio di Rivoli (To), specializzato principalmente in servizi wedding, sia per quanto riguarda la parte fotografica che video, avvalendosi della stretta collaborazione di Wedon-Produzioni Video. Ciò che contraddistingue la professionalità di Paola è la capacità di cogliere l’essenza delle coppie che scelgono il suo studio, accompagnandole passo dopo passo sia prima che durante la cerimonia.

 

COME NASCE LA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA?

La fotografia entra nella vita di Paola inaspettatamente: la fotografia non esisteva per lei, non le piaceva e non voleva entrasse a far parte della sua vita. Solo in un secondo momento Paola realizza quanto, in realtà, la fotografia facesse già parte di lei: ogni giorno, seppur non fotografando, le immagini e le foto erano, e sono, parte preponderante della sua professione di post-produzionista.

 

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

La calma. Spesso in eventi complessi e stressanti come il matrimonio mancano gli attimi di pace e tranquillità, indispensabili per prendere fiato e trarre ispirazione per nuovi scatti. La fotografia di Paola è pura creatività e, come tutte le attività creative, ha bisogno di concentrazione che lei ritrova nella musica: i Dire Straits e i Beatles sono i gruppi che preferisce.

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QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

 

Paola racconta come suo padre abbia contribuito alla valorizzazione del suo potenziale, credendo in lei e spronandola a seguire la strada che più la appassionava. Con l’arrivo della sua prima Reflex, regalatale dai suoi genitori, cresce la consapevolezza di voler diventare una professionista della fotografia.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Tanti gli ostacoli incontrati lungo il percorso professionale di Paola, specie nella fase inziale di post-produzionista. All’epoca Paola lavorava per molti studi fotografici a Torino, Ancona, nel Lazio, in Sicilia e in Campania, ma in ognuno di essi il suo talento trovava barriere invalicabili nell’apportare innovazione, nel far capire ai colleghi che c’era dell’altro rispetto all’impostazione consolidata, ad esempio nello stile del montaggio degli album. La questione remunerativa ha poi rappresentato per Paola la difficoltà maggiore. Se nel mondo del lavoro dipendente è sempre più frequente qualche intoppo nel saldo degli stipendi, nel settore dei liberi professionisti lo è ancora di più. Paola racconta dei numerosi escamotages adoperati dai suoi ex-datori di lavoro per giustificare i ritardi nei pagamenti. Poi, con l’esperienza, ‘‘impari che prima ti pagano e poi fai il lavoro!’’ Paola non si abbatte mai, le difficoltà nel suo lavoro non mancano e capita di dover fronteggiare momenti di insicurezza che lei affronta con tenacia. Dall’intervista di Paola emerge un altro aspetto rilevante che talvolta gioca a suo sfavore, per lo meno a primo impatto: la sua età.Paola è una giovane fotografa che da 5 anni dirige il suo studio fotografico in modo intraprendente, ma negli incontri preliminari la sensazione è quella di non trasmettere la sicurezza di cui hanno bisogno i futuri sposi. Considerando, inoltre, che in media ci si sposa sempre più tardi ecco che la differenza di età si nota maggiormente. Se spesso l’essere giovane si traduce in poca esperienza questo non è affatto il caso di Paola: gli sposi stessi confessano come non si aspettassero tanta professionalità da una fotografa così giovane!

 

 

IN QUANTO DONNA?

 

Paola nella sua esperienza di fotografa non ha vissuto esperienze di discriminazione di genere: “l’essere donna in questo campo è un grandissimo vantaggio” afferma. Quando le coppie ingaggiano il suo studio fotografico per il servizio wedding, per la futura sposa è molto appagante e allo stesso tempo rassicurante essere immortalata da una donna. Nella fase che precede l’ingresso in chiesa, l’intesa e la fiducia che Paola costruisce con la sposa si manifestano soprattutto nelle foto scattate a casa: un contesto di intimità dove magari la sposa non è ancora vestita e avere una persona che la rassicuri è una cosa positiva. Nelle esperienze professionali pregresse, Paola ammette però di aver vissuto esplicite avances da parte di un fotografo per cui lavorava: all’inizio con favori e gentilezze subdole, poi via via in modo sempre più palese. Dopo il rifiuto categorico di andare oltre il rapporto professionale, Paola ricevette sempre meno incarichi fotografici fino ad arrivare alla conclusione definitiva del rapporto di lavoro.

COSA SOGNAVA DA PICCOLA PAOLA?

Paola ricorda che da piccola sognava di diventare poliziotta o militare, in un’epoca in cui era ancora raro trovare delle donne in tali professioni.

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SOGNI E PROGETTI FUTURI?

Se deve pensare al futuro Paola vuole continuare a crescere professionalmente: è molto soddisfatta dei traguardi raggiunti e sogna di continuare così, ciò che ha oggi le basta! Un dettaglio che spesso si tralascia quando si guarda al futuro è, infatti, l’importanza del presente.

 

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

In ambito professionale Paola vede le donne abbastanza emancipate, specie nel suo settore dove ormai le fotografe donne sono sempre più presenti.

 

PAOLA LICCIARDI IN SINTESI?

Tenace, leale e rispettosa.